Politecnico di Milano, 2015-2016 - secondo semestre.
Materiale di supporto alla didattica usato nel corso tenuto dalla prof.a Floriana Pergalani: 094933 Geologia.
Il corso è tenuto all'interno del corso integrato:
096345 - CI QUALITÀ DEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI
Docenti Marescotti Luca Piero , Pergalani Floriana
2016 - 096345 - CI QUALITÀ DEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI - Libro di testo per il...Luca Marescotti
Politecnico di Milano, 2015-2016 - secondo semestre.
Libro di testo per il corso tenuto dalla prof.a Floriana Pergalani: 094933 Geologia.
Il corso è tenuto all'interno del corso integrato:
096345 - CI QUALITÀ DEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI
Docenti Marescotti Luca Piero , Pergalani Floriana
2016 - 096345 - CI QUALITÀ DEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI - Libro di testo per il...Luca Marescotti
Politecnico di Milano, 2015-2016 - secondo semestre.
Libro di testo per il corso tenuto dalla prof.a Floriana Pergalani: 094933 Geologia.
Il corso è tenuto all'interno del corso integrato:
096345 - CI QUALITÀ DEGLI AMBIENTI INSEDIATIVI
Docenti Marescotti Luca Piero , Pergalani Floriana
lavoro svolto per un esame master del dol le slide sono di proprietà altrui ma trattandosi di lo pubblici li ho utilizzati al mio scopo senza assumermene la paternità
Classificazione, descrizione e genesi delle rocce ignee, sedimentarie e metamorfiche. (Fonte per il materiale fotografico: "La Terra: ritratto di un pianeta." di S. Marshak)
I principali tipi di rocce, la loro origine, il loro aspetto, descritti da un giovanissimo appassionato scalatore. Le foto sono dell'autore, Elio C., 1^ liceo musicale, anno scolastico 2014/15.
Comuni di Gorno, Oneta, Oltre il Colle, Promoserio
Convegno, "Il distretto minerario Riso-Parina. Studi, valorizzazione e sviluppo"
Gorno BG, 22 marzo 2014
Diego Marsetti, Ecogeo srl, "Inquadramento geomorfologico e proposte riutilizzo miniere dismesse"
Programma: dl.dropboxusercontent.com/u/21632223/Convegno%20miniere%20Gorno%202014/Depliant%20bassa%20sensibile.pdf
Fotografie: picasaweb.google.com/117290793877692021380/IlDistrettoMinerarioRisoParina?authuser=0&feat=directlink
Ecomuseo delle miniere di Gorno: ecomuseominieredigorno.it/cms/
Progetto di ricognizione e verifica del patrimonio geologico esistente, con individuazione dei geositi e delle emergenze geologiche della Regione Puglia.
presentazione della lezione tenuta presso l'Ordine degli Ingegneri di Grosseto, all'interno del seminario di aggiornamento professionale sulle prescrizioni delle NTC08 in materia di programmazione delle indagini geotecniche tenuto in data 29 giugno 2012
lavoro svolto per un esame master del dol le slide sono di proprietà altrui ma trattandosi di lo pubblici li ho utilizzati al mio scopo senza assumermene la paternità
Classificazione, descrizione e genesi delle rocce ignee, sedimentarie e metamorfiche. (Fonte per il materiale fotografico: "La Terra: ritratto di un pianeta." di S. Marshak)
I principali tipi di rocce, la loro origine, il loro aspetto, descritti da un giovanissimo appassionato scalatore. Le foto sono dell'autore, Elio C., 1^ liceo musicale, anno scolastico 2014/15.
Comuni di Gorno, Oneta, Oltre il Colle, Promoserio
Convegno, "Il distretto minerario Riso-Parina. Studi, valorizzazione e sviluppo"
Gorno BG, 22 marzo 2014
Diego Marsetti, Ecogeo srl, "Inquadramento geomorfologico e proposte riutilizzo miniere dismesse"
Programma: dl.dropboxusercontent.com/u/21632223/Convegno%20miniere%20Gorno%202014/Depliant%20bassa%20sensibile.pdf
Fotografie: picasaweb.google.com/117290793877692021380/IlDistrettoMinerarioRisoParina?authuser=0&feat=directlink
Ecomuseo delle miniere di Gorno: ecomuseominieredigorno.it/cms/
Progetto di ricognizione e verifica del patrimonio geologico esistente, con individuazione dei geositi e delle emergenze geologiche della Regione Puglia.
presentazione della lezione tenuta presso l'Ordine degli Ingegneri di Grosseto, all'interno del seminario di aggiornamento professionale sulle prescrizioni delle NTC08 in materia di programmazione delle indagini geotecniche tenuto in data 29 giugno 2012
Sin dalle sue origini, la sezione di chimica dell'ITIS di Treviglio, si è caratterizzata per la particolare attenzione alle tematiche ambientali.Il campionamento,
l’analisi delle acque e il monitoraggio dell’aria hanno trovato posto nei piani di studio. Tra le finalità vi è l’incentivazione delle competenze tecniche e lo sviluppo di una, sempre più sensibile, coscienza ambientale.
Progetto di ricognizione e verifica del patrimonio geologico esistente, con individuazione dei geositi e delle emergenze geologiche della Regione Puglia.
La serata di giovedì 28 novembre realizzata a Parabiago grazie alla colaborazione del circolo di Legambiente Parabiago e del Parco dei Mulini è stata una tappa importante per il progetto “L’Olona entra in città: ricostruzione del corridoio ecologico fluviale nel tessuto metropolitano denso” promosso da Comune di Rho e Legambiente e con la partecipazione di un pool di esperti (Università dell’Insubria, Iridra, Oikos e Idrogea) e finanziato da Fondazione Cariplo.Importante perchè, nonostante il progetto preveda lo studio di interventi di deframmentazione nel terriorio di Rho, è fondamentale creare sinergie e collaborazioni con realtà territoriali a Nord e Sud dell'area di intervento. Per questo gli interventi fatti da Raul del Santo, Parco dei Mulini, e da Gianluigi Forloni, assessore di Rho, vanno nella stessa direzione: creare un collegamento fra diverse progettualità e dunque dare possibilità a questo piccolo varco ecologico di ricrearsi.
Damiano Di Simine, presidente regionale di Legambiente, ha riassunto le condizioni territoriali e di contesto molto difficili con cui il gruppo di progetto deve fare i conti. Un’unica immensa città, grande quasi 12 mila ettari: una gigante “Olonia” con una superfice urbanizzata pari quasi alla metà di quella di Milano ma con una popolazione di circa 240 mila abitanti, tutto questo con gravi conseguenze per lo stato di salute del fiume, per la sicurezza idrogeologica e per la sopravvivenza della biodiversità. Barbara Raimondi, Idrogea e Francesco Bisi, Oikos sono entrati invece nel dettaglio delle campagne di indagine faunistiche e vegetazionali portate avanti in seno al progetto evidenziando i singoli nodi critici che per ora frammentano il corridoio. La serata si è conclusa con la consegna della Guida Olona da Vivere, realizzata da Legambiente con il sostegno di Ianomi, ad uso e consumo di tutti gli abitanti del sottobacino Olona-Bozzente e Lura. (fonte Legambiente)
I Tarantini hanno il Mar Piccolo davanti agli occhi tutta la vita. ...Ma siamo sicuri di conoscere questo particolarissimo ambiente naturale? Lasciamoci guidare dal gruppo di lavoro del progetto Posidonia del Comune di Taranto, coordinato dalla prof.Silvia De Vitis, dedicato agli alunni delle Scuole primarie....e in fondo, anche a tutti noi......
Quella ‘Grande Bellezza’ che confina col mare in 25 anni cancellata in più parti dal cemento: pur mantenendo angoli suggestivi e intatti, la visione di insieme fornita dall’ultimo Dossier del WWF “Cemento coast-to coast: 25 anni di natura cancellata dalle più pregiate coste italiane” restituisce, con schede sintetiche e foto da satellitari a confronto, l’immagine di un profilo fragile e bellissimo martoriato da tante ferite
Use of advanced Technologies to support Planning in
hazardous Areas: an Introduction / Vulnerability vs urban and regional Resilience.
Lesson 2: How Spatial Planning can contribute to Prevention Policies. L'uso delle innovazioni tecnologiche per supportare la pianificazione nelle regioni con elevati rischi di catastrofi naturali: un'introduzione / La vulnerabilità in rapporto alla resilienza urbana e territoriale.
Lezione 2: Come la pianificazione territoriale e urbana possono rafforzare le politiche di prevenzione.
Scira Menoni: Vulnerabilità e resilienza urbana e territoriale: come l’urbanistica e la pianificazione territoriale possono contribuire a politiche di prevenzione.- Urban vulnerability and resilience: how planning may contribute to mitigation policies. Lesson 1: unfortunately negative examples.
What can be done to mitigate risks? Risk assessment / Risk mitigation measures: structural and non structural, long and
short term / Implementation tools: laws, regulations, directives, economic tools –insurance, incentives, taxes- voluntary….
Ulrich Beck reminds us of the fact the in risks imply a tightly coupled combination of “facts” and “values” that make any risk related decision neither purely technical nor purely political.
The complexity of risk conditions requires a suitable approach for a world of infrastructures and settlements built as a sole system.
Che cosa abbiamo tra le mani, quando vediamo una cartografia di un piano urbanistico, un GIS, una pagina di Google Maps? O Street View?
[Mauro Salvemini, professore Università La sapienza Roma, presidente AMFM Gis Italia.]
Alcuni approfondimenti su:
Planetary Boundaries, The Economics of Ecosystems and Biodiversity (TEEB), e discussione in classe sui corsi. 13-16-20 giugno 2016.
11 Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica - Etica scienza tecnica: il dominio dell'etica in una teoria generale / Science and land use planning theory - Ethics techniques science: the ethical foundation of a general theory. Leggere e rileggere le commemorazioni nei calendari non solo l'importanza delle memorie civili (del proprio paese come il 25 aprile o il 2 giugno e quelle di tutti i paesi), ma anche le ricorrenze “mondiali” istituite per dare al futuro possibilità di esistere: il giorno dell'Acqua (Water Day 22 marzo), il giorno della Terra (Earth Day 22 aprile), il giorno dell'ambiente (World Environment Day 5 giugno). In una delle prime lezioni abbiamo accennato alle esercitazioni per l'emergenza della piena della Senna e ora in questi giorni si assiste alla gestione reale dell'emergenza; nella lezione precedente abbiamo discusso di cinque postulati alla base di una teoria generale e ora vedremo l'importanza dell'etica (ricordate l'etica per gli eletti?) nell'impegno politico e scientifico per l'urbanistica vedendo l'attualità dei dipinti di Ambrogio Lorenzetti a Siena.
10 Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica - Etica scienza tecnica: per una teoria generale / Science and land use planning theory - Ethics techniques science: for a general theory. Nelle lezioni precedenti abbiamo visto come i limiti della prassi, che impediscono la costruzione di una teoria generale (le tre costanti), impediscano di comprendere i limiti dello sviluppo e i rischi di questo modello in un pianeta sempre più urbano. L'aumentare dei rischi dipende della crescita demografica e della maggior esposizione di popolazione a eventi catastrofici e sistemici. In questa lezione si parlerà dei modelli giuridici e di cinque postulati necessari per impostare una teoria urbanistica in ambito ecologico. Rafforzare teoreticamente l’urbanistica significa conoscere il processo e il suo controllo: dunque, saper amministrare l’urbanistica? AMMINISTRARE significa valutare e controllare il processo “pianificazione-attuazione-gestione” nella sua interezza e complessità, significa quindi possedere anche la capacità di spiegazione e controllo degli effetti indotti, e quindi anche la capacità di entrare nel merito delle questioni sociali e ambientali ben consci che queste dipendono largamente dalle caratteristiche politiche degli Stati. La contiguità con il mondo sociale rende evidente che l'urbanistica e le opere pubbliche non sono solo opere materiali.
12 Scienze e tecnologie nel governo delle trasformazioni - Le potenzialità dell'urbanistica come scienza / Science and technology for the governance of land use transformations - The potential of planning as a science La produzione di territorio e le tecnologie di prodotto dalle infrastrutture come condizioni generali per trasformare e sfruttare le risorse naturali agli insediamenti. Le infrastrutture sono mezzo e strumento per trasformare l’ambiente naturale in ambiente antropico, per produrre cibo e ricavare materie prime. Tra gli obiettivi principali stanno innovazione e sicurezza: le innovazioni tecnologiche nelle reti infrastrutturali, necessarie su tutte le infrastrutture, dagli impianti elettrici alle fognature o all’approvvigionamento idrico per le coltivazioni e per l’energia, non sono simbolo di ricchezza, ma di sicurezza, efficienza e affidabilità dei servizi; non sono un’opzione facoltativa, ma una necessità per fornire le condizioni generali adeguate e sostenibili allo sviluppo sociale e economico di un paese. Al termine si afferma che solo una cultura che combina coscienza collettiva e conoscenza delle relazioni reciproche tra organismi, oggetti e ambiente, potrà affrontare criticamente i temi dell’equità, del benessere e dei valori, per risolvere problemi generali, per mantenere il rapporto tra teoria e prassi nell’urbanistica, per ricostruire l’agire umano in armonia con l’ambiente.
Scienze e tecnologie nel governo delle trasformazioni Esercitazione sull'applicazione degli studi sui servizi ambientali nella pianificazione. In questa esercitazione si parlerà su come mappare e
valutare i servizi svolti dagli ecosistemi
EEA Mapping and assessing the condition of Europe's ecosystems & The Economics of Ecoservices and iosphere TEEB & Common International Classification of Ecosystem Services CICES.
MOVIMENTO PER LA DIGNITA’ DELLA DOCENZA
UNIVERSITARIA: le motivazioni dello scipopero del 20 maggio 2016. Le risorse del sistema pubblico universitario italiano.
Introduzione al Piano di Governo del territorio. Le relazioni tra urbanistica e ambiente e la Vas come strumento della pianificazione (cioè dell'urbanistica come tecnologia di processo). Il governo del territorio
coinvolge una molteplicità di azioni, si deve
legare alla programmazione -economica e temporale- delle opere pubbliche, per realizzare infrastrutture adeguate,
per valutare disponibilità di risorse ambientali e gli impatti.
2016 Science, Technology and Governance in Land Use Change. Exercise on a case study: the Municipality of Vigevano
Per una teoria della pianificazione urbana e territoriale in ambito ecologico. È possibile trovare elementi di validazione o falsificazione della teoria? Le relazioni tra urbanistica e ambiente La Vas come strumento urbanistico per valutare impatti e disponibilità di risorse ambientali.
2016 Science and technology in land use and governance 2. The importance of p...Luca Marescotti
Per una teoria della pianificazione urbana e territoriale in ambito ecologico. È possibile trovare elementi di validazione o falsificazione della teoria? Le relazioni tra urbanistica e ambiente La Vas come strumento urbanistico per valutare impatti e disponibilità di risorse ambientali.
2016 Science and technology to govern the land uses. 2 The importance of land...Luca Marescotti
Science and technology to govern the land uses. The importance of land use planning as a science. Scienze e tecnologie nel governo delle trasformazioni: l'importanza dell'urbanistica come scienza. Le forti contraddizioni tra i diversi aspetti che caratterizzano la vita sul pianeta Terra, aiutano a rafforzare posizioni così ideologiche da far rinnegare i più evidenti benefici delle molte rivoluzioni (agronomiche, industriali, sanitarie e sociali) a favore di inesistenti passati arcadici, con il risultato di mettere a rischio molti processi politici e conoscitivi. [ma che cosa vuol dire: DECRESCITA FELICE?]. Per affrontare correttamente il rapporto tra scienze e tecnologie nel governo del territorio bisogna sciogliere il groviglio di luoghi comuni che stanno alla base di queste apparenti contraddizioni e indeboliscono ogni capacità di azione.
2016 Environmental Technologies: Fundamentals in the biosphere knowledge. The...Luca Marescotti
Come le Carte Europee dell'ARia, del suolo e dell'acqua hanno imposto regole ai paesi membri. Le caratteristiche fisiche dell'acqua, le quantità nel ciclo delle acque fino ai metodi di uso - sfruttamento - distruzione della risorsa. Alcuni esempi. I bacini idrografici: misure non strutturali (come la pianificazione territoriale) e misure strutturali (le opere).
2016 Science and urban planning theory. Learning from ecology and reality Luca Marescotti
[revised: slide 10 has been changed]
2016 Science and urban planning theory. Learning from ecology and reality.
Il contesto dell'urbanistica è fornito dall'analisi degli squilibri dell'urbanisimo mondiale e dalla discussine sui limiti dello sviluppo o della crescita demografica. La costruzione di una teoria in ambito ecologico privilegia le analisi della capacità di carico di una regione, dei fattori limitanti la crescita di una popolazione (anche umana), del metabolismo urbano e dell'impronta ecologica, esplicitando i legami tra i metodi. Il caso degli studi sull'impronta ecologica di Londra è utile per vedere quattro aspetti: l'esigenza di protocolli trasparenti, la questione etica della responsabilità disciplinare e politica, i rapporti con la politica, le scelte in condizioni di incertezza.
2016 An Ecological Planning Theory 1 Science and land use planning theory. Le...Luca Marescotti
2016 Science and land use planning theory. Learning from ecology and reality. Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica: imparare dall'ecologia e dalla realtà. Tra tutti i documenti disponibili abbiamo selezionato nei fondamenti quelli che maggiormente permettevano di individuare i principi guida dell'urbanistica, ma abbiamo trovato definizioni contrastanti (una disciplina o un insieme di discipline complementari? oppure tecniche operative senza autonomia disciplinare?) Nonostante vi fosse un unico oggetto di interesse (le città, le loro espansioni e trasformazioni), l'urbanistica appare deformata da una visione classica e convenzionale che non tiene conto di condizioni generali, indirizzi giuridici, questione ambientale. Da qui si inizia per fondare una visione scientifica e una teoria in ambito ecologico.
2016 Science and urban planning theory 5. Economy and planning, interesting b...Luca Marescotti
Science and urban planning theory. Economy and planning, interesting but threatening marriage. Scienza urbanistica e teoria dell'urbanistica. Economia e urbanistica, un'unione interessante ma pericolosa. L'originalità del caso italiano negli studi e nelle polemiche sui rapporti tra l'urbanistica moderna e l'impegno politico. Gli studi degli economisti sul valore-prezzo della terra: dalla rendita fondiaria agricola assoluta e differenziale a quella urbana. Dall'idea del libero mercato e della sua forza di regolatore allo sviluppo dei concetti di rendita quasi-rendita, monopolio, oligopolio collusivo.
2016 Fundamentals of Planning. 4 - The history of urbanism and the protection...Luca Marescotti
La storia dell'urbanistica e la difesa del patrimonio storico urbano come transizione verso consapevolezza e formulazione scientifica. La storia dell'urbanistica e la difesa del patrimonio storico urbano come transizione verso consapevolezza e formulazione scientifica. La sequenza dei nomi (come questi per esempio: Numa Denis Fustel de Coulange, Werner Hegemann, Lewis Mumford, Pierre Lavedan e Marcel Poete fine alle storie di Leonardo Benevolo, Michel Ragon, Ernst Egli, Paolo Sica, Erwin Gutkind, fino a Emanuele Greco e Mario Liverani) non è una storia lineare, si combinano le diverse definizioni di urbanistica con le visioni politiche e con l'impegno politico.
2016 Fundamentals of Planning. 4 - The history of urbanism and the protection...
2016 Slides per il corso di 094933 GEOLOGIA, tenuto dalla prof.a Pergalani
1. 1
GEOLOGIA APPLICATA
ALLA PIANIFICAZIONE
Floriana Pergalani
Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale
Politecnico di Milano
Tel.: 02-23994258
E-mail: floriana.pergalani@polimi.it
Tematiche
• Geologia
• Geomorfologia
• Geotecnica
• Geofisica
• Stabilità dei versanti
2. 2
Geologia
• Litologia
– formazione, classificazione e riconoscimento
delle rocce e dei depositi
• Tettonica
– principali elementi tettonici, anticlinali,
sinclinali, giacitura strati, faglie
• Lettura delle carte geologiche
Geomorfologia
• Forme, processi e depositi gravitativi
– movimenti franosi: cause, tipo, attività
• Forme, processi e depositi delle acque
– scarpate e depositi: tipo, attività
• Forme, processi e depositi carsici
– scarpate, doline
• Forme, processi e depositi glaciali e crionivali
– scarpate, depositi
• Forme, processi e depositi antropici
– cave, discariche, riporti
3. 3
Geotecnica
• Unità litotecniche
– definizione e riconoscimento
• Caratteristiche geotecniche
– prove in situ, prove in laboratorio,
parametri geotecnici
Geofisica
• Metodi
– sismica, gravimetria, elettrica, ecc.
• Sismica a rifrazione
– uso, applicazioni, risultati
• Confronto tra metodi geotecnici e geofisici
– analisi costi-benefici
4. 4
Stabilità dei versanti
• Valutazione a diverse scale
– regionale, subregionale, locale
• Valutazione in diverse condizioni
– statiche, pseudostatiche, dinamiche
• Individuazione delle aree potenzialmente instabili
– metodi qualitativi e quantitativi
• Applicazioni a livello di strumento urbanistico
11. 11
Giacitura rocce effusive
• Coperture di lava (espandimenti di lava), Arizona, Arabia
Saudita
• Vulcani a scudo (base larga e fianchi a bassa pendenza),
Mauna Loa
• Cupole di ristagno (cupole), Ischia, Colli Euganei
• Protusioni solide (obelischi di lava), monte Tabor a Ischia,
Pelée a Martinica
• Vulcani a strati (colate laviche e tufi), Vesuvio, Etna,
Stromboli
• Vulcani a bastione (fase esplosiva con cratere e bastioni)
• Crateri di esplosione (esplosioni), Dolomiti, monti Berici
Coperture di
lava
Arabia
Saudita
Cupole di
ristagno
Guatemala
14. 14
Rocce sedimentarie
• GENESI
• azioni erosive
– forniscono la materia prima
– alterazione chimica (acqua, acidi, sostanze organiche)
– azione meccanica (acqua, ghiacciai, vento)
– azione termoclastica (temperatura)
• azioni di trasporto
– sedimentazione
– acque correnti, ghiacciai, venti, mare
• azioni di trasformazione
– diagenesi, da sedimenti in roccia
– ambiente marino, ambiente continentale
Accumulo di sedimenti e scarpate
15. 15
Classificazione
• Criterio genetico
• rocce clastiche (disgregazione meccanica)
• rocce di origine chimica e biochimica
(precipitazione di sostanze in soluzione,
fissazione da parte di organismi viventi)
• rocce residuali (soluzione di alcuni elementi)
• Criterio identificativo
(tessitura -forma, disposizione, dimensioni-)
Terre e Rocce clastiche
Dimensioni dei granuli
• dimensioni dei granuli maggiori di 2 mm
• dimensioni dei granuli tra 2 mm e 20 micron
• dimensioni dei granuli tra 20 micron e 2
micron
• dimensioni dei granuli inferiori ai 2 micron
16. 16
Terre e Rocce clastiche
– (maggiore di 2 mm)
– TERRE: ghiaie (clasti maggiori di 60 mm: ciottoli)
– ROCCE CLASTICHE: brecce (spigoli vivi) e conglomerati (arrotondati)
– (tra 2 mm e 20 micron)
– TERRE: sabbie
– ROCCE CLASTICHE: arenarie
– (tra 20 micron e 2 micron)
– TERRE: limi
– ROCCE CLASTICHE: siltiti
– (minore di 2 micron)
– TERRE: argille
– ROCCE CLASTICHE: argilliti (residuali o trasportate)
Deposito morenico Deposito fluviale
24. 24
• Facies: definisce l’ambiente di formazione delle
rocce
• Litofacies: aspetti petrografici e strutturali
• Biofacies: resti degli organismi
• Formazione: unità litostratigrafica fondamentale
• Variazioni di facies nel tempo
• Variazioni di facies nello spazio
• Ambienti di sedimentazione: fluviali, lacustri,
glaciali, marini (neritica, pelagica, batiale,
abissale)
30. 30
Faglie con diversa inclinazione dei piani di scorrimento
Associazioni di faglie
• Faglie dirette
– pilastro tettonico, fossa tettonica
– faglie sintetiche ed antitetiche
– rift-valley (Africa orientale, valle del Reno,
Cagliari, alta e media valle del Serchio,
medio corso del Tevere)
37. 37
Piega concentrica e piega simile e clivaggio
Pieghe-faglie
Diretta
Inversa
Sovrascorrimenti
38. 38
Tettonica a placche
• placche continentali e oceaniche
• placche convergenti o divergenti
• placche divergenti: dorsali oceaniche,
formazione di nuova crosta
• placche convergenti: fosse oceaniche,
consunzione della crosta
• celle convettive localizzate nell’astenosfera
• vulcani, terremoti, continenti
44. 44
Geomorfologia
• Studia le forme della superficie terrestre
• Studia le cause che producono tali forme:
– clima, geologia, neotettonica, uomo
– agenti di erosione: acqua, temperatura, vento,
ghiacciai, gravità, uomo, organismi, radici, ecc.
– agenti di trasporto: gravità, vento, ecc.
– accumulo
46. 46
MOVIMENTI FRANOSI
• ATTIVI: i processi che li hanno generati risultano in
atto al momento del rilevamento o ricorrono con un
ciclo il cui periodo massimo non supera quello
stagionale
• QUIESCENTI: forme non attive al momento del
rilevamento e prive di periodicità stagionale per le
quali però esistono dati che ne dimostrino l’attività
passata nell’ambito dell’attuale sistema
morfoclimatico e che abbiano oggettive possibilità di
riattivazione
• INATTIVI: forme che hanno esaurito il corso della loro
evoluzione e non hanno la possibilità di potersi
riattivare nel presente contesto morfoclimatico
- CROLLI (Fig. 43)
Si definisce crollo una frana nella quale la massa coinvolta compie il suo
movimento prevalentemente in aria. Tale fenomeno consiste nella caduta libera,
nel movimento a salti e rimbalzi e nel rotolamento di frammenti di roccia o di
terreno.
47. 47
- RIBALTAMENTI (Fig. 44)
Il movimento è dovuto a forze che causano un moto ribaltante attorno ad un
punto di rotazione situato al di sotto del baricentro della massa interessata.
Qualora il fenomeno non venga frenato, può evolvere in un crollo o in uno
scorrimento.
- SCIVOLAMENTI O SCORRIMENTI (Fig. 45)
Il movimento comporta uno spostamento per taglio lungo una o più superfici.
Le frane di scorrimento si suddividono in
a) rotazionali: movimento rotatorio attorno ad un punto posto al di sopra del
centro di gravità della massa. La superficie di rottura si presenta concava
verso l’alto;
b) traslativi: il movimento si verifica in prevalenza lungo una superficie più o
meno piatta o debolmente ondulata, corrispondente frequentemente a
discontinuità strutturali, passaggi tra strati di diversa composizione
litologica, contatto tra roccia in posto e terreni sovrastanti.
48. 48
- COLATE (Fig. 46)
Il fenomeno si produce con movimenti entro la massa spostata. Le superfici di
scorrimento nella massa che si muove non sono generalmente visibili, oppure
hanno breve durata. Il movimento varia da estremamente rapido a estremamente
lento.
- ESPANSIONI LATERALI (Fig. 47)
I movimenti di espansione laterale, diffusi in una roccia fratturata, possono
verificarsi secondo due modalità:
a) non si riconosce né una superficie basale di scorrimento, né una zona di
deformazioni plastiche ben definite;
b) l’espansione laterale della roccia è dovuta alla liquefazione o alle
deformazioni plastiche del terreno incoerente sottostante.
71. 71
CRITERI ED INDIRIZZI PER LA
DEFINIZIONE DELLA COMPONENTE
GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E
SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL
TERRITORIO, IN ATTUAZIONE
DELL’ART. 57 DELLA L.R. 11 MARZO
2005, N. 12
• Fase di analisi
• Fase di sintesi e valutazione
• Fase di proposta
Fase di analisi
– Ricerca storica e bibliografica
• Acquisire conoscenza con riferimento a fenomeni di
dissesto o esondazione pregressi
• Raccolta di dati esistenti presso archivi /studi
• Raccolta informazioni opere di difesa/bonifica
– Cartografia di inquadramento
• Caratterizzazione del territorio comunale dal punto
di vista geologico, geomorfologico idrologico,
idrogeologico strutturale e sismico.
• Estesi a tutto il territorio comunale
• Carta CTR 1:10.000 o carte più recenti a scala di
maggior dettaglio
72. 72
Fase di analisi
– Cartografia di inquadramento
– Elementi litologici, geologico-tecnici e pedologici
• Riferimento a legende uffuciali
• Schema dei rapporti stratigrafici e sezioni geologiche
• Per le rocce riportare la fratturazione
• Per i terreni riportare i caratteri tessiturali, la litologia
prevalente, la genesi, i rapporti stratigrafici, lo
spessore, la cementazione. Caratterizzazione dei terreni
ai fini geologico-applicativi.
• Ubicazione sondaggi e trincee esplorative
– Elementi strutturali
• Fratture, faglie, sovrascorrimenti, assi delle pieghe,
giaciture
– Elementi geomorfologici e di dinamica geomorfologica
• Forme di erosione e di accumulo secondo la loro
genesi valutandone lo stato di attività (attivo,
quiescente, stabilizzato, relitto)
Fase di analisi
– Cartografia di inquadramento
• Elementi idrografici, idrologici e idraulici
– Riportare il reticolo idrografico , gli alvoetipi, aree di
erosione fluviale e sovraalluvionamento, stazioni di
rilevamento idrometrico, opere di difesa idraulica
• Elementi idrogeologici
– Riportare i pozzi idrici, le sorgenti, zone di ristagno,
livelli piezometrici, sezioni idrogeologiche
• Opere di difesa ed altri elementi antropici
– Opere di difesa attive e passive
– Approfondimento/integrazione
• Definizione della pericolosità per i siti a maggior rischio
– Aree di difficile perimetrazione, caratterizzazione di
maggior dettaglio del fenomeno, aree particolarmente
critiche dal punto di vista geologico/idraulico, aree
edificate
73. 73
Fase di analisi
– Analisi del rischio sismico
• Risposta sismica locale – Generalità
– Effetti di sito o di amplificazione sismica locale
topogrefica e litologica, effetti di instabilità
• Percorso normativo
– Classificazione sismica dei comuni. Zona 2-41,
– Zona 3-238, Zona 4-1267, Norme tecniche per le
costruzioni
• Analisi della sismicità del territorio e carta della
pericolosità sismica locale
– 3 livelli di approfondimento (qualitativo,
semiquantitativo, quantitativo), definizioni delle
amplificazioni attese
• Carta della pericolosità sismica locale
– Suddivisione delle aree nelle quali la norma è
cautelativa o non è cautelativa
• Sintesi delle procedure
– Definizione delle procedure e obbligatorietà dei livelli
nei comuni a diversa classificazione sismica
Tramite osservazione degli effetti prodotti da passati terremoti
EFFETTI DI INSTABILITA ’
EFFETTI DI SITO
EFFETTI DI INSTABILITA ’
EFFETTI DI SITO
Pericolosità sismica locale
82. 82
In funzione della scala di lavoro e dei risultati
che si intende ottenere:
• Approccio qualitativo
• Approccio semiquantitativo
• Approccio quantitativo
Pericolosità sismica locale
Approccio qualitativo
Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI
Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi
Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti
Z1c
Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di
frana
Instabilità
Z2
Zone con terreni di fondazione particolarmente
scadenti (riporti poco addensati, terreni granulari fini
con falda superficiale)
Cedimenti e/o
liquefazioni
Z3a
Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete
subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di
terrazzo fluviale o di natura antropica)
Z3b
Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo:
appuntite - arrotondate
Amplificazioni
topografiche
Z4a
Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali
e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi
Z4b
Zona pedemontana di falda di detrito, conoide
alluvionale e conoide deltizio-lacustre
Z4c
Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o
coesivi (compresi le coltri loessiche)
Z4d
Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di
origine eluvio-colluviale
Amplificazioni
litologiche e
geometriche
Z5
Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con
caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse
Comportamenti
differenziali
83. 83
Approccio qualitativo
• Carta geologica e sezioni:
– modello geologico e tettonico dell’area;
– formazioni, discontinuità e lineamenti tettonici
• Carta litotecnica e sezioni:
– individuazione delle unità litostratigrafiche e
caratterizzazione fisico-meccanica;
– suddivisione substrato - coperture
– substrato: fratturazione, cementazione,
intercalazioni
– coperture: forma, dimensioni dei clasti,
frazione fine, addensamento, consistenza,
spessori
• Carta geomorfologica:
– individuazione delle forme e processi per la
stesura della carta di sintesi
• Carta di sintesi (pericolosità sismica locale):
– derivata dalle precedenti evidenzia le
situazioni tipo che possono produrre effetti
di instabilità e amplificazioni
– fornisce una perimetrazione areale delle
diverse situazioni
– fornisce un’analisi qualitativa degli effetti
Approccio qualitativo
84. 84
Due categorie:
– Amplificazioni
– Instabilità
Approcci semiquantitativo e quantitativo
Attraverso l’uso di specifiche tabelle e/o classificazioni si ricava il
valore di un determinato parametro scelto come indicatore
dell’amplificazione.
Alcuni esempi:
“Manual for Zonation on Seismic Geotechnical Hazards”, redatto nel 1993 dal Comitato TC4
(Technical Committee n° 4 for Earthquake Geotechnical Engineering) della ISSMFE (lnternational
Society of Soil Mechanics and Foundation Engineering)
“Guidelines for seismic microzonation studies”, redatto nel 1995 dal Scientific and Technical
Committee della AFPS (Association Francaise du Genie Parasismique - French Association for
Earthquake Engineering) nell’ambito della “Delegation of Major Risks of the French Ministry of
the Environment – Direction for Prevention, Pollution and Risks”
NEHRP Recommended provisions for seismic regulations for new buildings and other structures
(FEMA 450) - Part 1: Provisions (Cap. 3) - 2003
Eurocode 8: Design of structures for earthquake resistance - Part 1: General rules, seismic
actions and rules for buildings 1998-2003
Norme Tecniche per le costruzioni – DM 14/9/2005
Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del PGT,
in attuazione dell’art. 57 della L.R. 11 marzo 2005, n. 12 - ALLEGATO 5 DGR 8/1566 del
22/12/2005
Approccio semiquantitativo
85. 85
Effetti di sito in Lombardia
LEGISLAZIONE
• Legge Regionale n. 12 del 11 marzo 2005 per il
governo del territorio e art. 57 della stessa legge
• DGR n. 8/1566 contiene i relativi criteri ed indirizzi
per la definizione della componente geologica,
idrogeologica e sismica del Piano di Governo del
Territorio. Nell’allegato 5 della DGR è illustrata la
procedura per la valutazione della componente
sismica ed in particolare per gli effetti di sito
Metodologia
3 livelli di approfondimento:
1° livello di tipo qualitativo
permette di individuare e delimitare le aree soggette ad effetti sismici
locali
2° livello di tipo semiquantitativo
permette di determinare il valore del Fattore di
amplificazione (Fa) tramite l’uso di curve di correlazione
3° livello di tipo quantitativo
condotta con approccio numerico e/o sperimentale, permette di
definire gli spettri di risposta del sito
86. 86
2° livello
• Permette di valutare gli effetti di
amplificazione sismica di tipo litologico e
morfologico tramite l’utilizzo di opportune
schede di valutazione
• Schede di valutazione disponibili:
5 schede litologiche:
- litologie ghiaiose
- litologie limoso argillose tipo 1 e 2
- litologie limoso sabbiose tipo 1 e 2
2 schede morfologiche:
- creste rocciose
- scarpate rocciose
Struttura delle schede di valutazione litologica
Individuazione della litologia
prevalente sulla base della
distribuzione granulometrica
e di alcuni parametri
geotecnici indicativi del
litotipo
Ricostruzione
dell’andamento della Vs con
la profondità e verifica
della validità della scheda
scelta
2° livello
87. 87
Struttura delle schede di valutazione litologica
Scelta della curva di
correlazione T/Fa sulla base
delle caratteristiche dello
strato superficiale
×
×4
=
1=
1=
1=
∑
∑
∑
n
i
i
n
i
ii
n
i
i
h
hVs
h
T
2° livello
Struttura delle schede di valutazione litologica
Calcolo del valore di Fa per
i due intervalli di periodo
0.1-0.5 s e 0.5-1.5 s in
funzione del valore del
periodo proprio calcolato T
e della curva e/o equazione
scelta
2° livello
88. 88
Struttura della scheda di valutazione per le creste
Riconoscimento del PSL - Z3b
Scelta della tipologia di cresta
Cresta appuntita: valutazione
del fattore di forma H/L,
scelta della curva di
correlazione in funzione del
valore di L e calcolo del valore
di Fa
Cresta arrotondata: valutazione
del fattore di forma H/L e
calcolo del valore di Fa
2° livello
Struttura della scheda di valutazione per le scarpate
Riconoscimento del PSL - Z3a
Classe altimetrica Classe di inclinazione Valore di Fa0.1-0.5 Area di influenza
10 m ≤ H ≤ 20 m 10° ≤ ≤ 90° 1.1 Ai = H
20 m < H ≤ 40 m 10° ≤ ≤ 90° 1.2 Ai = 3/4 H
H > 40 m
10° ≤ ≤ 20° 1.1
Ai = 2/3 H
20° < ≤ 40° 1.2
40° < ≤ 60° 1.3
60° < ≤ 70° 1.2
> 70° 1.1
Scelta della tipologia di
scarpata e valutazione del
valore di Fa in funzione del H
e del
2° livello
90. 90
Confronto tra valore di Fa calcolato dalle curve di
correlazione e il valore di soglia comunale con variabilità di 0.1
Equivalente significato energetico tra Fa e valore di soglia
Valori di soglia differenziati per zona sismica di
classificazione, categoria di suolo ed intervallo di periodo
considerato
(0.1-0.5 s, 0.5-1.5 s)
IL CONFRONTO PERMETTE DI VALUTARE IN
TERMINI ENERGETICI IL GRADO DI SICUREZZA
NELL’APPLICAZIONE DELLA NORMA
2° livello
∫
5.0
1.0
5.01.0 )dT(T,PSVnorma)( PSVnormaSI
∫
5.0
1.0
5.01.0 )dT,PSVinput(T)( PSVinputSI
5.01.0Soglia
Applicazione
• 1° livello: fase pianificatoria
• obbligatoria per tutti i comuni della Lombardia ed
estesa a tutto il territorio comunale (PSL)
• 2° livello: fase pianificatoria
• zone sismiche 2 e 3: obbligatoria nelle aree
interferenti con l’urbanizzato e l’urbanizzabile
• zona sismica 4: obbligatoria nelle aree con presenza
di edifici strategici e rilevanti
• 3° livello: fase progettuale
• quando con il 2° livello il valore di Fa calcolato
supera il valore di soglia comunale
• nelle aree PSL Z1-Z2-Z5
91. 91
Fase di sintesi e valutazione
– Carta dei vincoli
• Redatta sul tutto il territorio comunale: Piano Assetto
Idrogeologico, Piano Fasce Fluviali, Quadro del Dissesto,
Vincoli di Polizia Idraulica, Aree di salvaguardia delle
Captazioni ad uso idropotabile, Geositi
– Carta di sintesi
• Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei
versanti
– Crolli, rotolamenti, frane attive, quiescenti, soliflussi,
frane complesse, calanchi, ruscellamenti, trasporto su
conoide, aree potenzialmente instabili, arre interessate
da valanghe, aree estrattive attive
• Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico
– Aree ad elevata vulnerabilità degli acquiferi, aree con
emergenze idriche, aree a bassa soggiacenza della
falda, arre con carsismo profondo, aree con intensa
fratturazione
Fase di sintesi e valutazione
– Carta di sintesi
• Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico
– aree allagate, aree potenzialmente inondabili, aree
con erosione fluviale, aree con accessibilità per
manutenzione, aree interessate da flussi di detrito
dei conoidi
• Aree che presentano scadenti caratteristiche
geotecniche
– Aree con ristagno, torba e paludi, aree limo-
argillose, aree con disomogeneità tessiturali, aree
con riporti
• Interventi in aree di dissesto o di prevenzione in aree di
dissesto potenziale
– Riportare le aree con opere per la mitigazione del
rischio
• Altre aree da evidenziare
– Aree meritevoli di tutela e salvaguardia, beni di
interesse paesaggistico
92. 92
Fase di proposta
–Carta di fattibilità delle azioni di piano
• Redatta alla stessa scala dello strumento
urbanistico sull’intero territorio comunale,
utilizzando la CTR.
• Desunta dalla Carta di sintesi e dalla Carta dei
vincoli
• A ciascun poligono viene attribuita la classe di
fattibilità seguendo la Tabella1, questo valore può
essere aumentato o diminuito in base a valutazioni
di merito tecnico documentando la scelta.
• Opere di difesa adeguate possono ridurre il livello
di rischio, opere di difesa inadeguate possono
aggravare il rischio
Fase di proposta
–Carta di fattibilità delle azioni di piano
• Classe 1 (bianca) – Fattibilità senza particolari
limitazioni
– Aree che non presentano particolari limitazioni
all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica delle
destinazioni d’uso
• Classe 2 (gialla) – Fattibilità con modeste limitazioni
senza l’esecuzione di opere di difesa
– Aree che presentano modeste limitazioni
all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica delle
destinazioni d’uso, che possono essere superate
mediante approfondimenti di indagine e
accorgimenti tecnico-costruttivi senza esecuzioni
di opere di difesa
93. 93
Fase di proposta
– Carta di fattibilità delle azioni di piano
• Classe 3 (arancione) – Fattibilità con consistenti limitazioni e
specifiche opere di difesa
–Aree che presentano consistenti limitazioni all’utilizzo a scopi
edificatori e/o alla modifica delle destinazioni d’uso, potrebbero
rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa
–Il professionista può, se ha elementi sufficienti, definire e
prescrivere le opere di mitigazione, in alternativa definisce le
indagini relative alle problematiche da approfondire
• Classe 4 (rossa) – Fattibilità con gravi limitazioni
–Aree che presentano gravi limitazioni all’utilizzo a scopi
edificatori e/o alla modifica delle destinazioni d’uso. Deve essere
esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non per la messa in
sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti solo opere di
manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento
conservativo. Piani di protezione civile e monitoraggio
geologico.
Aree pericolose dal punto di vista dell’instabilità dei versanti
Aree soggette a crolli di massi (distacco e accumulo). Da definire in base all'estensione
della falda di detrito e alla distanza raggiunta dai massi secondo dati storici (vengono
delimitate le effettive aree sorgenti e le aree di accumulo dei crolli)
4
Aree interessate da distacco e rotolamento di blocchi provenienti da depositi superficiali
(vengono delimitate le effettive aree sorgenti e le aree di accumulo dei crolli)
4
Aree di frana attiva (scivolamenti; colate ed espansioni laterali) 4
Aree di frana quiescente (scivolamenti; colate ed espansioni laterali) 4
Aree a franosità superficiale attiva diffusa (scivolamenti, soliflusso) 4
Aree a pericolosità potenziale per grandi frane complesse (comprensive di aree di
distacco ed accumulo)
4
Aree in erosione accelerata (calanchi, ruscellamento in depositi superficiali o rocce
deboli)
4
Aree interessate da trasporto in massa e flusso di detrito su conoide 4*
Aree a pericolosità potenziale per crolli a causa della presenza di pareti in roccia
fratturata e stimata o calcolata area di influenza
4
Aree a pericolosità potenziale legata a orientazione sfavorevole della stratificazione in
roccia debole e stimata o calcolata area di influenza
3
Aree a pericolosità potenziale legata a possibilità di innesco di colate in detrito e terreno
valutate o calcolate in base alla pendenza e alle caratteristiche getecniche dei terreni
3
Aree di percorsi potenziali di colate in detrito e terreno 4*
Aree a pericolosità potenziale legate alla presenza di terreni a granulometria fine (limi e
argille) su pendii inclinati, comprensive delle aree di possibile accumulo (aree di
influenza)
3
Aree interessate da valanghe già avvenute 4
Aree a probabile localizzazione di valanghe potenziali 4
Aree protette da interventi di difesa efficaci ed efficienti 3
Aree estrattive attive o dismesse non ancora recuperate, comprendendo una fascia di
rispetto da valutare in base alle condizioni di stabilità dell’area
3
94. 94
Aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico
Aree ad elevata vulnerabilità dell’acquifero sfruttato ad uso idropotabile e/o del primo
acquifero
3
Aree con emergenze idriche diffuse (fontanili, sorgenti, aree con emergenza della falda) 4
Aree a bassa soggiacenza della falda o con presenza di falde sospese 3
Aree interessate da carsismo profondo (caratterizzate da inghiottitoi e doline) 4
Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico
Aree ripetutamente allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali o
frequentemente inondabili (indicativamente con tempi di ritorno inferiori a 20-50 anni), con
significativi valori di velocità e/o altezze d’acqua o con consistenti fenomeni di trasporto
solido
4
Aree allagate in occasione di eventi meteorici eccezionali o allagabili con minore
frequenza (indicativamente con tempi di ritorno superiori a 100 anni) e/o con modesti
valori di velocità ed altezze d’acqua, tali da non pregiudicare l’incolumità delle persone, la
funzionalità di edifici e infrastrutture e lo svolgimento di attività economiche
3
Aree potenzialmente inondabili individuate con criteri geomorfologici tenendo conto delle
criticità derivanti da punti di debolezze delle strutture di contenimento quali tratti di
sponde in erosione, punti di possibile tracimazione, sovralluvionamenti, sezioni di
deflusso insufficienti anche a causa della presenza di depositi di materiale vario in alveo o
in sua prossimità ecc.
4
Aree già allagate in occasione di precedenti eventi alluvionali nelle quali non siano state
realizzate opere di difesa e quando non è stato possibile definire un tempo di ritorno
4
Aree soggette ad esondazioni lacuali 3
Aree protette da interventi di difesa dalle esondazioni efficaci ed efficienti, dei quali sia
stato verificato il corretto dimensionamento secondo l’allegato 3 (con portate solido-
liquide aventi tempo di ritorno almeno centennale)
3
Aree interessabili da fenomeni di erosione fluviale e non idoneamente protette da
interventi di difesa
4
Aree adiacenti a corsi d’acqua da mantenere a disposizione per consentire l’accessibilità
per interventi di manutenzione e per la realizzazione di interventi di difesa
4
aree potenzialmente interessate da flussi di detrito in corrispondenza dei conoidi
pedemontani di raccordo collina-pianura
3
Aree che presentano scadenti caratteristiche geotecniche
aree di possibile ristagno, torbose e paludose 3
aree prevalentemente limo-argillose con limitata capacità portante (riportare gli spessori) 3
aree con consistenti disomogeneità tessiturali verticali e laterali (indicare le ampiezze) 3
aree con riporti di materiale, aree colmate 3
• Contenuti della relazione geologica generale
– Due elaborati: relazione illustrativa e norme
geologiche di piano
• Ricerca storica
• Inquadramento meteo-climatico
• Descrizione dei corsi d’acqua
• Assetto geologico strutturale
• Forme e processi geomorfologici
• Assetto idrogeologico
• Ambiti di pericolosità omogenea come da carta di sintesi
• Aree con amplificazione sismica locale
• Relazione sui declassamenti
• Opere realizzate
95. 95
• Raccordo con gli strumenti di
pianificazione sovraordinata
– Piani stralci di bacino
• Piani Stralcio delle Fasce Fluviali del fiume Po
(PSFF)
• Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del
Bacino del fiume Po (PAI)
• Piano strordinario per le aree a rischio
idrogeologico (PS267)
• Piano di Assetto Idrogeologico del Bacino del
fiume Fissero-Tartaro-Canalbianco
– Piani Territoriali di Coordinamento
Provinciali (PTCP)
• Allegati
– Documentazione consultabile presso le strutture regionali
• Carte dei centri abitati instabili
• Studi idraulici
• Carte geologiche
• Schede frane
• Studi sul rischio sismico
• Studi sul rischio di esondazione
• Dati contenuti nel Sistema Informativo Territoriale
Regionale
– Procedure per la valutazione della pericolosità da frana
– Procedure per la valutazione della pericolosità da valanga
– Criteri di compatibilità idraulica de delle proposte di uso del
suolo nelle aree a rischio idraulico
– Procedure per l’analisi e valutazione degli effetti sismici di sito
in Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico
nei PGT
96. 96
• Scheda per il censimento delle frane
• Scheda crolli
• Scheda per la descrizione di ammassi rocciosi in rocce resistenti
• Scheda colate
• Scheda conoidi
• Scheda per il censimento delle esondazioni storiche
• Scheda per il censimento dei pozzi
• Scheda per il censimento delle sorgenti
• Legenda carte di inquadramento e dettaglio
• Valori dei coefficienti di restituzione e di rotolamento da letteratura
• Elenco comuni di cui alla d.g.r. 7365/01 che non risulta abbiano
concluso l’iter di adeguamento ai sensi dell’art. 18 delle N.d.A. del
PAI
• Criteri per la definizione delle aree di valore paesaggistico e
ambientale a spiccata connotazione geologica (geositi)
• Scheda per la “Dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà” per la
certificazione della conformità dello studio geologico/idraulico
ANALISI GEOTECNICHE
• Caratterizzazione fisico-meccanica terreni
• Prove in situ
• Prove in laboratorio
• Proprietà fisiche (prove di classificazione -
proprietà indici)
• Proprietà meccaniche (resistenza e
deformabilità)
97. 97
PROPRIETA’ INDICI
• Terreno formato da: particelle solide (s), acqua (w),
gas (g)
– V = volume, W = peso
• Volume totale: V = Vg + Vw + Vs
• Porosità: n = Vv / V x 100 (%)
– dove Vv = Vg + Vw
• Indice dei vuoti: e = Vv / Vs
• Grado di saturazione: S = Vw / Vv x 100 (%)
• Contenuto d’acqua: w = Ww / Ws x100 (%)
• Densità relativa: (emax - e)/(emax - emin) x 100 (%)
98. 98
PROPRIETA’ INDICI
• Peso specifico dell’acqua: w (kN/m3)
• Peso unità di volume: = W / V (kN/m3)
• Peso specifico dei grani: s = Ws / Vs (kN/m3)
• Peso specifico secco: d = Ws / V (kN/m3)
• Peso volume saturo: sat = s(1-n) + nw (kN/m3)
Prove in situ
• Scavi: trincee, gallerie o cunicoli, pozzi
– profilo statigrafico, acqua, prelievo campioni
• Sondaggi: percussione, rotazione, trivella
– profilo stratigrafico, acqua, prelievo campioni
• Piezometri
– misura pressione neutra
• Pozzetti o prove di emungimento
– permeabilità del terreno
• Campioni: disturbati (Q1, Q2, Q3), disturbo limitato,
indisturbati (Q4, Q5)
100. 100
Metodo
di perforazione
Utensile di
perforazione
Diametro Profondità Idoneità per
tipo di terreno
Non idoneità
per tipo di
terreno
Qualità dei
campioni
Classe di
qualità
PERCUSSIONE Sonda a valvola
Scalpello
150-600 mm
150-600 mm
60 m
60 m
Ghiaia, sabbia,
limo
Tutti i terreni,
fino a rocce di
media
resistenza
Terre coesive
tenere o
molto
consistenti,
rocce
Rocce con
resistenza
alta o molto
alta
Disturbati,
dilavati
Fortemente
disturbati,
dilavati,
frantumati
Q1 (Q2)
Q1
ROTAZIONE Tubo carotiere
semplice
Tubo carotiere
doppio
Scalpelli a
distruzione
Triconi
Attrezzatura
Rotary
75-150 mm
75-150 mm
60-300 mm
50-150 m
50-150 m
Illimitata
Tutti i terreni
escluse le
terre a grana
grossa
Terre a grana
grossa
Discreta
Buona
Frammenti
di materiale
A secco
Q2 (Q3)
con acqua
o fango Q1
(Q2)
Q2 (Q3-Q4)
-----
TRIVELLA Spirale a vite
senza fine
Manuale:
50-150 mm
Meccanica:
100-300 mm
Manuale:
10 m
Meccanica:
40 m
Sopra falda:
da coesivi a
poco coesivi
Sotto falda:
coesivi
Terre a grana
grossa,
roccia
Disturbati,
dilavati
sotto falda
Q1 (Q2-Q3)
Prove in situ
• Prove penetometriche statiche (CPT)
– resistenza alla penetrazione di una punta
• resistenza di avanzamento alla punta Rp (kPa)
• resistenza di avanzamento laterale Rl (kPa)
• resistenza totale Rt (kPa)
• tipi di terreno F = Rp / Rl
• resistenza al taglio o coesione non drenata
cu = Rp / Ncp (kPa)
– dove Ncp (15-25)
• carico limite dei pali di fondazione (indicazione di massima)
101. 101
Terre F
Torbe ed argille organiche < 15
Limi ed argille 15 - 30
Limi sabbiosi e sabbie limose 30 - 60
Sabbie e sabbie con ghiaie > 60
102. 102
Prove in situ
• Prove penetrometriche dinamiche (SPT)
– infissione a percussione di un campionatore
• resistenza meccanica alla penetrazione e prelievo di
campioni
• Prove penetrometriche dinamiche a punta conica
– infissione a percussione di una punta conica
• numero dei colpi Np (punta)
• numero dei colpi Nr (rivestimento)
• resistenza meccanica alla penetrazione e prelievo di
campioni
Prove in situ
• Prove scissiometriche
– infissione di una paletta a quattro ali
• resistenza meccanica
• resistenza al taglio o coesione non drenata
cu = 6T / 7 d3 (kPa)
dove T momento torcente, d dimensioni cilindro
104. 104
PROVE DI LABORATORIO
• Prove di classificazione:
• granulometrie
– setacci a maglia variabile
• limiti di Atterberg
– essiccamento del materiale
106. 106
PROPRIETA’ INDICI
• Analisi granulometriche:
– ghiaia, sabbia, limo, argilla
– curve granulometriche
• Coefficiente di uniformità: C = D60 / D10
– D = diametro
• Limiti di Atterberg:
– limite liquido Wl (%)
– limite plastico Wp (%)
– limite di ritiro Ws (%)
– indice di plasticità: Ip = Wl - Wp (%)
– indice di liquidità: Il = (W - Wp) / Ip (%)
– indice di consistenza: Ic = (Wl - W) / (Wl - Wp) (%)
Classificazione
• Analisi granulometriche
• Limiti di Atterberg
• Ghiaie
• Sabbie
• Argille inorganiche
• Limi inorganici
• Limi e argille organiche
107. 107
PROVE DI LABORATORIO
• Proprietà meccaniche (resistenza e deformabilità)
• Sforzo (normale), (taglio)
• Deformazione (normale), (taglio)
• Modulo di Young o di deformazione longitudinale
E = (kPa)
• Modulo di deformazione tangenziale
G = (kPa)
• Modulo di compressibilità
K = V/V) (kPa)
• Coefficiente di Poisson
=
108. 108
PROVE DI LABORATORIO
• Sforzo normale ‘ + u
– dove ‘ = sforzo effettivo, u = pressione neutra
• Prove drenate
= c’ + ( utan ’ (legge di Coulomb)
• Coesione effettiva c’ (kPa)
• Angolo di attrito effettivo ’ (°)
• Prove non drenate
= c + tan (legge di Coulomb)
• Coesione non drenata cu (kPa)
• Angolo di attrito non drenato u (°)
109. 109
PROVE DI LABORATORIO
• Consolidazione edometrica
– espansione laterale impedita:
– modulo edometrico Eed (kPa)
– coefficiente di compressibilità Ked (kPa)
– coefficiente di consolidazione cv (m2/s)
PROVE DI LABORATORIO
• Prova di compressione semplice
– monoassiale verticale:
– sforzo normale (kPa)
– coesione non drenata cu (kPa)
– espansione laterale libera:
– modulo di Young o di deformazione longitudinale in
condizioni non drenate Eo (kPa)
– coefficiente di Poisson
• Taglio diretto
– forza verticale costante e forza orizzontale crescente
– angolo di attrito
– coesione c (kPa)
110. 110
PROVE DI LABORATORIO
• Triassiale
– triassiale asimmetrica:
– angolo di attrito
– coesione c (kPa)
– espansione laterale confinata:
– modulo di Young o di deformazione longitudinale in condizioni non
drenate Eo (kPa) e in condizioni drenate E’ (kPa)
• Vane Test
– taglio su superficie cilindrica:
– angolo di attrito non drenato u
– coesione non drenata cu (kPa)
111. 111
PROVE DINAMICHE DI LABORATORIO
• Colonna risonante:
– provino cilindrico si applica forza assiale ciclica o
momento torcente ciclico
• Torsione ciclica:
– provino cilindrico si applica momento torcente ciclico
o forza assiale costante
• Triassiale ciclica:
– provino cilindrico consolidato si applica carico
assiale verticale ciclico
• Taglio semplice ciclico:
– provino contenuto in una scatola di taglio si applica
pressione verticale costante e sollecitazione
orizzontale di taglio ciclico
112. 112
PARAMETRI DINAMICI
• Modulo di taglio o di deformazione tangenziale
G = (kPa)
• Coefficiente di Poisson
=
• Coefficiente di smorzamento definito come una
capacità di dissipazione dell’energia di un terreno
per attrito sotto carichi ciclici
= W / 4W
113. 113
ANALISI GEOFISICHE
• Elettriche
• Magnetiche
• Magnetotelluriche
• Gravimetriche
• Radiometriche
• Sismiche:
– Riflessione
– Rifrazione
ANALISI SISMICHE
• Prospezione del sottosuolo
• Ricerca del bedrock
• Comportamento meccanico del suolo
114. 114
PERTURBAZIONI ELASTICHE
• Scoppi
• Vibratori in superficie
• Caduta pesi
• Scoppi in cava, ecc.
APPARECCHIATURE SISMICHE
• Geofoni:
– Elettromagnetici (terra)
– Elettrostatici (terra)
– Meccanici (terra)
– Piezoelettrici (pozzo)
– Magnetorestrittivi (pozzo)
• Smorzatore
• Registratore sismico:
– Complesso di amplificazione (ingresso,
amplificazione, filtri, controllo, alimentazione)
– Complesso di registrazione
116. 116
ONDE SISMICHE - DROMOCRONE
• Onde dirette
• Onde riflesse
• Onde rifratte
• Tempi
• Distanze-tempi
• dromocrone
117. 117
SISMOGRAMMI - RIFLESSIONE
• Correzioni:
– Istante di scoppio
– Tempo sul pozzo
– Primi impulsi rifratti
– Velocità dell’areato e del substrato
– Potenza dello areato
– Riduzione del sismogramma al piano di
riferimento (influenza areato e quota)
119. 119
– Diffrazione riflessa
– Rifrazione riflessa
SISMOGRAMMI - RIFLESSIONE
DROMOCRONE - RIFRAZIONE
• Caso due strati orizzontali
ti = 2z (1 / V0
2 – 1 / V1
2) ½
tg 1 = V1
tg 0 = V0
z = Xc / 2 [(V1-V0) / (V1+V0)] ½
120. 120
DROMOCRONE - RIFRAZIONE
• Strato a velocità più bassa dello strato sovrastante
• Variazione lineare della velocità con la profondità
DROMOCRONE - RIFRAZIONE
• Presenza di faglie
• Orizzonte rifrangente inclinato
121. 121
VELOCITA’ DELLE ONDE
• Velocità delle onde
longitudinali o P:
• Velocità delle onde
trasversali o S:
Vp = [( + 2 G) / ] ½
Vs = (G / ) ½
COSTANTI ELASTICHE
modulo di Young o di deformazione longitudinale:
E = (9Vs2
K / Vs2
) / (3K / Vs2
+ 1) (kPa)
dove K è il modulo di compressibilità
modulo di compressibilità: K = (Vp2
– 4/3 Vs2
) (kPa)
K = E / 3(1 - 2) (kPa)
coefficiente di Poisson: = 1/2 [(Vp / Vs)2
– 2] / [(Vp / Vs)2
– 1]
modulo di deformazione tangenziale: G = Vs2
(kPa)
G = E / 2(1 + 2) (kPa)
122. 122
COMPORTAMENTO
VELOCITA’ DELLE ONDE
• Due fasi: solido-liquido
– Velocità diverse – velocità solido
– Velocità simili – velocità intermedia tra
le due
• Tre fasi: solido-liquido-gassoso:
– Propagazione non nel solido
– Fase liquida continua – velocità
dell’acqua
– Fase liquida non continua – velocità che
si avvicina a quella del gas
123. 123
CARATTERISTICHE GEOLOGICHE
• Litotipi calcarei
• Litotipi calcareo-marnosi
• Litotipi marnosi calcarei
• Litotipi terrigeni
PARAMETRI UTILIZZATI
• Velocità delle onde compressionali
• Velocità delle onde di taglio
• Coefficiente di Poisson
• Pseudofrequenza media:
– Fm = ((N + n) / 2) / X
• Durata del segnale
– Ampiezza raggiunge il 10% di quella
massima
125. 125
RISULTATI
• Vp: scarsa capacità discriminante
• Vs: migliore discriminazione
• Coefficiente di Poisson: buona
discriminazione per calcari e marne e per
ghiaie ed argille
• Pseudofrequenza media: maggiori valori
per i terreni più compatti
• Durata del segnale: maggiori valori per i
terreni meno compatti (terreni argillosi)
128. 128
CORRELAZIONI
DATI VELOCITA’ – DATI GEOTECNICI
• Velocità delle onde S – Peso volume solido
• Velocità onde P – Peso volume naturale
• Velocità onde P – Grado di saturazione
STABILITA’ DEI VERSANTI
129. 129
ANALISI DI STABILITÀ DEI VERSANTI
ARGOMENTI
• Scala di analisi
• Condizioni di analisi
• Metodi
• Dati necessari
• Strumenti utilizzati
SCALA DI ANALISI
• Regionale (es. Regione)
• Subregionale (es. singolo comune o
gruppo di comuni)
• Locale (singoli versanti)
130. 130
VANTAGGI E SVANTAGGI
DELL’ANALISI A DIVERSE SCALE
Scala Volume dati Accuratezza Pianificazione Risultati
Regionale Elevato Bassa Si Aree da
approfondire
Subregionale Medio Media Si Valutazione di
singoli
versanti
Locale Basso Alta No Risanamento
di versanti
Tipi di analisi
• Condizioni statiche: analisi a lungo termine che
non considerano fattori scatenanti (piogge,
terremoti, ecc.)
• Condizioni pseudostatiche: valutazione della
forza minima necessaria per l’innesco di un
movimento franoso
• Condizioni dinamiche: valutazione della stabilità
di un pendio considerando un fattore dinamico
(terremoto)
131. 131
ANALISI AREALI
Fasi lavoro
• Dati di base
• Analisi geotecnica
• Analisi di pericolosità sismica
• Analisi di stabilità
• Analisi dei risultati
132. 132
PROGETTO
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali
Servizio Geologico
SCHEDA DI CENSIMENTO DEI FENOMENI FRANOSI Vers. 2.25
a cura di: Amanti M., Bertolini G., Ceccone G., Chiessi V., De Nardo M.T., Ercolani L.,
Gasparo F., Guzzetti F., Landrini C., Martini M. G., Ramasco M., Redini M., Venditti A.,
Rielaborata dall’originale: Guida al censimento dei fenomeni franosi ed alla loro archiviazione. AMANTI M., CASAGLI N., CATANI F.,
D’OREFICE M. & MOTTERAN G. (1996) - Miscell. VII Serv. Geol. d’It., Roma.
Sigla ID Frana
GENERALITÀ
Compilazione Localizzazione
Data Regione Provincia
Compilatore Comune
Autorità di bacino
Istituzione Toponimo IGM
CTR Scala Numero Toponimo
MORFOMETRIA FRANA POSIZIONE FRANA SUL VERSANTE
Dati generali Testata Unghia
Quota corona (m) Azimut movimento (°) In cresta
Quota unghia (m) Area totale A (m2
) Parte alta del versante
Lungh. orizz. Lo (m) Larghezza La (m) Parte media del versante
Dislivello H (m) Volume massa sp. Vf (m
3
) Parte bassa del versante
Pendenza (°) Profondità sup. sciv. Dr (m) fondovalle
GEOLOGIA
Unità 1 Unità 2 1 2 Litologia
rocce carbonatiche
Descrizione 1 Descrizione 2 travertini
marne
flysch calcareo-marnosi
Discontinuità 1: immers./inclinaz. Discontinuità 2: immers./inclinaz. 1 2 Assetto discontinuità arenarie, flysch arenacei
orizzontali argilliti, siltiti, flysch pelitici
reggipoggio rocce effusive laviche acide
1 2 Struttura 1 2 Litotecnica traverpoggio (generico) rocce effusive laviche basiche
massiva roccia traverp. ortoclinale rocce effusive piroclastiche
stratificata roccia lapidea traverp. plagioclinale rocce intrusive acide
fissile roccia debole franapoggio (generico) rocce intrusive basiche
fessurata detrito franap. + inclinato pendio rocce metamorfiche
fratturata terra granulare franap. - inclinato pendio rocce gessose, anidritiche, saline
scistosa terra granulare addensata franap. inclinato = pendio rocce sedimentarie silicee
vacuolare terra granulare sciolta 1 2 Degradazione conglomerati e brecce
caotica terra coesiva fresca detriti
1 2 Spaziatura terra coesiva consistente leggerm. degradata terreni prev. ghiaiosi
molto ampia (> 2m) terra coesiva poco consist. mediam. degradata terreni prev. sabbiosi
ampia (60cm - 2m) terra organica molto degradata terreni prev. limosi
moderata (6cm - 20cm) unità complessa completam. degradata terreni prev.argillosi
fitta (20cm - 60cm) unità complessa: alternanza Se necessario aggiungere i dati di terreno eterogeneo
molto fitta (<6cm) unità complessa: mélange altre unità su un foglio a parte terreno di riporto
USO DEL SUOLO ESPOSIZIONE DEL VERSANTE
aree urbanizzate
aree estrattive
seminativo
seminativo arborato
colture specializzate
vegetazione riparia
rimboschimento e novelleto
bosco ceduo
bosco d'alto fusto
incolto nudo
incolto macchia cespugliato
incolto prato pascolo
N
NNE
ENE
E
ESE
SSE
S
SSW
WSW
W
WNW
NNW
IDROGEOLOGIA CLASSIFICAZIONE DELL’EVENTO FRANOSO
Acque superficiali 1°liv 1 2 Movimento n.d. 1 2 Velocità 1 2 Materiale
assenti crollo estremamente lento (< 5*10
-10
m/s) roccia
stagnanti
ribaltamento molto lento (< 5*10-8
m/s) detrito
ruscellamento diffuso scivolamento rotazionale lento (< 5*10-6
m/s) terra
ruscellamento concentrato
scivolamento traslativo moderato (< 5*10
-4
m/s) 1 2 Cont. acqua
Sorgenti Falda espansione rapido (< 5*10
-2
m/s) secco
assenti assente colamento “lento” molto rapido (< 5 m/s) umido
diffuse freatica colamento “rapido” estremamente rapido (> 5 m/s) bagnato
localizzate in pressione sprofondamento molto bagnato
N° Prof. (m) complesso Note sulla classificazione:
DGPV
Se necessario, al 2° livello, aree soggette a crolli/ribaltamenti diffusi
aggiungere i dati relativi ad un 3° o 4° aree soggette a sprofondamenti diffusi
movimento su un foglio a parte aree soggette a frane superficiali diffuse
ATTIVITÀ
Stato non determinato Distribuzione Stile
quiescente stabilizzato relitto
attivo
riattivato
sospeso
artificialmente
naturalmente
costante
retrogressivo avanzante
in allargamento in diminuzione
multidirezionale confinato
singolo
complesso multiplo
composito successivo
* In caso di scelta fotointerpretazione:
Id_volo (rif. tabella volo_aer)
Numero strisciata
METODOLOGIA UTILIZZATA PER LA
VALUTAZIONE DEL TIPO DI
MOVIMENTO E DELLO STATO DI
ATTIVITA’
fotointerpretazione*
rilevamento sul terreno
monitoraggio
dato storico/archivio
segnalazione
Numero fotogramma
DATA DELLA OSSERVAZIONE PIU’ RECENTE CHE HA PERMESSO DI
DETERMINARE LO STATO DI ATTIVITA’
SEGNI PRECURSORI DATAZIONE
fenditure, fratture inclinaz. pali o alberi Fonte Data certa
trincee, doppie creste comparsa sorgenti giornali immagini telerilevate Data incerta min max
crolli localizzati scomparsa sorgenti pubblicazioni documenti storici Anno
rigonfiamenti scomparsa corsi d’acqua testim. orali lichenometria Mese
contropendenze variaz. portata sorgenti audiovisivi dendrocronologia Giorno
cedimenti variaz. livello acqua pozzi archivi enti metodi radiometrici Ora
lesioni dei manufatti acqua in pressione nel suolo cartografia altre datazioni Età Anni B.P. precisione
scricchiolio strutture rumori sotterranei Radiometrica ±
CAUSE
Intrinseche
materiale debole superfici di taglio preesistenti
materiale sensitivo orient. sfavorev. discont. Prim.
materiale collassabile orient.sfavorev. discont second.
materiale alterato contrasto di permeabilità
materiale fratturato contrasto di competenza
Geomorfologiche
sollevamento tettonico erosione glaciale base versante
sollevamento vulcanico erosione margini laterali frana
scarico glaciopressioni eros. sotterranea, sifonamento
erosione fluviale base versante deposito sul pendio o in cresta
erosione marina base versante rimozione naturale vegetazione
Fisiche
precipitaz. brevi intense gelifrazione o crioclastismo
precipitaz. eccezionali prolungate termoclastismo
fusione rapida di neve/ghiaccio imbibizione / disseccamento
fusione del permafrost aloclastismo
congelamento sorgenti terremoto
abbass. rapido liv. idrico esterno eruzione vulcanica
innalzam. livello idrico esterno rottura soglia lago
Antropiche
scavo al piede del pendio perdite d'acqua
carico sulla cresta del pendio disboscamento
abbassam. rapido livello serbatoio rimboschimento
innalzamento livello serbatoio attività estrattive in superficie
irrigazione attività estrattive sotterranee
attività agricole e pratiche colturali accumulo materiali scarto
scarsa manutenz. drenaggi vibrazioni
Note: (X) predisponenti () innescante
DANNI n.d.
Tipo di danno diretto caduta in un invaso sbarramento corso d’acqua sbarramento e rottura diga di frana rottura diga o argine
Persone morti N. feriti N. evacuati N a rischio N
Edifici privati N. pubblici N. privati a rischio N. pubblici a rischio N.
Costo (ML.) Beni Attività Totale
Grado Grado Grado Grado
Centri abitati Strutture servizio pubblico Beni culturali Strade
centro abitato maggiore ospedale monumenti autostrada
centro abitato minore caserma beni storico-architettonici statale
nucleo rurale scuola musei provinciale
case sparse biblioteca opere d’arte comunale
Attività economiche sedi Pubblica Amministraz. Infrastrutture di servizio altro
nucleo commerciale chiesa acquedotti Opere sistemazione
nucleo artigianale impianto sportivo fogne regimazione fluviale
impianto manifatturiero cimitero linee elettriche consolidamento versante
impianto chimico centrale elettrica linee telefoniche opere di protezione
impianto estrattivo porto gasdotti
impianto zootecnico ponte o viadotto oleodotti Corso d’acqua
Terreno agricolo galleria canalizzazioni Denominazione
seminativo condotta forzata impianti a fune
seminativo arborato stazione ferroviaria Ferrovie
colture specializzate bacino idrico alta velocità
prato o pascolo diga 2 o più binari Danno: potenziale
bosco inceneritore 1 binario deviazione
rimboschimento discarica Rete urbana sbarramento parziale
depuratore Ferrovia nd sbarramento totale
Grado di danno: N = non valutabile; L = lieve (estetico) ; M = medio (funzionale); G = grave (strutturale o perdita totale)
STATO DELLE CONOSCENZE INTERVENTI PREESISTENTI
Relaz. tecniche Movimenti di terra Drenaggio Sist. idraul.-forest.
relaz. sopralluogo progetto preliminare riprofil., gradonatura canalette superf. inerbimenti
relazione geologica prog. esecutivo/definitivo riduz. carichi testa trincee drenanti rimboschimenti
Indagini e monitoraggio increm. carichi piede pozzi drenanti disboscam.selettivo
perforaz. geognostiche inclinometri disgaggio dreni suborizz. viminate, fascinate
analisi geotecniche lab. piezometri Sostegno gallerie drenanti briglie o soglie
indagini idrogeologiche fessurimetri gabbioni Protezione difese di sponda
geoelettrica estensimetri muri reti Rinforzo
sismica di superficie clinometro paratie spritz-beton chiodi-bulloni
sismica down-hole assestimetro pali rilevati paramassi tiranti-ancoraggi
sismica cross-hole rete microsismica terre arm.-rinf. trincee paramassi imbracature
penetrometro monitor. topografico Mitigaz. danni strutt. paramassi iniezioni/jet grouting
pressiometro monitor. idrometeorol. consolid. edifici evacuazione reticoli micropali
scissometro altro demolizioni sistema allarme tratt. term.chim.elettr.
Costo indagini
già eseguite(ML)
Costo previsto
interventi eseguiti(ML)
Costo effettivo
interventi eseguiti (ML)
DOCUMENTAZIONE ADEMPIMENTI LEGISLATIVI NAZIONALI
Archivi CARG Legge 267/98 piani straordinari Piano Paesistico
Archivio AVI SI Legge 267/98 interventi urgenti Piani territoriali di coordinamento provinciale
Archivio SCAI NO Legge 267/98 PSAI Ordinanze Min. Interno (Prot. Civile)
Archivio sopralluoghi DPC Non coperto Schemi provisionali e programmatici Legge 183/89 Numero dell’Ordinanza
Archivio interventi SGN Pianificazione di bacino Legge 183/89 Altro
Altro
ATTIVAZIONI PRECEDENTI
BIBLIOGRAFIA
Autori Anno Titolo Rivista / Libro / Relazione Editore / Ente vol. pag.
Note:
133. 133
Dati di base
• Modello digitale del terreno,
Carta acclività, Carta esposizione,
Carta uso suolo, Carta geologica,
Carta geomorfologica, Analisi
geotecniche, Statistica frane,
Pericolosità sismica
Area di studio
134. 134
DESCRIZIONE DELL’AREA
• Superficie: 310 km2
• Bacino idrografico: Torrente Staffora
• Foglio geologico 1: 100.000: Voghera (n.
71)
• Categoria sismica: seconda (comune di
Varzi)
• Struttura sismogenetica ipotizzata: linea
Villavernia - Varzi
• Zona sismogenetica: 26
135. 135
FENOMENI FRANOSI
• Numero complessivo: 811
• Fenomeni ricorrenti: scorrimenti
traslazionali, colamenti, scorrimenti
traslazionali e colamenti
• Unità litotecniche coinvolte: coltri di
alterazione delle unità argillose,
marnose e sabbiose
percentuale
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
alb
an
ant
bis
bo
ca
cast
ccp
lum
mp
pagl
pal
pe
ranz
rig
sc
var
percentuale
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
bp
gb
hp
s
(a) (b)
angoloversante
%
0 10 20 30 40 50
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
dislivelloversante(m)
%
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
(X1000)
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
(c) (d)
lunghezza versante(m)
%
0 1 2 3 4
(X1000)
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
percentuale
0 10 20 30 40 50
E
N
NE
NW
S
SE
SW
W
(e) (f)
136. 136
percentuale
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
col
crl
scr
scr_col
sct
sct_col
percentuale
0 20 40 60 80 100
att
ina
qui
(a) (b)
angoloaccumulo
%
0 10 20 30 40
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
percentuale
0 20 40 60 80 100
GM- GC
GP- GW
MH- CH- OH
ML- CL- OL
SM- SC
(c) (d)
FORZE AGENTI LUNGO UN PENDIO
W
Wn
Wt
z
zw
u
c'
W = peso dell’unità di pendio
z = profondità superficie di
scorrimento
zw = altezza della tavola d’acqua
= angolo del pendio
u = pressione dell’acqua
c = coesione
m = zw / z
= angolo di attrito
137. 137
METODO DEL PENDIO
INDEFINITO
tanz
'tanz)m(cos/'c
F w
2
s
' = angolo di attrito (gradi);
c' = coesione effettiva (kPa);
= peso di volume (kN/m3);
m = rapporto tra la profondità del livello della falda e il deposito zw/z;
w = peso specifico dell’acqua (kN/m3
);
z = profondità della superficie di scivolamento (m);
= inclinazione della superficie topografica (gradi)
METODO DEL PENDIO
INDEFINITO
'tantanzz
tanz'tanz)m(cos/'c
K w
2
c
' = angolo di attrito (gradi);
c' = coesione effettiva (kPa);
= peso di volume (kN/m3);
m = rapporto tra la profondità del livello della falda e il deposito zw/z;
w = peso specifico dell’acqua (kN/m3
);
z = profondità della superficie di scivolamento (m);
= inclinazione della superficie topografica (gradi)
138. 138
0 5 Km
Tav. 3 - Modello digitale del terreno e reticolo idrografico
0 5 Km
Alluvioni attuali
Alluvioni terrazzate
Depositi di conoide
Detrito
Marne di M. Piano
Arenarie di Ranzano
Marne di Antognola
Marne di M. Lumello
Arenarie di Bismantova
Marne di M. Piano (B. T. P.)
Arenarie di Ranzano (B. T. P.)
Marne di Bosmenso
Marne di Rigoroso
Formazione di Castagnola
Marne di M. Bruggi
Argille a palombini di Barberino
Ofioliti
Argille varicolori
Arenarie di Scabiazza
Calcari di M. Cassio
Argilliti di Montoggio
Calcari di M. Antola
Argilliti di Pagliaro
Formazione di M. Penice
Complesso dell'Alberese Terziario
Complesso Caotico Pluriformazionale
LEGENDA
Tav. 1 - Carta Geologica
Faglia diretta o trascorrente
Sovrascorrimento
DEPOSITI
SUCCESSIONE NEOAUTOCTONA DEL
BACINO TERZIARIO PIEMONTESE
SUCCESSIONE ALLOCTONA-SEMIALLOCTONA
DI LOIANO,RANZANO-BISMANTOVA
UNITA' LIGURI
UNITA' SUBLIGURI
139. 139
Detrito di versante
Substrato arenaceo
Depositi di conoide
Alluvioni
Substrato marnoso - arenaceo
Substrato calcareo
Ofioliti
Depositi colluviali argillosi ad alta plasticità (HP) con spessore > 5m
Depositi colluviali argillosi a bassa plasticità (BP) con spessore > 5m
Depositi colluviali argillosi a bassa plasticità (BP) con spessore < 5m
Depositi colluviali argillosi a bassa plasticità con blocchi (BP-GB)
con spessore > 5m
Depositi di blocchi calcarei in matrice argillosa a bassa plasticità (GB-BP)
con spessore > 5m e paleofrane
LEGENDA
0 5 Km
Tav. 7 - Carta litologica derivata
0 5 Km
N
NE
E
SE
S
SW
W
NW
LEGENDA
Tav. 5 - Carta dell'esposizione dei versanti
141. 141
Scheda n. Compilatore Data
DATI GENERALI
Ente in possesso dei dati:
Località Comune
Mappa 1:............. rif. n.
Geologo responsabile: data d'indagine:
scopo:
tipo di indagine
Rilievo campagna Scavo Sondaggio Prova penetrometrica Prova geofisica
altro.................................................................
massima profondità raggiunta
DATI GEOLOGICI
Descrizione dei litotipi interessati dall'indagine Relativa formazione geologica
L1
L2
L3
L4
L5
DATI GEOTECNICI
C1 (L.....) C2 (L.....) C3 (L.....) C4 (L.....)
pesovolume.(kN/m
3
)
coesione (kPa)
angolo d'attrito (°)
conten. d'acqua (%)
Limiti Atterberg LL..............LP............
IP......................
LL..............LP.............
IP......................
LL...............lP...............
IP......................
LL..............lP..............
IP......................
granulometria (%) g................s..............
l.................a..............
g................s..............
l.................a..............
g................s..............
l.................a..............
g................s..............
l.................a..............
provenienza dati (1) EP L PL PS EP L PL PS EP L PL PS EP L PL PS
qualità campione (2) I DL R NV I DL R NV I DL R NV I DL R NV
profondità prelievo
attendibilità alta media bassa
DATI GEOFISICI
profondità livello Vp (m/s) Vs (m/s)
DATI IDROLOGEOLOGICI
Sond1 Sond2 Sond3
quota data quota data quota data
quota falda (m)
(al di sotto del p. c.)
NOTE
Analisi geotecnica
Codice Descrizione Coesione
(kPa)
Angolo di attrito
(°)
Peso volume
(kN/m3
)
1 alluvioni, depositi di conoide,
detrito di versante, substrato,
ofioliti
- - -
2 colluvioni HP 0.0 14.0 20.0
3 colluvioni BP 0.0 22.0 20.0
4 colluvioni BP-GB 0.0 11.0 20.0
5 colluvioni GB-BP 0.0 24.0 20.0
• 182 campioni
• Analisi statistica
142. 142
LEGENDA
0 5 Km
Fs > 1.5
Fs 1
1 < Fs 1.25
1.25 < Fs 1.5
non valutato
Tav. 12 - Carta dei valori del fattore di sicurezza (Fs) in assenza di acqua
Fs > 1.5
Fs 1
1 < Fs 1.25
1.25 < Fs 1.5
non valutato
LEGENDA
0 5 Km
Tav. 13 - Carta dei valori del fattore di sicurezza (Fs) in condizioni di completa saturazione
143. 143
LEGENDA
0 5 Km
non valutato
0.01 < Kc 0.03
0.03 < Kc 0.06
Kc 0.01
0.06 < Kc 0.1
0.1 < Kc 0.2
Kc > 0.2
Tav. 14 - Carta dei valori del coefficiente di accelerazione orizzontale critica (Kc) in assenza di acqua
non valutato
0.01 < Kc 0.03
0.03 < Kc 0.06
Kc 0.01
0.06 < Kc 0.1
0.1 < Kc 0.2
Kc > 0.2
LEGENDA
0 5 Km
Tav. 15 - Carta dei valori del coefficiente di accelerazione orizzontale critica (Kc) in condizioni di completa saturazione
Kc < 0.01
0.01 < Kc < 0.03
0.03 < Kc < 0.06
0.06 < Kc < 0.1
0.1 < Kc < 0.2
Kc > 0.2
non valutato
144. 144
COEFFICIENTE Kc
(CON MAPPA IDROGEOLOGICA)
INPUT SISMICO
Dati di base
• zone sismogenetiche (Oltrepo’ = zona
26)
• catalogo dei terremoti storici
• leggi di attenuazione
Risultato
• Intensità attesa con 90% di
probabilità di non eccedenza in 50
anni (periodo ritorno 475 anni)
145. 145
INPUT SISMICO
679715.550657.ln I
g
a
86238.528484.1ln IIa
ACCELERAZIONE DI PICCO (m/s2)
INTENSITA’ DI ARIAS (m/s)
LEGENDA
0 5 Km
0.9 - 1.0
1.01 - 1.1
1.11 - 1.2
1.21 - 1.3
1.31 - 1.4
1.41 - 1.5
I valori sono espressi in m/sec
2
Tav. 8 - Carta dei valori del picco di accelerazione
146. 146
0 5 Km
0.14 - 0.16
0.17 - 0.19
0.20 - 0.22
0.23 - 0.25
0.26 - 0.28
0.29 - 0.31
0.32 - 0.34
0.35 - 0.37
0.38 - 0.40
I valori sono espressi in m/sec
Tav. 9 - Carta dei valori dell'intensità di Arias
LEGENDA
Mappa degli spostamenti
Mappa di Pga
Mappa del Kc
se Pga > Kc
Mappa di Ia
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
180
190
200
210
220
230
240
Displacement(cm)
Kc <= 0.01
0.01 < Kc <= 0.03
0.03 < Kc <= 0.06
0.06 < Kc <= 0.1
0.1 < Kc <= 0.2
0.2 < Kc <= 0.3
147. 147
Relazione tra spostamento e Ia per
diversi valori di Kc
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
110
120
130
140
150
160
170
180
190
200
210
220
230
240
Spostamento(cm)
Kc <= 0.01
0.01 < Kc <= 0.03
0.03 < Kc <= 0.06
0.06 < Kc <= 0.1
0.1 < Kc <= 0.2
0.2 < Kc <= 0.3
Valori di Ia (cm/s)
LEGENDA
0 5 Km
aree non esaminate
aree non riattivate
aree riattivate
Tav. 16 - Carta delle aree potenzialmente riattivabili durante un evento sismico
148. 148
LEGENDA
0 5 Km
assente
0 - 10 cm
11 - 30 cm
31 - 50 cm
> 50 cm
aree non esaminate
Tav 17 - Carta dello spostamento potenziale del terreno durante un evento sismico
LEGENDA
0 5 Km
aree non influenzate
infrastrutture e centri abitati non danneggiati
infrastutture e centri abitati danneggiati
Tav. 18 - Carta del danneggiamento delle infrastrutture e dei centri abitati
149. 149
ANALISI PUNTUALI
FORZE AGENTI LUNGO UN PENDIO
W
Wn
Wt
z
zw
u
c'
W = peso dell’unità di pendio
z = profondità superficie di
scorrimento
zw = altezza della tavola d’acqua
= angolo del pendio
u = pressione dell’acqua
c = coesione
m = zw / z
= angolo di attrito
150. 150
Analisi statiche (Bishop, Jambu,
Fellenius, ecc.)
1 (c’ b + (W - u b) tan’) sec
Fs= ----------- ------------------------------
W sin 1 + tan tan’
--------------
Fs
Dati necessari
• Geometria
• Parametri geotecnici (peso volume,
coesione, angolo di attrito)
• Livello della falda
• LIMITI E VANTAGGI
• Semplicità del modello
• Condizioni statiche
• Applicabilità in vaste aree
151. 151
Metodo di Bishop
• Superficie topografica: punti
• Superficie di scivolamento: punti o
circolare (centro e raggi)
• Discretizzazione: definita – calcolata a
passo costante
• Presenza di acqua
• Caratteristiche fisico-meccaniche
• Stratificazione
• Parametri meccanici: C, , w, ru,
1 c = 7 KPa NPX = 3
= 25 ° NPY = 3
= 19.5 KN/m3 NRA = 3
ru = 0.3
2 c = 25 KPa Fs = 1.21
= 12 °
= 18 KN/m3
ru = 0.3
1
2
152. 152
------------------------------ SLOPE STABILITY - BISHOP'S SIMPL METHOD
FRANA MONTE ROTONDO SUP ASS BISHOP BMW.DAT
(11- 4-2008)
NO. OF POINTS ...................... (NPS ) 86
SLIP SURF.INDEX (0=CIRCLE;1=INPUT).. (NGEOM) 1
NO. OF EXTERNAL LOADS .............. (NLO ) 0
ASSIGNED END ...(0=NO; 1=YES)....... (NRR ) 0
ITERATIVE PROCESS DATA .............................
MIN NO. OF ITER. (DEFAULT.EQ. 3) .............. 3
MAX NO. OF ITER. (DEFAULT.EQ.15) .............. 15
FS VAR TOLERANCE (DEFAULT.EQ.0.02) ...... .200E-01
SURFACE DATA .......................................
IPS X -IPS YU-IPS YL-IPS YW-IPS
1 1.000 20.00 20.00 .0000
2 2.000 20.60 19.80 .0000
3 3.000 20.70 19.60 .0000
4 4.000 20.70 19.50 .0000
5 5.000 20.80 19.40 .0000
6 6.000 20.90 19.40 .0000
........
82 82.00 53.00 51.70 .0000
83 83.00 53.60 52.70 .0000
84 84.00 54.40 53.80 .0000
85 85.00 55.40 55.00 .0000
86 86.00 56.00 56.00 .0000
MOMENT ABOUT POINT O .................... (IROT= 0) X-COORD ..(XCC ) 18.0 ; Y-COORD ..(YCC ) 98.0 MAX DIST..(RAA ) 80.0 ;
NO. OF LAYER (1=HOMOGENEOUS DEP).... (NST ) 1
I COH PHI Y0 ALPH GAM-T
1 .0000 40.00 .0000 .0000 24.50
WATER UNIT WEIGHT ...................(GAMW) .000
PWP RATIO RU (U/SIGVT)...............(RU ) .500
============================================================ COMPUTED FS
FS = 1.05
Analisi pseudostatiche (Sarma, ecc.)
Wi
Kc Wi
Xi
Zi
Ei
Ti
Ni
bi
an + an-1 en + an-2 en en-1 + ... + a1 en en-1...e3 e2
Kc = -----------------------------------------------------------------
pn + pn-1 en + pn-2 en en-1 + ... + p1 en en-1...e3 e2
Wisin(i -i) + Ricos i + Si+1sin( i -i -i+1) - Sisin( i -i -i)
ai = -------------------------------------------------------------------------------------
cos(i -i +*i+1-i+1) sec*i+1
Wi cos (i - i)
pi = ---------------------------------------
cos ( - i + i+1 - ) seci+1
cos (i - i + *i - i) sec*i
ei = ------------------------------------------------
cos (i - i + *i+1 - i+1) sec*i+1
Ri = ci bi seci - Ui tani
Si = c*i di - PWi tan*i
153. 153
Dati necessari
• Geometria
• Parametri geotecnici (peso volume,
coesione, angolo di attrito)
• Livello della falda
• Azione orizzontale
• LIMITI E VANTAGGI
• Semplicità del modello
• Input sismico semplificato come azione
orizzontale
• Applicabilità in vaste aree
Metodo di Sarma
• Superficie topografica: punti
• Superficie di scivolamento: punti o
circolare (centro e raggi)
• Discretizzazione: definita – calcolata a
passo costante – conci inclinati
• Presenza di acqua
• Caratteristiche fisico-meccaniche
• Stratificazione
• Parametri meccanici: C, , w, ru,
• Accelerazioni verticali ed orizzontali
154. 154
a
b
c
V (m3) M (t) (t/m3) (°) (°) Kc
Corpo globale 24.347 48.450 1.99 17 10.0 0.0001
Corpo a-b 10.447 20.790 1.99 17 10.5 0.002
Corpo c 2.980 5.930 1.99 17 11.0 0.006
---------- SLOPE STABILITY - SARMA DYNAMIC METHOD
NO. OF POINTS ON GROUND SURFACE = 9
AUTOMATIC GENERATION INDEX FOR SLIP DATA = 1
AUTOMATIC GENERATION INDEX FOR INTERSLICE MATERIAL PROPERTIES = 1
IPS X-UPP. Y-UPP. X-LOW. Y-LOW. Y-W.T.
1 2.300 2.000 2.300 2.000 15.00
NO. OF LAYER (1=HOMOGENEOUS DEP).... (NST ) 3
I COH PHI GAM-T Y0 ALPHA
1 0.0000 33.00 19.70 0.0000 0.0000
NO. OF BOUNDARIES .................. (NPS ) 9
I COH PHI PW-FOR
1 0.0000 0.0000 0.0000
ASSIGNED VERTICAL ACCELERATION ....(ACV ) 0.000 ASSIGNED HORIZONTAL ACCELERATION ....(ACH ) 0.000
WATER UNIT WEIGHT ...................(GAMW) 9.81 PWP RATIO RU (U/SIGVT)...............(RU ) 0.600
FACTOR OF SAFETY (REDUCT OF SHEAR ST)(FS ) 1.00 LINE OF THRUST (N-TOT FORC) .........(BLL ) 0.500
PESI KC*PESI SUI CONCI
1 462.65 97.324
FORZE TRA LE LINEE DI SEPARAZIONE DEI CONCI
N-TOT F-TG N-EFF PWW
1 0.00000 0.00000 0.00000 0.00000
2 1078.5 275.43 393.36 685.18
FORZE ALLA BASE DEI CONCI
N-TOT F-TG N-EFF UB
1 1650.3 384.55 592.15 1058.2
SFORZI EFFICACI TRA LE LINEE DI SEPARAZIONE DEI CONCI
SF-NORM SF-TG
2 64.484 45.153
SFORZI EFFICACI ALLA BASE DEI CONCI
SF-NORM SF-TG
1 75.484 49.020
PTI APPL. FORZE E, E' VS. LUNGH.PARETE CONCIO
1 0.00000 0.00000 0.00000
2 1.0107 7.6122 6.1000
ULT.CONCIO: L(F-NORM) VS. LUNGH.BASE CONCIO 8 2346.2 0.89443 AREA= 306.27
COMPUTED KC 0.210
155. 155
Analisi dinamiche (Newmark, ecc.)
Ne
Te
x
y
W
M an
M at
z
N - M an - Wn + Ne = 0
T - M at - Wt + Te = 0
• Contatto tra base e blocco
• Superamento della resistenza limite – moto relativo tra base e blocco
• Velocità relativa nulla – contatto tra base e blocco
• Andamento degli spostamenti relativi
T
Nl N
T
s
Cpk
spk sr
pk
r
r
Analisi dinamiche (Newmark, ecc.)
LEGAME COSTITUTIVO BASE-BLOCCO
Tlim = N tg pk quando N < Nl e s < spk
Tlim = Cpk + N tg r quando N > Nl
Tlim = N tg r quando s > sr
Tlim = N tg r + [(Cpk + N tg r– N tg pk) / (sr – spk)] s quando spk < s < sr
156. 156
Dati necessari
• Geometria (superficie di scivolamento,
massa)
• Parametri geotecnici (peso volume,
coesione, angolo di attrito)
• Livello della falda
• Accelerogramma atteso
• LIMITI E VANTAGGI
• Semplicità del modello
• Non analizza l’effetto post-sismico
• Applicabilità in vaste aree
Dati di input
• Accelerogrammi
• Massa del blocco M
• Anglo dello strato di base
• Angolo di attrito di picco pk
• Angolo di attrito residuo r
• Resistenza limite Cpk
• Spostamento limite resistenza di picco spk
• Spostamento limite resistenza residua sr
157. 157
Risultati
a
b
c
NTC07 - Tr 975 anni - Accelerogramma n. 6
-0.30
-0.20
-0.10
0.00
0.10
0.20
0.30
0 5 10 15 20 25 30 35 40
Tempo (s)
Accelerazione(g)
158. 158
acc 1 acc 2 acc 3 acc 4 acc 5 acc 6 media acc 1 acc 2 acc 3 media
40% 0.002 0.003 0.003 0.004 0.004 0.004 0.003 0.070 0.069 0.071 0.070
50% 0.014 0.016 0.017 0.017 0.020 0.018 0.017 0.147 0.151 0.149 0.149
60% 0.067 0.078 0.084 0.078 0.088 0.078 0.079 0.356 0.371 0.358 0.362
acc 1 acc 2 acc 3 acc 4 acc 5 acc 6 media acc 1 acc 2 acc 3 acc 4 acc 5 acc 6 acc 7 media
40% 0.099 0.074 0.057 0.088 0.089 0.076 0.081 0.135 0.181 0.12 0.216 0.118 0.335 0.137 0.177
50% 0.186 0.145 0.13 0.186 0.193 0.157 0.166 0.213 0.383 0.231 0.404 0.21 0.61 0.288 0.334
60% 0.424 0.357 0.352 0.463 0.466 0.374 0.406 0.353 0.967 0.464 0.847 0.387 1.29 0.758 0.724
acc 1 acc 2 acc 3 acc 4 acc 5 acc 6 media acc 1 acc 2 acc 3 acc 4 acc 5 acc 6 acc 7 media
40% 0.198 0.189 0.154 0.162 0.203 0.158 0.177 0.043 0.062 0.437 0.243 0.402 0.118 0.194 0.214
50% 0.338 0.346 0.275 0.285 0.366 0.277 0.315 0.098 0.111 0.766 0.439 0.731 0.233 0.430 0.401
60% 0.678 0.707 0.656 0.636 0.811 0.597 0.681 0.311 0.246 1.570 0.905 1.570 0.534 0.956 0.870
Tempo di ritorno 975 anni
accelerogrammi da NTC07 accelerogrammi compatibili con OPCM 3431 - Reluis scalati
Tempo di ritorno 475 anni
accelerogrammi da NTC07
Tempo di ritorno 475 anni
accelerogrammi da NTC07 accelerogrammi compatibili con OPCM 3431 - Reluis non scalati
accelerogrammi da pericolosità GdL04
CORPO c
Tempo di ritorno 72 anni
FRANA DI VIGOMARITO
• Scorrimento traslazionale quiescente
• Formazione di Monte Penice
• Indagini geotecniche e sismica a rifrazione
Formazione (kN/m3
) c’ (kPa) ’ (°) cu (kPa) u (°)
pe 18.8 20.0 19.0 25.0 0.0
159. 159
FRANA DI VIGOMARITO
Sezione Spost. (m)
GNDT
asciutto
Spost. (m)
GNDT
saturo
Spost. (m)
Lom1
asciutto
Spost. (m)
Lom1
saturo
Spost. (m)
Lom2
asciutto
Spost. (m)
Lom2
saturo
A-A’ 0.00 10.90 0.00 1.31 0.00 1.81
A’-A’’ 0.00 0.34 0.00 0.01 0.00 0.09
Sezione Kc
drenate asciutto
Kc
drenate saturo
Kc
non drenate
A-A’ 0.296 0.109 0.000
A’-A’’ 0.353 0.162 0.030
Influenza delle componenti
dell’accelerogramma
Linea continua: uso componente orizzontale e verticale
Linea tratteggiata: uso della sola componente
orizzontale
161. 161
Influenza degli spostamenti limite
resistenza di picco e residua
ANALISI DELLE PERICOLOSITA’
DEL CENTRO URBANO DI SALO’
162. 162
Tematiche
•Pericolosità sismica di base
•Pericolosità sismica locale:
Amplificazioni
Instabilità
•Aspetti metodologici
•Applicazione a Salò
- la pericolosità sismica di base:
l’individuazione dell’input sismico,
rappresentato da uno scenario di evento
atteso nell’area;
- la pericolosità sismica locale:
possibili effetti di amplificazione
possibili effetti di instabilità.
A tal fine quindi si mostreranno i passaggi che portano
alla individuazione e valutazione di tali problematiche,
passando quindi dall’analisi geologica e geomorfologica del
sito, alla caratterizzazione geotecnica dei litotipi ed alle
relative analisi numeriche.
Pericolosità sismica
163. 163
Pericolosità sismica di base
• Il Comune di Salò è attualmente classificato, dal punto di vista
sismico, in zona 2.
• I dati di riferimento sono stati ricavati dal catalogo storico (Stucchi
e Camassi, 1996; CPTI, 1999). In particolare si è considerato
l’evento avvenuto nel 1901 traslando il suo epicentro nella posizione
dell’evento del 1826 (intensità epicentrale 5.5° MCS, magnitudo 4.2).
• L’evento del 1901 è caratterizzato dall’avere una intensità
epicentrale dell’8° della scala MCS, una magnitudo di 5.5 ed un picco
di accelerazione massima di 0.28 g.
• Al fine di ottenere una distribuzione spaziale della severità
(espressa in termini di Picco di accelerazione, (Pga) di tale evento, si
è applicata la legge Sabetta e Pugliese (1987). Per il funzionamento
di tale programma sono richiesti come dati le coordinate geografiche
dell'epicentro e degli estremi della zona in esame, la magnitudo
dell'evento e le dimensioni della cella della griglia (in questo caso 1
Km).
164. 164
Pericolosità sismica di base
• Per il sito oggetto di studio è stata effettuata
anche un’analisi di pericolosità probabilistica che
ha portato all’individuazione di un Picco di
accelerazione atteso di 0.15 g, considerando un
periodo di ritorno di 475 anni. Si è inoltre valutato
che l’evento del 1901 posizionato nell’epicentro
originale avrebbe causato, nel centro di Salò, un
Picco di accelerazione di 0.12 g. Risulta quindi
chiaro come lo scenario di evento considerato può
essere considerato come il massimo atteso
nell’area.
Pericolosità sismica di base
Per l’analisi delle amplificazioni e delle instabilità è necessario avere un
accelerogramma di riferimento. In tale applicazione sono stati
utilizzati due accelerogrammi:
• accelerogramma artificiale generato in modo da avere lo spettro di
risposta proposto dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti,
nell'ambito della proposta di normativa per le costruzioni in zona
sismica, valido a livello nazionale, per la 2° categoria, per i terreni di
tipo S1 e ha una durata di 20 s (GNDT);
•
accelerogramma artificiale generato in modo da avere lo spettro di
risposta derivante dallo scenario di evento del 1901 (SALO),
ambedue caratterizzati da un Picco di accelerazione di 0.28 g.
165. 165
Pericolosità sismica locale
Per individuare i possibile effetti di amplificazioni ed instabilità è stata
predisposta una carta litotecnica con elementi geomorfologici e si
sono raccolti i dati geotecnici.
Sulla Carta litotecnica con elementi geomorfologici sono
state raggruppate le diverse formazioni geologiche
affioranti in unità litotecniche omogenee per
composizione litologica e comportamento meccanico
In particolare è stato distinto il substrato roccioso, e parte
della copertura, dai depositi sciolti più recenti.
Nella categoria copertura sono stati raggruppati i depositi
continentali sciolti (detriti in genere, distinti in base alla
granulometria prevalente).
166. 166
Pericolosità sismica locale
Sulla stessa carta sono state evidenziate le forme
geomorfologiche particolarmente significative
(soprattutto dal punto di vista della possibile
variazione della risposta sismica e dei potenziali
fenomeni indotti dal sisma) e le aree in dissesto:
gli orli di frana (attiva, quiescente, inattiva), le
aree potenzialmente franose (soliflussi e creep),
le aree esposte a pericoli di frane, i cigli di
scarpate con altezze superiori ai 10 m e le zone
paludose o acquitrinose.
frana di scivolamento attiva
frana di scivolamento
quiescente
frana da crollo
SUBSTRATO ROCCIOSO
Successioni carbonatico-dolomitiche e marnoso-selciose:
ST stratificato
SF stratificato molto fratturato o cataclasato
Depositi continentali addensati:
DC detriti cementati, conglomerati e travertini
DM depositi glaciali, fluvioglaciali, fluviali, addensati o consistenti
COPERTURA
Depositi continentali sciolti:
GG terreni prevalentemente a grana grossa
GEOMORFOLOGIA
167. 167
Parametri geotecnici
• SUBSTRATO ROCCIOSO
• Successioni carbonatico-dolomitiche e marnoso-selciose:
• ST stratificato
• Parametro min max
• RMR base 50 70
(°) 30 40
• c (kPa) 250 350
• Esitu (GPa) 10 40
• Vp (ms) 3.600 5.600 Ammassi di qualità buona
• Vp (ms) 3.000 3.600 Ammassi di qualità mediocre
• SF stratificato molto fratturato o cataclasato
• Parametro min max
• RMR base 20 30
(°) 15 20
• c (kPa) 100 150
• Esitu (GPa) 2 3
• Vp (ms) 2.300 4.000 Ammassi di qualità scadente
Parametri geotecnici
• Depositi continentali addensati:
• DC detriti cementati, conglomerati e travertini
• Parametro min max
• RMR base 50 70
(°) 30 40
• c (kPa) 250 350
• Esitu (GPa) 10 40
• Vp (ms) 3.500 4.500 Ammassi di qualità discreta
• Vp (ms) 2.500 3.500 Ammassi di qualità scadente
• DM depositi glaciali, fluvioglaciali, fluviali, addensati o consistenti
• Parametro min max
(kN/m3) 17 20
(°) 25 45
• c (kPa) 0 10
• Vp (m/s) 800 1800
• Vs (m/s) 250 500
168. 168
Parametri geotecnici
• COPERTURA
• Depositi continentali sciolti:
• terreni prevalentemente a grana grossa
• Parametro min max
(kN/m3) 16 20
(°) 20 45
• c (kPa) 0 50
• Vp (m/s) 800 1200
• Vs (m/s) 200 300
Movimenti franosi
- uno scorrimento del quale la parte
superiore è stata classificata come
quiescente e la parte inferiore come
attiva, il movimento è probabilmente
dovuto ad uno scorrimento
nell’accumulo di frana derivato da un
crollo
- una frana di crollo
169. 169
Movimenti franosi
• Scorrimento
• porzione superiore
• Angolo medio dei versanti in dissesto 10°
• Ampiezza orizzontale dell’accumulo 650 - 900 m
• Lunghezza verticale dell’accumulo 550 m
• Spessore dell’accumulo 30 - 60 m
• Angolo d’attrito residuo del materiale 34° (detrito)
• Coesione residua del materiale 0 kPa
• Peso di volume medio del materiale 19 kN/m3
• porzione inferiore
• Angolo medio dei versanti in dissesto 15°
• Ampiezza orizzontale dell’accumulo 400 - 450 m
• Lunghezza verticale dell’accumulo 80 - 120 m
• Spessore dell’accumulo 25 - 35 m
• Angolo d’attrito residuo del materiale 20°
• Coesione residua del materiale 50 kPa
• Peso di volume medio del materiale 20 kN/m3
Analisi dinamiche (Newmark)
Ne
Te
x
y
W
M an
M at
z
N - M an - Wn + Ne = 0
T - M at - Wt + Te = 0
• Contatto tra base e blocco
• Superamento della resistenza limite – moto relativo tra base e blocco
• Velocità relativa nulla – contatto tra base e blocco
• Andamento degli spostamenti relativi
170. 170
T
Nl N
T
s
Cpk
spk sr
pk
r
r
Analisi dinamiche (Newmark)
LEGAME COSTITUTIVO BASE-BLOCCO
Tlim = N tg pk quando N < Nl e s < spk
Tlim = Cpk + N tg r quando N > Nl
Tlim = N tg r quando s > sr
Tlim = N tg r + [(Cpk + N tg r– N tg pk) / (sr – spk)] s quando spk < s < sr
Analisi di stabilità
Località Inclinazione
del versante
(°)
Massa
(t)
Angolo di
attrito residuo
(°)
Coesione
(kPa)
Peso di
volume
(kN/m3
)
Saturazione
(%)
SALO
(cm)
GNDT
(cm)
Salò (p.s.) 10 51640 34 0 19 0 stabile stabile
10 51640 34 0 19 20 stabile stabile
10 51640 34 0 19 40 stabile stabile
10 51640 34 0 19 60 stabile stabile
10 51640 34 0 19 80 stabile stabile
10 51640 34 0 19 100 0.07 0.03
Salò (p.i.) 15 4562 20 50 20 0 2.27 4.48
15 4562 20 50 20 20 9.24 13.5
15 4562 20 50 20 40 55.0 50.4
15 4562 20 50 20 45 94.5 101.0
15 4562 20 50 20 50 * *
Scorrimento
171. 171
Movimenti franosi
• Crollo
• fino alla quota di 250–300 m è presente il substrato roccioso subaffiorante
che porta ad inclinazioni maggiori di 30°: detriti cementati conglomerati e
travertini (Formazione del Colle di San Bartolomeo) e formazioni
stratificate molto fratturate o cataclasate (Scaglia Lombarda);
• da 250 m a 150 m sono presenti i terreni prevalentemente a grana grossa:
detrito di falda con inclinazioni intorno ai 20°-30°;
• da 150 m a 90 m sono presenti i terreni prevalentemente a grana grossa:
un deposito morenico misto a detrito che porta ad inclinazioni comprese tra i
10° e i 15°;
• da 90 m fino a 70 m sono presenti i terreni prevalentemente a grana
grossa: un deposito alluvionale di fondovalle che porta ad inclinazioni
inferiori ai 5°-10°.
Analisi di stabilità
• predisposizione delle schede di campagna
• prove in sito sugli affioramenti
• prelievo di campioni
• rilievo geologico
• classificazione degli ammassi rocciosi
• rilievo della pista di discesa e statistica dei massi al
piede
• esecuzione di modelli di rottura
• esecuzione di analisi di stabilità in condizioni statiche
e pseudostatiche
• verifiche
• possibili piste di discesa e le aree caratterizzate
dalle diverse percentuali di quantità di materiale
crollato
172. 172
Analisi di stabilità
• fascia di transito: nessun blocco si ferma
all’interno della fascia;
• fascia A: arresto del 70% dei blocchi;
• fascia B: arresto del restante 25% dei
blocchi;
• fascia C: arresto del restante 5% dei
blocchi.
Crollo
173. 173
Analisi di amplificazione
• Terreni di copertura classificati come Depositi
continentali sciolti (terreni prevalentemente a grana
grossa), che potrebbero causare effetti di
amplificazione.
• Analisi parametriche ipotizzando diversi spessori dei
materiali e diverse stratigrafie
• Modelli di calcolo monodimensionali (Idriss e Sun, 1992)
e si sono applicati alla base del deposito gli
accelerogrammi derivati dalle analisi di pericolosità di
base (GNDT e SALO)
• I risultati sono stati espressi attraverso un Fattore di
amplificazione (Fa), dato dal rapporto tra l’intensità
spettrale (SI) di output (punto sulla superficie
topografica) e quella di input (punto alla base del
deposito) (Housner, 1952)
Analisi di amplificazione
Spessore (m) (kN/m3
) Vs (m/s) Fa SALO Fa GNDT
60 20
22
300
1100
1.18 1.07
30
30
20
20
32
300
500
1100
1.56 1.44
20
40
20
20
22
300
500
1100
1.74 1.69
10
50
20
20
22
300
500
1100
1.50 1.52
174. 174
Conclusioni
• L’applicabilità, la ripetitività e
l’affidabilità nei risultati, della
metodologia proposta è strettamente
legata, chiaramente, alle informazioni di
base, in modo particolare per quanto
riguarda l’analisi della pericolosità locale
• Livelli diversi di affidabilità legata anche
ai costi