Il Giornale dell'Arte n.373 marzo 2017 pg.36 Colegio Patriarca
Dopo la Cappella Sistina spagnola, restaurati gli arazzi della chiesa del Colegio
del Patriarca: ora devono essere decifrati
Da GIOTTO a CARAVAGGIO - Testimonianze di fede nell'arteUmberto Giordano
Come gli Artisti hanno rappresentato immagini sacre, nel corso dei secoli, con spirito religioso, con particolare riferimento a Giotto, Leonardo, Michelangelo e Caravaggio
Ciò che viene a modificarsi è il rapporto fondamentale tra rappresentazione e conoscenza. Durante l’età umanistica, la conoscenza attraverso i sensi aveva un valore positivo: cercando di capire ciò che si osservava si acquisiva una nuova comprensione del reale. Era un notevole progresso rispetto ad una conoscenza che in età medievale era ammessa solo come interpretazione simbolica delle sacre scritture. E in età umanistica artista e scienziato (anche se per quell’età è improprio usare questo secondo termine) potevano ancora essere la stessa persona. Nel Seicento ciò non è più possibile. La nascita delle scienze sperimentali e i progressi delle discipline matematiche hanno portato la conoscenza in ambiti diversi da quelli esperibili attraverso i sensi. Anzi, la conoscenza attraverso i sensi viene messa decisamente in crisi, se pensiamo a quanto questi possono essere fallaci come nel caso della sfericità della terra o del suo movimento rotatorio e di rivoluzione intorno al sole. In pratica non sono più i sensi, ma l’intelletto, la chiave di volta per accedere alla conoscenza del vero.
2. I Carracci :
Annibale (1560-1609)
Agostino (1557-1602)
erano fratelli
Ludovico (1555-1619) era
loro cugino, provenivano da
una famiglia della piccola
borghesia locale e si
dedicarono alla pittura
formandosi nell'ambiente
cittadino che negli anni
della loro giovinezza era
dominato dagli artisti della
tradizione del tardo-
manierismo locale.
3. L'importanza della loro
attività artistica e teorica,
sta nell'aver contribuito
in maniera determinante
all'uscita dalla crisi del
Manierismo, alla
formazione della cultura
figurativa Barocca, a
nuove soluzioni pittoriche
basate sul recupero della
tradizione classica e
rinascimentale rinnovata
seguendo la pratica e i
precetti dello studio del
vero e del disegno.
4. L'arte manierista che
riproduceva stancamente lo
stile dei grandi del
Rinascimento, accentuandone
le complicazioni formali e il
virtuosismo, non obbediva più
all'esigenza di chiarezza e
devozionalità.
Bologna era al centro di un
territorio in cui l'opera degli
artisti aveva per tradizione un
accentuato carattere
devozionale e pietistico, ed
inoltre si trovava a contatto
ravvicinato con l'arte padana e
veneta, su queste basi culturali
ed estetiche i Carracci
svolsero il loro compito di
teorici del rinnovamento
artistico, accentuando
l'umanità dei personaggi e la
chiarezza delle scene sacre.
5. L'eclettismo della loro
arte, il rispetto della
tradizione, un linguaggio
adatto ai luoghi pubblici
frequentati dalle classi
popolari soddisfaceva le
esigenze della Chiesa
della Controriforma che
necessitava di un nuovo
modo di esprimere il suo
primato sulle altre
confessioni e confermava
che l'arte poteva e
doveva essere veicolo
verso la fede.
6. I Carracci si
inserirono
perfettamente
nel momento
politico ed
artistico
dell'epoca,
capirono il
bisogno di una
tensione
artistica che
potesse
rispecchiare le
nuove esigenze
e che fosse
libera dagli
artifici e dalla
complessità del
Manierismo.
Arcimboldo-inverno
7. Nel 1582 istituirono
una scuola che aveva
il preciso compito di
formare
culturalmente e
pittoricamente nuovi
artisti, chiamandola
prima Accademia dei
Desiderosi e
successivamente di
Accademia degli
Incamminati (1590).
8. Oltre alle opere singole i tre cugini Carracci furono attivi in imprese
realizzate collettivamente.
9. Nel 1584 affrescarono alcune sale del palazzo del conte
Filippo Fava a Bologna. La decorazione più famosa che
realizzarono nella dimora del conte Fava è il fregio con Storie
di Giasone e Medea. L'opera forse mostra ancora qualche
incertezza giovanile, ma già vi si scorge la forte carica
innovativa dei tre pittori quasi esordienti.
10. Nei primi anni
novanta del
Cinquecento i tre
decorarono ad
affresco il salone
d'onore di Palazzo
Magnani,
realizzando un
fregio con le
Storie della
fondazione di
Roma.
11. Tra il 1593 e il 1594
sempre a Bologna
affrescano tre sale di
Palazzo Sampieri con
Storie di Ercole. Qui agli
affreschi si aggiunsero
tre grandi tele: Cristo e
la Samaritana di
Annibale, Cristo e la
donna Cananea di
Ludovico e Cristo e
l'adultera di Agostino.
I tre dipinti (che
compongono un ciclo
unitario) in epoca
napoleonica furono
trasferiti nella
Pinacoteca di Brera,
dove tuttora (forse
incongruamente) si
trovano.
Cristo e l'adultera di Agostino
12. Il tema della decorazione della volta della Galleria Farnese è gli Amori degli dei,
le singole scene raffigurate si basano in buona parte sulle Metamorfosi di Ovidio.
Annibale ed Agostino Carracci lavorarono, dal 1596 in poi, anche alla
decorazione di alcune stanze di Palazzo Farnese a Roma.
Il primo ambiente, il Camerino Farnese, è senza dubbio opera di Annibale,
mentre è discusso se Agostino abbia preso parte o meno a questa impresa
decorativa. Il secondo, la celeberrima Galleria Farnese, è il capolavoro di
Annibale, ma anche Agostino contribuì all'opera, spettandogli due quadri
riportati della volta. Ludovico, che non si trasferì mai a Roma, è estraneo a
questi lavori, salvo, forse, che per l'esecuzione di un ignudo della Galleria,
da egli realizzato durante una breve visita fatta ad Annibale a Roma.
13. Particolare della decorazione di
palazzo Farnese
Il riquadro con Giove e
Giunone è tratto
dall'Iliade (Libro XIV, 314-
316 e 328) e raffigura il
momento in cui Giunone
cerca di distrarre Giove,
seducendolo, dalle sorti
della guerra di Troia:
mentre Giunone, infatti,
parteggia per i greci, il re
degli dèi non vuole che
nessuna divinità
intervenga per favorire
l'una o l'altra fazione
14. La collaborazione tra i tre
Carracci, inoltre,
verosimilmente non si limitò
alle grandi imprese decorative,
ma riguardò, almeno per un
certo tempo, anche la pittura
da cavalletto. Depongono in
questo senso sia alcune
testimonianze delle fonti sia la
circostanza che opere finite da
uno dei Carracci sembrano
basarsi su disegni preparatori
di un altro Carracci. Valgano ad
esempio sia la Comunione di
san Girolamo di Agostino, in
riferimento alla quale esiste un
disegno di Ludovico che molto
probabilmente è il parziale
prototipo dell'opera finita
15. La novità della Grande macelleria di Annibale risiede, nella sobria
raffigurazione del lavoro di una bottega. Contrariamente a quanto
avveniva in molte opere fiamminghe e italiane più o meno coeve e di
soggetto analogo, Annibale non ha dipinto i personaggi con fattezze
grottesche e in pose triviali, egli ha preferito raffigurare la dignità dei
lavoratori di questa macelleria, mostrando tra l'altro un particolare
interesse per il dato naturale
16. Rifacendosi al modello
michelangiolesco
Annibale adotta una
schema compositivo
piramidale nel quale
inserisce anche un
angioletto che regge la
mano sinistra del
signore. Un secondo
angioletto è discosto
sul lato destro della
tela e si punge un dito
con la corona di spine
del Signore. Questo
secondo angelo dirige
il suo sguardo
direttamente
all’osservatore e lo
invita, con la sua
espressione
addolorata, a riflettere
sulle sofferenze patite
da Gesù durante la
Passione
17. IL PAESAGGIO
L’innovazione di Annibale sta nel raggiungimento di un equilibrio tra la natura e
l’uomo che la abita e la trasforma evitando al tempo stesso che gli elementi
paesistici si limitino a fare da mero sfondo a soggetti di altro genere.
Una nuova concezione della pittura di paesaggio che la sottrae dal novero dei
generi minori.
Fuga in Egitto, tela databile tra il 1602 e il 1604, realizzata per la cappella di Palazzo Aldobrandini.
18. Datato tra il 1584 e il
1585, si tratta
verosimilmente del
dipinto di genere più
noto eseguito dal
maestro bolognese.
Il Mangiafagioli di
Annibale, restituisce,
quale essa appariva
nella realtà, una scena
di vita quotidiana.
è chiaramente sorpreso
dalla comparsa
dell’osservatore, come
dimostrano lo sguardo
attonito e la
sospensione del gesto
di portarsi il cucchiaio
alla bocca, che rimane
spalancata mentre
alcune gocce della
zuppa ricadono nella
scodella.
19. L'Accademia degli Incamminati è una
delle prime accademie d'arte in Italia.
Nacque come Accademia del Naturale,
in quanto la sua finalità era quella di
promuovere negli allievi la riproduzione
del vero, conformemente alle leggi
vasariane della verosimiglianza.
In seguito venne denominata
Accademia dei Desiderosi. L' Accademia
fu fondata verso il 1580 a Bologna dai
Carracci, venne portata avanti da
Annibale, grazie alla sua personalità
forte. Lo scopo di questo istituto
privato di artisti era quello di garantire
una formazione completa a livello
pratico e teorico, non solo in arte ma
anche in altre attività considerate
minori.
Nell'Accademia degli Incamminati gli
artisti potevano disegnare dal vivo i
modelli nudi, proibiti dalla Chiesa in
pieno spirito della Controriforma. La
nascita di questa e altre accademie
comunque sta ad indicare il desiderio
degli artisti di essere considerati veri e
propri intellettuali e non più solo come
semplici artigiani.
20. Il più anziano,
Ludovico si assunse il
ruolo di teorico ed
impose l'indirizzo
verso lo studio del
vero (prima disegnato
e poi ripulito dai
difetti) l'approccio
diretto al soggetto
raffigurato era il primo
passo della
rappresentazione al
fine di renderla più
naturale.
21. Altro principio della dottrina
carraccesca era l'aspetto
devozionale, il rispetto
dell'ortodossia delle storie
rappresentate. Nel far questo i
Carracci seguirono le istruzioni
contenute nell'opera dei teorici
del tempo come il cardinale
Gabriele Paleotti autore nel
1582 del Discorso sulle
immagini sacre e profane che
auspicava il controllo da parte
delle autorità ecclesiastiche dei
contenuti delle scene sacre (i
santi e i loro attributi dovevano
essere facilmente riconoscibili e
rispettosi della tradizione inoltre
le storie dovevano dimostrare
fedeltà ai testi sacri), mentre
agli artisti rimaneva la "libertà"
di scegliere lo stile più
adeguato.
22. Altro punto di riferimento era
l'opera di Giovanni Andrea Gilio
autore dei Due Dialoghi...degli errori
dei pittori del 1564 in cui si
criticavano gli eccessi di
ricercatezza, di allegoria e le
invenzioni bizzarre dell'arte
manierista.
Le storie e i personaggi resi
verosimili dall'imitazione della
natura dovevano poi essere
nobilitati dall'esercizio dell'arte e
raffinati sull'esempio dei grandi
maestri del passato, su tutti
Raffaello Sanzio e Michelangelo
Buonarroti ma anche Tiziano,
Veronese, Tintoretto, Correggio e
Parmigianino.
Seguendo questi dettami l'arte
avrebbe svolto un preciso compito
di educazione e di elevazione
spirituale, pur negando
l'umanizzazione divina, la scena
sacra si faceva più vicina alla
dimensione umana.
23. L'intento dei Carracci era quello di
formare i nuovi talenti dell'arte con
una educazione che fosse valida sia
dal punto di vista pratico che
culturale, un concetto moderno di
scuola. L'accademia era organizzata
in parte come una bottega del
quattrocento dove si faceva molta
pratica, si apprendeva la tecnica e la
manualità pittorica, si abituava
l'allievo ad acquisire una personale
visione della realtà tramite il disegno
dal vero, questo approccio eliminava
le complessità teoriche dell'arte
manierista, ma contemporaneamente
gli artisti venivano avvicinati alla
cultura umanistica (lettere, scienze,
filosofia) per dotarli di una base
culturale insieme alla professionalità
artistica.
Lodovico Carracci
24. La direzione e la scelta degli
indirizzi programmatici
dell'accademia spettavano al più
anziano Ludovico, ma altrettanto
importante fu la figura di Agostino,
uomo di grande cultura, nella
scuola diventò l'insegnante di
anatomia e prospettiva, come
profondo conoscitore di mitologia
poté influenzare il fratello
Annibale.
Agostino fu anche un importante
incisore, riprodusse le opere dei
maestri del Cinquecento
(soprattutto Correggio e
Veronese) esempi da imitare per i
numerosi allievi della loro scuola.
Annibale era il più dotato e colui
che in seguito al suo viaggio a
Roma nel 1595 e le opere eseguite
fino alla morte nel 1609, esercitò
un'influenza decisiva sulle sorti
della pittura italiana agli albori del
seicento.
Madonna Bargellini-Ludovico Carracci