2. 1
Evento cruciale dell'avvento della
cultura ellenistica fu la crisi della
polis, che non fu affatto
improvvisa. L'esasperazione dei
cittadini nei confronti delle
interminabili guerre tra le città
portò alla convinzione che la
pace e l'unità potessero essere
raggiunte solo attraverso
l'intervento di un principe
straniero, convinzione che poi si
realizzerà con l'imposizione da
parte di Filippo II di Macedonia
dell'egemonia macedone sulle
poleis greche.
3. 2
Con le imprese di
Alessandro Magno
cessarono tutte le libertà
delle poleis greche,
tuttavia gli straordinari
successi del principe
macedone
determinarono la vittoria
della Grecia unita contro
il popolo persiano e,
l'assoggettamento di un
vasto territorio che creò
un regno coeso dalla
cultura greca.
4. 3
Dopo la morte di Alessandro e
le lotte di successione, il
regno venne diviso in tre
grandi regni: la dinastia
tolemaica in Egitto, la
dinastia seleucide in Siria,
Mesopotamia e Persia e la
dinastia antigonide in
Macedonia e Grecia. I
diadochi (sovrani ellenistici)
favorirono l'insediamento dei
greci e dei macedoni nei
loro territori.
5. 4
Nel 263 a.C. sorse il regno
indipendente di Pergamo
sotto la dinastia degli
Attalidi. In questo periodo,
durato circa un secolo, fino
all'inizio della conquista dei
romani, la civiltà ellenistica
raggiunse il massimo
sviluppo, caratterizzata da
un forte dinamismo
economico sostenuto da
nuove vie commerciali e da
centri manifatturieri
attivissimi. Importante era
la presenza di una comune
classe dirigente greca, che
impose una lingua, una
cultura e dei costumi
comuni.
6. 5 La civiltà urbana tipicamente greca si diffuse nei territori
orientali con le nuove città fondate da Alessandro e dai suoi
successori, e con l'ampliamento delle città già esistenti. La
nuova assunzione della cultura monarchica tipica delle
satrapie orientali da parte dei greci d'altra parte determinò
l'aspetto delle nuove città e soprattutto delle capitali dei
nuovi regni ellenistici. I sovrani ellenistici (basileus),
seguendo l'esempio di Alessandro favorirono la propria
divinizzazione.
7. 6
La committenza delle
opere d'arte passò
dalle città elleniche ai
grandi centri culturali
orientali e alle corti
dei sovrani, spinti dal
desiderio di abbellire
le loro capitali, come
Pella, Antiochia,
Alessandria e
Pergamo. Questa
élite che concepiva
l'arte come prodotto
di lusso favorì anche
l'aumento della
produzione di oggetti
e suppellettili
preziose riproducibili
serialmente.
8. 7
Il centro culturale
dell'ellenismo fu
Alessandria d'Egitto,
dove nacquero nuove
discipline in campi
specializzati (medicina,
filologia, matematica,
astronomia, scienze
naturali in generale,
ecc.), mentre Atene
mantenne il ruolo di
centro della ricerca
filosofica (con
scetticismo, stoicismo,
epicureismo...), con
rinnovata attenzione
agli aspetti legati alla
vita interiore ed alla
psicologia.
9. 8
l'arte ellenistica si suddivide
in tre distinti periodi:
primo (323-240 a.C.),
medio (240-150 a.C.) e
tardo (150 a.C.-31 a.C.)
ellenismo. Si sarebbe
quindi passati dalle
esperienze tardo-
classiche del primo
ellenismo, ad uno stile
con caratteristiche quali
il movimento, la
grandiosità e la ricerca
dell'effetto scenografico
del medio ellenismo,
fino ad un'arte con
tendenze classicistiche
del tardo ellenismo.
10. 9 I regni ellenistici favorirono il sorgere di una architettura principesca,
mentre le classi privilegiate delle corti ellenistiche e la nuova
borghesia mercantile delle città che mantennero le vecchie istituzioni
diedero vita ad una architettura privata senza precedenti, i siti più
importanti al riguardo sono Pella e Delo(nell’immagine sotto).
11. 10 L'architettura ellenistica si differenzia dalla precedente classica per uno
spiccato carattere eclettico, che si manifesta con la tendenza alla
sovrapposizione degli ordini dorico, ionico e corinzio; gli elementi degli
stili architettonici perdono la loro funzione strutturale e si evolvono
attraverso un senso maggiormente decorativo. Si preferiscono l'ordine
ionico e il corinzio che meglio si adattano al nuovo gusto decorativo
attento agli effetti scenografici.
12. 11 Nascono nuove tipologie di edifici, come ginnasi e palestre, e si
sperimentano innovazioni stilistiche nei portici, nei peristili e nelle vie
colonnate delle città di Delo, Atene, Eleusi, Mileto, Rodi e Pergamo. La
tipologia architettonica principale nell'urbanistica ellenistica è la stoà che
diviene un elemento di raccordo e separazione tra gli spazi. Altre tipologie
in ambito pubblico e laico sono il bouleuterion o synèdrion (famoso quello
di Mileto) e l’ekklesiasterion(es. quello di Priene).
13. 12 Altre tipologie in
ambito pubblico
sono il bouleuterion
o synèdrion (famoso
quello di Mileto) e
l’ekklesiasterion(es.
quello di Akrai in
Sicilia).
14. Architettura religiosa
Il nuovo tipo architettonico è rappresentato dall'altare monumentale, bellissimo l’esempio
dell'Altare di Zeus a Pergamo, in immagine, al quale si accedeva da un ingresso laterale che
permetteva una visione scorciata del fregio ad altorilievo.
Negli altari, come quello di Pergamo o quello di Magnesia al Meandro, la prevalenza data agli
effetti ottici corrisponde a quanto avviene negli edifici e nelle fronti sceniche stabili, che in
questo periodo iniziano ad essere costruite nei teatri.
15. La realizzazione dell‘opera fu iniziata sotto il regno di re Eumene II (197-159
a.C.) e, in seguito alla sua morte, continuata dal successore e fratello Attalo II.
L'opera celebrava la vittoria di Pergamo sui rivali, i Galati, nel 166 a.C.- Varie
iscrizioni ricordano la presenza nel cantiere di numerosi artisti, pergameni,
ateniesi e forse rodi. Un unico maestro sovraintese l'opera, dando una visione
unitaria a tutto il complesso decorativo.
16. L'altare si levava scenografico e imponente, con una
struttura molto originale. In pianta l'altare ha una
forma quadrangolare, con la facciata, rivolta alla
vallata, mossa da una scalinata centrale, larga quasi
venti metri, e da due avancorpi, creanti una sorta di
forma a U
17. In verticale la struttura era
rialzata di cinque gradini,
dopo i quali si alzava il
basamento, alto circa 4
metri, lungo il quale si
sviluppava il "grande fregio"
continuo con la
Gigantomachia.
Nike contro Alkyoneus
18. Il fregio, lungo 120 m e
scolpito su pannelli alti 228
cm e larghi da 70 a 100 cm
ciascuno, rappresenta la
mitica battaglia condotta
dalle divinità dell'Olimpo
contro i Giganti, esseri
mostruosi figli del Cielo e
della Terra che avevano
osato sfidare la sovranità di
Zeus dando l'assalto alla
dimora divina.
Ecate
19. Da un punto di vista stilistico,
il grande fregio riprende
alcuni stilemi dei grandi
maestri dei decenni
precedenti, come la
possanza dei nudi di Fidia, o
la dinamicità delle figure di
Skopas.
Il senso di movimento è
portato alle estreme
conseguenze, ricorrendo
spesso a linee oblique e
divergenti, che generano
azioni convulse.
Appare accentuato il
patetismo delle figure, con un
senso teatrale che accresce
la partecipazione emotiva
dello spettatore.
Nereo e Oceano
20. Si accedeva al livello
superiore tramite la scalinata
centrale, costituito da un
grande vano, alto circa sei
metri, circondato da un
colonnato ionico continuo,
che proseguiva anche lungo
gli avancorpi. All'interno del
vano correva lungo tutte le
pareti un secondo
colonnato, fatto a coppie di
colonne unite da un'anima
muraria. L'altare vero e
proprio si trovava al centro e
su di esso si trovava il
"piccolo fregio", con le Storie
di Telefo (figlio di Eracle)
mitico fondatore della città.
Telefo uccide Oreste
21. Anche l'architettura
religiosa pur rimanendo
fedele ai canoni classici
risente delle nuove
tendenze: la maggiore
importanza assegnata
all'impatto scenografico
esteriore degli edifici si
concretizza nella
sopraelevazione del
tempio su di una base di
altezza sensibile oltre che
in uno sviluppo maggiore
del pronao e una nuova
attenzione alla facciata.
Tempio-Oracolo di Apollo a Didyma
22. La città di Mileto era una delle città greche più importanti e ricche sulla
costa dell'Asia minore. La porta del mercato fu costruita intorno al 180 a.C.
La porta fu distrutta durante il medioevo, ma nel 1903 furono scoperte le
sue rovine durante gli scavi di due archeologi tedeschi.
23. Durante il periodo ellenistico la
scultura diventa molto più
naturalistica, abbandonando in un
certo modo gli ideali di bellezza e
perfezione fisica caratteristici del
periodo classico. La gente comune,
donne, bambini, animali e scene
domestiche, accanto a soggetti
esotici (persone di colore, pigmei,
esseri fantastici) divennero soggetti
comuni nella produzione scultorea,
commissionata da famiglie abbienti
per l'ornamento di ville e giardini.
La scultura
24. Alcune delle più
conosciute sculture
ellenistiche come la
Nike di Samotracia,
la Venere di Milo, il
Galata morente ed
il gruppo del
Laocoonte
raffigurano temi
classici, ma il loro
trattamento è molto
più sensuale,
emotivo, ricco di
pathos e
drammaticità,
lontano dalla
bellezza austera
tipica di soggetti
analoghi della
scultura del periodo
classico.
25. Nel periodo ellenistico iniziò
anche a praticarsi l'arte del
ritratto, fino ad allora
praticamente non usato dai
greci a causa della
destinazione pubblica delle
immagini e del divieto di
collocare immagini private
all'esterno. In primo luogo i
ritratti riguardarono i
monarchi, spesso raffigurati
con un'aura di sovrani
illuminati che riflettesse la
loro ascendenza divina.
26. La grande personalità di Lisippo e le mutate condizioni sociali e culturali
fecero sì che venissero superate le ultime reticenze verso il ritratto
fisiognomico e si arrivasse a rappresentazioni fedeli dei tratti somatici e del
contenuto spirituale degli individui. Nel realizzare il ritratto di Alessandro
Magno trasformò il difetto fisico che obbligava il condottiero, secondo le fonti,
a tenere la testa sensibilmente reclinata su una spalla in un atteggiamento
verso l'alto che sembra alludere a un certo rapimento celeste
27. Nei ritratti ufficiali, al posto della tendenza più prettamente "verista", si
privilegiava dare una valenza più nobile e degna, con espressioni più
ieratiche e distaccate, che riflettesse la loro ascendenza divina. Tra i
migliori esempi ci sono i ritratti di Antioco III di Siria, Tolomeo III, Berenice
II, Tolomeo VI e Mitridate VI.