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NEOLITICO
L’EPOCA DELLA NUOVA PIETRA
(6000-II millennio a.C.)
AGRICOLTURA
ALLEVAMENTO
VILLAGGI
e
MONUMENTI
FUNEBRI
Neolitico
generalmente il termine neolitico viene utilizzato principalmente da un punto di vista
tecnico, vale a dire basandosi pressoché esclusivamente sui caratteri degli elementi
della cultura materiale, ma con l’avanzare degli studi il significato del termine ha
acquisito caratteri più complessi; questo sta infatti a indicare il cambiamento più
importante nei modelli di vita e comportamentali del genere umano.
La progressiva sedentarizzazione delle comunità comporta una variazione dei modelli di
insediamento, con la presenza di grandi villaggi stabili con strutture abitative e sociali sempre
più complesse.
La vita e la morte
È certo che le “credenze e le usanze funerarie” costituiscono il nucleo essenziale di una
etnia, la sua radice principale. Ciò avviene perché per l'uomo la vita costituisce una
perenne «lotta» contro la morte, un evento che incombe in maniera continuativa e
inesorabile su di lui già dalla nascita, e lo accompagna lungo l'intero arco dell’esistenza.
Anche in virtù del bisogno di prolungare la vita oltre la morte, le strutture funerarie
assumono grande importanza nelle vicende costruttive preistoriche di tutti i popoli, per
questo motivo sono tra gli «eventi umani» che si conservano più a lungo e che
costituiscono la migliore prova delle «parentele» di un popolo con un altro.
La storia dell'arte
si evolve di pari passo
con la nuova condizione
di vita dell’uomo nei villaggi,
e con la nascita delle prime
costruzioni:
i "monumenti megalitici",
realizzati con grandi
blocchi di pietra, che
rappresentano il passaggio ad
una piena consapevolezza
dell’esistenza in una
«dimensione diversa»,
oltre la vita quotidiana.
Con evidenza, non sono le
architetture destinate ad ospitare
la vita quotidiana ad essere
pervenute fino a noi, superando
millenni di vicissitudini, ma le
costruzioni destinate alla
sepoltura dei defunti.
Costruzioni come: i Menhir, i
Dolmen e i Cromlech;
ci raccontano di un vissuto
apparentemente lontano da noi,
ma in realtà molto vicino.
i Menhir
I Menhir, sono grandi massi conficcati
nel terreno, erano probabilmente dei
semplici monumenti funebri o
probabilmente segnalavano un luogo
ritenuto propizio per eseguire rituali
«magici»
Pietre grezze, pesanti e ingombranti da trasportare,
indicano una volontà precisa e determinata di segnare un luogo importante.
i Dolmen
I Dolmen, sono strutture complesse,
erano costituite da tre macigni piantati in
terra coperti da una grande lastra di
pietra.
Si trattava di monumenti funebri
prestigiosi, per commemorare il valore di
un capo villaggio.
Il Cromlech è una grandiosa costruzione in pietra, composta di grandi massi disposti
in cerchi concentrici, probabilmente usata per determinare l'alternarsi delle stagioni
attraverso lo studio della posizione del sole.
All'interno del cromlech si celebravano riti propiziatori per il buon esito dei raccolti.
Uno degli esempi più conosciuti si trova a Stonehenge, in Inghilterra.
Nei Dolmen e nel Cromlech viene utilizzato per la prima volta il sistema costruttivo denominato
«Trilitico», basato sulla sovrapposizione di una pietra orizzontale su due verticali.
Con questa procedura, ancora primitiva, si identifica il modello basilare di tutta l'architettura
egiziana e greca: pilastri o colonne che sostengono l'architrave.
LA SPECIFICITA’ DEL POPOLO DEI NURAGHE
Costruzioni uniche al mondo per forma e dimensioni, sono disseminate in ogni
zona della Sardegna e se ne contano a migliaia.
LE DOMUS DE JANAS
sono grotte artificiali tipiche della Sardegna, ne sono presenti 3500 circa, e costituiscono la
forma più caratteristica di sepolcri risalenti al Neolitico Medio, e in uso fino alla Prima Età del
Bronzo, ma talvolta fino all’età nuragica, sono tombe collettive ipogeiche, raggruppate in
necropoli spesso in gran numero.
LE TOMBE CHE DIVENTANO ABITAZIONI
Le »domus de janas« in tutte le epoche, anche molto recenti, vennero riutilizzate
per vari scopi, assumendo frequentemente funzioni abitative o usate come depositi.
TOMBE A TUMULO
è una struttura funeraria costituita da un apporto artificiale di materiali sedimentari,
come pietre, ghiaia, terra, accumulati a formare una collinetta, di forma circolare o sub-
circolare, a volte arricchito da strutture perimetrali.
Una struttura monumentale funeraria atta a coprire, quindi contemporaneamente a
occultare e a evidenziare il sito, indipendentemente dal fatto che si tratti di una tomba a
camera, o di una o più tombe a fossa o a cassetta.
LE DOMUS DE JANAS A CORRIDOIO
Si presentano con un'anticamera, sulla quale si affacciano le aperture che danno sulle camere
sepolcrali, con al centro un piccolo portello quadrato dai bordi perfettamente rifiniti, nel mezzo
una colonna cilindrica o quadrata ha il compito di sorreggere la volta.
LE DOMUS DE JANAS A PROSPETTO ARCHITETTONICO
Si tratta essenzialmente di domus de janas (di tradizione neo-enolitica), costruite ex-
novo o riadattate, con l'aggiunta, nell'ingresso, di una stele centinata, scavata
anch'essa nella roccia. Sul bordo superiore della stele si trovano generalmente tre fori
in cui venivano inseriti dei piccoli betili
IL DROMOS
è un corridoio a cielo aperto di varia lunghezza, scavato nel terreno o ricavato nella
roccia, che conduce all'ingresso di una sepoltura, le cui pareti tendono generalmente
ad aumentare d'altezza man mano che si procede verso la tomba.
I SIMBOLI PROPIZIATORI
Diverse tombe all'interno presentano motivi incisi o a rilievo, soprattutto semicerchi
concentrici, spirali, "denti di lupo", quadrati con corna che rappresentano il dio Toro,
elemento maschile simbolo di fertilità. Molte tombe presentano nelle pareti tracce di
pittura rossa e gialla realizzata con ocra, simbolo di rinascita.
Le spirali
Cornici e denti di lupo
Anticamera sulla quale si affaccia l’apertura che introduce nella camera sepolcrale
I corpi venivano deposti in posizione fetale, accanto alle spoglie venivano deposti
oggetti di uso comune facenti parte del corredo terreno del defunto.
Anche se presenti in altri siti mediterranei, questo tipo di tombe, sull'isola acquistano un
carattere di unicità e straordinarietà per l'accurata lavorazione, per i caratteri architettonici e le
decorazioni che richiamano quelle che furono le case dei vivi, dando una precisa idea di come
fossero costruite le case dei paleosardi cinquemila anni fa.
FORME RICONOSCIBILI COME SIMBOLI DI UN LUOGO PARTICOLARE
LE TOMBE DEI GIGANTI
sono monumenti funerari caratteristici della civiltà nuragica, erano tombe collettive che
potevano contenere un gran numero di inumazioni.
si compongono di una lunga camera funeraria che termina solitamente con un abside ed è
coperta da lastre di pietra disposte orizzontalmente.
Il primo tipo di tomba dei giganti è il cosiddetto»tipo dolmenico«, l' elemento più vistoso è
sicuramente la facciata, al centro della quale si trova la stele, una grande lastra di pietra disposta
in senso verticale che solitamente termina con una centina, ossia con una cornice scavata di
forma rotondeggiante; ai lati della stele sono disposte lastre più basse a formare un’esedra.
Interno con copertura del corridoio funebre a «piattabanda»
Questa Tomba dei giganti è del tipo con "facciata a filari", tipica del Sud della
Sardegna. La facciata e l'esedra, ampia circa10 metri, sono costruite in muratura
megalitica; nell'area sulla destra dell'esedra sono presenti tre "focolari rituali", di
forma circolare. Dal basso portello d' ingresso si accede alla camera funeraria, lunga
circa 8 metri e larga 130 cm., che si presenta intatta con l'originaria copertura ad
"aggetto", la sua altezza massima è di 210 cm. all'ingresso, e si abbassa man mano che
si arriva al fondo della camera, che ha un'altezza di 170 cm.
Interno con copertura ad «aggetto»
La successiva evoluzione consiste nell’applicazione della isodomia,
a questa tipologia appartengono due sottotipi: la tomba con portello centrale
architravato e la tomba con portello ricavato in una lastra trapezoidale.
La pietra con tre «dentelli» è posizionata sopra l'ingresso della tomba.
L’enorme fatica umana che queste costruzioni ci mostrano, i rituali, i calcoli e le
conoscenze nell’erigerle in precisi luoghi, ci narrano dell’importanza che i popoli
preistorici attribuivano alla morte, e forse più di noi comprendevano il senso della vita.
PRESENTAZIONE
a cura di
ANTONIO CURRELI
ANTONIO CURRELI

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Neolitico

  • 1. NEOLITICO L’EPOCA DELLA NUOVA PIETRA (6000-II millennio a.C.) AGRICOLTURA ALLEVAMENTO VILLAGGI e MONUMENTI FUNEBRI
  • 2. Neolitico generalmente il termine neolitico viene utilizzato principalmente da un punto di vista tecnico, vale a dire basandosi pressoché esclusivamente sui caratteri degli elementi della cultura materiale, ma con l’avanzare degli studi il significato del termine ha acquisito caratteri più complessi; questo sta infatti a indicare il cambiamento più importante nei modelli di vita e comportamentali del genere umano. La progressiva sedentarizzazione delle comunità comporta una variazione dei modelli di insediamento, con la presenza di grandi villaggi stabili con strutture abitative e sociali sempre più complesse.
  • 3. La vita e la morte È certo che le “credenze e le usanze funerarie” costituiscono il nucleo essenziale di una etnia, la sua radice principale. Ciò avviene perché per l'uomo la vita costituisce una perenne «lotta» contro la morte, un evento che incombe in maniera continuativa e inesorabile su di lui già dalla nascita, e lo accompagna lungo l'intero arco dell’esistenza.
  • 4. Anche in virtù del bisogno di prolungare la vita oltre la morte, le strutture funerarie assumono grande importanza nelle vicende costruttive preistoriche di tutti i popoli, per questo motivo sono tra gli «eventi umani» che si conservano più a lungo e che costituiscono la migliore prova delle «parentele» di un popolo con un altro.
  • 5. La storia dell'arte si evolve di pari passo con la nuova condizione di vita dell’uomo nei villaggi, e con la nascita delle prime costruzioni: i "monumenti megalitici", realizzati con grandi blocchi di pietra, che rappresentano il passaggio ad una piena consapevolezza dell’esistenza in una «dimensione diversa», oltre la vita quotidiana.
  • 6. Con evidenza, non sono le architetture destinate ad ospitare la vita quotidiana ad essere pervenute fino a noi, superando millenni di vicissitudini, ma le costruzioni destinate alla sepoltura dei defunti. Costruzioni come: i Menhir, i Dolmen e i Cromlech; ci raccontano di un vissuto apparentemente lontano da noi, ma in realtà molto vicino.
  • 7. i Menhir I Menhir, sono grandi massi conficcati nel terreno, erano probabilmente dei semplici monumenti funebri o probabilmente segnalavano un luogo ritenuto propizio per eseguire rituali «magici»
  • 8. Pietre grezze, pesanti e ingombranti da trasportare, indicano una volontà precisa e determinata di segnare un luogo importante.
  • 9. i Dolmen I Dolmen, sono strutture complesse, erano costituite da tre macigni piantati in terra coperti da una grande lastra di pietra. Si trattava di monumenti funebri prestigiosi, per commemorare il valore di un capo villaggio.
  • 10. Il Cromlech è una grandiosa costruzione in pietra, composta di grandi massi disposti in cerchi concentrici, probabilmente usata per determinare l'alternarsi delle stagioni attraverso lo studio della posizione del sole. All'interno del cromlech si celebravano riti propiziatori per il buon esito dei raccolti. Uno degli esempi più conosciuti si trova a Stonehenge, in Inghilterra.
  • 11. Nei Dolmen e nel Cromlech viene utilizzato per la prima volta il sistema costruttivo denominato «Trilitico», basato sulla sovrapposizione di una pietra orizzontale su due verticali. Con questa procedura, ancora primitiva, si identifica il modello basilare di tutta l'architettura egiziana e greca: pilastri o colonne che sostengono l'architrave.
  • 12. LA SPECIFICITA’ DEL POPOLO DEI NURAGHE Costruzioni uniche al mondo per forma e dimensioni, sono disseminate in ogni zona della Sardegna e se ne contano a migliaia.
  • 13. LE DOMUS DE JANAS sono grotte artificiali tipiche della Sardegna, ne sono presenti 3500 circa, e costituiscono la forma più caratteristica di sepolcri risalenti al Neolitico Medio, e in uso fino alla Prima Età del Bronzo, ma talvolta fino all’età nuragica, sono tombe collettive ipogeiche, raggruppate in necropoli spesso in gran numero.
  • 14. LE TOMBE CHE DIVENTANO ABITAZIONI Le »domus de janas« in tutte le epoche, anche molto recenti, vennero riutilizzate per vari scopi, assumendo frequentemente funzioni abitative o usate come depositi.
  • 15. TOMBE A TUMULO è una struttura funeraria costituita da un apporto artificiale di materiali sedimentari, come pietre, ghiaia, terra, accumulati a formare una collinetta, di forma circolare o sub- circolare, a volte arricchito da strutture perimetrali. Una struttura monumentale funeraria atta a coprire, quindi contemporaneamente a occultare e a evidenziare il sito, indipendentemente dal fatto che si tratti di una tomba a camera, o di una o più tombe a fossa o a cassetta.
  • 16. LE DOMUS DE JANAS A CORRIDOIO Si presentano con un'anticamera, sulla quale si affacciano le aperture che danno sulle camere sepolcrali, con al centro un piccolo portello quadrato dai bordi perfettamente rifiniti, nel mezzo una colonna cilindrica o quadrata ha il compito di sorreggere la volta.
  • 17. LE DOMUS DE JANAS A PROSPETTO ARCHITETTONICO Si tratta essenzialmente di domus de janas (di tradizione neo-enolitica), costruite ex- novo o riadattate, con l'aggiunta, nell'ingresso, di una stele centinata, scavata anch'essa nella roccia. Sul bordo superiore della stele si trovano generalmente tre fori in cui venivano inseriti dei piccoli betili
  • 18. IL DROMOS è un corridoio a cielo aperto di varia lunghezza, scavato nel terreno o ricavato nella roccia, che conduce all'ingresso di una sepoltura, le cui pareti tendono generalmente ad aumentare d'altezza man mano che si procede verso la tomba.
  • 19. I SIMBOLI PROPIZIATORI Diverse tombe all'interno presentano motivi incisi o a rilievo, soprattutto semicerchi concentrici, spirali, "denti di lupo", quadrati con corna che rappresentano il dio Toro, elemento maschile simbolo di fertilità. Molte tombe presentano nelle pareti tracce di pittura rossa e gialla realizzata con ocra, simbolo di rinascita.
  • 21. Cornici e denti di lupo
  • 22. Anticamera sulla quale si affaccia l’apertura che introduce nella camera sepolcrale I corpi venivano deposti in posizione fetale, accanto alle spoglie venivano deposti oggetti di uso comune facenti parte del corredo terreno del defunto.
  • 23. Anche se presenti in altri siti mediterranei, questo tipo di tombe, sull'isola acquistano un carattere di unicità e straordinarietà per l'accurata lavorazione, per i caratteri architettonici e le decorazioni che richiamano quelle che furono le case dei vivi, dando una precisa idea di come fossero costruite le case dei paleosardi cinquemila anni fa.
  • 24. FORME RICONOSCIBILI COME SIMBOLI DI UN LUOGO PARTICOLARE
  • 25. LE TOMBE DEI GIGANTI sono monumenti funerari caratteristici della civiltà nuragica, erano tombe collettive che potevano contenere un gran numero di inumazioni. si compongono di una lunga camera funeraria che termina solitamente con un abside ed è coperta da lastre di pietra disposte orizzontalmente.
  • 26. Il primo tipo di tomba dei giganti è il cosiddetto»tipo dolmenico«, l' elemento più vistoso è sicuramente la facciata, al centro della quale si trova la stele, una grande lastra di pietra disposta in senso verticale che solitamente termina con una centina, ossia con una cornice scavata di forma rotondeggiante; ai lati della stele sono disposte lastre più basse a formare un’esedra.
  • 27. Interno con copertura del corridoio funebre a «piattabanda»
  • 28. Questa Tomba dei giganti è del tipo con "facciata a filari", tipica del Sud della Sardegna. La facciata e l'esedra, ampia circa10 metri, sono costruite in muratura megalitica; nell'area sulla destra dell'esedra sono presenti tre "focolari rituali", di forma circolare. Dal basso portello d' ingresso si accede alla camera funeraria, lunga circa 8 metri e larga 130 cm., che si presenta intatta con l'originaria copertura ad "aggetto", la sua altezza massima è di 210 cm. all'ingresso, e si abbassa man mano che si arriva al fondo della camera, che ha un'altezza di 170 cm.
  • 29. Interno con copertura ad «aggetto»
  • 30. La successiva evoluzione consiste nell’applicazione della isodomia, a questa tipologia appartengono due sottotipi: la tomba con portello centrale architravato e la tomba con portello ricavato in una lastra trapezoidale. La pietra con tre «dentelli» è posizionata sopra l'ingresso della tomba.
  • 31. L’enorme fatica umana che queste costruzioni ci mostrano, i rituali, i calcoli e le conoscenze nell’erigerle in precisi luoghi, ci narrano dell’importanza che i popoli preistorici attribuivano alla morte, e forse più di noi comprendevano il senso della vita.
  • 32. PRESENTAZIONE a cura di ANTONIO CURRELI ANTONIO CURRELI