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36 IL GIORNALE DELL’ARTE Numero 373, marzo 2017
A cura di Barbara Antonetto
Nell’Adorazione cercate la profezia di Isaia
Firenze. Dai Laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure alla Fortezza da Basso, dove è
stata oggetto di sei anni di cure, l’«Adorazione dei Magi» di Leonardo da Vinci uscirà per
essere esposta agli Uffizi nell’ambito della mostra «Il cosmo magico di Leonardo da Vinci:
l’Adorazione dei Magi restaurata», a cura di Eike Schmidt, Marco Ciatti e Cecilia Frosinini.
Dal 28 marzo al 24 settembre sarà posta in dialogo con la pala dello stesso soggetto
eseguita da Filippino Lippi nel 1496. Il dipinto lasciato incompiuto da Leonardo nel 1482
al momento della sua partenza per Milano è stato sottoposto a indagini diagnostiche e
quindi a una pulitura graduale e differenziata a seconda dei vari problemi che la tavola,
dieci assi di pioppo assemblate con spaziatura disomogenea nelle traverse, presentava.
Alla disomogeneità l’artista aveva in parte posto rimedio mescolando una fibra vegetale
al gesso di preparazione. L’«Adorazione dei Magi» colpisce ora per la chiarità diffusa e
per la ritrovata visibilità del tracciato leonardesco che era offuscato in molte parti, ad
esempio nella testa del vecchio glabro sull’estrema sinistra identificato da Antonio Natali
come il profeta Isaia, colui che profetizza la nascita del Redentore. L’ipotesi si collega alla
presenza di un albero dalle vecchie radici ma dalla chioma giovane da cui, secondo la
profezia del profeta, nascerà colui che ricostruirà il tempio del Signore; così le rovine sullo
sfondo, da cui sono emerse figure di umani e di cavalli pressoché invisibili, non sarebbero
in disfacimento ma in ricostruzione. q L.L.
Il Giornale del
RESTAUROe della Tutela
©RiproduzioneriservataL'interno della chiesa del Colegio del Patriarca a Valencia con i grandi arazzi fiamminghi
Particolare degli affreschi di Lorenzetti in
San Francesco a Siena
Valencia
Vino da Gesù
strizzato
Dopo la Cappella
Sistina spagnola,
restaurati gli arazzi
della chiesa del Colegio
del Patriarca: ora
devono essere decifrati
Valencia (Spagna). È passato giusto un an-
no dall’inaugurazione del restauro degli
affreschi barocchi di Dionís Vidal nella
chiesa di San Nicolás e la città torna agli
onori delle cronache per la pulitura de-
gli arazzi della chiesa del Real Colegio
del Corpus Christi, noto come Co-
legio del Patriarca in omaggio al suo
fondatore, il vescovo di Valencia, Juan
de Ribera (Siviglia, 1532-Valencia, 1611)
che lo fece costruire intorno al 1604 per
accogliere i seminaristi. La chiesa, che
durante la Guerra Civile servì da rifugio
per «Las Meninas» e altri capolavori mi-
nacciati dai bombardamenti, conserva,
tra diverse opere d’arte, sei splendidi
arazzi fiamminghi dell’inizio del
Seicento alti sei metri e larghi quattro.
Il restauro finanziato dalla Fundación
Iberdrola ha dovuto eliminare non solo
secoli di polvere e fumo di candele e in-
censi, ma anche gli interventi preceden-
ti, compresa una fitta rete di rammendi.
«Abbiamo dato precedenza alla conservazione
per frenare il processo di degrado e salvaguar-
dare gli elementi originali; poi per recuperare
la leggibilità iconografica abbiamo eliminato
tutti i restauri antichi», spiega Antonio Sa-
ma, conservatore della Real Fábrica de
Tapices, responsabile dell’intervento.
Una volta smontati, gli arazzi sono stati
sottoposti a un processo di microaspi-
razione e lavati in un’enorme vasca di
acqua demineralizzata e deionizzata.
«Eliminare tutti gli interventi precedenti è sta-
to il lavoro più lungo e delicato. In questo caso
abbiamo preferito non ricostruire il tessuto
mancante e per consolidare la stoffa abbiamo
utilizzato il punto di restauro, un tipo di cuci-
tura in forma di linee appena visibili», spiega
Sama. Ogni arazzo ha richiesto più di
6mila ore di lavoro.
Le scene raffigurate negli arazzi fondo-
no allegorie religiose medievali, come
la lotta tra vizi e virtù, con personaggi
storici reali come Carlo Magno o Ciro il
Grande, i cui volti finalmente puliti ri-
velano paura, sorpresa, serenità e altre
emozioni nascoste da decenni. Daniel
Benito Goerlich, direttore del museo del
Colegio, auspica che la pulizia aiuti gli
specialisti a decifrare gli enigmi e i mes-
saggi cifrati ancora occulti, come la raffi-
gurazione del corpo di Gesù strizzato da
cui sgorga vino che i vescovi raccolgono
in calici e botticelle. Insieme a tele di El
Greco, Jan Gossaert detto Mabuse, Fran-
cisco Ribalta e la scuola di Caravaggio, il
Colegio del Patriarca possiede rarità co-
me un mappamondo di Petrus Plancius
e un reliquiario con l’originale del De Tri-
stitia Christi, l’ultima opera di Tommaso
Moro scritta nella Torre di Londra, men-
tre aspettava di essere decapitato per la
sua opposizione a Enrico VIII.
Tornando alla chiesa di San Nicolás,
l’intervento aveva riguardato la struttu-
ra e i 2mila metri quadrati di affreschi
dipinti su volte, nervature e colonne da
Dionís Vidal (Valencia, 1670 ca-Tortosa,
1719 ca) secondo il programma decora-
tivo concepito in ogni dettaglio dal suo
maestro Antonio Palomino (entram-
bi si sono ritratti in quella che è detta
comunemente la Cappella Sistina spa-
gnola). Il restauro, durato quattro anni
e costato 4,7 milioni di euro, è stato fi-
nanziato dalla Fundación Hortensia Her-
rero. Per eliminare lo sporco dagli affre-
schi sono stati utilizzati il laser e batteri
non patogeni. q Roberta Bosco
Siena
In attesa
della riscossa
I restauri preparatori
alla mostra
di Lorenzetti
proseguono
in San Francesco
Siena. La carriera ricca e complessa di
Ambrogio Lorenzetti è stata in parte
oscurata dalla fama dell’affresco del
Buongoverno nel Palazzo Pubblico
di Siena, vera icona della pittura del
Trecento; ma l’artista (documentato tra
il 1319 e il 1348), figura cardine della
pittura italiana, attende ancora un ve-
ro riconoscimento e l’occasione sarà la
mostra nel prossimo autunno a cura di
Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini
e Max Seidel. In attesa di questa sono
in corso numerosi restauri al fine di ri-
costruire la personalità e le diverse fasi
della sua vicenda artistica. Già a buon
punto è l’intervento che riguarda il ci-
clo di Montesiepi (cfr. n. 360, gen. ’16,
p. 41), che sarà riportato nella chiese
omonima, nei pressi di San Galgano
dopo la mostra, ma che ora è visibile
in una sala del Complesso monumen-
tale di Santa Maria della Scala. «Siamo
giunti qui alla fase conclusiva, quella della
integrazione pittorica, spiega Massimo
Gavazzi della ditta A.r.c. di Pistoia che è
incaricata dei restauri. Procediamo con le
ricuciture estetiche delle lacune, ricromatiz-
zando matericamente, e scegliendo soluzioni
più compatibili anche al gusto odierno». E
Alessandro Bagnoli annuncia «importan-
ti novità, che saranno comunicate a tempo
debito». Resta dunque la suspense, ma
nel frattempo ci spostiamo a San Fran-
cesco (visite guidate al cantiere fino
a marzo inoltrato, grazie al progetto
«Dentro il restauro» del Comune di Sie-
na, ticket@comune.siena.it), la chiesa
dove, nelle Cappelle Bandini Piccolo-
mini e Piccolomini di Castiglia sono
grandi frammenti di pittura murale di
Ambrogio e del fratello Pietro. «Per
queste pitture la datazione è molto più preco-
ce di quanto si pensasse, siamo all’inizio degli
anni Venti, quando Ambrogio doveva essere
poco più che ventenne, spiega Gavazzi. Gli
affreschi erano all’origine nella Sala capi-
tolare del convento, scialbati al tempo delle
soppressioni napoleoniche, poi descialbati;
tuttavia, quando i francescani cedettero la
sala al seminario, furono staccati col massello
e traslati in chiesa tra il 1852 e il 1857: la deci-
sione fu presa da una deputazione delle Belle
arti e le pitture murali resistettero abbastan-
za bene allo stress grazie alla maestria di Am-
brogio nella tecnica del buon fresco. Si notano
dettagli di grande finezza, lamine metalliche,
punzonature, un insieme molto articolato».
I restauri riguardano qui anche Pietro
Lorenzetti, del quale si riconoscono sce-
ne della passione di Cristo, soprattutto
una Crocifissione e una Resurrezione.
«Proprio questa vicinanza tra i due fratelli
conferma la datazione precoce, poco dopo
Assisi, e nella Crocifissione vediamo come
Pietro dimostri di essere innamorato delle
soluzioni drammatiche di Giotto nella Basi-
lica inferiore, nota Alessandro Bagnoli;
Ambrogio muove invece dall’esperienza di
Simone Martini, come appare da una visio-
Ferrara
Nuove tecnologie per servire restauro e musei
XXIV edizione della più accreditata manifestazione sui beni culturali
nota come il Salone di Ferrara
Ferrara. Oltre che per il consueto denso
programma di convegni ed eventi, la
tre giorni della XXIV edizione di Re-
stauro-Musei. Salone dell’Economia,
della Conservazione, delle Tecnolo-
gie e della Valorizzazione dei Beni
culturali e ambientali, in programma
dal 22 al 24 marzo presso i padiglio-
ni di Ferrara Fiere, si caratterizza per
l’ampia attenzione ai temi della riquali-
ficazione di monumenti e opere d’arte
mobili, in particolare attraverso le nuo-
ve tecnologie. Negli spazi fieristici sono
attesi poco meno di trecento esposi-
tori, centinaia di convegni, incontri
e mostre e migliaia di visitatori (lo
continua a p. 37, iv col. continua a p. 37, i col.
per il restauro
sistemi laser
lightforart.itVia Baldanzese 17, 50041 Calenzano - FIRENZE
Tel +39.055.8826807 - Fax +39.055.8832884
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Alla disomogeneità l’artista aveva in parte posto rimedio mescolando una fibra vegetale al gesso di preparazione. L’«Adorazione dei Magi» colpisce ora per la chiarità diffusa e per la ritrovata visibilità del tracciato leonardesco che era offuscato in molte parti, ad esempio nella testa del vecchio glabro sull’estrema sinistra identificato da Antonio Natali come il profeta Isaia, colui che profetizza la nascita del Redentore. L’ipotesi si collega alla presenza di un albero dalle vecchie radici ma dalla chioma giovane da cui, secondo la profezia del profeta, nascerà colui che ricostruirà il tempio del Signore; così le rovine sullo sfondo, da cui sono emerse figure di umani e di cavalli pressoché invisibili, non sarebbero in disfacimento ma in ricostruzione. q L.L. Il Giornale del RESTAUROe della Tutela ©RiproduzioneriservataL'interno della chiesa del Colegio del Patriarca a Valencia con i grandi arazzi fiamminghi Particolare degli affreschi di Lorenzetti in San Francesco a Siena Valencia Vino da Gesù strizzato Dopo la Cappella Sistina spagnola, restaurati gli arazzi della chiesa del Colegio del Patriarca: ora devono essere decifrati Valencia (Spagna). È passato giusto un an- no dall’inaugurazione del restauro degli affreschi barocchi di Dionís Vidal nella chiesa di San Nicolás e la città torna agli onori delle cronache per la pulitura de- gli arazzi della chiesa del Real Colegio del Corpus Christi, noto come Co- legio del Patriarca in omaggio al suo fondatore, il vescovo di Valencia, Juan de Ribera (Siviglia, 1532-Valencia, 1611) che lo fece costruire intorno al 1604 per accogliere i seminaristi. La chiesa, che durante la Guerra Civile servì da rifugio per «Las Meninas» e altri capolavori mi- nacciati dai bombardamenti, conserva, tra diverse opere d’arte, sei splendidi arazzi fiamminghi dell’inizio del Seicento alti sei metri e larghi quattro. Il restauro finanziato dalla Fundación Iberdrola ha dovuto eliminare non solo secoli di polvere e fumo di candele e in- censi, ma anche gli interventi preceden- ti, compresa una fitta rete di rammendi. «Abbiamo dato precedenza alla conservazione per frenare il processo di degrado e salvaguar- dare gli elementi originali; poi per recuperare la leggibilità iconografica abbiamo eliminato tutti i restauri antichi», spiega Antonio Sa- ma, conservatore della Real Fábrica de Tapices, responsabile dell’intervento. Una volta smontati, gli arazzi sono stati sottoposti a un processo di microaspi- razione e lavati in un’enorme vasca di acqua demineralizzata e deionizzata. «Eliminare tutti gli interventi precedenti è sta- to il lavoro più lungo e delicato. In questo caso abbiamo preferito non ricostruire il tessuto mancante e per consolidare la stoffa abbiamo utilizzato il punto di restauro, un tipo di cuci- tura in forma di linee appena visibili», spiega Sama. Ogni arazzo ha richiesto più di 6mila ore di lavoro. Le scene raffigurate negli arazzi fondo- no allegorie religiose medievali, come la lotta tra vizi e virtù, con personaggi storici reali come Carlo Magno o Ciro il Grande, i cui volti finalmente puliti ri- velano paura, sorpresa, serenità e altre emozioni nascoste da decenni. Daniel Benito Goerlich, direttore del museo del Colegio, auspica che la pulizia aiuti gli specialisti a decifrare gli enigmi e i mes- saggi cifrati ancora occulti, come la raffi- gurazione del corpo di Gesù strizzato da cui sgorga vino che i vescovi raccolgono in calici e botticelle. Insieme a tele di El Greco, Jan Gossaert detto Mabuse, Fran- cisco Ribalta e la scuola di Caravaggio, il Colegio del Patriarca possiede rarità co- me un mappamondo di Petrus Plancius e un reliquiario con l’originale del De Tri- stitia Christi, l’ultima opera di Tommaso Moro scritta nella Torre di Londra, men- tre aspettava di essere decapitato per la sua opposizione a Enrico VIII. Tornando alla chiesa di San Nicolás, l’intervento aveva riguardato la struttu- ra e i 2mila metri quadrati di affreschi dipinti su volte, nervature e colonne da Dionís Vidal (Valencia, 1670 ca-Tortosa, 1719 ca) secondo il programma decora- tivo concepito in ogni dettaglio dal suo maestro Antonio Palomino (entram- bi si sono ritratti in quella che è detta comunemente la Cappella Sistina spa- gnola). Il restauro, durato quattro anni e costato 4,7 milioni di euro, è stato fi- nanziato dalla Fundación Hortensia Her- rero. Per eliminare lo sporco dagli affre- schi sono stati utilizzati il laser e batteri non patogeni. q Roberta Bosco Siena In attesa della riscossa I restauri preparatori alla mostra di Lorenzetti proseguono in San Francesco Siena. La carriera ricca e complessa di Ambrogio Lorenzetti è stata in parte oscurata dalla fama dell’affresco del Buongoverno nel Palazzo Pubblico di Siena, vera icona della pittura del Trecento; ma l’artista (documentato tra il 1319 e il 1348), figura cardine della pittura italiana, attende ancora un ve- ro riconoscimento e l’occasione sarà la mostra nel prossimo autunno a cura di Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini e Max Seidel. In attesa di questa sono in corso numerosi restauri al fine di ri- costruire la personalità e le diverse fasi della sua vicenda artistica. Già a buon punto è l’intervento che riguarda il ci- clo di Montesiepi (cfr. n. 360, gen. ’16, p. 41), che sarà riportato nella chiese omonima, nei pressi di San Galgano dopo la mostra, ma che ora è visibile in una sala del Complesso monumen- tale di Santa Maria della Scala. «Siamo giunti qui alla fase conclusiva, quella della integrazione pittorica, spiega Massimo Gavazzi della ditta A.r.c. di Pistoia che è incaricata dei restauri. Procediamo con le ricuciture estetiche delle lacune, ricromatiz- zando matericamente, e scegliendo soluzioni più compatibili anche al gusto odierno». E Alessandro Bagnoli annuncia «importan- ti novità, che saranno comunicate a tempo debito». Resta dunque la suspense, ma nel frattempo ci spostiamo a San Fran- cesco (visite guidate al cantiere fino a marzo inoltrato, grazie al progetto «Dentro il restauro» del Comune di Sie- na, ticket@comune.siena.it), la chiesa dove, nelle Cappelle Bandini Piccolo- mini e Piccolomini di Castiglia sono grandi frammenti di pittura murale di Ambrogio e del fratello Pietro. «Per queste pitture la datazione è molto più preco- ce di quanto si pensasse, siamo all’inizio degli anni Venti, quando Ambrogio doveva essere poco più che ventenne, spiega Gavazzi. Gli affreschi erano all’origine nella Sala capi- tolare del convento, scialbati al tempo delle soppressioni napoleoniche, poi descialbati; tuttavia, quando i francescani cedettero la sala al seminario, furono staccati col massello e traslati in chiesa tra il 1852 e il 1857: la deci- sione fu presa da una deputazione delle Belle arti e le pitture murali resistettero abbastan- za bene allo stress grazie alla maestria di Am- brogio nella tecnica del buon fresco. Si notano dettagli di grande finezza, lamine metalliche, punzonature, un insieme molto articolato». I restauri riguardano qui anche Pietro Lorenzetti, del quale si riconoscono sce- ne della passione di Cristo, soprattutto una Crocifissione e una Resurrezione. «Proprio questa vicinanza tra i due fratelli conferma la datazione precoce, poco dopo Assisi, e nella Crocifissione vediamo come Pietro dimostri di essere innamorato delle soluzioni drammatiche di Giotto nella Basi- lica inferiore, nota Alessandro Bagnoli; Ambrogio muove invece dall’esperienza di Simone Martini, come appare da una visio- Ferrara Nuove tecnologie per servire restauro e musei XXIV edizione della più accreditata manifestazione sui beni culturali nota come il Salone di Ferrara Ferrara. Oltre che per il consueto denso programma di convegni ed eventi, la tre giorni della XXIV edizione di Re- stauro-Musei. Salone dell’Economia, della Conservazione, delle Tecnolo- gie e della Valorizzazione dei Beni culturali e ambientali, in programma dal 22 al 24 marzo presso i padiglio- ni di Ferrara Fiere, si caratterizza per l’ampia attenzione ai temi della riquali- ficazione di monumenti e opere d’arte mobili, in particolare attraverso le nuo- ve tecnologie. Negli spazi fieristici sono attesi poco meno di trecento esposi- tori, centinaia di convegni, incontri e mostre e migliaia di visitatori (lo continua a p. 37, iv col. continua a p. 37, i col. per il restauro sistemi laser lightforart.itVia Baldanzese 17, 50041 Calenzano - FIRENZE Tel +39.055.8826807 - Fax +39.055.8832884 lightforart@elen.it FotoIberdrolaEspaña