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BRAMANTE
Donato di Angelo di Pascuccio
Fermignano 1444 – Roma 1514
La sua attività inizia a essere
documentata dal 1476. Gli inizi
sono sicuramente ambientati a
Urbino, dove si forma sotto la
guida di fra' Carnevale e
successivamente diventa allievo di
Piero della Francesca, che
presente in città negli stessi anni e
impegnato stabilmente presso la
corte dei Montefeltro.
PREVEDARI-INCISIONE
Il Ducato di Urbino è una piazza molto viva e molto colta. È considerata, infatti, uno
dei centri più prestigiosi dell'Umanesimo in Italia e Bramante ha l'occasione di
conoscere tantissimi artisti dell'epoca, come il Perugino, il Pinturicchio e Giovanni
Santi. Non si sa molto della sua produzione artistica, in questa fase della vita, gli viene
attribuita una Flagellazione sita nell'Oratorio dei Disciplinati di San Francesco a
Perugia.
Il giovane Bramante viaggia
molto per l'Italia e una delle
regioni in cui si esprime al
meglio è sicuramente la
Lombardia.
Nel 1477 a Bergamo, affresca la
facciata del Palazzo del
Podestà, mentre nell’anno
successivo arriva a Milano,
dove eseguirà numerosi lavori.
Il suo primo incarico è il
recupero del palazzo di Porta
Ticinese di Federico da
Montefeltro. Qui inizia anche la
sua attività di pittore, lasciando
numerose opere.
CRISTO ALLA COLONNA-1490c.
1482
Da quest'anno Leonardo si
trova a Milano, e si lega in
amicizia a Bramante, sono
presenti ambedue nei
cantieri del Castello
Sforzesco, di Santa Maria
delle Grazie e a Vigevano.
Bramante comincia ad
essere citato nei documenti
del cantiere di Santa Maria 
presso San Satiro 
(nell’immagine al lato-il
coro), dove è presente per
certo fino al 1491.
Collaborano con lui
Giovanni Antonio Amadeo, i
fratelli Gabriele e Giovanni
Battagio e lo scultore
Agostino de' Fonduris.
Se per Leonardo il "paragone"
è fra pittura e scultura e fra
pittura e scrittura, per
Bramante si definisce come
un confronto fra pittura e
architettura. Dalle cronache
del tempo, Bramante
appartiene ad un giro
intellettuale raffinato, quello
che costituirà la clientela per
il suo allievo Bramantino, al
quale saranno richiesti
soggetti antichi inusitati, dalla
celebrazione di eroine liviane
fino alla straordinaria
invenzione degli arazzi 
Trivulzio(nell’immagine al lato
Gennaio).
1487-1490 
Bramante riceve l’incarico di dare soluzione al tiburio del Duomo e scrive una 
relazione (Bramanti opinio). Dal 1492 c. al 1499 progetta la tribuna di Santa
Maria delle Grazie (immagine sottostante). 
Milano, nel tardo Quattrocento, avvertiva il disagio di non essere una città 
'dominante', come lo erano Firenze e Venezia, ma semplicemente la 
residenza di una dinastia che governava un grande organismo politico: una 
dinastia che nei confronti della società milanese, e delle grandi famiglie, 
oscillava fra la diffidenza e la condiscendenza.
Nella città operavano botteghe tipografiche, si copiavano, si miniavano e 
si commerciavano manoscritti preziosi, si tenevano scuole di retorica, di 
latino, di greco. La corte di Ludovico il Moro e della sua sposa, Beatrice 
d'Este, aveva la fama di essere la più ricca e splendida della penisola, ed è 
in questo ambiente che operarono Bramante, Amadeo, e altri, in stretto 
contatto con la corte.
Giorgio Vasari ci informa che Bramante «dilettatavasi della poesia, e volentieri 
udiva e diceva in proviso in su la lira, e componeva qualche sonetto, se non così 
delicato come si usa ora, grave almeno e senza difetti». 
Non era, secondo il giudizio del Vasari, un petrarchesco, ma il ricordo che di lui 
si tramandava lo poneva in compagnia della schiera di poeti milanesi. 
                                                                                                FRA CARNEVALE- LA CITTA’ IDEALE
Santa Maria presso San Satiro
Uno dei principali ostacoli alla 
realizzazione di un impianto 
monumentale era la mancanza di 
spazio per la realizzazione del 
coro, dal momento che lo spazio 
alle spalle del transetto era 
occupato dalla contrada del 
Falcone. 
Il problema fu risolto da Bramante 
mediante la realizzazione di rilievi 
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formare una fuga prospettica che 
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nicchie coronate da conchiglie, 
mentre nella lunetta è affrescato 
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il quadro della Madonna col Putto 
avrebbe sanguinato a seguito della 
coltellata di un giovane. 
1500
Inizia il periodo di attività a
Roma come architetto:
chiostro di Santa Maria della
Pace, Tempietto di San
Pietro in Montorio
(immagine al lato), progetti
per la nuova basilica di San
Pietro e per il Cortile del
Belvedere. A Roma
Bramante incontra fra'
Giocondo, Giuliano da
Sangallo, Baldassare Peruzzi,
Michelangelo e Raffaello,
che raccomanderà in punto
di morte a papa Leone X
come suo successore nella
direzione del cantiere
di San Pietro.
La piccola chiesa ha pianta circolare ed è
visibilmente ispirata all’antica
architettura romana, soprattutto nella
ricerca dell’armonia tra le parti.
Il Tempietto di San Pietro in Montorio
che realizzò sul Gianicolo, all’interno di
uno dei cortili dell’omonimo convento,
rappresenta l’evoluzione dello stile di
Bramante.
La costruzione è circondata da un
colonnato Dorico, colonne con una
trabeazione che riproponeva le regole
descritte da Vitruvio, ma più in generale
il tempietto, nel progetto originale del
Bramante, doveva andare inserito in una
più ampia risistemazione del giardino
attorno ad esso, col quale doveva
costituire un unicum basato sulle stesse
proporzioni armoniche e su precise
regole prospettiche.
Nel fregio del tempietto, dove si alternano triglifi scanalati a metope decorate secondo
le elegantiae dell’ordine dorico, vanno notati nei rilievi gli strumenti liturgici per la
messa e le chiavi di Pietro, in una puntuale cristianizzazione di analoghi strumenti per il
culto pagano presenti nel fregio del tempio di Vespasiano a Roma.
Notevole l’apparato simbolico che
accompagna la costruzione: nel primo
Cinquecento si tendeva ad idealizzare il
concetto di tempio a pianta circolare, in
parte per l’influenza del Pantheon
romano, in parte per il significato della
forma sferica, sinonimo per gli antichi di
completezza e perfezione, qui usata per
rappresentare la divinità; mentre le
sedici colonne richiamano la perfezione
del numero 16, sottolineata da Vitruvio
che a sua volta la riprese dai pitagorici;
infine, cripta, sacello e cupola
rappresentano simbolicamente la Chiesa
originaria, la Chiesa attuale e la Chiesa
celeste.
Interno del tempietto
Dopo le prime opere – importanti ma modeste nelle dimensioni – progettate
nei primi anni romani, Bramante iniziò ad assumere più importanza con l’ascesa
al soglio pontificio di Giulio II. Proprio Giuliano della Rovere, chiese a Bramante
di mettere mano agli spazi riservati ai suoi appartamenti, creando un ampio
giardino che permettesse al pontefice di rilassarsi e godersi il paesaggio verso la
campagna romana; nell’attuale zona dei Musei Vaticani, infatti, esisteva da una
ventina d’anni, una costruzione chiamata Villa del Belvedere, che comprendeva
anche affreschi di Pinturicchio e Mantegna e che il papa voleva in parte
demolire e in parte inglobare in un progetto più ampio.
L’area a disposizione
dell’architetto era
piuttosto ampia (300
metri di lunghezza per
100 di larghezza) e fu
divisa da Bramante in tre
terrazzamenti a quote
differenti, collegati tra
loro da rampe e scale e
destinati ad accogliere i
giardini, seguendo un
modello antico che il
Bramante aveva
probabilmente ripreso da
una descrizione di Plinio il
giovane della sua villa in
Toscana.
Cortile della Pigna
Il progetto più maestoso in cui
però venne coinvolto Bramante
fu quello della realizzazione della
nuova Basilica di San Pietro,
ancora oggi il principale
monumento della cristianità.
Nella posizione dell’attuale
Basilica esisteva, al tempo di
Giulio II, una grandissima chiesa
fatta costruire dall’imperatore
Costantino nel IV secolo, basilica
dotata di un quadriportico e
costruita su cinque navate, al cui
interno si trovavano ben 120
altari, 27 dei quali dedicati alla
Madonna. Già dalla metà del
Quattrocento si era provveduto
ad ammodernarla e ristrutturarla,
in modo da rispondere alle nuove
esigenze del papato. Alcuni lavori
minori erano quindi già
cominciati quando, nel 1505,
Giulio II pensò di costruire
qualcosa di completamente
nuovo e commissionò progetti ai
più importanti architetti del
tempo.
Il progetto che convinse di più
papa Giulio II, fu il progetto di
Bramante, che si ispirò alla
classicità latina: il progetto
prevedeva una pianta a croce
greca caratterizzato da una
grande cupola; i lavori iniziarono
nel 1506, non furono però ben
accolti dalla curia e in parte
nemmeno dai colleghi dell’artista,
che non apprezzarono la
demolizione di ampie parti della
vecchia basilica, tanto che
Bramante fu presto ribattezzato
“maestro ruinante”, cioè delle
rovine.
MONETA CELEBRARIVA-1506
l’idea di una pianta
completamente
simmetrica fu presto
accantonata e la morte di
Giulio II nel 1513 e dello
stesso Bramante l’anno
dopo portarono a un
pesante rallentamento
dei lavori, a cui si
aggiunsero gravi
problemi economici. A
dirigere il cantiere, nei
decenni successivi,
vennero chiamati (tra gli
altri) Raffaello,
Michelangelo e Bernini,
che mantennero l’idea
della cupola e di una
certa simmetria sotto di
essa, ma che
sostanzialmente
passarono a una pianta a
croce latina.
La tendenza all'ampia ed equilibrata interpretazione spaziale, di cui si possono trovare
anticipazioni significative nelle opere mantovane di L. B. Alberti, si declinerà, nelle
progettazioni romane di Bramante, a stretto contatto con gli edifici classici (da lui
intensamente studiati) nel tempietto di San Pietro in Montorio, e soprattutto nel
nuovo tempio di San Pietro in Vaticano.
Profonda è stata l'influenza esercitata da Bramante sull'architettura del suo tempo; e a
lui si collegano soprattutto
le opere di Sansovino, di Sanmicheli e di Andrea Palladio.
Presentazione
a cura di
Antonio Curreli

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