La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
Altro che linea verde: Serie A con l’età media più alta d’Europa e 53 stranie...Simone Priscoglio
La Serie A è il campionato con la più alta età media (26,6 contro una media di 25,8) ed è la seconda in Europa per numero di stranieri (52.8% contro una media di 50.8%). Il deludente pareggio della nazionale contro la Croazia, prima, e un derby di Milano di rara mediocrità testimoniano il lento quanto progressivo declino del nostro campionato. L’Italia di Conte non riesce ad abbassare l’età media dei propri interpreti e mentre Di Natale festeggia i 200 gol in carriera le milanesi registrano il fallimento della propria campagna acquisti basata su ultratrentenni lautamente retribuiti come Fernando Torres e Nemanja Vidic. http://news.superscommesse.it/ http://news.superscommesse.it/calcio/2014/11/serie-a-vecchia-ed-esterofila-ultima-europa-per-eta-media-e-stranieri-528/ http://news.superscommesse.it/calcio/serie-a/
Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Altro che linea verde: Serie A con l’età media più alta d’Europa e 53 stranie...Simone Priscoglio
La Serie A è il campionato con la più alta età media (26,6 contro una media di 25,8) ed è la seconda in Europa per numero di stranieri (52.8% contro una media di 50.8%). Il deludente pareggio della nazionale contro la Croazia, prima, e un derby di Milano di rara mediocrità testimoniano il lento quanto progressivo declino del nostro campionato. L’Italia di Conte non riesce ad abbassare l’età media dei propri interpreti e mentre Di Natale festeggia i 200 gol in carriera le milanesi registrano il fallimento della propria campagna acquisti basata su ultratrentenni lautamente retribuiti come Fernando Torres e Nemanja Vidic. http://news.superscommesse.it/ http://news.superscommesse.it/calcio/2014/11/serie-a-vecchia-ed-esterofila-ultima-europa-per-eta-media-e-stranieri-528/ http://news.superscommesse.it/calcio/serie-a/
Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Questo inizio di 2015 indubbiamente si sta presentando molto interessante dal punto di vista di chi osserva i risvolti meno apparenti, i colpi di scena e rispettivi voltagabbana ed in sostanza l'imprevedibilità del nuovo gioco in atto e successivo al 2014 di 'bonanza' finanziaria...
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Venerdì scorso dopo due intense settimane di trattative tra Grecia ed Europa si è giunti ad un primo accordo in merito all'annosa questione del debito ellenico. Un punto di incontro agguantato senza non pochi colpi di scena e reciproci scambi di "prendere o lasciare" e di apparenti aut aut, nella più classica teoria dei giochi.
Non è stato un buon rientro dalle ferie per molti risparmiatori, a maggior ragione se si considera che proprio da inizio anno erano decisamente aumentati i flussi di denaro verso attività d’investimento a maggior rischio, in primis le azioni ma anche in strumenti (fondi, polizze, gestoni ecc.) in cui la quota dedicata ad asset rischiosi è stata in costante aumento. Per molti piccoli investitori non sarà perciò difficile constatare come le scelte fatte o suggerite negli ultimi mesi siano risultate a dir poco deludenti.
Le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS e l'instabilità valutaria unita a materie prime in caduta libera riaccendono una volatilità estrema sui mercati finanziari. E' rischio di 'redde rationem'.
Questo inizio di 2015 indubbiamente si sta presentando molto interessante dal punto di vista di chi osserva i risvolti meno apparenti, i colpi di scena e rispettivi voltagabbana ed in sostanza l'imprevedibilità del nuovo gioco in atto e successivo al 2014 di 'bonanza' finanziaria...
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Venerdì scorso dopo due intense settimane di trattative tra Grecia ed Europa si è giunti ad un primo accordo in merito all'annosa questione del debito ellenico. Un punto di incontro agguantato senza non pochi colpi di scena e reciproci scambi di "prendere o lasciare" e di apparenti aut aut, nella più classica teoria dei giochi.
Non è stato un buon rientro dalle ferie per molti risparmiatori, a maggior ragione se si considera che proprio da inizio anno erano decisamente aumentati i flussi di denaro verso attività d’investimento a maggior rischio, in primis le azioni ma anche in strumenti (fondi, polizze, gestoni ecc.) in cui la quota dedicata ad asset rischiosi è stata in costante aumento. Per molti piccoli investitori non sarà perciò difficile constatare come le scelte fatte o suggerite negli ultimi mesi siano risultate a dir poco deludenti.
Le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS e l'instabilità valutaria unita a materie prime in caduta libera riaccendono una volatilità estrema sui mercati finanziari. E' rischio di 'redde rationem'.
A 5 anni dal primo salvataggio la Grecia è di nuovo a rischio default. Il limbo temporale concordato a fine febbraio dal governo greco con l'Eurogruppo è sempre più vicino al termine e di soluzioni ancora certe non sembra esservene alcuna traccia, se non a parole e tramite i recenti avvicendamenti interni al governo Syriza. In un tale contesto si sprecano le opzioni sugli esiti finali ma indubbiamente è in crescita la scommessa sull'uscita della Grecia dall'Eurozona.
Come ormai noto la banca centrale americana ha lasciato invariati i tassi nell’attuale forchetta dello 0-0,25%, ovvero il valore a cui sono ormai fissati dal 2008. Una scelta che replica pedissequamente la strategia adottata dall’allora Ben Bernanke nel meeting di settembre 2013, non fosse altro per le molteplici similitudini che caratterizzavano il contesto geo-politico-economico di allora e di oggi…
In questo fine agosto 2015, caratterizzato da difficili giornate sui mercati finanziari, è ricorrente perciò la domanda se siamo o meno giunti al termine del ciclo rialzista e se c'è un rischio di una crisi finanziaria 2.0
La scelta di un referendum sull'accettazione o meno di tale piano e dunque di tali politiche, rappresenterà nel suo esito finale un pivot potenzialmente storico per la Grecia e per la geopolitica globale
La locomotiva USA nel primo trimestre 2015 ha decisamente tradito la ripresa tanto auspicata. Dal 2009 ad oggi era accaduto solo altre due volte ma ciò non sembra aver preoccupato troppo gli operatori finanziari ed il mercato. "Bad news is good news" dichiarano molti commentatori ovvero le cattive notizie rimangono le migliori alleate per l'ottimismo dei gestori, essendo queste ultime le sole argomentazioni proposte per un posticipo del rialzo dei tassi USA e dunque una tenuta delle quotazioni ma quel che indubbiamente traspare sul mercato azionario americano è la crescente dissociazione delle quotazioni dai dati macro...
I mercati festeggiano il materializzarsi del rimbalzo … o quello che i trader spesso amano definire il famigerato “dead cat bounce”, ovvero il “rimbalzo del gatto morto” (non me ne vogliano gli animalisti).
Un violento rimbalzo che ha evitato una caduta libera del mercato USA (vera locomotiva di tutti i listini azionari) e che si è manifestato solo grazie al più classico concetto pavloviano del riflesso condizionato.
Un riflesso che, come noto sugli animali, rappresenta una reazione prodotta da un elemento esterno, a cui l’animale si è abituato ed a cui associa un preciso stimolo che lo induce ad un determinato comportamento.
E per gli operatori finanziari l’elemento esterno di stimolo è ormai da qualche tempo rappresentato dalle sole dichiarazioni “puntuali” che i membri del board della FED rilasciano guarda caso proprio nei momenti di panico e cedimento del mercato azionario USA.
Il quadro di fondo rimane immutato ma le parole di W. Dudley, governatore della Federal Reserve di New York sortiscono l’effetto desiderato e placano le vendite ma …
Da fine settembre a venerdì scorso si è assistito ad un ulteriore tentativo di rimbalzo da parte della locomotiva azionaria globale, ovvero lo S&P500 e con esso dell’intero mercato azionario mondiale. L’indice americano dopo aver quasi ritestato i minimi di fine agosto nelle ultime sedute di settembre ha reagito alla situazione di ipervenduto come allora, ossia con un impetuoso rimbalzo di ben 7 sedute positive su 8. Un risultato che questa volta appare però essere molto più gradito a tanti operatori in quanto si è potuto recuperare un livello “psicologico” importante proprio sul finale di settimana, ovvero la cosiddetta media mobile a 50 giorni.
Secondo il recente e biennale "Morningstar Global Fund Investor Experience" l'Italia è terz'ultima a livello globale nella valutazione del sistema "industria del risparmio gestito". Il giudizio attribuito è stato C- ovvero poco sopra al peggior voto assoluto dato alla Cina con D+. Costi, trasparenza e distribuzione sono le criticità principali...
Prosegue la decisa contrapposizione tra rialzisti e ribassisti, non fosse altro perché dal lato “bullish” l’attuale situazione è letta come una conferma di forza di un mercato confidente nelle politiche monetarie delle banche centrali mentre dal lato “bearish” è vista come la prova di un primo deterioramento della fiducia riposta nei banchieri centrali a seguito del reale peggioramento del quadro macro economico.
Tutto ciò ha finora portato gli operatori finanziari ad incorporare la reazione dei banchieri nei premi di rischio, ovvero ad inglobare nei prezzi (come nella recente reazione) il fatto che ci sarà un’azione di sostegno da parte delle banche centrali, scollegando così sempre più l’intervento degli stessi banchieri dai fondamentali. Si è perciò creato tra mercati e banche centrali il più classico dilemma del prigioniero, la cui diretta conseguenza operativa è l’attuale ed estremo approccio “RORO”, ovvero di contestuale “risk on / risk off” …
L’indice americano S&P500 dopo un mese di violento rimbalzo torna a rivedere un leggero segno positivo rispetto al dato di inizio anno, riportando così in verde il listino. Un prodigioso recupero, dopo la débâcle di agosto/settembre che non mancherà di frastornare molti risparmiatori, non fosse altro per l’elevata volatilità emersa ed in grado di far rivivere montagne russe a cui non si era più abituati da almeno un paio di anni ma ciò non dovrebbe distogliere dal quadro economico reale e di rallentamento globale a cui devono in ultima analisi rispondere le quotazioni.
Il parallelo dell’attesa di Godot in ambito finanziario appare essere scontato nella settimana in cui il mondo intero o quantomeno quello degli operatori finanziari e dei più comuni risparmiatori-investitori è ormai da tempo in attesa di sapere se ‘Godot’ (inteso come il cambio di politica monetaria) si manifesterà o continuerà a farsi attendere dopo oltre 6 anni di assenza...
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
L’attentato di Parigi riportare alla memoria quelli di Madrid e di New York ma a differenza di allora è inserito in un più complesso scenario di medio termine. Dal punto di vista economico la Francia e l’eurozona non sono in una fase di ripresa economica post recessione, come nel 2004/05, bensì in un contesto di rallentamento globale a cui potrebbe seguire un’analoga campagna di “guerra al terrore” ed i cui effetti potrebbero non essere così positivi per i mercati come nel post 11 settembre 2001.
Ho scritto qualche tempo fa che la Grecia poteva scegliere tra un Disastro di tipo A: ossia rimanere nell'euro, e un Disastro di tipo B: uscire dall'euro. Sono appena tornato dopo aver trascorso quattro giorni in Grecia, ho incontrato un sacco di persone a tutti i livelli della società ed ora voglio condividere con voi in questa lettera la mia analisi sulle loro scelte e sui risultati che hanno raggiunto. Dirò anche un paio di cose su quali potrebbero essere le implicazioni, dettate da ulteriori sviluppi del tema Grecia sia per il resto dell'Europa che per il mondo sviluppato.
Passato un lustro, non molto sembra essere cambiato in termini di criticità del sistema bancario nazionale (MPS, Unicredit ecc.) ma a differenza del 2011, già tante “soluzioni” sono state utilizzate per cercare di sorreggere l'Italia e la stessa UE ma calciare il barattolo avanti non solo non ha portato ad una reale e definitiva soluzione bensì ha riportato tutti a ripercorrere un apparente e interminabile gioco dell’oca.
Una riedizione che sembra potenzialmente ripartire proprio da dove tutto iniziò, ovverosia dall’ultima copertina dell’Economist col titolo inequivocabile “the italian job”, cover che riporta alla memoria un’altra divenuta famosa perché antecedente la crisi dello spread 2011-12 e dal titolo “on the hedge” pubblicata il 14 luglio 2011.
Ancora una volta il prof. Magatti, che è stato apprezzato relatore in un convegno di UCID Trieste, analizza problemi di estrema attualità.
Questo è l'articolo "Nell'Europa a due velocità a pagare di più sono i giovani" pubblicato dal Corriere di oggi.
L'euro sta attraversando la crisi più profonda dalla sua nascita. L'Europa sta affrontando una crisi economica, finanziaria e del debito. La Grecia è sull'orlo del fallimento. In questa presentazione analizziamo brevemente la crisi del debito e spieghiamo come tale crisi ed un tracollo della Grecia possano portare alla rottura dell'Euro.
Lincontro Europeo Un Piano Senza DettagliHoro Capital
Esattamente, che cosa è accaduto in Europa? Il mercato ha reagito come se fosse arrivata la seconda delle soluzioni come la fine delle soluzioni. Nessun problema qui! La crisi del debito europeo è risolta! Ma se si guarda attentamente (è quasi sempre pericoloso quando si tratta di Europa) c\'è molto di più nella ripartenza del mercato, rispetto alla semplice euforia e sollievo. Quella che abbiamo visto è un\'involontaria conseguenza molto inquietante che tornerà a perseguitarci, come purtroppo ho scritto nel passato. Il dito punta verso i nostri vecchi amici derivati e i credit default swap. Questa settimana, mi sono ripreso da un influenza piuttosto brutta, sottoponiamo quindi ai raggi gamma e delta le questioni che possono esserci dietro il vero motivo della risposta del mercato, marciando inesorabilmente verso l\'Endgame.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
I titoli delle prime pagine sono per la Grecia, ma la vera storia non è la Grecia, ma chi sarà il prossimo. I leader europei avevano il diritto di essere preoccupati solo poco tempo fa sugli effetti di contagio di un default della Grecia sull\'intero sistema Euro, che naturalmente ora dicono che non esiste.
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
Atlante nascerà a maggio grazie all’apporto di capitali privati forniti soprattutto da Unicredit e Intesa Sanpaolo, con una partecipazione stimata in un miliardo a testa, seguito da altri enti quali Fondazioni, Cassa Depositi e Prestiti, altre banche in quota minore e dai principali gruppi assicurativi, oltre ad eventuali ed ulteriori soggetti privati.
Dietro al grande “swing” dello S&P500 una pletora di “gamblers” della finanza ma se non si è incalliti e preparati scommettitori può essere utile rammentare che in un mercato speculativo, i partecipanti prevalenti non sono investitori di lungo termine bensì speculatori il cui unico obiettivo non è assicurarsi un buon rendimento costante sul proprio capitale ma semplicemente fare profitti da un'ascesa o da un declino dei prezzi e tali risultati avvengo sulla pelle di altri sprovveduti o inconsapevoli partecipanti al gioco.
Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.
BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati e sedare gli operatori ma quanto sta accadendo seppur ricordi gli effetti “boom” degli annunci che hanno puntellato sui top i mercati alla fine del QE americano nell’ottobre 2014 e per buona parte del 2015 ora appaiono più come una rete di protezione per rallentare la caduta nella speranza di poter governarne al meglio e nel modo meno traumatico lo “sboom” derivante dalla fine più o meno graduale delle politiche espansive.
Dopo il salvataggio delle ormai famigerate quattro banche italiane (Banca Marche, CR Ferrara, CR Chieti, Popolare Etruria) sembra essere scattata una psicosi collettiva tra i comuni risparmiatori. Una paura che viene ovviamente alimentata da un circolo vizioso e crescente di informazioni che amplificano la sensazione di insicurezza. Paure che se da un lato possono alzare il livello di allerta del singolo e quindi contribuire ad una migliore vigilanza e controllo delle personali posizioni detenute presso i diversi istituti italiani, dall’altro potrebbero arrecare ancor più danni se il latente terrore diventasse panico collettivo.
A distanza ormai di due settimane è possibile fare un primo conto dei danni derivanti dal salvataggio di Banca Marche, Popolare dell'Etruria, CariFerrara e CariChieti e ciò nonostante lo sbandierato successo fin da subito attribuito al non coinvolgimento dello Stato e quindi dei contribuenti. Dal punto di vista del correntista/risparmiatore quanto accaduto è certamente un monito su quanto può ancora accadere ai propri risparmi a partire dal 2016 ma con l’aggravio che in caso di ulteriori dissesti saranno incluse anche le obbligazioni “senior” e potenzialmente i depositi superiori a 100.000 euro.
L'investimento è come noto il procedimento con cui ognuno di noi sposta nel tempo le disponibilità che ha, rinunciando a spenderle oggi, in vista di un consumo futuro e questo in cambio di un maggior potere d'acquisto differito nel tempo, ovvero di un rendimento. Un rendimento che comunemente ricerca investendo in differenti strumenti (depositi di liquidità, obbligazioni, azioni, immobili, ecc.) sia in forma diretta che sottoforma di prodotti gestiti. L'investimento in quanto tale può essere perciò...
Nonostante l'euforia generale creata dai media sulla prima settimana di QE europeo è forse il caso di non fare il conto senza l'oste, ovvero festeggiare un pasto gratis senza osservare le reali possibilità di prosecuzione del banchetto. Un party a cui la borsa statunitense, ovvero la reale locomotiva dei rialzi dei corsi azionari globali, potrebbe non essere più in grado di partecipare, non fosse altro per la continuativa abbuffata finora realizzata e senza decise soste di consolidamento.
Secondo Mario Draghi "abbiamo già osservato un numero significativo di effetti positivi derivanti da queste decisioni di politica monetaria", una frase che racchiude la giusta chiave di lettura dell'attuale situazione dei mercati europei. Un contesto in cui l'esperienza passata della FED non deve trarre in inganno.
E' MENO PEGGIO IL C/C
L'industria della vendita del risparmio gestito "aborrirà" una tale affermazione e condirà il tutto di fini ragionamenti pur di convincere lo sprovveduto risparmiatore a comprare o a detenere tali strumenti o peggio ancora lo dirotterà sempre più su strumenti opachi e maggiormente rischiosi, nell'illusoria ricerca dei rendimenti perduti...
Dopo la costante fuga di notizie delle ultime settimane ed a distanza di quasi due anni e mezzo da quell'ormai famoso discorso di Mario Draghi tenutosi a Londra con la celebre frase "whatever it takes" è giunto giovedì scorso il Quantitative Easing in salsa europea, ovvero la prima e storica decisione di stampa monetaria da parte della BCE.
1. 12 | SPECIALI | LUNEDÌ 9 FEBBRAIO 2015
L’ANALISI Atene ha finito i soldi e senza un «prestito ponte» rischia di restare senza fondi a fine mese
Greciasull’orlodelprecipizioperforzarel’Europa
LaBCEnonaccettapiùititoliellenicicomegaranziaeS&PdeclassaildebitoaB-
A distanza di due setti-
mane del voto greco e
dal mandato popolare con-
cesso a Syriza ed ai Greci In-
dipendentisti ora al gover-
no, appare sempre più elo-
quente la strategia adottata
dalprimoministroAlexisT-
sipras e dal ministro delle fi-
nanze Yannis Varoufakis
per ottemperare al mandato
ricevuto.
La Grecia ed il suo nuovo
governo di sinistra hanno
avviato una complessa par-
tita con l'UE, per dare segui-
to a quanto promesso in
campagna elettorale, ovve-
ro un cambio radicale ri-
spetto alla gestione del debi-
to ed ai diktat della "troika".
LA SITUAZIONE GRECA
Dopo una recessione che
dura ormai da un lustro e
ben due pacchetti di salva-
taggio concessi dal trio
UE-BCE-FMI, il debito pub-
blico della Grecia si attesta
ancora ad oltre 320 miliardi
di euro, ovvero il 175% del
PIL ellenico e questo anche
dopo il noto "haircut" o ri-
strutturazionedeldebitoav-
venuto nel marzo 2012. No-
nostante gli oltre 240 miliar-
di ricevuti nei due prestiti
del 2010 e 2011, pari circa a
2/3 del debito complessivo,
il paese non ha quindi visto
reali benefici economici es-
sendo il PIL crollato del 25%
e la disoccupazione com-
plessiva giunta ad analoghi
livelli, con punte del 50% in
quella giovanile, mentre il
reddito medio è fortemente
calatoeladeflazionealeggia
ormai da tempo nel paese (a
dicembre2014,prezzialcon-
sumo in calo del 2,6% an-
nuale). Utilizzando le parole
del nuovo ministro delle fi-
nanze greco la situazione è
semplicemente "da vera e
propria crisi umanitaria".
L'EFFETTO TROIKA
Dal 2010, ovvero da quan-
do lo Stato greco sì è mostra-
toinbancarotta,l'Europaha
concesso enormi prestiti al
paese ma in cambio ha ri-
chiesto le ormai famigerate
soluzionidiausteritybasate
essenzialmente sulle priva-
tizzazioni di imprese e ser-
vizi pubblici, la diminuzio-
ne della spesa sociale, la de-
regolamentare del lavoro,
ecc., con il presunto fine di
riportare in ordine il bilan-
cio e rimettere in moto il
paese. E' però davanti agli
occhi di tutti la fallacia di ta-
li ricette, non ultimo è arri-
vato anche il monito di Oba-
ma «non si può continuare a
spremere Paesi che sono nel
pieno di una recessione». U-
na "spremitura" fatta sulla
pelle del popolo ellenico al
finediottenereenormiaiuti
finanziari ma che poi sono
finiti nel sistema finanzia-
rio greco ed europeo per
quasi la loro totalità e non
per le necessità dello Stato.
Osservando il grafico pub-
blicato dal Financial Times,
appareeloquentedovesiano
finiti i soldi e a cosa siano
realmente serviti.
Solo l’11 per cento dei pre-
stitièandatoafinanziaredi-
rettamente le attività del go-
verno mentre la restante
partesonosoldientratiedu-
sciti come in una porta gire-
vole. Soldi che peraltro non
solo hanno permesso a chi
di dovere di togliersi fasti-
diose "castagne" dai propri
bilanci ma anche di passare
il problema ai vari Stati del-
la UE ed in ultima analisi ai
cittadini europei.
I NUOVI CREDITORI
Il debito greco è oggi di-
stribuito in modo sostan-
zialmente differente rispet-
to al 2010, ovvero quando
buona parte del problema e-
rainpanciaallebanche
elleniche ed europee
(Francia e Germania in
primis ed in piccolissi-
ma parte in quelle ita-
liane), in quanto quasi
l'80% è ora in carico ad
istituzioni pubbliche
ed in particolare al fon-
do di stabilità europeo
(EFSF) ed al Meccani-
smo Europeo di Stabili-
tà (ESM) della UE ed a
seguire al Fondo Mone-
tario Internazionale e
poi alla BCE. In ambito
europeoesecondoidati
di Bloomberg, la quota di
spettanza italiana è di circa
40miliardidieuroequestoa
seguito dei prestiti bilatera-
li e delle quote di partecipa-
zionenelfondosalva-statiE-
sm, nella Bce e nell'Fmi, un
qualcosa che potenzialmen-
te può pesare un 2,5% di PIL
in caso di default della Gre-
cia.Unrischiodiinsolvenza
che vede nel 2015 l'anno
chiave per il paese, in quan-
to nei successivi sei e fino al
2022, non vi sono rimborsi e
pagamenti di interessi si-
gnificativi da mettere in se-
ria difficoltà le povere casse
statali greche mentre que-
st'anno ed in particolare tra
febbraio/marzo e luglio/a-
gosto vi sono rimborsi co-
spicui a favore dell'FMI e
della BCE che non possono
essere sostenuti autonoma-
mente dal paese.
SCOMMESA TSIPRAS
Il nuovo governo greco ha
dunque voluto giocare d'an-
ticipo di fronte ai prossimi
problemi di liquidità e di
pressione della BCE affin-
chéilpaesedomandil’esten-
sione temporale del presti-
to, così da poter ottenere
quei margini di manovra di
bilancio necessari ai pro-
grammi di uscita o riduzio-
ne dell'austerità promessi
in campagna elettorale e
non applicabili in caso di
rinnovodelprestitoallecon-
dizionefinquiimpostedalla
Troika. Il tour europeo post
elezioni di Tsipras e Varou-
fakis, fatto per promuovere
un pacchetto di ristruttura-
zione del debito basato sulla
conversione del debito ver-
so il fondo salva-stati Ef-
sf/Esm in titoli di debito in-
dicizzati alla crescita (gro-
wth bond) e la conversione
di quello verso la Bce in tito-
li irredimibili, rappresenta
perciò la prima mossa di u-
na strategia volta a trovare
un accordo prima dell'esta-
te,ovveroprimadeimaggio-
ri e più pesanti rimborsi che
la Grecia deve fronteggiare
echeallostessotempolefor-
nisce forse l'ultima vera ar-
ma di negoziato.
MOSSE E CONTROMOSSE
Una prima e decisa rispo-
sta, dopo le pacche sulle
spalle ed i sorrisi ricevuti
dai paesi spesso più "deboli"
dell'eurozona è poi arrivata
aparoledaiverticieuropeie
da vari esponenti del gover-
no tedesco e della Bunde-
sbank e successivamente
dalla BCE di Mario Draghi.
Una risposta questa ben più
concreta in quanto la banca
centrale europea ha deciso
di non accettare più i titoli
di stato greci come garanzia
per prestare soldi alle ban-
che elleniche. Il tutto a par-
tire dall'11 febbraio ovvero e
non a caso, proprio nel gior-
no in cui si dovranno mette-
realtavolodelletrattativela
UE e la Grecia.
InognimodolaBCE,inun
gioco di mosse e contromos-
se, ha comunque garantito
una linea di credito tramite
la cosiddetta ELA (Emer-
gency Liquidity Assistan-
ce), ovvero un programma
speciale di finanziamento il
cui rischio sarà però in capo
alla banca centrale greca e
potrà essere rivisto o chiuso
ogni due settimane ed a par-
tire dal 18 febbraio prossi-
mo.Unadecisionechehasu-
bito avuto ripercussioni sui
principali bond bancari del
paese e sulla borsa greca. In
questo gioco si è poi inserita
sul finale di settimana an-
che l'agenzia di rating Stan-
dard & Poor’s attraverso il
declassamento da B a B- ed
outlook negativo del debito
greco.Epernonfaremanca-
re nulla nel grande scac-
chiere della politica e della
finanza globale, oltre ai già
citati interventi di Obama a
favore della Grecia, non so-
nomancateanchelemanife-
stazioni di appoggio a Tsi-
pras da parte della Russia.
Un fatto quest'ultimo che
rientra più nell'ambito della
geo-finanza ma che Tsipras
sta opportunisticamente u-
tilizzando per le prossime
trattative, semmai come
moneta di scambio con la
UE per la sua posizione ver-
so la crisi Ucraina, oppure
come eventuale exit strate-
gy sostenuta da Mosca, in
caso di fallimento ed uscita
dall'Euro.
CONCLUSIONE
Quello che è da poco ini-
ziato appare essere un gioco
che alla fine avrà un vincito-
re ed un perdente e quanto
auspicato da Syriza di poter
uscire dai diktat della Troi-
ka e poter rinegoziare il de-
bito, rimanendo nell'Euro
potrà risultare assai diffici-
le se non impossibile. Infatti
se Tsipras si piegherà alle
pressioni tedesche, rischie-
ràdiperderequalunquecre-
dibilitàdifrontealsuopopo-
lo (aprendo semmai al ri-
schio di una deriva di estre-
ma destra) e se rifiuterà, il
suo governo collasserà per
mancanza di fondi fra pochi
mesi, costringendo così il
paese all'opzione estrema e
di uscita dall'Euro. Dall'al-
traparte,perBruxelleseper
la Germania in particolare,
se la Grecia vincesse la par-
tita dettando le condizioni,
si creerebbe un precedente
troppo pericoloso, ovvero la
possibilità per qualsiasi for-
zaanti-austeritypresentein
altri paesi di poter seguire
l'esempio greco nonché va-
cillerebbe l'ortodossa posi-
zione della Merkel. Il gioco
ha quindi una “componente
di rischio” non indifferente
in quanto la Grecia ha deci-
so di mettersi sull'orlo del
precipizio pur di costringe-
re la Germania all'aut-aut.
Non mancheranno quindi
ulteriori colpi di scena, vi-
sto i tanti attori coinvolti e
ciò porterà con sé inevitabi-
li ripercussioni sui mercati
finanziari globali.
(Rubens Ligabue)
RISPARMIO,ICONTIINTASCA L’autore della rubrica
La pagina settimanale del lu-
nedì “Risparmio, i conti in
tasca”, è a cura del nostro
consulente Rubens Ligabue,
professionista certificato Efa -
European Financial Advisor,
associato SIAT - Società I-
taliana Analisi Tecnica, iscritto
all'Albo Unico Nazionale dei
Promotori Finanziari. Per do-
mande e chiarimenti potete
scrivere a
info@rubensligabue.com