Questo inizio di 2015 indubbiamente si sta presentando molto interessante dal punto di vista di chi osserva i risvolti meno apparenti, i colpi di scena e rispettivi voltagabbana ed in sostanza l'imprevedibilità del nuovo gioco in atto e successivo al 2014 di 'bonanza' finanziaria...
Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
Mia traduzione dell'articolo "Triple whammy" - Bassi tassi d'interesse, mercati in subbuglio e ristrutturazione: è troppo - pubblicato nella sezione "Finance and economics" di "The Economist" del 14 maggio 2016.
OTTOBRE: UN MESE DI STABILE PERFORMANCE O DI POTENZIALE CRACK ?
Una cosa sembra emergere più di altre da questi dati, ovvero che gli eventi estremi accadono spesso in questo periodo e dopo lunghi cicli rialzisti, come innegabilmente è già l'attuale. Non dovrebbe quindi stupire l'invito all'estrema prudenza, essendovi un potenziale ed ampio rischio di discesa, a maggior ragione considerando il fatto che, nel corrente ciclo, gli unici forti cali si sono finora verificati solo alle fine del primo e del secondo QE, nel 2010 e nel 2011.
L’indice americano S&P500 dopo un mese di violento rimbalzo torna a rivedere un leggero segno positivo rispetto al dato di inizio anno, riportando così in verde il listino. Un prodigioso recupero, dopo la débâcle di agosto/settembre che non mancherà di frastornare molti risparmiatori, non fosse altro per l’elevata volatilità emersa ed in grado di far rivivere montagne russe a cui non si era più abituati da almeno un paio di anni ma ciò non dovrebbe distogliere dal quadro economico reale e di rallentamento globale a cui devono in ultima analisi rispondere le quotazioni.
Le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS e l'instabilità valutaria unita a materie prime in caduta libera riaccendono una volatilità estrema sui mercati finanziari. E' rischio di 'redde rationem'.
Mario Draghi ha annunciato giovedì scorso, l’ennesimo ed ormai ultimo taglio dei tassi ufficiali d’interesse, nonché un nuovo e consistente aumento delle dimensioni del bilancio della BCE, attraverso l’acquisto di strumenti finanziari emessi dal settore privato dell’economia. Non delude quindi le attese e conferma così ai mercati che davanti ai dati macro deludenti e preoccupanti si concretizzano provvedimenti monetari espansivi.
In questo fine agosto 2015, caratterizzato da difficili giornate sui mercati finanziari, è ricorrente perciò la domanda se siamo o meno giunti al termine del ciclo rialzista e se c'è un rischio di una crisi finanziaria 2.0
Secondo Mario Draghi "abbiamo già osservato un numero significativo di effetti positivi derivanti da queste decisioni di politica monetaria", una frase che racchiude la giusta chiave di lettura dell'attuale situazione dei mercati europei. Un contesto in cui l'esperienza passata della FED non deve trarre in inganno.
L'investimento è come noto il procedimento con cui ognuno di noi sposta nel tempo le disponibilità che ha, rinunciando a spenderle oggi, in vista di un consumo futuro e questo in cambio di un maggior potere d'acquisto differito nel tempo, ovvero di un rendimento. Un rendimento che comunemente ricerca investendo in differenti strumenti (depositi di liquidità, obbligazioni, azioni, immobili, ecc.) sia in forma diretta che sottoforma di prodotti gestiti. L'investimento in quanto tale può essere perciò...
Dopo la costante fuga di notizie delle ultime settimane ed a distanza di quasi due anni e mezzo da quell'ormai famoso discorso di Mario Draghi tenutosi a Londra con la celebre frase "whatever it takes" è giunto giovedì scorso il Quantitative Easing in salsa europea, ovvero la prima e storica decisione di stampa monetaria da parte della BCE.
BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati e sedare gli operatori ma quanto sta accadendo seppur ricordi gli effetti “boom” degli annunci che hanno puntellato sui top i mercati alla fine del QE americano nell’ottobre 2014 e per buona parte del 2015 ora appaiono più come una rete di protezione per rallentare la caduta nella speranza di poter governarne al meglio e nel modo meno traumatico lo “sboom” derivante dalla fine più o meno graduale delle politiche espansive.
Mia traduzione dell'articolo "Triple whammy" - Bassi tassi d'interesse, mercati in subbuglio e ristrutturazione: è troppo - pubblicato nella sezione "Finance and economics" di "The Economist" del 14 maggio 2016.
OTTOBRE: UN MESE DI STABILE PERFORMANCE O DI POTENZIALE CRACK ?
Una cosa sembra emergere più di altre da questi dati, ovvero che gli eventi estremi accadono spesso in questo periodo e dopo lunghi cicli rialzisti, come innegabilmente è già l'attuale. Non dovrebbe quindi stupire l'invito all'estrema prudenza, essendovi un potenziale ed ampio rischio di discesa, a maggior ragione considerando il fatto che, nel corrente ciclo, gli unici forti cali si sono finora verificati solo alle fine del primo e del secondo QE, nel 2010 e nel 2011.
L’indice americano S&P500 dopo un mese di violento rimbalzo torna a rivedere un leggero segno positivo rispetto al dato di inizio anno, riportando così in verde il listino. Un prodigioso recupero, dopo la débâcle di agosto/settembre che non mancherà di frastornare molti risparmiatori, non fosse altro per l’elevata volatilità emersa ed in grado di far rivivere montagne russe a cui non si era più abituati da almeno un paio di anni ma ciò non dovrebbe distogliere dal quadro economico reale e di rallentamento globale a cui devono in ultima analisi rispondere le quotazioni.
Le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS e l'instabilità valutaria unita a materie prime in caduta libera riaccendono una volatilità estrema sui mercati finanziari. E' rischio di 'redde rationem'.
Mario Draghi ha annunciato giovedì scorso, l’ennesimo ed ormai ultimo taglio dei tassi ufficiali d’interesse, nonché un nuovo e consistente aumento delle dimensioni del bilancio della BCE, attraverso l’acquisto di strumenti finanziari emessi dal settore privato dell’economia. Non delude quindi le attese e conferma così ai mercati che davanti ai dati macro deludenti e preoccupanti si concretizzano provvedimenti monetari espansivi.
In questo fine agosto 2015, caratterizzato da difficili giornate sui mercati finanziari, è ricorrente perciò la domanda se siamo o meno giunti al termine del ciclo rialzista e se c'è un rischio di una crisi finanziaria 2.0
Secondo Mario Draghi "abbiamo già osservato un numero significativo di effetti positivi derivanti da queste decisioni di politica monetaria", una frase che racchiude la giusta chiave di lettura dell'attuale situazione dei mercati europei. Un contesto in cui l'esperienza passata della FED non deve trarre in inganno.
L'investimento è come noto il procedimento con cui ognuno di noi sposta nel tempo le disponibilità che ha, rinunciando a spenderle oggi, in vista di un consumo futuro e questo in cambio di un maggior potere d'acquisto differito nel tempo, ovvero di un rendimento. Un rendimento che comunemente ricerca investendo in differenti strumenti (depositi di liquidità, obbligazioni, azioni, immobili, ecc.) sia in forma diretta che sottoforma di prodotti gestiti. L'investimento in quanto tale può essere perciò...
Dopo la costante fuga di notizie delle ultime settimane ed a distanza di quasi due anni e mezzo da quell'ormai famoso discorso di Mario Draghi tenutosi a Londra con la celebre frase "whatever it takes" è giunto giovedì scorso il Quantitative Easing in salsa europea, ovvero la prima e storica decisione di stampa monetaria da parte della BCE.
BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati e sedare gli operatori ma quanto sta accadendo seppur ricordi gli effetti “boom” degli annunci che hanno puntellato sui top i mercati alla fine del QE americano nell’ottobre 2014 e per buona parte del 2015 ora appaiono più come una rete di protezione per rallentare la caduta nella speranza di poter governarne al meglio e nel modo meno traumatico lo “sboom” derivante dalla fine più o meno graduale delle politiche espansive.
Dietro al grande “swing” dello S&P500 una pletora di “gamblers” della finanza ma se non si è incalliti e preparati scommettitori può essere utile rammentare che in un mercato speculativo, i partecipanti prevalenti non sono investitori di lungo termine bensì speculatori il cui unico obiettivo non è assicurarsi un buon rendimento costante sul proprio capitale ma semplicemente fare profitti da un'ascesa o da un declino dei prezzi e tali risultati avvengo sulla pelle di altri sprovveduti o inconsapevoli partecipanti al gioco.
E' MENO PEGGIO IL C/C
L'industria della vendita del risparmio gestito "aborrirà" una tale affermazione e condirà il tutto di fini ragionamenti pur di convincere lo sprovveduto risparmiatore a comprare o a detenere tali strumenti o peggio ancora lo dirotterà sempre più su strumenti opachi e maggiormente rischiosi, nell'illusoria ricerca dei rendimenti perduti...
Il Giappone ha stupito gli operatori presentando un'azione "banzai" incentrata su due passaggi ed annunciati prima dal più grande fondo statale pensionistico mondiale, detentore di asset per oltre 1.100 miliardi di dollari e poi dalla banca Bank of Japan. Ecco allora che l' "Abeconomis" entra nella "Banzainomics", decidendo non solo di stampare come se vi fosse più un domani, pur di immettere tutta la liquidità ritenuta necessaria dai pianificatori centrali ma indirizzando anche una quota pari al 50% dei risparmi di milioni di pensionati giapponesi nel magico mondo dei mercati azionari...
Passato un lustro, non molto sembra essere cambiato in termini di criticità del sistema bancario nazionale (MPS, Unicredit ecc.) ma a differenza del 2011, già tante “soluzioni” sono state utilizzate per cercare di sorreggere l'Italia e la stessa UE ma calciare il barattolo avanti non solo non ha portato ad una reale e definitiva soluzione bensì ha riportato tutti a ripercorrere un apparente e interminabile gioco dell’oca.
Una riedizione che sembra potenzialmente ripartire proprio da dove tutto iniziò, ovverosia dall’ultima copertina dell’Economist col titolo inequivocabile “the italian job”, cover che riporta alla memoria un’altra divenuta famosa perché antecedente la crisi dello spread 2011-12 e dal titolo “on the hedge” pubblicata il 14 luglio 2011.
Come ormai noto la banca centrale americana ha lasciato invariati i tassi nell’attuale forchetta dello 0-0,25%, ovvero il valore a cui sono ormai fissati dal 2008. Una scelta che replica pedissequamente la strategia adottata dall’allora Ben Bernanke nel meeting di settembre 2013, non fosse altro per le molteplici similitudini che caratterizzavano il contesto geo-politico-economico di allora e di oggi…
StudioPhi - Il Punto N.3 - Il Contropiede di Draghistudiophi.ch
La conferenza stampa del 6 novembre di Mario Draghi arriva dopo un prolungato periodo di instabilità sui mercati alimentata, tra l’altro, da pensieri, parole e opere dei principali banchieri centrali. Settimane nelle quali Kuroda e la Yellen, governatori rispettivamente della Banca del Giappone e della Federal Reserve, hanno agito; Mario Draghi, viceversa, ha “subito” un incessante sabotaggio mediatico. Il primo ha stupito tutti con un ulteriore gigantesca scommessa di acrobazia monetaria portando gli acquisti di titoli pubblici e privati fino a 700 miliardi di dollari annui.
[...]
Fin qui si potrebbe sostenere che Draghi non ha affermato nulla di nuovo. Non è così perché, sia pure implicitamente, il Governatore fa capire che nuove iniziative potrebbero essere considerate prima del previsto, forse già a dicembre.
Lo si deduce dall’esplicito riferimento al fatto che gli organismi competenti della BCE sono già stati attivati per studiare e preparare gli ulteriori
strumenti da utilizzare in caso di bisogno.
Azioni rese necessarie dalla crescente urgenza che deriva da un peggioramento dello scenario per crescita e inflazione, di cui ormai ha preso atto anche la Commissione Europea con la recentissima diffusione delle nuove stime per il 2015. Si tratta di una ennesima sforbiciata dello 0,6% e dello 0,4% su Pil e inflazione attesi, con il primo che a livello comunitario crescerebbe solo dell’1,1% e con i prezzi in aumento solo dello 0,8%.
(articolo originalmente pubblicato alla pagina http://www.studiophi.ch/New/documenti/)
Mercati Obbligazionari a cura di Raiffeisen Capital ManagementValentina Sagona
Outlook Mercati Obblicazionari
a cura di Andreas Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management).
Mercati obbligazionari ad una svolta ? Quali offrono al momento profili di rischio/rendimento accettabili?
Situazione sui mercati obbligazionari con Andrea Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management)
- Le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni societarie nonché selezionati titoli di Stato della “periferia” hanno ancora profili di rischio/rendimento accettabili
- I premi di rischio delle obbligazioni societarie continuano a essere vicini ai loro minimi degli ultimi 10 anni
- Al momento non si prevede alcuna accelerazione dell’inasprimento della politica monetaria
- Intanto, posizionamento della duration piuttosto difensivo e generazione di reddito principalmente tramite prodotti “carry” e strategie attive
Prosegue la decisa contrapposizione tra rialzisti e ribassisti, non fosse altro perché dal lato “bullish” l’attuale situazione è letta come una conferma di forza di un mercato confidente nelle politiche monetarie delle banche centrali mentre dal lato “bearish” è vista come la prova di un primo deterioramento della fiducia riposta nei banchieri centrali a seguito del reale peggioramento del quadro macro economico.
Tutto ciò ha finora portato gli operatori finanziari ad incorporare la reazione dei banchieri nei premi di rischio, ovvero ad inglobare nei prezzi (come nella recente reazione) il fatto che ci sarà un’azione di sostegno da parte delle banche centrali, scollegando così sempre più l’intervento degli stessi banchieri dai fondamentali. Si è perciò creato tra mercati e banche centrali il più classico dilemma del prigioniero, la cui diretta conseguenza operativa è l’attuale ed estremo approccio “RORO”, ovvero di contestuale “risk on / risk off” …
Nonostante l'euforia generale creata dai media sulla prima settimana di QE europeo è forse il caso di non fare il conto senza l'oste, ovvero festeggiare un pasto gratis senza osservare le reali possibilità di prosecuzione del banchetto. Un party a cui la borsa statunitense, ovvero la reale locomotiva dei rialzi dei corsi azionari globali, potrebbe non essere più in grado di partecipare, non fosse altro per la continuativa abbuffata finora realizzata e senza decise soste di consolidamento.
Da fine settembre a venerdì scorso si è assistito ad un ulteriore tentativo di rimbalzo da parte della locomotiva azionaria globale, ovvero lo S&P500 e con esso dell’intero mercato azionario mondiale. L’indice americano dopo aver quasi ritestato i minimi di fine agosto nelle ultime sedute di settembre ha reagito alla situazione di ipervenduto come allora, ossia con un impetuoso rimbalzo di ben 7 sedute positive su 8. Un risultato che questa volta appare però essere molto più gradito a tanti operatori in quanto si è potuto recuperare un livello “psicologico” importante proprio sul finale di settimana, ovvero la cosiddetta media mobile a 50 giorni.
Atlante nascerà a maggio grazie all’apporto di capitali privati forniti soprattutto da Unicredit e Intesa Sanpaolo, con una partecipazione stimata in un miliardo a testa, seguito da altri enti quali Fondazioni, Cassa Depositi e Prestiti, altre banche in quota minore e dai principali gruppi assicurativi, oltre ad eventuali ed ulteriori soggetti privati.
Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.
Dopo il salvataggio delle ormai famigerate quattro banche italiane (Banca Marche, CR Ferrara, CR Chieti, Popolare Etruria) sembra essere scattata una psicosi collettiva tra i comuni risparmiatori. Una paura che viene ovviamente alimentata da un circolo vizioso e crescente di informazioni che amplificano la sensazione di insicurezza. Paure che se da un lato possono alzare il livello di allerta del singolo e quindi contribuire ad una migliore vigilanza e controllo delle personali posizioni detenute presso i diversi istituti italiani, dall’altro potrebbero arrecare ancor più danni se il latente terrore diventasse panico collettivo.
A distanza ormai di due settimane è possibile fare un primo conto dei danni derivanti dal salvataggio di Banca Marche, Popolare dell'Etruria, CariFerrara e CariChieti e ciò nonostante lo sbandierato successo fin da subito attribuito al non coinvolgimento dello Stato e quindi dei contribuenti. Dal punto di vista del correntista/risparmiatore quanto accaduto è certamente un monito su quanto può ancora accadere ai propri risparmi a partire dal 2016 ma con l’aggravio che in caso di ulteriori dissesti saranno incluse anche le obbligazioni “senior” e potenzialmente i depositi superiori a 100.000 euro.
L’attentato di Parigi riportare alla memoria quelli di Madrid e di New York ma a differenza di allora è inserito in un più complesso scenario di medio termine. Dal punto di vista economico la Francia e l’eurozona non sono in una fase di ripresa economica post recessione, come nel 2004/05, bensì in un contesto di rallentamento globale a cui potrebbe seguire un’analoga campagna di “guerra al terrore” ed i cui effetti potrebbero non essere così positivi per i mercati come nel post 11 settembre 2001.
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
Il parallelo dell’attesa di Godot in ambito finanziario appare essere scontato nella settimana in cui il mondo intero o quantomeno quello degli operatori finanziari e dei più comuni risparmiatori-investitori è ormai da tempo in attesa di sapere se ‘Godot’ (inteso come il cambio di politica monetaria) si manifesterà o continuerà a farsi attendere dopo oltre 6 anni di assenza...
Non è stato un buon rientro dalle ferie per molti risparmiatori, a maggior ragione se si considera che proprio da inizio anno erano decisamente aumentati i flussi di denaro verso attività d’investimento a maggior rischio, in primis le azioni ma anche in strumenti (fondi, polizze, gestoni ecc.) in cui la quota dedicata ad asset rischiosi è stata in costante aumento. Per molti piccoli investitori non sarà perciò difficile constatare come le scelte fatte o suggerite negli ultimi mesi siano risultate a dir poco deludenti.
I mercati festeggiano il materializzarsi del rimbalzo … o quello che i trader spesso amano definire il famigerato “dead cat bounce”, ovvero il “rimbalzo del gatto morto” (non me ne vogliano gli animalisti).
Un violento rimbalzo che ha evitato una caduta libera del mercato USA (vera locomotiva di tutti i listini azionari) e che si è manifestato solo grazie al più classico concetto pavloviano del riflesso condizionato.
Un riflesso che, come noto sugli animali, rappresenta una reazione prodotta da un elemento esterno, a cui l’animale si è abituato ed a cui associa un preciso stimolo che lo induce ad un determinato comportamento.
E per gli operatori finanziari l’elemento esterno di stimolo è ormai da qualche tempo rappresentato dalle sole dichiarazioni “puntuali” che i membri del board della FED rilasciano guarda caso proprio nei momenti di panico e cedimento del mercato azionario USA.
Il quadro di fondo rimane immutato ma le parole di W. Dudley, governatore della Federal Reserve di New York sortiscono l’effetto desiderato e placano le vendite ma …
La scelta di un referendum sull'accettazione o meno di tale piano e dunque di tali politiche, rappresenterà nel suo esito finale un pivot potenzialmente storico per la Grecia e per la geopolitica globale
Secondo il recente e biennale "Morningstar Global Fund Investor Experience" l'Italia è terz'ultima a livello globale nella valutazione del sistema "industria del risparmio gestito". Il giudizio attribuito è stato C- ovvero poco sopra al peggior voto assoluto dato alla Cina con D+. Costi, trasparenza e distribuzione sono le criticità principali...
La locomotiva USA nel primo trimestre 2015 ha decisamente tradito la ripresa tanto auspicata. Dal 2009 ad oggi era accaduto solo altre due volte ma ciò non sembra aver preoccupato troppo gli operatori finanziari ed il mercato. "Bad news is good news" dichiarano molti commentatori ovvero le cattive notizie rimangono le migliori alleate per l'ottimismo dei gestori, essendo queste ultime le sole argomentazioni proposte per un posticipo del rialzo dei tassi USA e dunque una tenuta delle quotazioni ma quel che indubbiamente traspare sul mercato azionario americano è la crescente dissociazione delle quotazioni dai dati macro...
A 5 anni dal primo salvataggio la Grecia è di nuovo a rischio default. Il limbo temporale concordato a fine febbraio dal governo greco con l'Eurogruppo è sempre più vicino al termine e di soluzioni ancora certe non sembra esservene alcuna traccia, se non a parole e tramite i recenti avvicendamenti interni al governo Syriza. In un tale contesto si sprecano le opzioni sugli esiti finali ma indubbiamente è in crescita la scommessa sull'uscita della Grecia dall'Eurozona.
Venerdì scorso dopo due intense settimane di trattative tra Grecia ed Europa si è giunti ad un primo accordo in merito all'annosa questione del debito ellenico. Un punto di incontro agguantato senza non pochi colpi di scena e reciproci scambi di "prendere o lasciare" e di apparenti aut aut, nella più classica teoria dei giochi.
1. 12 | SPECIALI | LUNEDÌ 19 GENNAIO 2015
L’ANALISI Il franco svizzero ritorna ad essere il barometro di pressione delle politiche europee
Dallabancacentralesvizzerailprimopuntodisvolta
Cambionuovamentelibero,tassia-0,75%eobbligazioninegativefinoaldecennale
Questo inizio di 2015 in-
dubbiamente si sta pre-
sentando molto interessante
dal punto di vista di chi osser-
va i risvolti meno apparenti, i
colpi di scena e rispettivi vol-
tagabbana ed in sostanza l’im-
prevedibilità del nuovo gioco
in atto e successivo al 2014 di
‘bonanza’ finanziaria.
Eh sì, perché dopo il potente
anestetico usato dalle banche
centrali di mezzo mondo con
la pluriennale immissione di
monetaetassizero,inun’azio-
ne all’unisono che di fatto ha
‘sterilizzato’ le capacità cogni-
tive di molti investitori ed an-
che di altrettanti gestori, que-
st’anno si sta rivelando e si ri-
velerà una sonora sveglia per
molti. Ovvero il ritorno (sep-
pur doloroso) alla realtà ed al
fatto che non esistono pasti
gratis ‘ad libitum’ con rendi-
menti senza rischi. Un riequi-
librio che sta iniziando a pas-
sareepasseràattraversounri-
torno di volatilità e caos, gene-
rato dall’apparente disallinea-
mento delle banche centrali.
Il fischio di inizio
Conilsennodelpoisicapirà
che il vero punto di svolta sarà
da ritrovarsi a fine ottobre
2014 con la conclusione del ta-
pering e dunque della stampa
di moneta da parte della Fed
masaràancorpiùchiarocheil
vero fischio di inizio, in grado
di svegliare i tanti partecipan-
ti al gioco creato dai vari ban-
chieri, è arrivato da quel pic-
colo paese popolato da 8 milio-
ni di abitanti e chiamato Sviz-
zera. Un paese che vanta oltre
agliorologi,alcioccolatoetan-
te altre eccellenze, l’invidiabi-
le primato di centro off-shore
dei capitali mondiali, con una
quota pari al 26% del totale e
che proietta il piccolo stato ad
un rapporto attivi bancari/pil
superiore al 480%. Una nazio-
ne in cui, oltre ad esservi le se-
di di molte organizzazioni so-
vranazionali, vi è pure quella
della BIS, la Banca dei Regola-
menti Internazionali o anche
detta ‘banca delle banche cen-
trali’, in quanto in quel di Ba-
silea, si confrontano e si trac-
ciano le linee guida delle poli-
tiche monetarie globali. Ecco
allora che quanto deciso setti-
mana scorsa dalla Banca Na-
zionale Svizzera e seppur pos-
sa essere letta in molteplici a-
spettiedinmodo‘inaspettato’,
non deve però essere assoluta-
mente sottovalutato.
Gli gnomi ‘kamikaze’?
La BNS ha infatti preso in
contropiede gli operatori fi-
nanziari abbandonando il
cambio fisso di 1,20 contro eu-
ro ed avviato nell’ormai lonta-
no settembre 2011, nonché ha
contestualmente portato i tas-
si di riferimento a -0,75%. Una
decisione improvvisa ed appa-
rentemente incredibile se si
considera il fatto che non me-
no di dieci giorni prima, gli
stessi vertici della banca di-
chiaravano fermamente la
strenuaosservanzaetenutadi
tale rapporto.
La prima ovvia considera-
zione,semprebenedaricorda-
re, è che non bisogna mai fi-
darsi dei banchieri e delle loro
paroleopromesseepoiconsta-
tare come la caduta della linea
Maginot eretta in questi anni
dagli ‘gnomi’ svizzeri, stia
dandoilviaadapparentieme-
no coordinate politiche mone-
tarie globali. Infatti e se dopo
la decisione della FED di fer-
mare il QE si è già assistito ad
una prima reazione in grande
stile della BOJ giapponese,
con la sua versione ‘banzai’ di
stampa monetaria, quello de-
cisodaisemprecalcolatiepre-
cisi svizzeri non può essere
considerata casuale o 'kami-
kaze' e proprio alla vigilia del-
l'ultimo e ben più pesante atto-
re in procinto di calcare il pal-
coscenico, ovvero Mario Dra-
ghiconiltantoauspicatoetau-
maturgico QE europeo.
La mossa svizzera
Le chiavi di lettura che si
possono dare hanno innume-
revoli risvolti e altrettante im-
plicazioni e nulla deve essere
scontato o apparire tale ma
forse le prime e più ‘calde’ in-
terpretazioni sfornate dai me-
diatoccanosolalafacciatapiù
evidente, superficiale ed ov-
via.Tralepiù‘gettonate’viso-
noagiustificazionediunatale
mossa a sorpresa, la volontà
della BNS di anticipare il ‘ba-
zooka’BCEeletroppefughedi
capitali verso la Svizzera.
Entrambe le motivazioni ri-
condurrebbero al fatto che sa-
rebbe troppo oneroso difende-
re il cambio fisso alla luce di
un possibile (ormai quasi
scontato) quantitative easing
da parte della BCE ed in ag-
giunta alla forte pressione di
capitali
i n e n-
trata da
p a r t e
dei tan-
ti inve-
stitori
i n t e r-
n a z i o-
nalialla
ricerca
d i l i d i
sicuri,
c o m e
gli spes-
si citati
russi o
greci.
L’equilibrio ripreso
Probabilmente Mario Dra-
ghi il 22/1 girerà le carte e mo-
strerà al mondo cosa la BCE
per mesi ha tenuto a lungo na-
scosto ed ha voluto far inten-
dere dall’e-
state scorsa
con l'apertu-
ra al QE, sep-
pur fino ad o-
ra sempre po-
s t i c i p a t o .
Quale però
saràlaforma,
il modo e l'in-
tensità non è
ancora dato
sapere e que-
sto perché c'è
i l f o r t e r i-
schio di prendere sonori fi-
schi,essendoormaileaspetta-
tive altissime e cresciute nel
tempo, non ultime le previsio-
ne di piani ‘monster’ per oltre
2.000 miliardi e ben superiori
al consenso di 500/750 miliar-
di. Su tali aspettative però ed a
ben guardare l'euro si è già
molto deprezzato, dollaro a-
merica-
noinpri-
mis con
un -17%
grazie a-
gli ulti-
mi movi-
m e n t i
p o s t B-
NS. Ecco
p e r c i ò
che i tan-
ti decan-
t a t i r i-
s c h i d i
perdita
i n p a n-
cia all'enorme bilancio della
banca svizzera, nella realtà e-
rano già prezzati nella monta-
gna di valute ormai detenute
dopo tre anni di cambio fisso.
Se osserviamo infatti il grafi-
co euro/chf, dollaro/chf ed eu-
ro/dollaro sembra esservi
quasi un voluto riequilibrio,
seppur rapido e violento. Po-
trebbe quindi essere solo una
decisa attualizzazione e ritor-
no alla realtà, seppur con pic-
chi intraday a quasi -30%, pro-
babilmente causati da eviden-
ti stop loss che sono costati
moltoadiversioperatoriforex
ed hedge funds. Una ripresa
quindi del suo libero status ed
in attesa di potersi nuovamen-
tegiocareunsuoruologlobale
quandoBCEsveleràisuoipia-
ni e la FED deciderà come
muoversi sui tassi USA.
Un pensiero laterale
Ribaltando i punti di vista
più commentati si potrebbe
però pensare che se davvero la
BCE stampasse l'impensabile,
quali sarebbero allora i rischi
di insolvenza per i bond degli
stati e quindi i rischi per i cit-
tadinieuropei?Esecosìfosse,
perché dovrebbero fuggire in
Svizzera facendo rivalutare
ancor più il franco, come fece-
ro i greci e non solo, nel picco
della crisi dei PIIGS del 2011 ?
E poi, passando ai presunti
flussidicapitaliportatidagre-
ci e russi, bisogna ricordarsi
che la Grecia andò in crisi nel
2010/2011 e quindi a cambi in
area 1,40-1,30 e da allora i soldi
"veri" sono lì ed i capitali este-
ri dei russi tutt'al più sono
scappati pesantemente in
Svizzera (oltre quelli già pre-
senti)dopoilcasoCipro,adun
cambio però già fisso a 1,20. E
sesipensacheinquestimesiil
rublo è collassato e se si crede
possibile l'uscita della Grecia
dall'euro, con ulteriore svalu-
tazione della nuova valuta,
qualemiglioroccasioneperri-
portare i soldi nei rispettivi
paesi da parte di questi veri
ricchi ? O come già si legge,
quale sconto sarebbe quello
che ricevono molti capitali in
odore di rimpatrio con la vo-
luntary disclosure italiana e
semmai improvvisamente ri-
valutatigraziealcambio?Eri-
baltando nuovamente il punto
di vista, essendo il franco sviz-
zero considerato un bene rifu-
gio,nonècheoraperscappare
da una vera crisi dell'euro si è
fattasaltareedinanticipouna
bella via di fuga, essendo tale
operazione più costosa di al-
meno un 20% o 30% e quindi
meno appetibile per molti e
semmaiinsostenibileperipic-
coli risparmiatori europei. E
sarà forse un caso che dall'e-
state scorsa, osservando i flus-
si di capitale nell'eurozona so-
no riprese le uscite di capitali
solo dall'Italia e ben prima di
quest'ultima mossa. Ed anco-
ranonèpossibilecheilproces-
so attuato dalla Svizzera di a-
pertura alle norme OCSE non
porti nel 2017/18 anche ad una
inte g razione del franco
nell’euro, semmai dopo che i
comuni cittadini elvetici a-
vrannoassaggiatosullaloroe-
conomia interna, i ‘danni’ di
unataleedecisarivalutazione
(in primis il settore immobi-
liare)? E si potrebbe continua-
re a lungo...
Conclusioni
Bisogna perciò capire, come
spesso accade, che dietro ogni
verità o bugia vi può essere un
fondodifalsitàodiveritàepuò
essereall'occorrenzainterpre-
tata in molteplici modi. E' per
questo che valutare differenti
scenari nella gestione dei pro-
pri risparmi, anche i più im-
pensabili all'apparenza, pos-
sono tornare estremamente u-
tili.Unavisioneunicaèspesso
l'anticamera di guai e danni
peggiori, a maggior ragione
quandoquestavieneabbando-
nata dai suoi creatori o peggio
ancora smascherata. E l'attua-
le ed apparente divergenze
nelle politiche monetarie po-
trebbe presto essere messa al-
la prova, proprio dall'ultima
via di fuga ancora percorribi-
le,ovverol'oro,comedimostra
il grafico storico del metallo
prezioso in euro a partire dal
2007. Un trend guarda caso in-
terrotto con l'avvento del cam-
bio fisso da parte delle BNS.
Per dirla infine con le parole
attribuiteadAndreotti:"apen-
sare male si fa peccato, ma
spesso ci si azzecca".
RISPARMIO,ICONTIINTASCA L’autore della rubrica
La pagina settimanale del lu-
nedì “Risparmio, i conti in
tasca”, è a cura del nostro
consulente Rubens Ligabue,
professionista certificato Efa -
European Financial Advisor,
associato SIAT - Società I-
taliana Analisi Tecnica, iscritto
all'Albo Unico Nazionale dei
Promotori Finanziari. Per do-
mande e chiarimenti potete
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