Angela Merkel sta guidando la richiesta di un cambiamento delle regole, una revisione del trattato fondamentale che lega l\'Unione europea. Ma è allo tempo stesso troppo e troppo tardi? Il mercato ci suggerisce che il tempo sta davvero per scadere, e così vedremo le probabili conseguenze.
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Una volta tanto siamo d’accordo con il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, quando per l’Europa dice: “No a chi propone vecchie politiche”. Quando promuove, cioè, un totale cambio di linea rispetto all’appiattimento colpevole, negli anni della crisi, delle istituzioni europee in generale, e della Commissione di Barroso in particolare, rispetto a un’Unione a trazione tedesca, che tanti guai ha portato non solo alla moneta unica e all’idea di Europa in sé, ma anche e soprattutto a quei paesi che via via sono stati al centro delle ondate di speculazione finanziaria.
10 incontri a partire da mercoledì 2 ottobre 2013 a Jesi.
L’Italia si trova ad affrontare una tremenda crisi economica. Nata dal mondo della finanza, essa si è estesa sempre di più fino a contagiare l’economia reale; prova ne sono il numero massiccio di attività commerciali e piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti e, di conseguenza, la percentuale crescente - a giugno 2013 il 12,1% - di popolazione che si trova senza lavoro.
L’Unione fa la forza
La crisi che ha pesantemente colpito l’Europa nel 2008 non sembra ancora vedere un’effettiva ripresa generale. Il motivo, a nostro avviso, risiede nell’assenza di una reale unità di intenti all’interno dell’UE.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Angela Merkel sta guidando la richiesta di un cambiamento delle regole, una revisione del trattato fondamentale che lega l\'Unione europea. Ma è allo tempo stesso troppo e troppo tardi? Il mercato ci suggerisce che il tempo sta davvero per scadere, e così vedremo le probabili conseguenze.
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Una volta tanto siamo d’accordo con il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, quando per l’Europa dice: “No a chi propone vecchie politiche”. Quando promuove, cioè, un totale cambio di linea rispetto all’appiattimento colpevole, negli anni della crisi, delle istituzioni europee in generale, e della Commissione di Barroso in particolare, rispetto a un’Unione a trazione tedesca, che tanti guai ha portato non solo alla moneta unica e all’idea di Europa in sé, ma anche e soprattutto a quei paesi che via via sono stati al centro delle ondate di speculazione finanziaria.
10 incontri a partire da mercoledì 2 ottobre 2013 a Jesi.
L’Italia si trova ad affrontare una tremenda crisi economica. Nata dal mondo della finanza, essa si è estesa sempre di più fino a contagiare l’economia reale; prova ne sono il numero massiccio di attività commerciali e piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti e, di conseguenza, la percentuale crescente - a giugno 2013 il 12,1% - di popolazione che si trova senza lavoro.
L’Unione fa la forza
La crisi che ha pesantemente colpito l’Europa nel 2008 non sembra ancora vedere un’effettiva ripresa generale. Il motivo, a nostro avviso, risiede nell’assenza di una reale unità di intenti all’interno dell’UE.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Leconomia ai tempi_del_coronavirus-intervista_a_leconomia_ai_tempi_del_corona...IrinaBouros
Qual è a suo avviso il principale problema economico che ci troveremo di fronte a causa di questa crisi?
Il principale problema economico nel breve termine sarà un calo drammatico nella produzione. Stiamo osservando un calo della produzione economica annuale del 30-40 per cento per molti Paesi industrializzati. Sono dimensioni che non abbiamo mai vissuto prima e non c’è da sorprendersi che le industrie chiudano. Se l’industria non produce, il livello di debito del settore privato aumenterà e il debito del settore pubblico salirà a un livello insostenibile, a meno che non mettiamo in atto una sorta di grande piano di cancellazione del debito, o monetizzazione a livello macro, a livello micro. Mario Draghi parlava di un deleveraging (una riduzione della leva finanziaria, ndr) del settore privato che è estremamente importante. Anche il settore pubblico potrebbe farlo, se però viene supportato dalla Banca Centrale, in modo da poterne uscire con un modo molto diverso di pensare la politica economica rispetto a come abbiamo fatto in passato, con le norme sul deficit al 3%. Tutto questo non è più possibile, non solo per quest’anno, non può continuare a causa di questa crisi e delle precedenti crisi irrisolte. Ho sempre sostenuto che la crisi dell’Eurozona non è mai stata correttamente risolta: abbiamo imposto l’austerità, ma non ha aiutato.
1-15/16-31 ottobre 2010 - Anno XLV - NN. 89 - 90 - Nuovo patto di stabilità UELa Piazza d'Italia
Il tempo delle scelte - Nuovo patto di stabilità UE - Scricchiolii - Nasce il partito di Fini - Estrema destra in Europa - L’incertezza della guerra valutaria - La crisi economica polverizza il gettito fiscale - Allarme di Bankitalia su lavoro ed entrate fiscali - La BCE promuove la finanza pubblica italiana - Centralizzare o decentralizzare il fisco? - Cassa integrazione e crisi occupazionale - Erich Maria Remarque: uno scrittore, una vita - La politica regionale di sviluppo - Christofer Nolan - Nasce la Carta del Vino Biologico
Lincontro Europeo Un Piano Senza DettagliHoro Capital
Esattamente, che cosa è accaduto in Europa? Il mercato ha reagito come se fosse arrivata la seconda delle soluzioni come la fine delle soluzioni. Nessun problema qui! La crisi del debito europeo è risolta! Ma se si guarda attentamente (è quasi sempre pericoloso quando si tratta di Europa) c\'è molto di più nella ripartenza del mercato, rispetto alla semplice euforia e sollievo. Quella che abbiamo visto è un\'involontaria conseguenza molto inquietante che tornerà a perseguitarci, come purtroppo ho scritto nel passato. Il dito punta verso i nostri vecchi amici derivati e i credit default swap. Questa settimana, mi sono ripreso da un influenza piuttosto brutta, sottoponiamo quindi ai raggi gamma e delta le questioni che possono esserci dietro il vero motivo della risposta del mercato, marciando inesorabilmente verso l\'Endgame.
I leader europei sono impegnati nel mantenere sia l\'euro che la zona euro così come sono. Ma per consentirgli di fare questo, tutto deve cambiare, come suggerisce la citazione dal meraviglioso romanzo italiano del 1958, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi Lamedusa. Questo non è un compito facile, in quanto nessuno di loro vuole un cambiamento che abbia un impatto negativo verso se stessi e, come vedremo, non c\'è cambiamento che permetterà che tutto rimanga lo stesso e che non abbia un impatto severo su tutti, come vedremo. Nell\'affrontare la terza parte di una serie che continua, guardiamo alle opzioni che sono effettivamente disponibili tra le scelte del menu, o come qualche gruppo lo chiamava, il menu del dolore. Vi offro alcuni punti di riferimento che dovremmo guardare lungo il percorso, e termino con il dare un mio suggerimento su ciò che l\'Europa dovrebbe fare.
Europa: tra Francia e Germania la partita decisiva si gioca a Roma.
1. 3 ottobre 2014
a cura di Renato Brunetta
i dossier
www.freefoundation.com
www.freenewsonline.it
932
EUROPA: TRA FRANCIA E GERMANIA LA PARTITA DECISIVA SI GIOCA A ROMA
2. 2
Da 10 anni, da quando entrambi violarono le regole fiscali, i 2 maggiori Paesi europei, Francia e Germania, hanno visto divergere le loro economie e ciò ha reso difficile la gestione della politica economica europea.
L’indebolimento dell’asse franco-tedesco a seguito della presa di posizione della Francia di Hollande contro le politiche di austerità tedesche cambia gli equilibri europei. Cosa farà l’Italia?
Le analisi di Carlo Bastasin su Il Sole24Ore e di Lucrezia Reichlin su Il Corriere della Sera.
EXECUTIVE SUMMARY
3. 3
Germania e Francia
Diverse politiche di bilancio
La divergenza politica
Elezioni e nomine europee
I motivi dello scontro
Che fare in Italia
Che fare in Europa
INDICE
4. 4
Diverse politiche di bilancio hanno reso problematico un impegno comune, nonché un coordinamento con la politica monetaria.
DIVERSE POLITICHE DI BILANCIO
POLITICHE DI BILANCIO
GERMANIA
FRANCIA
Austere
Espansive
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
5. 5
Da un anno e mezzo è cresciuta anche la divergenza politica:
Sarkozy aveva nascosto la divergenza accettando un ruolo pubblico ancillare alla Cancelliera tedesca;
Hollande ha fatto della critica alla Germania un elemento di identità politica.
LA DIVERGENZA POLITICA
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
6. 6
La divaricazione tra Parigi e Berlino minaccia la tenuta della costruzione europea, come dimostra l’imbarazzo in cui è calato il processo di nomina dei nuovi commissari.
Le elezioni europee avevano già squilibrato il baricentro europeo a svantaggio di Parigi.
ELEZIONI E NOMINE EUROPEE
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
7. 7
Annunciando obiettivi di bilancio in violazione degli accordi, Parigi ha alzato il costo politico dello scontro anche per Berlino.
Il problema è che:
sul breve termine Parigi ha ragione, l’economia europea si è fermata e soffre di un grave vuoto di politiche di sostegno alla domanda;
ma sul lungo termine le ragioni di Berlino sono più forti.
I MOTIVI DELLO SCONTRO
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
8. 8
Nessuno vede in questo momento la possibilità di riconciliare due ragioni che si contraddicono in assenza di un’adeguata sintesi politica.
La partita sul breve termine si gioca sugli obiettivi di bilancio dei prossimi anni.
I MOTIVI DELLO SCONTRO
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
9. 9
I MOTIVI DELLO SCONTRO
LA LINEA DI BERLINO
Il ministro delle Finanze tedesco Schauble ha presentato un piano di bilancio che azzera il deficit nel 2015 e fino al 2018, non escludendo un surplus.
Prevedendo la crescita all’1,5%, sopra il livello potenziale, Berlino non fa altro che rispettare il Patto di stabilità.
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
10. 10
I MOTIVI DELLO SCONTRO
LA LINEA DI PARIGI
La sfida francese è giunta con l’annuncio del ministro Sapin che il disavanzo salirà al 4,4% e non scenderà sotto il 3% fino al 2017. Parigi aveva già mancato l’obiettivo del 3% nonostante una duplice estensione dei termini concessa dalla Commissione.
Sapin ritiene che la debolezza dell’economia giustifichi l’allentamento della politica di bilancio.
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
11. 11
UNA SINTESI È POSSIBILE?
LA LINEA DI BERLINO
Schauble ha escluso violentemente che Berlino possa rispondere alle invocazioni dei partner europei, dell’Fmi e della Bce in favore di una politica espansiva che dimostri che anche Berlino fa la sua parte nel coprire il vuoto di domanda di cui soffre l’euro area.
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
12. 12
UNA SINTESI È POSSIBILE?
LA LINEA DI PARIGI
Sapin da parte sua ha tolto credibilità al coordinamento delle politiche di bilancio annunciando una violazione unilaterale dei patti.
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
13. 13
La scelta dell’Italia deve tener conto del cattivo equilibrio tra Parigi e Berlino.
Sul breve termine sta prevalendo la tentazione di inseguire la Francia con il rinvio degli impegni di bilancio, ma sul lungo è ancora da dimostrare che ci stiamo allineando alla posizione tedesca.
In assenza di intese tra Francia e Germania, grava interamente sull’Italia l’onere di dimostrare che si può intervenire mediante riforme strutturali a tutto campo e con un orizzonte temporale adeguato a sostenere gli investimenti.
CHE FARE IN ITALIA
Carlo Bastasin – Il Sole24Ore
14. 14
La tragedia era annunciata, ma nonostante in molti l’avessimo vista arrivare, il treno è andato dritto contro il muro:
la Francia ha dichiarato che non rientrerà nei limiti del deficit del 3% fino al 2017;
l’Italia è vicina a sforarlo anche se continua ad affermare che lo rispetterà;
la Banca centrale europea è da tempo ben sotto all’obiettivo dell’inflazione al 2% a cui è vincolata dal suo mandato;
la Germania è in surplus commerciale eccessivo.
CHE FARE IN EUROPA
Lucrezia Reichlin – Il Corriere della Sera
15. 15
Tutte le parti coinvolte sono in evidente difetto rispetto alle regole che si sono collettivamente e consensualmente date.
Come in un film al rallentatore, tra accuse reciproche, in un gioco in cui l’attribuzione della responsabilità della crisi è sempre e regolarmente dell’«altro», si è finiti sull’orlo di un suicidio collettivo.
CHE FARE IN EUROPA
Lucrezia Reichlin – Il Corriere della Sera
16. 16
Le voci sono ormai cacofoniche, si ha l’impressione che manchi il direttore di orchestra:
la Bce bacchetta i governi del Sud e del Nord:
i primi per le mancate riforme;
i secondi, in particolare la Germania, perché non si fanno motore di una ripresa della domanda attraverso un’espansione di bilancio.
i governi francese e italiano si lamentano di un rallentamento inaspettato (inaspettato?) dell’economia;
i tedeschi accusano i Paesi che non hanno seguito la via del rigore e delle riforme di non rispettare i patti.
CHE FARE IN EUROPA
Lucrezia Reichlin – Il Corriere della Sera
17. 17
Ma, per una ragione o per l’altra, tutti, alla fine, hanno infranto qualche regola.
Un sistema in cui nessuno riesce a rispettare le regole va ripensato. Le misure da attuare subito per rilanciare la domanda, al livello dell’Unione, sono chiare e se non ci fossero vincoli politici si andrebbe dritti per quella strada.
C’è un largo consenso tra gli studiosi sul fatto che quando un’economia è in pericolo di deflazione e appesantita dal debito bisogna attuare politiche di bilancio espansive (attraverso un taglio delle tasse o tramite un aumento della spesa) finanziate dalla Banca centrale.
CHE FARE IN EUROPA
Lucrezia Reichlin – Il Corriere della Sera
18. 18
I vincoli politici per seguire questo percorso ci sono e sono comprensibili:
a)il tema posto dai tedeschi sulla necessità di darsi istituzioni in cui gli interessi dei creditori siano protetti e dove non si creino incentivi per i debitori ad allentare i vincoli di bilancio nei tempi buoni, è un tema chiave e non può che rimanere centrale in una Unione monetaria senza integrazione delle politiche di bilancio;
CHE FARE IN EUROPA
Lucrezia Reichlin – Il Corriere della Sera
19. 19
b)il nostro Paese in particolare manca, per buone ragioni, di credibilità;
c)il Trattato e il patto di Stabilità sono stati costruiti in modo da rispondere a questa esigenza. Ora però, nella loro interpretazione più conservatrice, impediscono all`Unione nel suo insieme di fare la cosa giusta.
CHE FARE IN EUROPA
Lucrezia Reichlin – Il Corriere della Sera
20. 20
I trattati non si cambiano in 5 minuti e sono il frutto di un compromesso faticoso, ma, o all’interno delle vecchie regole o dandosene delle nuove, dobbiamo uscire dall’eccezionalità di un’Unione in cui la politica della banca centrale è limitata da vincoli dettati da interpretazioni di parte del Trattato.
E questo mentre l’approccio alle politiche di bilancio è sordo alla congiuntura economica e si basa su regole eccessivamente punitive e quindi poco credibili.
È il legame tra l’eccessivo rigore dei vincoli e la loro mancanza di plausibilità a renderci, tutti, inadempienti.
CHE FARE IN EUROPA
Lucrezia Reichlin – Il Corriere della Sera