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L’autore del presente articolo è RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA - European Financial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi
Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com
I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del
pubblico risparmio nonché consiglio d'investimento
L'ANALISI: le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS
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Uno dei tanti aforismi di Borsa noti ai traders recita: “i profitti sono come le anguille, scivolano via” e se
osserviamo le ultime cinque sedute di Borsa, non è difficile capirne il senso. In poche giornate i mercati
azionari ma non solo, hanno fondamentalmente cancellato i guadagni conseguiti da inizio anno e
nonostante le molteplici spiegazione elargite a piene mani dai media mainstream ed inerenti le ben note
situazioni di crisi quali la Grecia e le dimissioni di Tsipras, il rallentamento cinese e la svalutazione dello
yuan, il crollo delle materie prime e del petrolio e via discorrendo, potrebbe forse essere più
semplicemente spiegato da un altro aforisma di Borsa noto come “buy on rumors, sell on news”, ovvero
compra sulle indiscrezioni e vendi sulla notizia.
Se infatti mettiamo in relazione la sola rilevante notizia apparsa tra mercoledì e giovedì, ovvero il
completamento del percorso di approvazione del terzo “salvataggio” della Grecia da parte del Bundestag
tedesco ed a seguire dell’ESM, in merito al prestito ponte di oltre 86 miliardi garantito dagli Stati europei
e la cui prima tranche è a favore fondamentalmente di BCE e FMI, apparirebbe la presa di profitto come
la più classica delle spiegazioni alla conferma della notizia, fatto che non suonerebbe perciò neppure così
anomalo se non fosse per la sua disarmante semplicità.
In ogni modo appare evidente che il contesto nel quale i mercati si stavano muovendo da tempo ed ancor
più dopo il ‘no’ al referendum greco, fosse oggettivamente anomalo e chi più e chi meno tra gli addetti ai
lavori si domandava per quanto tempo tutto ciò potesse realmente reggere ( in proposito può tornare utile
rileggersi quanto scritto il 14/04/15 “CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGERA’
http://www.slideshare.net/rubensligabue/chi-troppo-vuole-47017134 )
Quello che finalmente sembra apparire ed emergere con forza nei dati, nonostante le tante belle parole
sulla crescita elargite dei banchieri centrali, sembra essere una situazione ormai in procinto di sfuggire
completamente di mano ai pianificatori centrali.
Un concetto espresso proprio nei giorni scorsi dal Vice Ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda,
il quale ha dichiarato, come riportato da Askanews, che "l'aumento delle aree di crisi e confronto
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Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com
I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del
pubblico risparmio nonché consiglio d'investimento
geopolitico (Ucraina, Siria, Nord Africa, Corea, Mar Cinese meridionale etc..), l'instabilità valutaria e
nelle quotazioni delle materie prime, la crisi dei BRICS stanno portando la situazione internazionale
rapidamente oltre la soglia di guardia. Il rischio che tutti questi fattori si saldino e creino un vero e proprio
terremoto globale è più che concreto" ed osservando alcuni grafici sembra proprio difficile dargli torto.
Esternazioni a cui è seguito un altro interessante passaggio quale "è del tutto evidente che vi è una
carenza di governance economica e politica che non è più sostenibile. È fondamentale che si dia vita ad
un'iniziativa straordinaria che punti a ricomporre le fratture e a identificare meccanismi di coordinamento
efficaci".
Aspetto quest’ultimo che potrebbe rilevare, a chi sa interpretare, ben più di quanto detto … non fosse
altro quale evidente testimonianza di qualcosa che va oltre la ‘finanza’ ma le cui scelte e decisioni ne
influenzerà gli andamenti, ovvero il deciso scollamento tra il blocco occidentale USA-UE-Giappone (con
le sue politiche di QE) ed i paesi BRICS e relativo resto del mondo emergente produttivo e non
collegabile direttamente all’orbita di interessi economici occidentali.
La sensazione profana che emerge da tali dichiarazioni è quella di essere entrati nella fase terminale di
confronto tra i due macro blocchi economici. Un confronto che sta portando a fratture sempre più pesanti
ed in grado di riavviare quella crisi finanziaria iniziata nel 2007/2008 e tamponata in questi anni con le
politiche dei tassi zero e di stampa monetaria per migliaia di miliardi.
Politiche monetarie che per la cronaca sono sempre più evidentemente inutili all’economia reale, se non
per l’effetto ricchezza e di reflazione degli asset finanziari e che ora sono sotto revisione e giudizio anche
da parte della stessa FED, come dimostra il recente paper pubblicato dalla Federal Reserve di St. Louis
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(ovviamente poco pubblicizzato dai media mainstream) dal titolo “Current Federal Reserve Policy Under
the Lens of Economic History: A Review Essay”.
Un rapporto nel quale Stephen D. Williamson, vice presidente della FED di St. Louis, dichiara "there is
no work, to my knowledge, that establishes a link from QE to the ultimate goals of the Fed—inflation and
real economic activity", ovvero che non c’è evidenza tra QE e gli obiettivi di inflazione e attività
economica reale desiderati.
Una bella ammissione della fallacia del QE o quantomeno di ripensamento sulla sua efficacia a lungo
termine.
Un argomento quello di inflazione e politiche monetarie che guarda caso sarà proprio oggetto
dell’importante meeting di Jackson Hole (27-29 agosto) ed il cui tema «Inflation Dynamics and Monetary
Policy» non mancherà di far emergere importanti indicazioni a livello globale, non fosse altro perché il
padrone di casa, la Fed appunto, da alcuni anni coglie l’occasione per dettare le linee di politica monetaria
più appropriate per governare le vicende finanziarie degli Stati Uniti e non solo.
E siccome all’appuntamento non mancheranno altri banchieri centrali, sarà certamente un momento
fondamentale per vedere se in quella sede saranno trovati efficaci meccanismi di coordinamento globale,
oppure se vi sarà un’ulteriore strappo tra i banchieri dell’Occidente e quelli dei BRICS … semmai
successivamente formalizzato nei prossimi meeting FED di settembre/ottobre tramite le tanto attese
decisioni sul rialzo o meno dei tassi o addirittura di un’ulteriore QE, come già auspicano molti operatori
finanziari.
Le prossime settimane e forse mesi, saranno quindi caratterizzati da ulteriore volatilità, come peraltro già
ben evidenziato nella settimana appena trascorsa con il nuovo record storico di incremento settimanale
del VIX.
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E non è da escludersi la possibilità di una prossima e forse imminente “redde rationem”, ovvero una resa
dei conti in seguito alle decisione che i banchieri centrali adotteranno.
Un rischio che potrebbe essere tutt’altro che lontano, visto le pessime chiusure degli indici americani di
venerdì.
Discese che potrebbero però rappresentare solo una prova generale di una più ampia correzione, come
appare evidente dal grafico estratto dal recente articolo “All Bubbles Are Different “ di Lance Roberts su
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Il rientro dalle ferie sarà quindi per molti risparmiatori molto più duro e faticoso del previsto, almeno a
giudicare da quello che sembra prospettarsi per i mercati finanziari.

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'REDDE RATIONEM' PER I MERCATI

  • 1. L’autore del presente articolo è RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA - European Financial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del pubblico risparmio nonché consiglio d'investimento L'ANALISI: le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS Sarà ‘redde rationem’ per i mercati finanziari Instabilità valutaria e materie prime a picco riaccendono volatilità estrema Uno dei tanti aforismi di Borsa noti ai traders recita: “i profitti sono come le anguille, scivolano via” e se osserviamo le ultime cinque sedute di Borsa, non è difficile capirne il senso. In poche giornate i mercati azionari ma non solo, hanno fondamentalmente cancellato i guadagni conseguiti da inizio anno e nonostante le molteplici spiegazione elargite a piene mani dai media mainstream ed inerenti le ben note situazioni di crisi quali la Grecia e le dimissioni di Tsipras, il rallentamento cinese e la svalutazione dello yuan, il crollo delle materie prime e del petrolio e via discorrendo, potrebbe forse essere più semplicemente spiegato da un altro aforisma di Borsa noto come “buy on rumors, sell on news”, ovvero compra sulle indiscrezioni e vendi sulla notizia. Se infatti mettiamo in relazione la sola rilevante notizia apparsa tra mercoledì e giovedì, ovvero il completamento del percorso di approvazione del terzo “salvataggio” della Grecia da parte del Bundestag tedesco ed a seguire dell’ESM, in merito al prestito ponte di oltre 86 miliardi garantito dagli Stati europei e la cui prima tranche è a favore fondamentalmente di BCE e FMI, apparirebbe la presa di profitto come la più classica delle spiegazioni alla conferma della notizia, fatto che non suonerebbe perciò neppure così anomalo se non fosse per la sua disarmante semplicità. In ogni modo appare evidente che il contesto nel quale i mercati si stavano muovendo da tempo ed ancor più dopo il ‘no’ al referendum greco, fosse oggettivamente anomalo e chi più e chi meno tra gli addetti ai lavori si domandava per quanto tempo tutto ciò potesse realmente reggere ( in proposito può tornare utile rileggersi quanto scritto il 14/04/15 “CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGERA’ http://www.slideshare.net/rubensligabue/chi-troppo-vuole-47017134 ) Quello che finalmente sembra apparire ed emergere con forza nei dati, nonostante le tante belle parole sulla crescita elargite dei banchieri centrali, sembra essere una situazione ormai in procinto di sfuggire completamente di mano ai pianificatori centrali. Un concetto espresso proprio nei giorni scorsi dal Vice Ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda, il quale ha dichiarato, come riportato da Askanews, che "l'aumento delle aree di crisi e confronto
  • 2. L’autore del presente articolo è RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA - European Financial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del pubblico risparmio nonché consiglio d'investimento geopolitico (Ucraina, Siria, Nord Africa, Corea, Mar Cinese meridionale etc..), l'instabilità valutaria e nelle quotazioni delle materie prime, la crisi dei BRICS stanno portando la situazione internazionale rapidamente oltre la soglia di guardia. Il rischio che tutti questi fattori si saldino e creino un vero e proprio terremoto globale è più che concreto" ed osservando alcuni grafici sembra proprio difficile dargli torto. Esternazioni a cui è seguito un altro interessante passaggio quale "è del tutto evidente che vi è una carenza di governance economica e politica che non è più sostenibile. È fondamentale che si dia vita ad un'iniziativa straordinaria che punti a ricomporre le fratture e a identificare meccanismi di coordinamento efficaci". Aspetto quest’ultimo che potrebbe rilevare, a chi sa interpretare, ben più di quanto detto … non fosse altro quale evidente testimonianza di qualcosa che va oltre la ‘finanza’ ma le cui scelte e decisioni ne influenzerà gli andamenti, ovvero il deciso scollamento tra il blocco occidentale USA-UE-Giappone (con le sue politiche di QE) ed i paesi BRICS e relativo resto del mondo emergente produttivo e non collegabile direttamente all’orbita di interessi economici occidentali. La sensazione profana che emerge da tali dichiarazioni è quella di essere entrati nella fase terminale di confronto tra i due macro blocchi economici. Un confronto che sta portando a fratture sempre più pesanti ed in grado di riavviare quella crisi finanziaria iniziata nel 2007/2008 e tamponata in questi anni con le politiche dei tassi zero e di stampa monetaria per migliaia di miliardi. Politiche monetarie che per la cronaca sono sempre più evidentemente inutili all’economia reale, se non per l’effetto ricchezza e di reflazione degli asset finanziari e che ora sono sotto revisione e giudizio anche da parte della stessa FED, come dimostra il recente paper pubblicato dalla Federal Reserve di St. Louis
  • 3. L’autore del presente articolo è RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA - European Financial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del pubblico risparmio nonché consiglio d'investimento (ovviamente poco pubblicizzato dai media mainstream) dal titolo “Current Federal Reserve Policy Under the Lens of Economic History: A Review Essay”. Un rapporto nel quale Stephen D. Williamson, vice presidente della FED di St. Louis, dichiara "there is no work, to my knowledge, that establishes a link from QE to the ultimate goals of the Fed—inflation and real economic activity", ovvero che non c’è evidenza tra QE e gli obiettivi di inflazione e attività economica reale desiderati. Una bella ammissione della fallacia del QE o quantomeno di ripensamento sulla sua efficacia a lungo termine. Un argomento quello di inflazione e politiche monetarie che guarda caso sarà proprio oggetto dell’importante meeting di Jackson Hole (27-29 agosto) ed il cui tema «Inflation Dynamics and Monetary Policy» non mancherà di far emergere importanti indicazioni a livello globale, non fosse altro perché il padrone di casa, la Fed appunto, da alcuni anni coglie l’occasione per dettare le linee di politica monetaria più appropriate per governare le vicende finanziarie degli Stati Uniti e non solo. E siccome all’appuntamento non mancheranno altri banchieri centrali, sarà certamente un momento fondamentale per vedere se in quella sede saranno trovati efficaci meccanismi di coordinamento globale, oppure se vi sarà un’ulteriore strappo tra i banchieri dell’Occidente e quelli dei BRICS … semmai successivamente formalizzato nei prossimi meeting FED di settembre/ottobre tramite le tanto attese decisioni sul rialzo o meno dei tassi o addirittura di un’ulteriore QE, come già auspicano molti operatori finanziari. Le prossime settimane e forse mesi, saranno quindi caratterizzati da ulteriore volatilità, come peraltro già ben evidenziato nella settimana appena trascorsa con il nuovo record storico di incremento settimanale del VIX.
  • 4. L’autore del presente articolo è RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA - European Financial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del pubblico risparmio nonché consiglio d'investimento E non è da escludersi la possibilità di una prossima e forse imminente “redde rationem”, ovvero una resa dei conti in seguito alle decisione che i banchieri centrali adotteranno. Un rischio che potrebbe essere tutt’altro che lontano, visto le pessime chiusure degli indici americani di venerdì. Discese che potrebbero però rappresentare solo una prova generale di una più ampia correzione, come appare evidente dal grafico estratto dal recente articolo “All Bubbles Are Different “ di Lance Roberts su Streettalklive.com. Il rientro dalle ferie sarà quindi per molti risparmiatori molto più duro e faticoso del previsto, almeno a giudicare da quello che sembra prospettarsi per i mercati finanziari.