Le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS e l'instabilità valutaria unita a materie prime in caduta libera riaccendono una volatilità estrema sui mercati finanziari. E' rischio di 'redde rationem'.
Come ormai noto la banca centrale americana ha lasciato invariati i tassi nell’attuale forchetta dello 0-0,25%, ovvero il valore a cui sono ormai fissati dal 2008. Una scelta che replica pedissequamente la strategia adottata dall’allora Ben Bernanke nel meeting di settembre 2013, non fosse altro per le molteplici similitudini che caratterizzavano il contesto geo-politico-economico di allora e di oggi…
OTTOBRE: UN MESE DI STABILE PERFORMANCE O DI POTENZIALE CRACK ?
Una cosa sembra emergere più di altre da questi dati, ovvero che gli eventi estremi accadono spesso in questo periodo e dopo lunghi cicli rialzisti, come innegabilmente è già l'attuale. Non dovrebbe quindi stupire l'invito all'estrema prudenza, essendovi un potenziale ed ampio rischio di discesa, a maggior ragione considerando il fatto che, nel corrente ciclo, gli unici forti cali si sono finora verificati solo alle fine del primo e del secondo QE, nel 2010 e nel 2011.
In questo fine agosto 2015, caratterizzato da difficili giornate sui mercati finanziari, è ricorrente perciò la domanda se siamo o meno giunti al termine del ciclo rialzista e se c'è un rischio di una crisi finanziaria 2.0
L’indice americano S&P500 dopo un mese di violento rimbalzo torna a rivedere un leggero segno positivo rispetto al dato di inizio anno, riportando così in verde il listino. Un prodigioso recupero, dopo la débâcle di agosto/settembre che non mancherà di frastornare molti risparmiatori, non fosse altro per l’elevata volatilità emersa ed in grado di far rivivere montagne russe a cui non si era più abituati da almeno un paio di anni ma ciò non dovrebbe distogliere dal quadro economico reale e di rallentamento globale a cui devono in ultima analisi rispondere le quotazioni.
Come ormai noto la banca centrale americana ha lasciato invariati i tassi nell’attuale forchetta dello 0-0,25%, ovvero il valore a cui sono ormai fissati dal 2008. Una scelta che replica pedissequamente la strategia adottata dall’allora Ben Bernanke nel meeting di settembre 2013, non fosse altro per le molteplici similitudini che caratterizzavano il contesto geo-politico-economico di allora e di oggi…
OTTOBRE: UN MESE DI STABILE PERFORMANCE O DI POTENZIALE CRACK ?
Una cosa sembra emergere più di altre da questi dati, ovvero che gli eventi estremi accadono spesso in questo periodo e dopo lunghi cicli rialzisti, come innegabilmente è già l'attuale. Non dovrebbe quindi stupire l'invito all'estrema prudenza, essendovi un potenziale ed ampio rischio di discesa, a maggior ragione considerando il fatto che, nel corrente ciclo, gli unici forti cali si sono finora verificati solo alle fine del primo e del secondo QE, nel 2010 e nel 2011.
In questo fine agosto 2015, caratterizzato da difficili giornate sui mercati finanziari, è ricorrente perciò la domanda se siamo o meno giunti al termine del ciclo rialzista e se c'è un rischio di una crisi finanziaria 2.0
L’indice americano S&P500 dopo un mese di violento rimbalzo torna a rivedere un leggero segno positivo rispetto al dato di inizio anno, riportando così in verde il listino. Un prodigioso recupero, dopo la débâcle di agosto/settembre che non mancherà di frastornare molti risparmiatori, non fosse altro per l’elevata volatilità emersa ed in grado di far rivivere montagne russe a cui non si era più abituati da almeno un paio di anni ma ciò non dovrebbe distogliere dal quadro economico reale e di rallentamento globale a cui devono in ultima analisi rispondere le quotazioni.
Mercati Obbligazionari a cura di Raiffeisen Capital ManagementValentina Sagona
Outlook Mercati Obblicazionari
a cura di Andreas Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management).
Mercati obbligazionari ad una svolta ? Quali offrono al momento profili di rischio/rendimento accettabili?
Situazione sui mercati obbligazionari con Andrea Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management)
- Le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni societarie nonché selezionati titoli di Stato della “periferia” hanno ancora profili di rischio/rendimento accettabili
- I premi di rischio delle obbligazioni societarie continuano a essere vicini ai loro minimi degli ultimi 10 anni
- Al momento non si prevede alcuna accelerazione dell’inasprimento della politica monetaria
- Intanto, posizionamento della duration piuttosto difensivo e generazione di reddito principalmente tramite prodotti “carry” e strategie attive
Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.
Non è stato un buon rientro dalle ferie per molti risparmiatori, a maggior ragione se si considera che proprio da inizio anno erano decisamente aumentati i flussi di denaro verso attività d’investimento a maggior rischio, in primis le azioni ma anche in strumenti (fondi, polizze, gestoni ecc.) in cui la quota dedicata ad asset rischiosi è stata in costante aumento. Per molti piccoli investitori non sarà perciò difficile constatare come le scelte fatte o suggerite negli ultimi mesi siano risultate a dir poco deludenti.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Siamo ormai da cinque anni in una crisi che proprio non vuole andarsene. Parafrasando Charles Gave di GaveKal che ha scritto un articolo estremamente interessante su questo argomento appena settimana (2) scorsa, i politici continuano a manomettere i tassi di interesse, i tassi di cambio e in generale i prezzi degli asset. Essi continuano a consentire alle banche che gestiscono i depositi di operare come un casinò. Esse emettono nuovo debito per pagare le spese quando stanno già affogando nel debito. E di questo sembra che non ne prendano atto. Albert Einstein una volta ha definito una follia il fare lo stesso esperimento più e più volte, con la speranza di aspettarsi un diverso risultato. QE1. QE2. QE3 ... C\'è altro da dire?
Tutti in attesa del Quantitative Easing: servirà?
Le imprese europee attendono, nel deserto economico, che Mario Draghi dia il via all’operazione di Quantitative Easing per uscire dall’attuale periodo di stagnazione (in molti casi, deflazione), così come gli Israeliti, dopo l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto, durante le peregrinazioni nel deserto, aspettavano che Dio somministrasse loro la manna. Il dubbio è: servirà davvero?
E' MENO PEGGIO IL C/C
L'industria della vendita del risparmio gestito "aborrirà" una tale affermazione e condirà il tutto di fini ragionamenti pur di convincere lo sprovveduto risparmiatore a comprare o a detenere tali strumenti o peggio ancora lo dirotterà sempre più su strumenti opachi e maggiormente rischiosi, nell'illusoria ricerca dei rendimenti perduti...
Prosegue la decisa contrapposizione tra rialzisti e ribassisti, non fosse altro perché dal lato “bullish” l’attuale situazione è letta come una conferma di forza di un mercato confidente nelle politiche monetarie delle banche centrali mentre dal lato “bearish” è vista come la prova di un primo deterioramento della fiducia riposta nei banchieri centrali a seguito del reale peggioramento del quadro macro economico.
Tutto ciò ha finora portato gli operatori finanziari ad incorporare la reazione dei banchieri nei premi di rischio, ovvero ad inglobare nei prezzi (come nella recente reazione) il fatto che ci sarà un’azione di sostegno da parte delle banche centrali, scollegando così sempre più l’intervento degli stessi banchieri dai fondamentali. Si è perciò creato tra mercati e banche centrali il più classico dilemma del prigioniero, la cui diretta conseguenza operativa è l’attuale ed estremo approccio “RORO”, ovvero di contestuale “risk on / risk off” …
Questo inizio di 2015 indubbiamente si sta presentando molto interessante dal punto di vista di chi osserva i risvolti meno apparenti, i colpi di scena e rispettivi voltagabbana ed in sostanza l'imprevedibilità del nuovo gioco in atto e successivo al 2014 di 'bonanza' finanziaria...
Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
26.02 > cicli boom-boost delle crypto, simili a quelli delle dot-com
27.02 > utilizzo del "veicolo estero" secondo l'agenzia delle entrate
28.02 > le raccomandazioni d'investimento con MIFID II
01.03 > russia e cina puntano su ethereum
02.03 > la consulenza finanziaria vista da david charlet
In questo momento di grande incertezza sui mercati finanziari CFO SOLUTIONS SCF S.r.l. mette a disposizione dei risparmiatori una guida per potersi orientare nelle scelte di investimento al fine di proteggere più possibile il proprio patrimonio, piccolo o grande che sia.
Mercati Obbligazionari a cura di Raiffeisen Capital ManagementValentina Sagona
Outlook Mercati Obblicazionari
a cura di Andreas Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management).
Mercati obbligazionari ad una svolta ? Quali offrono al momento profili di rischio/rendimento accettabili?
Situazione sui mercati obbligazionari con Andrea Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management)
- Le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni societarie nonché selezionati titoli di Stato della “periferia” hanno ancora profili di rischio/rendimento accettabili
- I premi di rischio delle obbligazioni societarie continuano a essere vicini ai loro minimi degli ultimi 10 anni
- Al momento non si prevede alcuna accelerazione dell’inasprimento della politica monetaria
- Intanto, posizionamento della duration piuttosto difensivo e generazione di reddito principalmente tramite prodotti “carry” e strategie attive
Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.
Non è stato un buon rientro dalle ferie per molti risparmiatori, a maggior ragione se si considera che proprio da inizio anno erano decisamente aumentati i flussi di denaro verso attività d’investimento a maggior rischio, in primis le azioni ma anche in strumenti (fondi, polizze, gestoni ecc.) in cui la quota dedicata ad asset rischiosi è stata in costante aumento. Per molti piccoli investitori non sarà perciò difficile constatare come le scelte fatte o suggerite negli ultimi mesi siano risultate a dir poco deludenti.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Siamo ormai da cinque anni in una crisi che proprio non vuole andarsene. Parafrasando Charles Gave di GaveKal che ha scritto un articolo estremamente interessante su questo argomento appena settimana (2) scorsa, i politici continuano a manomettere i tassi di interesse, i tassi di cambio e in generale i prezzi degli asset. Essi continuano a consentire alle banche che gestiscono i depositi di operare come un casinò. Esse emettono nuovo debito per pagare le spese quando stanno già affogando nel debito. E di questo sembra che non ne prendano atto. Albert Einstein una volta ha definito una follia il fare lo stesso esperimento più e più volte, con la speranza di aspettarsi un diverso risultato. QE1. QE2. QE3 ... C\'è altro da dire?
Tutti in attesa del Quantitative Easing: servirà?
Le imprese europee attendono, nel deserto economico, che Mario Draghi dia il via all’operazione di Quantitative Easing per uscire dall’attuale periodo di stagnazione (in molti casi, deflazione), così come gli Israeliti, dopo l’uscita dalla schiavitù dell’Egitto, durante le peregrinazioni nel deserto, aspettavano che Dio somministrasse loro la manna. Il dubbio è: servirà davvero?
E' MENO PEGGIO IL C/C
L'industria della vendita del risparmio gestito "aborrirà" una tale affermazione e condirà il tutto di fini ragionamenti pur di convincere lo sprovveduto risparmiatore a comprare o a detenere tali strumenti o peggio ancora lo dirotterà sempre più su strumenti opachi e maggiormente rischiosi, nell'illusoria ricerca dei rendimenti perduti...
Prosegue la decisa contrapposizione tra rialzisti e ribassisti, non fosse altro perché dal lato “bullish” l’attuale situazione è letta come una conferma di forza di un mercato confidente nelle politiche monetarie delle banche centrali mentre dal lato “bearish” è vista come la prova di un primo deterioramento della fiducia riposta nei banchieri centrali a seguito del reale peggioramento del quadro macro economico.
Tutto ciò ha finora portato gli operatori finanziari ad incorporare la reazione dei banchieri nei premi di rischio, ovvero ad inglobare nei prezzi (come nella recente reazione) il fatto che ci sarà un’azione di sostegno da parte delle banche centrali, scollegando così sempre più l’intervento degli stessi banchieri dai fondamentali. Si è perciò creato tra mercati e banche centrali il più classico dilemma del prigioniero, la cui diretta conseguenza operativa è l’attuale ed estremo approccio “RORO”, ovvero di contestuale “risk on / risk off” …
Questo inizio di 2015 indubbiamente si sta presentando molto interessante dal punto di vista di chi osserva i risvolti meno apparenti, i colpi di scena e rispettivi voltagabbana ed in sostanza l'imprevedibilità del nuovo gioco in atto e successivo al 2014 di 'bonanza' finanziaria...
Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
26.02 > cicli boom-boost delle crypto, simili a quelli delle dot-com
27.02 > utilizzo del "veicolo estero" secondo l'agenzia delle entrate
28.02 > le raccomandazioni d'investimento con MIFID II
01.03 > russia e cina puntano su ethereum
02.03 > la consulenza finanziaria vista da david charlet
In questo momento di grande incertezza sui mercati finanziari CFO SOLUTIONS SCF S.r.l. mette a disposizione dei risparmiatori una guida per potersi orientare nelle scelte di investimento al fine di proteggere più possibile il proprio patrimonio, piccolo o grande che sia.
Subsea Field Development for an ideal Green field.Emeka Ngwobia
• The Daiyeriton Field is a green field development project. The subsea field layout with its drill centers has been illustrated in slide 2. New flowlines and pipelines will tie-in to the existing Daiyeriton floating production, storage, and offloading (FPSO) vessel. The new system will enable the transportation of production and injection fluids to and from the Daiyeriton field facilities from five new drill centers: DC-SW, DC-NW, DC-SE, DC-NE and DC-E. DC-SE, DC-SW, DC-NE and DC-E are dedicated production drill centers while DC-NW is a dedicated WI drill center. Gas lift will be provided at the riser base of a new 12-inch production flowline.
•The water depth at the proposed development sites range from 800 m to 1000 m.
I mercati festeggiano il materializzarsi del rimbalzo … o quello che i trader spesso amano definire il famigerato “dead cat bounce”, ovvero il “rimbalzo del gatto morto” (non me ne vogliano gli animalisti).
Un violento rimbalzo che ha evitato una caduta libera del mercato USA (vera locomotiva di tutti i listini azionari) e che si è manifestato solo grazie al più classico concetto pavloviano del riflesso condizionato.
Un riflesso che, come noto sugli animali, rappresenta una reazione prodotta da un elemento esterno, a cui l’animale si è abituato ed a cui associa un preciso stimolo che lo induce ad un determinato comportamento.
E per gli operatori finanziari l’elemento esterno di stimolo è ormai da qualche tempo rappresentato dalle sole dichiarazioni “puntuali” che i membri del board della FED rilasciano guarda caso proprio nei momenti di panico e cedimento del mercato azionario USA.
Il quadro di fondo rimane immutato ma le parole di W. Dudley, governatore della Federal Reserve di New York sortiscono l’effetto desiderato e placano le vendite ma …
Le preoccupazioni maggiori del FMI sono ora riposte nel ‘sistema bancario ombra’ e nel proliferare di strumenti di credito illiquidi presenti nei portafogli dei fondi d’investimento. L’elevato afflusso di denaro nel risparmio gestito ha creato un’illusione di liquidità nel mercato del credito sottostante, favorendone una crescita enorme. Tutto questo è un rischio considerato così sistemico, da
far ipotizzare al Fmi l’adozione, in caso di shock, di soluzioni impopolari da parte dei regolatori...
Dopo la costante fuga di notizie delle ultime settimane ed a distanza di quasi due anni e mezzo da quell'ormai famoso discorso di Mario Draghi tenutosi a Londra con la celebre frase "whatever it takes" è giunto giovedì scorso il Quantitative Easing in salsa europea, ovvero la prima e storica decisione di stampa monetaria da parte della BCE.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati e sedare gli operatori ma quanto sta accadendo seppur ricordi gli effetti “boom” degli annunci che hanno puntellato sui top i mercati alla fine del QE americano nell’ottobre 2014 e per buona parte del 2015 ora appaiono più come una rete di protezione per rallentare la caduta nella speranza di poter governarne al meglio e nel modo meno traumatico lo “sboom” derivante dalla fine più o meno graduale delle politiche espansive.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Le conseguenze di una politica monetaria accomodanteHoro Capital
Oggi abbiamo sentito Bernanke con il suo discorso da Jackson Hole. Non sono stati proprio i fuochi d\'artificio di dieci anni fa, ma comunque abbiamo la possibilità di contrastare il suo pensiero con quello di un altro funzionario della Federal Reserve che ha appena pubblicato un articolo sul sito web della Federal Reserve di Dallas. Bernanke ha esposto con sempre più razionalità la sua politica di Quantitative Easing. Ma quanto è efficace? E non ci sono delle conseguenze non intenzionali di cui dovremmo essere a conoscenza? Perché i mercati sembrano sbavare sulla prospettiva di un ulteriore QE?
Qe Infinity: Conseguenze non IntenzionaliHoro Capital
La Federal Reserve (che è il FOMC - Federal Open Market Committee) la scorsa settimana ci ha segnalato che farà una politica di quantitative easing flessibile. La maggior parte del mondo pensava che ci avrebbero fornito solo un QE3, viceversa molti osservatori sono rimasti invece fortemente sorpresi del fatto che Bernanke abbiamo guidato la Fed nel decidere non solo di continuare l\'Operation Twist con le attuali condizioni, ma anche di acquistare ulteriori $40 miliardi al mese di obbligazioni relative ai mutui immobiliari (agency mortage bonds).
Passato un lustro, non molto sembra essere cambiato in termini di criticità del sistema bancario nazionale (MPS, Unicredit ecc.) ma a differenza del 2011, già tante “soluzioni” sono state utilizzate per cercare di sorreggere l'Italia e la stessa UE ma calciare il barattolo avanti non solo non ha portato ad una reale e definitiva soluzione bensì ha riportato tutti a ripercorrere un apparente e interminabile gioco dell’oca.
Una riedizione che sembra potenzialmente ripartire proprio da dove tutto iniziò, ovverosia dall’ultima copertina dell’Economist col titolo inequivocabile “the italian job”, cover che riporta alla memoria un’altra divenuta famosa perché antecedente la crisi dello spread 2011-12 e dal titolo “on the hedge” pubblicata il 14 luglio 2011.
Il Giappone ha stupito gli operatori presentando un'azione "banzai" incentrata su due passaggi ed annunciati prima dal più grande fondo statale pensionistico mondiale, detentore di asset per oltre 1.100 miliardi di dollari e poi dalla banca Bank of Japan. Ecco allora che l' "Abeconomis" entra nella "Banzainomics", decidendo non solo di stampare come se vi fosse più un domani, pur di immettere tutta la liquidità ritenuta necessaria dai pianificatori centrali ma indirizzando anche una quota pari al 50% dei risparmi di milioni di pensionati giapponesi nel magico mondo dei mercati azionari...
Atlante nascerà a maggio grazie all’apporto di capitali privati forniti soprattutto da Unicredit e Intesa Sanpaolo, con una partecipazione stimata in un miliardo a testa, seguito da altri enti quali Fondazioni, Cassa Depositi e Prestiti, altre banche in quota minore e dai principali gruppi assicurativi, oltre ad eventuali ed ulteriori soggetti privati.
Dietro al grande “swing” dello S&P500 una pletora di “gamblers” della finanza ma se non si è incalliti e preparati scommettitori può essere utile rammentare che in un mercato speculativo, i partecipanti prevalenti non sono investitori di lungo termine bensì speculatori il cui unico obiettivo non è assicurarsi un buon rendimento costante sul proprio capitale ma semplicemente fare profitti da un'ascesa o da un declino dei prezzi e tali risultati avvengo sulla pelle di altri sprovveduti o inconsapevoli partecipanti al gioco.
Dopo il salvataggio delle ormai famigerate quattro banche italiane (Banca Marche, CR Ferrara, CR Chieti, Popolare Etruria) sembra essere scattata una psicosi collettiva tra i comuni risparmiatori. Una paura che viene ovviamente alimentata da un circolo vizioso e crescente di informazioni che amplificano la sensazione di insicurezza. Paure che se da un lato possono alzare il livello di allerta del singolo e quindi contribuire ad una migliore vigilanza e controllo delle personali posizioni detenute presso i diversi istituti italiani, dall’altro potrebbero arrecare ancor più danni se il latente terrore diventasse panico collettivo.
A distanza ormai di due settimane è possibile fare un primo conto dei danni derivanti dal salvataggio di Banca Marche, Popolare dell'Etruria, CariFerrara e CariChieti e ciò nonostante lo sbandierato successo fin da subito attribuito al non coinvolgimento dello Stato e quindi dei contribuenti. Dal punto di vista del correntista/risparmiatore quanto accaduto è certamente un monito su quanto può ancora accadere ai propri risparmi a partire dal 2016 ma con l’aggravio che in caso di ulteriori dissesti saranno incluse anche le obbligazioni “senior” e potenzialmente i depositi superiori a 100.000 euro.
L’attentato di Parigi riportare alla memoria quelli di Madrid e di New York ma a differenza di allora è inserito in un più complesso scenario di medio termine. Dal punto di vista economico la Francia e l’eurozona non sono in una fase di ripresa economica post recessione, come nel 2004/05, bensì in un contesto di rallentamento globale a cui potrebbe seguire un’analoga campagna di “guerra al terrore” ed i cui effetti potrebbero non essere così positivi per i mercati come nel post 11 settembre 2001.
Da fine settembre a venerdì scorso si è assistito ad un ulteriore tentativo di rimbalzo da parte della locomotiva azionaria globale, ovvero lo S&P500 e con esso dell’intero mercato azionario mondiale. L’indice americano dopo aver quasi ritestato i minimi di fine agosto nelle ultime sedute di settembre ha reagito alla situazione di ipervenduto come allora, ossia con un impetuoso rimbalzo di ben 7 sedute positive su 8. Un risultato che questa volta appare però essere molto più gradito a tanti operatori in quanto si è potuto recuperare un livello “psicologico” importante proprio sul finale di settimana, ovvero la cosiddetta media mobile a 50 giorni.
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
Il parallelo dell’attesa di Godot in ambito finanziario appare essere scontato nella settimana in cui il mondo intero o quantomeno quello degli operatori finanziari e dei più comuni risparmiatori-investitori è ormai da tempo in attesa di sapere se ‘Godot’ (inteso come il cambio di politica monetaria) si manifesterà o continuerà a farsi attendere dopo oltre 6 anni di assenza...
La scelta di un referendum sull'accettazione o meno di tale piano e dunque di tali politiche, rappresenterà nel suo esito finale un pivot potenzialmente storico per la Grecia e per la geopolitica globale
Secondo il recente e biennale "Morningstar Global Fund Investor Experience" l'Italia è terz'ultima a livello globale nella valutazione del sistema "industria del risparmio gestito". Il giudizio attribuito è stato C- ovvero poco sopra al peggior voto assoluto dato alla Cina con D+. Costi, trasparenza e distribuzione sono le criticità principali...
La locomotiva USA nel primo trimestre 2015 ha decisamente tradito la ripresa tanto auspicata. Dal 2009 ad oggi era accaduto solo altre due volte ma ciò non sembra aver preoccupato troppo gli operatori finanziari ed il mercato. "Bad news is good news" dichiarano molti commentatori ovvero le cattive notizie rimangono le migliori alleate per l'ottimismo dei gestori, essendo queste ultime le sole argomentazioni proposte per un posticipo del rialzo dei tassi USA e dunque una tenuta delle quotazioni ma quel che indubbiamente traspare sul mercato azionario americano è la crescente dissociazione delle quotazioni dai dati macro...
A 5 anni dal primo salvataggio la Grecia è di nuovo a rischio default. Il limbo temporale concordato a fine febbraio dal governo greco con l'Eurogruppo è sempre più vicino al termine e di soluzioni ancora certe non sembra esservene alcuna traccia, se non a parole e tramite i recenti avvicendamenti interni al governo Syriza. In un tale contesto si sprecano le opzioni sugli esiti finali ma indubbiamente è in crescita la scommessa sull'uscita della Grecia dall'Eurozona.
L'investimento è come noto il procedimento con cui ognuno di noi sposta nel tempo le disponibilità che ha, rinunciando a spenderle oggi, in vista di un consumo futuro e questo in cambio di un maggior potere d'acquisto differito nel tempo, ovvero di un rendimento. Un rendimento che comunemente ricerca investendo in differenti strumenti (depositi di liquidità, obbligazioni, azioni, immobili, ecc.) sia in forma diretta che sottoforma di prodotti gestiti. L'investimento in quanto tale può essere perciò...
Nonostante l'euforia generale creata dai media sulla prima settimana di QE europeo è forse il caso di non fare il conto senza l'oste, ovvero festeggiare un pasto gratis senza osservare le reali possibilità di prosecuzione del banchetto. Un party a cui la borsa statunitense, ovvero la reale locomotiva dei rialzi dei corsi azionari globali, potrebbe non essere più in grado di partecipare, non fosse altro per la continuativa abbuffata finora realizzata e senza decise soste di consolidamento.
Secondo Mario Draghi "abbiamo già osservato un numero significativo di effetti positivi derivanti da queste decisioni di politica monetaria", una frase che racchiude la giusta chiave di lettura dell'attuale situazione dei mercati europei. Un contesto in cui l'esperienza passata della FED non deve trarre in inganno.
Venerdì scorso dopo due intense settimane di trattative tra Grecia ed Europa si è giunti ad un primo accordo in merito all'annosa questione del debito ellenico. Un punto di incontro agguantato senza non pochi colpi di scena e reciproci scambi di "prendere o lasciare" e di apparenti aut aut, nella più classica teoria dei giochi.
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
1. L’autore del presente articolo è RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA - European Financial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi
Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com
I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del
pubblico risparmio nonché consiglio d'investimento
L'ANALISI: le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS
Sarà ‘redde rationem’ per i mercati finanziari
Instabilità valutaria e materie prime a picco riaccendono volatilità estrema
Uno dei tanti aforismi di Borsa noti ai traders recita: “i profitti sono come le anguille, scivolano via” e se
osserviamo le ultime cinque sedute di Borsa, non è difficile capirne il senso. In poche giornate i mercati
azionari ma non solo, hanno fondamentalmente cancellato i guadagni conseguiti da inizio anno e
nonostante le molteplici spiegazione elargite a piene mani dai media mainstream ed inerenti le ben note
situazioni di crisi quali la Grecia e le dimissioni di Tsipras, il rallentamento cinese e la svalutazione dello
yuan, il crollo delle materie prime e del petrolio e via discorrendo, potrebbe forse essere più
semplicemente spiegato da un altro aforisma di Borsa noto come “buy on rumors, sell on news”, ovvero
compra sulle indiscrezioni e vendi sulla notizia.
Se infatti mettiamo in relazione la sola rilevante notizia apparsa tra mercoledì e giovedì, ovvero il
completamento del percorso di approvazione del terzo “salvataggio” della Grecia da parte del Bundestag
tedesco ed a seguire dell’ESM, in merito al prestito ponte di oltre 86 miliardi garantito dagli Stati europei
e la cui prima tranche è a favore fondamentalmente di BCE e FMI, apparirebbe la presa di profitto come
la più classica delle spiegazioni alla conferma della notizia, fatto che non suonerebbe perciò neppure così
anomalo se non fosse per la sua disarmante semplicità.
In ogni modo appare evidente che il contesto nel quale i mercati si stavano muovendo da tempo ed ancor
più dopo il ‘no’ al referendum greco, fosse oggettivamente anomalo e chi più e chi meno tra gli addetti ai
lavori si domandava per quanto tempo tutto ciò potesse realmente reggere ( in proposito può tornare utile
rileggersi quanto scritto il 14/04/15 “CHI TROPPO VUOLE NULLA STRINGERA’
http://www.slideshare.net/rubensligabue/chi-troppo-vuole-47017134 )
Quello che finalmente sembra apparire ed emergere con forza nei dati, nonostante le tante belle parole
sulla crescita elargite dei banchieri centrali, sembra essere una situazione ormai in procinto di sfuggire
completamente di mano ai pianificatori centrali.
Un concetto espresso proprio nei giorni scorsi dal Vice Ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda,
il quale ha dichiarato, come riportato da Askanews, che "l'aumento delle aree di crisi e confronto
2. L’autore del presente articolo è RUBENS LIGABUE, professionista certificato EFA - European Financial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi
Tecnica, iscritto all’Albo Unico Nazionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti potete scrivere a: info@rubensligabue.com
I dati ed i grafici riportati provengono da fonti pubbliche e visionabili sul web. La presente pubblicazione non costituisce alcuna forma di sollecitazione del
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geopolitico (Ucraina, Siria, Nord Africa, Corea, Mar Cinese meridionale etc..), l'instabilità valutaria e
nelle quotazioni delle materie prime, la crisi dei BRICS stanno portando la situazione internazionale
rapidamente oltre la soglia di guardia. Il rischio che tutti questi fattori si saldino e creino un vero e proprio
terremoto globale è più che concreto" ed osservando alcuni grafici sembra proprio difficile dargli torto.
Esternazioni a cui è seguito un altro interessante passaggio quale "è del tutto evidente che vi è una
carenza di governance economica e politica che non è più sostenibile. È fondamentale che si dia vita ad
un'iniziativa straordinaria che punti a ricomporre le fratture e a identificare meccanismi di coordinamento
efficaci".
Aspetto quest’ultimo che potrebbe rilevare, a chi sa interpretare, ben più di quanto detto … non fosse
altro quale evidente testimonianza di qualcosa che va oltre la ‘finanza’ ma le cui scelte e decisioni ne
influenzerà gli andamenti, ovvero il deciso scollamento tra il blocco occidentale USA-UE-Giappone (con
le sue politiche di QE) ed i paesi BRICS e relativo resto del mondo emergente produttivo e non
collegabile direttamente all’orbita di interessi economici occidentali.
La sensazione profana che emerge da tali dichiarazioni è quella di essere entrati nella fase terminale di
confronto tra i due macro blocchi economici. Un confronto che sta portando a fratture sempre più pesanti
ed in grado di riavviare quella crisi finanziaria iniziata nel 2007/2008 e tamponata in questi anni con le
politiche dei tassi zero e di stampa monetaria per migliaia di miliardi.
Politiche monetarie che per la cronaca sono sempre più evidentemente inutili all’economia reale, se non
per l’effetto ricchezza e di reflazione degli asset finanziari e che ora sono sotto revisione e giudizio anche
da parte della stessa FED, come dimostra il recente paper pubblicato dalla Federal Reserve di St. Louis
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(ovviamente poco pubblicizzato dai media mainstream) dal titolo “Current Federal Reserve Policy Under
the Lens of Economic History: A Review Essay”.
Un rapporto nel quale Stephen D. Williamson, vice presidente della FED di St. Louis, dichiara "there is
no work, to my knowledge, that establishes a link from QE to the ultimate goals of the Fed—inflation and
real economic activity", ovvero che non c’è evidenza tra QE e gli obiettivi di inflazione e attività
economica reale desiderati.
Una bella ammissione della fallacia del QE o quantomeno di ripensamento sulla sua efficacia a lungo
termine.
Un argomento quello di inflazione e politiche monetarie che guarda caso sarà proprio oggetto
dell’importante meeting di Jackson Hole (27-29 agosto) ed il cui tema «Inflation Dynamics and Monetary
Policy» non mancherà di far emergere importanti indicazioni a livello globale, non fosse altro perché il
padrone di casa, la Fed appunto, da alcuni anni coglie l’occasione per dettare le linee di politica monetaria
più appropriate per governare le vicende finanziarie degli Stati Uniti e non solo.
E siccome all’appuntamento non mancheranno altri banchieri centrali, sarà certamente un momento
fondamentale per vedere se in quella sede saranno trovati efficaci meccanismi di coordinamento globale,
oppure se vi sarà un’ulteriore strappo tra i banchieri dell’Occidente e quelli dei BRICS … semmai
successivamente formalizzato nei prossimi meeting FED di settembre/ottobre tramite le tanto attese
decisioni sul rialzo o meno dei tassi o addirittura di un’ulteriore QE, come già auspicano molti operatori
finanziari.
Le prossime settimane e forse mesi, saranno quindi caratterizzati da ulteriore volatilità, come peraltro già
ben evidenziato nella settimana appena trascorsa con il nuovo record storico di incremento settimanale
del VIX.
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E non è da escludersi la possibilità di una prossima e forse imminente “redde rationem”, ovvero una resa
dei conti in seguito alle decisione che i banchieri centrali adotteranno.
Un rischio che potrebbe essere tutt’altro che lontano, visto le pessime chiusure degli indici americani di
venerdì.
Discese che potrebbero però rappresentare solo una prova generale di una più ampia correzione, come
appare evidente dal grafico estratto dal recente articolo “All Bubbles Are Different “ di Lance Roberts su
Streettalklive.com.
Il rientro dalle ferie sarà quindi per molti risparmiatori molto più duro e faticoso del previsto, almeno a
giudicare da quello che sembra prospettarsi per i mercati finanziari.