Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
L’euro è la causa della nostra crisi?
Uscire dall’euro ci permetterebbe di svalutare la moneta favorendo esportazioni e crescita?
Quali sono i costi e quali i benefici dello stare nell’Euro?
Nella presentazione rispondiamo a queste e ad altre domande sull’Euro!
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
TORO SEDUTO E LA MALEDIZIONE DELL'ANNO PRESIDENZIALE
Il ‘Barometro di Gennaio’ indica che il 2016 non sarà l’anno del toro. Il recente rialzo conferma la stagionalità del primo sole primaverile e dell’ultimo periodo del semestre più positivo dell’anno (novembre-aprile) ma l’indicatore dell’anno Presidenziale USA complica la strada di un toro seduto e ferito.
El documento resume lo que es el terrorismo, sus características, la posición de las Naciones Unidas sobre el terrorismo y algunos de los grupos terroristas más conocidos. Define el terrorismo como el uso de violencia o amenazas por parte de individuos o grupos radicalizados para coaccionar a gobiernos o entidades políticas. Explica que las Naciones Unidas han desempeñado un papel activo en la lucha contra el terrorismo a través de resoluciones y órganos subsidiarios. Menciona algunos de los grupos terroristas más conocidos como
Este documento fornece uma introdução sobre o terrorismo em 3 frases:
1) Define terrorismo como um sistema de governo através do terror e medidas violentas calculadas.
2) Discutem as origens e tipos de terrorismo, incluindo terrorismo religioso, nacionalista, de estado e bioterrorismo.
3) Aborda as causas do terrorismo, como promoção dos ricos sobre os pobres, questões religiosas e conflitos territoriais.
L’euro è la causa della nostra crisi?
Uscire dall’euro ci permetterebbe di svalutare la moneta favorendo esportazioni e crescita?
Quali sono i costi e quali i benefici dello stare nell’Euro?
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La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
TORO SEDUTO E LA MALEDIZIONE DELL'ANNO PRESIDENZIALE
Il ‘Barometro di Gennaio’ indica che il 2016 non sarà l’anno del toro. Il recente rialzo conferma la stagionalità del primo sole primaverile e dell’ultimo periodo del semestre più positivo dell’anno (novembre-aprile) ma l’indicatore dell’anno Presidenziale USA complica la strada di un toro seduto e ferito.
El documento resume lo que es el terrorismo, sus características, la posición de las Naciones Unidas sobre el terrorismo y algunos de los grupos terroristas más conocidos. Define el terrorismo como el uso de violencia o amenazas por parte de individuos o grupos radicalizados para coaccionar a gobiernos o entidades políticas. Explica que las Naciones Unidas han desempeñado un papel activo en la lucha contra el terrorismo a través de resoluciones y órganos subsidiarios. Menciona algunos de los grupos terroristas más conocidos como
Este documento fornece uma introdução sobre o terrorismo em 3 frases:
1) Define terrorismo como um sistema de governo através do terror e medidas violentas calculadas.
2) Discutem as origens e tipos de terrorismo, incluindo terrorismo religioso, nacionalista, de estado e bioterrorismo.
3) Aborda as causas do terrorismo, como promoção dos ricos sobre os pobres, questões religiosas e conflitos territoriais.
O documento discute o terrorismo, definindo-o como atos de violência física ou psicológica perpetrados por grupos para fins políticos. Detalha alguns grupos terroristas notáveis como Al-Qaeda, ETA e IRA, e descreve ataques terroristas marcantes em Nova York em 2001, Madrid em 2004, Rússia em 2004 e Londres em 2005.
Lincontro Europeo Un Piano Senza DettagliHoro Capital
Esattamente, che cosa è accaduto in Europa? Il mercato ha reagito come se fosse arrivata la seconda delle soluzioni come la fine delle soluzioni. Nessun problema qui! La crisi del debito europeo è risolta! Ma se si guarda attentamente (è quasi sempre pericoloso quando si tratta di Europa) c\'è molto di più nella ripartenza del mercato, rispetto alla semplice euforia e sollievo. Quella che abbiamo visto è un\'involontaria conseguenza molto inquietante che tornerà a perseguitarci, come purtroppo ho scritto nel passato. Il dito punta verso i nostri vecchi amici derivati e i credit default swap. Questa settimana, mi sono ripreso da un influenza piuttosto brutta, sottoponiamo quindi ai raggi gamma e delta le questioni che possono esserci dietro il vero motivo della risposta del mercato, marciando inesorabilmente verso l\'Endgame.
Come promesso la scorsa settimana, punteremo il nostro sguardo verso l\'Europa e mediteremo su quello che c\'è in serbo per l\'Europa per quest\'anno e per i prossimi cinque anni. Cosa si legge a pagina 2? La "BCE rivede l\'accordo per redigere un patto fiscale." Sembra che ci siano troppe lacune, e che queste renderanno il documento privo di significato ... un po\' come il Trattato che hanno ora. Continuando la lettura apprendiamo ulteriormente che "la minaccia di default greco cresce e il prosieguo dei negoziati inizia a vacillare." Sembra che vi sia una mancanza di accordi su quanto debba essere il taglio sul debito per gli investitori, e i greci non vogliono garantire alcun debito futuro, nel caso in cui in futuro abbiano bisogno di fare ancora default. Ma vogliono €15 miliardi per mantenere la macchina del debito in funzione ancora per qualche altro mese.
Angela Merkel sta guidando la richiesta di un cambiamento delle regole, una revisione del trattato fondamentale che lega l\'Unione europea. Ma è allo tempo stesso troppo e troppo tardi? Il mercato ci suggerisce che il tempo sta davvero per scadere, e così vedremo le probabili conseguenze.
Ho scritto qualche tempo fa che la Grecia poteva scegliere tra un Disastro di tipo A: ossia rimanere nell'euro, e un Disastro di tipo B: uscire dall'euro. Sono appena tornato dopo aver trascorso quattro giorni in Grecia, ho incontrato un sacco di persone a tutti i livelli della società ed ora voglio condividere con voi in questa lettera la mia analisi sulle loro scelte e sui risultati che hanno raggiunto. Dirò anche un paio di cose su quali potrebbero essere le implicazioni, dettate da ulteriori sviluppi del tema Grecia sia per il resto dell'Europa che per il mondo sviluppato.
L\'Europa è di nuovo al centro della scena. Alle conferenze e alle riunioni e nelle conversazioni private, è il tema del momento. Questa settimana ho pensato molto all\'Europa e al suo possibile impatto, così, ancora una volta ci addentriamo in quella che è una situazione in continua evoluzione. Questa volta, guardiamo ai possibili impatti sui mercati, e dobbiamo nuovamente riflettere su queste domande, "Stiamo tornando al 2008?" e "Ci sarà nuova Lehman nel nostro futuro?".
Che cosa ci può attendere dalla folle politica monetaria che la Fed sta mettendo in atto, dando essenzialmente fondi illimitati alle banche europee? Che cosa stanno vedendo che noi non conosciamo? E\' tutto questo un precursore dell\'ulteriore allentamento monetario della riunione straordinaria del FOMC della prossima settimana, che è stata esteso da Bernanke ad una sessione di due giorni? Possiamo chiamarla "Operation Twist?" O forse "Twist and Shout?"
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Nel mio libro Endgame, scritto con il mio co-autore Jonathan Tepper, ho dedicato un capitolo ai problemi che la Spagna stava affrontando. Era per noi evidente, mentre scrivevamo alla fine del 2010, che per la Spagna non era davvero facile trovare una via d\'uscita. Alla fine, sarebbe arrivato un fiume di miseria e lacrime.
I leader europei sono impegnati nel mantenere sia l\'euro che la zona euro così come sono. Ma per consentirgli di fare questo, tutto deve cambiare, come suggerisce la citazione dal meraviglioso romanzo italiano del 1958, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi Lamedusa. Questo non è un compito facile, in quanto nessuno di loro vuole un cambiamento che abbia un impatto negativo verso se stessi e, come vedremo, non c\'è cambiamento che permetterà che tutto rimanga lo stesso e che non abbia un impatto severo su tutti, come vedremo. Nell\'affrontare la terza parte di una serie che continua, guardiamo alle opzioni che sono effettivamente disponibili tra le scelte del menu, o come qualche gruppo lo chiamava, il menu del dolore. Vi offro alcuni punti di riferimento che dovremmo guardare lungo il percorso, e termino con il dare un mio suggerimento su ciò che l\'Europa dovrebbe fare.
I titoli delle prime pagine sono per la Grecia, ma la vera storia non è la Grecia, ma chi sarà il prossimo. I leader europei avevano il diritto di essere preoccupati solo poco tempo fa sugli effetti di contagio di un default della Grecia sull\'intero sistema Euro, che naturalmente ora dicono che non esiste.
Previsioni per il 2013: insostenibilità e transizioneHoro Capital
Mentre ci stiamo accingendo ad iniziare un nuovo anno, ci stiamo di nuovo inserendo nel rito della previsione per il prossimo anno. Quest'anno voglio guardare un po' più in la rispetto ad un singolo anno, questo al fine di riflettere in modo più approfondito sui cambiamenti che stanno per accadere nel mondo sviluppato. Stiamo andando tutti in contro a dei cambiamenti nel nuovo contesto economico (ed è quello che ci darà il benvenuto). La transizione porterà sia crisi che perdite per coloro che si impantaneranno nel sistema attuale che deve evolversi o crollare, ma anche delle opportunità per coloro che vedono la necessità di un cambiamento e desiderano cogliere dei vantaggi dall'evoluzione in corso.
I leader europei hanno lanciato il progetto dell\'euro nel secolo scorso come un esperimento, per vedere se la speranza politica avrebbe potuto diventare realtà economica. Quello che hanno fatto è stato quello di creare uno dei più disfunzionali sistemi economici che ci sia mai stato nella storia. E le distorsioni inerenti a tale sistema stanno incrementando un disfunzionale ordine sociale. Oggi guardiamo ad alcuni eventi piuttosto recenti ed inquietanti, che esprimono gli effettivi costi di tale esperimento. Che tipo di "terapia" sarà necessaria per curare la famiglia disfunzionale, nella quale si è trasformata l\'Europa?
Leconomia ai tempi_del_coronavirus-intervista_a_leconomia_ai_tempi_del_corona...IrinaBouros
Qual è a suo avviso il principale problema economico che ci troveremo di fronte a causa di questa crisi?
Il principale problema economico nel breve termine sarà un calo drammatico nella produzione. Stiamo osservando un calo della produzione economica annuale del 30-40 per cento per molti Paesi industrializzati. Sono dimensioni che non abbiamo mai vissuto prima e non c’è da sorprendersi che le industrie chiudano. Se l’industria non produce, il livello di debito del settore privato aumenterà e il debito del settore pubblico salirà a un livello insostenibile, a meno che non mettiamo in atto una sorta di grande piano di cancellazione del debito, o monetizzazione a livello macro, a livello micro. Mario Draghi parlava di un deleveraging (una riduzione della leva finanziaria, ndr) del settore privato che è estremamente importante. Anche il settore pubblico potrebbe farlo, se però viene supportato dalla Banca Centrale, in modo da poterne uscire con un modo molto diverso di pensare la politica economica rispetto a come abbiamo fatto in passato, con le norme sul deficit al 3%. Tutto questo non è più possibile, non solo per quest’anno, non può continuare a causa di questa crisi e delle precedenti crisi irrisolte. Ho sempre sostenuto che la crisi dell’Eurozona non è mai stata correttamente risolta: abbiamo imposto l’austerità, ma non ha aiutato.
Ringrazio vivamente per la splendida organizzazione ed ospitalità e per l'immersione sensoriale nell'alta fedeltà d'eccellenza "Hi-FI Natali", "Sandro Romani" di Monsummano Terme per la qualità del cibo, "Valentina Carmignani" per l'intervento sull'evoluzione e l'approccio al mercato immobiliare e per l'alta professionalità del barman "Alessio Cintelli"
1. IL TERRORISMO MEDIATICO
Se un tuo amico ti sta dicendo:
“ Lo sai che se la Grecia dovesse uscire dall’euro sarebbe una catastrofe per tutti noi,
il ritorno della dracma in Grecia costerebbe 11mila euro all'anno per ogni
europeo?”,
AIUTALO! E’ vittima del terrorismo mediatico messo in atto dai giornali.
http://www.repubblica.it/economia/2012/05/15/news/grecia_il_ritorno_della_dracma_costerebbe_11mila_euro_all_anno_per_ogni_europeo-
35060321/
Concedi al tuo amico la possibilità di rendersi conto dello stato di VITTIMA in cui si trova attraverso
una semplice dimostrazione basata su dati e fatti concreti.
Domanda per il tuo amico:
“ Caro amico mio, essendo la popolazione dell’eurozona di circa 332 milioni di abitanti, se li
moltiplichiamo per 11.000 euro, il risultato è 3652 miliardi di euro, cioè... cioè, per capirci, una
volta e mezzo il Pil della Germania! Per di più "all'anno", senza specificare per quanti anni...?
Ehi, amico!? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Salvare la Grecia ci costerebbe una volta e
mezzo il Pil della Germania? Ma la Germania è grande più di 10 volte la Grecia, in termini di Pil!
Da dove salta fuori 'sta moltiplicazione per dieci?
Ma la Grecia rimane pur sempre un 3% o giù di lì del Pil dell'eurozona. Ma come può venirti in
mente che la sua uscita provochi uno sconquasso delle proporzioni che tu dici? “
Il giornale che ha riportato la notizia prende come base della sua incredibile asserzione lo studio
dell'UBS . Lo studio è riportato al link e puoi leggerlo http://bruxelles.blogs.liberation.fr/UBS%20fin%20de%20l'euro.pdf.
Cosa dice questo studio? Dice che
"a seceding country would have to expect a cost of EUR9,500 to EUR11,500 per person when
seceding from the Euro area." Cioè:
1) il costo verrebbe sostenuto dal paese che esce (la "seceding country"); e
2) nel primo anno ("when seceding").
Quindi non dice, come riporta Repubblica: "Italiani e spagnoli, ha calcolato Ubs un anno fa,
pagherebbero tra i 9.500 e gli 11.500 euro a testa all'anno per l'addio all'euro di Atene." No.
2. Quello che UBS dice è che italiani e spagnoli pagherebbero (separatamente) questa somma per il
loro eventuale addio all'euro, cioè, rispettivamente per il ritorno alla lira o alla peseta, senza che
questo evento coinvolga (o almeno non per un ammontare simile) tutti i cittadini dell'eurozona!
E ancora, ci sono parecchi dettagli da aggiungere.
Il primo è che lo studio UBS in effetti fornisce una stima in termini di Pil: secondo lo studio, la
perdita sarebbe fra il 40% e il 50% del Pil per il paese che esce. Ci siamo? Siccome il Pil Italiano è
attorno ai 1500 miliardi di euro, e noi siamo circa 60 milioni, a ogni cittadino italiano (non a tutti
gli europei), con questa logica, il ritorno alla lira costerebbe fra i 12.500 e i 10.000 euro nel primo
anno (con altre "rate" intorno ai 3.000 negli anni immediatamente successivi, ma su questo lo
studio non è chiaro).
Poi, c'è un ulteriore dettaglio da aggiungere. Lo studio dichiara che i modelli economici non sono
uno strumento utile per effettuare analisi così radicali, e che secondo lui lo scenario più
appropriato non sarebbe quello della "rottura" dello SME credibile (la svalutazione del 1992-93,
che fu attorno al 20%), ma uno scenario argentino, con svalutazioni attorno al 60%.
BUFALA!
Perché, vedi, la logica sottostante alla svalutazione argentina di fine 2001, o a quella italiana di fine
1992, è esattamente identica: cambiano solo i numeri. In entrambi i casi il cambio nominale si
svalutò di quanto era necessario per recuperare il differenziale di inflazione cumulato rispetto al
paese "core", secondo il modello economico detto della parità relativa del potere d'acquisto, il
quale stabilisce appunto che il cambio nominale tende a "recuperare" quello che il differenziale di
inflazione ha fatto perdere al paese "satellite" rispetto al paese "nucleo".
Ti faccio un esempio.
Nel 1992 l'Italia aveva mantenuto il cambio sostanzialmente fisso rispetto al marco tedesco per i
cinque anni precedenti (il cosiddetto Sme credibile). Nello stesso periodo aveva avuto in media 4
punti di inflazione in più della Germania. Siccome 5x4=20, il cambio nominale dovette svalutarsi
del 20% per rendere i prodotti italiani nuovamente competitivi (cioè: la valuta si deprezzò più o
meno esattamente di quanto si erano complessivamente "apprezzati" i prodotti italiani rispetto a
quelli tedeschi, ovvero di poco superiore al 20%, cioè del 4% all'anno per 5 anni.
Nel 2001 in Argentina la svalutazione fu ben più importante: toccò addirittura il 200%. Ma un
motivo c'era, ed è molto semplice: il differenziale di inflazione cumulato rispetto agli Usa nel
decennio durante il quale il cambio col dollaro era stato fisso (un peso=un dollaro) era molto più
importante.
3. Eh sì, l'Argentina era entrata nella dollarizzazione con una signora inflazione (172%), che non si era
annullata subito, ma dopo cinque anni (trasformandosi in deflazione prima della crisi: vedi, dal
1999 i prezzi stavano diminuendo dell'1% all'anno, il sogno di ogni banchiere centrale...).
Anche qui, a spanna, l'Argentina aveva cumulato 221 punti di inflazione durante la dollarizzazione,
e sottraendo i 31 punti cumulati dagli Usa si arriva a 190 punti. La svalutazione del 2001 fu di
quell'ordine di grandezza:
Ecco, vedi? Il cambio, e, passò da 1 peso a 3.32 pesos per dollaro: una svalutazione del 232% che
però era esagerata rispetto all'assetto dei fondamentali (che implicavano una svalutazione di circa
il 190%), e infatti l'anno successivo (nel 2003) il peso si rivalutò (da 3.32 a 2.91 peso per dollaro),
portandosi in linea coi fondamentali. I quali, se si chiamano fondamentali, un motivo ci sarà. Che ci
possa essere un overshooting nell'aggiustamento del tasso di cambio è cosa nota. Ma alla fine,
placata l'isteria dei mercati, i fondamentali regnano, come la letteratura scientifica più recente ci
insegna. E questo si verifica anche perché sappiamo che i mercati credono a certi modelli e li
4. usano per le loro previsioni. Quindi l'economia va dove i modelli dicono che andrà perché chi ha
il potere di mercato per condizionarla ce la porta, dato che crede a quei modelli. E questo i
professionisti lo sanno e lo dicono. Ripeto: la teoria secondo la quale il cambio nominale tende a
"recuperare" il differenziale di inflazione cumulato si chiama teoria della parità relativa dei
poteri d'acquisto ed è sostanzialmente verificata dai dati. In ogni caso, è ad essa che fanno
riferimento i forecaster ed è su quella formano le loro aspettative, come ci ricordano gli esperti
del Fondo Monetario Internazionale.
Già che ci siamo, osserva un'altra cosa. Tu sai che i nostri amici piddini in questo caso dicono: "ma
la svalutazione avrà generato altrettanta inflazione e quindi non ci saranno stati benefici sul
commercio e sulla bilancia dei pagamenti". Ma noi sappiamo già che questo non è mai vero, e
siccome non lo è mai, non lo è nemmeno nel caso dell'Argentina. A fronte di una svalutazione del
230%, l'inflazione fu del 26% (25.87%), poi scemò rapidamente (13% l'anno successivo, 4% l'anno
ancora dopo), mentre il cambio si stabilizzava attorno a 3 pesos per dollaro. E quindi, siccome i
benefici della svalutazione non furono, come non sono mai, annullati dall'inflazione, il saldo estero
(CA) migliorò di dieci punti, dal -1% al +9%.
Cosa succederebbe a noi se uscissimo? Semplice: quello che è sempre successo perché i mercati
si aspettano che succeda. Dal 1993 al 2010 abbiamo accumulato un differenziale di inflazione di
circa 18 punti rispetto alla Germania. La svalutazione che ci attende sarebbe quindi di circa il
20%. Certo, all'inizio ci sarebbero fluttuazioni enormi, magari in un certo quarto d'ora di un certo
giorno si potrebbe anche arrivare al 100%. Ma i mercati una lira svalutata del 100% se la
comprerebbero subito, perché saprebbero che necessariamente si dovrebbe apprezzare, fino a
tornare in linea con i fondamentali. E infatti, se ci fate caso, molti studi danno per noi una
svalutazione attesa fra il 20% e il 30% in caso di uscita dall'euro.
Sono studi seri, e ora sai da dove esce quel numero.
Dici: ma UBS spara che la svalutazione sarà il doppio, che arriverà al 60%! E io ti rispondo, che gli
studi che queste grandi banche fanno vedere a te sono molto diversi da quelli che si tengono per
loro. E se non credi a me, credi allo studio del Fondo Monetario che ho citato sopra. Ci possono
essere mille e un motivo per i quali una grande banca, in un certo giorno, vuole terrorizzare il
mercato. Del resto, forse questo vale anche per i giornalisti, no?
Quindi, riassumendo:
1) 11.000 euro a testa per cittadino europeo una bella fava: in realtà, se la Grecia uscisse lo
studio UBS dice che i greci (e non gli europei) pagherebbero fra gli 8000 e i 10.000 euro (e questa
la dice lunga su come si fa informazione da noi);
2) che poi forse sarebbero quasi la metà, visto che lo scenario "argentino" del quale favoleggia
UBS non è supportato dalla teoria della parità relativa dei poteri d'acquisto, che è quella che i
mercati usano per fare le previsioni che usano (che non sono quelle che raccontano a voi).
5. A questo punto una domanda dovrebbe nascerti spontanea, ed un’altra te la pongo io, caro amico:
Perché chi fa informazione si comporta con tanta leggerezza (si può dire leggerezza
senza offendere nessuno)?
Come definiresti il modo di riportare le notizie da parte della stampa a maggiore
diffusione nazionale:
CORRETTO O TERRORISTICO?
Liberamente tratto da: http://goofynomics.blogspot.it/2012/05/il-ritorno-del-terrorismo.html