Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
La Grecia ed il suo nuovo governo di sinistra hanno avviato una complessa partita con l'UE, per dare seguito a quanto promesso in campagna elettorale, ovvero un cambio radicale rispetto alla gestione del debito ed ai diktat della "troika".
Lo SPREAD (differenza fra i rendimenti dei Buoni del Tesoro Italiani e gli analoghi Tedeschi, a 10 anni) non è un buon indice della credibilità ed affidabilità dell’Italia, anche perché oggetto di speculazioni finanziarie.
Meglio limitarsi a valutare il rendimento dei BTP.
Passato un lustro, non molto sembra essere cambiato in termini di criticità del sistema bancario nazionale (MPS, Unicredit ecc.) ma a differenza del 2011, già tante “soluzioni” sono state utilizzate per cercare di sorreggere l'Italia e la stessa UE ma calciare il barattolo avanti non solo non ha portato ad una reale e definitiva soluzione bensì ha riportato tutti a ripercorrere un apparente e interminabile gioco dell’oca.
Una riedizione che sembra potenzialmente ripartire proprio da dove tutto iniziò, ovverosia dall’ultima copertina dell’Economist col titolo inequivocabile “the italian job”, cover che riporta alla memoria un’altra divenuta famosa perché antecedente la crisi dello spread 2011-12 e dal titolo “on the hedge” pubblicata il 14 luglio 2011.
Dopo la costante fuga di notizie delle ultime settimane ed a distanza di quasi due anni e mezzo da quell'ormai famoso discorso di Mario Draghi tenutosi a Londra con la celebre frase "whatever it takes" è giunto giovedì scorso il Quantitative Easing in salsa europea, ovvero la prima e storica decisione di stampa monetaria da parte della BCE.
Questo inizio di 2015 indubbiamente si sta presentando molto interessante dal punto di vista di chi osserva i risvolti meno apparenti, i colpi di scena e rispettivi voltagabbana ed in sostanza l'imprevedibilità del nuovo gioco in atto e successivo al 2014 di 'bonanza' finanziaria...
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
La tavola rotonda "PMI, credito e strumenti innovativi" organizzata da APMI Confimi impresa di Modena e Reggio Emilia e moderata da Rubens Ligabue, ha visto un confronto costruttivo tra le aziende locali e varie banche del territorio, affrontando temi delicati in merito alle ancor presenti difficoltà di erogazione verso le PMI.
Dopo il salvataggio delle ormai famigerate quattro banche italiane (Banca Marche, CR Ferrara, CR Chieti, Popolare Etruria) sembra essere scattata una psicosi collettiva tra i comuni risparmiatori. Una paura che viene ovviamente alimentata da un circolo vizioso e crescente di informazioni che amplificano la sensazione di insicurezza. Paure che se da un lato possono alzare il livello di allerta del singolo e quindi contribuire ad una migliore vigilanza e controllo delle personali posizioni detenute presso i diversi istituti italiani, dall’altro potrebbero arrecare ancor più danni se il latente terrore diventasse panico collettivo.
Lo SPREAD (differenza fra i rendimenti dei Buoni del Tesoro Italiani e gli analoghi Tedeschi, a 10 anni) non è un buon indice della credibilità ed affidabilità dell’Italia, anche perché oggetto di speculazioni finanziarie.
Meglio limitarsi a valutare il rendimento dei BTP.
Passato un lustro, non molto sembra essere cambiato in termini di criticità del sistema bancario nazionale (MPS, Unicredit ecc.) ma a differenza del 2011, già tante “soluzioni” sono state utilizzate per cercare di sorreggere l'Italia e la stessa UE ma calciare il barattolo avanti non solo non ha portato ad una reale e definitiva soluzione bensì ha riportato tutti a ripercorrere un apparente e interminabile gioco dell’oca.
Una riedizione che sembra potenzialmente ripartire proprio da dove tutto iniziò, ovverosia dall’ultima copertina dell’Economist col titolo inequivocabile “the italian job”, cover che riporta alla memoria un’altra divenuta famosa perché antecedente la crisi dello spread 2011-12 e dal titolo “on the hedge” pubblicata il 14 luglio 2011.
Dopo la costante fuga di notizie delle ultime settimane ed a distanza di quasi due anni e mezzo da quell'ormai famoso discorso di Mario Draghi tenutosi a Londra con la celebre frase "whatever it takes" è giunto giovedì scorso il Quantitative Easing in salsa europea, ovvero la prima e storica decisione di stampa monetaria da parte della BCE.
Questo inizio di 2015 indubbiamente si sta presentando molto interessante dal punto di vista di chi osserva i risvolti meno apparenti, i colpi di scena e rispettivi voltagabbana ed in sostanza l'imprevedibilità del nuovo gioco in atto e successivo al 2014 di 'bonanza' finanziaria...
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
La tavola rotonda "PMI, credito e strumenti innovativi" organizzata da APMI Confimi impresa di Modena e Reggio Emilia e moderata da Rubens Ligabue, ha visto un confronto costruttivo tra le aziende locali e varie banche del territorio, affrontando temi delicati in merito alle ancor presenti difficoltà di erogazione verso le PMI.
Dopo il salvataggio delle ormai famigerate quattro banche italiane (Banca Marche, CR Ferrara, CR Chieti, Popolare Etruria) sembra essere scattata una psicosi collettiva tra i comuni risparmiatori. Una paura che viene ovviamente alimentata da un circolo vizioso e crescente di informazioni che amplificano la sensazione di insicurezza. Paure che se da un lato possono alzare il livello di allerta del singolo e quindi contribuire ad una migliore vigilanza e controllo delle personali posizioni detenute presso i diversi istituti italiani, dall’altro potrebbero arrecare ancor più danni se il latente terrore diventasse panico collettivo.
Atlante nascerà a maggio grazie all’apporto di capitali privati forniti soprattutto da Unicredit e Intesa Sanpaolo, con una partecipazione stimata in un miliardo a testa, seguito da altri enti quali Fondazioni, Cassa Depositi e Prestiti, altre banche in quota minore e dai principali gruppi assicurativi, oltre ad eventuali ed ulteriori soggetti privati.
La scelta di un referendum sull'accettazione o meno di tale piano e dunque di tali politiche, rappresenterà nel suo esito finale un pivot potenzialmente storico per la Grecia e per la geopolitica globale
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
E' MENO PEGGIO IL C/C
L'industria della vendita del risparmio gestito "aborrirà" una tale affermazione e condirà il tutto di fini ragionamenti pur di convincere lo sprovveduto risparmiatore a comprare o a detenere tali strumenti o peggio ancora lo dirotterà sempre più su strumenti opachi e maggiormente rischiosi, nell'illusoria ricerca dei rendimenti perduti...
A distanza ormai di due settimane è possibile fare un primo conto dei danni derivanti dal salvataggio di Banca Marche, Popolare dell'Etruria, CariFerrara e CariChieti e ciò nonostante lo sbandierato successo fin da subito attribuito al non coinvolgimento dello Stato e quindi dei contribuenti. Dal punto di vista del correntista/risparmiatore quanto accaduto è certamente un monito su quanto può ancora accadere ai propri risparmi a partire dal 2016 ma con l’aggravio che in caso di ulteriori dissesti saranno incluse anche le obbligazioni “senior” e potenzialmente i depositi superiori a 100.000 euro.
BCE rassicura, FED tergiversa e BOJ all’attacco pur di arginare le uscite dai mercati e sedare gli operatori ma quanto sta accadendo seppur ricordi gli effetti “boom” degli annunci che hanno puntellato sui top i mercati alla fine del QE americano nell’ottobre 2014 e per buona parte del 2015 ora appaiono più come una rete di protezione per rallentare la caduta nella speranza di poter governarne al meglio e nel modo meno traumatico lo “sboom” derivante dalla fine più o meno graduale delle politiche espansive.
Le molteplici crisi denotano la frattura ormai critica e pericolosa tra Occidente e BRICS e l'instabilità valutaria unita a materie prime in caduta libera riaccendono una volatilità estrema sui mercati finanziari. E' rischio di 'redde rationem'.
L'investimento è come noto il procedimento con cui ognuno di noi sposta nel tempo le disponibilità che ha, rinunciando a spenderle oggi, in vista di un consumo futuro e questo in cambio di un maggior potere d'acquisto differito nel tempo, ovvero di un rendimento. Un rendimento che comunemente ricerca investendo in differenti strumenti (depositi di liquidità, obbligazioni, azioni, immobili, ecc.) sia in forma diretta che sottoforma di prodotti gestiti. L'investimento in quanto tale può essere perciò...
La ricerca di una maggior redditività delle banche condiziona le scelte dei risparmiatori. Dietro al grande boom della gestione del risparmio si celano forti conflitti d'interesse. Bisogna capire il sistema bancario per non esporsi ad inutili rischi.
Secondo il recente e biennale "Morningstar Global Fund Investor Experience" l'Italia è terz'ultima a livello globale nella valutazione del sistema "industria del risparmio gestito". Il giudizio attribuito è stato C- ovvero poco sopra al peggior voto assoluto dato alla Cina con D+. Costi, trasparenza e distribuzione sono le criticità principali...
Non è stato un buon rientro dalle ferie per molti risparmiatori, a maggior ragione se si considera che proprio da inizio anno erano decisamente aumentati i flussi di denaro verso attività d’investimento a maggior rischio, in primis le azioni ma anche in strumenti (fondi, polizze, gestoni ecc.) in cui la quota dedicata ad asset rischiosi è stata in costante aumento. Per molti piccoli investitori non sarà perciò difficile constatare come le scelte fatte o suggerite negli ultimi mesi siano risultate a dir poco deludenti.
Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.
UNIT LINKED, UN VANTAGGIO PER IL RISPARMIATORE O PER LA BANCA ?
Accresciuta pressione fiscale e timori sull'imposta di successione motivano il boom di raccolta. Ma prima di sottoscrivere un tale strumento sono indispensabili valutazioni rigorose. Da tempo dimenticato dopo l'euforia di inizio 2000, è nuovamente tornato alla ribalta, rappresentando ad oggi una vera e propria manna per i bilanci di banche ed assicurazioni ma forse un pò meno per i risparmiatori. Come purtroppo continua ad accadere, a guadagno sicuro del proponente, corrisponde un risultato incerto ma certamente costoso a carico del ricevente l'offerta.
StudioPhi - Il Punto N.3 - Il Contropiede di Draghistudiophi.ch
La conferenza stampa del 6 novembre di Mario Draghi arriva dopo un prolungato periodo di instabilità sui mercati alimentata, tra l’altro, da pensieri, parole e opere dei principali banchieri centrali. Settimane nelle quali Kuroda e la Yellen, governatori rispettivamente della Banca del Giappone e della Federal Reserve, hanno agito; Mario Draghi, viceversa, ha “subito” un incessante sabotaggio mediatico. Il primo ha stupito tutti con un ulteriore gigantesca scommessa di acrobazia monetaria portando gli acquisti di titoli pubblici e privati fino a 700 miliardi di dollari annui.
[...]
Fin qui si potrebbe sostenere che Draghi non ha affermato nulla di nuovo. Non è così perché, sia pure implicitamente, il Governatore fa capire che nuove iniziative potrebbero essere considerate prima del previsto, forse già a dicembre.
Lo si deduce dall’esplicito riferimento al fatto che gli organismi competenti della BCE sono già stati attivati per studiare e preparare gli ulteriori
strumenti da utilizzare in caso di bisogno.
Azioni rese necessarie dalla crescente urgenza che deriva da un peggioramento dello scenario per crescita e inflazione, di cui ormai ha preso atto anche la Commissione Europea con la recentissima diffusione delle nuove stime per il 2015. Si tratta di una ennesima sforbiciata dello 0,6% e dello 0,4% su Pil e inflazione attesi, con il primo che a livello comunitario crescerebbe solo dell’1,1% e con i prezzi in aumento solo dello 0,8%.
(articolo originalmente pubblicato alla pagina http://www.studiophi.ch/New/documenti/)
In questo fine agosto 2015, caratterizzato da difficili giornate sui mercati finanziari, è ricorrente perciò la domanda se siamo o meno giunti al termine del ciclo rialzista e se c'è un rischio di una crisi finanziaria 2.0
Mario Draghi ha annunciato giovedì scorso, l’ennesimo ed ormai ultimo taglio dei tassi ufficiali d’interesse, nonché un nuovo e consistente aumento delle dimensioni del bilancio della BCE, attraverso l’acquisto di strumenti finanziari emessi dal settore privato dell’economia. Non delude quindi le attese e conferma così ai mercati che davanti ai dati macro deludenti e preoccupanti si concretizzano provvedimenti monetari espansivi.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Dietro al grande “swing” dello S&P500 una pletora di “gamblers” della finanza ma se non si è incalliti e preparati scommettitori può essere utile rammentare che in un mercato speculativo, i partecipanti prevalenti non sono investitori di lungo termine bensì speculatori il cui unico obiettivo non è assicurarsi un buon rendimento costante sul proprio capitale ma semplicemente fare profitti da un'ascesa o da un declino dei prezzi e tali risultati avvengo sulla pelle di altri sprovveduti o inconsapevoli partecipanti al gioco.
L’attentato di Parigi riportare alla memoria quelli di Madrid e di New York ma a differenza di allora è inserito in un più complesso scenario di medio termine. Dal punto di vista economico la Francia e l’eurozona non sono in una fase di ripresa economica post recessione, come nel 2004/05, bensì in un contesto di rallentamento globale a cui potrebbe seguire un’analoga campagna di “guerra al terrore” ed i cui effetti potrebbero non essere così positivi per i mercati come nel post 11 settembre 2001.
L’indice americano S&P500 dopo un mese di violento rimbalzo torna a rivedere un leggero segno positivo rispetto al dato di inizio anno, riportando così in verde il listino. Un prodigioso recupero, dopo la débâcle di agosto/settembre che non mancherà di frastornare molti risparmiatori, non fosse altro per l’elevata volatilità emersa ed in grado di far rivivere montagne russe a cui non si era più abituati da almeno un paio di anni ma ciò non dovrebbe distogliere dal quadro economico reale e di rallentamento globale a cui devono in ultima analisi rispondere le quotazioni.
Prosegue la decisa contrapposizione tra rialzisti e ribassisti, non fosse altro perché dal lato “bullish” l’attuale situazione è letta come una conferma di forza di un mercato confidente nelle politiche monetarie delle banche centrali mentre dal lato “bearish” è vista come la prova di un primo deterioramento della fiducia riposta nei banchieri centrali a seguito del reale peggioramento del quadro macro economico.
Tutto ciò ha finora portato gli operatori finanziari ad incorporare la reazione dei banchieri nei premi di rischio, ovvero ad inglobare nei prezzi (come nella recente reazione) il fatto che ci sarà un’azione di sostegno da parte delle banche centrali, scollegando così sempre più l’intervento degli stessi banchieri dai fondamentali. Si è perciò creato tra mercati e banche centrali il più classico dilemma del prigioniero, la cui diretta conseguenza operativa è l’attuale ed estremo approccio “RORO”, ovvero di contestuale “risk on / risk off” …
Da fine settembre a venerdì scorso si è assistito ad un ulteriore tentativo di rimbalzo da parte della locomotiva azionaria globale, ovvero lo S&P500 e con esso dell’intero mercato azionario mondiale. L’indice americano dopo aver quasi ritestato i minimi di fine agosto nelle ultime sedute di settembre ha reagito alla situazione di ipervenduto come allora, ossia con un impetuoso rimbalzo di ben 7 sedute positive su 8. Un risultato che questa volta appare però essere molto più gradito a tanti operatori in quanto si è potuto recuperare un livello “psicologico” importante proprio sul finale di settimana, ovvero la cosiddetta media mobile a 50 giorni.
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
Come ormai noto la banca centrale americana ha lasciato invariati i tassi nell’attuale forchetta dello 0-0,25%, ovvero il valore a cui sono ormai fissati dal 2008. Una scelta che replica pedissequamente la strategia adottata dall’allora Ben Bernanke nel meeting di settembre 2013, non fosse altro per le molteplici similitudini che caratterizzavano il contesto geo-politico-economico di allora e di oggi…
Il parallelo dell’attesa di Godot in ambito finanziario appare essere scontato nella settimana in cui il mondo intero o quantomeno quello degli operatori finanziari e dei più comuni risparmiatori-investitori è ormai da tempo in attesa di sapere se ‘Godot’ (inteso come il cambio di politica monetaria) si manifesterà o continuerà a farsi attendere dopo oltre 6 anni di assenza...
I mercati festeggiano il materializzarsi del rimbalzo … o quello che i trader spesso amano definire il famigerato “dead cat bounce”, ovvero il “rimbalzo del gatto morto” (non me ne vogliano gli animalisti).
Un violento rimbalzo che ha evitato una caduta libera del mercato USA (vera locomotiva di tutti i listini azionari) e che si è manifestato solo grazie al più classico concetto pavloviano del riflesso condizionato.
Un riflesso che, come noto sugli animali, rappresenta una reazione prodotta da un elemento esterno, a cui l’animale si è abituato ed a cui associa un preciso stimolo che lo induce ad un determinato comportamento.
E per gli operatori finanziari l’elemento esterno di stimolo è ormai da qualche tempo rappresentato dalle sole dichiarazioni “puntuali” che i membri del board della FED rilasciano guarda caso proprio nei momenti di panico e cedimento del mercato azionario USA.
Il quadro di fondo rimane immutato ma le parole di W. Dudley, governatore della Federal Reserve di New York sortiscono l’effetto desiderato e placano le vendite ma …
La locomotiva USA nel primo trimestre 2015 ha decisamente tradito la ripresa tanto auspicata. Dal 2009 ad oggi era accaduto solo altre due volte ma ciò non sembra aver preoccupato troppo gli operatori finanziari ed il mercato. "Bad news is good news" dichiarano molti commentatori ovvero le cattive notizie rimangono le migliori alleate per l'ottimismo dei gestori, essendo queste ultime le sole argomentazioni proposte per un posticipo del rialzo dei tassi USA e dunque una tenuta delle quotazioni ma quel che indubbiamente traspare sul mercato azionario americano è la crescente dissociazione delle quotazioni dai dati macro...
A 5 anni dal primo salvataggio la Grecia è di nuovo a rischio default. Il limbo temporale concordato a fine febbraio dal governo greco con l'Eurogruppo è sempre più vicino al termine e di soluzioni ancora certe non sembra esservene alcuna traccia, se non a parole e tramite i recenti avvicendamenti interni al governo Syriza. In un tale contesto si sprecano le opzioni sugli esiti finali ma indubbiamente è in crescita la scommessa sull'uscita della Grecia dall'Eurozona.
Nonostante l'euforia generale creata dai media sulla prima settimana di QE europeo è forse il caso di non fare il conto senza l'oste, ovvero festeggiare un pasto gratis senza osservare le reali possibilità di prosecuzione del banchetto. Un party a cui la borsa statunitense, ovvero la reale locomotiva dei rialzi dei corsi azionari globali, potrebbe non essere più in grado di partecipare, non fosse altro per la continuativa abbuffata finora realizzata e senza decise soste di consolidamento.
Secondo Mario Draghi "abbiamo già osservato un numero significativo di effetti positivi derivanti da queste decisioni di politica monetaria", una frase che racchiude la giusta chiave di lettura dell'attuale situazione dei mercati europei. Un contesto in cui l'esperienza passata della FED non deve trarre in inganno.
Venerdì scorso dopo due intense settimane di trattative tra Grecia ed Europa si è giunti ad un primo accordo in merito all'annosa questione del debito ellenico. Un punto di incontro agguantato senza non pochi colpi di scena e reciproci scambi di "prendere o lasciare" e di apparenti aut aut, nella più classica teoria dei giochi.
1. LUNEDÌ 8 DICEMBRE 2014 | SPECIALI | 11
L’ANALISI La scommessa dei mercati sul tandem italiano Renzi-Draghi sarà messa alla prova nel 2015
S&Pdeclassal’Italiaeavvicinailpaesealrating‘spazzatura’
AllaGreciabastaronopochimesiperdiventare‘junk’nell’aprile2010einnescarelacrisi
Dopo una due giorni di
borsa sulle montagne
russetraun-2,7%digiovedì
ed un +3,4% di venerdì, la
settimana per l’Italia si è
conclusa con un sonoro de-
classamento del rating sul
debito sovrano italiano da
parte dell’agenzia Standard
& Poor’s. Il giudizio espres-
so è stato portato a BBB-, e-
videnziando così una disce-
sa che porta l’Italia al limite
inferiore dell’investment
grade e ad un passo dal co-
siddetto livello ‘spazzatu-
ra’.
IL DECLASSAMENTO
«Forte aumento del debi-
to, accompagnato da una
crescita perennemente de-
bole e bassa competitività»
è stata questa la spietata va-
lutazione dell’agenzia ame-
ricana, arrivata dopo la
temporanea sospensione
del giudizio dello scorso
giugno e decisa per consen-
tire al governo Renzi, allora
insediato da pochi mesi, di
avviareleriformenellaspe-
ranza di un progresso. La
realtà però è che in questo
periodo il quadro è ulterior-
mente peggiorato ma l’ou-
tlook espresso da S&P è ri-
mastostabileperriflettel’a-
spettativa che il governo
«possa gradualmente im-
plementare le rifor me
strutturali» e che i bilanci
delle famiglie «possano ri-
manere abbastanza forti
per assorbire ulteriori au-
menti del debito pubblico».
Ovvero due speranze la cui
riprovanontarderàadesse-
re testata nonostante la co-
pertura finora garantita
dalla BCE di Mario Draghi.
Una protezione che, insie-
me all’avanzo primario po-
sitivo creato in questi anni
di manovre lacrime e san-
gue, ha consentito all’Italia
di guadagnare tempo agli
occhi degli operatori finan-
ziari, nonostante una
traiettoria previsionale di
riduzionedelrapportodebi-
to/pil sempre errata, come
evidente dal grafico allega-
to.
LA RISPOSTA ITALIANA
La reazione del ministro
dell'economia Padoan non
si è fatta attendere e come
tutti i suoi recenti predeces-
sori da Saccomanni a Grilli
fino a Tremonti, vi è stata
l'immediata sottolineatura
della decisa sostenibilità
del nostro debito e della re-
lativa previsione di calo fu-
turo, a partire questa volta
dal 2016. Peccato che da fine
2010 ad oggi, il debito sia
passato da 1.843 miliardi ad
oltre 2.130, ovvero una cre-
scita di poco inferiore ai 300
miliardi e con l’aggravante
di un PIL rimasto al palo ed
in profondo rosso. Una si-
tuazione che ha portato il
rapporto debito pubbli-
co/pil ben oltre il 132%. E’
però innegabile, nonostan-
te le tante critiche che han-
no investito le agenzie di ra-
ting che il paese stia pren-
dendo da qualche anno una
traiettoria non proprio ras-
sicurante, ovvero da quan-
do il rating è stato in più ri-
presedeclassato:daA+adA
nel settembre 2011, passan-
do poi a BBB+ nel gennaio
2012 ed a BBB nel luglio
2013, fino all'attuale BBB-.
Nello stesso tempo i vari
primi ministri hanno però
continuato a rassicurarci
con le ormai storiche frasi
‘vedo i ristoranti pieni’ di
Berlusconi o ‘vedo luce in
fondo al tunnel’ di Monti e
fino alla ‘ripresa a portata
di mano’ di Letta o quell’au-
spicata ‘ripresa col botto’ di
Renzi.
FATTI E NON PAROLE
A prescindere dall’appar-
tenenza politica del gover-
no di turno, quello in cui fi-
nanziariamente oggi ci ri-
troviamo è una economia
del paese a pezzi e che dal
2008 non è stata capace di ri-
prendersi, nonostante i tan-
ti sforzi fatti e che, dall'av-
vioditregoverninondemo-
craticamente eletti, ovvero
da Monti in poi, ha realizza-
to l'allegata situazione eco-
nomica.Unasequenzadita-
belle che non richiedono
commenti se non la sempli-
ce consapevolezza della si-
tuazione a cui quest'ultimo
declassamento di S&P ci ri-
porta e che ci dovrebbe ri-
cordare di essere ad un pas-
so dal livello ‘junk’ o ‘spaz-
zatura’. Come evidente l'u-
nico aspetto positivo è la de-
cisa riduzione del tasso sul
decennale italiano, un valo-
re che a venerdì scorso era
riuscito a sfondare al ribas-
so la soglia del 2% e a ripor-
tare indietro le lancette
dell’orologio, ad uno spread
con il Bund tedesco che non
si vedeva dal 2010, ovvero
dall'avvio della crisi greca e
dal declassamento a BB+
dei bond ellenici, ovvero il
tassello appena successivo
all'attuale rating italiano.
Una discesa che come già
scritto in passato è partita
dall'estate 2013, ovvero da
quando Renzi è sceso in
campo, fatto ulteriormente
confermato anche dall'an-
damento dell'indice aziona-
rioitaliano.Laborsaperò,a
differenza dello spread, è
semplicemente ritornata ai
valori precedenti del 2010,
senza creare grandi soddi-
sfazioni nei risparmiatori e
mentre l’economia reale del
paese si è sganciata total-
mente da quella finanzia-
ria.
L’ILLUSIONE DELLA BCE
Che sia l’ultima chance
per il paese dovrebbe appa-
rire perciò evidente nei da-
ti, non fosse altro proprio
per quell’estremo sostegno
fornito da Draghi con tutte
le opzioni finora messe in
campo a partire dal prestito
triennale LTRO che diede
ossigeno alle banche nazio-
naliafine2011edinizio2012
o per mezzo del minaccioso
piano OMT di settembre
2012 che calmò i creditori e
la speculazione. Il ‘bazooka’
monetariopromessononha
finora sparato un colpo e di
riunioneinriunionelaBCE
lo minaccia e lo posticipa,
così da mantenere tranquil-
li gli speculatori e fornire al
governo il tempo necessa-
rio per completare le rifor-
meeconomichecheimerca-
tifinanziaripretendonoper
sostenere le proprie scom-
messe. Il tempo di scoprire
le carte è però vicino e dopo
l'esitodellaprossimaastadi
rifinanziamento, tramite il
nuovo piano TLTRO ed al-
l'approssimarsi dei rimbor-
si dei precedenti prestiti
previsti per febbraio, sapre-
mo probabilmente se e co-
me la BCE interverrà, visto
e considerato che il sistema
bancario italiano continua
adavereincagliesofferenze
mostruose e l’anno prossi-
mo l’Italia dovrà rifinanzia-
re una quota enorme di de-
bito in scadenza e pari ad ol-
tre 1/5 del PIL nazionale e
ben più elevata degli altri
traballanti paesi PIIGS.
CONCLUSIONE
Come riporta il sito ‘Vin-
citori e Vinti’, i fallimenti
sia sovrani che privati avvi-
sano sempre, anche se si a-
gisce per attutirne il frago-
re ed hanno dei tempi di in-
cubazione sufficientemen-
te lunghi per difendersi e
correre ai ripari, prima che
questi eventi si manifesti-
no. Ogni default sovrano
presuppone tempi in cui si
manifestano dinamiche in
via di principio comuni e
che sono in genere così rias-
sumibili:
• repentini mutamenti di
governi
• fallimenti o ridimensio-
namenti di realtà produtti-
ve
• aumento della disoccu-
pazione
• crolli di borsa, specie per
i titoli finanziari
• repentini aumenti della
pressione fiscale
• significativa riduzione
delle liquidità depositata
nelle banche
• cessione di quote di so-
vranità in cambio di aiuti
• intervento di organismi
internazionali (FMI, Troi-
ka)
Forse ricorderà qualcosa
e ciò intimorirà qualche let-
tore inconsapevole ma è for-
se giunta l'ora di capire che
quelloacuistiamoassisten-
do nell'attuale andamento
deiBTP,èlarappresentazio-
ne dell'enorme scommessa
fatta dai mercati finanziari
sul tandem italiano "Ren-
zi-Draghi" e che fino ad ora
ha portato gli investitori ad
accettare premi al rischio
ben distanti dal club dei
paesi con analogo rating B-
BB-. E siccome il pasto gra-
tisinfinanzanonesisteedil
piatto in cui tutti sperano di
mangiare si chiama QE, po-
trebbe essere il momento di
valutare diversamente l'at-
tuale situazione. Non fosse
altro per riflettere su cosa
potrebbe andare storto, vi-
sto e considerato che si vuol
vedere o far vedere solo un
bicchiere mezzo pieno ed u-
na caraffa d'acqua in pro-
cinto di essere versata men-
tre si inseriscono nella Leg-
ge di Stabilità minacciose
clausole di salvaguardia a
valere dal 2016. Un’ulterio-
re conferma dell’ultima
chiamata all’Italia, prima
di un commissariamento o
peggio ancora, se nel 2015
non arrivasse l’auspicata
ripresa.
(Rubens Ligabue)
RISPARMIO,ICONTIINTASCA L’autore della rubrica
La pagina settimanale del lu-
nedì “Risparmio, i conti in
tasca”, è a cura del nostro
consulente Rubens Ligabue,
professionista certificato Efa -
European Financial Advisor,
associato SIAT - Società I-
taliana Analisi Tecnica, iscritto
all'Albo Unico Nazionale dei
Promotori Finanziari. Per do-
mande e chiarimenti potete
scrivere a
info@rubensligabue.com