Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
I leader europei sono impegnati nel mantenere sia l\'euro che la zona euro così come sono. Ma per consentirgli di fare questo, tutto deve cambiare, come suggerisce la citazione dal meraviglioso romanzo italiano del 1958, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi Lamedusa. Questo non è un compito facile, in quanto nessuno di loro vuole un cambiamento che abbia un impatto negativo verso se stessi e, come vedremo, non c\'è cambiamento che permetterà che tutto rimanga lo stesso e che non abbia un impatto severo su tutti, come vedremo. Nell\'affrontare la terza parte di una serie che continua, guardiamo alle opzioni che sono effettivamente disponibili tra le scelte del menu, o come qualche gruppo lo chiamava, il menu del dolore. Vi offro alcuni punti di riferimento che dovremmo guardare lungo il percorso, e termino con il dare un mio suggerimento su ciò che l\'Europa dovrebbe fare.
Standard & Poor's declassa l'Italia a BBB-. E' l'ultimo appello per un paese in evidente difficoltà economica, come dimostrano i dati reali e nonostante la riduzione dei tassi sui titoli di Stato italiani. Quello a cui stiamo assistendo nell'andamento dei BTP è solo un'enorme scommessa dei mercati finanziari sul tandem italiano "Renzi-Draghi".
I leader europei sono impegnati nel mantenere sia l\'euro che la zona euro così come sono. Ma per consentirgli di fare questo, tutto deve cambiare, come suggerisce la citazione dal meraviglioso romanzo italiano del 1958, Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi Lamedusa. Questo non è un compito facile, in quanto nessuno di loro vuole un cambiamento che abbia un impatto negativo verso se stessi e, come vedremo, non c\'è cambiamento che permetterà che tutto rimanga lo stesso e che non abbia un impatto severo su tutti, come vedremo. Nell\'affrontare la terza parte di una serie che continua, guardiamo alle opzioni che sono effettivamente disponibili tra le scelte del menu, o come qualche gruppo lo chiamava, il menu del dolore. Vi offro alcuni punti di riferimento che dovremmo guardare lungo il percorso, e termino con il dare un mio suggerimento su ciò che l\'Europa dovrebbe fare.
Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Per ogni legge del governo approvata in fretta come risposta ad una crisi in corso o recente, ci saranno due o più conseguenze involontarie, che avranno effetti negativi pari o superiori al problema che è stato oggetto della risoluzione.
Lo SPREAD (differenza fra i rendimenti dei Buoni del Tesoro Italiani e gli analoghi Tedeschi, a 10 anni) non è un buon indice della credibilità ed affidabilità dell’Italia, anche perché oggetto di speculazioni finanziarie.
Meglio limitarsi a valutare il rendimento dei BTP.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Angela Merkel sta guidando la richiesta di un cambiamento delle regole, una revisione del trattato fondamentale che lega l\'Unione europea. Ma è allo tempo stesso troppo e troppo tardi? Il mercato ci suggerisce che il tempo sta davvero per scadere, e così vedremo le probabili conseguenze.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
Siamo ormai da cinque anni in una crisi che proprio non vuole andarsene. Parafrasando Charles Gave di GaveKal che ha scritto un articolo estremamente interessante su questo argomento appena settimana (2) scorsa, i politici continuano a manomettere i tassi di interesse, i tassi di cambio e in generale i prezzi degli asset. Essi continuano a consentire alle banche che gestiscono i depositi di operare come un casinò. Esse emettono nuovo debito per pagare le spese quando stanno già affogando nel debito. E di questo sembra che non ne prendano atto. Albert Einstein una volta ha definito una follia il fare lo stesso esperimento più e più volte, con la speranza di aspettarsi un diverso risultato. QE1. QE2. QE3 ... C\'è altro da dire?
Mercati Obbligazionari a cura di Raiffeisen Capital ManagementValentina Sagona
Outlook Mercati Obblicazionari
a cura di Andreas Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management).
Mercati obbligazionari ad una svolta ? Quali offrono al momento profili di rischio/rendimento accettabili?
Situazione sui mercati obbligazionari con Andrea Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management)
- Le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni societarie nonché selezionati titoli di Stato della “periferia” hanno ancora profili di rischio/rendimento accettabili
- I premi di rischio delle obbligazioni societarie continuano a essere vicini ai loro minimi degli ultimi 10 anni
- Al momento non si prevede alcuna accelerazione dell’inasprimento della politica monetaria
- Intanto, posizionamento della duration piuttosto difensivo e generazione di reddito principalmente tramite prodotti “carry” e strategie attive
Per deliziare i nostri emisferi cerebrali Luigi Zingales rimane sempre tra i migliori chef stellati contemporanei, anche se le deduzioni logiche del suo articolo non promettono nulla di buono per il Bel Paese
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Per ogni legge del governo approvata in fretta come risposta ad una crisi in corso o recente, ci saranno due o più conseguenze involontarie, che avranno effetti negativi pari o superiori al problema che è stato oggetto della risoluzione.
Lo SPREAD (differenza fra i rendimenti dei Buoni del Tesoro Italiani e gli analoghi Tedeschi, a 10 anni) non è un buon indice della credibilità ed affidabilità dell’Italia, anche perché oggetto di speculazioni finanziarie.
Meglio limitarsi a valutare il rendimento dei BTP.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Angela Merkel sta guidando la richiesta di un cambiamento delle regole, una revisione del trattato fondamentale che lega l\'Unione europea. Ma è allo tempo stesso troppo e troppo tardi? Il mercato ci suggerisce che il tempo sta davvero per scadere, e così vedremo le probabili conseguenze.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
Siamo ormai da cinque anni in una crisi che proprio non vuole andarsene. Parafrasando Charles Gave di GaveKal che ha scritto un articolo estremamente interessante su questo argomento appena settimana (2) scorsa, i politici continuano a manomettere i tassi di interesse, i tassi di cambio e in generale i prezzi degli asset. Essi continuano a consentire alle banche che gestiscono i depositi di operare come un casinò. Esse emettono nuovo debito per pagare le spese quando stanno già affogando nel debito. E di questo sembra che non ne prendano atto. Albert Einstein una volta ha definito una follia il fare lo stesso esperimento più e più volte, con la speranza di aspettarsi un diverso risultato. QE1. QE2. QE3 ... C\'è altro da dire?
Mercati Obbligazionari a cura di Raiffeisen Capital ManagementValentina Sagona
Outlook Mercati Obblicazionari
a cura di Andreas Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management).
Mercati obbligazionari ad una svolta ? Quali offrono al momento profili di rischio/rendimento accettabili?
Situazione sui mercati obbligazionari con Andrea Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management)
- Le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni societarie nonché selezionati titoli di Stato della “periferia” hanno ancora profili di rischio/rendimento accettabili
- I premi di rischio delle obbligazioni societarie continuano a essere vicini ai loro minimi degli ultimi 10 anni
- Al momento non si prevede alcuna accelerazione dell’inasprimento della politica monetaria
- Intanto, posizionamento della duration piuttosto difensivo e generazione di reddito principalmente tramite prodotti “carry” e strategie attive
I banchieri delle banche centrali vanno a gonfie veleHoro Capital
Quando circa due anni fa io e Jonathan Tepper abbiamo scritto Endgame, l'attenzione era molto concentrata sull'Europa, ma nel avevamo anche chiaramente parlato in modo dettagliato di come nel giro di pochi anni il Giappone sarebbe stato la fonte della vera volatilità a livello globale. "Un insetto alla ricerca di un parabrezza" era stato il titolo del capitolo dedicato al Giappone. Quest'anno, nella mia previsione sul 2013 ho scritto che sarà "l'anno del parabrezza." Nelle ultime due settimane ci siamo concentrati sui problemi che affliggono il Giappone e su quanto è importante il Giappone nell'economia mondiale; alla fine anche questa settimana dobbiamo ancora una volta concentrarci sulla Terra del Sol Levante.
In principio, la manovra e' sufficiente per ottenere pareggio di bilancio, ma ha 3 punti di debolezza: consiste principalmente di aumenti di tasse, che fanno male alla crescita; per la maggior parte, queste tasse colpiscono le famiglie a reddito medio-basso; e buona parte della manovra non e' ancora stata definita nei dettagli e la fragile maggioranza di Governo non garantisce che questa verra' definita. L'intervento manca quindi di credibilita’.
Economia Italiana: Un confronto per le elezioniricciolina85
Questo lavoro è fatto da un gruppo di ragazzi in master di economia all'università di Londra.
Consiste in un'analisi dell'economia italiana e di come gli ultimi governi abbiano operato sotto questo aspetto.
Quale strada prenderemo? Se solo potessimo far aumentare le nostre via d\'uscita sui nostri problemi del debito sovrano. Ma la crescita del debito crea ancora più problemi se questi non vengono gestiti, rendendo ancora più difficile l\'affrontarli; ma tenendo il debito e il deficit sotto controllo di conseguenza si monitora anche il dolore che ne consegue.
1. 272
www.freenewsonline.it
i dossier
www.freefoundation.com
SPREAD:
MONTI SBAGLIA I CONTI
7 gennaio 2013 a cura di Renato Brunetta
2. MONTI E LO SPREAD
2
Ieri a Sky Tg24 Monti è stato vago, confuso, impreciso in tema di risparmi
dovuti alla riduzione dello spread e ha citato il contenuto della sua
agenda (che è errato).
In breve:
i numeri esposti nella sua agenda sono sbagliati e la narrazione non è
corretta.
Nel paragrafo si legge: “ridurre di 100 punti base il tasso di interesse che
paghiamo sul debito vale 20 miliardi di euro a regime. E da novembre
2011 il tasso di interesse è calato di oltre 250 punti”.
Non è il tasso di interesse, ma lo spread. E 100 punti di tasso di interesse
valgono 20 miliardi solo se si calcolano sullo stock, che è poco più di
2.000 miliardi, e non sulle aste annuali, che sono poco più di 400
miliardi.
3. MONTI E LO SPREAD
3
Come spiegato più volte, lo spread riguarda il mercato secondario, vale
a dire transazioni tra privati che non influiscono direttamente sulla
finanza pubblica, mentre l’effettivo costo per lo Stato deriva dalle aste
mensili attraverso le quali si rinnovano i titoli del debito sovrano.
In secondo luogo, Monti ci induce a calcolare il risparmio sull’intero stock
del debito, e non, come si deve, sulle effettive emissioni, come abbiamo
già detto, su base annua.
Ripetiamo: lo stock è pari a poco più di 2.000 miliardi, mentre le
emissioni sono di poco superiori a 400 miliardi ogni anno.
Monti ci induce maliziosamente, quindi, a calcolare un risparmio che è 5
volte quello effettivo. Matita blu, senatore Monti. Matita blu.
4. MONTI E LO SPREAD
4
E ancora: quando Monti, o chi per Lui, scrive che “da novembre 2011 il
tasso di interesse è calato di oltre 250 punti” fa un’affermazione falsa.
È lo spread che è calato di 250 punti, non i tassi di interesse che lo Stato
paga effettivamente ai suoi creditori asta dopo asta.
Perché quello che rileva ai fini delle finanze pubbliche non è lo spread,
lo ripetiamo fino alla noia, che attiene al mercato secondario, ma sono i
rendimenti dei titoli di Stato nelle aste mensili (mercato primario).
E nelle 12 aste che si sono tenute quando Monti è stato presidente del
Consiglio, i rendimenti sono stati pari al 7,56% a dicembre 2011; 6,98%
a gennaio 2012; 6,08% a febbraio; 5,50% a marzo; 5,24% ad aprile;
5,84% a maggio; 6,03% a giugno; 6,19% a luglio; 5,96% ad agosto;
5,82% a settembre 2012; 4,92% a ottobre e 4,45% a novembre 2012.
5. MONTI E LO SPREAD
5
Ponderando per le quantità assegnate, il rendimento medio relativo ai
BTP decennali emessi nel 2012 (che è risultato pari a 5,70%) è superiore
al rendimento medio dei BTP decennali assegnati nel 2011 (che è
risultato pari a 5,25%) dello 0,45%. Con le relative conseguenze in
termini di servizio del debito.
Quindi la diminuzione dello spread che si è realizzata, ha avuto effetti
marginali solo sulle ultime aste, e ha inciso relativamente poco sul
rendimento medio ponderato dei BTP emessi nel 2012.
Questo per essere pignoli, ma bastava che l’ignoto e incompetente
collaboratore di Monti vedesse dalla (già citata) Nota di aggiornamento
al DEF come il tanto sbandierato raffreddamento degli spread abbia
influito poco o nulla rispetto al costo del servizio del debito.
6. MONTI E LO SPREAD
6
Questo, infatti, è aumentato di oltre 8 miliardi non solo perché nell’arco
di tutto l’anno, tranne gli ultimi mesi, i rendimenti dei nostri titoli di Stato
sono rimasti molto alti, rispetto al primo semestre del 2011, ma anche
perché è aumentato il debito pubblico. Doppio danno.
Senatore Monti, cambi immediatamente questo paragrafo.
Evidentemente chi glielo ha scritto non è né un esperto, né un cultore
della materia. E Lei probabilmente non lo ha neanche riletto, perché
altrimenti non avrebbe consentito che uscisse una bestialità ingannevole
di questo tipo. Ne va della Sua, e della nostra, credibilità.