La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Quale strada prenderemo? Se solo potessimo far aumentare le nostre via d\'uscita sui nostri problemi del debito sovrano. Ma la crescita del debito crea ancora più problemi se questi non vengono gestiti, rendendo ancora più difficile l\'affrontarli; ma tenendo il debito e il deficit sotto controllo di conseguenza si monitora anche il dolore che ne consegue.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Quale strada prenderemo? Se solo potessimo far aumentare le nostre via d\'uscita sui nostri problemi del debito sovrano. Ma la crescita del debito crea ancora più problemi se questi non vengono gestiti, rendendo ancora più difficile l\'affrontarli; ma tenendo il debito e il deficit sotto controllo di conseguenza si monitora anche il dolore che ne consegue.
Economia Italiana: Un confronto per le elezioniricciolina85
Questo lavoro è fatto da un gruppo di ragazzi in master di economia all'università di Londra.
Consiste in un'analisi dell'economia italiana e di come gli ultimi governi abbiano operato sotto questo aspetto.
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
L'euro sta attraversando la crisi più profonda dalla sua nascita. L'Europa sta affrontando una crisi economica, finanziaria e del debito. La Grecia è sull'orlo del fallimento. In questa presentazione analizziamo brevemente la crisi del debito e spieghiamo come tale crisi ed un tracollo della Grecia possano portare alla rottura dell'Euro.
Economia Italiana: Un confronto per le elezioniricciolina85
Questo lavoro è fatto da un gruppo di ragazzi in master di economia all'università di Londra.
Consiste in un'analisi dell'economia italiana e di come gli ultimi governi abbiano operato sotto questo aspetto.
Nel 2012 giungerà alle sue massime conseguenze la crisi iniziata nel 2007 e che ora estende i suoi riflessi al debito sovrano europeo. Il ruolo delle banche, dei derivati finanziari, degli stati e degli organismo sovranazionali.
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
L'euro sta attraversando la crisi più profonda dalla sua nascita. L'Europa sta affrontando una crisi economica, finanziaria e del debito. La Grecia è sull'orlo del fallimento. In questa presentazione analizziamo brevemente la crisi del debito e spieghiamo come tale crisi ed un tracollo della Grecia possano portare alla rottura dell'Euro.
In principio, la manovra e' sufficiente per ottenere pareggio di bilancio, ma ha 3 punti di debolezza: consiste principalmente di aumenti di tasse, che fanno male alla crescita; per la maggior parte, queste tasse colpiscono le famiglie a reddito medio-basso; e buona parte della manovra non e' ancora stata definita nei dettagli e la fragile maggioranza di Governo non garantisce che questa verra' definita. L'intervento manca quindi di credibilita’.
E\' facile classificare il deficit come qualcosa che c\'è sempre stato. I Chicken Littles non ci dicono che il deficit è in calo da decenni? Il Giappone sembra essere in grado di affrontare ampi disavanzi e noi non siamo in alcun modo vicini al loro livello di indebitamento. Non è la "Malattia giapponese" il peggior risultato a cui stiamo guardando - è solo una lenta crescita mondiale che, anche se frustrante, non è catastrofica? E alcuni hanno chiesto deficit ancora più grandi per stimolare la crescita economica e l\'occupazione, rifacendosi a periodi in cui il governo aveva effettivamente dei disavanzi e l\'economia sembrava rispondere positivamente riprendendo ancora una volta a crescere.
E\’ facile classificare il deficit come qualcosa che c\’è sempre stato. I Chicken Littles non ci dicono che il deficit è in calo da decenni? Il Giappone sembra essere in grado di affrontare ampi disavanzi e noi non siamo in alcun modo vicini al loro livello di indebitamento. Non è la "Malattia giapponese" il peggior risultato a cui stiamo guardando - è solo una lenta crescita mondiale che, anche se frustrante, non è catastrofica? E alcuni hanno chiesto deficit ancora più grandi per stimolare la crescita economica e l\’occupazione, rifacendosi a periodi in cui il governo aveva effettivamente dei disavanzi e l\’economia sembrava rispondere positivamente riprendendo ancora una volta a crescere.
La prossima settimana potremo probabilmente vedere il Congresso passare un estensione del taglio "temporaneo" sull\'imposta sui salari, principalmente adottata come stimolo per l\'economia nel gennaio del 2011. Mentre scrivo, questa estensione è prevista solo per due mesi. Lasciamo da parte la politica e guardiamo alle implicazioni economiche della proroga, e poi andremo ad esaminare il deficit negli Stati Uniti. Questo darà luogo ad alcune riflessioni sull\'Europa e su che cosa dovrebbe accadere per un paese se lasciasse l\'euro.
Slide Real Time Turnover Index (RTT), un nuovo indicatore per l'economia ital...Confindustria
Slide del Centro Studi Confindustria di TeamSystem presentate all'evento di lancio del Real Time Turnover Index (RTT), un nuovo indicatore per l'economia italiana
Slide Pensa Pignatti Rapporto Catene di fornitura 2023 CSC Confindustria
Presentazione di Cristina Pensa e Matteo Pignatti del 16 novembre 2023 dal titolo "Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica", presso l’Università Cattolica.
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Slide di Alessandro Fontana, Cristina Pensa e Matteo Pignatti del Centro Studi Confindustria per il convegno di presentazione del Rapporto "Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica"
Slide Fontana Buccellato - Esportare la dolce vita 2023Confindustria
Presentazione del Centro Studi Confindustria della 12esima edizione del volume Esportare la dolce vita - Bello e ben fatto: il potenziale del made in Italy nel panorama internazionale, presentato all'Unione degli Industriali di Parma il 7 giugno 2023
Slide del Centro Studi Confindustria sul Rapporto Ingenium 2023 - Il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale, presentate il 31 maggio a Milano
Slide Fontana Rapporto di previsione CSC primavera 2023Confindustria
Rapporto di previsione del Centro Studi “L’economia italiana tra rialzo dei tassi e inflazione alta” https://www.confindustria.it/home/centro-studi/prodotti/previsioni/rapporto/rapporto-previsione-economia-italiana-primavera-2023
Slide Rapacciuolo Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?Confindustria
Presentazione di Ciro Rapacciuolo del 9 novembre 2022 dal titolo "Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?", presso l’Università Cattolica.
Slide Rapporto di previsione Centro Studi Confindustria autunno 2022Confindustria
Nella prima metà del 2022 l’economia italiana ha continuato a crescere a un buon ritmo e sopra le attese, nonostante lo shock dovuto al rincaro dell’energia.
Ciò grazie ad alcuni fattori positivi. Il turismo e i servizi stanno completando il recupero dopo la caduta legata alle misure anti-Covid. La crescita delle costruzioni prosegue ma più lenta. L’export resta in espansione.
Da agosto, però, il prezzo del gas è fuori controllo, a seguito dei ripetuti stop alle forniture dalla Russia, l’incertezza resta molto elevata. Ciò colpisce i conti delle imprese, mentre i redditi delle famiglie sono minacciati da un’inflazione record, che non appare fermarsi e ha indotto la BCE anche ad accelerare il rialzo dei tassi.
Per quanto tempo ancora si dimostrerà resiliente l’economia italiana? Guardando all’esperienza di passati balzi dei prezzi energetici, il PIL non si è mai contratto subito, ma dopo alcuni trimestri. Bisogna attendersi una recessione tra fine 2022 e inizio 2023?
Rincari di energia e commodity: cause, impatti, prospettive - 5 maggio 2022Confindustria
Convegno del 5 maggio 2022 dal titolo "I consumi di carne e salumi in Italia, bilanci e prospettive", organizzato da Assica (Associazioni industriali della carne e dei salumi) a Cibus. Presentazione di Ciro Rapacciuolo su Rincari di energia e commodity: cause, impatti, prospettive.
Rincari di energia e commodity: cause, impatti, prospettive - 8 marzo 2022Confindustria
Convegno dell'8 marzo 2022, organizzato dalla Piccola Industria di Confindustria Emilia Area Centro, Sede di Ferrara, insieme al Gruppo Giovani Imprenditori. Presentazione di Ciro Rapacciuolo su Rincari di energia e commodity: cause, impatti, prospettive.
Infografica Centro Studi Confindustria - Gli effetti sui lavoratori dello sma...Confindustria
4 marzo 2020
https://www.confindustria.it/home/centro-studi/temi-di-ricerca/valutazione-delle-politiche-pubbliche/tutti/dettaglio/Infografica-gli-effetti-sui-lavoratori-dello-smart-working
Infografica Centro Studi Confindustria - Accordo UE Mercosur, un buon inizioConfindustria
17 febbraio 2020
https://www.confindustria.it/home/centro-studi/temi-di-ricerca/scenari-geoeconomici/tutti/dettaglio/accordo-unione-europea-mercosur-un-buon-inizio
Slide Manzocchi rapporto di previsione Centro Studi ConfindustriaConfindustria
31 marzo 2020
https://www.confindustria.it/home/centro-studi/temi-di-ricerca/congiuntura-e-previsioni/tutti/dettaglio/rapporto-previsione-economia-italiana-scenari-geoeconomici-primavera-2020
2. Relazione di Giampaolo Galli
LA RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA
Fondata nel 1911, è una delle più antiche pubblicazioni economiche
italiane.
Oggi, grazie a Confindustria, la Rivista viene rilanciata, con periodicità
semestrale, in un nuovo formato e con una nuova finalità. Torna alla sua
funzione originaria: discutere di questioni di politica economica, con rigore
scientifico. Gli scritti sono in italiano, più brevi dei paper accademici, e
usano un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
Ogni numero è una monografia su un tema scelto grazie alle discussioni
nell’Advisory Board e a un confronto con l'editore.
Oggi il debito. Prossimo numero: la trasformazione digitale.
2
3. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia:
perché è un problema e come se ne esce
Perché è un problema: Lorenzo Codogno, Andrea Presbitero e Stefano
Caselli fanno il punto su quello che sappiamo circa la gravità del problema
nel contesto italiano e dei suoi riflessi sulla crescita economica, sulla
stabilità del sistema bancario e sulla competitività delle imprese.
Come se ne esce: i successivi tre lavori - uno di Sofia Bernardini, Carlo
Cottarelli, Giampaolo Galli e Carlo Valdes, un secondo di Marika Cioffi,
Pietro Rizza, Marzia Romanelli e Pietro Tommasino e il terzo di Gabriele
Giudice - si interrogano sulle soluzioni possibili, anche alla luce degli
sviluppi che si stanno affermando in Europa riguardo alla governance
dell’Eurozona, di cui tratta un lavoro di Marcello Messori.
Le illusioni: Ugo Panizza e Leonardo Becchetti trattano di quelle che
vengono spesso propagandate come soluzioni, ma sono illusorie: aumento
del deficit per spingere sul denominatore del rapporto debito/PIL, ripudio del
debito, monetizzazione e uscita dall’euro.
3
4. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Non sappiamo in astratto qual è il livello del rapporto debito/PIL che mette a
rischio la stabilità finanziaria. Dipende da molti fattori.
Vi sono stati molti paesi emergenti che hanno compromesso la loro stabilità
finanziaria anche con livelli di debito/PIL molto bassi, inferiori al 50%.
Il Giappone riesce a finanziare il proprio elevatissimo debito pubblico
apparentemente senza un impatto negativo sulla stabilità finanziaria, ma
probabilmente con un effetto sfavorevole sulla crescita economica.
4
5. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Il caso del Giappone
Il debito lordo giapponese si avvicina al 250% del PIL, il debito netto
giapponese è al 150% del PIL. Nel caso dell’Italia, invece, la differenza tra
debito lordo e debito netto è quasi irrilevante.
Il Giappone ha uno spazio fiscale molto più ampio di quello italiano. Le
entrate e la spesa primaria del Giappone sono circa dieci punti di PIL più
basse di quelle italiane (attorno al 35%).
Il Giappone ha una elevata credibilità. Non fanno default, ma aumentano le
tasse.
Il Giappone è uno dei paesi con la più elevata posizione patrimoniale netta
sull’estero in rapporto al PIL (60%); data la tendenza dei risparmiatori a
comprare titoli domestici (cosiddetta “home country bias”), il fatto che il
Giappone non debba prendere a prestito dall’estero facilita il finanziamento
del debito giapponese.
5
6. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Lo spazio fiscale in Italia e in Giappone
Fonte: elaborazioni Panizza basate su dati FMI, WEO.
(Entrate PA in % di PIL)
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Entrate/PIL Italia
Entrate/PIL Giappone
7. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
John Maynard Keynes: la crisi si manifesta nel momento in cui il
contribuente non accetta più di pagare tasse extra per soddisfare le
richieste del “rentier”, ossia per far fronte all’accresciuta spesa per interessi.
Quando ciò avviene, i rentier hanno buoni motivi per preoccuparsi, specie
se il livello del debito è elevato e l’avanzo primario non è sufficiente per
determinarne una tendenza alla riduzione in rapporto alla dimensione
dell’economia.
Summers (Assa2020): in genere i paesi in default non «vogliono» pagare,
più che non «possono» pagare. In parte, è una scelta di dare la priorità ad
altri obiettivi (pagare le pensioni, gli stipendi, la sanità…).
7
8. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Per l’Italia il giudizio unanime degli autori di questo volume è che il
problema del debito pubblico è molto serio.
Dagli anni Settanta l’Italia fa fatica a mantenere la fiducia dei risparmiatori
ed è andata incontro a numerose crisi: 1976, quando nel giro di pochi giorni
le fughe di capitali azzerarono le riserve valutarie della nazione, 1992,
quando l’Italia fu costretta ad abbandonare il sistema monetario europeo e
nel 2011.
Ma anche negli anni Ottanta, periodo i cui non vi furono gravi episodi di
crisi, l’Italia era considerata un paese meno affidabile di quasi tutti gli altri
paesi europei: per questo, fu l’unico paese a mantenere una banda di
oscillazione allargata rispetto a quella normale dello SME e fu comunque
costretta a riallineamenti molto più ampi e frequenti degli altri paesi.
E ci fu la massima crescita del debito (v. Fig.)
8
9. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Debito pubblico in Italia e nelle economie avanzate
dal secondo dopoguerra: gli anni ‘80
Fonte: elaborazione su dati del Global Debt Database (Mbaye S., Badia M.M, Chae K., 2018, Global
Debt Database: Methodology and Sources, IMF Working Paper, No. 18/111.).
Il campione di economie avanzate include 32 paesi (esclusa l’Italia).
9
10. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Negli ultimi 25 anni invece il problema di fondo è la mancata crescita
PIL pro-capite nel 2018 (1995=100, in termini reali)
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Eurostat.
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Italy
Greece
Japan
France
Switzerland
Denmark
Norway
Euroarea19
Portugal
Belgium
Cyprus
Germany
Canada
Austria
Spain
EU28
UK
Netherlands
USA
NewZealand
Luxembourg
Australia
Finland
Macedonia
Sweden
Malta
Iceland
Czechia
Slovenia
Croatia
Hungary
Turkey
Bulgaria
Romania
Korea
Slovakia
Poland
Ireland
Estonia
Serbia
Albania
Latvia
Lithuania
11. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
L’Italia nella trappola del debito: alto debito e bassa crescita si avvitano
Un paese che è stato già colpito da gravi crisi di fiducia in passato, in cui il
tasso di interesse è maggiore del tasso di crescita.
In cui anche la spesa pubblica e la pressione fiscale sono considerate quasi
come immodificabili.
In cui una condizione di scarsa fiducia nella capacità dello stato di far fronte
alle proprie obbligazioni spinge verso l’alto il tasso di interesse e verso il
basso il tasso di crescita.
La prospettiva del default - o anche solo di maggiori tasse per evitare il
default - tiene lontani non solo gli investitori finanziari, ma anche le imprese,
nazionali ed estere, deprime gli investimenti produttivi deprime la
crescita aumenta il debito/PIL.
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12. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
L’Italia nella trappola del debito: alto debito e bassa crescita si avvitano
Si ingenera così un circolo vizioso in cui la bassa crescita interagisce con
l’alto debito e i due problemi si aggravano a vicenda.
Il problema si aggrava quando l’economia internazionale va in recessione,
come avvenne nel 2009.
I paesi che hanno spazio fiscale possono mettere in atto politiche di
sostegno dell’economia e riescono spesso ad evitare di importare la
recessione (v. Belgio). Al contrario i paesi privi di spazio fiscale, come era
l’Italia nel 2008, sono costretti ad importare la recessione, il che:
a. peggiora il rapporto debito/PIL e
b. può rendere necessarie politiche restrittive che aggravano i problemi
dell’economia reale, causano fallimenti delle imprese, disoccupazione
e aumento della povertà e di tutti gli indicatori di disagio sociale (v.
Fig.)
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13. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Eurostat, FMI.
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La trappola del debito nella lunga crisi 2008-2012
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2001
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2003
2004
2005
2006
2007
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2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
Stati Uniti
Eurozona- Italia
Italia
PIL pro capite reale
(1995=100)
14. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Uno dei principali canali attraverso i quali l’alto debito si traduce in
recessione dell’economia è quello dell’aumento dello spread.
Questo agisce sul capitale delle banche, specie quando queste detengono
una gran quantità di titoli di stato, nonché sul costo della loro raccolta; ciò
provoca scarsità di credito per l’economia e aumento del suo costo.
Per questa via - quella del cosiddetto doom loop - il debito pubblico agisce
da freno allo sviluppo dell’economia.
Ancora oggi, con circa 100 punti in meno di spread da agosto e i tassi BCE
molto bassi, abbiamo lo spread 100 pb sopra la Spagna e un problema di
scarsità di credito.
Lo spread è un termometro della sfiducia verso l’intero sistema paese.
14
15. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
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Fonte: segnalazioni di vigilanza (Banca d’Italia).
* I prestiti includono le sofferenze e i pronti contro termine, nonché la componente di quelli non rilevati nei bilanci
bancari in quanto cartolarizzati. Le variazioni % sono calcolate al netto di riclassificazioni, variazioni del cambio,
aggiustamenti di valore e altre variazioni non derivanti da transazioni; sono escluse le variazioni condotte con le
controparti centrali.
Prestiti bancari al settore privato*
(Dati mensili; variazioni % sui 12 mesi)
16. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Di fronte a questa realtà, nonché alle prospettive di peggioramento dei conti
pubblici legati all’invecchiamento della popolazione, gli analisti hanno
iniziato a fare proiezioni a medio e lungo termine che non danno credito agli
impegni, sempre ripetuti, delle autorità italiane di realizzare, in futuro,
politiche atte ad ampliare l’avanzo primario in modo da piegare la dinamica
del rapporto debito/PIL.
Nella proiezione base della Commissione il debito aumenterebbe di altri 10
punti di PIL in meno di un decennio.
Secondo il Fondo Monetario, il debito salirebbe oltre il 160% del PIL
nell’arco di un quindicennio.
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17. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
La prova del nove che queste proiezioni hanno un certo grado di realismo è
che nessun partito politico è disposto ad ammettere che per mettere in
sicurezza il paese occorrerebbe - come sostengono le organizzazioni
internazionali e la Banca d’Italia - un avanzo primario del 3 - 4% del PIL
mantenuto per molti anni a venire.
Si promettono riduzioni di tasse e maggiori spese.
Il debito pubblico è sparito dal dibattito.
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18. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: perché è un problema…
Molti ritengono che un avanzo del 3 - 4% del PIL non sia socialmente e
politicamente sostenibile.
Questa è anche l’opinione di autorevoli economisti: in particolare,
Eichengreen e Panizza hanno studiato molti episodi di consolidamenti
fiscali giungendo alla conclusione che avanzi quali quelli che sono richiesti
all’Italia non sono realistici.
A conclusioni sostanzialmente analoghe giunge un lavoro del Fondo
Monetario redatto nel corso delle discussioni sulla necessità di ristrutturare
il debito pubblico della Grecia nei confronti delle istituzioni europee.
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19. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come se ne esce
19
Fonte: elaborazioni Bernardini et al. su dati FMI.
Aggiustamento ortodosso
20. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come se ne esce
Aggiustamento ortodosso
Tutti i paesi hanno ridotto il debito di oltre 25 punti di PIL. In media, 41 punti
in 12 anni.
Variazione dell’avanzo primario nei primi tre anni del periodo di
aggiustamento rispetto ai tre anni precedenti: in media 3,9 punti di PIL.
La crescita in media rimase elevata. In questi paesi, è difficile vedere effetti
negativi dell’austerità.
L’aggiustamento coinvolse principalmente riduzioni della spesa. Tuttavia, in
alcuni casi il contributo dell’aumento delle entrate fu importante: Norvegia,
Canada, Belgio, Spagna.
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21. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come se ne esce
Mutualizzazione dei vecchi debiti e European safe asset
Nessuna nostalgia per la cd. sovranità monetaria (che in realtà non c’è mai
stata), ma sappiamo che UME è zoppa, senza unione di bilancio. Il che
aggrava la rischiosità del debito.
Presentiamo due proposte per attenuare il problema: una di Cioffi et al.
(Banca d’Italia) di mutualizzazione parziale dei vecchi debiti - senza
redistribuzioni implicite di risorse fra paesi - e una di G. Giudice
(Commissione europea) di E-bond.
Nella proposta Cioffi et al. ogni paese trasferisce a un Fondo europeo un
flusso di risorse commisurato al proprio rischio creditizio con cui il Fondo
acquista titoli del paese.
Nelle proposta Giudice, E-bond emessi da un emittente comune europeo
che concederebbe gli importi così raccolti sul mercato agli stati membri
attraverso prestiti privilegiati.
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22. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come se ne esce
Mutualizzazione dei vecchi debiti e European safe asset
In entrambe le proposte, lo sforzo dell’aggiustamento (raggiungere il 3-4%
del PIL di avanzo primario) rimane invariato.
Dunque a cosa servono? Rendono meno probabili crisi di liquidità lungo il
percorso dell’aggiustamento, possibili anche con debiti sostenibili, a causa
di profezie che si autoavverano.
In sostanza, dobbiamo comunque scalare la montagna, ma lo facciamo in
cordata in modo da ridurre la probabilità di finire in un burrone.
Per ora nessuna di queste proposte (e loro parenti) sono arrivate ai tavoli
negoziali (per mancanza di fiducia reciproca).
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23. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come (non) se ne esce
Le illusioni
Aumentare il deficit per spingere il denominatore, Ripudiare il debito,
Monetizzarlo, Uscire dall’euro.
Salto gli ultimi tre (nessuno qui vuole avventure sconsiderate o comunque
impraticabili).
L’idea di aumentare il deficit per aumentare il PIL e per questa via sostenere
le entrate fiscali e ridurre il rapporto debito/PIL ha una versione “di sinistra”,
aumentare la spesa, promossa dai politici che spesso si definiscono
keynesiani. Oppure ha una versione “di destra”, tagliare le tasse, promossa
dai politici che non sopportano di essere considerati keynesiani.
Entrambi le versioni promettono miracoli che non fanno.
Tutti i casi di successo analizzati mostrano che l’unica strategia di successo
per ridurre il debito è stata quella ortodossa, ovvero un miglioramento
dell’avanzo primario.
23
24. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come (non) se ne esce
Le illusioni
Una riduzione significativa del debito non è mai stata raggiunta aumentando
la spesa o tagliando le tasse.
Occorre un avanzo primario sufficientemente elevato.
Privatizzazione/cartolarizzazioni possono aiutare, ma in nessun paese sono
state decisive.
Questa politica dovrebbe essere accompagnata da riforme strutturali per
innalzare il tasso di crescita attraverso maggior produttività e competitività.
Lungi dal risolvere i problemi, l’aumento del deficit può anzi essere
recessivo perché i risparmiatori possono considerare quei titoli più rischiosi
e chiedono in cambio rendimenti più elevati (come nel 2018-19).
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25. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come (non) se ne esce
Tassi d’interesse negativi o molto bassi
Gap infrastrutturali da colmare e tassi di interesse bassi che rendono
particolarmente conveniente indebitarsi.
Tasso di crescita > del costo del finanziamento? In Italia questo non è il
caso oggi, e non lo è stato quasi mai in passato. Inoltre, se la politica di
bilancio non è compatibile con un sentiero di sostenibilità del debito, i tassi
di interesse sono destinati ad aumentare.
Tassi d’interesse negativi (anche se solo in termini reali) non sono una
novità: vedi anni Settanta. E allora ci si illudeva di poter fare deficit
spending senza che questo si traducesse in un più elevato debito pubblico.
Il conto fu pagato negli anni Ottanta quando i tassi d’interesse reali
s’impennarono, in Italia come in tutti gli altri paesi, e l’Italia, a differenza di
quasi tutti gli altri paesi, finì per accumulare quel debito altissimo che ancor
oggi, dopo tre decenni di vani sforzi di risanamento, pesa come un macigno
sulla nostra economia e, in particolare, sulle giovani generazioni.
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26. Relazione di Giampaolo Galli
Il debito pubblico in Italia: … come se ne esce
Conclusioni
Tassi di interesse molto bassi o negativi sono di grande aiuto per un paese
ad alto debito come il nostro.
Ma prudenza nella gestione del bilancio pubblico e riforme per eliminare i
molti ostacoli alla competitività delle imprese restano componenti necessari
e imprescindibili per la stabilità finanziaria e per la crescita economica.
La politica più efficace per la crescita oggi è quella che riduce lo spread,
ossia ripristina la fiducia che questo è un paese serio, capace di continuità
politica per fare crescita, ridurre il debito, mantenere gli impegni con gli
investitori.
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