1. News 02/SA/2015
Lunedì,19 gennaio 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi
Nelle settimane n°1 e 2 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 48 (11 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende un caso: solfiti
non dichiarati in noci sgusciate dalla Germania.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: Listeria monocytogenes in tre lotti di salmone
affumicato dalla Polonia; datteri dalla Tunisia infestati da insetti e contaminati con
feci; eccesso di solfiti in code di gamberi rosa sgusciati e congelati dalla Croazia;
pasta fresca dalla Spagna infestata da muffa; cioccolatini vari al latte provenienti
dall’Italia infestati da larve di insetti (si tratta di un lotto della Pernigotti segnalato sul
sito)
Tra i lotti respinti alle frontiere l’Italia segnala: la migrazione di nichel da grattugie in
acciaio dalla Turchia; corrosione di stampo per torta cinese; Salmonella spp. in semi
di sesamo dall’India.
Fonte: http://www.alimenti-salute.it/
Lunedì 19 gennaio parte la tanto attesa carta di identità per le api
Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha approvato la carta d’identità per le api,
già annunciata dal 2009. Gli apicoltori possono finalmente registrarsi sul portale
informatico del sistema veterinario, accessibile da quello del ministero della salute
sul sito www.vetinfo.sanità.it, sezione dedicata all’apicoltura, per la tracciabilità,
garanzia e affidabilità del prodotto.
2. Il miele è noto fin dall’antichità in quanto unico dolcificante disponibile. Così
prezioso, tanto da essere definito dagli antichi greci “il cibo degli Dei”, il miele non è
solo un dolcificante, ma possiede anche un grande potere energetico, un alto
contenuto diproteine, vitamine e sali minerali.
Il miele contiene zuccheri sia semplici che composti: il 38% del miele è costituito da
fruttosio, il 31% da glucosio e il 10% da polisaccaridi. Oggi si consuma il miele
confezionato e prodotto in tutte le varietà e per tutti i gusti.
Il miele è il prodotto della trasformazione, effettuata dalle api, delle secrezioni dei
fiori (nettare) e delle secrezioni di alcuni insetti (melata). Immagazzinato dalle api
nelle cellette dei favi, viene estratto mediante centrifugazione, lasciato decantare in
appositi contenitori e riportato in vasetti. Queste sono le uniche lavorazioni che
permettono di mantenere integre le caratteristiche del prodotto che varia da zona
a zona. È utile per le vie respiratorie, per i muscoli, per il cuore, fegato, apparato
digerente, reni e per i malanni di stagione.
Oggi in commercio se ne trovano di tanti tipi, differenti non solo per il gusto ma
anche per aroma e cristallizzazione:
Miele di tiglio: cura l’insonnia
Miele di timo ed eucalipto: per le infezioni respiratorie
Miele di agrumi: ha proprietà antispasmodiche e sedative
Miele di rosmarino: per insufficienze epatiche
Miele di castagno: ricostituente
Miele di acacia: ricco di sostanze benefiche per le vie respiratorie
Miele d’arancio: ricco di vitamina B12, utile per gli effetti positivi che determina
sulsistema nervoso e sul cervello
Utilizzato per alleviare la sindrome da affaticamento cronico, dà vigore e possiede
un effetto rilassante e rigenerativo. Le sue proprietà servono anche per calmare il
mal di stomaco. Rimedio di bellezza antichissimo, usato in epoca romana, è noto
per le sue proprietà rigeneranti ed esfolianti usate in maschere per il viso e per le
mani.
La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, agrumi e mille fiori è quasi
dimezzata per effetto del clima. A influire negativamente è anche l’allarme lanciato
per l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api, il coleottero Aethina tumida, che oltre
a mangiare il miele e il polline, si ciba soprattutto della covata annientando la
popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare. Al crollo dei
raccolti nazionali ha fatto seguito l’aumento del 17% delle importazioni dall’estero di
3. miele naturale, mentre le esportazioni sono crollate del 26% sulla base dei
dati Istat relativi ai primi 9 mesi del 2014. Il risultato, denuncia la Coldiretti, è che in
Italia due barattoli di miele su tre venduti nei negozi e supermercati contengono in
realtà miele straniero. Peraltro, a preoccupare è il fatto che piu’ di 1/3 del miele
importato proviene dall’Ungheria e quasi il 15% dalla Cina, ma anche da Romania,
Argentina e Spagna dove sono permesse coltivazioni Ogm che possono
contaminare il polline senza alcuna indicazione in etichetta.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è
tuttavia riconoscibile attraverso l’etichettatura obbligatoria fortemente sostenuta
dallaColdiretti. Per acquistare miele italiano è bene verificare sempre l’etichettatura:
la parola “Italia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele
raccolto interamente sul territorio nazionale.
“Si tratta di un passo in avanti decisivo – ha dichiarato il Ministro della
Salute, Beatrice Lorenzin - sia per il lavoro degli apicoltori che per la salute dei
cittadini consumatori. La nuova anagrafe ci consentirà di garantire la tracciabilità
degli apiari e del miele, la legittimità dei contributi finanziari pubblici agli apicoltori e,
soprattutto, favorirà il controllo sulle malattie delle api e la gestione delle
emergenze, come quella recente dovuta all’infestazione esotica da Aethina
tumida, il parassita delle api che lo scorso settembre ha procurato danni ingenti
all’intera apicoltura nazionale”.
Fonte:resapubblica.it
Insetti a tavola: Olanda e Belgio dicono sì, il Lussemburgo no. Quest’anno il parere
scientifico dell’Efsa e un nuovo regolamento europeo
Il Lussemburgo ha deciso di non autorizzare la commercializzazione di insetti
commestibili, adottando un’interpretazione restrittiva del regolamento europeo del
1997 sui nuovi alimenti. La posizione del piccolo Stato si differenzia da quella di
Olanda e Belgio, che, sulla base di un’interpretazione più elastica del regolamento,
hanno optato per un atteggiamento più tollerante.
Il regolamento Ue n. 258/97, sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari, ingloba
in questa categoria i cibi senza una storia di consumo antecedente il 1997. Per
questi alimenti è necessaria una specifica autorizzazione della Commissione
europea, preceduta da una valutazione scientifica degli eventuali rischi.
Secondo il Ministero della salute lussemburghese ricorda un’indagine europea
condotta nel 2010-2011 non contemplava storie significative di consumo umano di
4. insetti e su questa base ha negato la commercializzazione Olanda e Belgio hanno
invece concesso alcune autorizzazioni, attraverso un’interpretazione più ampia della
definizione di “nuovo prodotto alimentare”. I diversi comportamenti da parte dei
singoli Stati dovrebbero essere superati con un regolamento europeo, che
considera anche il consumo umano degli insetti, la cui approvazione è prevista nel
corso di quest’anno.
Su richiesta della Commissione Ue, entro luglio è atteso il parere dell’Autorità
europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui potenziali rischi microbiologici, chimici
e ambientali della produzione e del consumo di insetti per l’alimentazione umana.
Nel corso del 2015 è previsto anche un nuovo regolamento europeo in materia.
Fonte: ilfattolimentare.it
L’Antitrust ha avviato una consultazione pubblica per la bozza del regolamento sulla
pubblicità ingannevole e comparativa, violazioni.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha diffuso la bozza di
regolamento sulle procedure istruttorie in materia di pubblicità ingannevole e
comparativa, pratiche commerciali scorrette, violazione dei diritti dei consumatori
nei contratti, violazione del divieto di discriminazioni, clausole vessatorie (vedi nota).
Il nuovo testo è destinato ad abrogare il Regolamento sulle procedure istruttorie in
materia di pubblicità ingannevole e comparativa, pratiche commerciali scorrette,
violazione dei diritti dei consumatori nei contratti, clausole vessatorie di cui alla
delibera del 5 giugno 2014, n. 24955 (Gazzetta Ufficiale del 30 giugno 2014, n. 149).
Le osservazioni dovranno arrivare all’Autorità entro il 6 febbraio 2015, inviando una
mail all’indirizzo: consultazione.regolamentoconsumatore@agcm.it
Fonte: ilfattoalimentare.it
Mediterraneo a rischio: uno studio sull’andamento degli stock ittici negli ultimi
vent’anni conclude con un appello alla salvaguardia del mare
Con un appello alla salvaguardia del Mediterraneo i ricercatori dell’Hellenic Centre
of Marine Research sulle pagine di Current Biology hanno concluso uno
studiosull’andamento degli stock ittici nel Mare Nostrum dal 1990 al 2010. I ricercatori
ellenici hanno studiato l’andamento di nove specie di pesci e hanno applicato
specifici modelli matematici, arrivando alla conclusione che il declino è stato
costante e non accenna a fermarsi. Per questo motivo è urgente predisporre un
monitoraggio molto più stringente rispetto a quello attuale, rinforzare le norme sulla
pesca,e iniziare a riorganizzare la gestione globale di tutto il Mediterraneo. In alcuni
5. mari europei i nuovi provvedimenti hanno funzionato, e oggi la situazione è in
miglioramento – spiegano gli autori – ma nel Mediterraneo non è successo nulla di
tutto ciò. Le specie più pescate sono sempre le stesse, e i pesci catturati sono
sempre più giovani, spesso prima di aver avuto almeno un ciclo riproduttivo. Si tratta
di un fatto molto grave soprattutto per naselli e triglie, che vivono in superficie e
sono pescati in grandi quantità. Se tutti i pesci potessero vivere almeno una stagione
riproduttiva, la situazione migliorerebbe sensibilmente. Ma per consentire ciò sono
necessari investimenti sostanziosi e serve una volontà politica dell’Unione Europea.
Uno dei motivi della situazione è che nel Mediterraneo, a differenza di quanto
avviene per esempio nei mari del Nord Europa, c’è una grande varietà di specie,
nessuna delle quali è risparmiata da una pesca aggressiva e poco organizzata,
realizzata da singoli pescherecci o piccole flotte difficili da controllare. Il tutto, poi, è
aggravato dalla crisi economica, che spinge i pescatori a cercare margini di
profitto ricorrendo talvolta a pratiche illegali. Del resto, tendenze analoghe si
vedono in altri mari dove si affacciano Paesi che stanno anch’essi risentendo della
crisi come la Cina, l’Africa centrale e alcuni paesi tropicali.
«L’Unione Europea – scrivono gli autori – è riuscita a migliorare la situazione
dell’Atlantico nordorientale attraverso la European Common Fisheries Policy, ma
non ha avuto lo stesso successo nel Mediterraneo. È quindi necessario dare il via a
un nuovo corso che tenga conto delle peculiarità del Mediterraneo stesso. Tra i
provvedimenti più efficaci vi sono i limiti alla pesca degli esemplari più giovani, i
progetti globali di management, il rafforzamento del rispetto delle norme e la
promozione di tutte le tecniche di pesca sostenibile».
Per lo stesso scopo, un gruppo di autorevoli esperti di biologia ambientale, salute
pubblica e veterinaria ha lanciato, dalle pagine di Current Environmental Health
Report, un appello alla programmazione intelligente dell’acquacoltura, che può
rappresentare per alcune specie una valida alternativa alla pesca. Negli ultimi anni,
il tasso di crescita degli allevamenti nel mondo è stato del 6%, a causa dell’aumento
della popolazione mondiale e della maggiore consapevolezza tra i consumatori di
molti Paesi dei benefici del pesce rispetto alla carne. In molti casi le vasche sono
state impiantate senza una pianificazione, e il rischio di gravi danni per l’ambiente è
elevato e talvolta già concreto. Per questo, è indispensabile che tutti i nuovi progetti
rispondano al criterio chiamato One Health, cioè alla pianificazione che vede
l’uomo inserito sempre in un contesto nel quale vi deve essere equilibrio tanto con
gli animali quanto con l’ambiente. In questo caso, One Health dovrebbe essere
applicato contemporaneamente alla pesca e all’acquacultura, tenendo sempre
presente la dieta e la salute dell’ecosistema: solo così sarà possibile attribuire le
giuste priorità e fare le scelte più sostenibili.
Fonte: ilfattoalimentare.it
6. mari europei i nuovi provvedimenti hanno funzionato, e oggi la situazione è in
miglioramento – spiegano gli autori – ma nel Mediterraneo non è successo nulla di
tutto ciò. Le specie più pescate sono sempre le stesse, e i pesci catturati sono
sempre più giovani, spesso prima di aver avuto almeno un ciclo riproduttivo. Si tratta
di un fatto molto grave soprattutto per naselli e triglie, che vivono in superficie e
sono pescati in grandi quantità. Se tutti i pesci potessero vivere almeno una stagione
riproduttiva, la situazione migliorerebbe sensibilmente. Ma per consentire ciò sono
necessari investimenti sostanziosi e serve una volontà politica dell’Unione Europea.
Uno dei motivi della situazione è che nel Mediterraneo, a differenza di quanto
avviene per esempio nei mari del Nord Europa, c’è una grande varietà di specie,
nessuna delle quali è risparmiata da una pesca aggressiva e poco organizzata,
realizzata da singoli pescherecci o piccole flotte difficili da controllare. Il tutto, poi, è
aggravato dalla crisi economica, che spinge i pescatori a cercare margini di
profitto ricorrendo talvolta a pratiche illegali. Del resto, tendenze analoghe si
vedono in altri mari dove si affacciano Paesi che stanno anch’essi risentendo della
crisi come la Cina, l’Africa centrale e alcuni paesi tropicali.
«L’Unione Europea – scrivono gli autori – è riuscita a migliorare la situazione
dell’Atlantico nordorientale attraverso la European Common Fisheries Policy, ma
non ha avuto lo stesso successo nel Mediterraneo. È quindi necessario dare il via a
un nuovo corso che tenga conto delle peculiarità del Mediterraneo stesso. Tra i
provvedimenti più efficaci vi sono i limiti alla pesca degli esemplari più giovani, i
progetti globali di management, il rafforzamento del rispetto delle norme e la
promozione di tutte le tecniche di pesca sostenibile».
Per lo stesso scopo, un gruppo di autorevoli esperti di biologia ambientale, salute
pubblica e veterinaria ha lanciato, dalle pagine di Current Environmental Health
Report, un appello alla programmazione intelligente dell’acquacoltura, che può
rappresentare per alcune specie una valida alternativa alla pesca. Negli ultimi anni,
il tasso di crescita degli allevamenti nel mondo è stato del 6%, a causa dell’aumento
della popolazione mondiale e della maggiore consapevolezza tra i consumatori di
molti Paesi dei benefici del pesce rispetto alla carne. In molti casi le vasche sono
state impiantate senza una pianificazione, e il rischio di gravi danni per l’ambiente è
elevato e talvolta già concreto. Per questo, è indispensabile che tutti i nuovi progetti
rispondano al criterio chiamato One Health, cioè alla pianificazione che vede
l’uomo inserito sempre in un contesto nel quale vi deve essere equilibrio tanto con
gli animali quanto con l’ambiente. In questo caso, One Health dovrebbe essere
applicato contemporaneamente alla pesca e all’acquacultura, tenendo sempre
presente la dieta e la salute dell’ecosistema: solo così sarà possibile attribuire le
giuste priorità e fare le scelte più sostenibili.
Fonte: ilfattoalimentare.it