1. News 35/SA/2015
Lunedì,07 Settembre 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Istamina in tonno spagnolo e allergeni in cumino dall’India… Ritirati dal mercato
europeo 42 prodotti
Nella settimana n°35 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 42 (3 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende due casi:
istamina in tonno pinna gialla scongelato dalla Spagna; tracce di arachidi in
peperoncino in polvere prodotto nei Paesi Bassi, con materie prime provenienti dalla
Cina.
Tracce di arachidi in polvere di cumino dall’India
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: presenza di allergeni (senape nera e tracce di
arachidi) in polvere di cumino dall’India.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: allerta
mercurio in carpaccio di pesce spada refrigerato italiano; residui di medicinali
veterinari (enrofloxacina) oltre i limiti in mangime per animali da compagnia.
(Articolo a cura di Valeria Nardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
2. Pesticidi neonicotinoidi: l’Efsa conferma i rischi per le api. La nuova
valutazione scientifica a due anni dalle limitazioni dell’Unione Europea
I pesticidi neonicotinoidi applicati sotto forma di spray fogliari rappresentano un
rischio per le api. Lo conferma una nuova valutazione dell’Autorità europea per la
sicurezza alimentare (Efsa) sui rischi per le api da thiamethoxam (prodotto da
Syngenta), clothianidin e imidacloprid (prodotti da Bayer), per tutti gli usi che non
siano la concia delle sementi e il trattamento in forma granulare. L’Efsa afferma
che “sono stati identificati gravi rischi o non è stato possibile escluderli”, segnalando
anche una grave mancanza di informazioni sugli impatti che questi pesticidi
potrebbero avere su altri impollinatori, sottolineando che “non è stato possibile
completare la valutazione dei rischi a causa della mancanza di dati”.
I neonicotinoidi rappresentano una grave minaccia per le api e per il futuro
dell’agricoltura
La nuova valutazione dell’Efsa è in linea con quella condotta due anni fa, quando
l’Unione europea decise severe limitazioni all’uso di questi tre pesticidi, ritenuti
responsabili della grave moria delle api registrata in Europa, come in altre parti del
mondo. L’attuale bando Ue dei tre neonicotinoidi non copre tutti gli impieghi né
tutte le colture. Ad esempio, sono permessi l’uso in serra e l’applicazione spray nei
frutteti dopo la fioritura. Inoltre, alcuni Paesi europei hanno concesso delle deroghe
al bando; il caso più recente riguarda le coltivazioni di colza nel Regno Unito. Al
momento di introdurre le restrizioni, la Commissione europea affermò che entro due
anni avrebbe avviato una verifica delle nuove informazioni scientifiche sui rischi per
le api derivanti dai tre neonicotinoidi applicati per la concia delle sementi e in forma
di granuli.
Secondo Greenpeace, “l’Efsa conferma quanto già dimostrato da un gran numero
di evidenze scientifiche: i neonicotinoidi rappresentano una grave minaccia per le
api e per il futuro dell’agricoltura. La Commissione europea dovrebbe estendere la
messa la bando a qualsiasi impiego di queste sostanze e a tutte le colture, e porre
fine alla questione delle deroghe nazionali. Esistono diverse alternative alle sostanze
chimiche di sintesi e l’Unione europea dovrebbe incoraggiare gli agricoltori ad
adottarle”. (Articolo a cura di Beniamino Bonardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it
3. Latte in polvere nei formaggi, approvata una risoluzione alla Commissione
agricoltura della Camera. Il Governo vuole l’indicazione in etichetta.
Il 5 agosto, la commissione agricoltura della Camera dei deputati ha approvato
una risoluzione unitaria, con il parere favorevole del governo, in merito
all’etichettatura e alla tutela delle produzioni lattiero-casearie nazionali. La
risoluzione prende spunto dal fatto che la Commissione europea ha contestato
all’Italia la legittimità delle disposizioni contenute nella legge n.138 del 1974, che
vieta ai produttori italiani di detenere latte in polvere negli stabilimenti dove si
producono formaggi. La produzione dei formaggi può essere fatta con diverse
materie prime, sia in Italia che nell’Unione europea, infatti si può usare sia latte
fresco che cagliate oppure cagliate congelate o semi-lavorati. Però, mentre in Italia
è vietato l’uso di latte in polvere, nelle altre nazioni europee questo è possibile e i
formaggi prodotti con latte in polvere possono essere commercializzati in Italia,
senza alcuna informazione in etichetta, il che viene giudicato “inaccettabile” dalla
risoluzione, perché pone il consumatore in “una situazione assurda”, dal momento
che non può essere informato correttamente.
Su richiesta del governo, la Commissione europea ha concesso all’Italia una
proroga fino al 29 settembre 2015 per rispondere alla lettera di diffida, che chiede
all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte
concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari.
Come già sottolineato da Il Fatto Alimentare, i deputati della commissione
agricoltura riconoscono che “un adeguamento del diritto nazionale a quello
comunitario, come chiesto da Bruxelles, non riguarda le produzioni DOP e IGP, per le
quali non sarà mai possibile un utilizzo di materie prime diverse da quelle indicate nei
rispettivi disciplinari”. Tuttavia, nella risoluzione si afferma che “la fine del divieto di
detenzione e utilizzo di latte in polvere, concentrato o ricostituito, per la produzione
di formaggi e yogurt, rappresenterebbe senza dubbio una soluzione al ribasso, che
rischia di compromettere la qualità di oltre 400 produzioni nazionali, in gran parte
formaggi, la cui specificità ed originalità sta proprio nella qualità della materia prima
utilizzata, ovvero il latte, oltre che nel valore dei saperi e dei territori; una simile
previsione danneggerebbe irrimediabilmente il patrimonio agroalimentare italiano,
frutto di una attenzione particolare alla qualità delle materie prime impiegate ed
appare invece sostenere gli interessi delle multinazionali dell’industria alimentare e di
una concezione di cibo come merce disponibile a basso prezzo”.
La risoluzione osserva che “l’etichettatura dei prodotti alimentari si dimostra un tema
sempre più sensibile nel rapporto tra Italia e Unione Europea, considerato che la
4. prima vanta un’eccellenza nella produzione dei prodotti agroalimentari che non ha
pari negli altri Paesi, mentre la seconda resta tuttora ancorata ad un concetto di
tutela della libera concorrenza imperniato nel rendere obbligatorie solo le
indicazioni necessarie per distinguere le proprietà organolettiche dello stesso
prodotto, a discapito dell’importanza che il consumatore attribuisce alle indicazioni
relative alla provenienza e alle caratteristiche del processo produttivo del bene
posto in vendita”.
Fatte queste premesse, la risoluzione approvata dalla commissione agricoltura della
Camera “impegna il Governo ad intraprendere ogni utile azione volta a tutelare le
produzioni lattiero-casearie italiane non certificate DOP ed IGP, in modo da
mantenere in vigore le disposizioni recate dalla legge n. 138 del 1974, e ad
assumere iniziative volte alla revisione del regolamento (UE) n.1169/2011, per
introdurre l’obbligo di indicazione in etichetta di quante più informazioni possibili
relativamente ai prodotti lattiero-caseari, con particolare riguardo all’utilizzo di latte
fresco o cagliate o cagliate congelate o semilavorati nel prodotto iniziale e
all’indicazione della presenza o meno di furosina, ovvero ad individuare ogni utile
misura, tenuto conto della compatibilità con il diritto comunitario, che sancisca
l’obbligo, almeno a livello nazionale, di tali indicazioni”. (Articolo a cura di
Beniamino Bonardi)
Fonte:ilfattoalimentare.it