A ppt presentation about Italian and, in particular, Sicilian food made by ITI Vittorio Emauele III students on the occasion of the Top Scent Comenius project (2009/11)
Lavoro di approfondimento sul mondo romano strutturato dagli alunni del laboratorio di Lingua e Letteratura latina.
A cura delle prof.sse Franca Storace e Annapaola Capuano
A ppt presentation about Italian and, in particular, Sicilian food made by ITI Vittorio Emauele III students on the occasion of the Top Scent Comenius project (2009/11)
Lavoro di approfondimento sul mondo romano strutturato dagli alunni del laboratorio di Lingua e Letteratura latina.
A cura delle prof.sse Franca Storace e Annapaola Capuano
Edicole Sacre nel territorio: aspetti di storia e religiosità popolare nel lu...Ilaria Danesi
Tesi di laurea triennale sulle edicole votive (edicole sacre, pilastrini, madonnine, cunicelle, tabernacoli....) e sul loro significato storico e culturale. Evoluzione del senso del sacro nell'immaginario popolare e significato geospaziale dell'edicola votiva come tipo architettonico: le edicole sacre e la loro collocazione geografica come testimoni del tempo. Aspetti artistici e di cultura popolare.
Tecniche di Image-Based Modeling per il rilievo 3D di opere scultoree e archi...Cristina Giancristofaro
Rilievo 3D della scultura di un Leone marmoreo realizzata da Flaminio Vacca e della Chiesa di S.Giovanni Battista (Chiesa dell'Autostrada del Sole) mediante tecniche di Structure from motion.
Nuvole di punti ottenute mediante il software Python Photogrammetry ToolBox. Operazioni di post-processing eseguite con l'impiego di software open: Meshlab, Cloud Compare.
Quinto appuntamento del ciclo di incontri "Vissi d'arte, vissi d'amore", dedicato al tema del Cibo, del 18 marzo 2015.
Evento a cura di Isabella Ciotti, presso lo Spazio Culturale ScambiaMenti del Comune di Cervia (RA).
http://scambiamenti.blogspot.com
A lesson about history of spices and beverages between Roman time and XVIII century, simplyfied from the F. Antinucci's essay " Spezie: una storia di scoperte, avidità e lusso" (Laterza, 2014).
2. Veniva fatto coagulare
con succhi che
provenivano dai
mammiferi erbivori
non ancora svezzati.
Catone dice che ai bambini più piccoli veniva dato il latte d'asino
poichè è più leggero e digeribile
3. tale bevanda ero una miscela di vino
bianco e miele.
sia il contadino che il guerriero in
marcia preparavano prima di partire
una borraccia, la riempivano d'acqua e
poi aggiungevano un'irrorata
abbondante di aceto.
4. era solitamente mischiato con l'acqua
prima di berlo.
Col vino si
onoravano i
morti, insieme
alla danza e ai
suoni dei flauti.
Soprattutto nei ceti aristocratici
erano diffuse pratiche religiose in
onore di Bacco, dio del vino.
5. I romani trasmissero l'utilizzo
della vite per la produzione
del vino in tutto il
Mediterraneo, anche se i vini
ricavati al di fuori dell'Impero
avevano caratteristiche
differenti ed erano meno
dolci.
6. Si diffuse a Roma soltanto al principio del
II secolo a.C. Nell'alimentazione romana
il pane era poco utilizzato. Inizialmente
veniva utilizzato per accompagnare il
vino, veniva infatti inzuppato in esso. Il
primo pane venne preparato col farro.
7. Sulla tela del «Bacco» di
Caravaggio custodita alla
Galleria degli Uffizi, è stato
possibile individuare una
figuretta riflessa sulla
brocca di vetro in basso a
sinistra, identificabile come
l'autoritratto del pittore.
8. Era un miscuglio di vino, miele,
alloro, pepe, dattero, zafferano,
cucinati e conservati dopo la
cottura. Molto spesso vi era
l'aggiunta di un po’ di acqua di
mare.
conosciuta ma era poco stimata.
9. Il formaggio da
usare veniva
essiccato e
salato.
Il formaggio affumicato era solitamente
utilizzato durante i pranzi mentre per la cena si
preferivano i formaggi freschi.
10. Mandorle: introdotte in Sicilia dai Fenici, provenienti dalla Grecia,
tanto che i romani la chiamavano "noce greca";
Nocciole
Pinoli: erano utilizzati soprattutto per dolci salati e arrosti
Castagna: di largo uso, veniva lessata, arrostita o essiccata, per
poi essere cucinata con il finocchio, nelle zuppe o con la purea.
Noci
11. I gladiatori romani seguivano una dieta prevalentemente
vegetariana.
Una differenza tra
gladiatori e la
popolazione normale è la
quantità di stronzio nelle
loro ossa che è altamente
significativa.
La bevanda alla cenere, citata
spesso nella letteratura antica,
probabilmente è esistita
davvero. "Ceneri vegetali sono
stati consumati per fortificare il
corpo dopo lo sforzo fisico e per
promuovere una migliore
guarigione ossea
12. L’alimentazione
romana
di epoca arcaica e repubblicana era
sobria, sostenuta dai prodotti della
terra e della pastorizia, e quindi a
base di legumi, cereali, ortaggi,
formaggio e frutta
13. Era una via di mezzo
tra la polenta e la
piadina.
una specie di pastone o pappa semiliquida a base di cereali e
frumento bolliti, il cui ingrediente principale era il farro, poi
insaporita con cavolo e cipolle o formaggio.
15. Nelle abitudini alimentari dei Romani la frutta pregiata
aveva un posto importante.
Le fonti letterarie, in particolare
Columella e Catone, dedicano
ampio spazio ai modi per
conservare i frutti.
16. Per l’alto valore nutritivo, integravano
anche la dieta delle classi meno agiate e degli
schiavi, ma, in quanto molto zuccherini,
potevano essere utilizzati come condimento.
17. Per la sua durezza nonché per la conservazione
sotto sale, veniva in genere cotta almeno due
volte:
-la prima nel latte
-la seconda con le verdure o arrostita
Molto consumata era la carne di maiale, Le parti più apprezzate del maiale
erano le mammelle e la vulva della scrofa perché considerati utili contro il
malocchio.
18. La carne migliore era considerata quella di capretto e d’agnello,
invece quella meno pregiata era di montone e capra.
Molto apprezzata era la carne
dei volatili
Tra la selvaggina, che
generalmente non
era sacrificata,
figuravano l’asino
selvatico, il cinghiale,
la cui carne era la
più ricercata e
costosa, la lepre, una
vera prelibatezza per
i Romani
19. Una credenza popolare voleva che ci si
mantenesse belli per nove giorni dopo aver
mangiato la sua carne
Tra le classi sociali più alte era invalso però l’ uso di
allevare animali esotici con grandi ritorni economici:
A Roma per primo fece uccidere un pavone per
cibarsene l’oratore Ortensio, durante il banchetto
inaugurale del suo sacerdozio.
20. Polpette di carne di Apicio - 48 d.C. (per 4 persone): amalgamare 5
etti di carne tritata di maiale (o di manzo) con 1 etto e mezzo di mollica
di pane ammorbidito nel vino. Unire con pepe, un cucchiaio di garum e
500 g di pinoli. Fare tante polpette e cuocerle in un bicchiere di vino.
Maialino lesso ripieno: Leva al maialino il ventriglio e fallo diventare sodo.
Trita: pepe, lingusto e origano; tempera col garum e aggiungi quanto basta di
cervella cotta e batti alla stessa maniera le uova.
Lavora col garum il maialino allessato; poi riempilo e chiudilo con gli stecchi;
sistemalo nel castello e immergilo nell'olla piena di acqua bollente. Quando è
cotto, pulisci il maialino con una spugna e servilo senza pepe.
21. I romani dividevano la loro alimentazione in tre
pasti che erano chiamati
Ientaculum
Cena
Vesperna
quando quest'ultima sparì, fu sostituita dal
prandium.
22. I pesci di fiume,di mare e
quelli allevati in grandi
vivai (vivaria) erano un
cibo molto diffuso
nell’antica Roma. Nelle
cucine romane si usavano
circa 150 specie di pesci.
Molto richiesti
erano anche
aragoste, polpi,
datteri, gamberi e
ostriche.
23. I primi e secondi piatti romani erano caratterizzati
da una salsa liquida, chiamata garum che
aggiungevano come condimento.
24. La maggior parte dei
Romani mangiavano seduti
su panche ed attorno ad un
tavolo. Alla cena, nelle case
dei più ricchi, era riservata
una stanza particolare detta:
TRICLINIUM (nome
derivante dai letti in cui si
sdraiavano i commensali
25. Un maggiordomo annunciava i nomi degli invitati a mano
a mano che arrivavano alla cena ed assegnava loro il posto
stabilito.
Non si utilizzavano
forchette perciò era
frequente lavarsi le
mani.
L’assegnazione
dei posti era
prevista da una
rigorosa
etichetta
26. Il nome di Apicio viene spesso citato
per nominare uno dei primi cuochi
della storia del mondo occidentale.
Egli fu il cuoco ufficiale e personale
dell'imperatore Tiberio.
Alcuni studiosi tendono
a escludere l'esistenza
di un unico Apicio ma
di tanti Apici.
Possiamo affermare che questi
Apici erano presenti in periodi
diversi.
27. Apicio è l'autore di un
trattato intitolato «de re
coquinaria».
È suddiviso in 10 libri e
affronta il tema della
prendendone in esame
aspetti, infatti esso può
essere considerato il
ricettario della storia.
Marco Gavio Apicio.
28. Il primo libro contiene suggerimenti vari , dal come
preparare un vino speciale , al come rendere chiaro il
vino nero , come conservare a lungo certa frutta
aromatico e certe verdure , come conservare a lungo la
carne , come riconoscere il miele cattivo , come
conservare le olive verdi in modo da poterne sempre
ricavare l’ olio e come preparare le salse adatte a tartufi
, ostriche , ecc…
29. Il secondo libro , o
Sarcoptes , è dedicato all’
impiego di carni tritate . E’
da sottolineare ,
finalmente , l’ uso di
alimenti poveri ed erbe
aromatiche . Le ricette
sono perlopiù di facile
esecuzione .
o Cepuros , è dedicato agli ortaggi .
Verdure , frutta , formaggio , legumi e
farinacei erano la base dell’
alimentazione dei romani. Apicio
spiega con cura come conservarli al
meglio e li considera quasi una
ghiottoneria e soprattutto un cibo sano
, buono , quasi benefico . Lo ritiene un
saporito medicinale e non solo un
contorno .
30. Apicio contraddistingue il quarto libro
con il nome «Pandette « di origine
greca , che significa “contenitore di
ogni cosa“ ed è proprio questo il
significato che aveva in mente l’
autore , vista la varietà degli alimenti
qui trattati . Ricette per salse , torte ,
piatti di verdure , antipasti , piatti con
frutta cotta e formaggi .
Libro quinto o dei legumi:
grande sagra dei legumi e
delle varie farine che se ne
ricavano. Piselli e lenticchie
molto spesso servono per fare
una farcia da inserire in una
sorta di pasta dura che viene
chiamata conchiglia.
Nel libro sesto si parla di come cucinare cacciagione da piuma e animali da cortile.
Appaiono in questo capitolo struzzi, gru, fenicotteri, pavoni e pappagalli con le
indicazioni per preparare salse particolarmente adatte alle loro carni.
31. Il libro settimo viene
pomposamente chiamato delle
“Vivande prelibate“. C’è un poco
di tutto e serve a farci comprendere
cosa i ghiottoni dell’epoca
giudicavano squisito. Vagine sterili,
calli di dromedario, cotenne,
piedini di maiale e di cinghiale,
fegato d’oca, poppa di scrofa,
lombi, rognoni, prosciutti.
Il libro ottavo è
dedicato a quei
quadrupedi di cui si
mangiavano
normalmente le carni.
Apicio inizia questo
capitolo con il
cinghiale e continua
con il cervo, camoscio,
capretto, agnello,
lattonzolo, maiale,
lepre.
32. Capitolo nono: il mare; capitolo decimo: il pescatore.
Sono interamente dedicati al pesce , ai molluschi e ai
crostacei , ma più che della preparazione vera e
propria di queste carni, Apicio si preoccupa di
consigliare le salse più adatte. Solo raramente le carni
di pesce nelle sue ricette hanno il sopravvento sulle
spezie.