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Bellezza e
salute: dagli
antichi
Romani ai
giorni nostri
Di: Giulia Corviseri
Ardesia
Eleonora Gresta
&
Giorgio Pignataro
• Bellezza e salute in tutte le civiltà hanno avuto
sempre un ruolo fondamentale.
• L’ideale di bellezza è strettamente legato all’epoca,
alla cultura, allo sviluppo sociale e alle mode di un
popolo, che istituisce inevitabilmente dei modelli.
• Per esempio, nell’antica Roma la bellezza della
donna era rappresentata dalla carnagione bianca
e dal corpo giunonico, cioè abbondante; invece la
donna dei giorni nostri è magra come un grissino,
alta, con la pelle preferibilmente abbronzata.
• In questo lavoro faremo riferimento soltanto
all’antica Roma imperiale ed analizzeremo i
diversi aspetti che compongono il binomio
‘’bellezza e salute’’, cioè la cosmesi, l’attività fisica
e l’alimentazione.
• Il significato di cosmesi
deriva proprio dal
greco “kosmèo’’, che
significa “ordinare,
abbellire’’.
• Cosmesi assume
dunque il significato di
tecnica per abbellire e
conservare la bellezza
del corpo.
• I Romani svilupparono
per il corpo un vero e
proprio culto, grazie
all’influenza dei Greci e
degli Etruschi.
• La vanità non era prerogativa esclusivamente
femminile e al culto della bellezza si dedicavano
sia uomini sia donne.
• Infatti non deve sorprendere il fatto che gli uomini
usavano già allora profumi ed erano soliti
depilarsi.
• Per esempio, Giulio Cesare si depilava utilizzando
noci bollenti sulla pelle.
• L’individuo era un’entità unica, dove bellezza,
salute e benessere dovevano accompagnarsi al
culto dello spirito.
• Tutto ciò che poteva recare benessere fisico, dal
bagno, al gioco, alla ginnastica, al massaggio,
occupava gran parte della vita quotidiana.
• Le cure mediche erano un privilegio per pochi.
Infatti, soltanto le famiglie più abbienti avevano la
possibilità di avere uno schiavo esperto di
medicina, generalmente di origine greca;
• in caso contrario, ricorrevano a professionisti i cui
costi erano particolarmente elevati.
• Quindi non tutti erano in grado di pagarsi le cure.
Per esempio, gli schiavi venivano abbandonati dai
padroni quando erano malati o troppo vecchi.
• Tutto quello che potevano augurarsi i più umili era
incontrare un medico che, ricordando il
giuramento di Ippocrate, fosse disposto a curarli
gratuitamente.
• Attività e ricerca medica
trovarono comunque
terreno fertile a Roma,
testimonianza ne sono i
numerosi trattati, tra i quali
ricordiamo il De re medica
di Aulo Celso.
• Di seguito riportiamo una
ricetta per curare il
Condiloma, un piccolo
tumore che nasce da una
particolare infiammazione:
• “Desidere ante homo, in aqua debet, in qua
verbenae decoctae sunt et reprimentibus. Tum
recte imponitur et lenticula cum exigua mellis
parte, et sertula campana ex vino cocta, et rubi
folia contrita cum cerato ex rosa facto ; et cum
eodem cerato contritum vel cotoneum malum
vel malicorii, ex vino cocti pars interior; et
chalcitis cocta atque contrita, deinde oesypo ac
rosa excepta, et ex ea compositione, quae
habet thuris; aluminis scissilis; cerussae;
spumae argenti; quibus, dum teruntur, invicem
rosa et vinum instillatur’’.
• “Deve la persona assidersi in acqua calda, in cui
siano cotte verbene di virtù costrettiva. Indi
acconciamente vi si pone sopra lenticchia con
piccola parte di mele ; e sertola campana cotta
in vino; e foglie di rovo peste con cerotto fatto
d'olio rosato; e col medesimo cerotto o mela
cotogna ammaccata, o la parte dentro della
scorza di melagrana cotta in vino; o calciti cotta
e trita, e poscia unita a lana sucida nuova ed
olio rosato’’.
• Quest’opera testimonia quale impulso avessero
avuto le conoscenze dei Romani nel campo
fitoterapico in seguito alla conquista della Gallia e
dell’Europa del Nord.
• Oggi la fitoterapia è la scienza che tratta la cura e
la prevenzione delle malattie umane per mezzo
delle piante medicinali e dei prodotti fitoterapici.
• La fitoterapia è una tecnica che veniva usata nei
tempi antichi dagli uomini per cercare dei rimedi
alle malattie del tempo.
• Si hanno degli accenni a questa tecnica nei
geroglifici egiziani e anche nei testi biblici, può
infatti essere considerata la più antica
applicazione della medicina da parte dell'uomo.
• Purtroppo questa tecnica non funzionava sempre,
poiché poteva anche non avere effetto sulla malattia,
o quest'ultima era molto più grave e resistente.
• Si correva inoltre in alcuni rischi poiché non tutto ciò
che offre la natura aiuta l'uomo, infatti vi era sempre
il rischio di sbagliare ingrediente o di somministrare
degli elementi velenosi o letali.
• Alcuni elementi per esempio, venendo a contatto
con alcune medicine possono annullarne l'effetto
o amplificarlo fino a causare danni all'interno del
proprio corpo;
• altri problemi possono essere causati
dall'eccessivo consumo di queste sostanze che
possono causare danni a livello strutturale nel
nostro corpo.
• Altre sostanze possono causare allergie o al
momento del consumo, possono contenere altre
sostanze nocive.
• La fitoterapia può essere considerata al pari della
medicina tradizionale poiché alcune medicine
prendono degli elementi fitoterapeutici che, uniti
ad altre sostanze meno naturali possono creare
grandi cure per molte malattie.
• Nei tempi moderni ha aiutato la medicina con la
creazione di varie medicine quali aspirine e una cura
per la malaria.
• Gli studiosi cercano di ottenere dalla fitoterapia delle
medicine più efficaci rispetto alla formula
fitoterapeutica, infatti una volta accertata la efficacia
di un principio attivo, si cerca il modo di ottenerla in
modo sintetico, rendendola più economica e
popolare.
• Per altre sostanze impossibili da sintetizzare si
ricorre all'estrazione dalle piante.
• Alcuni prodotti fitoterapeutici che non vengono
utilizzati nella medicina tradizionale sono talvolta
visti in modo scettico da molte persone che non
ritengono abbiano degli effetti che invece dicono
di avere.
La medicina nell’antica Roma
• Nel mondo romano esisteva il concetto di "salus"
e di "valetudo": il primo si riferisce alla salute
pubblica (quindi della collettività), il secondo a
quella dell'individuo.
• Sapevano bene che la parola "medicamen"
(medicamento), al pari di "pharmacon" (farmaco)
aveva due significati:
• ciò che cura, ma anche
• veleno, incantesimo o carme magico.
• Si distinguevano due principali tipi di cura:
• la medicina domestica;
• la medicina magica;
• la medicina religiosa.
• La medicina domestica era quella praticata
dal pater-familias (capofamiglia),che curava tutti
coloro che gravitavano intorno alla famiglia
(compresi i servi), cosa che è stata portata avanti
per parecchi secoli.
• Catone ci ha tramandato che la medicina
domestica si basava essenzialmente sull'uso del
cavolo, del vino e sul pronunciamento di
filastrocche magiche.
• La medicina magica differiva da quella domestica
per:
• l’impiego della parola, di amuleti, dei gesti;
• uso di filtri e di danze.
• La medicina religiosa era affidata
all’intercessione di principali divinità invocate, che
erano:
• Febris, la dea della febbre, numen malefico di cui
si cercava di ottenere la benevolenza
• Scabies, divinità che presiedeva alle malattie della
pelle
• Salus, la divinità della Salute, personificazione
dello stare bene (salute e prosperità), sia come
individuo, sia come Res publica.
• Le guarigioni di tipo “religioso” erano considerate
grandi operazioni teurgiche e i beneficiari
portavano degli “ex-voto” ai santuari di culto delle
varie divinità:
• sculture di occhi se si era ottenuta una guarigione
di una patologia oculistica o miglioramenti della
vista; di orecchie se la guarigione riguardava
questi organi; piedi, braccia, gambe, a seconda
della parte risanata.
• Le tabernae, cioè gli ambulatori, potevano avere
annesso un herbarium (erbario) dove il medico
preparava pozioni e farmaci con le erbe portate
dai rizotomoi (raccoglitori).
• Insieme ai professionisti, vi erano però
numerosi ciarlatani, che promettevano
improbabili guarigioni.
• A partire dal IV sec. d.C. venne creata la figura del
medico municipale (il medico condotto), per
redigere certificati, per l’assistenza ai poveri, e
altro.
• Costui poteva esercitare anche privatamente.
• Creazione di una categoria di Medici militari. In
realtà ospedali “di campo” se ne conoscono
almeno dal tempo di Augusto, i
cosiddettiValetudinaria.
• Erano dotati di sale operatorie, stanze di
degenza, latrine, ambulatori dei medici, la
farmacia, probabilmente uno spazio per
l’accettazione dei malati, uffici amministrativi,
esattamente come ospedali moderni.
• Vi erano anche donne-medico nel mondo
sanitario romano, soprattutto in campo ostetrico.
Molte le donne-levatrici.
• La cura delle ferite si basava sulla: detersione,
compressione, cauterizzazione, usando filo o
graffette (fibulae), fasciature.
• Se la ferita suppurava si ricorreva
all’amputazione.
• Si utilizzavano ventose per togliere pus o sangue;
si compivano trapanazioni craniche (Terebrum e
Modiolus).
• C’era anche la chirurgia estetica soprattutto per:
• cancellare il marchio (di liberti, cioè schiavi
affrancati o dei fuggiaschi);
• correggere deformità congenite al volto.
• Gli strumenti chirurgici erano numerosi e, nella loro
forma essenziale, non si discostano molto da quelli
moderni.
• Erano in materiale diverso (ottone, bronzo, ferro,
piombo e anche in materiale prezioso).
• Il medico era anche farmacologo: preparava da solo i
farmaci, basati sulle erbe ma anche sui minerali.
• L’uso delle erbe, l’aspetto più significativo della
medicina naturale, si colloca nella sfera della
magia.
• Uno degli ortaggi più apprezzati dai Romani per la
cura delle malattie e anche dei semplici disturbi è
il cavolo.
• Catone ne enumera le molteplici proprietà:
condito con aceto e sale, il cavolo aiuta la
digestione e mantiene lo stato di salute generale.
• Condito con aceto e miele, ruta, coriandolo e
laserpizio, combatte i dolori articolari.
• Arrostito, unto e salato, e mangiato a digiuno,
combatte l’insonnia e tutti i mali della vecchiaia.
• Applicate sulle piaghe, siano esse croniche o
recenti, le foglie di cavolo le fanno cicatrizzare. La
stessa efficacia ha sulle ulcerazioni il cavolo
tritato e misto a miele.
• Chi ha un polipo nel naso può liberarsene nello
spazio di tre giorni, secondo Catone, aspirando
col naso polvere di cavolo selvatico triturato.
• Gli antichi chirurgi avevano a disposizione
un'ampia gamma di antidolorifici e sedativi, a
cominciare dagli estratti del papavero da oppio
(morfina), dai semi di giusquiamo (scopolamina),
dallo stramonio e dalla radice di mandragora.
• Queste sostanze, finemente triturate o ridotte in
polvere o estratte come tintura, erano inalate
oppure ingerite, disciolte in vino, aceto, latte od
olio, miele o grasso, oppure sotto forma di pillole,
o di infuso e decotto.
• Erano somministrate, singolarmente o mescolate
in varia composizione tra loro, secondo dosaggi
prestabiliti, al paziente, prima dell'intervento
chirurgico, per indurre il sonno, che, almeno
nell'auspicio del chirurgo, doveva durare tutto il
tempo dell'intervento.
• Celso ne parla diffusamente nel libroV del De
Medicina, dedicato alle terapie farmacologiche.
Cura del corpo nell’antica Roma
• Nell’antichità, la cellulite non è mai stata una
preoccupazione femminile, in quanto, come
testimoniano le statue diVenere, lo stereotipo
della bellezza femminile era una donna se non
sovrappeso, di certo prosperosa.
• Infatti, se fosse stata troppo magra, avrebbe
dovuto indossare grosse lane e lasciare il mantello
sciolto sulle spalle.
• I Romani impararono a curare il loro aspetto fisico
dopo la conquista della Grecia (146 a.C.) e ad
utilizzare profumi, cosmetici e unguenti.
• Si pubblicarono addirittura dei manuali di
bellezza, come il poemetto ‘’De medicamine
faciei feminae’’ di Ovidio.
• Esso è un’opera breve e didascalica dedicata ai
cosmetici delle donne e alla cura del corpo.
• Nel testo sono elencate numerose ricette: misture
di vario genere, con largo uso di oli vegetali,
adatte alla cura della pelle e alla produzione di
profumi.
• Così, la donna Romana, dedicava lunghe ore della
mattinata alla propria toeletta; sul tavolo c’erano vasi,
boccette, flaconcini, specchi, spilloni e pettini.
• Intorno a lei si aggiravano le ancelle, pronte ad
eseguire ogni sua disposizione.
• Per prima cosa, le ancelle toglievano dal viso della
matrona la maschera applicata la sera
precedente, costituita o da mollica di pane intrisa
nel latte, o da un unguento oleoso estratto dalla
lana della pecora e fatta bollire.
• Sebbene queste maschere avessero un effetto
nutriente e ammorbidente sulla pelle, emanavano
un odore sgradevole.
• In seguito si procedeva alla pulizia dei denti
attraverso l’utilizzo di dentifrici composti da
cenere dell’osso del tallone di un bue mescolata
con mirra oppure da cenere del capo di una lepre
con aggiunta di nardo.
• Per rendere la pelle luminosa e fresca, ecco una
ricetta indicata da Ovidio:
• “Prendete due libbre di orzo mondato,
aggiungetevi un’uguale quantità di veccia (un
legume) e stemperate il tutto in una decina di
uova. Quando questi ingredienti saranno stati
seccati all’aria, fateli tritare da un’asina sotto
una mola ruvida. Grattate corna di cervo,
mettendone la dose di una libbra. Quando
avrete ridotto il tutto in polvere fine,
aggiungetevi dodici cipolle pestate in un
mortaio di marmo. Alla fine aggiungere anche
due once di gomme e di biada di toscana e
miele. Ogni donna che spalmerà il viso con
questo cosmetico, lo renderà più liscio e più
brillante dello specchio ’’.
• Le donne Romane, per ottenere una carnagione
perfettamente bianca, utilizzavano come
fondotinta una crema speciale o la nivea cerussa
(bianchetto), una pomata molto pericolosa
perché a base di piombo.
• Una sorta di rossetto a base di ocra serviva poi a
dare alle gote e alle labbra un po’ di colorito,
segno di buona salute.
• Questo era il trucco ideale per le signore “oneste’’.
• Le cortigiane, invece, utilizzavano in aggiunta
matite nere o brune per sottolineare gli occhi e le
sopracciglia; polvere di minio oppure succo delle
more del gelso o la pericolosa sandracca (solfuro
di arsenico) per le labbra e le guance rosse.
• Il tutto era preparato dalle cosmetae, ossia da
schiave specializzate.
• Ad esempio, nella scena della Mostellaria di
Plauto, una cortigiana è impegnata in una lunga e
accurata toilette, assistita e consigliata dalla
serva, dove vengono evidenziati tutti i prodotti e
gli accessori utilizzati dalle donne per piacere ai
loro uomini.
• In questo periodo venivano utilizzate anche
creme depilatorie, a base di olio, pece, resina e
sostanze caustiche che servivano a liberarsi dai
peli superflui.
• Per esaltare la propria bellezza, le donne
dell’antica Roma usavano anche dipingersi dei nei
ben distribuiti sul viso e sul corpo.
• Un’altra operazione a cui si sottoponevano le
matrone per migliorare l’aspetto estetico era la
pettinatura.
• A tale compito
erano preposte tre
schiave: la prima
pettinava e
arricciava con il
ferro caldo i capelli;
la seconda li
profumava con
essenze
aromatiche ed
infine l’ultima
riordinava i capelli
fissandoli
definitivamente,
secondo
l’acconciatura che
si voleva ottenere.
• Il poeta Ovidio dà dei consigli anche
nell’acconciatura che le donne devono adattare in
base ai lineamenti del volto:
• “Un viso allungato richiede capelli spartiti sulla
fronte, ad un viso tondo si addice di più un nodo
leggero sulla parte superiore della testa, così
che rimangano scoperte le orecchie’’.
• Anche le donne romane facevano uso di tinture,
che arrivavano dalle più svariate parti dell’impero:
• l’hennè, ad esempio, molto usato nell’epoca
imperiale, veniva dall’Egitto ed è ancora oggi
utilizzato come tintura naturale per capelli,
capace anche di curare forfora e seborrea.
• A Roma era diffusa
anche la moda
delle trecce
posticce e di
parrucche
complete; vi erano
parrucche bionde
fatte con capelli
veri che venivano
dalla Germania,
altre color nero,
per le quali la
materia prima era
importata
dall’Oriente.
• Come si legge nell’opera di
Ovidio ‘’Ars Amandi’’, la
donna non arrossiva
affatto di comprare trecce
e parrucche davanti agli
occhi di tutti, invece
pomate linimenti e belletti,
insieme a tutti gli accessori
necessari per il trucco della
matrona erano
gelosamente custoditi in
un armadio della camera
da letto, affinché non
cadessero mai sotto gli
occhi del marito gli
strumenti di quell’arte che,
come dice Ovidio,
abbellisce l’aspetto delle
donne a patto che rimanga
segreta.
• Oltre ai cosmetici
e alle
acconciature, un
ruolo importante
fu svolto anche
dalleTerme.
• Si trattava di un
centro ricreativo
polifunzionale,
dove i cittadini
romani, terminato
il lavoro, si
recavano nelle
prime ore del
pomeriggio per
dedicarsi
all’otium.
• Un tipico ciclo
iniziava con
ginnastica in
palestra o
attività sportiva
in un campo
esterno.
• Successivamente
ci si recava ai
bagni attraverso
tre stanze,
partendo da
quella con
l’acqua più
tiepida fino a
quella con
l’acqua più calda.
• Si entrava nel tepidarium, la stanza più grande e
lussuosa delle terme: qui si rimaneva un’ora e ci si
ungeva con oli.
• Poi si andava nel calidarium, una stanza più
piccola, posta al lato della stanza principale.
• In seguito si andava nel laconicum, la stanza
finale più calda e dopo la pulizia del corpo e i
massaggi, ci si immergeva in una piscina di acqua
fredda, il cosiddetto frigidarium.
• Successivamente, ristorati e profumati, ci si
recava nelle altre aree delle terme, dove si poteva
leggere o assistere ad attrazioni.
• Per quanto riguarda l’alimentazione, lo stile
alimentare condotto dai Romani, si basava
essenzialmente su pane – olio – vino, integrati da
formaggi ovini, verdure dell’orto, poca carne e
spiccata predilezione per il pesce e i frutti di mare.
• Agli schiavi di Roma, invece, era destinato un cibo
povero costituito da pane ed olive e mezza libbra
di olio d’oliva al mese, con qualche pesce salato,
raramente un po’ di carne.
• Quindi possiamo dire che le origini della dieta
mediterranea risalgono alle abitudini alimentari
dell’antica Grecia e dell’impero Romano, civiltà
che prediligevano gli alimenti derivati dal mondo
agricolo.
• Oggi scienziati
come Umberto
Veronesi, ritengono
che seguire uno
stile alimentare
sano, come la dieta
mediterranea, sia
necessario non solo
per mantenersi in
linea, ma anche per
proteggersi da
tumori e malattie
cardiovascolari.
• Infatti la dieta mediterranea è fondamentale per
la salute del cuore, perché apporta grassi insaturi
che aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo
nel sangue.
• Le fibre di cui è ricca quest’alimentazione
permettono inoltre di ritardare l’assorbimento
degli zuccheri, migliorando la salute di chi soffre
di diabete.
• Essa consente anche
di ridurre l’obesità,
perché sazia
apportando meno
calorie e meno
grassi rispetto ad
altri tipi di
alimentazione.
• Infine, la frutta e la
verdura,
contengono
sostanze
antiossidanti in
grado di proteggere
dai tumori del colon
e del seno.
• Più recentemente è
nata ed oggi è in
pieno sviluppo, la
nutrigenomica, una
nuova disciplina
scientifica che si
occupa della
relazione tra cibo e
geni individuali per
comprendere come
ciascuno di noi
reagisce agli
alimenti che
consuma e come
questi influenzano
la comparsa di
numerose malattie.
• Si tratta di spiegare perché certi cibi siano
dannosi per un individuo e innocui per altri e
viceversa.
• Sappiamo che la risposta è nei geni, o meglio
nella loro interazione con le sostanze che
introduciamo nell’organismo.
• L’obiettivo di
questo studio è
quello di arrivare a
consigliare una
dieta
personalizzata per
prevenire il
tumore, ma anche
utilizzare diete
arricchite di
determinati
composti come
nuovo approccio
terapeutico.
• Invece oggi qual
è l’ideale di
bellezza
femminile che
tutte le donne
cercano di
raggiungere?
• Nella società moderna si è affermato un vero e
proprio culto del corpo e la bellezza esteriore
sembra essere più importante delle qualità morali
e intellettive.
• Una vera e propria ossessione, un obiettivo da
raggiungere a tutti i costi ricorrendo, se
necessario, a lifting, ritocchi vari, fino a veri e
propri interventi chirurgici per assottigliare varie
parti o aumentarne altre.
• Oggi una donna è considerata bella se è alta, ha
un corpo magro e scolpito dall’attività fisica e se
ha una pelle abbronzata.
• Fin da piccole, alle bambine vengono proposte
immagini femminili con proporzioni irrealistiche,
presentate come canoni di bellezza
irraggiungibili, basti pensare alle famose Winx o
alla celebre Barbie.
• Soprattutto in età adolescenziale, le ragazze, a
causa dei continui messaggi recepiti tramite la
televisione o i social network, pensano che si
debba raggiungere quella ‘’perfezione’’ per avere
successo sia in amore sia in ambito lavorativo.
• Facendosi problemi in realtà inesistenti sul loro
corpo, si sottopongono a diete durissime per
sentirsi accettate dalla società.
• Queste, nella maggior parte dei casi, portano
all’anoressia e quindi alla morte.
• Anche gli uomini
oggi tendono a
curare il loro
aspetto, spinti
dalle immagini dei
media, che
propongono
l’ideale di un
uomo dal corpo
scolpito, depilato
e accuratamente
ordinato, sia
nell’abbigliamento
sia
nell’acconciatura.
• Mentre nell’antichità l’attività fisica era praticata con
lo scopo di far emergere virtù come la costanza, lo
spirito di sacrificio, il coraggio, la lealtà, la correttezza
e l’altruismo, oggi lo sport viene praticato con lo
scopo di ottenere un fisico scultoreo e palestrato, che
nasconde una fragilità interiore e una continua
insoddisfazione in rapporto al proprio aspetto fisico.
• Citando un noto filosofo francese, PaulValéry,
potremmo affermare che:
• “Definire il bello è facile: è ciò che fa disperare’’.
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Bellezza e salute

  • 1. Bellezza e salute: dagli antichi Romani ai giorni nostri Di: Giulia Corviseri Ardesia Eleonora Gresta & Giorgio Pignataro
  • 2. • Bellezza e salute in tutte le civiltà hanno avuto sempre un ruolo fondamentale.
  • 3. • L’ideale di bellezza è strettamente legato all’epoca, alla cultura, allo sviluppo sociale e alle mode di un popolo, che istituisce inevitabilmente dei modelli.
  • 4. • Per esempio, nell’antica Roma la bellezza della donna era rappresentata dalla carnagione bianca e dal corpo giunonico, cioè abbondante; invece la donna dei giorni nostri è magra come un grissino, alta, con la pelle preferibilmente abbronzata.
  • 5. • In questo lavoro faremo riferimento soltanto all’antica Roma imperiale ed analizzeremo i diversi aspetti che compongono il binomio ‘’bellezza e salute’’, cioè la cosmesi, l’attività fisica e l’alimentazione.
  • 6. • Il significato di cosmesi deriva proprio dal greco “kosmèo’’, che significa “ordinare, abbellire’’. • Cosmesi assume dunque il significato di tecnica per abbellire e conservare la bellezza del corpo. • I Romani svilupparono per il corpo un vero e proprio culto, grazie all’influenza dei Greci e degli Etruschi.
  • 7. • La vanità non era prerogativa esclusivamente femminile e al culto della bellezza si dedicavano sia uomini sia donne. • Infatti non deve sorprendere il fatto che gli uomini usavano già allora profumi ed erano soliti depilarsi. • Per esempio, Giulio Cesare si depilava utilizzando noci bollenti sulla pelle.
  • 8. • L’individuo era un’entità unica, dove bellezza, salute e benessere dovevano accompagnarsi al culto dello spirito. • Tutto ciò che poteva recare benessere fisico, dal bagno, al gioco, alla ginnastica, al massaggio, occupava gran parte della vita quotidiana.
  • 9. • Le cure mediche erano un privilegio per pochi. Infatti, soltanto le famiglie più abbienti avevano la possibilità di avere uno schiavo esperto di medicina, generalmente di origine greca; • in caso contrario, ricorrevano a professionisti i cui costi erano particolarmente elevati.
  • 10. • Quindi non tutti erano in grado di pagarsi le cure. Per esempio, gli schiavi venivano abbandonati dai padroni quando erano malati o troppo vecchi. • Tutto quello che potevano augurarsi i più umili era incontrare un medico che, ricordando il giuramento di Ippocrate, fosse disposto a curarli gratuitamente.
  • 11. • Attività e ricerca medica trovarono comunque terreno fertile a Roma, testimonianza ne sono i numerosi trattati, tra i quali ricordiamo il De re medica di Aulo Celso. • Di seguito riportiamo una ricetta per curare il Condiloma, un piccolo tumore che nasce da una particolare infiammazione:
  • 12. • “Desidere ante homo, in aqua debet, in qua verbenae decoctae sunt et reprimentibus. Tum recte imponitur et lenticula cum exigua mellis parte, et sertula campana ex vino cocta, et rubi folia contrita cum cerato ex rosa facto ; et cum eodem cerato contritum vel cotoneum malum vel malicorii, ex vino cocti pars interior; et chalcitis cocta atque contrita, deinde oesypo ac rosa excepta, et ex ea compositione, quae habet thuris; aluminis scissilis; cerussae; spumae argenti; quibus, dum teruntur, invicem rosa et vinum instillatur’’.
  • 13. • “Deve la persona assidersi in acqua calda, in cui siano cotte verbene di virtù costrettiva. Indi acconciamente vi si pone sopra lenticchia con piccola parte di mele ; e sertola campana cotta in vino; e foglie di rovo peste con cerotto fatto d'olio rosato; e col medesimo cerotto o mela cotogna ammaccata, o la parte dentro della scorza di melagrana cotta in vino; o calciti cotta e trita, e poscia unita a lana sucida nuova ed olio rosato’’.
  • 14. • Quest’opera testimonia quale impulso avessero avuto le conoscenze dei Romani nel campo fitoterapico in seguito alla conquista della Gallia e dell’Europa del Nord.
  • 15. • Oggi la fitoterapia è la scienza che tratta la cura e la prevenzione delle malattie umane per mezzo delle piante medicinali e dei prodotti fitoterapici.
  • 16. • La fitoterapia è una tecnica che veniva usata nei tempi antichi dagli uomini per cercare dei rimedi alle malattie del tempo. • Si hanno degli accenni a questa tecnica nei geroglifici egiziani e anche nei testi biblici, può infatti essere considerata la più antica applicazione della medicina da parte dell'uomo.
  • 17. • Purtroppo questa tecnica non funzionava sempre, poiché poteva anche non avere effetto sulla malattia, o quest'ultima era molto più grave e resistente. • Si correva inoltre in alcuni rischi poiché non tutto ciò che offre la natura aiuta l'uomo, infatti vi era sempre il rischio di sbagliare ingrediente o di somministrare degli elementi velenosi o letali.
  • 18. • Alcuni elementi per esempio, venendo a contatto con alcune medicine possono annullarne l'effetto o amplificarlo fino a causare danni all'interno del proprio corpo; • altri problemi possono essere causati dall'eccessivo consumo di queste sostanze che possono causare danni a livello strutturale nel nostro corpo.
  • 19. • Altre sostanze possono causare allergie o al momento del consumo, possono contenere altre sostanze nocive. • La fitoterapia può essere considerata al pari della medicina tradizionale poiché alcune medicine prendono degli elementi fitoterapeutici che, uniti ad altre sostanze meno naturali possono creare grandi cure per molte malattie.
  • 20. • Nei tempi moderni ha aiutato la medicina con la creazione di varie medicine quali aspirine e una cura per la malaria. • Gli studiosi cercano di ottenere dalla fitoterapia delle medicine più efficaci rispetto alla formula fitoterapeutica, infatti una volta accertata la efficacia di un principio attivo, si cerca il modo di ottenerla in modo sintetico, rendendola più economica e popolare.
  • 21. • Per altre sostanze impossibili da sintetizzare si ricorre all'estrazione dalle piante. • Alcuni prodotti fitoterapeutici che non vengono utilizzati nella medicina tradizionale sono talvolta visti in modo scettico da molte persone che non ritengono abbiano degli effetti che invece dicono di avere.
  • 22. La medicina nell’antica Roma • Nel mondo romano esisteva il concetto di "salus" e di "valetudo": il primo si riferisce alla salute pubblica (quindi della collettività), il secondo a quella dell'individuo. • Sapevano bene che la parola "medicamen" (medicamento), al pari di "pharmacon" (farmaco) aveva due significati: • ciò che cura, ma anche • veleno, incantesimo o carme magico.
  • 23. • Si distinguevano due principali tipi di cura: • la medicina domestica; • la medicina magica; • la medicina religiosa.
  • 24. • La medicina domestica era quella praticata dal pater-familias (capofamiglia),che curava tutti coloro che gravitavano intorno alla famiglia (compresi i servi), cosa che è stata portata avanti per parecchi secoli.
  • 25. • Catone ci ha tramandato che la medicina domestica si basava essenzialmente sull'uso del cavolo, del vino e sul pronunciamento di filastrocche magiche.
  • 26. • La medicina magica differiva da quella domestica per: • l’impiego della parola, di amuleti, dei gesti; • uso di filtri e di danze.
  • 27. • La medicina religiosa era affidata all’intercessione di principali divinità invocate, che erano: • Febris, la dea della febbre, numen malefico di cui si cercava di ottenere la benevolenza • Scabies, divinità che presiedeva alle malattie della pelle • Salus, la divinità della Salute, personificazione dello stare bene (salute e prosperità), sia come individuo, sia come Res publica.
  • 28. • Le guarigioni di tipo “religioso” erano considerate grandi operazioni teurgiche e i beneficiari portavano degli “ex-voto” ai santuari di culto delle varie divinità: • sculture di occhi se si era ottenuta una guarigione di una patologia oculistica o miglioramenti della vista; di orecchie se la guarigione riguardava questi organi; piedi, braccia, gambe, a seconda della parte risanata.
  • 29. • Le tabernae, cioè gli ambulatori, potevano avere annesso un herbarium (erbario) dove il medico preparava pozioni e farmaci con le erbe portate dai rizotomoi (raccoglitori). • Insieme ai professionisti, vi erano però numerosi ciarlatani, che promettevano improbabili guarigioni.
  • 30. • A partire dal IV sec. d.C. venne creata la figura del medico municipale (il medico condotto), per redigere certificati, per l’assistenza ai poveri, e altro. • Costui poteva esercitare anche privatamente.
  • 31. • Creazione di una categoria di Medici militari. In realtà ospedali “di campo” se ne conoscono almeno dal tempo di Augusto, i cosiddettiValetudinaria. • Erano dotati di sale operatorie, stanze di degenza, latrine, ambulatori dei medici, la farmacia, probabilmente uno spazio per l’accettazione dei malati, uffici amministrativi, esattamente come ospedali moderni.
  • 32. • Vi erano anche donne-medico nel mondo sanitario romano, soprattutto in campo ostetrico. Molte le donne-levatrici.
  • 33. • La cura delle ferite si basava sulla: detersione, compressione, cauterizzazione, usando filo o graffette (fibulae), fasciature. • Se la ferita suppurava si ricorreva all’amputazione. • Si utilizzavano ventose per togliere pus o sangue; si compivano trapanazioni craniche (Terebrum e Modiolus). • C’era anche la chirurgia estetica soprattutto per: • cancellare il marchio (di liberti, cioè schiavi affrancati o dei fuggiaschi); • correggere deformità congenite al volto.
  • 34. • Gli strumenti chirurgici erano numerosi e, nella loro forma essenziale, non si discostano molto da quelli moderni. • Erano in materiale diverso (ottone, bronzo, ferro, piombo e anche in materiale prezioso). • Il medico era anche farmacologo: preparava da solo i farmaci, basati sulle erbe ma anche sui minerali.
  • 35. • L’uso delle erbe, l’aspetto più significativo della medicina naturale, si colloca nella sfera della magia. • Uno degli ortaggi più apprezzati dai Romani per la cura delle malattie e anche dei semplici disturbi è il cavolo.
  • 36. • Catone ne enumera le molteplici proprietà: condito con aceto e sale, il cavolo aiuta la digestione e mantiene lo stato di salute generale. • Condito con aceto e miele, ruta, coriandolo e laserpizio, combatte i dolori articolari. • Arrostito, unto e salato, e mangiato a digiuno, combatte l’insonnia e tutti i mali della vecchiaia.
  • 37. • Applicate sulle piaghe, siano esse croniche o recenti, le foglie di cavolo le fanno cicatrizzare. La stessa efficacia ha sulle ulcerazioni il cavolo tritato e misto a miele. • Chi ha un polipo nel naso può liberarsene nello spazio di tre giorni, secondo Catone, aspirando col naso polvere di cavolo selvatico triturato.
  • 38. • Gli antichi chirurgi avevano a disposizione un'ampia gamma di antidolorifici e sedativi, a cominciare dagli estratti del papavero da oppio (morfina), dai semi di giusquiamo (scopolamina), dallo stramonio e dalla radice di mandragora.
  • 39. • Queste sostanze, finemente triturate o ridotte in polvere o estratte come tintura, erano inalate oppure ingerite, disciolte in vino, aceto, latte od olio, miele o grasso, oppure sotto forma di pillole, o di infuso e decotto. • Erano somministrate, singolarmente o mescolate in varia composizione tra loro, secondo dosaggi prestabiliti, al paziente, prima dell'intervento chirurgico, per indurre il sonno, che, almeno nell'auspicio del chirurgo, doveva durare tutto il tempo dell'intervento. • Celso ne parla diffusamente nel libroV del De Medicina, dedicato alle terapie farmacologiche.
  • 40. Cura del corpo nell’antica Roma • Nell’antichità, la cellulite non è mai stata una preoccupazione femminile, in quanto, come testimoniano le statue diVenere, lo stereotipo della bellezza femminile era una donna se non sovrappeso, di certo prosperosa. • Infatti, se fosse stata troppo magra, avrebbe dovuto indossare grosse lane e lasciare il mantello sciolto sulle spalle.
  • 41. • I Romani impararono a curare il loro aspetto fisico dopo la conquista della Grecia (146 a.C.) e ad utilizzare profumi, cosmetici e unguenti. • Si pubblicarono addirittura dei manuali di bellezza, come il poemetto ‘’De medicamine faciei feminae’’ di Ovidio.
  • 42. • Esso è un’opera breve e didascalica dedicata ai cosmetici delle donne e alla cura del corpo. • Nel testo sono elencate numerose ricette: misture di vario genere, con largo uso di oli vegetali, adatte alla cura della pelle e alla produzione di profumi.
  • 43. • Così, la donna Romana, dedicava lunghe ore della mattinata alla propria toeletta; sul tavolo c’erano vasi, boccette, flaconcini, specchi, spilloni e pettini. • Intorno a lei si aggiravano le ancelle, pronte ad eseguire ogni sua disposizione.
  • 44. • Per prima cosa, le ancelle toglievano dal viso della matrona la maschera applicata la sera precedente, costituita o da mollica di pane intrisa nel latte, o da un unguento oleoso estratto dalla lana della pecora e fatta bollire. • Sebbene queste maschere avessero un effetto nutriente e ammorbidente sulla pelle, emanavano un odore sgradevole.
  • 45. • In seguito si procedeva alla pulizia dei denti attraverso l’utilizzo di dentifrici composti da cenere dell’osso del tallone di un bue mescolata con mirra oppure da cenere del capo di una lepre con aggiunta di nardo. • Per rendere la pelle luminosa e fresca, ecco una ricetta indicata da Ovidio:
  • 46. • “Prendete due libbre di orzo mondato, aggiungetevi un’uguale quantità di veccia (un legume) e stemperate il tutto in una decina di uova. Quando questi ingredienti saranno stati seccati all’aria, fateli tritare da un’asina sotto una mola ruvida. Grattate corna di cervo, mettendone la dose di una libbra. Quando avrete ridotto il tutto in polvere fine, aggiungetevi dodici cipolle pestate in un mortaio di marmo. Alla fine aggiungere anche due once di gomme e di biada di toscana e miele. Ogni donna che spalmerà il viso con questo cosmetico, lo renderà più liscio e più brillante dello specchio ’’.
  • 47. • Le donne Romane, per ottenere una carnagione perfettamente bianca, utilizzavano come fondotinta una crema speciale o la nivea cerussa (bianchetto), una pomata molto pericolosa perché a base di piombo. • Una sorta di rossetto a base di ocra serviva poi a dare alle gote e alle labbra un po’ di colorito, segno di buona salute. • Questo era il trucco ideale per le signore “oneste’’.
  • 48. • Le cortigiane, invece, utilizzavano in aggiunta matite nere o brune per sottolineare gli occhi e le sopracciglia; polvere di minio oppure succo delle more del gelso o la pericolosa sandracca (solfuro di arsenico) per le labbra e le guance rosse. • Il tutto era preparato dalle cosmetae, ossia da schiave specializzate. • Ad esempio, nella scena della Mostellaria di Plauto, una cortigiana è impegnata in una lunga e accurata toilette, assistita e consigliata dalla serva, dove vengono evidenziati tutti i prodotti e gli accessori utilizzati dalle donne per piacere ai loro uomini.
  • 49. • In questo periodo venivano utilizzate anche creme depilatorie, a base di olio, pece, resina e sostanze caustiche che servivano a liberarsi dai peli superflui. • Per esaltare la propria bellezza, le donne dell’antica Roma usavano anche dipingersi dei nei ben distribuiti sul viso e sul corpo. • Un’altra operazione a cui si sottoponevano le matrone per migliorare l’aspetto estetico era la pettinatura.
  • 50. • A tale compito erano preposte tre schiave: la prima pettinava e arricciava con il ferro caldo i capelli; la seconda li profumava con essenze aromatiche ed infine l’ultima riordinava i capelli fissandoli definitivamente, secondo l’acconciatura che si voleva ottenere.
  • 51. • Il poeta Ovidio dà dei consigli anche nell’acconciatura che le donne devono adattare in base ai lineamenti del volto: • “Un viso allungato richiede capelli spartiti sulla fronte, ad un viso tondo si addice di più un nodo leggero sulla parte superiore della testa, così che rimangano scoperte le orecchie’’.
  • 52. • Anche le donne romane facevano uso di tinture, che arrivavano dalle più svariate parti dell’impero: • l’hennè, ad esempio, molto usato nell’epoca imperiale, veniva dall’Egitto ed è ancora oggi utilizzato come tintura naturale per capelli, capace anche di curare forfora e seborrea.
  • 53. • A Roma era diffusa anche la moda delle trecce posticce e di parrucche complete; vi erano parrucche bionde fatte con capelli veri che venivano dalla Germania, altre color nero, per le quali la materia prima era importata dall’Oriente.
  • 54. • Come si legge nell’opera di Ovidio ‘’Ars Amandi’’, la donna non arrossiva affatto di comprare trecce e parrucche davanti agli occhi di tutti, invece pomate linimenti e belletti, insieme a tutti gli accessori necessari per il trucco della matrona erano gelosamente custoditi in un armadio della camera da letto, affinché non cadessero mai sotto gli occhi del marito gli strumenti di quell’arte che, come dice Ovidio, abbellisce l’aspetto delle donne a patto che rimanga segreta.
  • 55. • Oltre ai cosmetici e alle acconciature, un ruolo importante fu svolto anche dalleTerme. • Si trattava di un centro ricreativo polifunzionale, dove i cittadini romani, terminato il lavoro, si recavano nelle prime ore del pomeriggio per dedicarsi all’otium.
  • 56. • Un tipico ciclo iniziava con ginnastica in palestra o attività sportiva in un campo esterno. • Successivamente ci si recava ai bagni attraverso tre stanze, partendo da quella con l’acqua più tiepida fino a quella con l’acqua più calda.
  • 57. • Si entrava nel tepidarium, la stanza più grande e lussuosa delle terme: qui si rimaneva un’ora e ci si ungeva con oli. • Poi si andava nel calidarium, una stanza più piccola, posta al lato della stanza principale. • In seguito si andava nel laconicum, la stanza finale più calda e dopo la pulizia del corpo e i massaggi, ci si immergeva in una piscina di acqua fredda, il cosiddetto frigidarium. • Successivamente, ristorati e profumati, ci si recava nelle altre aree delle terme, dove si poteva leggere o assistere ad attrazioni.
  • 58. • Per quanto riguarda l’alimentazione, lo stile alimentare condotto dai Romani, si basava essenzialmente su pane – olio – vino, integrati da formaggi ovini, verdure dell’orto, poca carne e spiccata predilezione per il pesce e i frutti di mare. • Agli schiavi di Roma, invece, era destinato un cibo povero costituito da pane ed olive e mezza libbra di olio d’oliva al mese, con qualche pesce salato, raramente un po’ di carne.
  • 59. • Quindi possiamo dire che le origini della dieta mediterranea risalgono alle abitudini alimentari dell’antica Grecia e dell’impero Romano, civiltà che prediligevano gli alimenti derivati dal mondo agricolo.
  • 60. • Oggi scienziati come Umberto Veronesi, ritengono che seguire uno stile alimentare sano, come la dieta mediterranea, sia necessario non solo per mantenersi in linea, ma anche per proteggersi da tumori e malattie cardiovascolari.
  • 61. • Infatti la dieta mediterranea è fondamentale per la salute del cuore, perché apporta grassi insaturi che aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo nel sangue. • Le fibre di cui è ricca quest’alimentazione permettono inoltre di ritardare l’assorbimento degli zuccheri, migliorando la salute di chi soffre di diabete.
  • 62. • Essa consente anche di ridurre l’obesità, perché sazia apportando meno calorie e meno grassi rispetto ad altri tipi di alimentazione. • Infine, la frutta e la verdura, contengono sostanze antiossidanti in grado di proteggere dai tumori del colon e del seno.
  • 63. • Più recentemente è nata ed oggi è in pieno sviluppo, la nutrigenomica, una nuova disciplina scientifica che si occupa della relazione tra cibo e geni individuali per comprendere come ciascuno di noi reagisce agli alimenti che consuma e come questi influenzano la comparsa di numerose malattie.
  • 64. • Si tratta di spiegare perché certi cibi siano dannosi per un individuo e innocui per altri e viceversa. • Sappiamo che la risposta è nei geni, o meglio nella loro interazione con le sostanze che introduciamo nell’organismo.
  • 65. • L’obiettivo di questo studio è quello di arrivare a consigliare una dieta personalizzata per prevenire il tumore, ma anche utilizzare diete arricchite di determinati composti come nuovo approccio terapeutico.
  • 66. • Invece oggi qual è l’ideale di bellezza femminile che tutte le donne cercano di raggiungere?
  • 67. • Nella società moderna si è affermato un vero e proprio culto del corpo e la bellezza esteriore sembra essere più importante delle qualità morali e intellettive. • Una vera e propria ossessione, un obiettivo da raggiungere a tutti i costi ricorrendo, se necessario, a lifting, ritocchi vari, fino a veri e propri interventi chirurgici per assottigliare varie parti o aumentarne altre.
  • 68. • Oggi una donna è considerata bella se è alta, ha un corpo magro e scolpito dall’attività fisica e se ha una pelle abbronzata. • Fin da piccole, alle bambine vengono proposte immagini femminili con proporzioni irrealistiche, presentate come canoni di bellezza irraggiungibili, basti pensare alle famose Winx o alla celebre Barbie.
  • 69. • Soprattutto in età adolescenziale, le ragazze, a causa dei continui messaggi recepiti tramite la televisione o i social network, pensano che si debba raggiungere quella ‘’perfezione’’ per avere successo sia in amore sia in ambito lavorativo. • Facendosi problemi in realtà inesistenti sul loro corpo, si sottopongono a diete durissime per sentirsi accettate dalla società. • Queste, nella maggior parte dei casi, portano all’anoressia e quindi alla morte.
  • 70. • Anche gli uomini oggi tendono a curare il loro aspetto, spinti dalle immagini dei media, che propongono l’ideale di un uomo dal corpo scolpito, depilato e accuratamente ordinato, sia nell’abbigliamento sia nell’acconciatura.
  • 71. • Mentre nell’antichità l’attività fisica era praticata con lo scopo di far emergere virtù come la costanza, lo spirito di sacrificio, il coraggio, la lealtà, la correttezza e l’altruismo, oggi lo sport viene praticato con lo scopo di ottenere un fisico scultoreo e palestrato, che nasconde una fragilità interiore e una continua insoddisfazione in rapporto al proprio aspetto fisico.
  • 72. • Citando un noto filosofo francese, PaulValéry, potremmo affermare che: • “Definire il bello è facile: è ciò che fa disperare’’.