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Dal latino imperiale ai
volgari
di Laura Bonura
Introduzione
Durante il corso della civiltà classica la lingua latina presentava
diverse varietà. Il latino scritto non era uguale al parlato. La lingua
parlata dalle persone colte non era la stessa del popolo. Esistevano,
inoltre, differenze locali, dovute all’influsso delle parlate precedenti
la conquista romana. Dobbiamo, dunque, pensare al latino come ad
una lingua duttile e viva, capace di evolversi e arricchirsi al ritmo
dell’evoluzione e dell’espansione dei romani.
A seconda dell’ambito sociale e dell’uso quotidiano o letterario,
possiamo distinguere tre varietà linguistiche:
 il latino letterario
 il latino colloquiale
 il latino volgare
Il latino letterario
 Il latino letterario è quello
trasmessoci dai grandi poeti e
scrittori dell'antichità. Per
citare qualche
nome, ricordiamo
Catullo, Lucrezio, Virgilio, Orazi
o, Ovidio
(poeti), Cesare, Sallustio, Livio,
Tacito
(storici), Cicerone, Seneca
(filosofi). In particolare Virgilio
rappresentò per secoli l'ideale
della poesia classica, Cicerone
della prosa.
Il latino colloquiale
 Il latino colloquiale ci è
testimoniato dalle commedie di
Plauto e Terenzio, dalla lingua
usata da Cicerone nelle sue
lettere, dalle Satire di Orazio.
Si tratta di una lingua non
molto diversa dal latino
classico, un'espressione
quotidiana tendente
all'eleganza e alla raffinatezza.
Un passo del romanzo
Satyricon di Petronio (I sec.),
la famosa Cena di Trimalcione,
è particolarmente interessante,
perché riporta la conversazione
elegante e urbana di Encolpio
e la parlata volgare dei liberti
suoi commensali. Terenzio ambrosiano
Satyricon
 I manoscritti che tramandano
l'opera non concordano sul titolo e
ne riportano diversi:
Satiricon, Satyricon, Satirici, o
Satyrici (libri), Satyri
fragmenta, Satirarum libri.
Normalmente, però, ci si riferisce
all'opera di Petronio con il titolo di
Satyricon, da intendersi
probabilmente come genitivo
(sottinteso: libri), come accade
per opere di altri autori (ad
esempio Georgikon libri sono le
Georgiche di Virgilio).
 Autore del Satyricon si riconosce
oggi Petronio, personaggio in vista
della corte di
Nerone, successivamente caduto
in disgrazia e condannato a morte
nel 66 (Tacito, Ann. 16, 18-19). Manoscritto Parisinus Latinus (7989) della Biblioteca
Nazionale di Parigi
 L'opera è arrivata a noi frammentaria
e lacunosa.
Originariamente, comunque, secondo
le testimonianze della tradizione
manoscritta, doveva essere molto
ampia, dal momento che i frammenti
restanti, suddivisi in seguito dagli
studiosi in 141
capitoli, appartenevano ai libri XV e
XVI.
Trama
 Encolpio, il giovane
protagonista, racconta le sue mirabolanti
avventure in compagnia del giovane
Gitone, di cui è innamorato e dell'amico
Ascilto, in una non bene precisata località
della Campania (probabilmente Pozzuoli).
Il brano più famoso dell’opera è la Cena
di Trimalcione, che in 52 capitoli illustra
con raffinata ironia il contesto sociale
delle classi emergenti, con la volgarità di
idee e linguaggio dei nuovi ricchi.
Nel 1969 Federico Fellini realizzò un film ispirato al
romanzo di Petronio
Il latino volgare
 Il latino volgare, parlato in Italia e
nelle province dalle classi prive di
educazione scolastica
(schiavi, soldati, artigiani), ci è
noto attraverso le iscrizioni;
attraverso alcuni testi che
riproducono le anomalie della
parlata popolare o per ottenere
effetti di realismo (come nel
sopraccitato Satyricon) o per
correggere (come la famosa
Appendix Probi); infine attraverso
gli esiti nelle lingue neolatine o
romanze, che si svilupparono
proprio a partire dalla lingua
parlata dal popolo.
L’appendix Probi
 L'Appendix Probi è una lista di
vocaboli latini dettati ai suoi alunni
da un maestro che insegnava in
una scuola in vico Capo
d'Africa, vicino al
Colosseo, intorno al 300 dopo
Cristo; egli aveva notato che negli
ultimi tempi i temi di questi
giovani si erano andati riempiendo
sempre più di errori. I ragazzi
infatti scrivevano le parole nello
stesso modo in cui le
pronunciavano, rendendole in certi
casi quasi irriconoscibili: il maestro
pensava quindi di richiamarli
all'opportuna correttezza
ortografica.
Viene qui riportata una scelta dei
Vocaboli dell’Appendix Probi
 speculum non speclum
 masculus non masclus
 vetulus non veclus
 vitulus non viclus
 columna non colomna
 formica non furmica
 musivum non museum
 barbarus non barbar
 calida non calda
 frigida non fricda
 vinea non vinia
 tristis non tristus
 turma non torma
 caelebs non celeps
 ostium non osteum
 Flavus non Flaus
 cavea non cavia
 lancea non lancia
 auris non oricla
 facies non facia
 cautes non cautis
 plebes non plevis
 oculus non oclus
 aqua non acqua
 vico capitis Africae non vico caput
Africae
 persica non pessica
 Auctor non autor
DAL LAT. ADVENTARE
 Il lat. ADVENTARE "arrivare, giungere",
attraverso ADVENTUM, giunge all'antico
siciliano nella forma sost. abbentu "pace,
riposo", con evidente trapasso semantico
(ossia.... arrivo e mi riposo!):
 Cielo D'Alcamo: ".... per te non ajo abento
notte e dia..." (Contrasto 1231-1240)
 Giovanni Meli: "Rundinella pilligrina / pri
l'amuri 'un avi abbentu"
 Vincenzo Consolo: "Hai, non ho abbento, e
majormente ora ch'uscii di Vicaria
(Retablo).
ESITI DEL LAT. IMUS
Le diverse forme registrate in Sicilia per la
prima pers. pl. del presente indicativo di
"andare" corrispondono a diverse fasi
cronologiche e trafile linguistiche che
definiscono compatte aree territoriali.
• sic. imu
• Area centrale (nisseno-ennese)
Lat. imu
• sic. emu/iemu
• Area occidentale (tranne Palermo)
e orientale (tranne Messina)
innov.
galloitalica
(Normanni)
• sic. iamu
• Area centrale a partire da
Palermo
congiuntivo
EAMUS
(innovazione
da Napoli)
I NOMI DELL' "ALBICOCCA"
Una complessa vicenda
geografica e semantica
IL tipo Lat. PRAECOQUUM portato dai Romani in
Africa settentrionale, si è trasformato in barqūq
"prugna" ed è ritornato, infine, con gli Arabi in Sicilia,
dove ha assunto la forma di varcocu e varianti.
Dunque oggi coesistono in Sicilia due tipi per indicare
l'"albicocca" con una significativa distribuzione areale
che rinvia al quadro degli insediamenti storici:
 - Continuatori del Lat. PRAECOQUUM "precoce"
(tipo pircocu "albicocca") Area occ. (TP, tra
Belice e Sosio), centro orientale e orientale.
 - Continuatori dell' arabo barqūq "prugna" (tipo
varcocu "albicocca") - Area occidentale (PA - parte del
TP; CL-EN)
 - Compresenza dei due tipi (Madonie; AG; areola or.
tra Salso e Simeto)
Lat.
praecoquum
"precoce"
sic. pircocu
"albicocca"
Lat.
praecoquum
"precoce"
Arabo
barquq
"prugna"
Sic.
varcocu
"albicocca"

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Dal latino imperiale ai volgari

  • 1. Dal latino imperiale ai volgari di Laura Bonura
  • 2. Introduzione Durante il corso della civiltà classica la lingua latina presentava diverse varietà. Il latino scritto non era uguale al parlato. La lingua parlata dalle persone colte non era la stessa del popolo. Esistevano, inoltre, differenze locali, dovute all’influsso delle parlate precedenti la conquista romana. Dobbiamo, dunque, pensare al latino come ad una lingua duttile e viva, capace di evolversi e arricchirsi al ritmo dell’evoluzione e dell’espansione dei romani. A seconda dell’ambito sociale e dell’uso quotidiano o letterario, possiamo distinguere tre varietà linguistiche:  il latino letterario  il latino colloquiale  il latino volgare
  • 3. Il latino letterario  Il latino letterario è quello trasmessoci dai grandi poeti e scrittori dell'antichità. Per citare qualche nome, ricordiamo Catullo, Lucrezio, Virgilio, Orazi o, Ovidio (poeti), Cesare, Sallustio, Livio, Tacito (storici), Cicerone, Seneca (filosofi). In particolare Virgilio rappresentò per secoli l'ideale della poesia classica, Cicerone della prosa.
  • 4. Il latino colloquiale  Il latino colloquiale ci è testimoniato dalle commedie di Plauto e Terenzio, dalla lingua usata da Cicerone nelle sue lettere, dalle Satire di Orazio. Si tratta di una lingua non molto diversa dal latino classico, un'espressione quotidiana tendente all'eleganza e alla raffinatezza. Un passo del romanzo Satyricon di Petronio (I sec.), la famosa Cena di Trimalcione, è particolarmente interessante, perché riporta la conversazione elegante e urbana di Encolpio e la parlata volgare dei liberti suoi commensali. Terenzio ambrosiano
  • 5. Satyricon  I manoscritti che tramandano l'opera non concordano sul titolo e ne riportano diversi: Satiricon, Satyricon, Satirici, o Satyrici (libri), Satyri fragmenta, Satirarum libri. Normalmente, però, ci si riferisce all'opera di Petronio con il titolo di Satyricon, da intendersi probabilmente come genitivo (sottinteso: libri), come accade per opere di altri autori (ad esempio Georgikon libri sono le Georgiche di Virgilio).  Autore del Satyricon si riconosce oggi Petronio, personaggio in vista della corte di Nerone, successivamente caduto in disgrazia e condannato a morte nel 66 (Tacito, Ann. 16, 18-19). Manoscritto Parisinus Latinus (7989) della Biblioteca Nazionale di Parigi
  • 6.  L'opera è arrivata a noi frammentaria e lacunosa. Originariamente, comunque, secondo le testimonianze della tradizione manoscritta, doveva essere molto ampia, dal momento che i frammenti restanti, suddivisi in seguito dagli studiosi in 141 capitoli, appartenevano ai libri XV e XVI. Trama  Encolpio, il giovane protagonista, racconta le sue mirabolanti avventure in compagnia del giovane Gitone, di cui è innamorato e dell'amico Ascilto, in una non bene precisata località della Campania (probabilmente Pozzuoli). Il brano più famoso dell’opera è la Cena di Trimalcione, che in 52 capitoli illustra con raffinata ironia il contesto sociale delle classi emergenti, con la volgarità di idee e linguaggio dei nuovi ricchi. Nel 1969 Federico Fellini realizzò un film ispirato al romanzo di Petronio
  • 7. Il latino volgare  Il latino volgare, parlato in Italia e nelle province dalle classi prive di educazione scolastica (schiavi, soldati, artigiani), ci è noto attraverso le iscrizioni; attraverso alcuni testi che riproducono le anomalie della parlata popolare o per ottenere effetti di realismo (come nel sopraccitato Satyricon) o per correggere (come la famosa Appendix Probi); infine attraverso gli esiti nelle lingue neolatine o romanze, che si svilupparono proprio a partire dalla lingua parlata dal popolo.
  • 8. L’appendix Probi  L'Appendix Probi è una lista di vocaboli latini dettati ai suoi alunni da un maestro che insegnava in una scuola in vico Capo d'Africa, vicino al Colosseo, intorno al 300 dopo Cristo; egli aveva notato che negli ultimi tempi i temi di questi giovani si erano andati riempiendo sempre più di errori. I ragazzi infatti scrivevano le parole nello stesso modo in cui le pronunciavano, rendendole in certi casi quasi irriconoscibili: il maestro pensava quindi di richiamarli all'opportuna correttezza ortografica.
  • 9. Viene qui riportata una scelta dei Vocaboli dell’Appendix Probi  speculum non speclum  masculus non masclus  vetulus non veclus  vitulus non viclus  columna non colomna  formica non furmica  musivum non museum  barbarus non barbar  calida non calda  frigida non fricda  vinea non vinia  tristis non tristus  turma non torma  caelebs non celeps  ostium non osteum  Flavus non Flaus  cavea non cavia  lancea non lancia  auris non oricla  facies non facia  cautes non cautis  plebes non plevis  oculus non oclus  aqua non acqua  vico capitis Africae non vico caput Africae  persica non pessica  Auctor non autor
  • 10.
  • 11. DAL LAT. ADVENTARE  Il lat. ADVENTARE "arrivare, giungere", attraverso ADVENTUM, giunge all'antico siciliano nella forma sost. abbentu "pace, riposo", con evidente trapasso semantico (ossia.... arrivo e mi riposo!):  Cielo D'Alcamo: ".... per te non ajo abento notte e dia..." (Contrasto 1231-1240)  Giovanni Meli: "Rundinella pilligrina / pri l'amuri 'un avi abbentu"  Vincenzo Consolo: "Hai, non ho abbento, e majormente ora ch'uscii di Vicaria (Retablo).
  • 12. ESITI DEL LAT. IMUS Le diverse forme registrate in Sicilia per la prima pers. pl. del presente indicativo di "andare" corrispondono a diverse fasi cronologiche e trafile linguistiche che definiscono compatte aree territoriali.
  • 13. • sic. imu • Area centrale (nisseno-ennese) Lat. imu • sic. emu/iemu • Area occidentale (tranne Palermo) e orientale (tranne Messina) innov. galloitalica (Normanni) • sic. iamu • Area centrale a partire da Palermo congiuntivo EAMUS (innovazione da Napoli)
  • 14. I NOMI DELL' "ALBICOCCA" Una complessa vicenda geografica e semantica
  • 15. IL tipo Lat. PRAECOQUUM portato dai Romani in Africa settentrionale, si è trasformato in barqūq "prugna" ed è ritornato, infine, con gli Arabi in Sicilia, dove ha assunto la forma di varcocu e varianti. Dunque oggi coesistono in Sicilia due tipi per indicare l'"albicocca" con una significativa distribuzione areale che rinvia al quadro degli insediamenti storici:  - Continuatori del Lat. PRAECOQUUM "precoce" (tipo pircocu "albicocca") Area occ. (TP, tra Belice e Sosio), centro orientale e orientale.  - Continuatori dell' arabo barqūq "prugna" (tipo varcocu "albicocca") - Area occidentale (PA - parte del TP; CL-EN)  - Compresenza dei due tipi (Madonie; AG; areola or. tra Salso e Simeto)