Racconti: Il soldato Herich - Moro Santa Cesarea Terme
1. Il soldato Herich
Domenica 25 aprile 1942
Era domenica e come tutte le mattine alle ore 5:00 entrava il soldato Herich nel nostro baraccone
a fare l’appello. Mi trovavo nel padiglione 10est campo Auschwitz, eravamo in 200 ammassati
l’uno sull’altro in quanto anche se primavera il freddo era tanto e pungente.
Ricordo quella mattina che il mio compagno di letto, meglio tavolato, non si sentiva bene, sudava,
aveva la temperatura alta e sbavava. Herich, un soldato di appena 18 anni, apparteneva ad una
famiglia umile, era buono e quando poteva ci aiutava e ci trattava come umani e non come bestie,
come facevano i suoi colleghi. Lo vedo avvicinarsi a Mario e passargli la mano sulla fronte, un
gesto al quale non ero più abituato, per me come per tutti esistevano solo punizioni corporali e
lavori pesanti.
Vedendo il suo stato, non ebbe il coraggio di obbligarlo ad alzarsi e mandarlo a lavorare. Tutti
fummo d’accordo a svolgere noi altri il suo lavoro. Herich quel giorno e giorni successivi mise a
rischio la sua vita, sapeva che se fosse stato scoperto sarebbe stato fucilato assieme agli ebrei che
venivano sterminati ogni giorno.
Dopo un po’ di giorni Mario si riprese e Herichcontinuò il suo lavoro, anche se non condivideva le
crudeltà Tedesche verso gli ebrei, slavi e altre persone o popoli.
7 maggio 1942
Quella mattina Herich non venne a fare l’appello, venne un altro soldato, violento, crudele. Alcuni
di noi chiesero di Herich, quella semplice domanda costò loro una fucilata e con i corpi distesi e
sanguinanti a terra dovemmo metterci in marcia e andare sul posto di lavoro.
Dopo giorni venimmo a conoscenza che Herich era stato mandato a casa perché la mamma era in
fin di vita. Ormai avevamo perso le speranza di rivederlo, ricordo ancora l’emozione che provai
quando la mattina del 23 maggio lo vidi entrare nel nostro baraccone smagrito, ma sempre
sorridente e gentile. Non poteva rivolgerci la parola, a noi bastava guardare il suo viso
rassicurante, sapevamo che potevamo contare su di lui.
Eravamo tutti in fila, in attesa di uscire quando improvvisamente sentimmo un urlo straziante,
proveniva dal di fuori, ma non capivamo cosa fosse successo. Herich ci chiese di rimanere in
baracca e di non muoverci, lui usci e non tornò più.
In tarda serata ci fu detto che un operaio aveva avuto un brutto incidente, nel trasportare un
blocco d’acciaio da un macchinario all’altro era inciampato e schiacciato dal blocco, Herich, per
aiutarlo, gli si era avvicinato.
Gli operai svolgevano il lavoro in baracche precarie fatte con travi di legno, molte delle quali
tarlate e non fissate a norma. Prima una, poi due, tre e così via si staccarono dal soffitto e cadendo
colpirono a morte oltre a vari prigionieri anche Herich, il migliore Tedesco che abbia mai
incontrato.
Negro Alexandra 5 M PDAI