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I LINGUAGGI DELL’ARTE
PERCEZIONE: PROCESSO FISIOLOGICO E MENTALE
PERCEZIONE ,[object Object],[object Object]
[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
AREE CEREBRALI
SENSO DELL’UDITO ,[object Object],[object Object],[object Object]
SEZIONE DELL’ORECCHIO
padiglione auricolare e meato acustico (un condotto lungo circa 24 mm), il quale è chiuso in fondo dalla membrana del timpano.   Funzione:  convogliare dall’esterno le onde sonore in direzione   della membrana del timpano. L’orecchio  esterno  è costituito da: catena dei tre ossicini: martello (collegato al timpano), incudine e staffa.   Funzione:  trasmettere le vibrazioni dal meato acustico esterno   all’orecchio interno, senza perdita di intensità. L’orecchio  medio  è costituito da: chiocciola (o  coclea ) nei cui canali vi è del liquido, organo del Corti (dove agiscono le cellule cigliate, i veri ricettori acustici) e nervo acustico (che conduce gli impulsi al cervello).   Funzione:  convertire le vibrazioni da fenomeno meccanico a elettrico. L’orecchio  interno  è costituito da:
 
Inoltre, nell’orecchio  interno  troviamo… l’organo che ci permette di mantenere l’equilibrio, ossia: i tre canali semicircolari (detti anche  “labirinto” ) Al loro interno, a seconda dei nostri spostamenti nelle tre dimensioni, scorre un liquido che - allo stesso modo di una livella di precisione - ci informa su come dobbiamo usare i muscoli per non cadere!
SEZIONE DELL’ORECCHIO Il condotto (o  tuba  o  tromba ) di Eustachio giunge fino  al naso e serve per areare e mantenere la giusta  pressione atmosferica nell’orecchio medio.  Capita a volte, magari facendo uno starnuto, di avere come l’impressione che l’orecchio si “stappi”! Si tratta di una compressione dell’aria nell’orecchio medio, la quale facilita la trasmissione aerea (in aiuto a quella ossea), aumentando l’intensità del segnale.
UDIRE SENTIRE ASCOLTARE   ,[object Object],[object Object]
SENSO DELLA VISTA ,[object Object]
VEDERE GUARDARE OSSERVARE ,[object Object],[object Object],Osservare è diverso da guardare. Una compagna ti chiede una penna. Apri l’astuccio, la prendi e gliela porgi. Cosa hai osservato realmente ?  Solo ciò che ti ha permesso di riconoscere la penna tra gli altri oggetti contenuti nell’astuccio.  Hai esercitato una percezione limitata a cogliere nell’oggetto solo lo stretto necessario per svolgere una certa azione. Immagina ora di dover acquistare una penna per regalarla ad una persona che ti sta a cuore.  Presterai un’attenzione tutta speciale alla sua forma, al suo colore, al materiale con cui è realizzata, ad eventuali decorazioni. La tua sarà una vera e propria ‘indagine visiva’, una ‘esplorazione’ completa di tutte le caratteristiche dell’oggetto che possono essere individuate attraverso la tua osservazione. Attraverso la vista siamo in grado di cogliere molte delle qualità degli oggetti che ci circondano. Non sempre però esercitiamo con attenzione la nostra capacità visiva anzi più spesso lanciamo sulle cose uno sguardo distratto che ci fornisce informazioni appena sufficienti a distinguerle le une dalle altre.
PERCEZIONE VISIVA ,[object Object],[object Object],[object Object]
SEZIONE DELL’OCCHIO
ANATOMIA E FISIOLOGIA  DELL’OCCHIO Nella percezione visiva, gli stimoli visivi specifici sono i raggi luminosi ( fotoni ) che colpiscono gli occhi.  Gli occhi sono gli organi dai quali dipende l’aspetto fisiologico della vista. Essi sono situati in due cavità ossee, dette orbite, poste nella regione frontale del cranio; anteriormente ciascun occhio è protetto da un velo membranoso e mobile, detto palpebra [1] . Le palpebre proteggono gli occhi dalla luce troppo intensa, da eventuali traumi e dai corpi estranei. Anche le ciglia servono a proteggere l’occhio dalle sostanze estranee .  [1]  La palpebra superiore è più lunga e mobile di quella inferiore e può abbassarsi fino a congiungersi con questa.
Il globo oculare è protetto esternamente anche dalla cornea. La  cornea  è una membrana trasparente, convessa verso l’esterno e ‘incastrata’ nella parte anteriore dell’occhio. Oltre ad avere una funzione protettiva, la cornea serve per far passare la luce e per indirizzarla sul fondo dell’occhio dove c’è la retina che è sensibile alla luce.
Dietro la cornea c’è l’ umor acqueo , un liquido trasparente, che nutre [2]  la cornea e la tiene in tensione. [2]  L’umor acqueo nutre anche il cristallino. Sia il cristallino che la cornea (e l’organo del Corti nell’orecchio) sono le sole parti del nostro corpo che non sono alimentate dal sangue. Mancando di capillari (vasi sanguigni sottili come i capelli e anche di più), cornea e cristallino sono alimentati dal liquido nel quale sono immersi.
I raggi luminosi, dopo la cornea, attraversano la  pupilla , che è un’apertura posta al centro dell’iride.  La pupilla ci appare di colore nero, in quanto dietro il foro si trova l’interno dell’occhio che, essendo un corpo chiuso, è scuro.  L’ iride , la parte colorata dell’occhio, è anulare (a forma di anello) ed è costituita da muscoli lisci che regolano l’apertura della pupilla.  L’iride allarga o restringe il foro a seconda della quantità di luce che entra nell’occhio.
APERTURA DELLA PUPILLA Sulla retina deve arrivare la luce in quantità appropriata (non molta, non poca, quanto basta).  Per es., appena il fascio luminoso raggiunge il fondo dell’occhio dove c’è la retina da questa parte l’ordine di chiusura, se la luce è troppa. L’iride allora restringe la pupilla.
I raggi luminosi che entrano nella pupilla raggiungono   il  cristallino  che   è una lente situata dietro la pupilla. Ha la forma e le dimensioni di una grossa lenticchia. Ha la funzione di mettere a fuoco l’immagine sulla retina; difatti concentra sulla retina con maggiore esattezza i raggi provenienti dagli oggetti, vicini e lontani. Lo fa assumendo una forma più o meno convessa; quando guarda lontano, il cristallino è in posizione di riposo, disteso, rilassato, appiattito; quando l’occhio guarda un oggetto vicino il cristallino “si piega”, si contrae assumendo una forma convessa; in altre parole, il cristallino si accomoda [1] , curvandosi sufficientemente perché i raggi luminosi convergano proprio sulla superficie della retina e non dietro [2] . Quindi, attraverso la cornea e il cristallino, la luce subisce una deviazione tale che l’immagine rimpicciolita e rovesciata venga proiettata proprio sulla retina, né prima né dopo.  [1]  L’accomodamento del cristallino è un meccanismo automatico involontario. [2]  Se l’occhio guardasse un oggetto vicino, con un cristallino disteso e rilassato, la sua immagine si formerebbe  su uno spazio che sta dietro la retina.  Le cellule del cristallino sono disposte a strati come le cipolle. Gli strati più interni sono i più vecchi e ad una certa età non permettono al cristallino di contrarsi; ecco perché molte persone anziane per guardare da vicino devono mettere gli occhiali. Colui che non vede bene gli oggetti vicini è ipermetrope. Nell’ipermetropia, il cristallino rimane disteso non essendo più in grado di curvarsi, pertanto l’immagine si forma dietro la retina. Colui che non vede bene da lontano è miope. Nell’occhio miope l’immagine si forma davanti alla retina.
RETINA La  retina [1]  è una sottile membrana situata nel fondo dell’occhio; essa contiene delle cellule sensibili alla luce (i  fotorecettori ).   Tali cellule si dividono in coni (sono 6.000.000) e bastoncelli (115.000.000).  [1]  Si chiama così a causa della sua struttura che fa pensare ad una rete. Coni e bastoncelli
CONI E BASTONCELLI I  coni  hanno la forma di cono; per funzionare hanno bisogno di molta luce; mediante i coni percepiamo i colori. I  bastoncelli  hanno la forma di bastoncello; entrano in funzione quando c’è poca luce; tramite i bastoncelli percepiamo i chiaro-scuri.
La  fovea  è una piccolissima parte della retina [1]  dal diametro della capocchia di uno spillo, di circa un millimetro. La fovea ha la funzione di esplorare nel dettaglio le immagini giunte nella retina; in questa zona retinica si ha la massima concentrazione di fotorecettori, e di conseguenza, il massimo grado di  acutezza visiva  (la capacità di distinguere e di mettere perfettamente a fuoco i particolari di un’immagine). Sulla retina l’immagine si forma capovolta e rimpicciolita. [1] La fovea è per l’esattezza una fossetta.
Le cellule della retina sono altamente specializzate ed hanno la capacità di trasformare gli impulsi luminosi in  impulsi elettrici . Tramite il  nervo ottico  gli impulsi elettrici giungono al  cervello , nel lobo occipale.  Qui gli stimoli visivi vengono elaborati e tradotti in immagini dotate di significato.
MOVIMENTI OCULARI Abbiamo la sensazione di muovere pochissimo gli occhi; nella realtà i movimenti oculari sono continui e non solo quando controlliamo oggetti in movimento. I movimenti oculari sono necessari per una ragione fisiologica: la visione nitida di un dettaglio può essere ottenuta soltanto attraverso la fovea, dove si ha la massima concentrazione di fotorecettori; sulla retina, il numero dei recettori diminuisce progressivamente, a mano a mano che ci si allontana dalla piccola area della fovea, determinando una graduale diminuzione di ‘visione nitida’, con conseguente difficoltà nel mettere tutti i particolari dell’immagine o le parole che si susseguono sulla riga scritta. L’occhio è quindi costretto a compiere continui movimenti, in modo da far cadere una dopo l’altra le varie parti dell’immagine, o le singole parole del testo, in corrispondenza della fovea. Gli occhi si muovono allo scopo di spostare la fovea in modo da ottenere il maggior numero di informazioni utili. Lo spostamento oculare è a scatti [1]  ed è tanto rapido da non essere avvertito da chi guarda. Il passaggio da una fissazione ad un’altra richiede solo pochi millesimi di secondo. La traiettoria che l’occhio segue quando si sposta da un punto ad un altro è automatica e senza interruzione. Se nel tragitto l’occhio nota una cosa che colpisce l’attenzione torna indietro. Se alla fine dello scatto la fovea non è centrata sul bersaglio, l’occhio si sposta ancora correggendo  la posizione. [1]   Il movimento oculare a scatti è detto  saccade . Durante un esperimento alcuni studiosi hanno registrato i movimenti oculari di un osservatore, posto di fronte al profilo della regina egiziana Nefertiti: gli occhi dell’ osservatore esploravano l’immagine facendo scorrere lo sguardo lungo il profilo, soffermandosi sui particolari più significativi, per esempio l’orecchio.
GLI ASPETTI MENTALI DELLA PERCEZIONE VISIVA La percezione visiva non consiste solo in un processo fisiologico dipendente dagli organi visivi (difatti gli occhi, da soli, non sono in grado di dare un senso a ciò che guardano). La percezione visiva consiste anche in  un processo mentale che ci permette di poter comprendere ciò che vediamo attraverso gli occhi. La comprensione dell’immagine è resa possibile da particolari meccanismi mentali [1] . [1]  Fin dal 1600 è stata sostenuta una teoria, rielaborata nel corso del 1800, secondo la quale la mente del bambino appena nato era una  tabula rasa , una sorta di ‘lavagna vuota’ che solo le esperienze acquisite attraverso i sensi potevano riempire. Una serie di esperimenti scientifici effettuati nel XX secolo hanno contraddetto in parte questa teoria. Secondo questi studi esistono dei sistemi di archiviazione e delle mappe cognitive innate che permettono alla nostra mente di catalogare e archiviare ordinatamente le immagini percepite.
L’immagine viene costruita dalla nostra mente per associazione di sensazioni e informazioni che vengono rapidamente analizzate e confrontate con altre immagini già archiviate nella memoria.
CONTESTO Nella comprensione di ciò che vediamo, riveste un ruolo fondamentale il  contesto  in cui si trovano l’oggetto o l’immagine, poiché esso fornisce una serie di dati utili all’osservatore per verificare le ipotesi formulate dalla mente per associazione.
MEMORIA VISIVA Ogni individuo, conferisce significato a ciò che osserva facendo ricorso a un insieme di immagini memorizzate. Questa sorta di archivio dipende dalle esperienze percettive vissute in precedenza (cioè da ciò che si è già visto).  Guardando una nuvola, osservatori differenti possono individuare figure diverse. La mente di ognuno di noi, infatti, associa le forme che sta osservando ad altre forme archiviate nella memoria.  Quindi la memoria visiva ha un ruolo molto importante nella percezione visiva, in particolare è fondamentale nella comprensione delle le immagini
[object Object],[object Object]
  Maschera eschimese
P. Picasso,  Donna che piange,  1937, olio su tela, Collezione privata Di fronte a un dipinto così complesso, l’individuazione del contesto e la memoria ci aiutano e a dare un senso all’immagine interpretandola.
MODELLI MENTALI Inoltre la nostra mente, per comprendere ciò che ci circonda ricorre ai modelli mentali. I modelli mentali sono frutto della sintesi delle immagini via via memorizzate, caratterizzate dalla massima semplificazione degli elementi costitutivi e delle forme SMILES Per es. il modello mentale del volto umano è dato dalla massima schematizzazione degli occhi, del naso e della bocca. Un esempi di come si facile interpretare un volto molto schematico (realizzato con pochissimi elementi) è dato dalle faccine degli  smiles.
 
 
Emoctions
Il nostro sistema percettivo è in grado di ricomporre un’immagine realizzata con puntini, in un insieme organizzato  in una figura unitaria, e di darle un senso.  Ispirandoci alla tecnica del puntinismo abbiamo realizzato alcuni disegni… Leone Francesco Classe II sez. L
Iavarone Tiziana Classe II sez. L Gerbi Martina Classe II sez. L Baratto Noemi Classe II sez. L
Cipriani Letizia Classe II sez. L Bernacchioni Barbara Classe II sez. L Monica Noemi Classe II sez. L

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Percezione

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  • 8. padiglione auricolare e meato acustico (un condotto lungo circa 24 mm), il quale è chiuso in fondo dalla membrana del timpano. Funzione: convogliare dall’esterno le onde sonore in direzione della membrana del timpano. L’orecchio esterno è costituito da: catena dei tre ossicini: martello (collegato al timpano), incudine e staffa. Funzione: trasmettere le vibrazioni dal meato acustico esterno all’orecchio interno, senza perdita di intensità. L’orecchio medio è costituito da: chiocciola (o coclea ) nei cui canali vi è del liquido, organo del Corti (dove agiscono le cellule cigliate, i veri ricettori acustici) e nervo acustico (che conduce gli impulsi al cervello). Funzione: convertire le vibrazioni da fenomeno meccanico a elettrico. L’orecchio interno è costituito da:
  • 9.  
  • 10. Inoltre, nell’orecchio interno troviamo… l’organo che ci permette di mantenere l’equilibrio, ossia: i tre canali semicircolari (detti anche “labirinto” ) Al loro interno, a seconda dei nostri spostamenti nelle tre dimensioni, scorre un liquido che - allo stesso modo di una livella di precisione - ci informa su come dobbiamo usare i muscoli per non cadere!
  • 11. SEZIONE DELL’ORECCHIO Il condotto (o tuba o tromba ) di Eustachio giunge fino al naso e serve per areare e mantenere la giusta pressione atmosferica nell’orecchio medio. Capita a volte, magari facendo uno starnuto, di avere come l’impressione che l’orecchio si “stappi”! Si tratta di una compressione dell’aria nell’orecchio medio, la quale facilita la trasmissione aerea (in aiuto a quella ossea), aumentando l’intensità del segnale.
  • 12.
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  • 17. ANATOMIA E FISIOLOGIA DELL’OCCHIO Nella percezione visiva, gli stimoli visivi specifici sono i raggi luminosi ( fotoni ) che colpiscono gli occhi. Gli occhi sono gli organi dai quali dipende l’aspetto fisiologico della vista. Essi sono situati in due cavità ossee, dette orbite, poste nella regione frontale del cranio; anteriormente ciascun occhio è protetto da un velo membranoso e mobile, detto palpebra [1] . Le palpebre proteggono gli occhi dalla luce troppo intensa, da eventuali traumi e dai corpi estranei. Anche le ciglia servono a proteggere l’occhio dalle sostanze estranee . [1] La palpebra superiore è più lunga e mobile di quella inferiore e può abbassarsi fino a congiungersi con questa.
  • 18. Il globo oculare è protetto esternamente anche dalla cornea. La cornea è una membrana trasparente, convessa verso l’esterno e ‘incastrata’ nella parte anteriore dell’occhio. Oltre ad avere una funzione protettiva, la cornea serve per far passare la luce e per indirizzarla sul fondo dell’occhio dove c’è la retina che è sensibile alla luce.
  • 19. Dietro la cornea c’è l’ umor acqueo , un liquido trasparente, che nutre [2] la cornea e la tiene in tensione. [2] L’umor acqueo nutre anche il cristallino. Sia il cristallino che la cornea (e l’organo del Corti nell’orecchio) sono le sole parti del nostro corpo che non sono alimentate dal sangue. Mancando di capillari (vasi sanguigni sottili come i capelli e anche di più), cornea e cristallino sono alimentati dal liquido nel quale sono immersi.
  • 20. I raggi luminosi, dopo la cornea, attraversano la pupilla , che è un’apertura posta al centro dell’iride. La pupilla ci appare di colore nero, in quanto dietro il foro si trova l’interno dell’occhio che, essendo un corpo chiuso, è scuro. L’ iride , la parte colorata dell’occhio, è anulare (a forma di anello) ed è costituita da muscoli lisci che regolano l’apertura della pupilla. L’iride allarga o restringe il foro a seconda della quantità di luce che entra nell’occhio.
  • 21. APERTURA DELLA PUPILLA Sulla retina deve arrivare la luce in quantità appropriata (non molta, non poca, quanto basta). Per es., appena il fascio luminoso raggiunge il fondo dell’occhio dove c’è la retina da questa parte l’ordine di chiusura, se la luce è troppa. L’iride allora restringe la pupilla.
  • 22. I raggi luminosi che entrano nella pupilla raggiungono il cristallino che è una lente situata dietro la pupilla. Ha la forma e le dimensioni di una grossa lenticchia. Ha la funzione di mettere a fuoco l’immagine sulla retina; difatti concentra sulla retina con maggiore esattezza i raggi provenienti dagli oggetti, vicini e lontani. Lo fa assumendo una forma più o meno convessa; quando guarda lontano, il cristallino è in posizione di riposo, disteso, rilassato, appiattito; quando l’occhio guarda un oggetto vicino il cristallino “si piega”, si contrae assumendo una forma convessa; in altre parole, il cristallino si accomoda [1] , curvandosi sufficientemente perché i raggi luminosi convergano proprio sulla superficie della retina e non dietro [2] . Quindi, attraverso la cornea e il cristallino, la luce subisce una deviazione tale che l’immagine rimpicciolita e rovesciata venga proiettata proprio sulla retina, né prima né dopo. [1] L’accomodamento del cristallino è un meccanismo automatico involontario. [2] Se l’occhio guardasse un oggetto vicino, con un cristallino disteso e rilassato, la sua immagine si formerebbe su uno spazio che sta dietro la retina. Le cellule del cristallino sono disposte a strati come le cipolle. Gli strati più interni sono i più vecchi e ad una certa età non permettono al cristallino di contrarsi; ecco perché molte persone anziane per guardare da vicino devono mettere gli occhiali. Colui che non vede bene gli oggetti vicini è ipermetrope. Nell’ipermetropia, il cristallino rimane disteso non essendo più in grado di curvarsi, pertanto l’immagine si forma dietro la retina. Colui che non vede bene da lontano è miope. Nell’occhio miope l’immagine si forma davanti alla retina.
  • 23. RETINA La retina [1] è una sottile membrana situata nel fondo dell’occhio; essa contiene delle cellule sensibili alla luce (i fotorecettori ). Tali cellule si dividono in coni (sono 6.000.000) e bastoncelli (115.000.000). [1] Si chiama così a causa della sua struttura che fa pensare ad una rete. Coni e bastoncelli
  • 24. CONI E BASTONCELLI I coni hanno la forma di cono; per funzionare hanno bisogno di molta luce; mediante i coni percepiamo i colori. I bastoncelli hanno la forma di bastoncello; entrano in funzione quando c’è poca luce; tramite i bastoncelli percepiamo i chiaro-scuri.
  • 25. La fovea è una piccolissima parte della retina [1] dal diametro della capocchia di uno spillo, di circa un millimetro. La fovea ha la funzione di esplorare nel dettaglio le immagini giunte nella retina; in questa zona retinica si ha la massima concentrazione di fotorecettori, e di conseguenza, il massimo grado di acutezza visiva (la capacità di distinguere e di mettere perfettamente a fuoco i particolari di un’immagine). Sulla retina l’immagine si forma capovolta e rimpicciolita. [1] La fovea è per l’esattezza una fossetta.
  • 26. Le cellule della retina sono altamente specializzate ed hanno la capacità di trasformare gli impulsi luminosi in impulsi elettrici . Tramite il nervo ottico gli impulsi elettrici giungono al cervello , nel lobo occipale. Qui gli stimoli visivi vengono elaborati e tradotti in immagini dotate di significato.
  • 27. MOVIMENTI OCULARI Abbiamo la sensazione di muovere pochissimo gli occhi; nella realtà i movimenti oculari sono continui e non solo quando controlliamo oggetti in movimento. I movimenti oculari sono necessari per una ragione fisiologica: la visione nitida di un dettaglio può essere ottenuta soltanto attraverso la fovea, dove si ha la massima concentrazione di fotorecettori; sulla retina, il numero dei recettori diminuisce progressivamente, a mano a mano che ci si allontana dalla piccola area della fovea, determinando una graduale diminuzione di ‘visione nitida’, con conseguente difficoltà nel mettere tutti i particolari dell’immagine o le parole che si susseguono sulla riga scritta. L’occhio è quindi costretto a compiere continui movimenti, in modo da far cadere una dopo l’altra le varie parti dell’immagine, o le singole parole del testo, in corrispondenza della fovea. Gli occhi si muovono allo scopo di spostare la fovea in modo da ottenere il maggior numero di informazioni utili. Lo spostamento oculare è a scatti [1] ed è tanto rapido da non essere avvertito da chi guarda. Il passaggio da una fissazione ad un’altra richiede solo pochi millesimi di secondo. La traiettoria che l’occhio segue quando si sposta da un punto ad un altro è automatica e senza interruzione. Se nel tragitto l’occhio nota una cosa che colpisce l’attenzione torna indietro. Se alla fine dello scatto la fovea non è centrata sul bersaglio, l’occhio si sposta ancora correggendo la posizione. [1] Il movimento oculare a scatti è detto saccade . Durante un esperimento alcuni studiosi hanno registrato i movimenti oculari di un osservatore, posto di fronte al profilo della regina egiziana Nefertiti: gli occhi dell’ osservatore esploravano l’immagine facendo scorrere lo sguardo lungo il profilo, soffermandosi sui particolari più significativi, per esempio l’orecchio.
  • 28. GLI ASPETTI MENTALI DELLA PERCEZIONE VISIVA La percezione visiva non consiste solo in un processo fisiologico dipendente dagli organi visivi (difatti gli occhi, da soli, non sono in grado di dare un senso a ciò che guardano). La percezione visiva consiste anche in un processo mentale che ci permette di poter comprendere ciò che vediamo attraverso gli occhi. La comprensione dell’immagine è resa possibile da particolari meccanismi mentali [1] . [1] Fin dal 1600 è stata sostenuta una teoria, rielaborata nel corso del 1800, secondo la quale la mente del bambino appena nato era una tabula rasa , una sorta di ‘lavagna vuota’ che solo le esperienze acquisite attraverso i sensi potevano riempire. Una serie di esperimenti scientifici effettuati nel XX secolo hanno contraddetto in parte questa teoria. Secondo questi studi esistono dei sistemi di archiviazione e delle mappe cognitive innate che permettono alla nostra mente di catalogare e archiviare ordinatamente le immagini percepite.
  • 29. L’immagine viene costruita dalla nostra mente per associazione di sensazioni e informazioni che vengono rapidamente analizzate e confrontate con altre immagini già archiviate nella memoria.
  • 30. CONTESTO Nella comprensione di ciò che vediamo, riveste un ruolo fondamentale il contesto in cui si trovano l’oggetto o l’immagine, poiché esso fornisce una serie di dati utili all’osservatore per verificare le ipotesi formulate dalla mente per associazione.
  • 31. MEMORIA VISIVA Ogni individuo, conferisce significato a ciò che osserva facendo ricorso a un insieme di immagini memorizzate. Questa sorta di archivio dipende dalle esperienze percettive vissute in precedenza (cioè da ciò che si è già visto). Guardando una nuvola, osservatori differenti possono individuare figure diverse. La mente di ognuno di noi, infatti, associa le forme che sta osservando ad altre forme archiviate nella memoria. Quindi la memoria visiva ha un ruolo molto importante nella percezione visiva, in particolare è fondamentale nella comprensione delle le immagini
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  • 33. Maschera eschimese
  • 34. P. Picasso, Donna che piange, 1937, olio su tela, Collezione privata Di fronte a un dipinto così complesso, l’individuazione del contesto e la memoria ci aiutano e a dare un senso all’immagine interpretandola.
  • 35. MODELLI MENTALI Inoltre la nostra mente, per comprendere ciò che ci circonda ricorre ai modelli mentali. I modelli mentali sono frutto della sintesi delle immagini via via memorizzate, caratterizzate dalla massima semplificazione degli elementi costitutivi e delle forme SMILES Per es. il modello mentale del volto umano è dato dalla massima schematizzazione degli occhi, del naso e della bocca. Un esempi di come si facile interpretare un volto molto schematico (realizzato con pochissimi elementi) è dato dalle faccine degli smiles.
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  • 39. Il nostro sistema percettivo è in grado di ricomporre un’immagine realizzata con puntini, in un insieme organizzato in una figura unitaria, e di darle un senso. Ispirandoci alla tecnica del puntinismo abbiamo realizzato alcuni disegni… Leone Francesco Classe II sez. L
  • 40. Iavarone Tiziana Classe II sez. L Gerbi Martina Classe II sez. L Baratto Noemi Classe II sez. L
  • 41. Cipriani Letizia Classe II sez. L Bernacchioni Barbara Classe II sez. L Monica Noemi Classe II sez. L