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"L'astronomia è quasi certamente la più antica delle scienze e ha
contribuito più di ogni altra all'evoluzione del pensiero. Nata dalle
necessità della vita quotidiana (misura del tempo, agricoltura,
navigazione, ecc.) e dall'interesse dell'uomo per i grandi fenomeni della
natura, è rimasta strettamente associata alla stessa vita umana in un
connubio indissolubile."
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Lo spettacolo dell’universo
si trasfigura davanti alla nostra mente
colma di stupore.
Non sono più blocchi di materia,
inerti ed errabondi
nell’eterna notte silente,
che Urania ci addita nel fondo dei cieli:
è la vita, la vita immensa,
universale, eterna,
che si dispiega in flussi armoniosi
fino agli orizzonti inaccessibili
dell’infinito in perpetua fuga!
Quale meravigliosa fuga!
Quale meravigliosa impresa!
Quali splendori da contemplare!
Quali vastità da percorrere!
È una sterminata galleria di immagini,
frutto delle nobili e pacifiche conquiste
dell’ingegno umano; conquiste sublimi,
che non sono costate né sangue né lacrime,
che ci fanno vivere
nella conoscenza del Vero
e nella contemplazione del Bello!
Camille Flammarion,
Astronomia popolare, 1925
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frammento d’osso (30.000
a.C.) rinvenuto in Dordogna,
in una grotta di Les Eyzies
Venere di Laussel o
“dea del corno” 25.000
a.C.
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Il termine
"costellazione" deriva
dal latino
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+ stellatus) e si può
definire come una
porzione della volta
celeste che
raggruppa un certo
numero di stelle.
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 La tradizione di suddividere il cielo in
costellazioni è antichissima. I Greci
disegnarono quarantotto costellazioni, tredici
delle quali venivano attraversate dal Sole nel
corso dell'anno (si tratta dello zodiaco, così
chiamato perché gran parte di queste
costellazioni raffigurano animali): ciascuna
costellazione veniva spiegata e descritta con
racconti di tipo mitologico. Nel corso dei
secoli, visto che non esistevano forme e
confini certi, i cartografi del cielo furono liberi
di modificare le costellazioni esistenti e di
introdurne di nuove.
 Questa situazione mutevole e confusa terminò
nel 1930, anno in cui l'International
Astronomical Union stabilì una volta per tutte i
confini esatti delle costellazioni, che furono (e
sono) ottantotto. Non c'è una ragione
particolare per cui le costellazioni debbano
essere proprio ottantotto o debbano avere la
forma loro attribuita: infatti le stelle di una
medesima costellazione non hanno, in
genere, alcun legame tra di loro, ma noi le
vediamo vicine solo per effetto della
prospettiva. Le forme e i nomi delle
costellazioni sono dunque frutto della storia e
della fantasia dell'uomo.
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Lo zodiaco di Dendera
Kudurrus babilonesi
Mulapin
Sigilli iraniani
con
figure
astronomiche
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In questa costellazione coincideva
l’Equinozio di Primavera nel II e I
millennio a.C. Nell’Ariete gli Egizi
vedevano il dio solare Ra. Nel mito
Greco invece rappresentava
l’animale cui il dio Ermes affidò i due
figli del re di Tessaglia, Elle e Frisso,
affinché fossero condotti nella
Colchide, lontano dalla malvagità
della loro matrigna. Durante il
viaggio Elle cadde sulla Terra
in quella zona che è oggi
denominata Ellesponto (lo
stretto dei Dardanelli).
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Frisso invece, una volta giunto a
destinazione, sacrificò l’ariete agli dei
conservandone poi la pelle (il vello
d’oro) fino a che non fu conquistata
da Giasone. I Cinesi lo chiamavano il
Cane e faceva parte di una figura
che includeva il Toro e i Gemelli.
Per i Sumeri il Toro era il “Toro del Cielo” e
indicava l’equinozio di primavera (dalla metà
del V alla fine del II millennio a.C.) e l’inizio del
nuovo anno, la sua testa erano le Iadi
compresa Aldebaran. La nostra costellazione
del Toro mostra solamente la parte anteriore
dell’animale, mentre in Mesopotamia la
posizione era diversa, con le Pleiadi a formare
il corno superiore e la catena di stelle di pi Ori
il corno inferiore.
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Le Iadi e delle Pleiadi
rappresentavano le ninfe che
allevarono il dio Dioniso e le sette
figlie di Atlante. Per la mitologia
Greca "Tauros" era Zeus nelle
sembianze del toro bianco che
rapì Europa, la giovane Io,
tramutata anch’essa in toro da
Zeus affinché la sua consorte Era
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sacro Apis, mentre gli Arabi
vedevano nella stella Aldebaran
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Secondo i Greci la costellazione dei
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Polluce (corrispondenti alle omonime
stelle principali), i due gemelli simboli
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impersonavano i figli di Zeus, detti
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Sparta: Leda.
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li ebbe invece da due padri diversi,
uno divino e l’altro mortale, quindi
fratelli ma non gemelli. Erano
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associandoli ai leggendari fondatori
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costellazione era considerata
importante in epoca romana perché in
questa cadeva il Solstizio Estivo.
Poseidone ne fece altresì i protettori
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ai Fuochi di Sant’Elmo.
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Come per il Capricorno, nel
Cancro cadeva il Solstizio d’Estate
nel II e I millennio a.C. e ancora
oggi i Tropici portano i loro nomi.
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contro l’Idra, dovette anche
schiacciare un granchio inviato
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nell’impresa avendo scoperto che
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Il Leone indicava il solstizio estivo dal IV
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chiamata Sharru (il re) dai Babilonesi.
Furono molte le divinità femminili
associate a quest’animale: per i Sumeri
era la dea Ereshkigal, o la dea Innana,
associata al leone alato; per gli Egiziani
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Horus era rappresentata con la testa di
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leone, Tefnut con la testa o di mucca o
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In Tibet adoravano Tara la dea
leonessa Tibetana, mentre in Africa
Nyavirezi aveva sembianze di leone;
Chiu-Shou era invece una divinità
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che assumeva fattezze umane. Per i
Greci era il leone di Nemea, ucciso e
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fatiche.
La Vergine è una delle costellazioni più antiche e sin dalle prime
descrizioni simboleggiava una dea o la madre di un dio. Il Solstizio
Estivo è giaciuto entro i suoi confini per ben tre millenni prima che
questo entrasse nel Leone a causa delle sue grandi dimensioni:
dagli inizi dell’VIII agli inizi del V millennio a.C. Per le antiche
credenze Indiane era Kanya, madre di Krishna, mentre per i
Babilonesi era Ishtar, per gli Egizi Isis o Iside e in Sassonia Eostre.
Per i Greci era associata al mito della Gran Madre raffigurante
Demetra o Cerere, mito giunto anche ai Romani, oppure Astrea,
figlia di Giove e di Temi. Nell’era medievale è stato poi
identificata dai Cristiani con la Vergine Maria. Nella maggior
parte dei casi rappresenta la dea della fecondità ed è raffigurata
con un mazzo di spighe in corrispondenza della stella principale:
Spica. Questo perché il levare del Sole in congiunzione con la
stella corrispose al periodo della mietitura.
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Al tempo dei Greci e Arabi una parte
della Bilancia costituiva la costellazione
dello Scorpione. In realtà l’Equinozio
d’Autunno ha coinciso con l’attuale
regione della Bilancia dal 2270 a.C.
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della Precessione, si è spostato ad
Ovest, nella Vergine. Tuttavia, questa
regione di cielo era probabilmente già
importante in epoche molto remote
perché nel IX - VIII millennio a.C.
cadeva qui il Solstizio d’Estate, ma le
mitologie di origini così remote sono
andate perdute.
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La Bilancia è l’unica costellazione dello
zodiaco che non è raffigurata da un
essere vivente. Sembra sia di epoca
recente e probabilmente fu creata
durante la dominazione Romana in
Egitto in onore di Giulio Cesare (100-44
a.C.). Visto che l’Equinozio d’Autunno
(in base al criterio astrologico) coincide
con questo segno ed essendo a
conoscenza che nell’Equinozio la
durata del giorno è uguale a quella
della notte, i Romani misero una
bilancia tra le costellazioni a
rappresentare l’equità.
Nel III millennio a.C. cadeva in questa
costellazione l’Equinozio d’Autunno. All’inizio
era più grande nel cielo. Comprendeva gran
parte dell’attuale Bilancia dove si
estendevano le chele dell’animale, o meglio
le stelle che le rappresentano. Questa
separazione risale a circa 2000 anni a.C. ed è
rimasta anche ai giorni nostri, anche se una
teoria accreditata attribuisce all’epoca
romana la nascita della Bilancia “moderna”.
Nel mito Egizio rappresentava lo scorpione
che punse il figlio del dio Osiride, Horus,
mentre i Greci lo immaginavano come
l’animale che Era inviò contro Orione per
punirlo della sua vanità. Altre versioni della
mitologia Greca raccontano che fu Apollo
a inviarlo, così gli dei li posero in diverse e
opposte zone della volta celeste. Nel
racconto mitologico le frecce scagliate da
Orione rimbalzavano sulla corazza
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aiuto. È per questo che il Sagittario è
rappresentato mentre scaglia una freccia
verso la stella Antares che si trova nel centro
dello Scorpione.
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Per i Greci era il Serpentario, un’unica
costellazione che comprendeva quelle
attuali di Ofiuco e quelle adiacenti
dette Testa e Coda del Serpente.
Rappresentava il dio Esculapio, fratello
di Apollo e dio della medicina che, per
la leggenda, prima di diventare divino
era un medico in grado di resuscitare i
morti. Ancora oggi è rappresentato
mentre sorregge il Serpente, simbolo
della medicina, considerato tale nella
cultura occidentale perché il suo
cambiar pelle ogni anno equivale al
rinnovamento e alla guarigione.
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Ofiuco, il portatore di serpenti, è una
costellazione zodiacale molto antica
nonostante oggi sia pressoché
sconosciuta. In questa cadeva
l’Equinozio d’Autunno dagli inizi del V
alla fine del III millennio a.C.
È tra le costellazioni più ampie ed è
l’unica che s’interpone a un’altra
tagliandola a metà (il Serpente), ma
sia nelle rappresentazioni sia nelle
svariate mitologie compongono un
unico soggetto.
L’origine del Sagittario risale probabilmente
all’antica Babilonia o presso gli Assiri ed era
ben nota al tempo dei Greci. Dalla metà del
VII agli inizi del V millennio a.C. cadeva in
questa zona l’Equinozio d’Autunno e in quel
periodo di grande sviluppo agricolo si
presume rappresentasse la minaccia dei
pastori nomadi armati e a cavallo. Da qui
forse nacque il mito del sagittario, essere
selvaggio e immortale dall’aspetto per metà
uomo e metà cavallo che per gli Assiri
eccelleva nell’arte della guerra. Per i Greci
eccelleva in tutte le arti, tanto che insegnò
ad Esculapio, figlio del dio Apollo, quella
della medicina. Fu anche il tutore di Achille,
l’eroe di Troia, oltre che di Giasone e di
Ercole. Proprio quest’ultimo ne decretò la
morte ferendolo per errore con una freccia
durante lo scontro con l’Hydra. Chirone,
gravemente ferito, supplicò allora Zeus
affinché lo liberasse dalle sofferenze
togliendogli il dono dell’immortalità. Il dio
accolse le sue richieste portandolo poi
eternamente in cielo a ricordo della sua
saggezza.
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Il Capricorno fu associato con l’acqua a causa della
coincidenza in questa costellazione con il Solstizio
Invernale dal II al I millennio a.C. e, come per il Cancro,
ancora oggi i Tropici Sud e Nord portano i nomi di queste
due costellazioni. Per tale motivo si trova confinante con
altre costellazioni legate all’elemento acqua (Acquario,
Pesci, Balena e Pesce Australe) ed è rappresentato
come capra con la coda di pesce, infatti, per i popoli
della Cina, della Mesopotamia e dell’Egitto questa
costellazione era associata alla stagione delle piogge e
gli Aztechi la descrivevano come un Narvalo. Per i Greci il
Capricorno rappresentava Amaltea, nome di una ninfa
(o di una capra) che allattò Zeus fanciullo con latte
caprino quando la madre Rea lo sottrasse a Crono che
lo voleva divorare. Per i Romani rappresentava il dio Pan,
figlio di Ermes e della ninfa Penelope. Per i Greci Pan era
invece il dio delle montagne, dei campi, dei greggi e
simbolo della vita agreste, nonché della fertilità per il suo
vivere libero da freni morali. Il culto di Pan fu assorbito dai
Romani che e associato al Capricorno per le sue
sembianze caprine.
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L’Acquario rappresentava per i Greci
Ganimede, un principe Troiano figlio di
Troo e di Calliroe che Zeus rapì e portò
sull’Olimpo per assegnargli il compito di
somministrare le bevande agli dei. Altre
leggende lo descrivevano come Zeus
stesso mentre versa l’acqua vitale sulla
Terra, dai cui rivoli nascerà il fiume
celeste Eridano. Per tutte le culture
antiche l’Acquario simboleggiava
comunque l’acqua o la pioggia a
causa dell’entrata del Sole in questa
porzione di cielo nella stagione piovosa
perché coincideva con il Solstizio
Invernale fino alla fine del III millennio
a.C.
I Babilonesi consideravano l’intera
zona astrale come un "Mare" popolato
di creature marine quali la Balena, i
Pesci, il Capricorno, il Delfino e
l’Acquario che era per loro la parte di
cielo dominante. Nei geroglifici egizi si
rappresentava l’Acquario con lo stesso
simbolo dell’acqua.
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La costellazione dei Pesci è molto
antica. Il Solstizio d’Inverno coincideva
in questa zona di cielo dalla metà del
VII a tutto il V millennio a.C. e per
questo la costellazione è associata
all’acqua essendo di tradizione antica
corrispondente alla stagione delle
piogge.
Nella tradizionale mitologia greco-
romana i Pesci incarnavano Venere e
Cupido (suo fratello) che, per sfuggire
al mostro Tifone, si gettarono
nell’Eufrate e divennero pesci. Per altre
versioni sono i due pesci che salvarono
la dea Afrodite dall’annegamento, la
quale per premiarli li pose in cielo a
ricordo della loro impresa; oppure
Afrodite ed Eros trasformati in pesci
nelle acque in cui si gettarono per
sfuggire ancora al mostro Tifone.
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Le costellazioni

  • 1.
  • 2. "L'astronomia è quasi certamente la più antica delle scienze e ha contribuito più di ogni altra all'evoluzione del pensiero. Nata dalle necessità della vita quotidiana (misura del tempo, agricoltura, navigazione, ecc.) e dall'interesse dell'uomo per i grandi fenomeni della natura, è rimasta strettamente associata alla stessa vita umana in un connubio indissolubile." www.astronomiavallidelnoce.it
  • 3. Lo spettacolo dell’universo si trasfigura davanti alla nostra mente colma di stupore. Non sono più blocchi di materia, inerti ed errabondi nell’eterna notte silente, che Urania ci addita nel fondo dei cieli: è la vita, la vita immensa, universale, eterna, che si dispiega in flussi armoniosi fino agli orizzonti inaccessibili dell’infinito in perpetua fuga! Quale meravigliosa fuga! Quale meravigliosa impresa! Quali splendori da contemplare! Quali vastità da percorrere! È una sterminata galleria di immagini, frutto delle nobili e pacifiche conquiste dell’ingegno umano; conquiste sublimi, che non sono costate né sangue né lacrime, che ci fanno vivere nella conoscenza del Vero e nella contemplazione del Bello! Camille Flammarion, Astronomia popolare, 1925 www.astronomiavallidelnoce.it
  • 4. frammento d’osso (30.000 a.C.) rinvenuto in Dordogna, in una grotta di Les Eyzies Venere di Laussel o “dea del corno” 25.000 a.C. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 5. Il termine "costellazione" deriva dal latino constellatio (da cum + stellatus) e si può definire come una porzione della volta celeste che raggruppa un certo numero di stelle. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 6.  La tradizione di suddividere il cielo in costellazioni è antichissima. I Greci disegnarono quarantotto costellazioni, tredici delle quali venivano attraversate dal Sole nel corso dell'anno (si tratta dello zodiaco, così chiamato perché gran parte di queste costellazioni raffigurano animali): ciascuna costellazione veniva spiegata e descritta con racconti di tipo mitologico. Nel corso dei secoli, visto che non esistevano forme e confini certi, i cartografi del cielo furono liberi di modificare le costellazioni esistenti e di introdurne di nuove.  Questa situazione mutevole e confusa terminò nel 1930, anno in cui l'International Astronomical Union stabilì una volta per tutte i confini esatti delle costellazioni, che furono (e sono) ottantotto. Non c'è una ragione particolare per cui le costellazioni debbano essere proprio ottantotto o debbano avere la forma loro attribuita: infatti le stelle di una medesima costellazione non hanno, in genere, alcun legame tra di loro, ma noi le vediamo vicine solo per effetto della prospettiva. Le forme e i nomi delle costellazioni sono dunque frutto della storia e della fantasia dell'uomo. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 7. Lo zodiaco di Dendera Kudurrus babilonesi Mulapin Sigilli iraniani con figure astronomiche www.astronomiavallidelnoce.it
  • 9. In questa costellazione coincideva l’Equinozio di Primavera nel II e I millennio a.C. Nell’Ariete gli Egizi vedevano il dio solare Ra. Nel mito Greco invece rappresentava l’animale cui il dio Ermes affidò i due figli del re di Tessaglia, Elle e Frisso, affinché fossero condotti nella Colchide, lontano dalla malvagità della loro matrigna. Durante il viaggio Elle cadde sulla Terra in quella zona che è oggi denominata Ellesponto (lo stretto dei Dardanelli). www.astronomiavallidelnoce.it Frisso invece, una volta giunto a destinazione, sacrificò l’ariete agli dei conservandone poi la pelle (il vello d’oro) fino a che non fu conquistata da Giasone. I Cinesi lo chiamavano il Cane e faceva parte di una figura che includeva il Toro e i Gemelli.
  • 10. Per i Sumeri il Toro era il “Toro del Cielo” e indicava l’equinozio di primavera (dalla metà del V alla fine del II millennio a.C.) e l’inizio del nuovo anno, la sua testa erano le Iadi compresa Aldebaran. La nostra costellazione del Toro mostra solamente la parte anteriore dell’animale, mentre in Mesopotamia la posizione era diversa, con le Pleiadi a formare il corno superiore e la catena di stelle di pi Ori il corno inferiore. www.astronomiavallidelnoce.it Le Iadi e delle Pleiadi rappresentavano le ninfe che allevarono il dio Dioniso e le sette figlie di Atlante. Per la mitologia Greca "Tauros" era Zeus nelle sembianze del toro bianco che rapì Europa, la giovane Io, tramutata anch’essa in toro da Zeus affinché la sua consorte Era non scoprisse la relazione con la fanciulla. Rappresentava anche il Minotauro del mito di Teseo e Arianna e per gli Egizi era il bue sacro Apis, mentre gli Arabi vedevano nella stella Aldebaran l’occhio del toro.
  • 11. Secondo i Greci la costellazione dei Gemelli rappresentava Castore e Polluce (corrispondenti alle omonime stelle principali), i due gemelli simboli della guerra e della pace che impersonavano i figli di Zeus, detti Dioscuri, nati da una relazione adulterina del dio con la regina di Sparta: Leda. Secondo una versione differente Leda li ebbe invece da due padri diversi, uno divino e l’altro mortale, quindi fratelli ma non gemelli. Erano anche i fratelli della famosa Elena di Troia e furono molto amati anche a Roma tanto che i Romani eressero un tempio in loro onore e li assimilarono associandoli ai leggendari fondatori della città: Romolo e Remo e la costellazione era considerata importante in epoca romana perché in questa cadeva il Solstizio Estivo. Poseidone ne fece altresì i protettori dei naviganti e furono associati anche ai Fuochi di Sant’Elmo. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 12. Come per il Capricorno, nel Cancro cadeva il Solstizio d’Estate nel II e I millennio a.C. e ancora oggi i Tropici portano i loro nomi. L’associazione del Cancro con il granchio o con il gambero si deve al moto laterale di questi animali che ricorda il moto del Sole che rallenta ed inverte il suo cammino dopo il Solstizio. Nella mitologia Greca, il Cancro è associato alla leggenda delle mitiche 12 fatiche di Ercole perché in una di queste, la lotta contro l’Idra, dovette anche schiacciare un granchio inviato da Era, regina dell’Olimpo, per disturbarlo e farlo morire nell’impresa avendo scoperto che l’eroe era figlio illegittimo di suo marito Zeus. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 13. Il Leone indicava il solstizio estivo dal IV al II millennio a.C., Regolo era chiamata Sharru (il re) dai Babilonesi. Furono molte le divinità femminili associate a quest’animale: per i Sumeri era la dea Ereshkigal, o la dea Innana, associata al leone alato; per gli Egiziani impersonava il dio Sole Ra od Osiride e anche Hathor, probabile figlia del dio Ra, che era rappresentata con sembianze di leone o di mucca. www.astronomiavallidelnoce.it Horus era rappresentata con la testa di leone e disco solare, Mehit con testa di leone, Tefnut con la testa o di mucca o di leone sovrastata dal disco del Sole. In Tibet adoravano Tara la dea leonessa Tibetana, mentre in Africa Nyavirezi aveva sembianze di leone; Chiu-Shou era invece una divinità Cinese rappresentata come un leone che assumeva fattezze umane. Per i Greci era il leone di Nemea, ucciso e scuoiato da Ercole nelle sue dodici fatiche.
  • 14. La Vergine è una delle costellazioni più antiche e sin dalle prime descrizioni simboleggiava una dea o la madre di un dio. Il Solstizio Estivo è giaciuto entro i suoi confini per ben tre millenni prima che questo entrasse nel Leone a causa delle sue grandi dimensioni: dagli inizi dell’VIII agli inizi del V millennio a.C. Per le antiche credenze Indiane era Kanya, madre di Krishna, mentre per i Babilonesi era Ishtar, per gli Egizi Isis o Iside e in Sassonia Eostre. Per i Greci era associata al mito della Gran Madre raffigurante Demetra o Cerere, mito giunto anche ai Romani, oppure Astrea, figlia di Giove e di Temi. Nell’era medievale è stato poi identificata dai Cristiani con la Vergine Maria. Nella maggior parte dei casi rappresenta la dea della fecondità ed è raffigurata con un mazzo di spighe in corrispondenza della stella principale: Spica. Questo perché il levare del Sole in congiunzione con la stella corrispose al periodo della mietitura. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 15. Al tempo dei Greci e Arabi una parte della Bilancia costituiva la costellazione dello Scorpione. In realtà l’Equinozio d’Autunno ha coinciso con l’attuale regione della Bilancia dal 2270 a.C. fino al 730 a.C. quando, per effetto della Precessione, si è spostato ad Ovest, nella Vergine. Tuttavia, questa regione di cielo era probabilmente già importante in epoche molto remote perché nel IX - VIII millennio a.C. cadeva qui il Solstizio d’Estate, ma le mitologie di origini così remote sono andate perdute. www.astronomiavallidelnoce.it La Bilancia è l’unica costellazione dello zodiaco che non è raffigurata da un essere vivente. Sembra sia di epoca recente e probabilmente fu creata durante la dominazione Romana in Egitto in onore di Giulio Cesare (100-44 a.C.). Visto che l’Equinozio d’Autunno (in base al criterio astrologico) coincide con questo segno ed essendo a conoscenza che nell’Equinozio la durata del giorno è uguale a quella della notte, i Romani misero una bilancia tra le costellazioni a rappresentare l’equità.
  • 16. Nel III millennio a.C. cadeva in questa costellazione l’Equinozio d’Autunno. All’inizio era più grande nel cielo. Comprendeva gran parte dell’attuale Bilancia dove si estendevano le chele dell’animale, o meglio le stelle che le rappresentano. Questa separazione risale a circa 2000 anni a.C. ed è rimasta anche ai giorni nostri, anche se una teoria accreditata attribuisce all’epoca romana la nascita della Bilancia “moderna”. Nel mito Egizio rappresentava lo scorpione che punse il figlio del dio Osiride, Horus, mentre i Greci lo immaginavano come l’animale che Era inviò contro Orione per punirlo della sua vanità. Altre versioni della mitologia Greca raccontano che fu Apollo a inviarlo, così gli dei li posero in diverse e opposte zone della volta celeste. Nel racconto mitologico le frecce scagliate da Orione rimbalzavano sulla corazza dell’animale e un sagittario accorse in suo aiuto. È per questo che il Sagittario è rappresentato mentre scaglia una freccia verso la stella Antares che si trova nel centro dello Scorpione. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 17. Per i Greci era il Serpentario, un’unica costellazione che comprendeva quelle attuali di Ofiuco e quelle adiacenti dette Testa e Coda del Serpente. Rappresentava il dio Esculapio, fratello di Apollo e dio della medicina che, per la leggenda, prima di diventare divino era un medico in grado di resuscitare i morti. Ancora oggi è rappresentato mentre sorregge il Serpente, simbolo della medicina, considerato tale nella cultura occidentale perché il suo cambiar pelle ogni anno equivale al rinnovamento e alla guarigione. www.astronomiavallidelnoce.it Ofiuco, il portatore di serpenti, è una costellazione zodiacale molto antica nonostante oggi sia pressoché sconosciuta. In questa cadeva l’Equinozio d’Autunno dagli inizi del V alla fine del III millennio a.C. È tra le costellazioni più ampie ed è l’unica che s’interpone a un’altra tagliandola a metà (il Serpente), ma sia nelle rappresentazioni sia nelle svariate mitologie compongono un unico soggetto.
  • 18. L’origine del Sagittario risale probabilmente all’antica Babilonia o presso gli Assiri ed era ben nota al tempo dei Greci. Dalla metà del VII agli inizi del V millennio a.C. cadeva in questa zona l’Equinozio d’Autunno e in quel periodo di grande sviluppo agricolo si presume rappresentasse la minaccia dei pastori nomadi armati e a cavallo. Da qui forse nacque il mito del sagittario, essere selvaggio e immortale dall’aspetto per metà uomo e metà cavallo che per gli Assiri eccelleva nell’arte della guerra. Per i Greci eccelleva in tutte le arti, tanto che insegnò ad Esculapio, figlio del dio Apollo, quella della medicina. Fu anche il tutore di Achille, l’eroe di Troia, oltre che di Giasone e di Ercole. Proprio quest’ultimo ne decretò la morte ferendolo per errore con una freccia durante lo scontro con l’Hydra. Chirone, gravemente ferito, supplicò allora Zeus affinché lo liberasse dalle sofferenze togliendogli il dono dell’immortalità. Il dio accolse le sue richieste portandolo poi eternamente in cielo a ricordo della sua saggezza. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 19. Il Capricorno fu associato con l’acqua a causa della coincidenza in questa costellazione con il Solstizio Invernale dal II al I millennio a.C. e, come per il Cancro, ancora oggi i Tropici Sud e Nord portano i nomi di queste due costellazioni. Per tale motivo si trova confinante con altre costellazioni legate all’elemento acqua (Acquario, Pesci, Balena e Pesce Australe) ed è rappresentato come capra con la coda di pesce, infatti, per i popoli della Cina, della Mesopotamia e dell’Egitto questa costellazione era associata alla stagione delle piogge e gli Aztechi la descrivevano come un Narvalo. Per i Greci il Capricorno rappresentava Amaltea, nome di una ninfa (o di una capra) che allattò Zeus fanciullo con latte caprino quando la madre Rea lo sottrasse a Crono che lo voleva divorare. Per i Romani rappresentava il dio Pan, figlio di Ermes e della ninfa Penelope. Per i Greci Pan era invece il dio delle montagne, dei campi, dei greggi e simbolo della vita agreste, nonché della fertilità per il suo vivere libero da freni morali. Il culto di Pan fu assorbito dai Romani che e associato al Capricorno per le sue sembianze caprine. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 20. L’Acquario rappresentava per i Greci Ganimede, un principe Troiano figlio di Troo e di Calliroe che Zeus rapì e portò sull’Olimpo per assegnargli il compito di somministrare le bevande agli dei. Altre leggende lo descrivevano come Zeus stesso mentre versa l’acqua vitale sulla Terra, dai cui rivoli nascerà il fiume celeste Eridano. Per tutte le culture antiche l’Acquario simboleggiava comunque l’acqua o la pioggia a causa dell’entrata del Sole in questa porzione di cielo nella stagione piovosa perché coincideva con il Solstizio Invernale fino alla fine del III millennio a.C. I Babilonesi consideravano l’intera zona astrale come un "Mare" popolato di creature marine quali la Balena, i Pesci, il Capricorno, il Delfino e l’Acquario che era per loro la parte di cielo dominante. Nei geroglifici egizi si rappresentava l’Acquario con lo stesso simbolo dell’acqua. www.astronomiavallidelnoce.it
  • 21. La costellazione dei Pesci è molto antica. Il Solstizio d’Inverno coincideva in questa zona di cielo dalla metà del VII a tutto il V millennio a.C. e per questo la costellazione è associata all’acqua essendo di tradizione antica corrispondente alla stagione delle piogge. Nella tradizionale mitologia greco- romana i Pesci incarnavano Venere e Cupido (suo fratello) che, per sfuggire al mostro Tifone, si gettarono nell’Eufrate e divennero pesci. Per altre versioni sono i due pesci che salvarono la dea Afrodite dall’annegamento, la quale per premiarli li pose in cielo a ricordo della loro impresa; oppure Afrodite ed Eros trasformati in pesci nelle acque in cui si gettarono per sfuggire ancora al mostro Tifone. www.astronomiavallidelnoce.it