From the historic background to the etruscan architecture and art, The origin according to the History.The Etruscan Temple : Common and different features compared with the greek temple . The witnesses of Vitruvio The use of Arch .How they built their necropolis , different tipes of tombs
From the historic background to the etruscan architecture and art, The origin according to the History.The Etruscan Temple : Common and different features compared with the greek temple . The witnesses of Vitruvio The use of Arch .How they built their necropolis , different tipes of tombs
presentazione della mia regione e della mia città, delle loro attrattive turistiche e le loro tradizioni.
Alla presentazione sono seguiti video della taranta e esercizi di comprensione a completamento e domande aperte/di opinione personale.
E' stata anche usata come base per introdurre, nella lezione successiva, alle problematiche del Sud Italia e al divario Nord-Sud tramite brainstorming, letture e canzoni come Vieni a ballare in Puglia di Caparezza
Galassie, sfera celeste, costellazioni, luce, spettroscopia e leggi del corpo...Roberto Gregoratti
Powerpoint su sfera celeste sistema solare, galassie, costellazioni, luce, spettri, coordinate astronomiche, spettroscopia, spettri e leggi del corpo nero
presentazione della mia regione e della mia città, delle loro attrattive turistiche e le loro tradizioni.
Alla presentazione sono seguiti video della taranta e esercizi di comprensione a completamento e domande aperte/di opinione personale.
E' stata anche usata come base per introdurre, nella lezione successiva, alle problematiche del Sud Italia e al divario Nord-Sud tramite brainstorming, letture e canzoni come Vieni a ballare in Puglia di Caparezza
Galassie, sfera celeste, costellazioni, luce, spettroscopia e leggi del corpo...Roberto Gregoratti
Powerpoint su sfera celeste sistema solare, galassie, costellazioni, luce, spettri, coordinate astronomiche, spettroscopia, spettri e leggi del corpo nero
Tratto dal Libro: R. Villano “La cruna dell’ago: meridiani farmaceutici tra etica laica e morale cattolica”; vincitore LXV edizione Premio nazionale Stramezzi dell’A.S.A.S.-Mi.B.A.C., conferito in quanto contributo per assunzione di “consapevolezza di elevata cultura di vita per portare avanti con coraggio una professione tesa ai più alti valori umani e cristiani” (Roma 2007); patrocinato da: Accademia Storia Arte Sanitaria e Chiron Foundation. Dalla presentazione: “L’opera viene a riempire un vuoto nella trattazione italiana in un campo sempre più seguito e, senza dubbio, di grandi prospettive. L’Autore, già foriero di contributi originali, fornisce ora in questo suo volume agli studiosi di scienze farmaceutiche e farmacologia una serie di preziose informazioni e riflessioni. È, perciò, altamente meritoria quest’opera di sviscerare per un folto stuolo di lettori e studiosi della materia i diversi problemi del farmaco e, nello stesso tempo, evidenziare le difficoltà della promozione scientifica per un pubblico già maturo e temprato dalla situazione particolarmente grave, specie per quanto riguarda gli aspetti terapeutici. Questo tema è inquadrato nella giusta fisionomia ed è pieno di prospettive. I capitoli del libro sono pieni di filosofia e la notevole cultura ed umanità dell’Autore emergono qua e là con citazioni classiche mentre la Sua profonda conoscenza dell’argomento gli permette di passare con la stessa proprietà di linguaggio dalla etiopatogenesi alla sociologia. L’auspicio dello Scienziato Tarro è che quest’ottimo libro non solo rechi ausilio all’analisi ed allo studio della farmacogenesi ma favorisca anche la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, troppo spesso ignara e indifesa di fronte ai problemi della salute. Il Presidente dei Farmacisti italiani Leopardi, dal canto suo, attraversando metaforicamente l’opera, vi trova riflessioni, considerazioni e materiali che illuminano di senso e prospettive altre e alte la professione farmaceutica. Che, una volta di più, è riconoscente all’Autore per il Suo sforzo continuo e concreto finalizzato ad accrescerne contenuti e profondità, in una visione che - correttamente - si preoccupa di andare ben oltre quegli aspetti commerciali purtroppo più immediatamente e banalmente percepibili”. Secondo S.E.R. Card. Cardinale Fiorenzo ANGELINI, Presidente Emerito della Pontificia Pastorale degli Operatori Sanitari della Santa Sede “(…) nell’opera l’autore dà prova di voler portare avanti con coraggio l’azione cristiana o di sostanziale apostolato laico. Si apprezza nel libro una visione della humanitas che, mentre è sensibile alle istanze di una società in continua e vorticosa trasformazione, sa fare nel contempo tesoro del patrimonio ereditato dal passato. (…)”. Ed. Effegibi, pag. 365, lug 2007; 2^ ediz. Chiron ISBN 978-88-904235-09, LCC BJ 1725, CDD 177 VIL cru 2008, pp. 393, set2008; 3^ ediz. con presentazione del MD, PhD Giulio Tarro (Chiron, Ed. MBE, ISBN, pp. 398, giu 2009
L'Egitto conobbe uno sviluppo culturale molto più lineare e continuo rispetto alle altre civiltà mediterranee, svoltosi senza rotture nette o bruschi mutamenti dalla fine del IV millennio a.C. al I secolo a.C. Quando, a partire dall’XI secolo a.C., diverse potenze straniere si avvicendarono nel controllo della regione, gli apporti delle culture esterne vennero assorbiti in misura ridotta e rielaborati senza tradire i caratteri fondamentali della civiltà egizia. L'arte in ogni sua espressione era principalmente al servizio del faraone, considerato un dio in terra, o destinata alla decorazione di edifici pubblici e religiosi. Fin dalle epoche più remote, la fede in una vita dopo la morte portò a seppellire i defunti con un corredo di beni materiali che assicurasse loro ogni agio anche nell'aldilà. I cicli naturali – le piene annuali del Nilo, il susseguirsi delle stagioni, l’alternarsi del giorno e della notte – venivano considerati espressione del volere degli dei (vedi Mitologia egizia); nel pensiero, nella morale e nella cultura era profondamente radicato un profondo rispetto per l'ordine e l'equilibrio. I cambiamenti e le innovazioni non erano incoraggiati; perciò anche lo stile e le convenzioni figurative dell'arte egizia, stabiliti agli albori di questa civiltà, rimasero pressoché inalterati per oltre tre millenni.
Il Nilo, questo imponente fiume di 6671 km, che nasce nei luoghi centro-orientali dell’Africa (Sudan.Il Nilo ha anche due grandi affluenti: Nilo Bianco e Nilo Azzurro, che s'incontrano e si fondono vicino alla capitale sudanese Khartoum. Le sue piene sono abbastanza regolari: iniziano a giugno e arrivano alla portata massima alla fine di settembre, dopodiché regrediscono fino al successivo giugno (gli egizi si erano dati solo tre stagioni divise in quattro mesi ciascuna: estate, autunno e inverno. Tutte le tombe dell’antico Egitto sono state costruite a ovest del Nilo, poiché gli Egiziani credevano che, al fine di entrare nell'oltretomba, bisognasse essere sepolti sul lato che simboleggiava la morte.
La prima rivista al mondo che tratta tematiche inerenti al turismo ed alla astronomia. Vi presentiamo in versione Beta il primo numero di Settembre 2014. Per maggiori info scrivete a info@turismoastronomicoitalia.com
Sulle Orme di Jansky è una presentazione che ha lo scopo di presentare la possibilità di fare radioastronomia a livello amatoriale. È rivolta in particolar modo ai radioamatori, ma non solo. "Dopo una breve panoramica sulla radioastronomia in generale, l’attenzione verrà posta sui principali fenomeni osservabili in campo radio. In particolare verranno illustrati esperimenti dai più semplici ai più complessi, sia alla portata del semplice appassionato sia a quelli che necessitano lavori in team. Tra i vari progetti si parlerà di radiometeore, pulsar, idrogeno galattico, etc. Gli esperimenti riguarderanno fenomeni astronomici che coprono un po’ tutte le bande dello spettro radio, come, ad esempio, VLF, HF, VHF, SHF."
2. "L'astronomia è quasi certamente la più antica delle scienze e ha
contribuito più di ogni altra all'evoluzione del pensiero. Nata dalle
necessità della vita quotidiana (misura del tempo, agricoltura,
navigazione, ecc.) e dall'interesse dell'uomo per i grandi fenomeni della
natura, è rimasta strettamente associata alla stessa vita umana in un
connubio indissolubile."
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3. Lo spettacolo dell’universo
si trasfigura davanti alla nostra mente
colma di stupore.
Non sono più blocchi di materia,
inerti ed errabondi
nell’eterna notte silente,
che Urania ci addita nel fondo dei cieli:
è la vita, la vita immensa,
universale, eterna,
che si dispiega in flussi armoniosi
fino agli orizzonti inaccessibili
dell’infinito in perpetua fuga!
Quale meravigliosa fuga!
Quale meravigliosa impresa!
Quali splendori da contemplare!
Quali vastità da percorrere!
È una sterminata galleria di immagini,
frutto delle nobili e pacifiche conquiste
dell’ingegno umano; conquiste sublimi,
che non sono costate né sangue né lacrime,
che ci fanno vivere
nella conoscenza del Vero
e nella contemplazione del Bello!
Camille Flammarion,
Astronomia popolare, 1925
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4. frammento d’osso (30.000
a.C.) rinvenuto in Dordogna,
in una grotta di Les Eyzies
Venere di Laussel o
“dea del corno” 25.000
a.C.
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5. Il termine
"costellazione" deriva
dal latino
constellatio (da cum
+ stellatus) e si può
definire come una
porzione della volta
celeste che
raggruppa un certo
numero di stelle.
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6. La tradizione di suddividere il cielo in
costellazioni è antichissima. I Greci
disegnarono quarantotto costellazioni, tredici
delle quali venivano attraversate dal Sole nel
corso dell'anno (si tratta dello zodiaco, così
chiamato perché gran parte di queste
costellazioni raffigurano animali): ciascuna
costellazione veniva spiegata e descritta con
racconti di tipo mitologico. Nel corso dei
secoli, visto che non esistevano forme e
confini certi, i cartografi del cielo furono liberi
di modificare le costellazioni esistenti e di
introdurne di nuove.
Questa situazione mutevole e confusa terminò
nel 1930, anno in cui l'International
Astronomical Union stabilì una volta per tutte i
confini esatti delle costellazioni, che furono (e
sono) ottantotto. Non c'è una ragione
particolare per cui le costellazioni debbano
essere proprio ottantotto o debbano avere la
forma loro attribuita: infatti le stelle di una
medesima costellazione non hanno, in
genere, alcun legame tra di loro, ma noi le
vediamo vicine solo per effetto della
prospettiva. Le forme e i nomi delle
costellazioni sono dunque frutto della storia e
della fantasia dell'uomo.
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7. Lo zodiaco di Dendera
Kudurrus babilonesi
Mulapin
Sigilli iraniani
con
figure
astronomiche
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9. In questa costellazione coincideva
l’Equinozio di Primavera nel II e I
millennio a.C. Nell’Ariete gli Egizi
vedevano il dio solare Ra. Nel mito
Greco invece rappresentava
l’animale cui il dio Ermes affidò i due
figli del re di Tessaglia, Elle e Frisso,
affinché fossero condotti nella
Colchide, lontano dalla malvagità
della loro matrigna. Durante il
viaggio Elle cadde sulla Terra
in quella zona che è oggi
denominata Ellesponto (lo
stretto dei Dardanelli).
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Frisso invece, una volta giunto a
destinazione, sacrificò l’ariete agli dei
conservandone poi la pelle (il vello
d’oro) fino a che non fu conquistata
da Giasone. I Cinesi lo chiamavano il
Cane e faceva parte di una figura
che includeva il Toro e i Gemelli.
10. Per i Sumeri il Toro era il “Toro del Cielo” e
indicava l’equinozio di primavera (dalla metà
del V alla fine del II millennio a.C.) e l’inizio del
nuovo anno, la sua testa erano le Iadi
compresa Aldebaran. La nostra costellazione
del Toro mostra solamente la parte anteriore
dell’animale, mentre in Mesopotamia la
posizione era diversa, con le Pleiadi a formare
il corno superiore e la catena di stelle di pi Ori
il corno inferiore.
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Le Iadi e delle Pleiadi
rappresentavano le ninfe che
allevarono il dio Dioniso e le sette
figlie di Atlante. Per la mitologia
Greca "Tauros" era Zeus nelle
sembianze del toro bianco che
rapì Europa, la giovane Io,
tramutata anch’essa in toro da
Zeus affinché la sua consorte Era
non scoprisse la relazione con la
fanciulla. Rappresentava anche il
Minotauro del mito di Teseo e
Arianna e per gli Egizi era il bue
sacro Apis, mentre gli Arabi
vedevano nella stella Aldebaran
l’occhio del toro.
11. Secondo i Greci la costellazione dei
Gemelli rappresentava Castore e
Polluce (corrispondenti alle omonime
stelle principali), i due gemelli simboli
della guerra e della pace che
impersonavano i figli di Zeus, detti
Dioscuri, nati da una relazione
adulterina del dio con la regina di
Sparta: Leda.
Secondo una versione differente Leda
li ebbe invece da due padri diversi,
uno divino e l’altro mortale, quindi
fratelli ma non gemelli. Erano
anche i fratelli della famosa Elena di
Troia e furono molto amati anche a
Roma tanto che i Romani eressero un
tempio in loro onore e li assimilarono
associandoli ai leggendari fondatori
della città: Romolo e Remo e la
costellazione era considerata
importante in epoca romana perché in
questa cadeva il Solstizio Estivo.
Poseidone ne fece altresì i protettori
dei naviganti e furono associati anche
ai Fuochi di Sant’Elmo.
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12. Come per il Capricorno, nel
Cancro cadeva il Solstizio d’Estate
nel II e I millennio a.C. e ancora
oggi i Tropici portano i loro nomi.
L’associazione del Cancro con il
granchio o con il gambero si deve
al moto laterale di questi animali
che ricorda il moto del Sole che
rallenta ed inverte il suo cammino
dopo il Solstizio.
Nella mitologia Greca, il Cancro è
associato alla leggenda delle
mitiche 12 fatiche di Ercole
perché in una di queste, la lotta
contro l’Idra, dovette anche
schiacciare un granchio inviato
da Era, regina dell’Olimpo, per
disturbarlo e farlo morire
nell’impresa avendo scoperto che
l’eroe era figlio illegittimo di suo
marito Zeus.
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13. Il Leone indicava il solstizio estivo dal IV
al II millennio a.C., Regolo era
chiamata Sharru (il re) dai Babilonesi.
Furono molte le divinità femminili
associate a quest’animale: per i Sumeri
era la dea Ereshkigal, o la dea Innana,
associata al leone alato; per gli Egiziani
impersonava il dio Sole Ra od Osiride e
anche Hathor, probabile figlia del dio
Ra, che era rappresentata con
sembianze di leone o di mucca.
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Horus era rappresentata con la testa di
leone e disco solare, Mehit con testa di
leone, Tefnut con la testa o di mucca o
di leone sovrastata dal disco del Sole.
In Tibet adoravano Tara la dea
leonessa Tibetana, mentre in Africa
Nyavirezi aveva sembianze di leone;
Chiu-Shou era invece una divinità
Cinese rappresentata come un leone
che assumeva fattezze umane. Per i
Greci era il leone di Nemea, ucciso e
scuoiato da Ercole nelle sue dodici
fatiche.
14. La Vergine è una delle costellazioni più antiche e sin dalle prime
descrizioni simboleggiava una dea o la madre di un dio. Il Solstizio
Estivo è giaciuto entro i suoi confini per ben tre millenni prima che
questo entrasse nel Leone a causa delle sue grandi dimensioni:
dagli inizi dell’VIII agli inizi del V millennio a.C. Per le antiche
credenze Indiane era Kanya, madre di Krishna, mentre per i
Babilonesi era Ishtar, per gli Egizi Isis o Iside e in Sassonia Eostre.
Per i Greci era associata al mito della Gran Madre raffigurante
Demetra o Cerere, mito giunto anche ai Romani, oppure Astrea,
figlia di Giove e di Temi. Nell’era medievale è stato poi
identificata dai Cristiani con la Vergine Maria. Nella maggior
parte dei casi rappresenta la dea della fecondità ed è raffigurata
con un mazzo di spighe in corrispondenza della stella principale:
Spica. Questo perché il levare del Sole in congiunzione con la
stella corrispose al periodo della mietitura.
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15. Al tempo dei Greci e Arabi una parte
della Bilancia costituiva la costellazione
dello Scorpione. In realtà l’Equinozio
d’Autunno ha coinciso con l’attuale
regione della Bilancia dal 2270 a.C.
fino al 730 a.C. quando, per effetto
della Precessione, si è spostato ad
Ovest, nella Vergine. Tuttavia, questa
regione di cielo era probabilmente già
importante in epoche molto remote
perché nel IX - VIII millennio a.C.
cadeva qui il Solstizio d’Estate, ma le
mitologie di origini così remote sono
andate perdute.
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La Bilancia è l’unica costellazione dello
zodiaco che non è raffigurata da un
essere vivente. Sembra sia di epoca
recente e probabilmente fu creata
durante la dominazione Romana in
Egitto in onore di Giulio Cesare (100-44
a.C.). Visto che l’Equinozio d’Autunno
(in base al criterio astrologico) coincide
con questo segno ed essendo a
conoscenza che nell’Equinozio la
durata del giorno è uguale a quella
della notte, i Romani misero una
bilancia tra le costellazioni a
rappresentare l’equità.
16. Nel III millennio a.C. cadeva in questa
costellazione l’Equinozio d’Autunno. All’inizio
era più grande nel cielo. Comprendeva gran
parte dell’attuale Bilancia dove si
estendevano le chele dell’animale, o meglio
le stelle che le rappresentano. Questa
separazione risale a circa 2000 anni a.C. ed è
rimasta anche ai giorni nostri, anche se una
teoria accreditata attribuisce all’epoca
romana la nascita della Bilancia “moderna”.
Nel mito Egizio rappresentava lo scorpione
che punse il figlio del dio Osiride, Horus,
mentre i Greci lo immaginavano come
l’animale che Era inviò contro Orione per
punirlo della sua vanità. Altre versioni della
mitologia Greca raccontano che fu Apollo
a inviarlo, così gli dei li posero in diverse e
opposte zone della volta celeste. Nel
racconto mitologico le frecce scagliate da
Orione rimbalzavano sulla corazza
dell’animale e un sagittario accorse in suo
aiuto. È per questo che il Sagittario è
rappresentato mentre scaglia una freccia
verso la stella Antares che si trova nel centro
dello Scorpione.
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17. Per i Greci era il Serpentario, un’unica
costellazione che comprendeva quelle
attuali di Ofiuco e quelle adiacenti
dette Testa e Coda del Serpente.
Rappresentava il dio Esculapio, fratello
di Apollo e dio della medicina che, per
la leggenda, prima di diventare divino
era un medico in grado di resuscitare i
morti. Ancora oggi è rappresentato
mentre sorregge il Serpente, simbolo
della medicina, considerato tale nella
cultura occidentale perché il suo
cambiar pelle ogni anno equivale al
rinnovamento e alla guarigione.
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Ofiuco, il portatore di serpenti, è una
costellazione zodiacale molto antica
nonostante oggi sia pressoché
sconosciuta. In questa cadeva
l’Equinozio d’Autunno dagli inizi del V
alla fine del III millennio a.C.
È tra le costellazioni più ampie ed è
l’unica che s’interpone a un’altra
tagliandola a metà (il Serpente), ma
sia nelle rappresentazioni sia nelle
svariate mitologie compongono un
unico soggetto.
18. L’origine del Sagittario risale probabilmente
all’antica Babilonia o presso gli Assiri ed era
ben nota al tempo dei Greci. Dalla metà del
VII agli inizi del V millennio a.C. cadeva in
questa zona l’Equinozio d’Autunno e in quel
periodo di grande sviluppo agricolo si
presume rappresentasse la minaccia dei
pastori nomadi armati e a cavallo. Da qui
forse nacque il mito del sagittario, essere
selvaggio e immortale dall’aspetto per metà
uomo e metà cavallo che per gli Assiri
eccelleva nell’arte della guerra. Per i Greci
eccelleva in tutte le arti, tanto che insegnò
ad Esculapio, figlio del dio Apollo, quella
della medicina. Fu anche il tutore di Achille,
l’eroe di Troia, oltre che di Giasone e di
Ercole. Proprio quest’ultimo ne decretò la
morte ferendolo per errore con una freccia
durante lo scontro con l’Hydra. Chirone,
gravemente ferito, supplicò allora Zeus
affinché lo liberasse dalle sofferenze
togliendogli il dono dell’immortalità. Il dio
accolse le sue richieste portandolo poi
eternamente in cielo a ricordo della sua
saggezza.
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19. Il Capricorno fu associato con l’acqua a causa della
coincidenza in questa costellazione con il Solstizio
Invernale dal II al I millennio a.C. e, come per il Cancro,
ancora oggi i Tropici Sud e Nord portano i nomi di queste
due costellazioni. Per tale motivo si trova confinante con
altre costellazioni legate all’elemento acqua (Acquario,
Pesci, Balena e Pesce Australe) ed è rappresentato
come capra con la coda di pesce, infatti, per i popoli
della Cina, della Mesopotamia e dell’Egitto questa
costellazione era associata alla stagione delle piogge e
gli Aztechi la descrivevano come un Narvalo. Per i Greci il
Capricorno rappresentava Amaltea, nome di una ninfa
(o di una capra) che allattò Zeus fanciullo con latte
caprino quando la madre Rea lo sottrasse a Crono che
lo voleva divorare. Per i Romani rappresentava il dio Pan,
figlio di Ermes e della ninfa Penelope. Per i Greci Pan era
invece il dio delle montagne, dei campi, dei greggi e
simbolo della vita agreste, nonché della fertilità per il suo
vivere libero da freni morali. Il culto di Pan fu assorbito dai
Romani che e associato al Capricorno per le sue
sembianze caprine.
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20. L’Acquario rappresentava per i Greci
Ganimede, un principe Troiano figlio di
Troo e di Calliroe che Zeus rapì e portò
sull’Olimpo per assegnargli il compito di
somministrare le bevande agli dei. Altre
leggende lo descrivevano come Zeus
stesso mentre versa l’acqua vitale sulla
Terra, dai cui rivoli nascerà il fiume
celeste Eridano. Per tutte le culture
antiche l’Acquario simboleggiava
comunque l’acqua o la pioggia a
causa dell’entrata del Sole in questa
porzione di cielo nella stagione piovosa
perché coincideva con il Solstizio
Invernale fino alla fine del III millennio
a.C.
I Babilonesi consideravano l’intera
zona astrale come un "Mare" popolato
di creature marine quali la Balena, i
Pesci, il Capricorno, il Delfino e
l’Acquario che era per loro la parte di
cielo dominante. Nei geroglifici egizi si
rappresentava l’Acquario con lo stesso
simbolo dell’acqua.
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21. La costellazione dei Pesci è molto
antica. Il Solstizio d’Inverno coincideva
in questa zona di cielo dalla metà del
VII a tutto il V millennio a.C. e per
questo la costellazione è associata
all’acqua essendo di tradizione antica
corrispondente alla stagione delle
piogge.
Nella tradizionale mitologia greco-
romana i Pesci incarnavano Venere e
Cupido (suo fratello) che, per sfuggire
al mostro Tifone, si gettarono
nell’Eufrate e divennero pesci. Per altre
versioni sono i due pesci che salvarono
la dea Afrodite dall’annegamento, la
quale per premiarli li pose in cielo a
ricordo della loro impresa; oppure
Afrodite ed Eros trasformati in pesci
nelle acque in cui si gettarono per
sfuggire ancora al mostro Tifone.
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