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LA FABBRICA DELL’ODIO
LE LEGGI RAZZIALI E LE IMMAGINI DELLA PROPAGANDA
MATERIALI E ATTIVITA’ DI V. CAPORRELLA (WWW.STORICAMENTE.ORG/INDEX)
SELEZIONE A CURA DELLA PROF.SSA CRISTINA GALIZIA (WWW.ARRINGO.WORDPRESS.COM)
COPERTINA DEL PRIMO NUMERO
DELLA RIVISTA “LA DIFESA DELLA
RAZZA”, ANNO I, N. 1, 5 AGOSTO 1938.
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1. COSA HA SCELTO L'ILLUSTRATORE PER RAPPRESENTARE
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2. QUALE È LA PROPRIETÀ DI TUTTI I VISI RAFFIGURATI?
3. QUALE È SECONDO TE IL MOTIVO PER USARE DELLE
STATUE AL POSTO DI FOTOGRAFIE DI PERSONE REALI?
4. CHE TIPO DI SPADA È QUELLA CHE SEPARA LA “RAZZA
ITALICA” DALLE ALTRE? A CHE PERIODO STORICO FA
RIFERIMENTO?
5. OSSERVA LA MANO CHE IMPUGNA LA SPADA. A CHI PUÒ
APPARTENERE?
6. OSSERVA E COMMENTA SIA LA DISPOSIZIONE SIA LE
DIMENSIONI DEI TRE SOGGETTI.
7. PERCHÉ USARE COME COMMENTO DELL'IMMAGINE
PROPRIO UNA FRASE DI DANTE ALIGHIERI?
Analisi iconografica
L'immagine di copertina del primo numero della “Difesa della razza” divenne il simbolo della
rivista. Un viso raffigurante la presunta “razza italica” viene diviso dalle “razze” ebraica ed
africana.

La scelta di una statua greca (il Doriforo di Policleto) fu influenzata dagli schemi dell'estetica
nazista, ma nell'immaginario del lettore italiano rimanda al mondo classico della Roma antica: il
viso marmoreo si presta a rappresentare la “razza italica”, inserendosi all'interno di una
propaganda ideologica intrapresa dal regime già dal 1935: raffigurare i fascisti come gli eredi
della stirpe romana (“i romani della modernità”, come li ha definiti Emilio Gentile (Gentile 1993,
p. 129 e sgg.) e il fascismo come compimento dell'opera civilizzatrice dell'impero di Roma. Gli
italiani venivano così raffigurati quali depositari delle virtù fisiche e spirituali degli antichi romani.

Tutti i visi hanno caratteri fisionomici fortemente accentuati, in base alla strategia di assegnare
caratteri fisici e dunque biologici ed immutabili agli individui. Il viso semita è una caricatura di
terracotta del III sec. d.C. La scelta di rappresentare i tre visi attraverso tre diversi materiali
aveva l'effetto di suggerire l'irriducibile diversità nella natura dei soggetti (Cassata 2008, p. 343).

L'uso di due statue al posto di fotografie risponde alla volontà sia di indicare una immutabilità
dei caratteri biologici sia di far riferimento ad una tradizione e ad una cultura su cui poggiare e
legittimare la distinzione razziale, dimostrandone anche la presunta continuità storica. […] 

Tra il titolo e l'immagine campeggia una citazione di Dante (che rimarrà una costante della
rivista): il riferimento al padre della lingua italiana, fonte di identificazione nazionale, costituisce
un tassello della collaudata strategia di legittimazione storica del nuovo razzismo fascista
attraverso la strumentalizzazione della tradizione culturale
DA “IL GIORNALISSIMO”, ROMA, 2 OTTOBRE 1938, P. 3, CENTRO FURIO JESI, BOLOGNA, IN L'OFFESA DELLA RAZZA, P. 82.
“IL GIORNALISSIMO” ERA UNA RIVISTA A SFONDO RAZZISTA CHE INIZIÒ LE SUE PUBBLICAZIONI NEL FEBBRAIO DEL 1938.
Nella didascalia si legge: "Questo disegno, ritagliato seguendo la cornice, si presta ad un istruttivo e dilettevole
esperimento. Dietro queste figure si nasconde l'ebreo. Basta piegare il disegno in modo da sovrapporre le
lineette orizzontali della parte inferiore a quelle della parte superiore per avere due tipici esemplari di mezzo-
ebreo, e, piegando ancora il foglio in modo da far combaciare fra loro le lineette verticali, salterà fuori la tipica
faccia del giudeo".
Esamina l’immagine
1. Quale è secondo te la funzione di
assegnare un messaggio razzista ad
un “gioco”?
2. Oltre al compito di diffondere gli
stereotipi iconografici tipici
dell'antisemitismo, quale è il
messaggio che viene più volte
ripetuto nel titolo e nella didascalia?
Analisi iconografica
Il “gioco” ha la funzione di insegnare quelli che, secondo il pregiudizio
antisemita, sarebbero i caratteri fisionomici peculiari dell'ebreo. Tale
stereotipo iconografico era da tempo diffuso nella cultura popolare europea
nonostante non trovasse alcuna corrispondenza con la realtà.

Il “gioco” fornisce una dimensione ludica al comportamento razzista,
affiancando - come viene dichiarato dalla didascalia - il “dilettevole”
all'“istruttivo”. Il foglietto poteva inoltre essere portato con sé e mostrato ad
amici, parenti e conoscenti.

Particolare enfasi viene dedicata all'idea che l'ebreo si nasconda fra la
popolazione. Frasi come “l'ebreo c'è ma non si vede”, “dietro queste figure si
nasconde l'ebreo”, “trovare il giudeo” o “salterà fuori la tipica faccia del
giudeo”, instillano la convinzione di un elemento estraneo alla società che
tenta di confondersi occultando la sua “irriducibile” diversità. Il lettore è
invece invitato a scovarla imparando a distinguere l'”altro da sé”: l'ebreo
additato come il nemico interno.
CALENDARIO DEL 1939, PARLA VIA,
TORINO. COLLEZIONE DORIA, ROMA.
IN L'OFFESA DELLA RAZZA, P. 77.
ESAMINA L’IMMAGINE
1. A QUALE EPOCA E AL QUALE CIVILTÀ
IL CALENDARIO COLLEGA LA “RAZZA
ITALICA”?
2. A QUALE MESSAGGIO CORRISPONDE
LA DISPOSIZIONE DELLE FIGURE?
3. COSA POSSONO SIMBOLEGGIARE I
SINGOLI OGGETTI TENUTI DALLE
PERSONE RAFFIGURATE?
Analisi iconografica
Il calendario rappresenta l'esito dell'ampia operazione ideologica che dalla
metà degli anni 30 vide la propaganda del regime impegnata a stabilire un
legamento fra la grandezza dell'impero romano è quella dell'impero fascista.

[…] Nel calendario, gli antichi romani sono disposti in fila mentre camminano
verso un unico obiettivo indicato dalla statua della Vittoria alata e dal bambino
disposto sotto di essa: entrambi rappresentano il vittorioso futuro verso cui la
nazione è in cammino.

Tutti gli oggetti della scena hanno un loro preciso significato simbolico. Gli
strumenti agricoli rimandano al valore del lavoro per la costruzione della
nazione fascista, il fascio di grano alla “battaglia per il grano” (inaugurata nel
1925 per aumentare la produzione e diminuire l'importazione dall'estero), i
frutti della cesta all'abbondanza e al benessere, il bambino alla fertilità e alle
campagne fasciste per l'incremento demografico. Infine i guerrieri
rappresentano la più ampia cornice del combattentismo dell'ideologia fascista
e dell'organizzazione paramilitare di larghi strati della popolazione giovanile.
ILLUSTRAZIONI DELL'ARTICOLO LA
DONNA DEPOSITARIA DEI
CARATTERI DELLA RAZZA, IN "LA
DIFESA DELLA RAZZA", A. II N. 4, 20
SETTEMBRE 1938
ESAMINA L’IMMAGINE
1. OSSERVANDO LE IMMAGINI, ESAMINA
QUALE SEMPLICE ESPEDIENTE GRAFICO
AVREBBE DOVUTO DIMOSTRARE L'EVIDENZA
DI UN'EREDITARIETÀ GENETICA FRA GLI
ANTICHI ROMANI E I MODERNI ITALIANI.
2. PERCHÉ A TUO GIUDIZIO VENNERO SCELTE
PROPRIO LE DONNE PER ILLUSTRARE IL
PRESUNTO LEGAME GENETICO SOSTENUTO
DALL'ARTICOLO?
Analisi iconografica
[…]Scienziati e intellettuali furono mobilitati per istituire e
diffondere la concezione di una parentela biologica, la quale,
come illustrano le immagini, sarebbe stata comprovata dalla
“evidente” somiglianza fisionomica fra i visi delle statue greco-
romane e quelli delle donne italiane. La scelta di fotografie
somiglianti alle statue e collegate ad esse da frecce o semplici
accostamenti avrebbe dovuto fungere da immediata
constatazione delle tesi contenute negli articoli
pseudoscientifici.

L'utilizzo di figure femminili rispondeva al tentativo di dimostrare
il collegamento razziale attraverso l'eredità genetica che la
madre (definita “depositaria dei caratteri della razza”) trasmette
ai figli.
“LA DIFESA DELLA
RAZZA”, ANNO I, N. 4,
20 SETTEMBRE 1938
ESAMINA L’IMMAGINE
1. QUALE È IL CHIARO
MESSAGGIO INSITO NELLA
FIGURA? PERCHÉ USARE IL
VISO DI UNA STATUA ROMANA?
Analisi iconografica
[…] il simbolo della stella di David diventa una
macchia che deturpa irrimediabilmente l'armonia
romana di un viso “italico” (la statua di Antinoo).
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1) Perché usare dei simboli di morte come
frutto dell'unione fra bianchi e neri?
Analisi iconografica

La lotta contro le unioni fra italiani delle colonie africane e popolazione
nera precedette la promulgazione delle leggi antisemite. Specifici
provvedimenti penali furono previsti per gli uomini che si sarebbero
uniti stabilmente ad una donna africana. Contemporaneamente
venivano discriminati i figli “meticci” nati dalle coppie miste.

Gli scienziati razzisti giustificarono i divieti del regime con la teoria
della infertilità degli ibridi: si trattava una teoria che proveniva dalla
botanica ma che non trova alcuna validità scientifica all'interno di una
stessa specie animale, dove anzi l'incrocio è uno dei fattori che
portano alla sua evoluzione.

Nelle due immagini, l'infertilità degli accoppiamenti “meticci” viene
rappresentata inserendo fra le due figure un simbolo che rimanda alla
morte, sia esso un teschio oppure fiore senza vita.

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La fabbrica dell'odio, di V. Caporrella

  • 1. LA FABBRICA DELL’ODIO LE LEGGI RAZZIALI E LE IMMAGINI DELLA PROPAGANDA MATERIALI E ATTIVITA’ DI V. CAPORRELLA (WWW.STORICAMENTE.ORG/INDEX) SELEZIONE A CURA DELLA PROF.SSA CRISTINA GALIZIA (WWW.ARRINGO.WORDPRESS.COM)
  • 2. COPERTINA DEL PRIMO NUMERO DELLA RIVISTA “LA DIFESA DELLA RAZZA”, ANNO I, N. 1, 5 AGOSTO 1938. IN ALTO A SINISTRA SOTTO AL TITOLO SI LEGGE: "SEMPRE LA CONFUSION DELLE PERSONE / PRINCIPIO FU DEL MAL DELLA CITTADE" (DANTE- PARADISO XVI) ESAMINA L’IMMAGINE 1. COSA HA SCELTO L'ILLUSTRATORE PER RAPPRESENTARE LA “RAZZA ITALICA”? PERCHÉ? 2. QUALE È LA PROPRIETÀ DI TUTTI I VISI RAFFIGURATI? 3. QUALE È SECONDO TE IL MOTIVO PER USARE DELLE STATUE AL POSTO DI FOTOGRAFIE DI PERSONE REALI? 4. CHE TIPO DI SPADA È QUELLA CHE SEPARA LA “RAZZA ITALICA” DALLE ALTRE? A CHE PERIODO STORICO FA RIFERIMENTO? 5. OSSERVA LA MANO CHE IMPUGNA LA SPADA. A CHI PUÒ APPARTENERE? 6. OSSERVA E COMMENTA SIA LA DISPOSIZIONE SIA LE DIMENSIONI DEI TRE SOGGETTI. 7. PERCHÉ USARE COME COMMENTO DELL'IMMAGINE PROPRIO UNA FRASE DI DANTE ALIGHIERI?
  • 3. Analisi iconografica L'immagine di copertina del primo numero della “Difesa della razza” divenne il simbolo della rivista. Un viso raffigurante la presunta “razza italica” viene diviso dalle “razze” ebraica ed africana. La scelta di una statua greca (il Doriforo di Policleto) fu influenzata dagli schemi dell'estetica nazista, ma nell'immaginario del lettore italiano rimanda al mondo classico della Roma antica: il viso marmoreo si presta a rappresentare la “razza italica”, inserendosi all'interno di una propaganda ideologica intrapresa dal regime già dal 1935: raffigurare i fascisti come gli eredi della stirpe romana (“i romani della modernità”, come li ha definiti Emilio Gentile (Gentile 1993, p. 129 e sgg.) e il fascismo come compimento dell'opera civilizzatrice dell'impero di Roma. Gli italiani venivano così raffigurati quali depositari delle virtù fisiche e spirituali degli antichi romani. Tutti i visi hanno caratteri fisionomici fortemente accentuati, in base alla strategia di assegnare caratteri fisici e dunque biologici ed immutabili agli individui. Il viso semita è una caricatura di terracotta del III sec. d.C. La scelta di rappresentare i tre visi attraverso tre diversi materiali aveva l'effetto di suggerire l'irriducibile diversità nella natura dei soggetti (Cassata 2008, p. 343). L'uso di due statue al posto di fotografie risponde alla volontà sia di indicare una immutabilità dei caratteri biologici sia di far riferimento ad una tradizione e ad una cultura su cui poggiare e legittimare la distinzione razziale, dimostrandone anche la presunta continuità storica. […] Tra il titolo e l'immagine campeggia una citazione di Dante (che rimarrà una costante della rivista): il riferimento al padre della lingua italiana, fonte di identificazione nazionale, costituisce un tassello della collaudata strategia di legittimazione storica del nuovo razzismo fascista attraverso la strumentalizzazione della tradizione culturale
  • 4. DA “IL GIORNALISSIMO”, ROMA, 2 OTTOBRE 1938, P. 3, CENTRO FURIO JESI, BOLOGNA, IN L'OFFESA DELLA RAZZA, P. 82. “IL GIORNALISSIMO” ERA UNA RIVISTA A SFONDO RAZZISTA CHE INIZIÒ LE SUE PUBBLICAZIONI NEL FEBBRAIO DEL 1938. Nella didascalia si legge: "Questo disegno, ritagliato seguendo la cornice, si presta ad un istruttivo e dilettevole esperimento. Dietro queste figure si nasconde l'ebreo. Basta piegare il disegno in modo da sovrapporre le lineette orizzontali della parte inferiore a quelle della parte superiore per avere due tipici esemplari di mezzo- ebreo, e, piegando ancora il foglio in modo da far combaciare fra loro le lineette verticali, salterà fuori la tipica faccia del giudeo". Esamina l’immagine 1. Quale è secondo te la funzione di assegnare un messaggio razzista ad un “gioco”? 2. Oltre al compito di diffondere gli stereotipi iconografici tipici dell'antisemitismo, quale è il messaggio che viene più volte ripetuto nel titolo e nella didascalia?
  • 5. Analisi iconografica Il “gioco” ha la funzione di insegnare quelli che, secondo il pregiudizio antisemita, sarebbero i caratteri fisionomici peculiari dell'ebreo. Tale stereotipo iconografico era da tempo diffuso nella cultura popolare europea nonostante non trovasse alcuna corrispondenza con la realtà. Il “gioco” fornisce una dimensione ludica al comportamento razzista, affiancando - come viene dichiarato dalla didascalia - il “dilettevole” all'“istruttivo”. Il foglietto poteva inoltre essere portato con sé e mostrato ad amici, parenti e conoscenti. Particolare enfasi viene dedicata all'idea che l'ebreo si nasconda fra la popolazione. Frasi come “l'ebreo c'è ma non si vede”, “dietro queste figure si nasconde l'ebreo”, “trovare il giudeo” o “salterà fuori la tipica faccia del giudeo”, instillano la convinzione di un elemento estraneo alla società che tenta di confondersi occultando la sua “irriducibile” diversità. Il lettore è invece invitato a scovarla imparando a distinguere l'”altro da sé”: l'ebreo additato come il nemico interno.
  • 6. CALENDARIO DEL 1939, PARLA VIA, TORINO. COLLEZIONE DORIA, ROMA. IN L'OFFESA DELLA RAZZA, P. 77. ESAMINA L’IMMAGINE 1. A QUALE EPOCA E AL QUALE CIVILTÀ IL CALENDARIO COLLEGA LA “RAZZA ITALICA”? 2. A QUALE MESSAGGIO CORRISPONDE LA DISPOSIZIONE DELLE FIGURE? 3. COSA POSSONO SIMBOLEGGIARE I SINGOLI OGGETTI TENUTI DALLE PERSONE RAFFIGURATE?
  • 7. Analisi iconografica Il calendario rappresenta l'esito dell'ampia operazione ideologica che dalla metà degli anni 30 vide la propaganda del regime impegnata a stabilire un legamento fra la grandezza dell'impero romano è quella dell'impero fascista. […] Nel calendario, gli antichi romani sono disposti in fila mentre camminano verso un unico obiettivo indicato dalla statua della Vittoria alata e dal bambino disposto sotto di essa: entrambi rappresentano il vittorioso futuro verso cui la nazione è in cammino. Tutti gli oggetti della scena hanno un loro preciso significato simbolico. Gli strumenti agricoli rimandano al valore del lavoro per la costruzione della nazione fascista, il fascio di grano alla “battaglia per il grano” (inaugurata nel 1925 per aumentare la produzione e diminuire l'importazione dall'estero), i frutti della cesta all'abbondanza e al benessere, il bambino alla fertilità e alle campagne fasciste per l'incremento demografico. Infine i guerrieri rappresentano la più ampia cornice del combattentismo dell'ideologia fascista e dell'organizzazione paramilitare di larghi strati della popolazione giovanile.
  • 8. ILLUSTRAZIONI DELL'ARTICOLO LA DONNA DEPOSITARIA DEI CARATTERI DELLA RAZZA, IN "LA DIFESA DELLA RAZZA", A. II N. 4, 20 SETTEMBRE 1938 ESAMINA L’IMMAGINE 1. OSSERVANDO LE IMMAGINI, ESAMINA QUALE SEMPLICE ESPEDIENTE GRAFICO AVREBBE DOVUTO DIMOSTRARE L'EVIDENZA DI UN'EREDITARIETÀ GENETICA FRA GLI ANTICHI ROMANI E I MODERNI ITALIANI. 2. PERCHÉ A TUO GIUDIZIO VENNERO SCELTE PROPRIO LE DONNE PER ILLUSTRARE IL PRESUNTO LEGAME GENETICO SOSTENUTO DALL'ARTICOLO?
  • 9. Analisi iconografica […]Scienziati e intellettuali furono mobilitati per istituire e diffondere la concezione di una parentela biologica, la quale, come illustrano le immagini, sarebbe stata comprovata dalla “evidente” somiglianza fisionomica fra i visi delle statue greco- romane e quelli delle donne italiane. La scelta di fotografie somiglianti alle statue e collegate ad esse da frecce o semplici accostamenti avrebbe dovuto fungere da immediata constatazione delle tesi contenute negli articoli pseudoscientifici. L'utilizzo di figure femminili rispondeva al tentativo di dimostrare il collegamento razziale attraverso l'eredità genetica che la madre (definita “depositaria dei caratteri della razza”) trasmette ai figli.
  • 10. “LA DIFESA DELLA RAZZA”, ANNO I, N. 4, 20 SETTEMBRE 1938 ESAMINA L’IMMAGINE 1. QUALE È IL CHIARO MESSAGGIO INSITO NELLA FIGURA? PERCHÉ USARE IL VISO DI UNA STATUA ROMANA?
  • 11. Analisi iconografica […] il simbolo della stella di David diventa una macchia che deturpa irrimediabilmente l'armonia romana di un viso “italico” (la statua di Antinoo).
  • 12. “LA DIFESA DELLA RAZZA”, ANNO IV, N. 3, 20 FEBBRAIO 1940 “LA DIFESA DELLA RAZZA”, ANNO III, N. 8, 5 DICEMBRE 1940 Esamina l’immagine 1) Perché usare dei simboli di morte come frutto dell'unione fra bianchi e neri?
  • 13. Analisi iconografica La lotta contro le unioni fra italiani delle colonie africane e popolazione nera precedette la promulgazione delle leggi antisemite. Specifici provvedimenti penali furono previsti per gli uomini che si sarebbero uniti stabilmente ad una donna africana. Contemporaneamente venivano discriminati i figli “meticci” nati dalle coppie miste. Gli scienziati razzisti giustificarono i divieti del regime con la teoria della infertilità degli ibridi: si trattava una teoria che proveniva dalla botanica ma che non trova alcuna validità scientifica all'interno di una stessa specie animale, dove anzi l'incrocio è uno dei fattori che portano alla sua evoluzione. Nelle due immagini, l'infertilità degli accoppiamenti “meticci” viene rappresentata inserendo fra le due figure un simbolo che rimanda alla morte, sia esso un teschio oppure fiore senza vita.