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Le radici della Pop-Art si trovano in Inghilterra …
Ma si sposteranno ben presto in America che ne
diventa il Centro Principale.
Hamiltonper le sue composizioni utilizza vari annunci pubblicitari
di oggetti comuni, frigoriferi, aspirapolvere, simboli consumistici per
eccellenza, foto di pin-up ritagliate da riviste patinate, conduce
esperimenti di photogravure e utilizza Polaroid di grande formato per
ottenere "dipinti istantanei".
“Just what is it that makes today’s homes so different, so
appealing?”, realizzato nel 1956 dall’inglese Richard
Hamilton e oggi conservato presso il Kunsthalle
Tübingen, in Germania
Racconta la nuova società del benessere
e che segnerà poi la storica
consacrazione della Pop Art.
L’arte diventa, quindi, oggetto di consumo,
prodotto iconico, come dichiara lo stesso
artista Richard Hamilton nel 1957
Elettrodomestici all’avanguardia, un televisore
acceso che inquadra il volto di una giovane
stella del cinema, prosciutto in busta di pronto
consumo e il soffitto che mostra la superficie
della luna sono una chiara evocazione dei nuovi
miti del comfort domestico e del consumismo,
mentre sullo sfondo, oltre il vetro della finestra,
l’affiche cinematografica rimanda alla
proiezione del primo film sonoro, Il cantante di
jazz (1927), che sottolinea l’affermarsi di una
cosiddetta cultura nel settore dello spettacolo e
della musica.
POP viene in mente al critico inglese Halloway vedendo il particolare
dell’opera su cui è scritto POP
Si vive il presente in una
febbricitante corsa verso il
futuro, nasce una nuova
società dei consumi molto
più accessibile che entra
nel quotidiano delle
famiglie.
Di lì a poco sitrasferiràin America dove:
Grandi dimensioni.
Riconoscibilità dei soggetti per chiunque guarda l’opera.
Colori forti ed intensi.
(Pittsburgh 1928 - New York 1987)
La sua arte prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla
pubblicità, senza alcuna scelta estetica, ma come puro
istante di registrazione delle immagini più note e
simboliche. E l'opera intera di Warhol appare quasi un
catalogo delle immagini-simbolo della cultura di massa
americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle
inconfondibili bottigliette di Coca Cola, dal simbolo del
dollaro ai detersivi in scatola, e così via.
La grande rivoluzione di Warhol (e di tutta la Pop
Art)
sta nel mettere al centro del quadro non il sacro,
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l’intuizione di una verità, una denuncia.
Ma il barattolo di pomodoro,
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Bianchi, a grandezza naturale, i suoi personaggi sono ritratti in ambienti e
situazioni realistiche dove però il tempo sembra essersi fermato in
un’atmosfera sospesa; il contesto è spesso riprodotto con oggetti reali, a
contrasto con l’apparenza fantasmatica, alquanto malinconica — l’espressione
neutra, a volte atona, del viso, gli occhi socchiusi
(New York, 1924 – New Brunswick, 2000)
Segal ideò la tecnica scultorea che caratterizza le sue opere e gli dona
quella peculiare riconoscibilità: l’utilizzo di bende di gesso (proprio le
strisce di garza impregnate di gesso che si usano in ortopedia) con le
quali dapprima avvolgeva i modelli — spesso persone sue amiche —
, rimovendo poi le forme indurite e ricomponendole per formare un
guscio vuoto. Ma il guscio non veniva utilizzato come stampo: la
conchiglia stessa diveniva la scultura finale, mantenendo a vista la
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(New York, 1923 – New York, 1997)
Lichtenstein “riproduceva” in due sensi: era interessato alle tecniche di
riproduzione a stampa, ossia alla possibilità di moltiplicare, sia pure in numero
limitato e seguendo il processo di persona, le sue opere. E amplificava questa scelta,
utilizzando, nelle opere, “grossi pallini” che altro non erano che la versione gigante
dei Ben-Day dots, i puntini delle tecniche a stampa. In più la “riproduzione” era il
cuore del suo lavoro: dall’iconografia medievale ai fumetti, dai simboli dei nativi alla
narrazione della conquista del West, lo interessava tutto ciò che diventava simbolo
e icona.
Lichtenstein fece quasi una fotografia
della cultura popolare della sua
epoca, in cui i ruoli maschili e
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rigidi. Scelse tipici fumetti
maschili con guerra e action, ossia
con immagini dinamiche. E tipiche
raffigurazioni femminili, legate al
romanticismo, con immagini
statiche. Crying Girl - 1963, la
ragazza che piange, è forse la sua
opera più nota.
Lascia intendere allo spettatore il motivo del suo pianto.
Una figura piatta che riesce ad esprimere molto più di
molte figure tridimensionali.
L’operazione che il più delle volte Lichtenstein nei lavori che raffigurano fumetti
compie è quella di scegliere un’ immagine sola che ci consente di immaginarel’intera
storia, tutto il racconto. In “Drowning Girl – 1963”, la scelta cade su la protagonista
che sta annegando pensando “Non m’importa! Preferirei affondare, piuttosto che
chiamare Brad”.
Si cimenterà anche nella citazione diopere d’arte di grandi artisti del passato come
Picasso o Cezanne.
(Cincinnati, 1931 – New York, 2004)
Tom Wesselmann codifica un realismo di gusto pop, fondendo lo stile cartellonistico,
sempre in grandi dimensioni, il minimalismo delle immagini del repertorio della
Pubblicita' e dei mass media, assemblati ad oggetti reali tipici della cultura Americana.
Stoccolma il 28 gennaio 1929
Realizza Sculture ed istallazioni utilizzando come soggetto
oggetti giganti, in modo da catturare lo sguardo dell’
osservatore su oggetti di uso quotidiano a cui la mente
umana non fa più caso.
(Texas, 1925 - Florida, 2008)
Si tratta, infatti, della messa in scena di un letto
vero e proprio, con tanto di materasso a una
piazza, lenzuola, coperta a scacchi e cuscino,
appeso alla parte verticalmente e, più che
dipinto, "sporcato" di colore.
L'opera è ritenuta un manifesto della poetica
new dada perché mostra per la prima volta, in
modo plateale e certamente provocatorio,
l'elevazione dell'oggetto comune, nella sua
originaria materialità, al rango di opera d'arte.
L'importanza dell'opera di Rauschenberg sta nell'aver elevato, con i
suoi assemblages, i materiali dal livello delle relazioni puramente formali a quello
della poesia associazionale, in sostanziale opposizione a ciò che stava attuando
l'Espressionismo astratto, tendente invece ad assorbire il soggetto nel mezzo
espressivo, che diveniva così esso stesso soggetto.
Nell'inverno del 1954 Jasper Johns incontra per
la prima volta Robert Rauschenberg. È l'inizio
di un'importante sodalizio artistico. Si
trasferisce in un loft affacciato su Pearl Street.
Alterna l'attività in libreria con quella di
vetrinista per Bonwit Teller e Tiffany. Nel 1955
realizza Flag, primo dei quadri piatti a collage
ed encausto su tela. Rauschenberg occupa il
piano superiore dello stesso edificio.
In questo quadro, una tecnica antica (l’encausto) convive con
una tecnica avanguardistica (il collage di ritagli di giornale).
La prima «Flag» è del 1955.
«Una notte del 1954 ebbi una visione intensa:
sognai di dipingere una grande bandiera
statunitense. La mattina dopo cercai i
materiali necessari per ricreare quella visione.
E tracciai l’immagine su una tela: anzi, se non
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  • 1.
  • 2. Le radici della Pop-Art si trovano in Inghilterra … Ma si sposteranno ben presto in America che ne diventa il Centro Principale.
  • 3. Hamiltonper le sue composizioni utilizza vari annunci pubblicitari di oggetti comuni, frigoriferi, aspirapolvere, simboli consumistici per eccellenza, foto di pin-up ritagliate da riviste patinate, conduce esperimenti di photogravure e utilizza Polaroid di grande formato per ottenere "dipinti istantanei". “Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing?”, realizzato nel 1956 dall’inglese Richard Hamilton e oggi conservato presso il Kunsthalle Tübingen, in Germania Racconta la nuova società del benessere e che segnerà poi la storica consacrazione della Pop Art. L’arte diventa, quindi, oggetto di consumo, prodotto iconico, come dichiara lo stesso artista Richard Hamilton nel 1957
  • 4. Elettrodomestici all’avanguardia, un televisore acceso che inquadra il volto di una giovane stella del cinema, prosciutto in busta di pronto consumo e il soffitto che mostra la superficie della luna sono una chiara evocazione dei nuovi miti del comfort domestico e del consumismo, mentre sullo sfondo, oltre il vetro della finestra, l’affiche cinematografica rimanda alla proiezione del primo film sonoro, Il cantante di jazz (1927), che sottolinea l’affermarsi di una cosiddetta cultura nel settore dello spettacolo e della musica. POP viene in mente al critico inglese Halloway vedendo il particolare dell’opera su cui è scritto POP
  • 5. Si vive il presente in una febbricitante corsa verso il futuro, nasce una nuova società dei consumi molto più accessibile che entra nel quotidiano delle famiglie. Di lì a poco sitrasferiràin America dove:
  • 6.
  • 7. Grandi dimensioni. Riconoscibilità dei soggetti per chiunque guarda l’opera. Colori forti ed intensi.
  • 8. (Pittsburgh 1928 - New York 1987) La sua arte prende spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità, senza alcuna scelta estetica, ma come puro istante di registrazione delle immagini più note e simboliche. E l'opera intera di Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo della cultura di massa americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili bottigliette di Coca Cola, dal simbolo del dollaro ai detersivi in scatola, e così via.
  • 9. La grande rivoluzione di Warhol (e di tutta la Pop Art) sta nel mettere al centro del quadro non il sacro, il bello, l’intuizione di una verità, una denuncia. Ma il barattolo di pomodoro, perché quello, nella mercificazione del quotidiano, è importante, è ciò che conosciamo meglio, che viviamo di più.
  • 10.
  • 11.
  • 12.
  • 13.
  • 14.
  • 15.
  • 16.
  • 17.
  • 18.
  • 19.
  • 20. Bianchi, a grandezza naturale, i suoi personaggi sono ritratti in ambienti e situazioni realistiche dove però il tempo sembra essersi fermato in un’atmosfera sospesa; il contesto è spesso riprodotto con oggetti reali, a contrasto con l’apparenza fantasmatica, alquanto malinconica — l’espressione neutra, a volte atona, del viso, gli occhi socchiusi (New York, 1924 – New Brunswick, 2000)
  • 21. Segal ideò la tecnica scultorea che caratterizza le sue opere e gli dona quella peculiare riconoscibilità: l’utilizzo di bende di gesso (proprio le strisce di garza impregnate di gesso che si usano in ortopedia) con le quali dapprima avvolgeva i modelli — spesso persone sue amiche — , rimovendo poi le forme indurite e ricomponendole per formare un guscio vuoto. Ma il guscio non veniva utilizzato come stampo: la conchiglia stessa diveniva la scultura finale, mantenendo a vista la ruvida consistenza delle bende.
  • 22.
  • 23.
  • 24.
  • 25.
  • 26.
  • 27. (New York, 1923 – New York, 1997)
  • 28. Lichtenstein “riproduceva” in due sensi: era interessato alle tecniche di riproduzione a stampa, ossia alla possibilità di moltiplicare, sia pure in numero limitato e seguendo il processo di persona, le sue opere. E amplificava questa scelta, utilizzando, nelle opere, “grossi pallini” che altro non erano che la versione gigante dei Ben-Day dots, i puntini delle tecniche a stampa. In più la “riproduzione” era il cuore del suo lavoro: dall’iconografia medievale ai fumetti, dai simboli dei nativi alla narrazione della conquista del West, lo interessava tutto ciò che diventava simbolo e icona.
  • 29. Lichtenstein fece quasi una fotografia della cultura popolare della sua epoca, in cui i ruoli maschili e femminili erano ancora molto rigidi. Scelse tipici fumetti maschili con guerra e action, ossia con immagini dinamiche. E tipiche raffigurazioni femminili, legate al romanticismo, con immagini statiche. Crying Girl - 1963, la ragazza che piange, è forse la sua opera più nota. Lascia intendere allo spettatore il motivo del suo pianto. Una figura piatta che riesce ad esprimere molto più di molte figure tridimensionali.
  • 30.
  • 31. L’operazione che il più delle volte Lichtenstein nei lavori che raffigurano fumetti compie è quella di scegliere un’ immagine sola che ci consente di immaginarel’intera storia, tutto il racconto. In “Drowning Girl – 1963”, la scelta cade su la protagonista che sta annegando pensando “Non m’importa! Preferirei affondare, piuttosto che chiamare Brad”.
  • 32.
  • 33. Si cimenterà anche nella citazione diopere d’arte di grandi artisti del passato come Picasso o Cezanne.
  • 34. (Cincinnati, 1931 – New York, 2004)
  • 35.
  • 36. Tom Wesselmann codifica un realismo di gusto pop, fondendo lo stile cartellonistico, sempre in grandi dimensioni, il minimalismo delle immagini del repertorio della Pubblicita' e dei mass media, assemblati ad oggetti reali tipici della cultura Americana.
  • 37.
  • 38. Stoccolma il 28 gennaio 1929 Realizza Sculture ed istallazioni utilizzando come soggetto oggetti giganti, in modo da catturare lo sguardo dell’ osservatore su oggetti di uso quotidiano a cui la mente umana non fa più caso.
  • 39.
  • 40.
  • 41.
  • 42.
  • 43.
  • 44.
  • 45. (Texas, 1925 - Florida, 2008)
  • 46. Si tratta, infatti, della messa in scena di un letto vero e proprio, con tanto di materasso a una piazza, lenzuola, coperta a scacchi e cuscino, appeso alla parte verticalmente e, più che dipinto, "sporcato" di colore. L'opera è ritenuta un manifesto della poetica new dada perché mostra per la prima volta, in modo plateale e certamente provocatorio, l'elevazione dell'oggetto comune, nella sua originaria materialità, al rango di opera d'arte.
  • 47. L'importanza dell'opera di Rauschenberg sta nell'aver elevato, con i suoi assemblages, i materiali dal livello delle relazioni puramente formali a quello della poesia associazionale, in sostanziale opposizione a ciò che stava attuando l'Espressionismo astratto, tendente invece ad assorbire il soggetto nel mezzo espressivo, che diveniva così esso stesso soggetto.
  • 48.
  • 49.
  • 50. Nell'inverno del 1954 Jasper Johns incontra per la prima volta Robert Rauschenberg. È l'inizio di un'importante sodalizio artistico. Si trasferisce in un loft affacciato su Pearl Street. Alterna l'attività in libreria con quella di vetrinista per Bonwit Teller e Tiffany. Nel 1955 realizza Flag, primo dei quadri piatti a collage ed encausto su tela. Rauschenberg occupa il piano superiore dello stesso edificio. In questo quadro, una tecnica antica (l’encausto) convive con una tecnica avanguardistica (il collage di ritagli di giornale). La prima «Flag» è del 1955. «Una notte del 1954 ebbi una visione intensa: sognai di dipingere una grande bandiera statunitense. La mattina dopo cercai i materiali necessari per ricreare quella visione. E tracciai l’immagine su una tela: anzi, se non ricordo male, su un lenzuolo».
  • 51. Grandi dimensioni. Riconoscibilità dei soggetti per chiunque guarda l’opera. Colori forti ed intensi.