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KARATE: UN’ARMA CONTRO IL BULLISMO
1. Cos’è il bullismo
Con il termine “bullismo” si indica un insieme di comportamenti che un ragazzo adotta
nei confronti di un compagno per dominarlo. Si tratta sostanzialmente di un’azione volta
a vittimizzare una persona con azioni offensive, fisiche e verbali, ripetute nel tempo e
con un’intensità sempre maggiore.
Il bullismo è caratterizzato da diversi fattori:
Intenzione di fare del male
e mancanza di
compassione :
il "persecutore" trova piacere nell'insultare, nel picchiare o nel
cercare di dominare la "vittima" e continua anche quando è evidente
che la vittima sta molto male ed è angosciata.
Intensità e durata:
le prepotenze sono continue e causano nella vittima la perdita della
stima di sé.
Potere del "bullo":
il bullo ha maggior potere della vittima a causa dell'età, della forza,
della grandezza, del genere (ad es. maschio più forte della
femmina), o per la sua popolarità nel gruppo di coetanei.
Vulnerabilità della vittima:
la vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa
o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche
fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione.
Mancanza di sostegno:
la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di
riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette.
Conseguenze:
il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce
la persona ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure
alcune vittime diventano a loro volta aggressori.
Quotidianamente sentiamo parlare al telegiornale o in altri programmi televisivi di atti
di bullismo che, purtroppo, alcune volte hanno avuto conseguenze gravi e irrimediabili.
Sicuramente anche voi avrete ascoltato o letto la notizia recente di Andrew, un ragazzo
americano di 12 anni che si è tolto la vita in garage perché da mesi veniva tormentato,
vessato e continuamente minacciato dai compagni di classe. Riporto questo esempio
così forte per farvi capire che tutte le nostre azioni hanno delle conseguenze.
Vediamo insieme come può verificarsi un atto di bullismo:
2. Cos’è il Karate
Il Karate (mano vuota) è un’antica ed affascinante arte marziale giapponese che
prevede la difesa senza l’utilizzo di armi, attraverso tecniche di difesa e di attacco di
braccia e di gambe. Oltre ad essere un metodo di autodifesa estremamente efficace è,
soprattutto, una disciplina completa per lo sviluppo fisico e spirituale dell’individuo.
Ai ragazzi: sapete cos’è un’arte marziale?
La parola arte nella lingua italiana significa mezzo ingegnoso per raggiungere uno scopo.
Precisamente si indica con arte ogni attività umana svolta con l’ingegno e secondo le
regole dettate dall’esperienza e dallo studio di tale attività. La parola marziale, invece,
si riferisce a Marte, Dio della guerra.
Dunque, l’arte marziale è lo studio dell’arte della guerra e, come tutte le arti, ha delle
regole ben precise.
BULLISMO
DIRETTO
FISICO
Percosse; sottrazione
di oggetti
VERBALE Offese denigranti
INDIRETTO
Escludere la persona dai gruppi di
aggregazione, diffondere pettegolezzi o storie
offensive sul suo conto
DIGITALE
Diffondere contenuti offensivi o non
rispettosi delle persone sui social network o
tramite sms e chat
Ai ragazzi: cosa vuol dire il termine “disciplina”?
Il termine disciplina indica un sistema di regole di condotta rigide e ben definite. Per
esempio, la disciplina sportiva è uno sport formalizzato con regole precise; la disciplina
militare è la ferrea regola di vita di chi sta sotto le armi. Allo stesso modo la disciplina
marziale non è altro che un insieme di norme finalizzate all’educazione spirituale e
morale di chi ne intraprende lo studio.
Il Karate si fonda su nobili principi, in primis sul rispetto per l’avversario e
sull’autocontrollo: è una filosofia di vita basata sulla non violenza e sulla meditazione.
Fare Karate vuol dire adottare uno stile di vita basato sull’impegno della costante ricerca
del proprio equilibrio interiore. “Combattere senza combattere” è uno degli
insegnamenti cardini che portano l’allievo a diventare forte modellando il proprio
carattere, lavorando con determinazione e guadagnando consapevolezza e gusto nella
vita, imparando la capacità di sorridere alle avversità e di essere resilienti.
I principi morali su cui si basa questa arte marziale sono:
 Il Karate è mezzo per migliorare il proprio carattere;
 Il Karate è via di sincerità;
 Il Karate è mezzo per rafforzare la costanza dello spirito;
 Il Karate è mezzo per imparare il rispetto universale;
 Il Karate è mezzo per acquisire l’autocontrollo.
Il Maestro Funakoshi, uno dei maestri fondatori del Karate, stilò una preziosa lista di
precetti che un karateka deve seguire per percorrere la Via del Karate e che lo aiutano
non solo a crescere nella tecnica ma, soprattutto, nello spirito. Di queste regole voglio
illustrarvene tre e farvi vedere come, sebbene parliamo di un’arte marziale, sono
applicabili anche nella vita quotidiana:
1. Il Karate comincia e finisce con il saluto. - Il saluto nel Karate è simbolo di rispetto
per i compagni, per il Maestro, per il luogo in cui ci si allena. Il significato di questa
regola è che non dobbiamo mai dimenticare di seguire le buone maniere, dentro e
fuori dal Dojo. L’educazione ed il rispetto reciproco sono alla base dei rapporti civili
tra persone.
2. Il Karate non inizia mai con l’attacco. – Questa regola ci insegna che non dobbiamo
mai provocare o instigare una lite. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una
regola universale.
3. Il Karate è rettitudine, riconoscenza, perseguire la via della giustizia. – Questo
precetto ci insegna che praticando Karate dobbiamo seguire le regole, essere leali e
fare ciò che è giusto. Anche questa regola possiamo applicarla nella nostra
quotidianità.
Le regole del Karate sono, dunque, regole di vita. Parliamo di concetti che sono alla
base del rapporto civile tra persone. Il rispetto tra compagni è fondamentale nel Dojo
come lo è a scuola, al catechismo, sul posto di lavoro, in famiglia. È proprio il rispetto
di questi principi che fanno sì che il Karate non sia uno sport violento o pericoloso. È
chiaro che, come tutte le arti marziali, anche il Karate prevede il contatto fisico ma è
proprio l’osservanza di queste norme, oltre alla preparazione tecnica, che fa sì che io
possa dare un pugno all’avversario senza fargli del male.
Rispetto per l’avversario, disciplina, autocontrollo, consapevolezza delle proprie
possibilità, controllo e gestione della propria forza e della propria mente sono elementi
che permettono ad un karateka di svolgere un lavoro di contatto senza recare danni
fisici al compagno/avversario. Non deve esserci cattiveria, malizia né vendetta. Il
combattimento insegna a non barare e ad imporre a sé stessi di agire in modo corretto
e leale.
3. Karate e bullismo
Ai ragazzi: alla luce di quanto abbiamo detto finora, secondo voi praticare Karate può
essere una soluzione per contrastare il bullismo? Oppure può essere un mezzo per dar
sfogo alla violenza?
Il Karate e, in genere, tutte le arti marziali sono utili sia ai ragazzi più insicuri, in quanto
insegnano fiducia nelle proprie capacità, sia ai più vivaci, poiché insegnano a controllare
la propria aggressività e ad educare gli impulsi motori.
In una scuola di Karate c’è una regola che viene spiegata e ribadita fin dall’inizio: le
tecniche apprese devono essere utilizzate per difendersi, mai per aggredire.
Una scuola di Karate è una scuola di non-violenza e la non-violenza ha come condizione
fondamentale la capacità di battersi. Potrebbe sembrare contraddittorio, ma si tratta di
imparare ad avere un controllo cosciente del desiderio di vendetta. Una persona forte è
una persona non-violenta.
Il Karate insegna il silenzio, l’ubbidienza, la dignità, il rispetto. Il praticante rinforza non
solo il corpo, ma anche la mente: da un lato si lavora sull’arte del combattimento per
renderlo superfluo, non necessario; dall’altro, attraverso la pratica, si acquisisce un
perfetto autocontrollo, cioè si impara a controllare le proprie emozioni e i propri impulsi.
Generalmente, sia il bullo che la vittima vivono situazioni di disagio estremamente
rilevanti che, spesso, causano una errata canalizzazione delle proprie energie.
Il Karate aiuta realmente la vittima a difendersi dal bullismo perché acquisisce la
sicurezza e la consapevolezza di avere una possibilità di difesa che non necessariamente
è solo fisica. Difendersi, infatti, non significa rispondere con la violenza, ma, al contrario,
consiste nel maturare una capacità di valutazione delle situazioni che ci permette di
evitarle come, per esempio, cambiare strada o non farsi trovare alla stessa ora nel solito
posto consapevoli di quello che potrebbe accadere. Chi fa Karate acquisisce maggiore
autostima e ciò favorisce una maggiore facilità nel rapporto con gli altri e una migliore
capacità di affrontare le difficoltà.
Di contro, il Karate aiuta il bullo a canalizzare quell’aggressività e quella forza che
impiega in un modo distorto verso un utilizzo più proficuo, dando sfogo a queste energie
in un ambiente che ha regole ben precise e dove regna un sistema gerarchico.
L’aggressività che troviamo nel bullo è un’aggressività senza controllo, che non ha
regole mentre nel Dojo siamo costretti a sottometterci alle regole che impone se
vogliamo fare Karate e siamo costantemente guidati e monitorati dal Maestro.
Il Karate impone il lavoro di gruppo e il sostegno reciproco, si viene responsabilizzati
verso sé stessi e gli altri. Nel Dojo non ci sono atteggiamenti prepotenti tra cinture
superiori e cinture inferiori; qualora ciò accadesse, sarà il Maestro ad intervenire nella
maniera più opportuna.
È chiaro che chi pratica arti marziali può essere comunque prepotente ed aggressivo
allo stesso modo in cui possono esserlo gli altri, ma difficilmente diventerà un vero e
proprio bullo. Il ruolo dell’insegnante è centrale per aiutare lo studente a crescere e ad
esprimere le proprie potenzialità in modo corretto, con equilibrio e misura. Lo studente
viene educato a mettersi in discussione, a relazionarsi e, in particolare, a lottare contro
le proprie difficoltà. Ciò favorisce la capacità di gestire sé stessi, di combattere le proprie
paure e vincerle con equilibrio e serenità.
La regola, la disciplina, l’ordine del Dojo diventano la regola, la disciplina e l’ordine
mentale che non lasciano spazio alla violenza e all’arroganza.

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  • 1. KARATE: UN’ARMA CONTRO IL BULLISMO 1. Cos’è il bullismo Con il termine “bullismo” si indica un insieme di comportamenti che un ragazzo adotta nei confronti di un compagno per dominarlo. Si tratta sostanzialmente di un’azione volta a vittimizzare una persona con azioni offensive, fisiche e verbali, ripetute nel tempo e con un’intensità sempre maggiore. Il bullismo è caratterizzato da diversi fattori: Intenzione di fare del male e mancanza di compassione : il "persecutore" trova piacere nell'insultare, nel picchiare o nel cercare di dominare la "vittima" e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata. Intensità e durata: le prepotenze sono continue e causano nella vittima la perdita della stima di sé. Potere del "bullo": il bullo ha maggior potere della vittima a causa dell'età, della forza, della grandezza, del genere (ad es. maschio più forte della femmina), o per la sua popolarità nel gruppo di coetanei. Vulnerabilità della vittima: la vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione. Mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette. Conseguenze: il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori. Quotidianamente sentiamo parlare al telegiornale o in altri programmi televisivi di atti di bullismo che, purtroppo, alcune volte hanno avuto conseguenze gravi e irrimediabili. Sicuramente anche voi avrete ascoltato o letto la notizia recente di Andrew, un ragazzo
  • 2. americano di 12 anni che si è tolto la vita in garage perché da mesi veniva tormentato, vessato e continuamente minacciato dai compagni di classe. Riporto questo esempio così forte per farvi capire che tutte le nostre azioni hanno delle conseguenze. Vediamo insieme come può verificarsi un atto di bullismo: 2. Cos’è il Karate Il Karate (mano vuota) è un’antica ed affascinante arte marziale giapponese che prevede la difesa senza l’utilizzo di armi, attraverso tecniche di difesa e di attacco di braccia e di gambe. Oltre ad essere un metodo di autodifesa estremamente efficace è, soprattutto, una disciplina completa per lo sviluppo fisico e spirituale dell’individuo. Ai ragazzi: sapete cos’è un’arte marziale? La parola arte nella lingua italiana significa mezzo ingegnoso per raggiungere uno scopo. Precisamente si indica con arte ogni attività umana svolta con l’ingegno e secondo le regole dettate dall’esperienza e dallo studio di tale attività. La parola marziale, invece, si riferisce a Marte, Dio della guerra. Dunque, l’arte marziale è lo studio dell’arte della guerra e, come tutte le arti, ha delle regole ben precise. BULLISMO DIRETTO FISICO Percosse; sottrazione di oggetti VERBALE Offese denigranti INDIRETTO Escludere la persona dai gruppi di aggregazione, diffondere pettegolezzi o storie offensive sul suo conto DIGITALE Diffondere contenuti offensivi o non rispettosi delle persone sui social network o tramite sms e chat
  • 3. Ai ragazzi: cosa vuol dire il termine “disciplina”? Il termine disciplina indica un sistema di regole di condotta rigide e ben definite. Per esempio, la disciplina sportiva è uno sport formalizzato con regole precise; la disciplina militare è la ferrea regola di vita di chi sta sotto le armi. Allo stesso modo la disciplina marziale non è altro che un insieme di norme finalizzate all’educazione spirituale e morale di chi ne intraprende lo studio. Il Karate si fonda su nobili principi, in primis sul rispetto per l’avversario e sull’autocontrollo: è una filosofia di vita basata sulla non violenza e sulla meditazione. Fare Karate vuol dire adottare uno stile di vita basato sull’impegno della costante ricerca del proprio equilibrio interiore. “Combattere senza combattere” è uno degli insegnamenti cardini che portano l’allievo a diventare forte modellando il proprio carattere, lavorando con determinazione e guadagnando consapevolezza e gusto nella vita, imparando la capacità di sorridere alle avversità e di essere resilienti. I principi morali su cui si basa questa arte marziale sono:  Il Karate è mezzo per migliorare il proprio carattere;  Il Karate è via di sincerità;  Il Karate è mezzo per rafforzare la costanza dello spirito;  Il Karate è mezzo per imparare il rispetto universale;  Il Karate è mezzo per acquisire l’autocontrollo. Il Maestro Funakoshi, uno dei maestri fondatori del Karate, stilò una preziosa lista di precetti che un karateka deve seguire per percorrere la Via del Karate e che lo aiutano non solo a crescere nella tecnica ma, soprattutto, nello spirito. Di queste regole voglio illustrarvene tre e farvi vedere come, sebbene parliamo di un’arte marziale, sono applicabili anche nella vita quotidiana: 1. Il Karate comincia e finisce con il saluto. - Il saluto nel Karate è simbolo di rispetto per i compagni, per il Maestro, per il luogo in cui ci si allena. Il significato di questa regola è che non dobbiamo mai dimenticare di seguire le buone maniere, dentro e fuori dal Dojo. L’educazione ed il rispetto reciproco sono alla base dei rapporti civili tra persone. 2. Il Karate non inizia mai con l’attacco. – Questa regola ci insegna che non dobbiamo mai provocare o instigare una lite. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una regola universale.
  • 4. 3. Il Karate è rettitudine, riconoscenza, perseguire la via della giustizia. – Questo precetto ci insegna che praticando Karate dobbiamo seguire le regole, essere leali e fare ciò che è giusto. Anche questa regola possiamo applicarla nella nostra quotidianità. Le regole del Karate sono, dunque, regole di vita. Parliamo di concetti che sono alla base del rapporto civile tra persone. Il rispetto tra compagni è fondamentale nel Dojo come lo è a scuola, al catechismo, sul posto di lavoro, in famiglia. È proprio il rispetto di questi principi che fanno sì che il Karate non sia uno sport violento o pericoloso. È chiaro che, come tutte le arti marziali, anche il Karate prevede il contatto fisico ma è proprio l’osservanza di queste norme, oltre alla preparazione tecnica, che fa sì che io possa dare un pugno all’avversario senza fargli del male. Rispetto per l’avversario, disciplina, autocontrollo, consapevolezza delle proprie possibilità, controllo e gestione della propria forza e della propria mente sono elementi che permettono ad un karateka di svolgere un lavoro di contatto senza recare danni fisici al compagno/avversario. Non deve esserci cattiveria, malizia né vendetta. Il combattimento insegna a non barare e ad imporre a sé stessi di agire in modo corretto e leale. 3. Karate e bullismo Ai ragazzi: alla luce di quanto abbiamo detto finora, secondo voi praticare Karate può essere una soluzione per contrastare il bullismo? Oppure può essere un mezzo per dar sfogo alla violenza? Il Karate e, in genere, tutte le arti marziali sono utili sia ai ragazzi più insicuri, in quanto insegnano fiducia nelle proprie capacità, sia ai più vivaci, poiché insegnano a controllare la propria aggressività e ad educare gli impulsi motori. In una scuola di Karate c’è una regola che viene spiegata e ribadita fin dall’inizio: le tecniche apprese devono essere utilizzate per difendersi, mai per aggredire. Una scuola di Karate è una scuola di non-violenza e la non-violenza ha come condizione fondamentale la capacità di battersi. Potrebbe sembrare contraddittorio, ma si tratta di imparare ad avere un controllo cosciente del desiderio di vendetta. Una persona forte è una persona non-violenta. Il Karate insegna il silenzio, l’ubbidienza, la dignità, il rispetto. Il praticante rinforza non solo il corpo, ma anche la mente: da un lato si lavora sull’arte del combattimento per
  • 5. renderlo superfluo, non necessario; dall’altro, attraverso la pratica, si acquisisce un perfetto autocontrollo, cioè si impara a controllare le proprie emozioni e i propri impulsi. Generalmente, sia il bullo che la vittima vivono situazioni di disagio estremamente rilevanti che, spesso, causano una errata canalizzazione delle proprie energie. Il Karate aiuta realmente la vittima a difendersi dal bullismo perché acquisisce la sicurezza e la consapevolezza di avere una possibilità di difesa che non necessariamente è solo fisica. Difendersi, infatti, non significa rispondere con la violenza, ma, al contrario, consiste nel maturare una capacità di valutazione delle situazioni che ci permette di evitarle come, per esempio, cambiare strada o non farsi trovare alla stessa ora nel solito posto consapevoli di quello che potrebbe accadere. Chi fa Karate acquisisce maggiore autostima e ciò favorisce una maggiore facilità nel rapporto con gli altri e una migliore capacità di affrontare le difficoltà. Di contro, il Karate aiuta il bullo a canalizzare quell’aggressività e quella forza che impiega in un modo distorto verso un utilizzo più proficuo, dando sfogo a queste energie in un ambiente che ha regole ben precise e dove regna un sistema gerarchico. L’aggressività che troviamo nel bullo è un’aggressività senza controllo, che non ha regole mentre nel Dojo siamo costretti a sottometterci alle regole che impone se vogliamo fare Karate e siamo costantemente guidati e monitorati dal Maestro. Il Karate impone il lavoro di gruppo e il sostegno reciproco, si viene responsabilizzati verso sé stessi e gli altri. Nel Dojo non ci sono atteggiamenti prepotenti tra cinture superiori e cinture inferiori; qualora ciò accadesse, sarà il Maestro ad intervenire nella maniera più opportuna. È chiaro che chi pratica arti marziali può essere comunque prepotente ed aggressivo allo stesso modo in cui possono esserlo gli altri, ma difficilmente diventerà un vero e proprio bullo. Il ruolo dell’insegnante è centrale per aiutare lo studente a crescere e ad esprimere le proprie potenzialità in modo corretto, con equilibrio e misura. Lo studente viene educato a mettersi in discussione, a relazionarsi e, in particolare, a lottare contro le proprie difficoltà. Ciò favorisce la capacità di gestire sé stessi, di combattere le proprie paure e vincerle con equilibrio e serenità. La regola, la disciplina, l’ordine del Dojo diventano la regola, la disciplina e l’ordine mentale che non lasciano spazio alla violenza e all’arroganza.