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LA COMUNICAZIONE POLITICA DI MATTEO RENZI
Provocatoriamente il TIME, il 20 febbraio 2009 titolava “Has Italy’s Left found its own Obama?1”
in un articolo in cui elogiava l’intraprendenza politica di Matteo Renzi che si stava preparando alla
corsa a sindaco della città di Firenze. L’accostamento con il presidente degli USA è dovuto alle
tattiche usate da Renzi in campagna elettorale e al sapiente uso dei nuovi media, Facebook in
particolare.
In prima persona, infatti, racconta le sue giornate da amministratore, la sua campagna elettorale per
la segreteria nazionale del partito, viaggi, decisioni, pensieri ed opinioni personali. Pareri negativi e
positivi degli utenti, evitando un atteggiamento censorio, sono un aspetto critico nel quale si pesa
tutta la distanza con la vecchia comunicazione politica televisiva. La sensazione da fan è di
vicinanza e trasparenza, un nuovo modo di comunicare e interagire fondato sul like e sul comment
che spezza le barriere fra politico e cittadino. Oggi Renzi è il nuovo segretario del PD, la sua fan
page su Facebook conta più di 500 mila like, nessun simbolo del partito ma solo una nota sulla
biografia “Sindaco di Firenze. Segretario del partito democratico”, così come non compare nessun
logo sul sito web matteorenzi.it e sulla sua pagina Twitter che, a dir la verità, mantiene ancora la
dicitura “candidato segretario PD”. Mentre gli altri leader (Berlusconi e Grillo) evidenziano sempre
la vicinanza con il simbolo del loro partito perché è una loro creatura e rappresenta la loro identità.
Questo non vale per Renzi anche se durante queste primarie ha usato spesso la parola “noi” e ha
dato al partito una posizione rilevante
E’ uno dei pochi che sembra non essere in rete “per caso” per la cura e l’attenzione che pone
nell’utilizzo degli strumenti del digitale. L’evento twitter #matteorisponde, mandato anche in
streaming, è stato un appuntamento fisso di interfaccia con i cittadini/utenti.
Per queste primarie, Renzi è partito da Bari con un nuovo slogan: “L’Italia cambia verso”; il palco a
forma di freccia secondo il blogger dell’HuffPost e consulente politico Marco Venturini2, provoca
in noi un istinto a seguire; cambia la sua comunicazione: cita frasi di filosofi e scrittori, personaggi
storici e detti latini; prende come esempio l’ultima campagna pubblicitaria di Coca Cola e Nutella
che hanno posto sul loro packaging l’etichetta con i nomi più comuni di persona e dice:
“oggi le persone vogliono essere considerate, chiamate per nomi e non considerate numeri”.

1

http://content.time.com/time/world/article/0,8599,1880979,00.html

2

http://www.huffingtonpost.it/marco-venturini/
Un punto negativo riguarda la scelta di scrivere sulle grafiche le parole negative nel verso contrario
e nel verso giusto quelle positive poi ché l’inconscio elabora meglio le parole scritte male.
Per quanto riguarda il tema, l’architrave su cui poggiano tutti i messaggi della campagna3, risulta:
semplice perché è facile da memorizzare; inclusivo, perché racchiude il senso delle proposte del
candidato segretario, valori condivisi dalla base del partito stanca di Berlusconi, delle larghe intese,
dell’inefficienza della classe dirigente; emotivo, perché incanala le aspettative e le aspirazioni
dell’elettorato di centrosinistra; credibile, coerente con la personalità di Matteo Renzi che anche
nella passata tornata elettorale chiedeva un cambio generazionale.
Un altro evento centrale di questa campagna elettorale è stata la quarta edizione della Leopolda. I
dati Blogmeter registrano che l’hashtag #Leopolda13 si è rivelato il più usato e citato dagli utenti di
twitter con un picco di oltre 5500 tweets durante il discorso finale di Matteo Renzi. Il tweet più
rilanciato è stato quello con il quale lo staff riassume lo stile elettorale del candidato:
“Oggi la vera strada da seguire è la semplicità, è il saper arrivare a tutti, è il non avere la puzza
sotto il naso. #Leopolda13”.
Renzi è sempre più POP. Il suo discorso si snoda su 4 livelli: messaggio centrale, battuta,
messaggio periferico, riedizione del messaggio principale; gestualità spiccata finalizzata a
rinforzare il messaggio principale. In questa occasione, si dimostra più vicino alle tematiche care
alla vecchia sinistra italiana: parla di lavoro, merito, istruzione (insegnanti) e riforme per l’Italia.
Per quanto riguarda lo stile comunicativo, Renzi è il politico che indulge più di tutti all’uso di figure
retoriche, con l’inclinazione speciale per le allitterazioni, chiasmi, figure etimologiche, ripetizioni
etc... Le figure di parole sono adatte ad essere riprese dai media come titoli e si trasformano in
slogan facili da ricordare. Secondo Giovanna Cosenza, docente di semiotica all’università di
Bologna, esagerare con le figure retoriche rende non solo lezioso il discorso, ma lo svuota, lo fa
apparire tanto più vacuo quante più figure usi (overdose di retorica).
“Voglio un PD che invece di essere pesante sia pensante”
Come Grillo usa le parole come una clava, cioè usa immagini forti e cerca di far ridere il pubblico.
Il sovraddosaggio dell’ironia rischia di risultare stucchevole, meccanico.
Nel suoi toni e nelle sue argomentazioni, Renzi non punta solo e propriamente all’elettorato
moderato ma fa propri alcuni toni di protesta con il fine di richiamare elettori delusi del PD che
3

Grandi, Vaccari, “Come si vincono le elezioni”, pag 216.
possono migrare nel M5S proponendo le misure anticasta, i capisaldi attorno a cui Grillo ha raccolto
il suo consenso.
Un ulteriore elemento ricorrente nel racconto renziano, è l’enumerazione. Inserisce spesso e
volentieri elenchi numerati che chiariscono i concetti in maniera semplice.
Infine i numeri. Le statistiche piacciono e colpiscono l’elettorato, sono lo strumento per dimostrare
di saper entrare nel merito delle questioni.
Renzi usa la capacità di utilizzare la leadership come arte di indurre consenso, come forma di
persuasione senza essere mai una relazione di potere. E’ influencer di community in grado di
influenzare le scelte dei propri follower, di costruire all’interno della comunità una comunicazione
circolare e orizzontale in cui ciascuno si interfaccia e interagisce con il leader. 4

4

Francesco Nicodemo, “Matteo Renzi come influencer di community”, L’Espresso,

http://panicodemocratico.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/12/02/matteo-renzi-comeinfluencer-di-community/

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  • 1. LA COMUNICAZIONE POLITICA DI MATTEO RENZI Provocatoriamente il TIME, il 20 febbraio 2009 titolava “Has Italy’s Left found its own Obama?1” in un articolo in cui elogiava l’intraprendenza politica di Matteo Renzi che si stava preparando alla corsa a sindaco della città di Firenze. L’accostamento con il presidente degli USA è dovuto alle tattiche usate da Renzi in campagna elettorale e al sapiente uso dei nuovi media, Facebook in particolare. In prima persona, infatti, racconta le sue giornate da amministratore, la sua campagna elettorale per la segreteria nazionale del partito, viaggi, decisioni, pensieri ed opinioni personali. Pareri negativi e positivi degli utenti, evitando un atteggiamento censorio, sono un aspetto critico nel quale si pesa tutta la distanza con la vecchia comunicazione politica televisiva. La sensazione da fan è di vicinanza e trasparenza, un nuovo modo di comunicare e interagire fondato sul like e sul comment che spezza le barriere fra politico e cittadino. Oggi Renzi è il nuovo segretario del PD, la sua fan page su Facebook conta più di 500 mila like, nessun simbolo del partito ma solo una nota sulla biografia “Sindaco di Firenze. Segretario del partito democratico”, così come non compare nessun logo sul sito web matteorenzi.it e sulla sua pagina Twitter che, a dir la verità, mantiene ancora la dicitura “candidato segretario PD”. Mentre gli altri leader (Berlusconi e Grillo) evidenziano sempre la vicinanza con il simbolo del loro partito perché è una loro creatura e rappresenta la loro identità. Questo non vale per Renzi anche se durante queste primarie ha usato spesso la parola “noi” e ha dato al partito una posizione rilevante E’ uno dei pochi che sembra non essere in rete “per caso” per la cura e l’attenzione che pone nell’utilizzo degli strumenti del digitale. L’evento twitter #matteorisponde, mandato anche in streaming, è stato un appuntamento fisso di interfaccia con i cittadini/utenti. Per queste primarie, Renzi è partito da Bari con un nuovo slogan: “L’Italia cambia verso”; il palco a forma di freccia secondo il blogger dell’HuffPost e consulente politico Marco Venturini2, provoca in noi un istinto a seguire; cambia la sua comunicazione: cita frasi di filosofi e scrittori, personaggi storici e detti latini; prende come esempio l’ultima campagna pubblicitaria di Coca Cola e Nutella che hanno posto sul loro packaging l’etichetta con i nomi più comuni di persona e dice: “oggi le persone vogliono essere considerate, chiamate per nomi e non considerate numeri”. 1 http://content.time.com/time/world/article/0,8599,1880979,00.html 2 http://www.huffingtonpost.it/marco-venturini/
  • 2. Un punto negativo riguarda la scelta di scrivere sulle grafiche le parole negative nel verso contrario e nel verso giusto quelle positive poi ché l’inconscio elabora meglio le parole scritte male. Per quanto riguarda il tema, l’architrave su cui poggiano tutti i messaggi della campagna3, risulta: semplice perché è facile da memorizzare; inclusivo, perché racchiude il senso delle proposte del candidato segretario, valori condivisi dalla base del partito stanca di Berlusconi, delle larghe intese, dell’inefficienza della classe dirigente; emotivo, perché incanala le aspettative e le aspirazioni dell’elettorato di centrosinistra; credibile, coerente con la personalità di Matteo Renzi che anche nella passata tornata elettorale chiedeva un cambio generazionale. Un altro evento centrale di questa campagna elettorale è stata la quarta edizione della Leopolda. I dati Blogmeter registrano che l’hashtag #Leopolda13 si è rivelato il più usato e citato dagli utenti di twitter con un picco di oltre 5500 tweets durante il discorso finale di Matteo Renzi. Il tweet più rilanciato è stato quello con il quale lo staff riassume lo stile elettorale del candidato: “Oggi la vera strada da seguire è la semplicità, è il saper arrivare a tutti, è il non avere la puzza sotto il naso. #Leopolda13”. Renzi è sempre più POP. Il suo discorso si snoda su 4 livelli: messaggio centrale, battuta, messaggio periferico, riedizione del messaggio principale; gestualità spiccata finalizzata a rinforzare il messaggio principale. In questa occasione, si dimostra più vicino alle tematiche care alla vecchia sinistra italiana: parla di lavoro, merito, istruzione (insegnanti) e riforme per l’Italia. Per quanto riguarda lo stile comunicativo, Renzi è il politico che indulge più di tutti all’uso di figure retoriche, con l’inclinazione speciale per le allitterazioni, chiasmi, figure etimologiche, ripetizioni etc... Le figure di parole sono adatte ad essere riprese dai media come titoli e si trasformano in slogan facili da ricordare. Secondo Giovanna Cosenza, docente di semiotica all’università di Bologna, esagerare con le figure retoriche rende non solo lezioso il discorso, ma lo svuota, lo fa apparire tanto più vacuo quante più figure usi (overdose di retorica). “Voglio un PD che invece di essere pesante sia pensante” Come Grillo usa le parole come una clava, cioè usa immagini forti e cerca di far ridere il pubblico. Il sovraddosaggio dell’ironia rischia di risultare stucchevole, meccanico. Nel suoi toni e nelle sue argomentazioni, Renzi non punta solo e propriamente all’elettorato moderato ma fa propri alcuni toni di protesta con il fine di richiamare elettori delusi del PD che 3 Grandi, Vaccari, “Come si vincono le elezioni”, pag 216.
  • 3. possono migrare nel M5S proponendo le misure anticasta, i capisaldi attorno a cui Grillo ha raccolto il suo consenso. Un ulteriore elemento ricorrente nel racconto renziano, è l’enumerazione. Inserisce spesso e volentieri elenchi numerati che chiariscono i concetti in maniera semplice. Infine i numeri. Le statistiche piacciono e colpiscono l’elettorato, sono lo strumento per dimostrare di saper entrare nel merito delle questioni. Renzi usa la capacità di utilizzare la leadership come arte di indurre consenso, come forma di persuasione senza essere mai una relazione di potere. E’ influencer di community in grado di influenzare le scelte dei propri follower, di costruire all’interno della comunità una comunicazione circolare e orizzontale in cui ciascuno si interfaccia e interagisce con il leader. 4 4 Francesco Nicodemo, “Matteo Renzi come influencer di community”, L’Espresso, http://panicodemocratico.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/12/02/matteo-renzi-comeinfluencer-di-community/