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Oltre l’adolescenza digitale del grillismo, è necessario
rigenerare la Democrazia attraverso la Rete
DINO BERTOCCO 1
Indice
 Il valore della Partecipazione
 Società sciapa e sale alchemico
 Crisi di fut(e)uro?
 La risorsa della Partecipazione
 Fenomenologia politica recente (1, 2, 3)
 I Meetup (1, 2)
 Fenomenologia politica italiana (1, 2, 3)
 L’irruzione di una nuova comunicazione politica
 Superficialità come alibi dell’ignoranza ed anticamera del populismo
 ….nel vuoto di classe politica
 ….e di un cambiamento travolgente
 (conseguente) Domanda di rigenerazione della leadership
 ….in una democrazia rappresentativa rinnovata
 Verso la democrazia partecipativa?
 L’onda della «democrazia aperta»
 Cittadinanza attiva in Europa (1, 2)
 Cittadinanza e alfabetizzazione digitale
 I limiti e le trappole della democrazia 2.0
 Il Terzo veneto …mancato!
 Gianroberto e noi….
 Le precondizioni del successo di M5S (1, 2)
 Le aporie del Progetto Casaleggio & Associati
 …ma la vecchia democrazia non è immutabile, la Rete può innnovarla (Aldo Schiavone)
DINO BERTOCCO 2
Il valore della Partecipazione
La definizione che meglio esprime il concetto di
partecipazione è: “processo di assunzione di decisioni
inerenti la vita di un individuo e quella della comunità
nella quale egli vive” (Unicef,1992).
La partecipazione si caratterizza per:
Non essere un evento concluso, bensì un processo
che si esplica nell’assumere su di sé la responsabilità
della scelta, facendosene carico
Essere un far parte di qualcosa, qualche luogo,
qualche gruppo … essere un con– essere
(Heidegger), consentire che la storia d’ognuno
s’intrecci con quella degli altri
Avere una finalità intrinseca: con-essere è sempre in
vista di qualcosa; è sempre un essere-con-gli-altri
per…prendere parte per…, abitando i conflitti con
responsabilità e giustizia (Raciti in ISFOL, 2008)
Partecipare è luogo della non-neutralità, è
consapevolezza che il nostro essere-nel mondo è
chiamato ad orientarsi eticamente secondo criteri di
giustizia ed equità.
DINO BERTOCCO 3
Società sciapa e sale alchemico
• Una società sciapa e infelice. Quale realtà sociale
abbiamo di fronte dopo la sopravvivenza? Oggi
siamo una società più «sciapa»: senza fermento,
circola troppa accidia, furbizia generalizzata,
disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso,
crescente evasione fiscale, disinteresse per le
tematiche di governo del sistema, passiva
accettazione della impressiva comunicazione di
massa. E siamo «malcontenti», quasi infelici, perché
viviamo un grande, inatteso ampliamento delle
diseguaglianze sociali. Si è rotto il «grande lago
della cetomedizzazione», storico perno della
agiatezza e della coesione sociale. Troppa gente non
cresce, ma declina nella scala sociale. Da ciò nasce
uno scontento rancoroso, che non viene da motivi
identitari, ma dalla crisi delle precedenti
collocazioni sociali di individui e ceti.
• Dov'è oggi il «sale alchemico»? Quel fervore che ha
fatto da «sale alchemico» ai tanti mondi vitali che
hanno operato come motori dello sviluppo degli
ultimi decenni
DINO BERTOCCO 4
Crisi di fut(e)uro?
• Il disagio profondo nasce dalla
consapevolezza della grave
congiuntura non solo economico-
finanziaria, ma anche etica e
culturale
• Assistiamo ad una crescente
privatizzazione della dimensione
pubblica ed alla contestuale rinuncia
a concorrere alla costituzione sociale
della persona
• La moneta di scambio in crisi, oggi,
non è l’EURO bensì il CAPITALE
SOCIALE che consente di credere
nell’altro e quindi di investire sulla
famiglia, la comunità locale, le
istituzioni, l’Europa…
DINO BERTOCCO 5
La risorsa della Partecipazione
• Il tema della partecipazione presenta un «lungo
passato»; qui si trae ispirazione dai saggi di Giuseppe
Gangemi pubblicati nella Rivista FOEDUS –Culture
Economi e Territori
• La partecipazione è da intendersi come un processo
intenzionale, libero, collettivo ed organizzato che
coinvolge, in maniera differente, gli attori sociali
coinvolti nel processo di ricerca-intervento. E’ una
relazione che genera relazioni, tutte volte al
raggiungimento di valori ed obiettivi costruiti e condivisi
dai diversi attori coinvolti. È il motore del cambiamento
e della trasformazione a livello sia individuale sia
comunitario (Montero, 2006).
• Come ben hanno sottolineato alcuni autori il tema della
partecipazione porta con sé alcune complesse domande
preliminari: “di quale comunità si sta parlando?” (Israel
et al. 1998), devono “partecipare tutti i membri della
comunità?” (Wallerstein et al. 1999), “e tutti allo stesso
modo in tutte le parti del progetto” (Riger, 1999) “sono
prevedibili anche cambiamenti di ruolo”? (Arcidiacono,
Marta, 2008, p.14).
• Mannarini (2010) in maniera critica ne evidenzia anche i
limiti segnalando come talvolta i processi partecipativi
paiono fini a se stessi ed improduttivi, incapaci di
promuovere cambiamento e sviluppare nuove
conoscenze adeguate, coerenti con le domande di
ricerca ed efficaci.
DINO BERTOCCO 6
Fenomenologia politica recente (1)
La campagna elettorale di B. Obama del
2008 è diventata il paradigma
dell’innovazione nei processi
partecipativi, ma essa prende le mosse
da una cultura politica specifica
Vi è sempre stata, negli U.S.A., la
convinzione che il sistema politico
vigente non fosse di tipo Europeo e che
vi fosse una profonda e radicale
differenza tra i due. Il perché appare con
evidenza nella descrizione delle
esperienze di crisi e riforma del sistema
politico statunitense. La società civile si è
battuta per avere dei partiti aperti alla
società civile e non chiusi, soprattutto
nella fase della selezione dei candidati
alle elezioni. Per questa via si è giunti a
quella riforma così “americana” delle
direct primaries, una istituzione che non
è mai esistita nei Paesi occidentali fino
alle esperienze del PD italiano
DINO BERTOCCO 7
Fenomenologia politica recente (2)
Ma la traiettoria personale del Presidente americano
(e della stessa Hillary Clinton) non è comprensibile e
correttamente valutabile senza conoscere l’opera di
Saul D. Alinsky, ispiratore e punto di riferimento
politico-culturale, intellettuale e militante sociale
attivo negli anni ‘60 che afffrontò il grosso problema,
teorico e pratico, della partecipazione
Come è possibile fare partecipazione in un contesto
in cui l’organizzazione del popolo è osteggiata dalla
presenza operativa di organizzazioni che
formalmente lavorano per il popolo, ma non con il
popolo, in quanto la semplificazione della
complessità viene operata da un singolo, da un
gruppo o da un partito non disponibile a condividere
il sapere di cui dispone perché lo reputa in qualche
modo “superiore” a quello degli altri? Come possono
organizzarsi per conseguire il potere di
semplificazione della complessità coloro che non
hanno potere (perché individualmente o in gruppo
non avrebbero la possibilità di ridurre la complessità
per gli altri e la possono ridurre per sé stessi solo se
possono agire con gli altri)
DINO BERTOCCO 8
Fenomenologia politica recente (3)
«Le organizzazioni che semplificano la
complessità per gli altri sono quelle che non
riescono a comunicare, perché non sanno o
non vogliono comunicare. Non sa o non vuole
comunicare quell'organizzazione che
subordina la comunicazione al conseguimento
di obiettivi assolutamente distanti dalla
veicolazione di un messaggio che possa
effettivamente ridurre la distanza con il suo
destinatario. E tale distanza perdura,
vanificando qualsiasi forma di organizzazione
del popolo, laddove nessuno è disposto a
rinegoziare alcuni dei propri interessi o valori
per garantire la libertà di scelta del metodo di
riduzione della complessità da parte degli altri:
il Dogma è il nemico della libertà dell’uomo»
(Alinsky 1989, p. 4)
Trova fondamento in questa analisi il principio
che “libertà è partecipazione” (riecheggiato
anche nella famosa canzone di Giorgio Gaber…)
DINO BERTOCCO 9
I Meetup (1)
Meetup (o Meetup.com) è un
servizio di social network che ha lo
scopo di facilitare l'incontro di gruppi
di persone in varie località del
mondo. Meetup consente ai membri
di trovare e unirsi a gruppi creati
attorno a un comune interesse,
come la politica, i libri, i giochi ecc.
L'utente può inserire la località del
proprio domicilio/residenza e
l'argomento di proprio interesse per
visualizzare i gruppi legati a quella
località e argomento
DINO BERTOCCO 10
Meetup (2)
Fondamentale, per la formazione di
questo social network, è stato
l'attacco al World Trade Center di
New York, l'11 settembre 2001. Il co-
fondatore Scott Heiferman ha
dichiarato pubblicamente che il
modo in cui la gente di New York si è
riunita a seguito di tale evento
traumatico lo ha ispirato a utilizzare
Internet per rendere più facile per le
persone connettersi con gli
sconosciuti della loro comunità
In Italia è diventato famoso dal 2005
quando è stato scelto dalle comunità
simpatizzanti per Beppe Grillo
presenti in tutte le città, molte delle
quali sparse anche per il mondo
DINO BERTOCCO 11
Fenomenologia politica italiana (1)
ROMA - Se qualcuno ancora si stesse
chiedendo come mai Beppe Grillo ha
vinto le elezioni politiche del 2013,
potrebbe trovare le risposte che cerca
facendosi un giro su Meetup. È il
Facebook della politica, la trasformazione
delle vecchie sezioni di partito al tempo
delle rete. La differenza più evidente è
che non esistono sedi fisiche: tramite
Meetup ci si vede ogni volta dove capita,
in un bar, in una sala in prestito oppure a
casa di qualcuno. A costo zero o quasi. In
questo momento ci sono 865 gruppi di
"amici di Beppe Grillo" in 711 città di
tutto il mondo, comprese Londra, Parigi,
Ginevra, San Francisco e Perth, in
Australia, dove ci sono "tre cittadini in
autoesilio volontario"
Riccardo Luna – LA REPUBBLICA, 3 marzo 2013
DINO BERTOCCO 12
Fenomenologia politica italiana (2)
DINO BERTOCCO 13
Fenomenologia politica italiana (3)
DINO BERTOCCO 14
L’irruzione di una nuova comunicazione politica
9. Comunicazione e trasparenza (dal Manifesto per la candidatura di Renzi alle primarie del PD)
Un partito che sappia comunicare bene. Perché la parola comunicazione non deve fare
paura. Chi non comunica è perduto. Saper usare la comunicazione è una priorità per la
madre che insegna a parlare al bambino, per l’innamorato che vuole esprimere il
proprio sentimento alla persona che ama, per il lavoratore che deve confrontarsi con i
colleghi, per i nonni che vogliono entrare in rapporto con i nipoti. Senza comunicazione
non c’è vita. In questi anni abbiamo finto di pensare che la comunicazione fosse
patrimonio della destra e che chi tra noi parlava di comunicazione in realtà fosse un
potenziale traditore, un infiltrato del nemico. Recuperare una dimensione pulita e
semplice di comunicazione partendo da un più accorto uso degli strumenti di proprietà
del PD e dialogando con le realtà editoriali ad esso collegati sarà una nostra priorità.
Inizieremo con l’obiettivo di spendere meno in comunicazione rispetto agli ultimi anni.
Spendere meno, ma spendere meglio. E rendicontare tutto, ogni centesimo, attraverso
la totale trasparenza delle spese. Se inizieremo noi, poi saranno costretti a farlo tutti.
Inizieremo dai soldi raccolti con le primarie che a differenza del passato dovranno
avere una destinazione e un utilizzo chiaro. Tutta la rendicontazione la metteremo su
Internet, accessibile a tutti. Il PD non è l’obiettivo, è lo strumento. Noi non vogliamo
chiudere le sedi del PD, anzi vogliamo spalancarle. Vogliamo cambiare l’Italia e il PD è
lo strumento per questo.
DINO BERTOCCO 15
Superficialità come alibi dell’ignoranza
ed anticamera del populismo
«La visione euforica delle conseguenze sociali della comunicazione si misura oggi con evidenze
empiriche e fratture della coscienza che inducono a mettere in discussione il modo in cui la
comunicazione ha costruito le parole e i sentimenti del clima culturale dominante. E’ singolare che un
ripensamento critico rispetto a un elogio sistematico dei media prenda le mosse proprio da chi – io fra
questi – non ha mancato di annotare il rilievo e la forza di socializzazione moderna della comunicazione
in Italia; perché, anche questo approccio si è rivelato storicamente convincente, ciò non impedisce la
presa d’atto che alcuni fenomeni – a partire dal cosiddetto «berlusconismo culturale» (che ovviamente
non allude solo al perimetro delle forze politiche del centrodestra) – sono ormai percepiti come qualcosa
che non ha nulla anche vedere con la sfera pubblica, dal momento che affollano la retorica e
l’immaginario del dibattito pubblico»
«Una conseguenza evidente di questo rinnovamento di prospettiva è l’obbligo di sottolineare sempre più
attentamente la relazione che il tempo dei media instaura con l’antipolitica e più in generale con alcuni
caratteri distintivi della postmodernità»
«E’ rispetto a questa connessione nefasta fra populismo e comunicazione, quella che nei paesi
democratici più avanzati si chiama e si fa chiamare media literacy e media education, da noi consiste in
realtà marginali, se non fiori all’occhiello di limitate aree di autocoscienza intellettuale e scolastica»
Mario Morcellini, Gli errori della comunicazione – ASPENIA n. 54
DINO BERTOCCO 16
….nel vuoto di classe politica
«E’ naturale, come si è detto, che in questo
progressivo vuoto di classe politica, di società
civile e di leadership collettiva, i soggetti della
vita quotidiana rischiano di restare in una
solitudine senza èlite, con il pericolo che si
possa dare ragione a chi ha sempre sostenuto
che «il popolo italiano è materia inerte, che si
muove insieme e in avanti solo quando è
illuminato dalla luce di una èlite intelligente».
Se così fosse sarebbe davvero vicino il
baratro, non solo dell’economia, ma anche del
disfacimento della struttura stessa della
società, magari accentuato dalla bassa qualità,
anzi da una profonda crisi antropologica delle
singole molecole sociali, divenute inerti
elementi di moltitudine».
Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del
Paese – 2013, Considerazioni generali, p. 13
DINO BERTOCCO 17
….e di un cambiamento travolgente
Per comprendere il livello di sfasatura –
lontananza dei Partiti tradizionali
dall’elettorato (clamorosamente
evidenziato dal 25 % dei voti andati al
M5S) è utile la lettura di un denso ed
illuminante articolo di Aldo Schiavone
(Serve una guida politica al nuovo
individualismo fragile ma creativo) nel
quale si sostiene che «L’Italia è il Paese
dell’Occidente sul quale la rivoluzione del
lavoro ha avuto l’impatto più
travolgente. Dietro la maschera del
populismo ci sono cambiamenti che
vanno capiti per affrontare al meglio le
sfide del futuro”»
http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_30
/serve-guida-politica-nuovo-individualismo-
fragile-ma-creativo-87d94730-f5cc-11e5-a42a-
1086cb13ad60.shtml
DINO BERTOCCO 18
(conseguente) Domanda di rigenerazione della
leadership
Contesto socio-economico che alimenta un
rischio latente di euforizzazione delle
aspettative
I valori della tradizione vengono evocati e
usati, ma svuotati e finalizzati a creare paure e
barriere al cambiamento necessario per
affrontare le nuove emergenze
Le Elite tradizionali si dimostrano incapaci e
più orientate a dar vita ad «una farsa
italiana», anche se va tenuto presente che
«Oggi fallirebbe anche Cavour» (Michele
Salvati, LA LETTURA - CORRIERE DELLA SERA, i
dicembre 2013)
Cosicchè il vecchio e saggio Eugenio Scalfari
arriva a sostenere che Un dittatore è una
sciagura, un vero leader è una fortuna
(LA REPUBBLICA, 22 dicembre 2013)
DINO BERTOCCO 19
….in una democrazia rappresentativa rinnovata
Perché servono le rappresentanze.
L’egoismo sociale non è una risposta
(Giuseppe De Rita, CORRIERE DELLA
SERA, 27 dicembre 2013)
L’impegno della futura leadership:
restituire ai cittadini il piacere di
contare
(Michele Ainis, CORRIERE DELLA
SERA, 28 dicembre 2013)
Il peso dei leader nelle democrazie
(Ernesto Galli Della Loggia,
CORRIERE DELLA SERA, 29 dicembre
2013)
DINO BERTOCCO 20
Verso la democrazia partecipativa?
…Ciò che non possiamo avere, e che tuttavia non possiamo smettere di non volere
(J. Dunn, La teoria politica di fronte al futuro)
DINO BERTOCCO 21
• «Quindi chi identifica la democrazia con le regole del
gioco ha ottime ragioni di diffidare di una troppo
meccanica identificazione di partecipazione e
democrazia. Al contrario, chi ritiene che la democrazia
debba essere vista come un processo politico
complessivo, non solo come una procedura di decisione,
include la partecipazione informale nella definizione di
questa forma di governo e di politica»
Nadia Urbinati, Democrazia in diretta
• Democrazia partecipativa e processi di
democratizzazione (Relazione generale al Convegno su:
La democrazia partecipativa in Italia ed in Europa:
esperienze e prospettive)
Umberto Allegretti
• «Il voto fa male alla democrazia. Sorteggiamo».
Intervista a David Van Reybrouck – LA LETTURA,
Corriere della Sera, 16 marzo 2014
• «La democrazia formale si è diffusa nel mondo negli
ultimi anni. Ma i cittadini sono frustrati perché non
sentono di poter influire davvero sulle decisioni che
contano. Solo l’efficacia delle istituzioni può dare slancio
alla partecipazione»
• Mary Kaldor - Docente di Global governance alla
Scuola di economia di Londra
L’onda della «democrazia aperta»
Citizinvestor: la piattaforma che
consente alle autorità locali di lanciare
un progetto e di chiedere ai cittadini di
finanziarlo
CiviQ : la piattaforma che in Irlanda
serve a rilevare l’opinione pubblica in
modo più partecipato di quanto avviene
basandosi sui sondaggi
Open ministry – Crowdsourcing
legislation, ideata da Joonas Pekkonen
Openpolis - La piattaforma web italiana
per monitorare, informarsi e partecipare
alla vita politica
DINO BERTOCCO 22
Cittadinanza attiva in Europa (1)
DINO BERTOCCO 23
Negli ultimi anni il rapporto tra democrazia e partecipazione
politica ha assunto un ruolo centrale nel contesto dell'Unione
Europea. Avvenimenti recenti hanno infatti indotto a
ripensare le forme della partecipazione politica e il rapporto
con i modelli di democrazia.
Tale processo si inserisce all'interno di un più ampio dibattito
sulla crisi della democrazia rappresentativa e della
partecipazione elettorale che investe le democrazie
contemporanee. Nel caso dell'Unione Europea la democrazia
rappresentativa è caratterizzata da una debolezza di fondo,
insita nella complessa architettura istituzionale che regola
l'equilibrio di poteri tra Commissione-Consiglio-Parlamento e
che attribuisce a quest'ultimo, unica istituzione ad essere
legittimata dall'elezione popolare, un ruolo subalterno
rispetto alle altre. A completare il quadro sullo stato di salute
della democrazia rappresentativa in Europa, si aggiungono gli
elevati livelli di astensionismo che caratterizzano le elezioni
europee, riconfermati anche con le elezioni del 2009 e lo
scarso contributo fornito dal sistema massmediale al processo
di integrazione europea sia sul piano simbolico che
informativo.
Cittadinanza attiva in Europa (2)
Negli anni tale deficit, politico e
democratico al tempo stesso, è stato
parzialmente colmato attraverso
l'individuazione di un canale
partecipativo alternativo, che indica nel
ruolo svolto dalla società civile nei
processi decisionali il principale
strumento di attuazione della
democrazia partecipativa a livello
comunitario.
L'Unione Europea si conferma pertanto
come un interessante laboratorio di
sperimentazione istituzionale che guarda
alla possibilità di individuare modelli di
governance che siano maggiormente
rispondenti alle mutate esigenze delle
democrazie contemporanee.
DINO BERTOCCO 24
Cittadinanza e alfabetizzazione digitale
Dall’agorà alla blogosfera- internet ha potenziato la partecipazione
DINO BERTOCCO 25
I limiti e le trappole della democrazia 2.0
La stagione dell’e-democracy
L’avvento dei socialnetwork e dei
socialmedia
Tokenism e click-tivism
L’èlite della rete
il Digital divide
Piattaforme partecipative, guru, influencer
e rinnovamento dei partiti
Il caso veneto dell’imbroglio del
plebiscito.eu
Il manifesto di DEMOCRAZIA 2.0 ed il
punto 5
«5. di impegnarsi perché la Rete sia davvero neutrale e
sia vietato ai fornitori di servizi di comunicazione
elettronica ogni genere di attività di network
management suscettibile di incidere sulla libertà degli
utenti di accedere a ogni tipo di contenuto a condizioni
tecniche ed economiche non discriminatorie»
DINO BERTOCCO 26
Il Terzo veneto …mancato!
 Il Progetto per l’e-democracy tra
progettazione, sperimentazioni e
resistenze burocratico-
amministrative
 La sfida di DEMOTOPIA: spazi,
strumenti, persone e pratiche di
partecipazione
 La stagione dei processi
partecipativi a livello territoriale
 L’analfabetsimo politico digitale
del ceto politico e l’avvento del
grillismo
DINO BERTOCCO 27
Gianroberto e noi…..
 Andare oltre la vulgata giornalistica sul guru
http://www.dinobertocco.it/gianroberto-e-noi/
 Il percorso politico-organizzativo-informatico con Di Pietro ed il successo costruito
attraverso una paziente e lungimirante partnership con il «megafono» Grillo
 Una Piattaforma ed un Blog per dare voce ad un popolo sofferente-frustrato,
sottovalutato dalla nomenclatura partitica tradizionale incapace di interpretare il
malessere delle conseguenze economico-sociali della crisi accentuatasi dopo il 2007
 La valutazione realistica di Daniele Bellasio (Il sociologo delle reti):
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-04-13/il-sociologo-reti-
073901.shtml?uuid=ACbUIe6C
DINO BERTOCCO 28
Le precondizioni del successo di M5S (1)
Nell’agile libretto, l’autore mette
a nudo i limiti ed i ritardi
strutturali – in termini di
linguaggio e procedure di
coinvolgimento dei cittadini-
elettori- da parte delle
Organizzazioni politiche
affermatesi nel ventennio della
Seconda Repubblica, con
particolare riferimento al modello
della «Ditta» bersaniana, il cui
leader verrà sbeffeggiato proprio
dai grillini quando opererà un
generoso e patetico tentativo di
dialogo post-elezioni 2013
DINO BERTOCCO 29
Le precondizioni del successo di M5S (2)
Già nel 2003 Colin Crouch
aveva segnalato con
perspicacia che, pur non
dovendo trascurare i Partiti per
invvestire sui gruppi di
pressione (perché ciò ci fa
scivolare verso la
postdemocrazia) «tuttavia,
ancora una volta, abbarbicarsi
al vecchio modello del partito
monolitico significa affondare
nella notalgia per un passato
irrecuperabile»
DINO BERTOCCO 30
Le aporie del Progetto Casaleggio & Associati
 La distorsione ideologica e procedurale
realizzato con l’abuso del mito della
democrazia diretta gestita con il
controllo organizzativo top down
(centralismo cibernetico)
 Una concezione della Rete che
despazializza e decontestualizza i
processi decisionali, minando alla radice
il valore e la sostanza della
partecipazione democratica, ridotta ad
una sorta di alveare con il «popolo di
internet» ipostatizzato e disumanizzato
 La Piattaforma Rousseau come
metafora e pratica del rifiuto della
democrazia rappresentativa (…i
deputati del popoolonon possono
essere i suoi rappresentanti; sono
semplicemente i suoi commissari…)
DINO BERTOCCO 31
…ma la vecchia democrazia non è immutabile, la Rete
può innovarla (Aldo Schiavone)
 La neo-democrazia diretta sull’onda di Internet è
un mito pericoloso e inservibile. Le società
complesse non si governano cercando di
trasformare un intero Paese, grazie alla rete,
nella piazza di Atene. E il moderno
professionismo politico, congiunto al suffragio
universale, è, in quanto tale, una conquista e
una garanzia di competenza, non
necessariamente un’usurpazione. Ciò non toglie
che il meccanismo della rappresentanza politica
(in origine estraneo alla teoria e alla pratica
della democrazia) abbia ormai dentro di sé
qualcosa di irrimediabilmente vecchio e lento:
viene da un mondo lontano, che abbiamo
perduto per sempre, dove circolava
un’informazione frammentaria e rarefatta, in cui
l’opinione pubblica si formava attraverso circoli
ristretti, e la delega era l’unico modo con cui il
popolo potesse sperare di esercitare la propria
sovranità. La sua tecnologia di riferimento era
quella del vapore e del telegrafo.
 La democrazia che conosciamo –
fondata sul suffragio universale e sul
sistema dei partiti (leggeri o pesanti che
siano)- non è una forma immutabile, né
il punto d’arrivo della storia (come
qualcuno aveva pensato, prima dell’11
settembre). Può essere migliorata,
adeguata e perfezionata. Abbiamo
bisogno di laboratori e di
sperimentazione. Il Movimento di
Casaleggio e di Grillo ha avuto dei
meriti in questa direzione, pur tra molti
errori. Sarebbe auspicabile che non
andassero dispersi. E che altri
provassero a far meglio.
http://www.corriere.it/opinioni/16_aprile_
30/vecchia-democrazia-non-immutabile-
rete-puo-innovarla-93f21a62-0e20-11e6-
91a4-bd67d1315537.shtml
DINO BERTOCCO 32

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Rigenerare la democrazia

  • 1. Oltre l’adolescenza digitale del grillismo, è necessario rigenerare la Democrazia attraverso la Rete DINO BERTOCCO 1
  • 2. Indice  Il valore della Partecipazione  Società sciapa e sale alchemico  Crisi di fut(e)uro?  La risorsa della Partecipazione  Fenomenologia politica recente (1, 2, 3)  I Meetup (1, 2)  Fenomenologia politica italiana (1, 2, 3)  L’irruzione di una nuova comunicazione politica  Superficialità come alibi dell’ignoranza ed anticamera del populismo  ….nel vuoto di classe politica  ….e di un cambiamento travolgente  (conseguente) Domanda di rigenerazione della leadership  ….in una democrazia rappresentativa rinnovata  Verso la democrazia partecipativa?  L’onda della «democrazia aperta»  Cittadinanza attiva in Europa (1, 2)  Cittadinanza e alfabetizzazione digitale  I limiti e le trappole della democrazia 2.0  Il Terzo veneto …mancato!  Gianroberto e noi….  Le precondizioni del successo di M5S (1, 2)  Le aporie del Progetto Casaleggio & Associati  …ma la vecchia democrazia non è immutabile, la Rete può innnovarla (Aldo Schiavone) DINO BERTOCCO 2
  • 3. Il valore della Partecipazione La definizione che meglio esprime il concetto di partecipazione è: “processo di assunzione di decisioni inerenti la vita di un individuo e quella della comunità nella quale egli vive” (Unicef,1992). La partecipazione si caratterizza per: Non essere un evento concluso, bensì un processo che si esplica nell’assumere su di sé la responsabilità della scelta, facendosene carico Essere un far parte di qualcosa, qualche luogo, qualche gruppo … essere un con– essere (Heidegger), consentire che la storia d’ognuno s’intrecci con quella degli altri Avere una finalità intrinseca: con-essere è sempre in vista di qualcosa; è sempre un essere-con-gli-altri per…prendere parte per…, abitando i conflitti con responsabilità e giustizia (Raciti in ISFOL, 2008) Partecipare è luogo della non-neutralità, è consapevolezza che il nostro essere-nel mondo è chiamato ad orientarsi eticamente secondo criteri di giustizia ed equità. DINO BERTOCCO 3
  • 4. Società sciapa e sale alchemico • Una società sciapa e infelice. Quale realtà sociale abbiamo di fronte dopo la sopravvivenza? Oggi siamo una società più «sciapa»: senza fermento, circola troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema, passiva accettazione della impressiva comunicazione di massa. E siamo «malcontenti», quasi infelici, perché viviamo un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali. Si è rotto il «grande lago della cetomedizzazione», storico perno della agiatezza e della coesione sociale. Troppa gente non cresce, ma declina nella scala sociale. Da ciò nasce uno scontento rancoroso, che non viene da motivi identitari, ma dalla crisi delle precedenti collocazioni sociali di individui e ceti. • Dov'è oggi il «sale alchemico»? Quel fervore che ha fatto da «sale alchemico» ai tanti mondi vitali che hanno operato come motori dello sviluppo degli ultimi decenni DINO BERTOCCO 4
  • 5. Crisi di fut(e)uro? • Il disagio profondo nasce dalla consapevolezza della grave congiuntura non solo economico- finanziaria, ma anche etica e culturale • Assistiamo ad una crescente privatizzazione della dimensione pubblica ed alla contestuale rinuncia a concorrere alla costituzione sociale della persona • La moneta di scambio in crisi, oggi, non è l’EURO bensì il CAPITALE SOCIALE che consente di credere nell’altro e quindi di investire sulla famiglia, la comunità locale, le istituzioni, l’Europa… DINO BERTOCCO 5
  • 6. La risorsa della Partecipazione • Il tema della partecipazione presenta un «lungo passato»; qui si trae ispirazione dai saggi di Giuseppe Gangemi pubblicati nella Rivista FOEDUS –Culture Economi e Territori • La partecipazione è da intendersi come un processo intenzionale, libero, collettivo ed organizzato che coinvolge, in maniera differente, gli attori sociali coinvolti nel processo di ricerca-intervento. E’ una relazione che genera relazioni, tutte volte al raggiungimento di valori ed obiettivi costruiti e condivisi dai diversi attori coinvolti. È il motore del cambiamento e della trasformazione a livello sia individuale sia comunitario (Montero, 2006). • Come ben hanno sottolineato alcuni autori il tema della partecipazione porta con sé alcune complesse domande preliminari: “di quale comunità si sta parlando?” (Israel et al. 1998), devono “partecipare tutti i membri della comunità?” (Wallerstein et al. 1999), “e tutti allo stesso modo in tutte le parti del progetto” (Riger, 1999) “sono prevedibili anche cambiamenti di ruolo”? (Arcidiacono, Marta, 2008, p.14). • Mannarini (2010) in maniera critica ne evidenzia anche i limiti segnalando come talvolta i processi partecipativi paiono fini a se stessi ed improduttivi, incapaci di promuovere cambiamento e sviluppare nuove conoscenze adeguate, coerenti con le domande di ricerca ed efficaci. DINO BERTOCCO 6
  • 7. Fenomenologia politica recente (1) La campagna elettorale di B. Obama del 2008 è diventata il paradigma dell’innovazione nei processi partecipativi, ma essa prende le mosse da una cultura politica specifica Vi è sempre stata, negli U.S.A., la convinzione che il sistema politico vigente non fosse di tipo Europeo e che vi fosse una profonda e radicale differenza tra i due. Il perché appare con evidenza nella descrizione delle esperienze di crisi e riforma del sistema politico statunitense. La società civile si è battuta per avere dei partiti aperti alla società civile e non chiusi, soprattutto nella fase della selezione dei candidati alle elezioni. Per questa via si è giunti a quella riforma così “americana” delle direct primaries, una istituzione che non è mai esistita nei Paesi occidentali fino alle esperienze del PD italiano DINO BERTOCCO 7
  • 8. Fenomenologia politica recente (2) Ma la traiettoria personale del Presidente americano (e della stessa Hillary Clinton) non è comprensibile e correttamente valutabile senza conoscere l’opera di Saul D. Alinsky, ispiratore e punto di riferimento politico-culturale, intellettuale e militante sociale attivo negli anni ‘60 che afffrontò il grosso problema, teorico e pratico, della partecipazione Come è possibile fare partecipazione in un contesto in cui l’organizzazione del popolo è osteggiata dalla presenza operativa di organizzazioni che formalmente lavorano per il popolo, ma non con il popolo, in quanto la semplificazione della complessità viene operata da un singolo, da un gruppo o da un partito non disponibile a condividere il sapere di cui dispone perché lo reputa in qualche modo “superiore” a quello degli altri? Come possono organizzarsi per conseguire il potere di semplificazione della complessità coloro che non hanno potere (perché individualmente o in gruppo non avrebbero la possibilità di ridurre la complessità per gli altri e la possono ridurre per sé stessi solo se possono agire con gli altri) DINO BERTOCCO 8
  • 9. Fenomenologia politica recente (3) «Le organizzazioni che semplificano la complessità per gli altri sono quelle che non riescono a comunicare, perché non sanno o non vogliono comunicare. Non sa o non vuole comunicare quell'organizzazione che subordina la comunicazione al conseguimento di obiettivi assolutamente distanti dalla veicolazione di un messaggio che possa effettivamente ridurre la distanza con il suo destinatario. E tale distanza perdura, vanificando qualsiasi forma di organizzazione del popolo, laddove nessuno è disposto a rinegoziare alcuni dei propri interessi o valori per garantire la libertà di scelta del metodo di riduzione della complessità da parte degli altri: il Dogma è il nemico della libertà dell’uomo» (Alinsky 1989, p. 4) Trova fondamento in questa analisi il principio che “libertà è partecipazione” (riecheggiato anche nella famosa canzone di Giorgio Gaber…) DINO BERTOCCO 9
  • 10. I Meetup (1) Meetup (o Meetup.com) è un servizio di social network che ha lo scopo di facilitare l'incontro di gruppi di persone in varie località del mondo. Meetup consente ai membri di trovare e unirsi a gruppi creati attorno a un comune interesse, come la politica, i libri, i giochi ecc. L'utente può inserire la località del proprio domicilio/residenza e l'argomento di proprio interesse per visualizzare i gruppi legati a quella località e argomento DINO BERTOCCO 10
  • 11. Meetup (2) Fondamentale, per la formazione di questo social network, è stato l'attacco al World Trade Center di New York, l'11 settembre 2001. Il co- fondatore Scott Heiferman ha dichiarato pubblicamente che il modo in cui la gente di New York si è riunita a seguito di tale evento traumatico lo ha ispirato a utilizzare Internet per rendere più facile per le persone connettersi con gli sconosciuti della loro comunità In Italia è diventato famoso dal 2005 quando è stato scelto dalle comunità simpatizzanti per Beppe Grillo presenti in tutte le città, molte delle quali sparse anche per il mondo DINO BERTOCCO 11
  • 12. Fenomenologia politica italiana (1) ROMA - Se qualcuno ancora si stesse chiedendo come mai Beppe Grillo ha vinto le elezioni politiche del 2013, potrebbe trovare le risposte che cerca facendosi un giro su Meetup. È il Facebook della politica, la trasformazione delle vecchie sezioni di partito al tempo delle rete. La differenza più evidente è che non esistono sedi fisiche: tramite Meetup ci si vede ogni volta dove capita, in un bar, in una sala in prestito oppure a casa di qualcuno. A costo zero o quasi. In questo momento ci sono 865 gruppi di "amici di Beppe Grillo" in 711 città di tutto il mondo, comprese Londra, Parigi, Ginevra, San Francisco e Perth, in Australia, dove ci sono "tre cittadini in autoesilio volontario" Riccardo Luna – LA REPUBBLICA, 3 marzo 2013 DINO BERTOCCO 12
  • 13. Fenomenologia politica italiana (2) DINO BERTOCCO 13
  • 14. Fenomenologia politica italiana (3) DINO BERTOCCO 14
  • 15. L’irruzione di una nuova comunicazione politica 9. Comunicazione e trasparenza (dal Manifesto per la candidatura di Renzi alle primarie del PD) Un partito che sappia comunicare bene. Perché la parola comunicazione non deve fare paura. Chi non comunica è perduto. Saper usare la comunicazione è una priorità per la madre che insegna a parlare al bambino, per l’innamorato che vuole esprimere il proprio sentimento alla persona che ama, per il lavoratore che deve confrontarsi con i colleghi, per i nonni che vogliono entrare in rapporto con i nipoti. Senza comunicazione non c’è vita. In questi anni abbiamo finto di pensare che la comunicazione fosse patrimonio della destra e che chi tra noi parlava di comunicazione in realtà fosse un potenziale traditore, un infiltrato del nemico. Recuperare una dimensione pulita e semplice di comunicazione partendo da un più accorto uso degli strumenti di proprietà del PD e dialogando con le realtà editoriali ad esso collegati sarà una nostra priorità. Inizieremo con l’obiettivo di spendere meno in comunicazione rispetto agli ultimi anni. Spendere meno, ma spendere meglio. E rendicontare tutto, ogni centesimo, attraverso la totale trasparenza delle spese. Se inizieremo noi, poi saranno costretti a farlo tutti. Inizieremo dai soldi raccolti con le primarie che a differenza del passato dovranno avere una destinazione e un utilizzo chiaro. Tutta la rendicontazione la metteremo su Internet, accessibile a tutti. Il PD non è l’obiettivo, è lo strumento. Noi non vogliamo chiudere le sedi del PD, anzi vogliamo spalancarle. Vogliamo cambiare l’Italia e il PD è lo strumento per questo. DINO BERTOCCO 15
  • 16. Superficialità come alibi dell’ignoranza ed anticamera del populismo «La visione euforica delle conseguenze sociali della comunicazione si misura oggi con evidenze empiriche e fratture della coscienza che inducono a mettere in discussione il modo in cui la comunicazione ha costruito le parole e i sentimenti del clima culturale dominante. E’ singolare che un ripensamento critico rispetto a un elogio sistematico dei media prenda le mosse proprio da chi – io fra questi – non ha mancato di annotare il rilievo e la forza di socializzazione moderna della comunicazione in Italia; perché, anche questo approccio si è rivelato storicamente convincente, ciò non impedisce la presa d’atto che alcuni fenomeni – a partire dal cosiddetto «berlusconismo culturale» (che ovviamente non allude solo al perimetro delle forze politiche del centrodestra) – sono ormai percepiti come qualcosa che non ha nulla anche vedere con la sfera pubblica, dal momento che affollano la retorica e l’immaginario del dibattito pubblico» «Una conseguenza evidente di questo rinnovamento di prospettiva è l’obbligo di sottolineare sempre più attentamente la relazione che il tempo dei media instaura con l’antipolitica e più in generale con alcuni caratteri distintivi della postmodernità» «E’ rispetto a questa connessione nefasta fra populismo e comunicazione, quella che nei paesi democratici più avanzati si chiama e si fa chiamare media literacy e media education, da noi consiste in realtà marginali, se non fiori all’occhiello di limitate aree di autocoscienza intellettuale e scolastica» Mario Morcellini, Gli errori della comunicazione – ASPENIA n. 54 DINO BERTOCCO 16
  • 17. ….nel vuoto di classe politica «E’ naturale, come si è detto, che in questo progressivo vuoto di classe politica, di società civile e di leadership collettiva, i soggetti della vita quotidiana rischiano di restare in una solitudine senza èlite, con il pericolo che si possa dare ragione a chi ha sempre sostenuto che «il popolo italiano è materia inerte, che si muove insieme e in avanti solo quando è illuminato dalla luce di una èlite intelligente». Se così fosse sarebbe davvero vicino il baratro, non solo dell’economia, ma anche del disfacimento della struttura stessa della società, magari accentuato dalla bassa qualità, anzi da una profonda crisi antropologica delle singole molecole sociali, divenute inerti elementi di moltitudine». Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese – 2013, Considerazioni generali, p. 13 DINO BERTOCCO 17
  • 18. ….e di un cambiamento travolgente Per comprendere il livello di sfasatura – lontananza dei Partiti tradizionali dall’elettorato (clamorosamente evidenziato dal 25 % dei voti andati al M5S) è utile la lettura di un denso ed illuminante articolo di Aldo Schiavone (Serve una guida politica al nuovo individualismo fragile ma creativo) nel quale si sostiene che «L’Italia è il Paese dell’Occidente sul quale la rivoluzione del lavoro ha avuto l’impatto più travolgente. Dietro la maschera del populismo ci sono cambiamenti che vanno capiti per affrontare al meglio le sfide del futuro”» http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_30 /serve-guida-politica-nuovo-individualismo- fragile-ma-creativo-87d94730-f5cc-11e5-a42a- 1086cb13ad60.shtml DINO BERTOCCO 18
  • 19. (conseguente) Domanda di rigenerazione della leadership Contesto socio-economico che alimenta un rischio latente di euforizzazione delle aspettative I valori della tradizione vengono evocati e usati, ma svuotati e finalizzati a creare paure e barriere al cambiamento necessario per affrontare le nuove emergenze Le Elite tradizionali si dimostrano incapaci e più orientate a dar vita ad «una farsa italiana», anche se va tenuto presente che «Oggi fallirebbe anche Cavour» (Michele Salvati, LA LETTURA - CORRIERE DELLA SERA, i dicembre 2013) Cosicchè il vecchio e saggio Eugenio Scalfari arriva a sostenere che Un dittatore è una sciagura, un vero leader è una fortuna (LA REPUBBLICA, 22 dicembre 2013) DINO BERTOCCO 19
  • 20. ….in una democrazia rappresentativa rinnovata Perché servono le rappresentanze. L’egoismo sociale non è una risposta (Giuseppe De Rita, CORRIERE DELLA SERA, 27 dicembre 2013) L’impegno della futura leadership: restituire ai cittadini il piacere di contare (Michele Ainis, CORRIERE DELLA SERA, 28 dicembre 2013) Il peso dei leader nelle democrazie (Ernesto Galli Della Loggia, CORRIERE DELLA SERA, 29 dicembre 2013) DINO BERTOCCO 20
  • 21. Verso la democrazia partecipativa? …Ciò che non possiamo avere, e che tuttavia non possiamo smettere di non volere (J. Dunn, La teoria politica di fronte al futuro) DINO BERTOCCO 21 • «Quindi chi identifica la democrazia con le regole del gioco ha ottime ragioni di diffidare di una troppo meccanica identificazione di partecipazione e democrazia. Al contrario, chi ritiene che la democrazia debba essere vista come un processo politico complessivo, non solo come una procedura di decisione, include la partecipazione informale nella definizione di questa forma di governo e di politica» Nadia Urbinati, Democrazia in diretta • Democrazia partecipativa e processi di democratizzazione (Relazione generale al Convegno su: La democrazia partecipativa in Italia ed in Europa: esperienze e prospettive) Umberto Allegretti • «Il voto fa male alla democrazia. Sorteggiamo». Intervista a David Van Reybrouck – LA LETTURA, Corriere della Sera, 16 marzo 2014 • «La democrazia formale si è diffusa nel mondo negli ultimi anni. Ma i cittadini sono frustrati perché non sentono di poter influire davvero sulle decisioni che contano. Solo l’efficacia delle istituzioni può dare slancio alla partecipazione» • Mary Kaldor - Docente di Global governance alla Scuola di economia di Londra
  • 22. L’onda della «democrazia aperta» Citizinvestor: la piattaforma che consente alle autorità locali di lanciare un progetto e di chiedere ai cittadini di finanziarlo CiviQ : la piattaforma che in Irlanda serve a rilevare l’opinione pubblica in modo più partecipato di quanto avviene basandosi sui sondaggi Open ministry – Crowdsourcing legislation, ideata da Joonas Pekkonen Openpolis - La piattaforma web italiana per monitorare, informarsi e partecipare alla vita politica DINO BERTOCCO 22
  • 23. Cittadinanza attiva in Europa (1) DINO BERTOCCO 23 Negli ultimi anni il rapporto tra democrazia e partecipazione politica ha assunto un ruolo centrale nel contesto dell'Unione Europea. Avvenimenti recenti hanno infatti indotto a ripensare le forme della partecipazione politica e il rapporto con i modelli di democrazia. Tale processo si inserisce all'interno di un più ampio dibattito sulla crisi della democrazia rappresentativa e della partecipazione elettorale che investe le democrazie contemporanee. Nel caso dell'Unione Europea la democrazia rappresentativa è caratterizzata da una debolezza di fondo, insita nella complessa architettura istituzionale che regola l'equilibrio di poteri tra Commissione-Consiglio-Parlamento e che attribuisce a quest'ultimo, unica istituzione ad essere legittimata dall'elezione popolare, un ruolo subalterno rispetto alle altre. A completare il quadro sullo stato di salute della democrazia rappresentativa in Europa, si aggiungono gli elevati livelli di astensionismo che caratterizzano le elezioni europee, riconfermati anche con le elezioni del 2009 e lo scarso contributo fornito dal sistema massmediale al processo di integrazione europea sia sul piano simbolico che informativo.
  • 24. Cittadinanza attiva in Europa (2) Negli anni tale deficit, politico e democratico al tempo stesso, è stato parzialmente colmato attraverso l'individuazione di un canale partecipativo alternativo, che indica nel ruolo svolto dalla società civile nei processi decisionali il principale strumento di attuazione della democrazia partecipativa a livello comunitario. L'Unione Europea si conferma pertanto come un interessante laboratorio di sperimentazione istituzionale che guarda alla possibilità di individuare modelli di governance che siano maggiormente rispondenti alle mutate esigenze delle democrazie contemporanee. DINO BERTOCCO 24
  • 25. Cittadinanza e alfabetizzazione digitale Dall’agorà alla blogosfera- internet ha potenziato la partecipazione DINO BERTOCCO 25
  • 26. I limiti e le trappole della democrazia 2.0 La stagione dell’e-democracy L’avvento dei socialnetwork e dei socialmedia Tokenism e click-tivism L’èlite della rete il Digital divide Piattaforme partecipative, guru, influencer e rinnovamento dei partiti Il caso veneto dell’imbroglio del plebiscito.eu Il manifesto di DEMOCRAZIA 2.0 ed il punto 5 «5. di impegnarsi perché la Rete sia davvero neutrale e sia vietato ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica ogni genere di attività di network management suscettibile di incidere sulla libertà degli utenti di accedere a ogni tipo di contenuto a condizioni tecniche ed economiche non discriminatorie» DINO BERTOCCO 26
  • 27. Il Terzo veneto …mancato!  Il Progetto per l’e-democracy tra progettazione, sperimentazioni e resistenze burocratico- amministrative  La sfida di DEMOTOPIA: spazi, strumenti, persone e pratiche di partecipazione  La stagione dei processi partecipativi a livello territoriale  L’analfabetsimo politico digitale del ceto politico e l’avvento del grillismo DINO BERTOCCO 27
  • 28. Gianroberto e noi…..  Andare oltre la vulgata giornalistica sul guru http://www.dinobertocco.it/gianroberto-e-noi/  Il percorso politico-organizzativo-informatico con Di Pietro ed il successo costruito attraverso una paziente e lungimirante partnership con il «megafono» Grillo  Una Piattaforma ed un Blog per dare voce ad un popolo sofferente-frustrato, sottovalutato dalla nomenclatura partitica tradizionale incapace di interpretare il malessere delle conseguenze economico-sociali della crisi accentuatasi dopo il 2007  La valutazione realistica di Daniele Bellasio (Il sociologo delle reti): http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-04-13/il-sociologo-reti- 073901.shtml?uuid=ACbUIe6C DINO BERTOCCO 28
  • 29. Le precondizioni del successo di M5S (1) Nell’agile libretto, l’autore mette a nudo i limiti ed i ritardi strutturali – in termini di linguaggio e procedure di coinvolgimento dei cittadini- elettori- da parte delle Organizzazioni politiche affermatesi nel ventennio della Seconda Repubblica, con particolare riferimento al modello della «Ditta» bersaniana, il cui leader verrà sbeffeggiato proprio dai grillini quando opererà un generoso e patetico tentativo di dialogo post-elezioni 2013 DINO BERTOCCO 29
  • 30. Le precondizioni del successo di M5S (2) Già nel 2003 Colin Crouch aveva segnalato con perspicacia che, pur non dovendo trascurare i Partiti per invvestire sui gruppi di pressione (perché ciò ci fa scivolare verso la postdemocrazia) «tuttavia, ancora una volta, abbarbicarsi al vecchio modello del partito monolitico significa affondare nella notalgia per un passato irrecuperabile» DINO BERTOCCO 30
  • 31. Le aporie del Progetto Casaleggio & Associati  La distorsione ideologica e procedurale realizzato con l’abuso del mito della democrazia diretta gestita con il controllo organizzativo top down (centralismo cibernetico)  Una concezione della Rete che despazializza e decontestualizza i processi decisionali, minando alla radice il valore e la sostanza della partecipazione democratica, ridotta ad una sorta di alveare con il «popolo di internet» ipostatizzato e disumanizzato  La Piattaforma Rousseau come metafora e pratica del rifiuto della democrazia rappresentativa (…i deputati del popoolonon possono essere i suoi rappresentanti; sono semplicemente i suoi commissari…) DINO BERTOCCO 31
  • 32. …ma la vecchia democrazia non è immutabile, la Rete può innovarla (Aldo Schiavone)  La neo-democrazia diretta sull’onda di Internet è un mito pericoloso e inservibile. Le società complesse non si governano cercando di trasformare un intero Paese, grazie alla rete, nella piazza di Atene. E il moderno professionismo politico, congiunto al suffragio universale, è, in quanto tale, una conquista e una garanzia di competenza, non necessariamente un’usurpazione. Ciò non toglie che il meccanismo della rappresentanza politica (in origine estraneo alla teoria e alla pratica della democrazia) abbia ormai dentro di sé qualcosa di irrimediabilmente vecchio e lento: viene da un mondo lontano, che abbiamo perduto per sempre, dove circolava un’informazione frammentaria e rarefatta, in cui l’opinione pubblica si formava attraverso circoli ristretti, e la delega era l’unico modo con cui il popolo potesse sperare di esercitare la propria sovranità. La sua tecnologia di riferimento era quella del vapore e del telegrafo.  La democrazia che conosciamo – fondata sul suffragio universale e sul sistema dei partiti (leggeri o pesanti che siano)- non è una forma immutabile, né il punto d’arrivo della storia (come qualcuno aveva pensato, prima dell’11 settembre). Può essere migliorata, adeguata e perfezionata. Abbiamo bisogno di laboratori e di sperimentazione. Il Movimento di Casaleggio e di Grillo ha avuto dei meriti in questa direzione, pur tra molti errori. Sarebbe auspicabile che non andassero dispersi. E che altri provassero a far meglio. http://www.corriere.it/opinioni/16_aprile_ 30/vecchia-democrazia-non-immutabile- rete-puo-innovarla-93f21a62-0e20-11e6- 91a4-bd67d1315537.shtml DINO BERTOCCO 32