E-book italiani: quale bibliodiversità? Lo stato dell’arte 2011. versione ridotta del paper presentatoda Laura Testoni in occasione del 57 congresso dell'AIB (Associazione italiana biblioteche), Roma 17-18 novembre 2011
Ma non c'e' gia' tutto su Google? Corso AIB, Imperia 27/01/2010Laura Testoni
Slide del corso: “...Ma non c'è già tutto su Google?” 3.ed. Banche dati, biblioteche digitali, VRD e nuovi servizi “web 2.0”. Verso un servizio reference su misura per l'utente della biblioteca. Strumenti, metodi e risorse per recuperare e organizzare le fonti informative.
Docente: Laura Testoni
Servizi di reference e assistenza al pubblicospanero
LA BIBLIOTECA PUBBLICA E IL TERRITORIO: CORSO DI AGGIORNAMENTO PER BIBLIOTECARI E VOLONTARI NEL NOVARESE I servizi di reference e assistenza al pubblico
Ma non c'e' gia' tutto su Google? Corso AIB, Imperia 27/01/2010Laura Testoni
Slide del corso: “...Ma non c'è già tutto su Google?” 3.ed. Banche dati, biblioteche digitali, VRD e nuovi servizi “web 2.0”. Verso un servizio reference su misura per l'utente della biblioteca. Strumenti, metodi e risorse per recuperare e organizzare le fonti informative.
Docente: Laura Testoni
Servizi di reference e assistenza al pubblicospanero
LA BIBLIOTECA PUBBLICA E IL TERRITORIO: CORSO DI AGGIORNAMENTO PER BIBLIOTECARI E VOLONTARI NEL NOVARESE I servizi di reference e assistenza al pubblico
Nuove competenze per una Information literacy sensibile al divenire dell ecos...Laura Testoni
Slide presentate al Convegno "Bibliotecari al tempo di Google", Milano 17-18 marzo 2016. Illustrano il "framework for information literacy for higer education" rilasciato a gennaio 2016 da ACRL (Association of College and Research Libraries, divisione dell'ALA American Library Association).
New librarianship: un futuro sociale per biblioteche e bibliotecari?Anna Galluzzi
L’intervento prende spunto dal recente volume di David Lankes, The atlas of new librarianship, per interrogarsi sul ruolo delle biblioteche e sui contenuti della professione in un contesto nel quale la biblioteca come spazio fisico viene messa in discussione in virtù dei processi di convergenza al digitale e gli effetti della crisi economica impongono alle biblioteche e ai bibliotecari la necessità di giustificare e dimostrare la loro utilità sociale.
La new librarianship di Lankes si basa sul presupposto che “la missione dei bibliotecari consiste nel migliorare la società facilitando la creazione della conoscenza nelle loro comunità di riferimento”. In sostanza, la tesi principale sostenuta da Lankes è che sia necessaria una rifondazione ontologica della biblioteconomia basata su un corretto posizionamento delle biblioteche e dei bibliotecari, il cui ruolo non è incentrato sull'oggetto libro, né su qualunque altro tipo di supporto o di tecnologia dovesse diventare vettore di contenuti (quelli che Lankes chiama artifacts), bensì sulla capacità dei bibliotecari di continuare a svolgere il ruolo di facilitatori del processo di creazione della conoscenza in un contesto di apprendimento partecipativo.
Per farlo, il bibliotecario deve prendere parte attiva alla conversazione attraverso cui avviene il processo dell'apprendimento ovvero creare le condizioni per facilitare e/o potenziare tale conversazione, separando di fatto il proprio destino da quello delle biblioteche.
L’aspetto più critico di questa visione consiste nel trasformare tale punto di vista in convinzione comune all'interno della professione e in percezione diffusa nella società, ribaltando secoli di associazione mentale e pratica tra biblioteche, bibliotecari e libri (o altri supporti del sapere), come anche le più recenti ricerche e indagini sulla percezione degli utenti continuano a mettere in evidenza.
La discontinuità insita nell'idea di bibliotecari che restano tali pur non essendo agganciati ad alcuna struttura bibliotecaria e di utenti che partecipano alle funzioni bibliotecarie come creatori e vettori di conoscenza resta impegnativa in termini di formazione, di politiche pubbliche, di progettazione dei servizi, di attitudine del personale e di organizzazione delle attività. È inoltre del tutto incerta e per niente scontata la possibilità che le nostre comunità (e le altre professionalità che operano nel settore della conoscenza) possano vederci, in tempi brevi, come partner all’interno di un raggio di azione più ampio di quello a cui sono abituati e che scelgano di aprirsi alla conversazione con noi.
Biblioteche per tutti? Imparare dal passato e riflettere sul presenteAnna Galluzzi
Il contributo è dedicato a un'analisi storica, sociale e biblioteconomica del ruolo delle biblioteche pubbliche, al fine di suggerire nuove chiavi di comprensione sul dibattito attuale e sulle azioni che le biblioteche possono mettere in atto.
La prima parte dell'incontro ripercorrerà l'evoluzione della struttura e delle funzioni delle biblioteche pubbliche negli ultimi 15-20 anni, con riferimento alle esperienze sia straniere che italiane.
Verranno quindi analizzate le conseguenze della crisi economica e della rivoluzione tecnologica sulla storia più recente delle biblioteche pubbliche, passando in rassegna le attuali sfide e minacce alla loro sopravvivenza.
Anche attraverso la presentazione di esempi, vicende e casi, ci si interrogherà su potenzialità e difficoltà insite nel percorso che va dalla biblioteca tradizionale a quella sociale per arrivare infine a quella partecipativa.
I modelli di riferimento recentemente adottati dalle biblioteche pubbliche verranno approfonditi alla luce di due differenti chiavi di lettura:
1. lo status della biblioteca pubblica all'interno del comparto dei servizi pubblici e del welfare;
2. il dibattito sulle funzioni della public library nell'America degli anni Settanta
Nell'ultima parte dell'incontro si individueranno alcune possibili strategie e linee di azione che le biblioteche pubbliche possono mettere in atto sia a livello gestionale che sul piano dell'azione politica e sociale.
Biblioteche pubbliche tra mode passeggere e prospettive che si consolidanoAnna Galluzzi
L'intervento si sofferma sui cambiamenti che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando le strategie di sviluppo delle biblioteche, in particolare delle biblioteche pubbliche, dal punto di vista dell’organizzazione degli spazi e dei servizi, a seguito dei rilevanti cambiamenti di contesto intervenuti negli ultimi anni, tra cui la crisi economica globale da un lato e la rivoluzione tecnologica dall’altro. Nello specifico, sono discussi temi quali: il rapporto tra grandi e piccole biblioteche e, dunque, tra centralizzazione e convergenza dei servizi e decentramento e personalizzazione; la dialettica tra ricerca della massima flessibilità nell’organizzazione degli spazi e necessità di funzionalizzazione degli stessi; la tendenza verso l’ampliamento delle funzioni e la convergenza dei servizi pubblici territoriali negli spazi delle biblioteche; infine, la spinta verso il coinvolgimento degli utenti nella costruzione dei servizi e dei suoi percorsi di sviluppo. L'intervento si conclude con una riflessione su quanto dei cambiamenti in atto nelle biblioteche passi nella percezione pubblica, e a titolo esemplificativo proporrà una riflessione sul recente Rapporto indipendente sulle biblioteche inglesi.
Biblioteche: accesso alla conoscenza tra dimensione locale e globaleAnna Galluzzi
A partire dal tradizionale ruolo svolto dalle biblioteche nei processi di accesso alla conoscenza, l'articolo si interroga su come cambia tale posizionamento nell'ecosistema informativo determinato dall'avvento del digitale. L'obiettivo è quello di valutare le possibili strategie per ricondurre a unità il piano di azione locale e quello globale, avendo chiari i diversi livelli a cui può essere declinata la mission delle biblioteche (da quello socio-culturale a quello tipologico, infine a quello istituzionale) e le relazioni tra governance e azioni intraprese. In particolare si propongono percorsi di sviluppo, a livello territoriale e di rete, in quattro aree: semplicità, visibilità, partecipazione e inclusività. Dopo una breve ricognizione degli ostacoli interni ed esterni al raggiungimento di tali obiettivi, l'articolo propone alcune raccomandazioni utili per i bibliotecari.
Present and future of public libraries under the today's threats and opportunities.
Presente e futuro delle biblioteche pubbliche di fronte alle minacce e opportunità dell'oggi.
Information literacy: formare nuove competenze nelle biblioteche pubblicheSara Chiessi
Slide dell'intervento presentato al Convegno delle Stelline 2016 (http://www.convegnostelline.it/sessione.php?IdUnivoco=4), che presenta, con alcune riflessioni, i risultati dell'indagine - condotta dal Gruppo di studio AIB sull'Information Literacy - sulle attività di information literacy svolte negli ultimi anni dalle biblioteche pubbliche.
Information literacy contemporanea nella biblioteca accademicaLaura Testoni
Slide presentate al convegno Palazzo Stelline "La biblioteca in-forma: Digital reference, information literacy e-learning" (Milano 15-16 marzo 2018). Titolo: Quale information literacy contemporanea nella biblioteca accademica? Una riflessione rea infosfera informativa in mutamento, nuovi paradigmi didattici e Terza missione.
Manifesto AIB per l'Information LiteracyLaura Testoni
Perchè l'Information Literacy è importante, chi se ne sta occupando, cosa possono fare biblioteche e bibliotecari. Un Manifesto dell'Associazione Italiana Biblioteche
Slides delle lezioni del corso di Interazione Uomo Macchina - Università di Milano Bicocca - Prof.R.Polillo - A.A.2012-13
Lezione del 30 aprile 2013
Vedi anche www.rpolillo.it
Tesi editoria tradizionale ed editoria digitale il progetto "Brand Care Edizi...Claudia Iela
In questa Tesi ho esplorato il mercato dell'editoria Digitale e analizzato il Progetto "brand care Edizioni", cioè quello di portare il magazine "Brand Care" in collana di pubblicazioni e-book.
Nuove competenze per una Information literacy sensibile al divenire dell ecos...Laura Testoni
Slide presentate al Convegno "Bibliotecari al tempo di Google", Milano 17-18 marzo 2016. Illustrano il "framework for information literacy for higer education" rilasciato a gennaio 2016 da ACRL (Association of College and Research Libraries, divisione dell'ALA American Library Association).
New librarianship: un futuro sociale per biblioteche e bibliotecari?Anna Galluzzi
L’intervento prende spunto dal recente volume di David Lankes, The atlas of new librarianship, per interrogarsi sul ruolo delle biblioteche e sui contenuti della professione in un contesto nel quale la biblioteca come spazio fisico viene messa in discussione in virtù dei processi di convergenza al digitale e gli effetti della crisi economica impongono alle biblioteche e ai bibliotecari la necessità di giustificare e dimostrare la loro utilità sociale.
La new librarianship di Lankes si basa sul presupposto che “la missione dei bibliotecari consiste nel migliorare la società facilitando la creazione della conoscenza nelle loro comunità di riferimento”. In sostanza, la tesi principale sostenuta da Lankes è che sia necessaria una rifondazione ontologica della biblioteconomia basata su un corretto posizionamento delle biblioteche e dei bibliotecari, il cui ruolo non è incentrato sull'oggetto libro, né su qualunque altro tipo di supporto o di tecnologia dovesse diventare vettore di contenuti (quelli che Lankes chiama artifacts), bensì sulla capacità dei bibliotecari di continuare a svolgere il ruolo di facilitatori del processo di creazione della conoscenza in un contesto di apprendimento partecipativo.
Per farlo, il bibliotecario deve prendere parte attiva alla conversazione attraverso cui avviene il processo dell'apprendimento ovvero creare le condizioni per facilitare e/o potenziare tale conversazione, separando di fatto il proprio destino da quello delle biblioteche.
L’aspetto più critico di questa visione consiste nel trasformare tale punto di vista in convinzione comune all'interno della professione e in percezione diffusa nella società, ribaltando secoli di associazione mentale e pratica tra biblioteche, bibliotecari e libri (o altri supporti del sapere), come anche le più recenti ricerche e indagini sulla percezione degli utenti continuano a mettere in evidenza.
La discontinuità insita nell'idea di bibliotecari che restano tali pur non essendo agganciati ad alcuna struttura bibliotecaria e di utenti che partecipano alle funzioni bibliotecarie come creatori e vettori di conoscenza resta impegnativa in termini di formazione, di politiche pubbliche, di progettazione dei servizi, di attitudine del personale e di organizzazione delle attività. È inoltre del tutto incerta e per niente scontata la possibilità che le nostre comunità (e le altre professionalità che operano nel settore della conoscenza) possano vederci, in tempi brevi, come partner all’interno di un raggio di azione più ampio di quello a cui sono abituati e che scelgano di aprirsi alla conversazione con noi.
Biblioteche per tutti? Imparare dal passato e riflettere sul presenteAnna Galluzzi
Il contributo è dedicato a un'analisi storica, sociale e biblioteconomica del ruolo delle biblioteche pubbliche, al fine di suggerire nuove chiavi di comprensione sul dibattito attuale e sulle azioni che le biblioteche possono mettere in atto.
La prima parte dell'incontro ripercorrerà l'evoluzione della struttura e delle funzioni delle biblioteche pubbliche negli ultimi 15-20 anni, con riferimento alle esperienze sia straniere che italiane.
Verranno quindi analizzate le conseguenze della crisi economica e della rivoluzione tecnologica sulla storia più recente delle biblioteche pubbliche, passando in rassegna le attuali sfide e minacce alla loro sopravvivenza.
Anche attraverso la presentazione di esempi, vicende e casi, ci si interrogherà su potenzialità e difficoltà insite nel percorso che va dalla biblioteca tradizionale a quella sociale per arrivare infine a quella partecipativa.
I modelli di riferimento recentemente adottati dalle biblioteche pubbliche verranno approfonditi alla luce di due differenti chiavi di lettura:
1. lo status della biblioteca pubblica all'interno del comparto dei servizi pubblici e del welfare;
2. il dibattito sulle funzioni della public library nell'America degli anni Settanta
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Biblioteche pubbliche tra mode passeggere e prospettive che si consolidanoAnna Galluzzi
L'intervento si sofferma sui cambiamenti che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando le strategie di sviluppo delle biblioteche, in particolare delle biblioteche pubbliche, dal punto di vista dell’organizzazione degli spazi e dei servizi, a seguito dei rilevanti cambiamenti di contesto intervenuti negli ultimi anni, tra cui la crisi economica globale da un lato e la rivoluzione tecnologica dall’altro. Nello specifico, sono discussi temi quali: il rapporto tra grandi e piccole biblioteche e, dunque, tra centralizzazione e convergenza dei servizi e decentramento e personalizzazione; la dialettica tra ricerca della massima flessibilità nell’organizzazione degli spazi e necessità di funzionalizzazione degli stessi; la tendenza verso l’ampliamento delle funzioni e la convergenza dei servizi pubblici territoriali negli spazi delle biblioteche; infine, la spinta verso il coinvolgimento degli utenti nella costruzione dei servizi e dei suoi percorsi di sviluppo. L'intervento si conclude con una riflessione su quanto dei cambiamenti in atto nelle biblioteche passi nella percezione pubblica, e a titolo esemplificativo proporrà una riflessione sul recente Rapporto indipendente sulle biblioteche inglesi.
Biblioteche: accesso alla conoscenza tra dimensione locale e globaleAnna Galluzzi
A partire dal tradizionale ruolo svolto dalle biblioteche nei processi di accesso alla conoscenza, l'articolo si interroga su come cambia tale posizionamento nell'ecosistema informativo determinato dall'avvento del digitale. L'obiettivo è quello di valutare le possibili strategie per ricondurre a unità il piano di azione locale e quello globale, avendo chiari i diversi livelli a cui può essere declinata la mission delle biblioteche (da quello socio-culturale a quello tipologico, infine a quello istituzionale) e le relazioni tra governance e azioni intraprese. In particolare si propongono percorsi di sviluppo, a livello territoriale e di rete, in quattro aree: semplicità, visibilità, partecipazione e inclusività. Dopo una breve ricognizione degli ostacoli interni ed esterni al raggiungimento di tali obiettivi, l'articolo propone alcune raccomandazioni utili per i bibliotecari.
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Information literacy: formare nuove competenze nelle biblioteche pubblicheSara Chiessi
Slide dell'intervento presentato al Convegno delle Stelline 2016 (http://www.convegnostelline.it/sessione.php?IdUnivoco=4), che presenta, con alcune riflessioni, i risultati dell'indagine - condotta dal Gruppo di studio AIB sull'Information Literacy - sulle attività di information literacy svolte negli ultimi anni dalle biblioteche pubbliche.
Information literacy contemporanea nella biblioteca accademicaLaura Testoni
Slide presentate al convegno Palazzo Stelline "La biblioteca in-forma: Digital reference, information literacy e-learning" (Milano 15-16 marzo 2018). Titolo: Quale information literacy contemporanea nella biblioteca accademica? Una riflessione rea infosfera informativa in mutamento, nuovi paradigmi didattici e Terza missione.
Manifesto AIB per l'Information LiteracyLaura Testoni
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Slides delle lezioni del corso di Interazione Uomo Macchina - Università di Milano Bicocca - Prof.R.Polillo - A.A.2012-13
Lezione del 30 aprile 2013
Vedi anche www.rpolillo.it
Tesi editoria tradizionale ed editoria digitale il progetto "Brand Care Edizi...Claudia Iela
In questa Tesi ho esplorato il mercato dell'editoria Digitale e analizzato il Progetto "brand care Edizioni", cioè quello di portare il magazine "Brand Care" in collana di pubblicazioni e-book.
Il ruolo della fotografia nell'informazioneNicola Rabbi
Azimut; corso di fotogiornalismo e rappresentazione dei profughi all'interno di un progetto del Tavolo della Pace di Piacenza, con la collaborazione delle scuole Romagnosi
(maggio 2015)
Scrivere e comunicare in modo efficace sul webNicola Rabbi
Introduzione alla scrittura sul web per i gruppi che operano nel Terzo Settore
Agire sociale - Ferrara - giovedi 26 marzo 2015
Evento realizzato all’interno di Get Online Week in collaborazione al coordinamento regionale di Pane e Internet
Il concetto di politropia, mutuato dalla retorica psicagogica di Empedocle, applicato all'analisi di un sito web sia a livello del contenuto (testo), sia a livello di interfaccia (paratesto).
AIB Toscana Formazione. Corso di aggiornamento finanziato dalla Regione Toscana per le biblioteche pubbliche (9 gennaio-16 febbraio 2012). Criteri per la valutazione dell'usabilità e accessibilità dei siti web. Esercitazioni. Lucia Bertini 2012.
Alcuni passi operativi per l'analisi del contenuto di un sito (web content analysis), dall'analisi delle caratteristiche strutturali e funzionali fino al repertorio, alla selezione ed al reperimento materiale dei contenuti.
WORKSHOP ABI BANCAFORTE. Scuderie di Palazzo Altieri, Roma 23 ottobre 2013.
Evoluzione digitale: la nuova frontiera per l'ottimizzazione dei costi in banca. Il Workshop ha presentato alcuni casi internazionale di successo (provenienti anche da settori extra bancari) relativi alla digitalizzazione del customer journey.
Conoscere gli utenti delle biblioteche pubbliche e accademiche: elementi e da...Laura Testoni
Conoscere alcune informazioni di contesto sull’uso di internet e sui consumi tecnologici ci permette a capire meglio il contesto in cui i muoviamo, calibrare l’attività di mediazione informativa.
Le fonti dei dati, citate nell’ultima slide, sono ovvimente i Report Istat, ma anche i rapporti Censis/Ucsi sulla comunicazione, una utile ricerca di Paolo Ferri, Nicola Cavalli (e altri) sulla dieta mediale dei giovani universitari del 2010, gli Audiweb trends (Nielsen, accessibili previa registrazione gratuita).
Crescita del digitale in editoria, la case history di DeAgostini LibriKaren Nahum
E-commerce way: verso il business online. Strategie e idee vincenti. L'esperienza di DeAgostini Libri nel business digitale e nello sviluppo di nuove piattaforme e servizi con Libromania.net e Readom.com.
Le biblioteche di pubblica lettura del Veneto - 2012BLOZ
Diffusione ed indice di impatto delle biblioteche di pubblica lettura del Veneto - anno 2012. Statistiche della Direzione Beni Culturali su dati della Regione Veneto
Slide presentate al convegno: L’Italia delle biblioteche : scommettendo sul futuro nel 150°
anniversario dell’unità nazionale – Milano, Palazzo delle Stelline 4 marzo 2011
1. E-book italiani: quale bibliodiversità? Lo stato dell’arte 2011 Laura Testoni [email_address] http://refkit.wordpress.com Università degli Studi di Genova XVII Congresso AIB. Roma, 17-18 Novembre 2011
2. Definire l’e-book L’e-book è un oggetto intrinsecamente ibrido , che porta con sé la densa e stratificata connotazione semantica di “ libro ” e quella, più tecnica, di interfaccia , formato , supporto “ elettronico ”. Fonte dell’immagine: www.gallica.fr Allégorie-Mythologie. Sirène . Doc. iconogr. Mélange d'estampes, de photographies et d'impressions photomécaniques. Collection iconographique Maciet. http://www.bibliothequedesartsdecoratifs.com/cgi-bin/visu_vignettes.pl?M5053MA_001X71X
3. Difficoltà a liberarsi dall' archetipo del libro come lo conosciamo dal XIII secolo, che è alla base dell’ ”esser-libro del libro”, o della libritudine , espressione felice [*] che allude ad un insieme eterogeneo di caratteristiche proprie del libro. Definire l’e-book [*] “Libritudine” è una possibile traduzione di “ bookness ” proposta, nella versione italiana, in G. RONCAGLIA, La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro , Roma Bari, Laterza, 2010 p. 43-44. Fonte dell’immagine: http://www.ft.com/ cms/s/0/1aca5734- 14fe-11df-ad58-00144 feab49a.html
4. Definire l’e-book “ Un e-book è un oggetto digitale con contenuto testuale e/o di altro tipo, che è il risultato dell'integrazione del familiare concetto di libro con caratteristiche che possono essere fornite da un ambiente elettronico ". Le caratteristiche sono: funzioni di ricerca e cross reference , links ipertestuali, segnalibri, annotazioni, sottolineature, oggetti multimediali e strumenti interattivi.
5. Il contesto italiano. Uso di internet Accedono ad Internet poco più della metà delle famiglie italiane, dato che sale quasi ai due terzi se nel nucleo familiare sono presenti minori. La penetrazione di Internet in Italia, che è aumentata di più di 50 punti percentuali dal 1997 al 2010, ed è attualmente ancora in crescita, risulta tuttavia nettamente inferiore agli standard europei. Noi siamo qui Dati tratti da: Istat, Cittadini e nuove tecnologie. Anno 2010 diffuso il 23 dicembre 2010. http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/ nuovetec/20101223_00/testointegrale20101223.pdf
6.
7.
8. Secondo Eurostat [1] nel 2010 gli individui che dichiarano di aver comprato beni o servizi online per uso privato sono in Italia il 9% (insieme a Grecia e Croazia), rispetto al 27% della media europea (Francia 42%, Spagna 17%, Germania 48%) [1] EUROSTAT , 2010. Individuals having ordered/bought goods or services for private use over the Internet in the last three months , tabella: tin00067 Riguarda persone da 16 a 74 anni. Il contesto italiano. Il commercio elettronico Siamo qui
14. La nostra ricerca. Quale tipo di protezione? Il Watermark (“social DRM”) si attesta (a parte alcune eccezioni) non oltre il 37% della collezione dei titoli, e il "senza protezione” intorno al 10%
15. Trovabilità ed esperienza di ricerca Trovabilità : capacità di reperire l’elemento ricercato all’interno di spazi informativi complessi sia fisici sia digitali e l’insieme di principi e strategie per raggiungere questo obiettivo Esperienza di ricerca : il tipo di interazione proposta all’utente / cliente quando cerca un e-book per acquisirlo e integrarlo alla sua collezione cfr. L. ROSATI , Architettura dell’informazione , Milano, Apogeo 2007 p. 119 (ediz. elettronica) M. J. BATES, Toward an integrated model of information seeking and searching . In: "New Review of Information Behaviour Research", 3, 2002, 1-15 Come le persone ricercano l’informazione? Il modello di Marcia Bates
16. Trovabilità ed esperienza di ricerca: modalità searching Presenza della ricerca avanzata (“esperta”) Piattaforme non commerciali Piattaforme commerciali E’ la ricerca attiva verso obiettivi specifici, che comporta un elevato livello di sforzo da parte dell'individuo, piena consapevolezza dell'obiettivo della ricerca e necessità di precise risposte.
17. Trovabilità ed esperienza di ricerca: modalità browsing Numero dei canali disponibili per il browsing Piattaforme non commerciali Piattaforme commerciali E’ la ricerca attiva senza specifici, immediati e consapevoli interessi e bisogni informativi. Nel browsing , pur senza avere immediate e specifiche necessità informative, ci si espone attivamente alla ricerca.
18. Trovabilità ed esperienza di ricerca: modalità monitoring E' l'atteggiamento passivo e senza sforzo rispetto alla ricerca, di chi tuttavia ha piena consapevolezza dei propri bisogni informativi. Nel monitoring noi manteniamo un retropensiero vigile per ciò che ci interessa, e per le risposte che ci servono, ma non abbiamo un bisogno così pressante di informazione da impegnarci in uno sforzo attivo di ricerca. Numero dei canali specifici in relazione a tutti i canali Piattaforme non commerciali Piattaforme commerciali
19. E le biblioteche? E-book task force istituita presso l’ALA a gennaio 2011. Le 36 FAQ ALA : OITP, Office for Information Technology Policy eBook FAQs. 36 Most Common Questions Answered by the OITP eBook Task Force D. “ Perchè le biblioteche dovrebbero offrire e-book? “. R. “Molti lettori hanno acquistato strumenti dedicati alla lettura o tablet multifunzione, e si aspettano che la biblioteca pubblica offra loro il download di libri, come estensione naturale del prestito di libri stampati ”
21. … Per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero. (Roberto Vecchioni, 2011) Grazie per l’attenzione. Laura Testoni * http://refkit.wordpress.com
Editor's Notes
Mentre la prima parte della definizione si focalizza sugli elementi statici (oggetto digitale, testualità, allusione al libro), la seconda parte, in cui sono elencate le caratteristiche tecnologiche, è quella più “dinamica”, e deriva dall’evolversi delle tecnologie (non solo in relazione ai formati, ma anche ai dispositivi di lettura). La criticità evidente di questa definizione è che essa allude al “familiare concetto di libro”, che è invece lungi dall’essere così familiare ed esplicito, per esempio in contesti di data mining , o per grandi operatori come Google books; il vantaggio è tuttavia che essa si focalizza in modo pragmatico ed empirico sull’oggetto digitale e non sul dispositivo di lettura, e che “apre” alle successive evoluzioni tecnologiche dell’e-book (le “caratteristiche che possono essere fornite in ambiente elettronico”). In questo senso essa è sostenibile, cioè utilizzabile anche per prodotti editoriali più complessi e ibridi che già ora si affacciano nel panorama editoriale
** La pubblicazione di riferimento è: ISTAT, Cittadini e nuove tecnologie. Anno… che viene diffuso, sotto forma di comunicato stampa, di solito nel mese di dicembre, dal 2008. Dal 2003 al 2007 è invece disponibile ISTAT, Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione: disponibilità nelle famiglie e utilizzo degli individui . Tutte queste pubblicazioni sono disponibili nel sito dell’Istat Va premesso che in Italia il bene tecnologico più diffuso rimane la televisione, presente in una percentuale superiore al 95% delle famiglie. Nel 1997 il 16,7 delle famiglie italiane possedeva un PC, mentre nel 2010 si passa al 57,6. L’accesso ad Internet, che nel 1997 era presente solo nel 2,3 delle famiglie italiane, passa al 52,4% nel 2010. Va rilevato che, anche in periodi come l’attuale di crisi economica e riduzione dei consumi, l’accesso ad Internet registra un aumento costante. Ma è solo guardando ai dati europei che ci si rende conto del vero e proprio digital divide che separa l’Italia da gran parte dell’Europa: l’Italia risulta infatti al ventunesimo posto in relazione all’accesso ad Internet nelle famiglie, con un tasso di penetrazione del 59% rispetto alla media europea del 70%, seguita solo da Cipro, Portogallo, Grecia, Romania e Bulgaria
Il maggior numero di lettori “monolibro” si riscontra, per il 2010, tra la popolazione di 11-17 anni (oltre il 59%), con un picco tra gli 11 e i 14 anni (65,4%), e decresce all’aumentare dell’età. Questo dato permette di sfatare un pregiudizio duro a morire: che “i ragazzi non leggono”: come vedremo essi non sono lettori “forti”, e l’abitudine alla lettura si perde in alcuni casi entrando nell’età adulta
Nella tabella dopo Italia, Croazia e Grecia (9%) ci sono: Lettonia, Lituania, Turchia, Bulgaria, Repubblica di Macedonia e Romania. Sono esclusi gli investimenti finanziari
L’esito delle email inviate non è stato omogeneo. In alcuni casi gli store non hanno un email di contatto ma un modulo da compilare a video. Sono stati inviati email/moduli a tutti gli store in cui tutte o parti delle informazioni necessarie non fossero evidenti dalla ricerca in piattaforma. Abbiamo inviato email a 15 operatori: Biblet store, Bol.it, Bookrepublic, DeaStore, Ebook.it, Ebookizzati, Ebooksitalia, Feltrinelli.it ,Ibs.it, Il Libraio.it, Libreria del Santo, Libreria universitaria, Netebook, Speedybook.it,Webster. Ci hanno risposto 6 operatori, che ringraziamo: DeaStore, Feltrinelli.it, Il Libraio.it (Mauri Spagnol), Libreria universitaria, Netebook (Mediaworld), Webster.
Troviamo tra le piattaforme commerciali sia piattaforme "monoeditore" (Egea, Franco Angeli, Il Mulino, Laterza) in cui un'editore pone in vendita parte del suo catalogo in formato e-book (mai oltre i 1.000/1.500titoli) sia piattaforme "generaliste" in cui sono aggregati differenti editori. Queste ultime contengono dagli 11 mila ai 14 mila titoli. Per quanto concerne invece le piattaforme gratuite non sfugge all'analisi come il numero di libri in italiano e disponibili in testo completo presenti in Google libri sia del tutto soverchiante non solo rispetto all'offerta delle altre piattaforme non tariffate ma anche rispetto a tutte quelle commerciali. Su Internet archive l'output comprende spesso opere presenti in Google books.
Sappiamo che la maggior parte dei negozi online si approvvigionano prevalentemente da poche piattaforme di distribuzione: citiamo Stealth (Simplicissimus Bookfarm) ed Edigta (RCS Libri, Messaggerie Italiane e Gruppo Feltrinelli). A loro volta Stealth ed Edigita distribuiscono rispettivamente 184 e 55 editori: Stealth soprattutto editori provenienti dalla galassia della piccola/media editoria, Edigita gli editori medio-grandi. Attività di distribuzione è svolta anche da Bookrepublic (148 editori) per il suo proprio store. Non è evidentemente possibile arrischiarsi a fare calcoli esatti (alcuni editori hanno più distributori), emerge tuttavia che il divario tra editori presenti sul mercato dell'e-book (cioè distribuiti tra i pochi players presenti) ed editori attivi è ampio.
Si tratta di un dato che, il più delle volte, non emerge dalla piattaforma di ricerca e va richiesto direttamente al management dei negozi, e su cui, nella nostra indagine, impattano maggiormente le non risposte Possiamo tuttavia indicare che, nonostante la difficoltà di gestione per l'utente finale, il DRM Ade è del tutto prevalente, come sistema di protezione, sul Watermark ("social DRM"). Tra i dati ottenuti, non rappresentativi né significativi perchè troppo esigui, il Social DRM si attesta non oltre il 35% della collezione dei titoli, e il "senza protezione" intorno al 10%. Fanno eccezione gli e-book presenti nella piattaforma dell'editore Il Mulino, tutti apparentemente disponibili in social DRM, e la collezione Ebooksitalia.com.
Esperienza di ricerca: L’aspetto che ci sembra interessante non riguarda tanto le interfacce, quanto la gestione dei processi, l’analisi delle attività cognitive suggerite o richieste per trovare un e-book. Le quattro modalità individuate, Searching , Browsing , Monitoring e Being aware vengono rappresentate, nel modello di Marcia Bates, attraverso due variabili. L'asse " Active Passive " indica il livello di sforzo che l'individuo impiega nella ricerca di informazioni: la modalità “ active ” indica infatti una ricerca che presuppone uno sforzo da parte dell’individuo; la modalità “ passive ” indica invece il minimo sforzo, e la mera esposizione passiva all'ambiente informativo circostante. L'asse " Undirected Directed " indica il livello di consapevolezza rispetto al proprio bisogno informativo. La nostra modalità è “ directed ” quanto il focus della nostra ricerca è rivolto ad un obiettivo specifico di cui siamo pienamente consapevoli (sappiamo precisamente cosa cerchiamo); ed è viceversa “ undirected ” quando non siamo consapevoli dei nostri esatti bisogni informativi, e quindi l'obiettivo della nostra ricerca è vago e inoggettivato.
E' la transazione tipica proposta da tutti i database, dagli OPAC, e dai motori di ricerca. Poiché, come si è visto, corrisponde ad un puntuale e urgente bisogno, è anche quella più esposta alla frustrazione o al fallimento (" I'm feeling lucky! "). La modalità “ searching ” Viene attivata attraverso transazioni in modalità " pull ", in cui cioè è l'utilizzatore a compiere il primo gesto (massimo livello di attività e sforzo, abbiamo detto) ed a "premere un pulsante" per far venire verso di sè l'informazione cercata. A nostro avviso sono indicatori e strumenti di modalità searching i moduli "ricerca" disponibili sotto forma di box in cui digitare caratteri e cliccare poi su un pulsante di conferma (“ Vai! ”). Ai fini della nostra indagine, quindi, la presenza di un box di ricerca, e soprattutto la disponibilità di una "ricerca avanzata" sono indice inequivoco di invito alla modalità searching . Dal grafico emerge come la ricerca avanzata o “esperta” è maggiormente presente nelle risorse non commerciali. Ricordiamo che le risorse non commerciali oggetto di analisi sono piattaforme con una lunga “storia” (alcune di esse, come Gallica e Internet culturale, sono biblioteche digitali evidentemente gemmate da Opac), e contengono oggetti digitali ricchi dal punto di vista dei metadati e quindi, almeno in teoria, più adeguati ad una ricerca multi campo. Questa tendenza viene confermata dall’analisi di un aspetto ulteriore, che concerne il numero dei campi disponibili nella ricerca avanzata. Mentre nelle risorse commerciali, ove presente, la ricerca “esperta” non va oltre i 12 campi (mantenendo una media di 7,7 campi), invece nelle risorse non commerciali – che hanno come si è visto strumenti di ricerca più complessi – la ricerca esperta comporta un numero di campi in genere più elevato. In sintesi, i negozi online sembrano meno orientati delle biblioteche digitali ad offrire all'utente una esperienza di ricerca che prevede una strategia impegnative e l'esatta conoscenza, da parte dell’utente, dei propri bisogni informativi. Questa conclusione va letta con la dovuta ambivalenza: infatti la piattaforma commerciale non è, in genere, disinteressata ai bisogni informativi dell’utente, ma li interpreta a posteriori, e li deduce a partire dalle abitudini di acquisto, e da quanto inserito nelle wish list .
La curiosità è la passione che spinge al browsing -- Si tratta di un comportamento complesso, che emerge in diversi contesti, anche quotidiani e familiari, non necessariamente legati alla ricerca di informazioni, e tutti riassumibili nelle azioni di "campionatura e scelta": orientarsi, marcare il territorio, fare confronti. Tra essi Bates indica lo shopping , lo zapping , il dating , il rosicchiare, il piluccare qua e là, il giro turistico e, naturalmente, la navigazione su Internet In tutti questi casi una persona sceglie da un numero di possibilità offerte e poi sceglie ulteriormente all'interno dell'opzione selezionata. In qualche misura questo "campionare - e - scegliere" ha forti connotazioni di carattere antropologico: Bates ipotizza infatti che nell'atto del browsing gli esseri umani applicano la più generale e innata propensione al procacciamento del cibo (foraging ). Ai fini della nostra indagine, quindi, il numero complessivo di canali o categorie (di ogni tipo) proposti al visitatore sono indice di sollecitazione e invito alla modalità " browsing ". Ogni stimolo all'esplorazione (ogni canale proposto) è indicatore di modalità browsing , eccetto il box di ricerca (non sappiamo esattamente cosa cercare, quali parole digitare). Ai fini della nostra indagine, quindi, il numero complessivo di canali o categorie (di ogni tipo) proposti al visitatore sono indice di sollecitazione e invito alla modalità " browsing ". Canali possono essere quindi percorsi tematici (“donne scrittrici”, “scrittori emergenti”, "finalisti del premio Strega"); vere e proprie categorie tradizionali (narrativa, gialli, saggi, self-help); sezioni come: “bestseller”, “novità”, “il libraio consiglia”, “molti hanno scelto”; gruppi di titoli in offerta a rotazione: “sconti al 40% “e-book a meno di un Euro”, “le offerte dell’editore XY”; saghe (tutti i libri di Harry Potter o di Stieg Larsson); sezioni personalizzate sulla base delle navigazioni o degli acquisti precedenti (“libri che ti interessano”). Dal grafico emerge come in generale le piattaforme commerciali offrono all’utilizzatore un’esperienza di browsing più accentuata rispetto a quelle non commerciali. Poste di fronte ad un utente che cerca attivamente l’informazione, senza tuttavia conoscere per davvero il proprio bisogno informativo reale, le piattaforme commerciali offrono infatti numerosissimi canali di indagine, permettendo così una forte personalizzazione dell’esperienza di ricerca. Viceversa le biblioteche digitali offrono meno canali browsing , e sembrano offrire relativamente pochi appigli all'utente curioso, ma che non ha le idee chiarissime su che cosa sta cercando. Va inoltre osservato che sembra esserci una flebile correlazione, da indagare meglio, tra il numero di titoli disponibili e l'offerta di numerosi canali per il browsing: infatti (escludendo Google libri, che con i suoi 14 milioni di libri in italiano resta una anomalia resistente a questo tipo di analisi), sono 8 le risorse che offrono >10.000 volumi (ipotizziamo che Bol, su cui non abbiamo dati, sia tra queste), e tra di esse 6 si collocano nelle fascie "rosse" e "nere", quelle con una elevata quantità di canali per il browsing (>30 canali).
Nel monitoring ci accontentiamo di "acchiappare" le informazioni come vengono, perché siamo in grado di accorgerci quando l'informazione rilevante ci viene incontro Quali sono gli elementi che incoraggiano e facilitano il monitoring all’interno di un ambiente digitale? Affinchè vi sia monitoring è necessario che le informazioni di interesse per l’utilizzatore arrivino a lui senza sforzo (niente browsing , quindi). Poichè il monitoring presuppone la piena consapevolezza dei propri bisogni informativi (so cosa mi serve) occorre che l’informazione sia facilmente identificabile e non generica, cioè che l’ambiente informativo della piattaforma offra al visitatore l’occasione di imbattersi, possibilmente in prima battuta (senza sforzo), nell’informazione oggetto dei suoi interessi. L’hobbysta deve incontrare un punto di suo interesse specifico (es.: “giardinaggio”), lo studioso il “suo” tema di ricerca (es.: “architettura”) senza sforzo alcuno. A nostro avviso la configurazione che, all’interno di una piattaforma di e-book, facilita il monitoring , cioè la possibilità di incontrare informazioni rilevanti per i propri interessi senza cercarle attivamente, è la presenza di canali tematici specifici. Canali tematici specifici sono quelli che corrispondono a discipline (architettura, sociologia), generi letterari (Fantasy, poesia, fiabe), o àmbiti circoscritti e definiti (giardinaggio, sport, cucina). A contrario canali tematici generici sono, ad esempio, quelli che fanno riferimento a sconti, libri in promozione o gratuiti, le categorie catch all come “varia”, “opera prima”, “novità”, “molti hanno scelto”, “i più venduti” ecc. Consideriamo indice di sollecitazione invito al monitoring in una piattaforma di e-book non solo la presenza di canali tematici specifici (presenti in quasi tutte), e nemmeno il numero dei canali tematici specifici (che in qualche misura è correlato alla ricchezza / ridondanza informativa della piattaforma) quanto piuttosto la relazione tra il numero complessivo dei canali proposti (che abbiamo conteggiato nella Tabella 8) ed il numero dei canali informativi specifici. Infatti le piattaforme non commerciali sono quelle in cui il numero di temi specifici è addirittura superiore al numero dei canali complessivi; tuttavia i temi specifici sono anche raggiungibili subito dopo la home page, addentrandosi nei menu “categorie / temi / argomenti”, e quindi in modo non così immediato e a sforzo zero; invece nella maggior parte delle piattaforme commerciali il numero dei temi specifici va dal 50% al 100% dei canali complessivi. La possibilità di imbattersi quindi nell’informazione desiderata è più elevata nelle piattaforme non commerciali, a condizione di fare un click in più sulla voce di menu “categorie / temi / argomenti” (operazione non scontata), mentre nelle piattaforme commerciali i temi specifici sono meno numerosi, in relazione al totale dei canali proposti, ma sono più “a portata di mano”.