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29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
CONVEGNO SCIENTIFICO
LE TRASFORMAZIONI CULTURALI IN ITALIA
FONDAZIONE UNIVERSITÀ DI MANTOVA
29 SETTEMBRE 2016
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
LIBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
2
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
Si propone una mappatura delle forme e delle
pratiche di lettura, dell'uso delle biblioteche e del loro
funzionamento in Italia nell’ultimo mezzo secolo (dai
servizi di “pubblica lettura” erogati dalle biblioteche al
“social reading” in ambiente digitale), anche in
rapporto con altre forme di partecipazione culturale.
Si intende rilevare la specificità della realtà italiana
(caratterizzata rispetto agli altri paesi avanzati da
livelli di lettura e di uso delle biblioteche decisamente
più bassi). A tale scopo si fa un ampio uso delle fonti
Istat (in primo luogo i risultati dell’indagine
campionaria annuale Aspetti della vita quotidiana).
A partire da questi dati è possibile evidenziare vari
aspetti dei fenomeni analizzati: impatto sociale,
evoluzione storica, aspetti tecnologici, e quindi la
dimensione "culturale" della lettura e dei servizi
bibliotecari.
Produzione
editoriale,
pratiche
di lettura
e uso delle
biblioteche
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
La produzione editoriale in
Italia negli ultimi novant’anni
3
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
Lo sviluppo della produzione editoriale ha
accompagnato, ovviamente, l’andamento
della società italiana e i suoi principali
fenomeni evolutivi: in particolare, la
sconfitta dell’analfabetismo e la crescita del
livello di istruzione.
Nel 1967 si pubblicavano 2,9 libri ogni
10.000 abitanti (erano 1,7 l’anno
precedente). Nel periodo 1985-95 si passa
da 4 a 9. Nel 2005 si superano i 10 libri
pubblicati ogni 10.000 abitanti.
Libri pubblicati in Italia 1926-2008 (per 10.000 ab.)
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
 Produzione annua assestata su circa 60.000 titoli all’anno (35% narrativa).
 Calo vertiginoso delle tirature (in media 8.500 copie negli anni ’80, 6.200 a
metà degli anni ’90, per scendere a 4.000 nei primi anni del nuovo millennio,
e ridursi negli ultimi anni a circa 3.000 copie). Il fenomeno è dovuto non solo
alla crisi delle vendite ma anche a trasformazioni nei meccanismi produttivi
e distributivi. Solo i libri con un prezzo di copertina sotto i 10 Euro o sopra i
50 tirano più di 4.000 copie.
 Il fatturato complessivo è sceso da circa 3,5 miliardi nel 2010 a 2,6 nel 2015.
 Oltre il 25% dei libri stampati viene prodotto anche in formato ebook. Ma le
vendite del libro digitale, sia pure in forte crescita, rappresentano ancora
una quota marginale del mercato.
 Gli editori attivi sono circa 1.600 (erano 1.482 nel 1990). Ogni anno aprono e
chiudono molte nuove sigle editoriali. Crescono i piccolissimi (il cui venduto
si aggira complessivamente sui 13 milioni di Euro) e aumentano le
concentrazioni nei grossi gruppi editoriali (Mondadori-Rizzoli, GEMS, Giunti
e Feltrinelli da soli coprono il 60% del mercato). Metà della produzione
libraria viene realizzata in Lombardia e circa l’80% al Nord.
 La libreria rimane il principale canale di approvvigionamento (oltre il 70%), il
commercio elettronico è arrivato al 13,8%. Grosse difficoltà nella GDO.
 Crescita dell’editoria per ragazzi.
 Cresce la vendita di diritti per traduzioni all’estero.
4
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
Oggi l’apparente vivacità e dinamicità del
mondo editoriale e della produzione libraria
non riesce a nascondere una situazione di
profonda crisi.
Il mercato editoriale aveva sempre avuto un
andamento anticiclico: per la prima volta il
calo dei consumi riguarda anche la vendita
dei libri.
Gli editori cercano di stimolare la domanda
immettendo sul mercato un numero elevato
di novità, riducendo però in questo modo il
mercato potenziale di ciascun titolo.
L’editoria digitale e le vendite online, pur in
forte crescita, stentano ad affermarsi.
Produzione editoriale
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
La lettura in Italia
nell’ultimo mezzo secolo
5
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
Meno della metà degli italiani legge almeno
un libro all’anno: i lettori non sono mai stati
maggioranza nel Paese.
Si parte da un 16,6% della popolazione che
leggeva almeno un libro all’anno nel 1965.
In un ventennio il dato si è più che
raddoppiato (36,6% nel 1987).
Crescita lenta nel trentennio successivo,
fino a toccare nel 2010 il punto più alto
(46,5%).
Calo nell’ultimo quinquennio.
Rivoluzione digitale anche nella lettura e
nello studio: sul fenomeno mancano però
dati certi e valutazioni attendibili.
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2000
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2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
Lettori di almeno un libro all’anno 1965-2015
(% sulla popolazione dai 6 anni in su)
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
 Il 58% degli italiani non legge libri; quasi il 20% sono lettori
occasionali o «intermittenti»; soltanto il 23% degli italiani può
definirsi «lettore abituale» (più di 3 libri all’anno). I lettori forti da soli
acquistano quasi la metà dei libri che si vendono in Italia.
 Il 24% dei laureati e il 49% dei diplomati non legge libri.
 Differenze di genere: legge il 35% dei maschi e il 48,6% delle
femmine. La differenza di comportamento fra i generi comincia a
manifestarsi molto presto e tende a ridursi solo dopo i 75 anni. Fino
al 1973 i maschi leggevano più delle femmine. Nel 2010 si è
completato il sorpasso anche nelle classi d’età più elevate.
 Solo tra gli 11 e i 19 anni la quota dei lettori supera il 50%. La fascia
d’età in cui si legge di più è 15-17 (53,9%). Nettissimo calo negli
ultimi anni: dal 2010 si sono persi 8,5 punti percentuali nella fascia
d’età 6-10; 9,9 nella fascia 11-14; 5,2 punti nella fascia 15-17; 4,5
nella fascia 18-19.
 Forti squilibri territoriali: al nord-ovest legge il 49,6% degli abitanti; al
nord-est il 48,8; al centro il 45,9; al sud il 28,8; nelle isole il 35,1 (ma
42,2% in Sardegna); nelle aree metropolitane il 51; nelle periferie
urbane il 42,8; nei comuni con meno di 2.000 ab. il 35,5.
 Fattori che influenzano la lettura: livello di istruzione, competenze
linguistiche, condizione socio-economica, contesto ambientale e
abitudini familiari (genitori lettori e libri presenti in casa).
6
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
Lettori e non lettori
58%
19%
11%
6%
6%
Non lettori 1-3 libri 4-6 libri 7-11 libri oltre 12
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
 Nei Paesi confrontabili al nostro la percentuale dei lettori, anche se
in calo ovunque, è molto più elevata che da noi: 10 punti in più in
Spagna, oltre 20 nel regno Unito, quasi 30 in Francia e USA, circa
40 in Germania.
 In Europa solo Portogallo, Grecia, Romania, Cipro, Malta e Bulgaria
fanno peggio di noi.
 La differenza è nello stile di vita e non tra chi legge e chi preferisce
altre attività culturali: nei paesi dove si legge di più, sono alte
anche le percentuali di chi va a cinema o a teatro, assiste a concerti
o altre forme di spettacolo dal vivo, visita musei o monumenti,
frequenta le biblioteche.
 Anche in Italia i lettori forti sono molto attivi e hanno consumi
culturali più intensi della media.
 Tendenza a condividere le esperienze di lettura: il social reading
comincia a diventare un fenomeno interessante.
 La principale motivazione della non lettura («Non ho tempo»)
copre un sostanziale disinteresse ed è in parte dovuta alle deboli
competenze linguistiche degli italiani (agli ultimi posti nelle
indagini OCSE).
 «Migrazione» verso il digitale, anche per effetto della diffusione
della connessione in mobilità: siamo ai primi posti per uso dei
social network e per numero medio di ore spese online da
dispositivi mobili.
7
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
La pratica della lettura corrisponde a stili di vita «attivi»
ed è fortemente condizionata dagli stimoli ambientali.
La percentuale dei lettori in Italia è molto inferiore
rispetto al resto d’Europa e ai Paesi confrontabili al
nostro.
I ritardi storici non sono ancora stati recuperati del tutto:
specie in alcune aree geografiche pesano ancora molto i
bassi livelli di istruzione e le scarse competenze
linguistiche di gran parte delle popolazione.
Ma abbiamo «saltato» un passaggio: da analfabeti a forti
utilizzatori dei social media, senza passare attraverso la
lettura.
Qualche confronto con altri
Paesi e altre attività culturali
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
 Circa 14.000 biblioteche, con 200 milioni di documenti: il 48,8 %
delle strutture si trova al nord, il 21,3 al centro, il 29,7 al sud.
 Dal MiBACT dipendono 46 biblioteche pubbliche statali.
Un’anomalia tutta italiana: 2 biblioteche nazionali centrali e altre 7
biblioteche «nazionali».
 Alle Università fanno capo circa 1.000 biblioteche, sulle quali si sta
operando un costante lavoro di accorpamento e razionalizzazione
(erano il triplo negli anni ’70, con un numero minore di Atenei).
 I servizi di base sul territorio sono di pertinenza delle biblioteche
comunali. Alle tradizionali biblioteche civiche si sono aggiunte
nell’ultimo mezzo secolo molte strutture, diffuse capillarmente,
anche in piccoli comuni: delle 7.000 biblioteche di ente locali che si
stima esistano attualmente 353 sono nate nel periodo 1956-60,
1.180 nel periodo 1961-72 e ben 1.700 nel periodo 1973-80,
all’indomani del trasferimento delle competenze alle Regioni. Lo
sviluppo è avvenuto principalmente nel centro-nord e la forbice col
sud si è allargata.
 Dal 1986 la rete SBN (Servizio bibliotecario nazionale) garantisce i
servizi cooperativi e la condivisione dei servizi; vi aderiscono 5.948
biblioteche, raggruppate in 97 poli locali (16 milioni di «notizie
bibliografiche» e 82 milioni di esemplari, 380.000 utenti al giorno,
40 milioni di ricerche all’anno).
8
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
Il comparto è fortemente caratterizzato dagli
istituti storici (biblioteche statali, ecclesiastiche, di
accademie e istituti culturali, etc.) e dal loro
patrimonio di pregio: un «monumento» della
storia culturale policentrica dell’Italia.
Frammentazione delle competenze fra
amministrazioni centrali e enti locali.
Budget modesti e in calo. Età media del personale
molto elevata (nelle strutture statali il 63% dei
bibliotecari ha più di 60 anni).
Tradizionalmente debole orientamento al servizio
e presenza non incisiva nel tessuto della società
italiana. Ne deriva un impatto culturale e sociale
piuttosto modesto.
Panorama bibliotecario italiano
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
 Mancano dati completi e omogenei a livello nazionale. Indicatori al
ribasso, anche se il calo dell’utenza è spesso inferiore a quello di
altri servizi culturali.
 I frequentatori delle biblioteche statali sono stati circa un milione
all’anno dall’inizio del Novecento fino agli anni ’50, hanno superato
i due milioni dagli anni ‘70 fino alla fine del secolo, negli ultimi 15
anni sono scesi a 1,3 milioni; le opere consultate sono calate da
oltre 4 milioni negli anni ’70 a 1,7 milioni nell’ultimo anno. Risorse
dimezzate dall’inizio di questo secolo; inversione di tendenza solo
nel 2016.
 Il comparto più dinamico è quello delle biblioteche universitarie.
Riorganizzazione dei servizi, attraverso la creazione di Sistemi
bibliotecari di Ateneo: cresce l’utenza, sono stabili o in leggera
flessione i servizi tradizionali, forte sviluppo dei servizi online e
dell’uso di pubblicazioni elettroniche, che assorbono ormai il 70%
dei bilanci destinati all’incremento delle collezioni (la quota era del
10% all’inizio degli anni duemila).
 Diminuiscono gli utenti delle biblioteche pubbliche di base, ma non
si tratta di un fenomeno solo italiano. Nel Regno Unito, patria della
public library, in un decennio si sono persi oltre il 30% degli utenti e
dei prestiti: ormai le biblioteche pubbliche più utilizzate d’Europa
sono quelle tedesche e francesi.
9
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
Si stima che i frequentatori delle biblioteche italiane siano
meno del 15% della popolazione (la media europea è
intorno al 35%).
Le biblioteche di ricerca (statali, di istituti culturali, civiche
di tradizione, universitarie) erano fino a quarant’anni fa
un punto di riferimento certo per una élite di studiosi e
per gli studenti, che in parte si sono trasferiti sulla rete.
Nuovi pubblici a partire dagli anni ’70 (scolarizzazione di
massa e desiderio di maggiore partecipazione culturale)
hanno riempito le nuove biblioteche pubbliche.
Strutture usate spesso come luogo di condivisione e di
studio, ma senza utilizzare i loro servizi e il loro potenziale
documentario.
Dibattito internazionale sulla necessità di riposizionare il
servizio bibliotecario rispetto all’ambiente digitale e ai
cambiamenti negli stili di vita.
Uso delle biblioteche
29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA
LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
 Il settore che ruota intorno al libro (in tutte le sue forme,
dal cartaceo al digitale) segue l’andamento delle
trasformazioni culturali del Paese. Tutti gli indicatori di
istruzione, formazione e partecipazione culturale sono
fortemente correlati.
 il calo della lettura di libri e giornali (fino a 10 anni fa quasi
il 60% degli italiani leggeva un quotidiano almeno una
volta a settimana; ora siamo parecchio al di sotto del 50%,
mentre supera il 30% la quota di persone che consulta
notizie online) che si manifesta negli ultimi anni è solo in
parte un effetto della crisi economica e del calo dei
consumi.
 La diffusione delle tecnologie digitali e la connessione in
mobilità stanno producendo trasformazioni profonde nei
comportamenti delle persone, nel modo in cui ci
informiamo e ci rapportiamo alle fonti del sapere.
 Il condizionamento dovuto all’area geografica e alla classe
sociale di provenienza influisce ancora pesantemente sui
percorsi scolastici e formativi, producendo una
trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze.
 Per tutti gli indicatori, sia quelli di segno positivo sia quelli
di segno negativo, il ritardo del sud rispetto al centro-nord
è fortissimo e in molti casi si sta aggravando.
10
Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma
I dati su acquisto e lettura dei libri e sull’uso delle biblioteche sono
al tempo stesso causa ed effetto dei livelli di literacy degli italiani,
ma anche dei livelli di partecipazione culturale e di senso civico.
Ritardi storici hanno fortemente condizionato l’andamento di
questi indicatori, che sono fortemente cresciuti nella seconda metà
del Novecento, cui ha fatto seguito un periodo di stagnazione e un
sensibile calo negli ultimi anni.
Mancano un’organica «politica per la conoscenza» e una «cultura
della documentazione», al cui interno dovrebbe collocarsi
un’attività sistematica di promozione della lettura, come strumento
per impadronirsi della complessità e per sviluppare competenze.
Intersezioni
con le trasformazioni culturali
del Paese

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Giovanni Solimine, Libri, letture e biblioteche

  • 1. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE CONVEGNO SCIENTIFICO LE TRASFORMAZIONI CULTURALI IN ITALIA FONDAZIONE UNIVERSITÀ DI MANTOVA 29 SETTEMBRE 2016 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma LIBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE
  • 2. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE 2 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma Si propone una mappatura delle forme e delle pratiche di lettura, dell'uso delle biblioteche e del loro funzionamento in Italia nell’ultimo mezzo secolo (dai servizi di “pubblica lettura” erogati dalle biblioteche al “social reading” in ambiente digitale), anche in rapporto con altre forme di partecipazione culturale. Si intende rilevare la specificità della realtà italiana (caratterizzata rispetto agli altri paesi avanzati da livelli di lettura e di uso delle biblioteche decisamente più bassi). A tale scopo si fa un ampio uso delle fonti Istat (in primo luogo i risultati dell’indagine campionaria annuale Aspetti della vita quotidiana). A partire da questi dati è possibile evidenziare vari aspetti dei fenomeni analizzati: impatto sociale, evoluzione storica, aspetti tecnologici, e quindi la dimensione "culturale" della lettura e dei servizi bibliotecari. Produzione editoriale, pratiche di lettura e uso delle biblioteche
  • 3. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE La produzione editoriale in Italia negli ultimi novant’anni 3 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma Lo sviluppo della produzione editoriale ha accompagnato, ovviamente, l’andamento della società italiana e i suoi principali fenomeni evolutivi: in particolare, la sconfitta dell’analfabetismo e la crescita del livello di istruzione. Nel 1967 si pubblicavano 2,9 libri ogni 10.000 abitanti (erano 1,7 l’anno precedente). Nel periodo 1985-95 si passa da 4 a 9. Nel 2005 si superano i 10 libri pubblicati ogni 10.000 abitanti. Libri pubblicati in Italia 1926-2008 (per 10.000 ab.)
  • 4. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE  Produzione annua assestata su circa 60.000 titoli all’anno (35% narrativa).  Calo vertiginoso delle tirature (in media 8.500 copie negli anni ’80, 6.200 a metà degli anni ’90, per scendere a 4.000 nei primi anni del nuovo millennio, e ridursi negli ultimi anni a circa 3.000 copie). Il fenomeno è dovuto non solo alla crisi delle vendite ma anche a trasformazioni nei meccanismi produttivi e distributivi. Solo i libri con un prezzo di copertina sotto i 10 Euro o sopra i 50 tirano più di 4.000 copie.  Il fatturato complessivo è sceso da circa 3,5 miliardi nel 2010 a 2,6 nel 2015.  Oltre il 25% dei libri stampati viene prodotto anche in formato ebook. Ma le vendite del libro digitale, sia pure in forte crescita, rappresentano ancora una quota marginale del mercato.  Gli editori attivi sono circa 1.600 (erano 1.482 nel 1990). Ogni anno aprono e chiudono molte nuove sigle editoriali. Crescono i piccolissimi (il cui venduto si aggira complessivamente sui 13 milioni di Euro) e aumentano le concentrazioni nei grossi gruppi editoriali (Mondadori-Rizzoli, GEMS, Giunti e Feltrinelli da soli coprono il 60% del mercato). Metà della produzione libraria viene realizzata in Lombardia e circa l’80% al Nord.  La libreria rimane il principale canale di approvvigionamento (oltre il 70%), il commercio elettronico è arrivato al 13,8%. Grosse difficoltà nella GDO.  Crescita dell’editoria per ragazzi.  Cresce la vendita di diritti per traduzioni all’estero. 4 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma Oggi l’apparente vivacità e dinamicità del mondo editoriale e della produzione libraria non riesce a nascondere una situazione di profonda crisi. Il mercato editoriale aveva sempre avuto un andamento anticiclico: per la prima volta il calo dei consumi riguarda anche la vendita dei libri. Gli editori cercano di stimolare la domanda immettendo sul mercato un numero elevato di novità, riducendo però in questo modo il mercato potenziale di ciascun titolo. L’editoria digitale e le vendite online, pur in forte crescita, stentano ad affermarsi. Produzione editoriale
  • 5. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE La lettura in Italia nell’ultimo mezzo secolo 5 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma Meno della metà degli italiani legge almeno un libro all’anno: i lettori non sono mai stati maggioranza nel Paese. Si parte da un 16,6% della popolazione che leggeva almeno un libro all’anno nel 1965. In un ventennio il dato si è più che raddoppiato (36,6% nel 1987). Crescita lenta nel trentennio successivo, fino a toccare nel 2010 il punto più alto (46,5%). Calo nell’ultimo quinquennio. Rivoluzione digitale anche nella lettura e nello studio: sul fenomeno mancano però dati certi e valutazioni attendibili. 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 1965 1973 1987-88 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Lettori di almeno un libro all’anno 1965-2015 (% sulla popolazione dai 6 anni in su)
  • 6. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE  Il 58% degli italiani non legge libri; quasi il 20% sono lettori occasionali o «intermittenti»; soltanto il 23% degli italiani può definirsi «lettore abituale» (più di 3 libri all’anno). I lettori forti da soli acquistano quasi la metà dei libri che si vendono in Italia.  Il 24% dei laureati e il 49% dei diplomati non legge libri.  Differenze di genere: legge il 35% dei maschi e il 48,6% delle femmine. La differenza di comportamento fra i generi comincia a manifestarsi molto presto e tende a ridursi solo dopo i 75 anni. Fino al 1973 i maschi leggevano più delle femmine. Nel 2010 si è completato il sorpasso anche nelle classi d’età più elevate.  Solo tra gli 11 e i 19 anni la quota dei lettori supera il 50%. La fascia d’età in cui si legge di più è 15-17 (53,9%). Nettissimo calo negli ultimi anni: dal 2010 si sono persi 8,5 punti percentuali nella fascia d’età 6-10; 9,9 nella fascia 11-14; 5,2 punti nella fascia 15-17; 4,5 nella fascia 18-19.  Forti squilibri territoriali: al nord-ovest legge il 49,6% degli abitanti; al nord-est il 48,8; al centro il 45,9; al sud il 28,8; nelle isole il 35,1 (ma 42,2% in Sardegna); nelle aree metropolitane il 51; nelle periferie urbane il 42,8; nei comuni con meno di 2.000 ab. il 35,5.  Fattori che influenzano la lettura: livello di istruzione, competenze linguistiche, condizione socio-economica, contesto ambientale e abitudini familiari (genitori lettori e libri presenti in casa). 6 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma Lettori e non lettori 58% 19% 11% 6% 6% Non lettori 1-3 libri 4-6 libri 7-11 libri oltre 12
  • 7. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE  Nei Paesi confrontabili al nostro la percentuale dei lettori, anche se in calo ovunque, è molto più elevata che da noi: 10 punti in più in Spagna, oltre 20 nel regno Unito, quasi 30 in Francia e USA, circa 40 in Germania.  In Europa solo Portogallo, Grecia, Romania, Cipro, Malta e Bulgaria fanno peggio di noi.  La differenza è nello stile di vita e non tra chi legge e chi preferisce altre attività culturali: nei paesi dove si legge di più, sono alte anche le percentuali di chi va a cinema o a teatro, assiste a concerti o altre forme di spettacolo dal vivo, visita musei o monumenti, frequenta le biblioteche.  Anche in Italia i lettori forti sono molto attivi e hanno consumi culturali più intensi della media.  Tendenza a condividere le esperienze di lettura: il social reading comincia a diventare un fenomeno interessante.  La principale motivazione della non lettura («Non ho tempo») copre un sostanziale disinteresse ed è in parte dovuta alle deboli competenze linguistiche degli italiani (agli ultimi posti nelle indagini OCSE).  «Migrazione» verso il digitale, anche per effetto della diffusione della connessione in mobilità: siamo ai primi posti per uso dei social network e per numero medio di ore spese online da dispositivi mobili. 7 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma La pratica della lettura corrisponde a stili di vita «attivi» ed è fortemente condizionata dagli stimoli ambientali. La percentuale dei lettori in Italia è molto inferiore rispetto al resto d’Europa e ai Paesi confrontabili al nostro. I ritardi storici non sono ancora stati recuperati del tutto: specie in alcune aree geografiche pesano ancora molto i bassi livelli di istruzione e le scarse competenze linguistiche di gran parte delle popolazione. Ma abbiamo «saltato» un passaggio: da analfabeti a forti utilizzatori dei social media, senza passare attraverso la lettura. Qualche confronto con altri Paesi e altre attività culturali
  • 8. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE  Circa 14.000 biblioteche, con 200 milioni di documenti: il 48,8 % delle strutture si trova al nord, il 21,3 al centro, il 29,7 al sud.  Dal MiBACT dipendono 46 biblioteche pubbliche statali. Un’anomalia tutta italiana: 2 biblioteche nazionali centrali e altre 7 biblioteche «nazionali».  Alle Università fanno capo circa 1.000 biblioteche, sulle quali si sta operando un costante lavoro di accorpamento e razionalizzazione (erano il triplo negli anni ’70, con un numero minore di Atenei).  I servizi di base sul territorio sono di pertinenza delle biblioteche comunali. Alle tradizionali biblioteche civiche si sono aggiunte nell’ultimo mezzo secolo molte strutture, diffuse capillarmente, anche in piccoli comuni: delle 7.000 biblioteche di ente locali che si stima esistano attualmente 353 sono nate nel periodo 1956-60, 1.180 nel periodo 1961-72 e ben 1.700 nel periodo 1973-80, all’indomani del trasferimento delle competenze alle Regioni. Lo sviluppo è avvenuto principalmente nel centro-nord e la forbice col sud si è allargata.  Dal 1986 la rete SBN (Servizio bibliotecario nazionale) garantisce i servizi cooperativi e la condivisione dei servizi; vi aderiscono 5.948 biblioteche, raggruppate in 97 poli locali (16 milioni di «notizie bibliografiche» e 82 milioni di esemplari, 380.000 utenti al giorno, 40 milioni di ricerche all’anno). 8 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma Il comparto è fortemente caratterizzato dagli istituti storici (biblioteche statali, ecclesiastiche, di accademie e istituti culturali, etc.) e dal loro patrimonio di pregio: un «monumento» della storia culturale policentrica dell’Italia. Frammentazione delle competenze fra amministrazioni centrali e enti locali. Budget modesti e in calo. Età media del personale molto elevata (nelle strutture statali il 63% dei bibliotecari ha più di 60 anni). Tradizionalmente debole orientamento al servizio e presenza non incisiva nel tessuto della società italiana. Ne deriva un impatto culturale e sociale piuttosto modesto. Panorama bibliotecario italiano
  • 9. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE  Mancano dati completi e omogenei a livello nazionale. Indicatori al ribasso, anche se il calo dell’utenza è spesso inferiore a quello di altri servizi culturali.  I frequentatori delle biblioteche statali sono stati circa un milione all’anno dall’inizio del Novecento fino agli anni ’50, hanno superato i due milioni dagli anni ‘70 fino alla fine del secolo, negli ultimi 15 anni sono scesi a 1,3 milioni; le opere consultate sono calate da oltre 4 milioni negli anni ’70 a 1,7 milioni nell’ultimo anno. Risorse dimezzate dall’inizio di questo secolo; inversione di tendenza solo nel 2016.  Il comparto più dinamico è quello delle biblioteche universitarie. Riorganizzazione dei servizi, attraverso la creazione di Sistemi bibliotecari di Ateneo: cresce l’utenza, sono stabili o in leggera flessione i servizi tradizionali, forte sviluppo dei servizi online e dell’uso di pubblicazioni elettroniche, che assorbono ormai il 70% dei bilanci destinati all’incremento delle collezioni (la quota era del 10% all’inizio degli anni duemila).  Diminuiscono gli utenti delle biblioteche pubbliche di base, ma non si tratta di un fenomeno solo italiano. Nel Regno Unito, patria della public library, in un decennio si sono persi oltre il 30% degli utenti e dei prestiti: ormai le biblioteche pubbliche più utilizzate d’Europa sono quelle tedesche e francesi. 9 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma Si stima che i frequentatori delle biblioteche italiane siano meno del 15% della popolazione (la media europea è intorno al 35%). Le biblioteche di ricerca (statali, di istituti culturali, civiche di tradizione, universitarie) erano fino a quarant’anni fa un punto di riferimento certo per una élite di studiosi e per gli studenti, che in parte si sono trasferiti sulla rete. Nuovi pubblici a partire dagli anni ’70 (scolarizzazione di massa e desiderio di maggiore partecipazione culturale) hanno riempito le nuove biblioteche pubbliche. Strutture usate spesso come luogo di condivisione e di studio, ma senza utilizzare i loro servizi e il loro potenziale documentario. Dibattito internazionale sulla necessità di riposizionare il servizio bibliotecario rispetto all’ambiente digitale e ai cambiamenti negli stili di vita. Uso delle biblioteche
  • 10. 29 SETTEMBRE 2016 | MANTOVA LlBRI, LETTURE E BIBLIOTECHE  Il settore che ruota intorno al libro (in tutte le sue forme, dal cartaceo al digitale) segue l’andamento delle trasformazioni culturali del Paese. Tutti gli indicatori di istruzione, formazione e partecipazione culturale sono fortemente correlati.  il calo della lettura di libri e giornali (fino a 10 anni fa quasi il 60% degli italiani leggeva un quotidiano almeno una volta a settimana; ora siamo parecchio al di sotto del 50%, mentre supera il 30% la quota di persone che consulta notizie online) che si manifesta negli ultimi anni è solo in parte un effetto della crisi economica e del calo dei consumi.  La diffusione delle tecnologie digitali e la connessione in mobilità stanno producendo trasformazioni profonde nei comportamenti delle persone, nel modo in cui ci informiamo e ci rapportiamo alle fonti del sapere.  Il condizionamento dovuto all’area geografica e alla classe sociale di provenienza influisce ancora pesantemente sui percorsi scolastici e formativi, producendo una trasmissione intergenerazionale delle disuguaglianze.  Per tutti gli indicatori, sia quelli di segno positivo sia quelli di segno negativo, il ritardo del sud rispetto al centro-nord è fortissimo e in molti casi si sta aggravando. 10 Giovanni Solimine | Sapienza Università di Roma I dati su acquisto e lettura dei libri e sull’uso delle biblioteche sono al tempo stesso causa ed effetto dei livelli di literacy degli italiani, ma anche dei livelli di partecipazione culturale e di senso civico. Ritardi storici hanno fortemente condizionato l’andamento di questi indicatori, che sono fortemente cresciuti nella seconda metà del Novecento, cui ha fatto seguito un periodo di stagnazione e un sensibile calo negli ultimi anni. Mancano un’organica «politica per la conoscenza» e una «cultura della documentazione», al cui interno dovrebbe collocarsi un’attività sistematica di promozione della lettura, come strumento per impadronirsi della complessità e per sviluppare competenze. Intersezioni con le trasformazioni culturali del Paese