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LE TECNOLOGIE NELLA
COMUNICAZIONE CASASCUOLA.
L’OPINIONE DEGLI STUDENTI.
Michelle Pieri
Università degli Studi di Milano-Bicocca
Introduzione
• <<As long as they've been alive, the world has been a

connected place, and more than any preceding
generation they have seized on the potential of networked
media>> (Diana e Jim Oblinger, 2005).
• iGeneration,

Generazione Y, nativi digitali (versus
«immigranti digitali»), Generation Me (Twenge, 2006),
Millennial Generation (Howe e Strauss, 2003) e Net
Generation o Net Gens (Oblinger e Oblinger, 2005).

• Le tecnologie stanno entrando pesantemente nel rapporto

casa scuola (es. progetto Scuola mia, Servizi scuolafamiglia via Web, 2010).
Obbiettivo del lavoro
…cercare di comprendere come gli studenti
articolano i loro discorsi sulla possibilità di usare le loro
<<onnipresenti>> e <<vitali>> tecnologie della
comunicazione e dell’informazione in generale e, nello
specifico, quelle mobili per la comunicazione casa-scuola.
Metodologia
• Sono stati realizzati due focus group con studenti delle

scuole superiori:
• Liceo

Scientifico Donatelli (http://www.donatelli-pascal.com) di
Milano (7 studenti);
• Liceo
Linguistico,
Scientifico
e
Classico
Gioia
(http://www.liceogioia.it) di Piacenza (7 studenti).

• <<Come vedete il rapporto casa-scuola?>>, <<Quale è il

suo scopo?>>, <<Come è ora?>> <<Come vorreste che
fosse?>>, <<Che rapporto avete con le TIC?>>, <<Come
vedete le TIC nel rapporto casa-scuola?>>, <<Come
vedete le TIC mobile nel rapporto casa-scuola?>>.
L’uso delle TIC: il computer
• Per quanto riguarda l’uso delle TIC l’unica differenza è

che mentre a Milano tutti i partecipanti sono in grado di
utilizzare il computer e la rete senza problemi, a Piacenza
due dei partecipanti dichiarano di avere qualche problema
nell’uso del computer.
• A Piacenza quando il moderatore ha chiesto agli studenti

se sono capaci di usare l’e-mail uno dei partecipanti ha
risposto: <<No, io non son capace. Io proprio il computer
siamo due cose diverse>>.
L’uso delle TIC: il telefono cellulare
• <<il mondo è cambiato, adesso senza cellulare non vive

nessuno, non conosco nessuno che non ha il cellulare>>.
• <<A scuola teoricamente non puoi usarlo>> né a Milano né a
Piacenza, ma <<io l’ho sempre acceso con la vibrazione sotto
il banco, nell’astuccio, in tasca>> o <<silenzioso>>.
• Gli studenti utilizzano il telefono cellulare <<per controllare
l’ora>>, <<per stare in contatto con amici di altre città>>. <<sia
come agenda che come diario, che come calendario>>.
• Sia a Milano che a Piacenza, gli studenti hanno ricevuto il loro
primo telefono cellulare prima della fine delle scuole medie, e i
loro fratelli minori lo ricevono ancora prima. <<Ho avuto il mio
primo cellulare in terza media, mia sorella più piccola in quinta
elementare>>.
Rapporto casa-scuola: Milano
• A Milano gli studenti sono ambivalenti:
• hanno paura che la loro libertà venga limitata, ad esempio, a causa
di brutti voti a scuola, <<in alcuni casi gli studenti vengono chiusi in
casa se vanno male a scuola>>, <<se vado bene a scuola i miei mi
lasciano più libertà…mi fanno andare a vedere le partite di calcio,
se vado male non mi toglie ciò che ho ma mi impedisce di avere di
più>>
• riconoscono che <<è giusto che le famiglie siano informate>>. Può
anche essere utile per lo studente anche se non può essere
sufficiente per farlo andare bene a scuola, dato che l’andare male
o bene a scuola alla fine dipende dallo studente <<se sei più
controllato, senza punizioni eccessive, ti metti a studiare o decidete
insieme di andare a ripetizione…ma se tu non vuoi non c’è verso
che obblighino a studiare>>.
Rapporto casa-scuola: Piacenza
• A Piacenza gli studenti sono d’accordo nel dire che la

comunicazione casa-scuola è utile:
• per lo studente <<se io ho un problema con un professore il fatto che i miei

genitori vadano a parlare con questo professore a me serve.>>.
• per la scuola e i genitori. La comunicazione casa-scuola <<è molto utile
[...] A tutti cioè, sia al genitore che al figlio che alla scuola. Cioè,
comunque, nel rapporto tutti hanno da guadagnarci. La scuola per capire
quali sono i problemi dello studente, magari anche a livello personale. Al
genitore per capire quali sono gli insuccessi scolastici. E al figlio perché,
cioè, allo studente – cioè – ad avere il succo della questione sia dal
genitore che dalla scuola. Anche dal docente. Cioè ad esempio se c’è un
insuccesso scolastico – cioè, voglio dire – che magari però non è ancora
debito, però si vede che comunque sta calando nei voti, il rapporto tra
genitore e scuola può evitare di arrivare all’insuccesso scolastico>>.
Comunicazione casa-scuola mediata
dalle TIC: Piacenza
• Un studente di Piacenza sottolinea come la comodità non sia solo

della scuola ma anche della famiglia <<perché [il genitore] non deve
per forza andare alla scuola a udienze per sentire i voti>> ed
evidenzia che l’unico problema è il fatto che ogni tanto vengano
riportati sul registro elettronico dei voti errati.
• La
comunicazione casa-scuola mediata dalle TIC viene
maggiormente accettata a Piacenza in quanto di fatto non modifica lo
status quo: la situazione è già sotto controllo. «Io non trovo questo
gran cambiamento. Nel senso: alla fine, cioè, il cambiamento c’è in
un fattore di comodità.»
• Uno studente di Piacenza ritiene che il registro elettronico possa
essere utile agli studenti per calcolare velocemente la loro media, un
altro studente piacentino sottolinea che grazie al registro elettronico
<<può controllare comunque minuto per minuto il suo voto anche da
casa>>.
Milano versus Piacenza
Livello di controllo sociale
• A Milano le TIC nella comunicazione scuola genitori sono

più utili ma meno accettate dal momento che modificano
lo status quo. La grande differenza tra Piacenza e Milano
è il livello di controllo sociale. A Piacenza il controllo
sociale è molto forte, mentre a Milano è molto debole.
• Gli studenti di Piacenza sono abituati al controllo sociale e

non potrebbero neanche concepirne la assenza. Quindi
sono meno preoccupati, rispetto agli studenti milanesi,
per quanto riguarda l’uso delle TIC nel rapporto casascuola, dato che questo tipo di comunicazione di fatto non
cambierebbe di molto la loro attuale situazione
Milano versus Piacenza
Uso delle tecnologie
• A Milano le nuove tecnologie sono usate prevalentemente

per il controllo, che altrimenti sarebbe praticamente
inesistente.
• A Piacenza le nuove tecnologie vengono utilizzate in

prevalenza per ragioni pratiche e organizzative.
• <<mia madre mi dice portati dietro il cellulare così se hai bisogno

mi chiami, se ho bisogno ti chiamo io>>
• <<il telefono è fatto apposta per ogni evenienza. Quindi
ovviamente quando uno esce di casa se lo porta dietro perché può
sempre servire, può sempre tornare utile…>>.
Milano versus Piacenza
Uso degli SMS
• Sia gli studenti di Milano che quelli di Piacenza pensano

che l’invio di sms ai genitori per comunicare l’assenza del
figlio possa aumentare il livello d’ansia dei genitori, ma
con conseguenze diverse.
• A Milano, <<‘tuo figlio non è a scuola’ se arriva un sms così alla

mamma al supermercato le prende un colpo perché non sa dove è
il figlio>>, <<se lo sa due mesi dopo fa meno effetto che se lo sa al
momento>>, <<un contatto verbale face to face a posteriori è più
dolce di un sms in tempo reale>>.
• A Piacenza <<... il messaggio secondo me porta anche
inquietudine da parte del genitore. Cioè – nel senso – arriva il
messaggio e dice: ‘Oh, porca miseria: mio figlio non è a scuola!
Cosa faccio? Vado a cercarlo per la città’>>. Di fatto a Piacenza
ritrovare il proprio figlio è abbastanza semplice, a Milano è
impensabile.
TIC nel rapporto scuola-casa
Milano versus Piacenza
• A

Milano le <<vitali>> tecnologie della comunicazione e
dell’informazione non vengono più considerate positivamente dai
ragazzi nel momento in cui vengono introdotte nel rapporto casascuola. Secondo gli studenti milanesi le TIC nel rapporto scuola
genitori portano ad avere <<troppo controllo! Esasperato!>> <<C’è
già il libretto!>>, <<Questa cosa non mi piace!>>.

• A Piacenza alcuni studenti sostengono di essere contro l’introduzione

delle TIC nel rapporto casa-scuola per ragioni economiche <<il
preside ha speso soldi inutilmente, quella macchinetta costa 2500
euro>>, riferendosi al bagde elettronico, o per motivi ideologici
<<non vogliamo essere considerati dei numeri, non vogliamo una
scuola simile ad un azienda>>, non vogliamo <<essere schiavi di
un’azienda>>. Uno dei partecipanti al focus group di Piacenza ha
liquidato la questione dicendo: <<adesso fare dei discorsi morali per
una cosa che porta solo giovamento in fatto di…comodità>>.
Conclusioni
• Per evitare che l’introduzione delle tecnologie nel rapporto casa-

scuola avvenga in modo acritico, in definitiva ingenuamente
<<tecnofilico>> e appiattito sulle logiche di marketing delle industrie
di settore, si ritiene opportuno promuovere una ricerca mirata a
comprendere le rappresentazioni che circondano le pratiche di
utilizzo delle TIC in generale, e delle TIC mobili in particolare, nel
rapporto scuola genitori. Si ritiene necessario sapere cosa ne
pensano i principali attori coinvolti (docenti, studenti e genitori) per
evitare che l’introduzione delle tecnologie in determinati contesti
anziché facilitare possa complicare il rapporto casa-scuola (Pieri,
2005; Castelli, Pieri, 2007; Pieri, 2010).
• Gli studenti di Milano e quelli di Piacenza condividono lo stesso
approccio alle tecnologie in generale, ma la loro opinione è
radicalmente diversa per quanto riguarda l’uso delle tecnologie nel
rapporto casa-scuola.
• Le TIC non possiedono alcun valore intrinseco: tutto dipende dall’uso
che ne viene fatto e dal contesto in cui questo uso ha luogo.
Grazie mille per l’attenzione!

michelle.pieri@unimib.it

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ConvegnoCKBG2014 - Pierri - Le tecnologie nella comunicazione casa-scuola. L’opinione degli studenti.

  • 1. LE TECNOLOGIE NELLA COMUNICAZIONE CASASCUOLA. L’OPINIONE DEGLI STUDENTI. Michelle Pieri Università degli Studi di Milano-Bicocca
  • 2. Introduzione • <<As long as they've been alive, the world has been a connected place, and more than any preceding generation they have seized on the potential of networked media>> (Diana e Jim Oblinger, 2005). • iGeneration, Generazione Y, nativi digitali (versus «immigranti digitali»), Generation Me (Twenge, 2006), Millennial Generation (Howe e Strauss, 2003) e Net Generation o Net Gens (Oblinger e Oblinger, 2005). • Le tecnologie stanno entrando pesantemente nel rapporto casa scuola (es. progetto Scuola mia, Servizi scuolafamiglia via Web, 2010).
  • 3. Obbiettivo del lavoro …cercare di comprendere come gli studenti articolano i loro discorsi sulla possibilità di usare le loro <<onnipresenti>> e <<vitali>> tecnologie della comunicazione e dell’informazione in generale e, nello specifico, quelle mobili per la comunicazione casa-scuola.
  • 4. Metodologia • Sono stati realizzati due focus group con studenti delle scuole superiori: • Liceo Scientifico Donatelli (http://www.donatelli-pascal.com) di Milano (7 studenti); • Liceo Linguistico, Scientifico e Classico Gioia (http://www.liceogioia.it) di Piacenza (7 studenti). • <<Come vedete il rapporto casa-scuola?>>, <<Quale è il suo scopo?>>, <<Come è ora?>> <<Come vorreste che fosse?>>, <<Che rapporto avete con le TIC?>>, <<Come vedete le TIC nel rapporto casa-scuola?>>, <<Come vedete le TIC mobile nel rapporto casa-scuola?>>.
  • 5. L’uso delle TIC: il computer • Per quanto riguarda l’uso delle TIC l’unica differenza è che mentre a Milano tutti i partecipanti sono in grado di utilizzare il computer e la rete senza problemi, a Piacenza due dei partecipanti dichiarano di avere qualche problema nell’uso del computer. • A Piacenza quando il moderatore ha chiesto agli studenti se sono capaci di usare l’e-mail uno dei partecipanti ha risposto: <<No, io non son capace. Io proprio il computer siamo due cose diverse>>.
  • 6. L’uso delle TIC: il telefono cellulare • <<il mondo è cambiato, adesso senza cellulare non vive nessuno, non conosco nessuno che non ha il cellulare>>. • <<A scuola teoricamente non puoi usarlo>> né a Milano né a Piacenza, ma <<io l’ho sempre acceso con la vibrazione sotto il banco, nell’astuccio, in tasca>> o <<silenzioso>>. • Gli studenti utilizzano il telefono cellulare <<per controllare l’ora>>, <<per stare in contatto con amici di altre città>>. <<sia come agenda che come diario, che come calendario>>. • Sia a Milano che a Piacenza, gli studenti hanno ricevuto il loro primo telefono cellulare prima della fine delle scuole medie, e i loro fratelli minori lo ricevono ancora prima. <<Ho avuto il mio primo cellulare in terza media, mia sorella più piccola in quinta elementare>>.
  • 7. Rapporto casa-scuola: Milano • A Milano gli studenti sono ambivalenti: • hanno paura che la loro libertà venga limitata, ad esempio, a causa di brutti voti a scuola, <<in alcuni casi gli studenti vengono chiusi in casa se vanno male a scuola>>, <<se vado bene a scuola i miei mi lasciano più libertà…mi fanno andare a vedere le partite di calcio, se vado male non mi toglie ciò che ho ma mi impedisce di avere di più>> • riconoscono che <<è giusto che le famiglie siano informate>>. Può anche essere utile per lo studente anche se non può essere sufficiente per farlo andare bene a scuola, dato che l’andare male o bene a scuola alla fine dipende dallo studente <<se sei più controllato, senza punizioni eccessive, ti metti a studiare o decidete insieme di andare a ripetizione…ma se tu non vuoi non c’è verso che obblighino a studiare>>.
  • 8. Rapporto casa-scuola: Piacenza • A Piacenza gli studenti sono d’accordo nel dire che la comunicazione casa-scuola è utile: • per lo studente <<se io ho un problema con un professore il fatto che i miei genitori vadano a parlare con questo professore a me serve.>>. • per la scuola e i genitori. La comunicazione casa-scuola <<è molto utile [...] A tutti cioè, sia al genitore che al figlio che alla scuola. Cioè, comunque, nel rapporto tutti hanno da guadagnarci. La scuola per capire quali sono i problemi dello studente, magari anche a livello personale. Al genitore per capire quali sono gli insuccessi scolastici. E al figlio perché, cioè, allo studente – cioè – ad avere il succo della questione sia dal genitore che dalla scuola. Anche dal docente. Cioè ad esempio se c’è un insuccesso scolastico – cioè, voglio dire – che magari però non è ancora debito, però si vede che comunque sta calando nei voti, il rapporto tra genitore e scuola può evitare di arrivare all’insuccesso scolastico>>.
  • 9. Comunicazione casa-scuola mediata dalle TIC: Piacenza • Un studente di Piacenza sottolinea come la comodità non sia solo della scuola ma anche della famiglia <<perché [il genitore] non deve per forza andare alla scuola a udienze per sentire i voti>> ed evidenzia che l’unico problema è il fatto che ogni tanto vengano riportati sul registro elettronico dei voti errati. • La comunicazione casa-scuola mediata dalle TIC viene maggiormente accettata a Piacenza in quanto di fatto non modifica lo status quo: la situazione è già sotto controllo. «Io non trovo questo gran cambiamento. Nel senso: alla fine, cioè, il cambiamento c’è in un fattore di comodità.» • Uno studente di Piacenza ritiene che il registro elettronico possa essere utile agli studenti per calcolare velocemente la loro media, un altro studente piacentino sottolinea che grazie al registro elettronico <<può controllare comunque minuto per minuto il suo voto anche da casa>>.
  • 10. Milano versus Piacenza Livello di controllo sociale • A Milano le TIC nella comunicazione scuola genitori sono più utili ma meno accettate dal momento che modificano lo status quo. La grande differenza tra Piacenza e Milano è il livello di controllo sociale. A Piacenza il controllo sociale è molto forte, mentre a Milano è molto debole. • Gli studenti di Piacenza sono abituati al controllo sociale e non potrebbero neanche concepirne la assenza. Quindi sono meno preoccupati, rispetto agli studenti milanesi, per quanto riguarda l’uso delle TIC nel rapporto casascuola, dato che questo tipo di comunicazione di fatto non cambierebbe di molto la loro attuale situazione
  • 11. Milano versus Piacenza Uso delle tecnologie • A Milano le nuove tecnologie sono usate prevalentemente per il controllo, che altrimenti sarebbe praticamente inesistente. • A Piacenza le nuove tecnologie vengono utilizzate in prevalenza per ragioni pratiche e organizzative. • <<mia madre mi dice portati dietro il cellulare così se hai bisogno mi chiami, se ho bisogno ti chiamo io>> • <<il telefono è fatto apposta per ogni evenienza. Quindi ovviamente quando uno esce di casa se lo porta dietro perché può sempre servire, può sempre tornare utile…>>.
  • 12. Milano versus Piacenza Uso degli SMS • Sia gli studenti di Milano che quelli di Piacenza pensano che l’invio di sms ai genitori per comunicare l’assenza del figlio possa aumentare il livello d’ansia dei genitori, ma con conseguenze diverse. • A Milano, <<‘tuo figlio non è a scuola’ se arriva un sms così alla mamma al supermercato le prende un colpo perché non sa dove è il figlio>>, <<se lo sa due mesi dopo fa meno effetto che se lo sa al momento>>, <<un contatto verbale face to face a posteriori è più dolce di un sms in tempo reale>>. • A Piacenza <<... il messaggio secondo me porta anche inquietudine da parte del genitore. Cioè – nel senso – arriva il messaggio e dice: ‘Oh, porca miseria: mio figlio non è a scuola! Cosa faccio? Vado a cercarlo per la città’>>. Di fatto a Piacenza ritrovare il proprio figlio è abbastanza semplice, a Milano è impensabile.
  • 13. TIC nel rapporto scuola-casa Milano versus Piacenza • A Milano le <<vitali>> tecnologie della comunicazione e dell’informazione non vengono più considerate positivamente dai ragazzi nel momento in cui vengono introdotte nel rapporto casascuola. Secondo gli studenti milanesi le TIC nel rapporto scuola genitori portano ad avere <<troppo controllo! Esasperato!>> <<C’è già il libretto!>>, <<Questa cosa non mi piace!>>. • A Piacenza alcuni studenti sostengono di essere contro l’introduzione delle TIC nel rapporto casa-scuola per ragioni economiche <<il preside ha speso soldi inutilmente, quella macchinetta costa 2500 euro>>, riferendosi al bagde elettronico, o per motivi ideologici <<non vogliamo essere considerati dei numeri, non vogliamo una scuola simile ad un azienda>>, non vogliamo <<essere schiavi di un’azienda>>. Uno dei partecipanti al focus group di Piacenza ha liquidato la questione dicendo: <<adesso fare dei discorsi morali per una cosa che porta solo giovamento in fatto di…comodità>>.
  • 14. Conclusioni • Per evitare che l’introduzione delle tecnologie nel rapporto casa- scuola avvenga in modo acritico, in definitiva ingenuamente <<tecnofilico>> e appiattito sulle logiche di marketing delle industrie di settore, si ritiene opportuno promuovere una ricerca mirata a comprendere le rappresentazioni che circondano le pratiche di utilizzo delle TIC in generale, e delle TIC mobili in particolare, nel rapporto scuola genitori. Si ritiene necessario sapere cosa ne pensano i principali attori coinvolti (docenti, studenti e genitori) per evitare che l’introduzione delle tecnologie in determinati contesti anziché facilitare possa complicare il rapporto casa-scuola (Pieri, 2005; Castelli, Pieri, 2007; Pieri, 2010). • Gli studenti di Milano e quelli di Piacenza condividono lo stesso approccio alle tecnologie in generale, ma la loro opinione è radicalmente diversa per quanto riguarda l’uso delle tecnologie nel rapporto casa-scuola. • Le TIC non possiedono alcun valore intrinseco: tutto dipende dall’uso che ne viene fatto e dal contesto in cui questo uso ha luogo.
  • 15. Grazie mille per l’attenzione! michelle.pieri@unimib.it