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Egitto L’ antico Egitto:  una lunga storia, una grande civiltà L’ Egitto è uno dei popoli stanziatisi nella cosiddetta “Mezzaluna fertile”, ampia e feconda valle, di cui fanno parte i fiumi Nilo, Tigri ed Eufrate.
La necessità di avere una struttura statale per la gestione delle opere (dighe e canali) collegate con le acque del Nilo, ha portato alla formazione di uno dei primi stati della storia, nel 3300 a.C. Infatti questa esigenza fece sì che le tribù nilotiche impararono a vivere prima sotto l'autorità di capi locali (fase della formazione dei distretti o nomos). I vari nomos si scontrarono e si allearono tra loro, nell'arco di circa un millennio, fino a formare due regni, l'Alto Egitto al sud (costituito dalla parte meridionale della valle del Nilo) ed il Basso Egitto al nord (costituito principalmente dal delta del fiume), che vennero unificati nel 3000 a.C. in un solo impero da Menes (da identificarsi probabilmente con il sovrano egizio Narmer), re dell'Alto Egitto, che inaugurò le trenta dinastie dell'antico Egitto. Tra i monumenti più famosi dell'Antico Egitto vi sono sicuramente le piramidi, tombe di sovrani dalla III alla XII dinastia. Le tracce di insediamenti lungo il Nilo sono molto antiche e si calcola che l'agricoltura (in particolare la coltivazione di grano e orzo) abbia fatto la sua comparsa in quelle regioni intorno al 3500 a.C. Proprio la presenza del fiume, che rende possibile la vita in una regione peraltro desertica, è il motore primo del precoce nascere della civiltà urbana e del suo persistere quasi immutata, ai nostri occhi, per quasi tremila anni. Le acque del Nilo, con le loro piene annuali, non portano solo fertilità ma anche distruzione se non vengono costantemente controllate, imbrigliate, incanalate, conservate per i periodi di siccità; ed è proprio da questo stato di cose che nasce la necessità di uno stato organizzato, uno stato che garantisca la manutenzione di quelle strutture da cui dipende la sopravvivenza di tutti.
Breve storia dell’ Antico Egitto La storia dell’ Egitto può essere divisa in diversi principali periodi, nei quali si succedettero ben26 dinastie di faraoni: ,[object Object]
Periodo Arcaico;
Antico Regno (e primo periodo intermedio);
Medio Regno (e secondo periodo intermedio);
Nuovo Regno (e terzo periodo intermedio);
Epoca Bassa (o Decadenza).,[object Object]
Il Nilo Nilo (arabo Bahr el-Nil), fiume dell'Africa nordorientale, il più lungo del mondo. Scorre in direzione nord dal lago Vittoria fino al Mediterraneo dopo un percorso di 5.584 km attraverso l'Uganda, il Sudan e l'Egitto. Se si comprende il fiume Kagera, che è il suo principale ramo sorgentifero, la lunghezza complessiva del fiume (Nilo-Kagera) raggiunge i 6.695 km, superando così i 6.400 km del Rio delle Amazzoni. Il bacino idrografico del Nilo è tra i più vasti del mondo, con una superficie di circa 2.867.000 km².  Le intense precipitazioni stagionali che interessano la regione provocano ogni estate provvidenziali inondazioni, che giovano all'agricoltura. Il periodo di secca è compreso tra gennaio e maggio.
Importanza storico-economica del Nilo Nell'ampio delta del Nilo, noto per le sue terre fertili che hanno dato vita a una delle più grandi civiltà della storia (Antico Egitto), le acque del fiume si dividono nei due rami del Nilo Rosetta e del Nilo Damietta, oltre che in parecchi canali navigabili. La prima diga di Assuan fu costruita nel 1902; la seconda diga, che forma il lago Nasser, fu iniziata nel 1960 e conclusa nel 1971. Una delle conseguenze negative della costruzione della diga è la diminuzione del flusso di sedimenti verso il delta, fenomeno da cui dipende la fertilità della regione.
Una società piramidale La societàegizia sembrava una piramide: al vertice c’era uno solo, il faraone, poi si scendeva sino alla base con gruppi sempre più numerosi. La divisione in classi era piuttosto rigida poiché era quasi impossibile passare da una all’altra. I CONTADINI: LA RICCHEZZA DELL’EGITTO  L’agricoltura era l’attività praticata dalla maggior parte degli Egizi e i contadini furono, in verità, la vera ricchezza dell’Egitto poiché procuravano cereali, lino, verdure e papiro per tutti. Ma, come in quasi tutte le epoche della storia, furono anche i più poveri e sfruttati. I SACERDOTI La casta sacerdotale aveva un ruolo importante nella gestione del potere, affiancando i Faraoni e minacciandone a volte la supremazia, Il sacerdote aveva il compito di officiare i numerosi e complicati riti imposti dagli dei. Poteva inoltre avere l'accesso alla parte più interna del tempio, quella in cui era conservata la statua del dio, dopo preventive pratiche purificatorie. IL FARAONE In cima alla scala sociale stava dunque il faraone. Subito dopo lui venivano i componenti della sua famiglia, principi e principesse , poi i membri del governo. In testa c’era il primo ministro, che era anche il consigliere del re, seguivano poi i funzionari d’alto rango, i sacerdoti e i comandanti dell’ esercito.  A questi uomini il faraone affidava l’Egitto:la cura dell’ agricoltura e del commercio, l’amministrazione della giustizia e la difesa dai nemici, il culto degli dei e la costruzione dei templi e dei palazzi. Ognuno era libero di creare con il proprio ingegno: doveva rendere però sempre conto di tutto al faraone e, se aveva sbagliato, guai a lui! IL MESTIERE DELLO SCRIBA Il grosso dell’amministrazione dello stato era poi composto dagli scribi: uomini capaci di leggere e di scrivere. Tra di loro i meno fortunati trascorrevano la vita come scrivani o segretari di un funzionario di grado elevato. I più capaci, invece, controllavano le persone e le merci alle frontiere; altri erano agrimensori, cioè misuratori di campi: dopo la piena del Nilo, che cancellava i confini tra i poderi, suddividevano nuovamente i campi; altri ancora censivano, cioè contavano, il bestiame, misuravano la quantità dei raccolti. Quasi tutti gli scribi, infine, riscuotevano le tasse. I SOLDATI Vi erano poi i soldati. In tempo di pace sorvegliavano il paese e spesso erano impiegati, sotto la guida dei loro comandanti, nei grandi lavori idraulici (bonifiche,erezione di dighe) ed edili (costruzioni di templi e piramidi). In tempo di guerra era il faraone che li guidava nelle imprese più importanti:essi ritenevano che il suo sguardo avesse il potere di atterrire il nemico! I soldati godevano di molti privilegi e alcuni erano ricchi e possedevano molte terre, ma quello che avevano poteva essere anche perso.Nulla era acquisito una volta per tutte, nulla era ereditato: il faraone donava e il faraone riprendeva: tutto l’Egitto era suo. GLI SCHIAVI: MENO CHE UOMINI  Al di sotto dell’ultimo gradino della piramide sociale c’erano gli schiavi. Per i primi secoli della civiltà egizia non esistevano schiavi ma solo uomini condannati dalla giustizia ai lavori forzati. Nel II millennio a.C. al tempo delle grandi conquiste territoriali, i prigionieri di guerra venivano fatti schiavi, non avevano diritti e la loro vita non aveva valore. Erano di proprietà del padrone e potevano venire venduti come un qualsiasi animale da lavoro. GLI ARTIGIANI E IL COMMERCIO C’erano poi, un gradino più in basso i lavoratori. Gli artigiani non erano ricchi ma godevano di un certo benessere. La loro vera ricchezza consisteva nell’abilità con cui eseguivano il loro lavoro, infatti più erano capaci e meglio erano pagati. I commercianti viaggiavano in tutto il paese navigando sul Nilo. Così facendo, diffondevano la moda ed il gusto della capitale contribuendo a creare ed accrescere la civiltà egizia.
Il faraone Festa del faraone Allo scadere del trentesimo anno di regno, i faraoni celebravano la festa detta "sed" o del giubileo reale. La cerimonia doveva dimostrare il vigore del sovrano, condizione necessaria per il buon andamento del regno. Uno dei momenti culminanti della manifestazione era la corsa rituale del sovrano che dimostrava così il proprio vigore: doveva compiere tre giri intorno a due costruzioni che simboleggiavano pietre confinarie. Il nome "sed" dato alla festa deriva dal termine con cui gli egizi indicavano la coda di animale (toro o leone) che faceva parte dell'abbigliamento regale (pendeva dalla vita del re) e simboleggiava la sua potenza. La cerimonia si divideva in tre fasi: la prima ripeteva i riti dell'incoronazione; nella seconda fase entravano in scena la sposa del sovrano con i figli che rappresentavano l'eredità dinastica; nella terza fase il re alzava il pilastro "djied“ per sottolineare la forza e la stabilità del suo potere. La festa "sed" si concludeva con una processione in cui il faraone faceva visita alle principali divinità del Paese. Tradizionalmente raffigurati con la barba, ricurva se prevaleva la loro immagine divina o fissata al mento da un nastro, i faraoni recavano numerosi simboli che ne dichiaravano il potere. Innanzi tutto la corona, bianca quella dell'Alto Egitto, rossa quella del Basso Egitto, doppia quella del Paese unificato. C'era poi una coda di animale attaccata alla cintola del gonnellino tradizionale, variamente identificabile in una coda di cane o, come vuole la tradizione, di toro. Il re impugnava un bastone pastorale ricurvo e il flagello, secondo alcuni uno scacciamosche, ma studi recenti propendono a credere che si tratti di uno strumento utile alla raccolta del laudano, essenza divina sacra a Min, dio della fecondità. Sulla sua testa compariva frequentemente l'uraios, il serpente cobra femmina rappresentazione dell'occhio del dio solare, sulle spalle era appollaiato il falco Horus, il figlio di Iside e Osiride. Suprema autorità, sovrano delle due terre dopo l'unificazione del Paese, il faraone occupava il vertice della piramide sociale egizia. La sua regalità era fuori discussione per tremilacinquecento anni, la sua divinità, motivata dall'identificazione con il figlio del dio sole, Ra, lo rendeva partecipe del macrocosmo celeste cui, sebbene uomo, apparteneva. La figura era centrale nella vita dell'Egitto: le epoche si misuravano sulla successione delle dinastie regnanti, gli artisti lavoravano per soddisfare le richieste dei sovrani, i contadini destinavano loro gran parte del raccolto, il popolo guardava ai faraoni come ai garanti principali della propria fede. Al sovrano ci si avvicinava solo con la proskynesis, cioè nell'atto del suddito che si prostra sino a baciare la terra. I suoi progetti erano ispirati dall'amore verso il Paese e animati da bontà e giustizia assolute. La sua nascita era preceduta da apparizioni miracolose che ne anticipavano la consacrazione che si realizzava completa nel giorno dell'incoronazione. Allo storico greco Diodoro Siculo dobbiamo la precisa ricostruzione della giornata tipo del faraone minuziosamente organizzata nell'alternanza tra impegni ufficiali e occupazioni domestiche. Rituali religiosi, udienze, giudizi si accompagnavano a passeggiate, bagni purificatori, visite all'harem delle mogli Faraone in egiziano significa "grande casa", usato in origine per designare il palazzo reale. L'uso di questo termine riferito alla persona del re si affermò con la XXII dinastia. Il faraone era adorato come un dio: infatti era considerato figlio del dio Sole Ra e in vita identificato con Horus, leggendario sovrano d'Egitto. Al faraone erano attribuite numerose facoltà: era l'intermediario tra il mondo degli dei e quello degli uomini e riuniva nella sua persona sia i poteri civili sia quelli militari.
Culto per gli animali Un'altra peculiarità della mitologia egizia riguarda l'adorazione per gli animali, cioè una religione zoolatrica, che ha una origine molto antica, che si perde nella preistoria ed il cui ambiente naturale di sviluppo è stato quello pastorale: ecco perché la vacca, il cui latte era indispensabile per la vita umana, assunse il ruolo di madre del genere umano, così come il toro e l'ariete impersonificarono le forze virili. Questi culti non si estinsero nemmeno nell'ambito di una società agricola.Quindi la questione circa l'origine della zoolatria nella religione egizia resta comunque complessa ed articolata e si presta a varie interpretazioni. Fra le tante tesi proposte per spiegare il fenomeno, una delle più accreditate sembra essere quella che fa riferimento anche ad una originaria componente totemica. Quasi tutte le antiche divinità del pantheon egizio presentano caratteristiche zoomorfe, basti pensare a Bastet (il gatto), ad Hathor (la mucca), ad Anubi (lo sciacallo), e così via. Nel periodo dinastico, la religione egizia si avviò gradatamente verso uno sviluppo antropomorfico della nozione del dio, anche se i precedenti elementi naturalistici e totemici si integrarono con la nuova concezione. Gli dei vennero raffigurati con un aspetto umano dalla testa animale e gli animali continuarono ad essere oggetti di culto in molte regioni. Religione Egiziana Una delle caratteristiche essenziali, della religiosità egizia è lo sviluppo di culti locali, preponderante in epoca arcaica e predinastica e causato dalla distanza e dal conseguente isolamento dei gruppi umani. Amministrativamente l’Egitto era suddiviso in 42 distretti (nomoi) ed ogni divinità egizia era strettamente connessa con il nomos di origine ed aveva un centro di culto localizzato, come Osiride ad Abydos e Ptah aMenphi. Il rilievo dato alle divinità nelle singole regioni territoriali può essere spiegato anche con la divisione del paese in Alto Egitto (la parte meridionale) e in Basso Egitto (la parte settentrionale), che ebbero caratteristiche diverse e si svilupparono in modo indipendente anche dopo l'unificazione territoriale. Anche nel periodo successivo, quando le figure divine tendono ad unirsi in gruppi, i cicli delle leggendead esse relative erano in rapporto con centri sacerdotali appartenenti a città diverse. Bastet
Politeismo Un'altra costante riscontrabile nella mitologia egizia è quella politeistica. Decine di divinità affollavano il pantheon egizio, anche se il Sole fu sempre al centro di una venerazione particolare e probabilmente rappresentò meglio di altri il divino in senso universale. Proprio questa stella fu protagonista dell'unico episodio, nell'ambito della religione egizia, di eresia monoteistica, o più correttamente enoteistica, in quanto un dio rappresentava tutte le divinità venerate. Divinità Gli egizi considerarono le divinità sotto un duplice aspetto: iconico ed aniconico; al primo fanno capo gli dei con tratti umani e quelli raffigurati con caratteristiche teriomorfe e zoomorfe (i succitati esempi a testa di animale). Nel secondo gruppo rientrano i fenomeni atmosferici e i concetti astratti, come la giustizia (Maat) e la magia (Heka). Gli dei egizi non sono trascendenti, ma sono insiti nei fenomeni fondamentali della natura e dell’esistenza come energia vitale, che si manifesta nell’uomo, negli animali, nelle piante, nelle stelle, e così via. Il dio è costituito, come l'uomo, di sei elementi: corpo (djed), doppio (ka), ombra (kh’b-t), anima  (ba),forza (skhm) e nome (rn).  Questa concezione antropomorfa è  riscontrabile anche nella  sistemazione teologica che  è prevalentemente attuata  mediante l’associazione in  nuclei divini, che spesso  erano triadi familiari, come  nel caso diAmon, Mut e  Khonsu a Tebe, o Ptah,  Sekhmet e Nefertum a Menphi. Durante la XVIIIDinastia del Nuovo Regno il faraone Amenofi IV stabilì il culto del Sole, con il nome Aton, sostituendolo alla teologia solare tebana che adorava Amon. Lo stesso faraone cambiò il suo nome da Amenophis ("pace di Amon") in Akhenaton ("Aton è soddisfatto"). La nuova religione solare ebbe breve vita e già il genero di Akhenaton, Tutankhaton, restaurò l'antico culto, cambiando il proprio nome in quello di Tutankhamon ("immagine vivente di Amon").
Leggende I miti egizi spesso risultano inseriti in cicli leggendari, che si sono sviluppati nel corso dei secoli attraverso le rielaborazioni sacerdotali. Questi racconti leggendari vennero spesso inglobati nei contesti dei vari gruppi divini, sia per giustificare l’origine del culto, sia per fornire una base soprannaturale ai centri cultuali. Di questi cicli mitici ci sono pervenute numerose varianti, relative a differenti tradizioni ed a varie localizzazioni. I principali cicli leggendari riguardano il dio Sole ed il mito di Osiride. Templi Generalmente l'edificio sacro tipico del Nuovo Regno è preceduto da un lungo viale fiancheggiato da sfingi, che conduce ad un corpo centrale trapezoidale. Al centro si apre il portale d’ingresso attraverso il quale si accede ad una vasta corte centrale, seguita da una sala colonnata. Seguono i vari ambienti templari, fra cui la cappella, dove risiede la statua del dio. Cosmogonia  Le più antiche ideazioni egizie relative alla cosmogonia ed all'origine degli dei risalgono all’Antico Regno. Lo sviluppo dottrinale del mito della creazione dell’universo e del pantheon egizio avvenne nei quattro grandi centri sacerdotali di Eliopoli, Ermopoli, Menphi e Tebe. Culto Il sacerdozio egizio era strutturato in una complessa gerarchia, al cui più alto grado c’era il faraone. La decisione di costruire i templi e le relative cerimonie per la loro fondazione erano di prerogativa reale. I grandi sacerdoti, residenti nei centri di culto, presiedevano alle operazioni rituali in onore degli dei, come sostituti del re. Nel culto, la divinità era rappresentata da una statua collocata nel sancta sanctorum. Nei servizi giornalieri, essa veniva purificata, vestita e le veniva offerto il pasto quotidiano. Durante le feste annuali, il dio veniva portato trionfalmente in processione, spesso su barche in navigazione sul Nilo, ed era fatto oggetto di offerte e donazioni. Per l'occasione venivano organizzati banchetti sacri e rappresentazioni teatrali, che raccontavano gli avvenimenti principali della vita del dio. Cicli Probabilmente il concetto più importante della religione egizia è quello del ciclo: ,[object Object]
il ciclo annuale scandito dall’inondazione del Nilo,
il ciclo della vita con la nascita susseguente la morte.Scena dal tempio di  Ramesse II ad Abu Simbel
Religione funeraria Gli Egiziani non consideravano la morte come estinzione completa dell’uomo, ma piuttosto la negavano ritenendo che ci fosse una continuazione della vita nell’oltretomba, concepita come una vera e propria immortalità. Per la concezione egizia nell’uomo vi sono degli elementi soprannaturali, comuni alla divinità, che permettono una vita senza fine: ,[object Object]
Il ba, l'anima, raffigurata come un uccello (il benu, la fenice egizia); ,[object Object],Oltretomba La concezione egizia dell'aldilà ha subìto notevoli trasformazioni nel corso dei secoli. In epoca arcaica il mondo delle anime era considerato il cielo stellato (Duat), nel quale il dio solare passa navigando sulle sue barche. All’incirca dalla sesta dinastia si assiste nei Testi dei sarcofagi ad una evoluzione dei concetti riguardanti la religiosità funeraria: la figura di Anubi, l’originario signore degli inferi, in seguito alla crescita del culto di Osiride, ne diviene il guardiano. Anche le tecniche di salvezza, che precedentemente erano appannaggio esclusivo del sovrano, gradatamente interessano anche gli uomini comuni, per primi i proprietari terrieri e poi tutti gli altri tranne gli strati sociali inferiori: ed ecco che chi poteva, provvedeva al culto funerario, che comprendeva il cibo per il ka, gli appriopriati riti di sepoltura e i testi magici di preghiere, i sudari che avrebbe usato durante il tormentoso viaggio a Duat.Verso la dodicesima dinastia si assiste ad una inversione di tendenza riguardo alla localizzazione del regno dei morti, che viene ubicato sotto terra e governato da Osiride, il Signore dell'Occidente. Il dio solare Ra arreca la luce ai defunti, visitandoli ogni notte.Il passaggio al regno di Osiride - i Campi Iaru - doveva però essere preceduto da una operazione rituale, conosciuta come il giudizio dell’anima o psicostasia. Il cuore del defunto veniva posto sul piatto di una bilancia dove era pesata. Se il cuore era leggero come la piuma di Maat, posta sull’altro piatto, Anubi lasciava il defunto nelle mani di Osiride, altrimenti il cuore era dato in pasto al coccodrillo Ammit. Osiride, Anubi e Horus dipinti nella tomba KV57 di Haremhab. Rito funebre Perché il corpo del defunto possa continuare a vivere nell'aldilà, è necessario che esso sia preservato integro. Tale fine veniva assicurato tramite la tecnica della mummificazione, che simboleggiava il rito compiuto da Anubi sul cadavere di Osiride per renderlo immortale. I rituali funerari ci sono pervenuti nei Testi delle piramidi, nei Testi dei sarcofagi e nel testo Che il mio nome fiorisca, più conosciuto con il nome di Libro dei morti, dal fatto che fu rinvenuto vicino ai defunti.
Ankh Simbolo egizio di origini antichissime, l'Ankh significa "vita", nella duplice accezione di esistenza terrena ed eterna. Nei bassorilievi compare spesso in mano agli dei. Anche i faraoni, in virtù della loro natura insieme umana e divina, sono spesso associati a questo simbolo: riferito a questi ultimi, Ankh significa allora sia vita ricevuta (dagli dei), sia potere di dare vita (al popolo). Pare che nel periodo dinastico antico (3100-2755 ca. a.C.) l'anello del simbolo venisse ricondotto a Iside, dea della maternità e della fertilità, e l'asta sottostante a Osiride, dio della forza generatrice maschile e signore dei morti: l'unione di principio femminile e maschile genera la vita. Un'altra interpretazione identifica l'anello con la vita eterna e la croce con l'esistenza terrena. Infine, l'Ankh viene talvolta detto anche "chiave della vita", poiché grazie ad esso il defunto poteva accedere alla vita ultraterrena. Il simbolo o geroglifico godette di lunga fortuna: nel I-II secolo d.C. fu fatto proprio dai cristiani copti, che lo trasformarono nella loro croce (crux ansata).
RELIGIONE E CULTO DEI MORTI A mano a mano che le città-stato si sviluppavano, la religione si mescolava sempre di più alla vita politica; il culto fu infinedisciplinato dalle esigenze della comunità, assumendo più che altro il valore politico e formale di religione di stato.  Le funzioni del culto, che prima erano privilegio del monarca o di pochi aristocratici vennero ora affidate ai sacerdoti; questi erano privati cittadini che venivano eletti come i normali magistrati, e al termine del loro mandato abbandonavano la carica.  In assenza di una casta sacerdotale specializzata il culto aveva in Grecia un carattere di estrema semplicità: chiunque poteva rivolgersi agli dei e praticare i riti in loro onore. Dalle tombe si ricavano la maggior quantità di dati sull’arte, sulle abitudini e sulla religione dei greci. L’uso di deporre una moneta nel corredo del defunto, ad esempio, si diffuse in Greciaed in Italia Meridionale solo a partire dalla metà del V secolo a.C. A differenza di quanto avviene nel resto della Magna Grecia e della Sicilia, ove il fenomeno ha una portata ridotta. Non sempre la morfologia del sepolcro è l’unico elemento di cui tener conto nella valutazione dello status e della condizione sociale del defunto. L’analisi delle tipologie dei corredi funebri (sigilli, ceramiche, tavolette con iscrizioni) ci permette di affermare, infatti, che non sempre sussiste una relazione fra la presenza nella tomba di monete e le sepolture dei ceti emergenti: le monete sono infatti presenti anche in deposizioni apparentemente più semplici. Le tombe dal punto di vista architettonico erano, in genere, formate da una camera a volta, facciata architettonica con porta monumentale, corridoio e tumulo. Nelle tombe a cupola, la camera sepolcrale è coperta da una falsa volta (o volta primitiva) a pietre aggettanti e sorretta da un pilastro centrale.Le tombe a camera, invece, sono scavate nel tufo (pietra locale) o costruite con blocchi squadrati e sovrappostiesternamente.I sepolcri erano ricoperti da un tumolo di stucco e affrescati con scene di vita quotidiana: banchetti rituali, danze e giochi, che si svolgevano realmente in onore dei defunti. Valle dei Re, Egitto La Valle dei Re, la necropoli in cui furono sepolti i faraoni del Nuovo Regno (1580-1085 ca. a.C.), si trova sulla riva occidentale del fiume Nilo, di fronte a Luxor. In primo piano, sulla destra, si può vedere l'ingresso della tomba di Tutankhamon, faraone della XVIII dinastia. La tomba, che conteneva quasi intatto il ricchissimo corredo funerario del sovrano, fu scoperta nel 1922 dall'archeologo inglese Howard Carter.
Le Mummie Il corpo imbalsamato dei defunti, la cui conservazione, secondo le credenze egizie, permetteva la sopravvivenza del Ba e del Ka, gli elementi spirituali dell'uomo. Durante l'Antico Regno i corpi venivano disseccati con sali sodici minerali e fasciati con bende imbevute di resine. Questo processo di imbalsamazione fu perfezionato durante il Medio Regno, e con il Nuovo Regno, e grazie all'impiego di nuovi composti resinosi e aromatici divenne un procedimento molto raffinato. Come si preparava una mummia Per preparare una mummia ci voleva molto tempo. I sacerdoti chiamati imbalsamatori, toglievano dal corpo del defunto tutti gli organi interni, eccetto il cuore. Gli Egizi credevano infatti che gli dei pesassero il cuore di una persona. Canòpo Il vaso egizio, spesso in bronzo, caratterizzato da un coperchio a forma di testa umana o animale. Serviva a contenere le viscere del defunto estratte prima dell’imbalsamazione. Sarcofago
 Antica bara costruita solitamente in legno e decorata con pitture o intarsi, tipica di molte antiche civiltà e in particolare di quella egizia. Il più antico sarcofago che è stato rinvenuto risale alla I dinastia (intorno al 3000 a. C.), mentre il più noto è quello in granito rosso di Tutankhamon (1350 a. C. circa), conservato nel museo del Cairo. Mummia conservata al Louvre
Le piramidi La piramide è la struttura architettonica caratteristica delle tombe reali dell'Antico e del Medio Regno: al suo interno veniva garantita la vita del sovrano oltre la morte, nell'oltretomba; nelle vicinanze sorgevano a volte anche un tempio e a altre costruzioni religiose.  L'edificio racchiudeva la camera funeraria (talvolta sotterranea), dove veniva deposta la mummia del faraone. Le piramidi testimoniano di un tecnica costruttiva di alto livello, tenuto conto della mancanza di attrezzi in ferro e di macchine per il sollevamento: gli strumenti erano in pietra e i blocchi da costruzione, del peso di molte tonnellate, erano trascinati su scivoli e terrapieni, in tempi molto lunghi e con impiego di un elevatissimo numero di uomini e animali da tiro. Eccezionale è la precisione con cui questi monumenti sono orientati astronomicamente, rivolti a nord. Piramidi di Giza Complesso di piramidi egizie risalente alla IV dinastia (2700-2500 ca. a.C.), situato a Giza, sul Nilo, a pochi chilometri dal Cairo; è costituito dai tre imponenti monumenti funerari dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino. Nei pressi sorgono la famosa Sfinge, alcune piramidi minori (le tombe delle regine) e diverse mastabe di funzionari. Le piramidi di Giza erano annoverate nell’antichità tra le sette meraviglie del mondo.

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Antico Egitto - geostoria

  • 1. Egitto L’ antico Egitto: una lunga storia, una grande civiltà L’ Egitto è uno dei popoli stanziatisi nella cosiddetta “Mezzaluna fertile”, ampia e feconda valle, di cui fanno parte i fiumi Nilo, Tigri ed Eufrate.
  • 2. La necessità di avere una struttura statale per la gestione delle opere (dighe e canali) collegate con le acque del Nilo, ha portato alla formazione di uno dei primi stati della storia, nel 3300 a.C. Infatti questa esigenza fece sì che le tribù nilotiche impararono a vivere prima sotto l'autorità di capi locali (fase della formazione dei distretti o nomos). I vari nomos si scontrarono e si allearono tra loro, nell'arco di circa un millennio, fino a formare due regni, l'Alto Egitto al sud (costituito dalla parte meridionale della valle del Nilo) ed il Basso Egitto al nord (costituito principalmente dal delta del fiume), che vennero unificati nel 3000 a.C. in un solo impero da Menes (da identificarsi probabilmente con il sovrano egizio Narmer), re dell'Alto Egitto, che inaugurò le trenta dinastie dell'antico Egitto. Tra i monumenti più famosi dell'Antico Egitto vi sono sicuramente le piramidi, tombe di sovrani dalla III alla XII dinastia. Le tracce di insediamenti lungo il Nilo sono molto antiche e si calcola che l'agricoltura (in particolare la coltivazione di grano e orzo) abbia fatto la sua comparsa in quelle regioni intorno al 3500 a.C. Proprio la presenza del fiume, che rende possibile la vita in una regione peraltro desertica, è il motore primo del precoce nascere della civiltà urbana e del suo persistere quasi immutata, ai nostri occhi, per quasi tremila anni. Le acque del Nilo, con le loro piene annuali, non portano solo fertilità ma anche distruzione se non vengono costantemente controllate, imbrigliate, incanalate, conservate per i periodi di siccità; ed è proprio da questo stato di cose che nasce la necessità di uno stato organizzato, uno stato che garantisca la manutenzione di quelle strutture da cui dipende la sopravvivenza di tutti.
  • 3.
  • 5. Antico Regno (e primo periodo intermedio);
  • 6. Medio Regno (e secondo periodo intermedio);
  • 7. Nuovo Regno (e terzo periodo intermedio);
  • 8.
  • 9. Il Nilo Nilo (arabo Bahr el-Nil), fiume dell'Africa nordorientale, il più lungo del mondo. Scorre in direzione nord dal lago Vittoria fino al Mediterraneo dopo un percorso di 5.584 km attraverso l'Uganda, il Sudan e l'Egitto. Se si comprende il fiume Kagera, che è il suo principale ramo sorgentifero, la lunghezza complessiva del fiume (Nilo-Kagera) raggiunge i 6.695 km, superando così i 6.400 km del Rio delle Amazzoni. Il bacino idrografico del Nilo è tra i più vasti del mondo, con una superficie di circa 2.867.000 km². Le intense precipitazioni stagionali che interessano la regione provocano ogni estate provvidenziali inondazioni, che giovano all'agricoltura. Il periodo di secca è compreso tra gennaio e maggio.
  • 10. Importanza storico-economica del Nilo Nell'ampio delta del Nilo, noto per le sue terre fertili che hanno dato vita a una delle più grandi civiltà della storia (Antico Egitto), le acque del fiume si dividono nei due rami del Nilo Rosetta e del Nilo Damietta, oltre che in parecchi canali navigabili. La prima diga di Assuan fu costruita nel 1902; la seconda diga, che forma il lago Nasser, fu iniziata nel 1960 e conclusa nel 1971. Una delle conseguenze negative della costruzione della diga è la diminuzione del flusso di sedimenti verso il delta, fenomeno da cui dipende la fertilità della regione.
  • 11. Una società piramidale La societàegizia sembrava una piramide: al vertice c’era uno solo, il faraone, poi si scendeva sino alla base con gruppi sempre più numerosi. La divisione in classi era piuttosto rigida poiché era quasi impossibile passare da una all’altra. I CONTADINI: LA RICCHEZZA DELL’EGITTO L’agricoltura era l’attività praticata dalla maggior parte degli Egizi e i contadini furono, in verità, la vera ricchezza dell’Egitto poiché procuravano cereali, lino, verdure e papiro per tutti. Ma, come in quasi tutte le epoche della storia, furono anche i più poveri e sfruttati. I SACERDOTI La casta sacerdotale aveva un ruolo importante nella gestione del potere, affiancando i Faraoni e minacciandone a volte la supremazia, Il sacerdote aveva il compito di officiare i numerosi e complicati riti imposti dagli dei. Poteva inoltre avere l'accesso alla parte più interna del tempio, quella in cui era conservata la statua del dio, dopo preventive pratiche purificatorie. IL FARAONE In cima alla scala sociale stava dunque il faraone. Subito dopo lui venivano i componenti della sua famiglia, principi e principesse , poi i membri del governo. In testa c’era il primo ministro, che era anche il consigliere del re, seguivano poi i funzionari d’alto rango, i sacerdoti e i comandanti dell’ esercito. A questi uomini il faraone affidava l’Egitto:la cura dell’ agricoltura e del commercio, l’amministrazione della giustizia e la difesa dai nemici, il culto degli dei e la costruzione dei templi e dei palazzi. Ognuno era libero di creare con il proprio ingegno: doveva rendere però sempre conto di tutto al faraone e, se aveva sbagliato, guai a lui! IL MESTIERE DELLO SCRIBA Il grosso dell’amministrazione dello stato era poi composto dagli scribi: uomini capaci di leggere e di scrivere. Tra di loro i meno fortunati trascorrevano la vita come scrivani o segretari di un funzionario di grado elevato. I più capaci, invece, controllavano le persone e le merci alle frontiere; altri erano agrimensori, cioè misuratori di campi: dopo la piena del Nilo, che cancellava i confini tra i poderi, suddividevano nuovamente i campi; altri ancora censivano, cioè contavano, il bestiame, misuravano la quantità dei raccolti. Quasi tutti gli scribi, infine, riscuotevano le tasse. I SOLDATI Vi erano poi i soldati. In tempo di pace sorvegliavano il paese e spesso erano impiegati, sotto la guida dei loro comandanti, nei grandi lavori idraulici (bonifiche,erezione di dighe) ed edili (costruzioni di templi e piramidi). In tempo di guerra era il faraone che li guidava nelle imprese più importanti:essi ritenevano che il suo sguardo avesse il potere di atterrire il nemico! I soldati godevano di molti privilegi e alcuni erano ricchi e possedevano molte terre, ma quello che avevano poteva essere anche perso.Nulla era acquisito una volta per tutte, nulla era ereditato: il faraone donava e il faraone riprendeva: tutto l’Egitto era suo. GLI SCHIAVI: MENO CHE UOMINI Al di sotto dell’ultimo gradino della piramide sociale c’erano gli schiavi. Per i primi secoli della civiltà egizia non esistevano schiavi ma solo uomini condannati dalla giustizia ai lavori forzati. Nel II millennio a.C. al tempo delle grandi conquiste territoriali, i prigionieri di guerra venivano fatti schiavi, non avevano diritti e la loro vita non aveva valore. Erano di proprietà del padrone e potevano venire venduti come un qualsiasi animale da lavoro. GLI ARTIGIANI E IL COMMERCIO C’erano poi, un gradino più in basso i lavoratori. Gli artigiani non erano ricchi ma godevano di un certo benessere. La loro vera ricchezza consisteva nell’abilità con cui eseguivano il loro lavoro, infatti più erano capaci e meglio erano pagati. I commercianti viaggiavano in tutto il paese navigando sul Nilo. Così facendo, diffondevano la moda ed il gusto della capitale contribuendo a creare ed accrescere la civiltà egizia.
  • 12. Il faraone Festa del faraone Allo scadere del trentesimo anno di regno, i faraoni celebravano la festa detta "sed" o del giubileo reale. La cerimonia doveva dimostrare il vigore del sovrano, condizione necessaria per il buon andamento del regno. Uno dei momenti culminanti della manifestazione era la corsa rituale del sovrano che dimostrava così il proprio vigore: doveva compiere tre giri intorno a due costruzioni che simboleggiavano pietre confinarie. Il nome "sed" dato alla festa deriva dal termine con cui gli egizi indicavano la coda di animale (toro o leone) che faceva parte dell'abbigliamento regale (pendeva dalla vita del re) e simboleggiava la sua potenza. La cerimonia si divideva in tre fasi: la prima ripeteva i riti dell'incoronazione; nella seconda fase entravano in scena la sposa del sovrano con i figli che rappresentavano l'eredità dinastica; nella terza fase il re alzava il pilastro "djied“ per sottolineare la forza e la stabilità del suo potere. La festa "sed" si concludeva con una processione in cui il faraone faceva visita alle principali divinità del Paese. Tradizionalmente raffigurati con la barba, ricurva se prevaleva la loro immagine divina o fissata al mento da un nastro, i faraoni recavano numerosi simboli che ne dichiaravano il potere. Innanzi tutto la corona, bianca quella dell'Alto Egitto, rossa quella del Basso Egitto, doppia quella del Paese unificato. C'era poi una coda di animale attaccata alla cintola del gonnellino tradizionale, variamente identificabile in una coda di cane o, come vuole la tradizione, di toro. Il re impugnava un bastone pastorale ricurvo e il flagello, secondo alcuni uno scacciamosche, ma studi recenti propendono a credere che si tratti di uno strumento utile alla raccolta del laudano, essenza divina sacra a Min, dio della fecondità. Sulla sua testa compariva frequentemente l'uraios, il serpente cobra femmina rappresentazione dell'occhio del dio solare, sulle spalle era appollaiato il falco Horus, il figlio di Iside e Osiride. Suprema autorità, sovrano delle due terre dopo l'unificazione del Paese, il faraone occupava il vertice della piramide sociale egizia. La sua regalità era fuori discussione per tremilacinquecento anni, la sua divinità, motivata dall'identificazione con il figlio del dio sole, Ra, lo rendeva partecipe del macrocosmo celeste cui, sebbene uomo, apparteneva. La figura era centrale nella vita dell'Egitto: le epoche si misuravano sulla successione delle dinastie regnanti, gli artisti lavoravano per soddisfare le richieste dei sovrani, i contadini destinavano loro gran parte del raccolto, il popolo guardava ai faraoni come ai garanti principali della propria fede. Al sovrano ci si avvicinava solo con la proskynesis, cioè nell'atto del suddito che si prostra sino a baciare la terra. I suoi progetti erano ispirati dall'amore verso il Paese e animati da bontà e giustizia assolute. La sua nascita era preceduta da apparizioni miracolose che ne anticipavano la consacrazione che si realizzava completa nel giorno dell'incoronazione. Allo storico greco Diodoro Siculo dobbiamo la precisa ricostruzione della giornata tipo del faraone minuziosamente organizzata nell'alternanza tra impegni ufficiali e occupazioni domestiche. Rituali religiosi, udienze, giudizi si accompagnavano a passeggiate, bagni purificatori, visite all'harem delle mogli Faraone in egiziano significa "grande casa", usato in origine per designare il palazzo reale. L'uso di questo termine riferito alla persona del re si affermò con la XXII dinastia. Il faraone era adorato come un dio: infatti era considerato figlio del dio Sole Ra e in vita identificato con Horus, leggendario sovrano d'Egitto. Al faraone erano attribuite numerose facoltà: era l'intermediario tra il mondo degli dei e quello degli uomini e riuniva nella sua persona sia i poteri civili sia quelli militari.
  • 13. Culto per gli animali Un'altra peculiarità della mitologia egizia riguarda l'adorazione per gli animali, cioè una religione zoolatrica, che ha una origine molto antica, che si perde nella preistoria ed il cui ambiente naturale di sviluppo è stato quello pastorale: ecco perché la vacca, il cui latte era indispensabile per la vita umana, assunse il ruolo di madre del genere umano, così come il toro e l'ariete impersonificarono le forze virili. Questi culti non si estinsero nemmeno nell'ambito di una società agricola.Quindi la questione circa l'origine della zoolatria nella religione egizia resta comunque complessa ed articolata e si presta a varie interpretazioni. Fra le tante tesi proposte per spiegare il fenomeno, una delle più accreditate sembra essere quella che fa riferimento anche ad una originaria componente totemica. Quasi tutte le antiche divinità del pantheon egizio presentano caratteristiche zoomorfe, basti pensare a Bastet (il gatto), ad Hathor (la mucca), ad Anubi (lo sciacallo), e così via. Nel periodo dinastico, la religione egizia si avviò gradatamente verso uno sviluppo antropomorfico della nozione del dio, anche se i precedenti elementi naturalistici e totemici si integrarono con la nuova concezione. Gli dei vennero raffigurati con un aspetto umano dalla testa animale e gli animali continuarono ad essere oggetti di culto in molte regioni. Religione Egiziana Una delle caratteristiche essenziali, della religiosità egizia è lo sviluppo di culti locali, preponderante in epoca arcaica e predinastica e causato dalla distanza e dal conseguente isolamento dei gruppi umani. Amministrativamente l’Egitto era suddiviso in 42 distretti (nomoi) ed ogni divinità egizia era strettamente connessa con il nomos di origine ed aveva un centro di culto localizzato, come Osiride ad Abydos e Ptah aMenphi. Il rilievo dato alle divinità nelle singole regioni territoriali può essere spiegato anche con la divisione del paese in Alto Egitto (la parte meridionale) e in Basso Egitto (la parte settentrionale), che ebbero caratteristiche diverse e si svilupparono in modo indipendente anche dopo l'unificazione territoriale. Anche nel periodo successivo, quando le figure divine tendono ad unirsi in gruppi, i cicli delle leggendead esse relative erano in rapporto con centri sacerdotali appartenenti a città diverse. Bastet
  • 14. Politeismo Un'altra costante riscontrabile nella mitologia egizia è quella politeistica. Decine di divinità affollavano il pantheon egizio, anche se il Sole fu sempre al centro di una venerazione particolare e probabilmente rappresentò meglio di altri il divino in senso universale. Proprio questa stella fu protagonista dell'unico episodio, nell'ambito della religione egizia, di eresia monoteistica, o più correttamente enoteistica, in quanto un dio rappresentava tutte le divinità venerate. Divinità Gli egizi considerarono le divinità sotto un duplice aspetto: iconico ed aniconico; al primo fanno capo gli dei con tratti umani e quelli raffigurati con caratteristiche teriomorfe e zoomorfe (i succitati esempi a testa di animale). Nel secondo gruppo rientrano i fenomeni atmosferici e i concetti astratti, come la giustizia (Maat) e la magia (Heka). Gli dei egizi non sono trascendenti, ma sono insiti nei fenomeni fondamentali della natura e dell’esistenza come energia vitale, che si manifesta nell’uomo, negli animali, nelle piante, nelle stelle, e così via. Il dio è costituito, come l'uomo, di sei elementi: corpo (djed), doppio (ka), ombra (kh’b-t), anima (ba),forza (skhm) e nome (rn). Questa concezione antropomorfa è riscontrabile anche nella sistemazione teologica che è prevalentemente attuata mediante l’associazione in nuclei divini, che spesso erano triadi familiari, come nel caso diAmon, Mut e  Khonsu a Tebe, o Ptah,  Sekhmet e Nefertum a Menphi. Durante la XVIIIDinastia del Nuovo Regno il faraone Amenofi IV stabilì il culto del Sole, con il nome Aton, sostituendolo alla teologia solare tebana che adorava Amon. Lo stesso faraone cambiò il suo nome da Amenophis ("pace di Amon") in Akhenaton ("Aton è soddisfatto"). La nuova religione solare ebbe breve vita e già il genero di Akhenaton, Tutankhaton, restaurò l'antico culto, cambiando il proprio nome in quello di Tutankhamon ("immagine vivente di Amon").
  • 15.
  • 16. il ciclo annuale scandito dall’inondazione del Nilo,
  • 17. il ciclo della vita con la nascita susseguente la morte.Scena dal tempio di  Ramesse II ad Abu Simbel
  • 18.
  • 19.
  • 20. Ankh Simbolo egizio di origini antichissime, l'Ankh significa "vita", nella duplice accezione di esistenza terrena ed eterna. Nei bassorilievi compare spesso in mano agli dei. Anche i faraoni, in virtù della loro natura insieme umana e divina, sono spesso associati a questo simbolo: riferito a questi ultimi, Ankh significa allora sia vita ricevuta (dagli dei), sia potere di dare vita (al popolo). Pare che nel periodo dinastico antico (3100-2755 ca. a.C.) l'anello del simbolo venisse ricondotto a Iside, dea della maternità e della fertilità, e l'asta sottostante a Osiride, dio della forza generatrice maschile e signore dei morti: l'unione di principio femminile e maschile genera la vita. Un'altra interpretazione identifica l'anello con la vita eterna e la croce con l'esistenza terrena. Infine, l'Ankh viene talvolta detto anche "chiave della vita", poiché grazie ad esso il defunto poteva accedere alla vita ultraterrena. Il simbolo o geroglifico godette di lunga fortuna: nel I-II secolo d.C. fu fatto proprio dai cristiani copti, che lo trasformarono nella loro croce (crux ansata).
  • 21. RELIGIONE E CULTO DEI MORTI A mano a mano che le città-stato si sviluppavano, la religione si mescolava sempre di più alla vita politica; il culto fu infinedisciplinato dalle esigenze della comunità, assumendo più che altro il valore politico e formale di religione di stato. Le funzioni del culto, che prima erano privilegio del monarca o di pochi aristocratici vennero ora affidate ai sacerdoti; questi erano privati cittadini che venivano eletti come i normali magistrati, e al termine del loro mandato abbandonavano la carica. In assenza di una casta sacerdotale specializzata il culto aveva in Grecia un carattere di estrema semplicità: chiunque poteva rivolgersi agli dei e praticare i riti in loro onore. Dalle tombe si ricavano la maggior quantità di dati sull’arte, sulle abitudini e sulla religione dei greci. L’uso di deporre una moneta nel corredo del defunto, ad esempio, si diffuse in Greciaed in Italia Meridionale solo a partire dalla metà del V secolo a.C. A differenza di quanto avviene nel resto della Magna Grecia e della Sicilia, ove il fenomeno ha una portata ridotta. Non sempre la morfologia del sepolcro è l’unico elemento di cui tener conto nella valutazione dello status e della condizione sociale del defunto. L’analisi delle tipologie dei corredi funebri (sigilli, ceramiche, tavolette con iscrizioni) ci permette di affermare, infatti, che non sempre sussiste una relazione fra la presenza nella tomba di monete e le sepolture dei ceti emergenti: le monete sono infatti presenti anche in deposizioni apparentemente più semplici. Le tombe dal punto di vista architettonico erano, in genere, formate da una camera a volta, facciata architettonica con porta monumentale, corridoio e tumulo. Nelle tombe a cupola, la camera sepolcrale è coperta da una falsa volta (o volta primitiva) a pietre aggettanti e sorretta da un pilastro centrale.Le tombe a camera, invece, sono scavate nel tufo (pietra locale) o costruite con blocchi squadrati e sovrappostiesternamente.I sepolcri erano ricoperti da un tumolo di stucco e affrescati con scene di vita quotidiana: banchetti rituali, danze e giochi, che si svolgevano realmente in onore dei defunti. Valle dei Re, Egitto La Valle dei Re, la necropoli in cui furono sepolti i faraoni del Nuovo Regno (1580-1085 ca. a.C.), si trova sulla riva occidentale del fiume Nilo, di fronte a Luxor. In primo piano, sulla destra, si può vedere l'ingresso della tomba di Tutankhamon, faraone della XVIII dinastia. La tomba, che conteneva quasi intatto il ricchissimo corredo funerario del sovrano, fu scoperta nel 1922 dall'archeologo inglese Howard Carter.
  • 22. Le Mummie Il corpo imbalsamato dei defunti, la cui conservazione, secondo le credenze egizie, permetteva la sopravvivenza del Ba e del Ka, gli elementi spirituali dell'uomo. Durante l'Antico Regno i corpi venivano disseccati con sali sodici minerali e fasciati con bende imbevute di resine. Questo processo di imbalsamazione fu perfezionato durante il Medio Regno, e con il Nuovo Regno, e grazie all'impiego di nuovi composti resinosi e aromatici divenne un procedimento molto raffinato. Come si preparava una mummia Per preparare una mummia ci voleva molto tempo. I sacerdoti chiamati imbalsamatori, toglievano dal corpo del defunto tutti gli organi interni, eccetto il cuore. Gli Egizi credevano infatti che gli dei pesassero il cuore di una persona. Canòpo Il vaso egizio, spesso in bronzo, caratterizzato da un coperchio a forma di testa umana o animale. Serviva a contenere le viscere del defunto estratte prima dell’imbalsamazione. Sarcofago
 Antica bara costruita solitamente in legno e decorata con pitture o intarsi, tipica di molte antiche civiltà e in particolare di quella egizia. Il più antico sarcofago che è stato rinvenuto risale alla I dinastia (intorno al 3000 a. C.), mentre il più noto è quello in granito rosso di Tutankhamon (1350 a. C. circa), conservato nel museo del Cairo. Mummia conservata al Louvre
  • 23. Le piramidi La piramide è la struttura architettonica caratteristica delle tombe reali dell'Antico e del Medio Regno: al suo interno veniva garantita la vita del sovrano oltre la morte, nell'oltretomba; nelle vicinanze sorgevano a volte anche un tempio e a altre costruzioni religiose. L'edificio racchiudeva la camera funeraria (talvolta sotterranea), dove veniva deposta la mummia del faraone. Le piramidi testimoniano di un tecnica costruttiva di alto livello, tenuto conto della mancanza di attrezzi in ferro e di macchine per il sollevamento: gli strumenti erano in pietra e i blocchi da costruzione, del peso di molte tonnellate, erano trascinati su scivoli e terrapieni, in tempi molto lunghi e con impiego di un elevatissimo numero di uomini e animali da tiro. Eccezionale è la precisione con cui questi monumenti sono orientati astronomicamente, rivolti a nord. Piramidi di Giza Complesso di piramidi egizie risalente alla IV dinastia (2700-2500 ca. a.C.), situato a Giza, sul Nilo, a pochi chilometri dal Cairo; è costituito dai tre imponenti monumenti funerari dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino. Nei pressi sorgono la famosa Sfinge, alcune piramidi minori (le tombe delle regine) e diverse mastabe di funzionari. Le piramidi di Giza erano annoverate nell’antichità tra le sette meraviglie del mondo.
  • 24. Nella mitologia greca, la Sfinge era un mostro con testa e seno di donna, con corpo leonino e ali di uccello. Appostata su una roccia, avvicinava quanti dovevano entrare nella città di Tebe proponendo loro un enigma da risolvere: 'Che cosa ha quattro piedi di mattina, due a mezzogiorno e tre di sera?'. Se non sapevano rispondere al quesito, li uccideva. Quando Edipo risolse l'enigma rispondendo: 'L'uomo, che cammina a quattro zampe da bambino, eretto su due piedi da adulto e con l'aiuto di un bastone da vecchio', la Sfinge si uccise. Dopo la liberazione dal mostro, i tebani incoronarono Edipo loro re. Nell'antico Egitto, le sfingi erano statue che rappresentavano perlopiù divinità con il corpo leonino e la testa umana (regale) o raffigurante altri animali. Sfinge di Giza La celeberrima e grande sfinge di Giza, alta circa 20 m e lunga 57 m, venne costruita accanto alle piramidi, nel III millennio a.C. per volere del faraone Chefren, di cui probabilmente è un ritratto idealizzato. Nell'Antico Egitto la sfinge era uno dei simboli della regalità.
  • 25. Matematica La matematica egizia è il complesso delle tecniche matematiche che furono sviluppate presso la civiltà dell'Antico Egitto. Le prime testimonianze dell'utilizzo della matematica presso gli egizi risalgono al periodo dell'Antico Regno, con una iscrizione che registra le conquiste di una guerra, utilizzando il sistema di numerazione che sarà poi in uso per tutta la storia egizia. Inoltre già nella prima dinastia erano diffuse la pratica della misurazione del livello di acqua del Nilo, e il rituale del "tendere la corda" per la costruzione dei templi, a conferma dell'uso di nozioni geometriche. La matematica egizia classica, descritta nel resto dell'articolo, emerse soltanto nel Medio Regno, con la creazione di vere e proprie scuole di scribi, e la nascita del sistema di frazioni caratteristico della matematica egizia. I problemi affrontati hanno sia carattere numerico e astratto, sia un aspetto pratico, legato al lavoro svolto dagli scribi. Alla matematica veniva comunque riconosciuto il valore di speculazione astratta e di strumento per la conoscenza della natura, come recita l'intestazione del papiro matematico Rhind: «Metodo corretto di entrare nella natura, conoscere tutto ciò che esiste, ogni mistero, ogni segreto». Il Nuovo Regno non ha lasciato grandi testimonianze matematiche, ma dai documenti pervenuti è possibile dedurre che le tecniche matematiche non subirono variazioni. Nel periodo greco, i documenti in demotico rivelano l'influsso della cultura greca; in direzione inversa, anche la matematica greca assorbì le conoscenze di quella egizia, e Erodoto stesso sostenne che i Greci impararono la geometria dai "tenditori di corde" egizi.
  • 26. Medicina I numerosi papiri che ci sono pervenuti e lo studio sistematico delle mummie, con le moderne tecnologie mediche, consentono di fare un quadro preciso sulle patologie degli Egizi e le relative terapie. Gli egizi non identificavano le malattie bensì cercavano le cause dei sintomi specifici, che secondo loro erano addebitabili, per lo più, ad agenti esterni che le loro cure tentavano di distruggere o di estromettere; questo modello eziologico era legato sia alla concezione dell'origine del mondo sia alle credenze sulle influenze delle forze superiori. L'esame delle mummie ha rivelato malattie quali arteriosclerosi, carie, artrite, vaiolo e tumore ma anche dalle raffigurazioni è possibile dedurre alcune patologie Papiro medico di Smith Papiro medico di Ebers Strumentario medico e chirurgico Le malattie più comuni erano: cefalea e vene varicose, dovute spesso alla temperatura climatica elevata; bilharziosi, per contatto con acqua infetta; pneumoconiosi; gobba, dovuta a tubercolosi vertebrale o malformazioni; malnutrizione e rachitismo, patologie tipiche della popolazione più povera; lebbra; obesità; poliomielite; malattie del tratto gastrointestinale.
  • 27. Astronomia L'astronomia nell'Antico Egitto ha rivestito un ruolo importante per fissare le date delle feste religiose e per determinare le ore della notte. Notevole importanza ebbero anche i sacerdoti dei templi che osservavano le stelle, le congiunzioni dei pianeti e del Sole e le fasi della Luna.Le conoscenze sull'astronomia egizia ci vengono soprattutto dai coperchi di sarcofagi dell'Antico regno (sui quali compaiono i decani, stelle singole o costellazioni, accompagnati da geroglifici di difficile decifrazione), coperchi di sarcofagi del Medio Regno (sui quali fanno la loro prima apparizione gli orologi stellari diagonali, vere e proprie effemeridi delle stelle), dagli orologi stellari (diversi dai precedenti in quanto erano indicate le culminazioni superiori delle stelle), orologi stellari perfezionati (nella XX dinastia), due papiri risalenti circa al 144 d.C. (il primo per quanto riguarda i decani e l'altro per quanto riguarda le fasi lunari), studi sull'orientazione delle piramidi e sviluppo degli strumenti (come ad esempio la clessidra ad acqua, il merkhet e gli orologi solari), zodiaci egizio-babilonesi (scolpiti sui soffitti dei templi a partire dal 300 a.C.)
  • 28. L’ Egitto OGGI, uno stato sul Mediterraneo Economia: Per millenni fondata sull’agricoltura, nel quale sono stati compiuti forti investimenti negli anni Sessanta e Settanta per la piena utilizzazione delle acque del Nilo, i primi tentativi di sviluppare industrialmente il paese risalgono al XIX secolo, un timido sviluppo del settore si ebbe alla fine della prima guerra mondiale, mentre alla fine della seconda si sviluppò il comparto tessile.Negli ultimi due decenni, in seguito alla cauta liberalizzazione economica introdotta dal presidente Hosni Mubarak, l’attività industriale egiziana si è considerevolmente diversificata. L’industria tessile, per molti anni alla base dello sviluppo economico egiziano, è stata superata da quella agro-alimentare e da quella chimica, legata alla lavorazione degli idrocarburi e alla produzione di fertilizzanti per l’agricoltura. Particolare importanza rivestono i settori siderurgico e meccanico. Repubblica (al- JumhurīyaMisr al- Arabīya, Repubblica Araba d’Egitto) dell’ Africa nordorientale. E’ situato su una superficie di 1001449 km2. Ha una popolazione di circa 81.713.517 abitanti. La capitale è Il Cairo. La religione musulmana è sicuramente la più prevalente (94%), ma comunque esistono minoranze copte e cattoliche. La lingua ufficiale è l’ arabo. Come unità monetaria troviamo la sterlina egiziana. L’ Egitto confina a Est con Israele e il Mar Rosso, a Sud con il Sudan, a Ovest con la Libia, a Nord con il Mar Mediterraneo. L’ Egitto è una Repubblica di tipo presidenziale. Morfologia: L’ area coltivata e abitata coincide con la valle del Nilo, di cui l’ Egitto comprende il tratto a Nord della seconda cateratta, lungo circa 1500 km; la valle e la zona del delta coprono meno di un trentesimo della superficie del Paese che comprende anche il deserto Arabo, fra il Nilo e il Mar Rosso. Invasa un tempo dal mare che vi ha lasciato depositi di calcare fossilifero, la valle del Nilo fu poi colmata da alluvioni fluviali, che costituiscono i terreni coltivati nella fascia irrigata lungo il fiume; la regione del delta, lagunare e percorsa da una rete intricata di canali, si estende per 23000 km2. L’ estremo lembo orientale del Paese è costituito dalla penisola del Sinai, tra i golfi di Suez e di Aqaba. Clima: presenta caratteri desertici, ha temperature elevate; ha una forte escursione termica e precipitazioni scarsissime. Popolazione: concentrata in circa 55000 km2, raggiunge densità elevatissime; del punto di vista etnico gli Egiziani sono un popolo camita semitizzato, in cui in cui si distinguono per lo stato sociale i Fellahim, cioè la popolazione rurale, dai copti, la classe più evoluta. Deserto del Sinai Penisola del Sinai La capitale, Il Cairo
  • 29. Fine Grazie per averci concesso la Vostra ATTENZIONE!!!
  • 30. Autori i ragazzi della IH: Alessandro Marinelli Catia Grazioso Francesca Fabiano Marco Mastroberardino Giusy Garofalo Sara De Cesare Giuseppe Andreotti