Racconti: Tra un palo che cade .. - De Sanctis Manduria
1. TRA UN PALO CHE CADE ED UN TUBO CHE SCOPPIA
Era una calda giornata di giugno, come al solito resa ancor più cocente dal calore emanato
dall'altoforno. Difficile stabilire quale fosse lo stato d'animo di Alessandro Moricella durante quello
che non era altro che l'ordinario per lui: uno dei tanti momenti di alienazione dall'attività
lavorativa, tesa al sol fine di contribuire al ciclo di produzione di un mostro chiamato Ilva, senza
tener conto dei lati umani, totalmente soppressi dalla meccanicizzazione fisica e psicologica del
compito che era costretto a eseguire per sfamare moglie e figli.
Come suo solito era arrivato in orario sul posto di lavoro, pronto a sfoggiare il suo tenace sorriso
da lottatore: pronto per una nuova battaglia in quel di Tamburi... dinamico ed operoso, invidiato
come da consuetudine per la sua decisamente scarsa predisposizione al dolore e alla sofferenza,
per la sua voglia di vivere che contrastava l'ambiente tetro e insalubre dell'impianto, per la sua
solarità che come un raggio di sole illuminava persino i reparti più cupi.
A dire il vero quel giorno era particolarmente felice, consapevole del fatto che lo stesso giorno, 8
giugno, i suoi figli avrebbero terminato l'anno scolastico, così che egli potesse godere della loro
presenza negli sporadici giorni che gli veniva concessa la permanenza nelle mura domestiche, al di
fuori di quei monotoni e martellanti ritmi che caratterizzavano la sua vita quotidiana.
Nulla sembrava potesse ostacolare una giornata partita fin troppo bene, ma l'operaio non aveva
fatto i conti con le misure di cautela inefficienti (per usare un eufemismo) dell'altoforno e della
fabbrica: durante i controlli di temperatura della ghisa invece della lenta fuoriuscita del materiale
che scorre in un canale apposito, Alessandro venne improvvisamente colpito dalla fiammata. A far
scaturire l’incidente un anomalo accumulo di gas che gli è costato quattro giorni di agonia prima di
un terribile decesso che ha stretto l'intera Martina Franca oltre che l'intero mondo del lavoro.
Né il primo né l'ultimo a perire in quella trappola per topi, come canta Caparezza: "Ho un amico che
per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica: tra un palo che cade ed un tubo che scoppia in
quella bolgia si accoppa chi sgobba e chi non sgobba si compra la roba e si sfonda finché non
ingombra la tomba".
Un'infelice realtà che tristemente combacia alla perfezione col caso di Alessandro, ragazzo
innocente con la sola colpa di essere andato al lavoro, vittima dei decreti salva-Ilva, vittima di uno
Stato che lo ha ucciso proprio nel giorno peggiore possibile: il 12 giugno. Quel 12 giugno che costò
la vita a due operai morti nello stesso stabilimento a causa del crollo di una gru, quel 12 giugno
divenuto giornata dedicata alle vittime sul lavoro. Una lugubre e macabra coincidenza che non può
passare inosservata, e che anzi deve servire da monito per il futuro ma anche per il presente, per far
cessare questa disumana pratica che poggia sui lavoratori e sugli operai in particolare.