SlideShare a Scribd company logo
1 of 23
Download to read offline
PRIMO
APPLICAZIONE
DEI RISULTATI
DELLE RICERCHE
SCIENTIFICHE
ALL’ATTIVITÀ
FISICA E SPORTIVA
QUOTIDIANA
1. Descrivere il processo di ricerca scientifica
2. Distinguere e classificare i vari tipi di ricerca
3. Spiegare la differenza tra i fatti che si basano sulle esperienze
scientifiche e quelli che si basano sulle esperienze non scientifiche
4. Leggere e comprendere un articolo scientifico
5. Valutare l’accuratezza e l’affidabilità delle fonti di informazione
6. Spiegare il processo di peer review (revisione di pari)
7. Interpretare i risultati scientifici di uno studio considerandoli nel
contesto di altri studi
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
affidabilità,insiemedelleconoscenze,
ipotesi,metodoscientifico,osservazione
aneddotica,praticabasatasulle
evidenze,revisioneadoppiocieco,
ricercacorrelazionale,ricercadescrittiva,
rivistapeerreviewed,studiooriginale,
teoria,variabilidipendenti,variabili
indipendenti
4 PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica
V
i siete mai posti la seguen-
te domanda: “quale tipo di
programma cardio è più vali-
do per migliorare i parametri
aerobici della forma fisica?”
oppure “qual è il modo migliore per alle-
narsi con i pesi?” o ancora “quali sono gli
effetti dell’altitudine sulla prestazione nel-
la corsa campestre?” o “che cosa succede al
muscolo quando si eseguono programmi
di allenamento diversi?” o infine “qual è il
modo migliore per perdere grasso corporeo?”
A tali curiosità e domande risponde la ricerca
scientifica.
Il suo obiettivo è proprio quello di trovare
risposte a tali domande. Se non vi fossero
domande, non vi sarebbe alcuna base per la
ricerca. Le risposte ad alcune domande sono
già presenti in ricerche pubblicate in passato
nelle riviste scientifiche. Per rispondere ad
altre domande ci sarà bisogno di ulteriori in-
dagini scientifiche che forniranno nuovi dati,
i quali, a loro volta, daranno delle risposte,
aiutando ad ampliare la nostra comprensio-
ne di un certo argomento. La figura 1-1 for-
nisce uno schema del processo di ricerca. A
molte domande è possibile rispondere con la
ricerca e con la capacità di interpretare studi
su una certa materia già presenti nella lette-
ratura scientifica. Esistono molte riviste nel
campo delle scienze motorie e sportive e an-
cora di più nei settori ad esse associate della
nutrizione, della fisiologia, della medicina e
dell’epidemiologia (Riquadro 1-1). Per essere
in grado di rispondere a tali domande, è ne-
cessario avere una comprensione di base del
processo di ricerca, saper ricercare gli studi
scientifici e saper leggere un articolo scienti-
fico; tutti questi elementi saranno affrontati
nel presente capitolo. Inoltre, questo capito-
lo presenta metodi non scientifici che devo-
no essere evitati, presenta la letteratura scien-
tifica e descrive le componenti di uno studio
scientifico originale. Infine, il capitolo spiega
come ricavare dalla ricerca applicazioni pra-
tiche da utilizzare nelle attività quotidiane.
Contribuisce all’insieme
delle conoscenze
Se accettato
Se non vengono trovate
C t ib i ll
L’insieme delle conoscenze Pratica
Se non vengono trovat
Ricerca delle risposte
Conduzione dello studio
Raccolta dei dati
delle conoscenz
Pubblicazione dell’articolo
Preparazione dell’articolo
Analisi statistica dei dati
Analisi dei dati di laboratorio
Sottoposto
a peer review
• Accettato o rigettato
Se non vengono trovate
Progettazione e sviluppo
di uno studio
• Ricerca di finanziamenti
• Approvazione per svolgere
ricerche sugli animali e sull’uomo
• Studi pilota
• Dati preliminari
FIGURA 1-1
Il processo di ricerca
comporta diverse fasi
correlate tra loro.
Uno degli obiettivi
principali è quello di
aggiungere un insieme
di conoscenze al
settore di studio.
SECONDO
ELEMENTIESSENZIALI DI
BIOENERGETICA
E VIE METABOLICHE
ANAEROBICHE
1. Definire i tre principali substrati metabolici e comprendere come
essi consentano di svolgere un’attività fisica
2. Determinare quali substrati metabolici sono predominanti durante
i periodi di riposo e quelli di attività
3. Comprendere il processo di trasformazione dell’energia derivante
dal sistema dell’adenosina trifosfato-fosfocreatina e dalla glicolisi
4. Capire le caratteristiche positive e negative delle vie del fosfageno
e glicolitiche
5. Spiegare gli adattamenti di questi sistemi energetici
che insorgono con l’allenamento
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
acidograsso,adenosinadifosfato(ADP),
adenosinatrifosfato(ATP),aminoacido,
energiadiattivazione,enzima,
fosfocreatina,glicogeno,metabolismo,
nicotinamide,reazioneanabolica,
recuperopassivo,trigliceridi.
PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica
PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica
40
C
he ci si trovi nello stato di sonno
o di veglia sedentaria, oppure si
stia svolgendo un’attività fisica,
l’energia è sempre necessaria per
il mantenimento delle funzioni
corporee. Inoltre, quando si esegue un’attività
fisica, energia viene richiesta dai muscoli per
esprimere la forza e produrre il movimento.
I prodotti animali e vegetali assunti come
cibo rappresentano il combustibile che forni-
sce energia al corpo umano. Il processo chi-
mico che converte il cibo in energia è deno-
minato bioenergetica, o metabolismo.
Questo processo è simile, per molti aspetti,
all’uso di qualunque altra fonte di combu-
stibile (ad es. carbone, benzina) per fornire
energia a una macchina in funzione; ovvero,
i legami chimici esistenti nel combustibile
vengono scissi con conseguente rilascio di
energia che alimenta il lavoro della macchi-
na oppure, come descritto qui, del corpo
umano.
Alcune delle reazioni necessarie a produr-
re adenosina trifosfato (ATP) richiedono
quantità adeguate di ossigeno. Altre, invece,
o non richiedono per niente ossigeno (siste-
ma del fosfageno) o possono aver luogo anche
in assenza di quantità di ossigeno adeguate
(glicolisi). In questo capitolo, ci concentre-
remo sulle fonti di energia fondamentali per
il funzionamento del corpo umano (substra-
ti alimentari) e su quelle vie bioenergetiche
(del fosfageno, glicolitica) che sono usate per
prime quando inizia uno sforzo fisico e quan-
do il compito motorio è breve ma di elevata
intensità.
FONTI ENERGETICHE
La luce del sole è la fonte fondamentale di
tutta l’energia sulla terra. Le piante, sfruttan-
do il processo di fotosintesi, utilizzano l’e-
nergia della luce per eseguire reazioni chimi-
che che producono carboidrati sotto forma
di zuccheri semplici. Gli esseri umani e gli
animali mangiano piante e altri animali per
ottenere il cibo e l’energia necessari a man-
tenere le funzioni corporee. L’energia esiste
sotto diverse forme, tra cui quella chimica,
elettrica, termica e meccanica, e una forma
di energia può essere convertita in un’altra.
Se così non fosse, non potrebbe avere luogo
la conversione di cibo in energia corporea
utile. Ad esempio, attraverso l’uso delle vie
metaboliche, le cellule all’interno del corpo
convertono l’energia chimica esistente, sotto
forma di legami chimici ‒ nei grassi, nei car-
boidrati e nelle proteine ‒ in energia mecca-
nica, che determina la contrazione muscolare
e il movimento corporeo.
Prima di descrivere il metabolismo, è impor-
tante disporre di alcune informazioni sulle
sostanze organiche che possono essere me-
tabolizzate. Occorre comprendere perché gli
enzimi sono oltremodo indispensabili al me-
tabolismo energetico, sia aerobica che anae-
robico, dell’intero organismo.
CARBOIDRATI
I carboidrati immagazzinati nel corpo for-
niscono una fonte di energia rapidamente
disponibile. Questi carboidrati si trovano in
tre forme: monosaccaridi, disaccaridi e po-
lisaccaridi. I monosaccaridi sono zuccheri
semplici come il glucosio, il fruttosio (zuc-
chero della frutta) e il galattosio (zucchero del
latte). Tutti gli zuccheri semplici contengono
sei molecole di carbonio in una struttura ad
anello (Figura 2-1). Ai fini metabolici, il glu-
cosio è il più importante degli zuccheri sem-
plici ed è l’unica forma di carboidrato che
può essere metabolizzato direttamente per
ottenere energia.
TERZO
METABOLISMO
AEROBICO(OSSIDATIVO)
1. Capire per quale motivo devono essere disponibili quantità adeguate di
ossigeno perché avvenga il metabolismo aerobico
2. Rendervi conto che il metabolismo aerobico ha la capacità di produrre
una maggiore quantità di ATP
3. Spiegare il ruolo dei mitocondri nel metabolismo ossidativo
4. Definire il ruolo dell’ossigeno nel metabolismo aerobico
5. Descrivere il tipo di allenamento che potenzia la capacità
del metabolismo aerobico
6. Conoscere la differenza tra tecniche indirette e dirette della calorimetria
7. Descrivere gli adattamenti fisiologici che si verificano per permettere
una maggiore produzione di ATP tramite il metabolismo aerobico
8. Spiegare come il metabolismo svolga la funzione di mediare il recupero
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
assemblaggirespiratori,caloria,calorimetria
diretta,ciclodiKrebs,debitodiossigeno,
accumulodilattato,fosforilazione
ossidativa,lipasiormonesensibile,
recuperoattivo,sogliadellattato
PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica
PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica
70
METABOLISMO AEROBICO
Nel Capitolo 2, abbiamo imparato come
la via del fosfageno sia il metodo più im-
mediato per produrre ATP e anche la via
più potente per il fatto che produce molto
rapidamente nuovo ATP, in sostituzione
dell’ATP utilizzato durante lo sforzo fisi-
co. Tuttavia, solo quantità limitate di ATP
e fosfocreatina (CP) sono immagazzinate
nel tessuto muscolare. Quando un’attività
persiste per oltre 30 secondi circa, per pro-
durre ATP si deve fare affidamento sulla
glicolisi o sul metabolismo non ossidativo.
Il prodotto finale della via glicolitica è il
piruvato e il destino di questa sostanza di-
pende dalla quantità di ossigeno presente
nella cellula. In caso di ossigeno inadegua-
to, il piruvato è convertito in lattato, da
qui il termine anaerobico per descrivere la
scissione dei carboidrati. Ma nel caso in
cui fosse presente un’adeguata quantità di
ossigeno, il piruvato prodotto dalla glicoli-
si penetrerà invece nei mitocondri per par-
tecipare al metabolismo aerobico (ciclo di
Krebs, catena di trasporto degli elettroni),
evitando così la produzione di acido latti-
co. Se i carboidrati possono essere meta-
bolizzati aerobicamente, si hanno due ben
distinti vantaggi. Il primo è quello di evi-
tare l’instaurarsi di condizioni di maggiore
acidità all’interno della cellula impegnata
(ovvero, la fibra muscolare) e il secondo è
quello per cui, con il metabolismo aero-
bico, vi sarà una produzione di ATP dal-
la stessa molecola di glucosio di parecchie
volte superiore rispetto alla produzione di
ATP tramite il metabolismo anaerobico.
E mentre il metabolismo anaerobico può
solo usare i carboidrati come suo substrato
alimentare iniziale, il metabolismo aerobi-
co può fare affidamento non solo sul glu-
cosio, ma anche sui lipidi e sulle proteine.
Inoltre, mentre il metabolismo aerobico
genera ATP, può anche generare CO2
e
acqua. L’energia può essere usata per so-
stenere le funzioni corporee; la CO2
può
essere trasportata nel sangue ed espulsa a
livello dei polmoni, mentre le molecole di
acqua possono essere usate a vantaggio del
corpo come qualunque altra molecola di
acqua. Pertanto, tutti i prodotti del me-
tabolismo aerobico possono essere pron-
tamente usati o espulsi. Grazie alla sua
capacità di produrre grande quantità di
energia e all’assenza di sottoprodotti che
limitano la prestazione, il metabolismo
aerobico è usato a riposo e durante l’at-
tività fisica a più bassa intensità di lunga
durata – quando vi è una grande quantità
di ossigeno da destinare ai tessuti corpo-
rei – per assicurare la grande quantità di
energia necessaria in tali condizioni.
N
el capitolo precedente, abbiamo descritto i principi fondamentali della
bioenergetica e i tre principali substrati alimentari (carboidrati, lipidi,
proteine), prima di affrontare nello specifico le due vie metaboliche che
sono più immediatamente disponibili e ad azione più rapida (fosfageno,
glicolisi), utilizzate per convertire l’energia contenuta nel cibo in ATP
utilizzabile. In questo capitolo, rivolgeremo la nostra attenzione alla terza via metaboli-
ca, ovvero, il metabolismo aerobico. Tra le caratteristiche di questa via rientrano la sua
richiesta di una quantità adeguata di ossigeno, un tasso relativamente lento di produ-
zione di ATP, ma anche la capacità di produrne grandi volumi. Grazie a queste caratte-
ristiche si fa affidamento sul metabolismo ossidativo non solo in condizioni di riposo,
ma anche durante l’impegno di lunga durata di intensità lieve o moderata. In effetti,
è la via metabolica aerobica che determina in gran parte la prestazione nelle attività di
resistenza come, ad esempio, la maratona.
4
QUARTO
APPARATOMUSCOLOSCHELETRICO
1. Spiegare come il muscolo scheletrico genera la forza necessaria ad attuare
il movimento corporeo
2. Descrivere l’anatomia strutturale del muscolo scheletrico, comprese
le differenti componenti del sarcomero e le fasi dell’azione muscolare
3. Elencare le tecniche istochimiche che sono usate per identificare
i tipi di fibre muscolari
4. Elencare i diversi tipi di fibre muscolari usando lo schema di analisi istochimica
per l’ATPasi miosinica
5. Descrivere il ruolo dei tipi di fibre muscolari in rapporto ai diversi tipi
di prestazioni atletiche
6. Descrivere la capacità del muscolo di produrre forza in funzione
delle diverse modalità di contrazione muscolare
7. Spiegare la propriocezione muscolare ed il senso cinestesico, con riferimento
al ruolo dei fusi neuromuscolari e degli organi tendinei di Golgi
8. Elencare le modificazioni indotte a carico del muscolo dall’allenamento,
compresi gli effetti specifici dell’allenamento correlati agli esercizi di resistenza
e con sovraccarichi sull’ipertrofia muscolare e la transizione delle fibre
muscolari da un sottotipo a un altro
9. Spiegare gli effetti dell’allenamento simultaneo della forza e della resistenza a
elevata intensità sugli adattamenti specifici a ciascun tipo di allenamento
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
actina,iperplasia,miofibrilla,
miosina,muscoloscheletrico,
filamenti,sarcoplasma,
sarcomero,troponina,
tropomiosina
118 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei
L
a capacità del muscolo sche-
letrico di adattarsi alle diverse
forme di allenamento possibili
è impressionante. Dalla capacità
di sollevare oltre 453,5 kg nello
squat-lift a quella di correre una maratona
in meno di 2 ore e 4 minuti, la specie uma-
na dimostra di poter realizzare un’enorme
gamma di performance fisiche (Fig. 4-1).
Ci si potrebbe chiedere come sia possibile
una tale variabilità funzionale in un’unica
specie. Come vedremo continuando a leg-
gere questo libro, esistono molte funzioni
fisiologiche che concorrono alla prestazio-
ne fisica. Uno degli elementi contribuenti
è l’apparato muscolo scheletrico, di cui si
parla appunto in questo capitolo. La strut-
tura e la funzione del muscolo scheletri-
co, che è il muscolo le cui estremità sono
entrambe attaccate a un osso, influisce
profondamente sulla capacità di esegui-
re un’attività fisica. Inoltre, a causa della
stretta relazione funzionale tra i muscoli
scheletrici e i nervi (trattati nel prossimo
capitolo), questi due elementi insieme
sono conosciuti come apparato neuro-
muscolare, che influenza massicciamen-
te e profondamente la capacità atletica.
Pertanto, possono essere progettati diversi
programmi di allenamento per favorire
gli adattamenti neuromuscolari che mi-
gliorano la forza o la resistenza. Può essere
interessante vedere come si sia tentato di
predire i limiti della prestazione umana
con calcoli matematici; ma senza dubbio
la capacità della prestazione umana sarà
sempre influenzata da una combinazione
di caratteri genetici del soggetto, attrezza-
tura sportiva, motivazione e programmi di
allenamento.39
Per aiutare a capire questi concetti, il pre-
sente capitolo descrive la struttura del mu-
scolo scheletrico, la cosiddetta teoria dei
filamenti scorrevoli, l’attività muscolare
e i tipi di contrazione muscolare. Si par-
lerà anche dei tipi di fibre muscolari, della
capacità di produrre la forza e della pro-
priocezione applicata alla percezione cine-
stetica. Infine, saranno presentati i classici
adattamenti del muscolo all’allenamento
di resistenza e a quello con sovraccarichi.
STRUTTURA
FONDAMENTALE DEL
MUSCOLO SCHELETRICO
Si deve notare che, nonostante la notevole
diversità della capacità di prestazione che
gli esseri umani possiedono, l’apparato
neuromuscolare di ciascuna persona è si-
mile a quello di tutte le altre, per quanto
riguarda la struttura e la funzione. Ogni
programma di allenamento influenzerà in
qualche modo ognuna delle componenti
della funzione muscolare (si veda il Riqua-
dro 4-1). Saranno ora esaminate le strut-
ture fondamentali del muscolo scheletrico
e sarà spiegato come i muscoli producono
la forza e il movimento.
Al fine di comprendere la struttura del
muscolo scheletrico, cominciamo con il
muscolo intatto e continuiamo poi con la
sua suddivisione in componenti sempre
più piccole.
5
QUINTO
IL SISTEMANERVOSO
1. Spiegare l’omeostasi e i sistemi di feedback
2. Descrivere l’organizzazione del sistema nervoso
3. Descrivere schematicamente la struttura di un neurone
4. Differenziare le funzioni del sistema nervoso centrale, da quelle del
sistema nervoso periferico, del sistema nervoso autonomo, del
sistema nervoso simpatico, del sistema nervoso parasimpatico e
del sistema nervoso somatosensoriale
5. Definire un’unità motoria
6. Spiegare la conduzione degli impulsi nervosi
7. Applicare il principio della dimensione per il reclutamento delle fibre
muscolari8. Descrivere il sistema nervoso in azione
9. Considerare le applicazioni pratiche del sistema nervoso
10. Spiegare gli adattamenti neurali all’attività fisica
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
acetilcolina,assone,
cervelletto,dendrite,ipotalamo,
motoneurone,omeostasi,
sinapsi,tetano
176 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei
I
l sistema nervoso è alla base di qua-
si tutta la comunicazione corporea.
Lavora in intima sinergia con altri
sistemi fisiologici, come si evince
dai termini comunemente usati di
“neuromuscolare”, “neuroendocrino”, o
“neurovascolare”. Le funzioni fondamen-
tali del sistema nervoso consistono nel
ricevere le informazioni, elaborarle, inte-
grarle e rispondere ad esse. Più specifica-
tamente, il sistema nervoso riceve infor-
mazioni dall’ambiente interno ed esterno
e deve poi elaborarle e integrarle con un
grado elevato di specificità. I risultati effet-
tivi sono quindi raggiunti tramite risposte
nervose acute e adattative [un po’ come
dire: immediate e croniche, oppure a bre-
ve e lungo termine, NdC]. Oltre ai pro-
cessi fisiologici normali, il sistema nervoso
svolge un ruolo essenziale nel comunicare
e coordinare rapidamente le funzioni fi-
siologiche prima, durante e dopo l’attività
fisica. Sorprendentemente, vi sono sem-
pre più evidenze che suggeriscono che il
sistema nervoso è molto adattabile e che
questi adattamenti sono non solo speci-
fici, ma anche fondamentalmente legati
agli adattamenti indotti dall’attività fisica.
Pertanto, questo capitolo fornisce un’in-
troduzione alle funzioni e alle strutture
fondamentali del sistema nervoso, descri-
ve la sua organizzazione, quella dell’unità
motoria e il principio della dimensione e
presenta le applicazioni pratiche di questi
concetti in termini di esercizio fisico.
FUNZIONI DEL
SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso, compreso l’encefalo,
rende possibile la maggior parte delle ca-
ratteristiche che distinguono i vertebrati
superiori dagli animali più primitivi. Il si-
stema nervoso è responsabile della consa-
pevolezza cosciente, della memoria, della
sensazione, del pensiero, della percezione,
dei riflessi subcoscienti e dei movimenti
corporei. Il sistema nervoso, insomma,
funge da principale rete di comunicazio-
ne del corpo, individuando gli elementi di
disturbo e squilibrio tra l’ambiente inter-
no e quello esterno e suscitando cambia-
menti acuti e a lungo termine per mediare
risposte più efficaci. È il sistema nervoso,
infine, il principale responsabile del man-
tenimento dell’omeostasi corporea e, di
conseguenza, della vita stessa.
MANTENIMENTO
DELL’OMEOSTASI
Il sistema nervoso è implicato intimamen-
te nella omeostasi fisiologica, una paro-
la coniata nel 1932 dal famoso fisiologo
Walter B. Cannon della Harvard Univer-
sity. L’esercizio fisico costituisce una for-
midabile sfida ai meccanismi omeostatici
del corpo, poiché lo sforzo determina nu-
merosissime perturbazioni fisiologiche, tra
cui aumento della temperatura corporea,
cambiamenti dell’equilibrio acido-base,
ipoidratazione, cambiamenti della pres-
sione arteriosa e alterazioni della glicemia.
La corretta funzionalità del sistema ner-
voso è essenziale perché il corpo individui
e risponda a queste alterazioni correlate
all’attività fisica.
Vari tipi di sistemi a retroazione (feedback)
sono utilizzati per la comunicazione di-
retta e indiretta tra il sistema nervoso e
ogni sistema organico del corpo. I siste-
mi di feedback più comuni sono chiamati
6
SESTO
APPARATOCARDIOVASCOLARE
1. Delineare la struttura di base e le funzioni dell’intero apparato
cardiovascolare
2. Descrivere un ciclo cardiaco e spiegare come esso viene controllato
3. Spiegare e interpretare un elettrocardiogramma
4. Identificare i fattori che contribuiscono alla gettata cardiaca
5. Spiegare la regolazione della pressione arteriosa
6. Descrivere la composizione del sangue
7. Distinguere tra gli adattamenti all’allenamento cardiovascolare dovuti
all’allenamento di resistenza e quelli dovuti all’allenamento di forza
8. Descrivere l’apporto di ossigeno ai tessuti
9. Descrivere la ridistribuzione del flusso sanguigno durante l’esercizio
fisico10. Descrivere i meccanismi dell’aumento del ritorno venoso e
dell’apporto di ossigeno durante l’attività fisica
11. Spiegare come l’apporto di ossigeno al muscolo venga
incrementato durante l’attività fisica.
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
arterie,bradicardia,capillari,
diastole,elettrocardiogramma,
ematocrito,emoglobina,
gettatacardiaca,miocardio,
sistole,vasodilatazione
230 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei
A
prescindere che si trovi in
stato di riposo o duran-
te un esercizio massimale,
l’apparato cardiovascolare
è responsabile dell’apporto
delle sostanze necessarie, quali l’ossigeno,
gli ormoni e i nutrienti, a ogni cellula del
corpo e della rimozione dei prodotti me-
tabolici, come l’anidride carbonica, dalle
cellule. Inoltre, l’apparato cardiovascolare
collabora alla regolazione della tempera-
tura (Capitolo 11) e all’azione tampone
dell’acidità (Capitolo 2) e, trasportando
globuli bianchi e piastrine, svolge an-
che un ruolo nella risposta immunitaria
[e nella coagulazione del sangue, NdC].
L’apparato respiratorio (si veda il Capi-
tolo 7), che è responsabile dello scambio
di ossigeno e anidride carbonica con l’at-
mosfera, e l’apparato cardiovascolare, che
è responsabile del trasporto di queste so-
stanze attraverso il corpo, insieme forma-
no il sistema cardiorespiratorio.
L’apparato cardiovascolare è composto
da una pompa – il cuore – e da due si-
stemi principali di vasi che trasportano
il sangue a ciascuna cellula del corpo e ai
polmoni. La struttura e l’organizzazione
dell’apparato cardiovascolare, insieme alla
sua capacità di adattarsi allo stress acuto
e cronico dell’attività fisica, consentono
rilevanti incrementi della sua prestazione.
Ad esempio, durante l’attività fisica massi-
male, la richiesta di ossigeno da parte del
tessuto muscolare attivo aumenta di 25
volte circa rispetto all’ossigeno necessario
a riposo. Capire la struttura, l’organizza-
zione, la funzione e l’adattamento dell’ap-
parato cardiovascolare all’attività fisica
consente di comprendere come sia pos-
sibile aumentare l’apporto di ossigeno al
tessuto in attività, così che un maratoneta
di livello internazionale possa completare
poco più di 26 miglia [la corsa di marato-
na misura 42,195 km, NdC] in un tem-
po superiore di poco alle 2 ore. Tuttavia,
l’apparato cardiovascolare subisce anche
un adattamento ad altri tipi di allenamen-
to, che sono importanti per l’esecuzione
di attività anaerobiche, quali le corse tipo
sprint. Pertanto, lo scopo di questo capi-
tolo è di esplorare non solo la fisiologia
di base dell’apparato cardiovascolare, ma
anche i suoi adattamenti all’attività fisica.
STRUTTURA,
FUNZIONE E
ORGANIZZAZIONE
DELL’APPARATO
CARDIOVASCOLARE
L’apparato cardiovascolare è composto dal
cuore, dal sangue e dal sistema circolato-
rio, che è diviso nei rami periferici e pol-
monari (Fig. 6-1).
CIRCOLAZIONI POLMONARE
E PERIFERICA
La circolazione polmonare trasporta il
sangue dal cuore ai polmoni e nuovamen-
te al cuore. La circolazione periferica
trasporta il sangue proveniente dal cuore
a tutti i distretti del corpo e di nuovo al
cuore. L’azione di pompaggio del cuore,
o contrazione cardiaca, crea una pressio-
ne, che spinge il sangue nella circolazione
polmonare o in quella periferica. Grandi
vasi, denominati arterie, trasportano il
sangue dal cuore verso i polmoni o la peri-
feria. Le arterie si ramificano ampiamente,
formando arterie di calibro più piccolo, o
arteriole. Le arteriole di calibro più pic-
colo si ramificano e formano numerosi ca-
pillari, i vasi sanguigni più piccoli e i più
numerosi. Ramificandosi in un numero
più grande di vasi nel passaggio da arterie
ad arteriole e poi da arteriole a capillari, si
viene a creare una quantità maggiore di se-
zione trasversa totale dei vasi per un dato
volume di sangue.
7
SETTIMO
APPARATORESPIRATORIO
1. Spiegare la struttura e la funzione delle componenti
dell’apparato respiratorio
2. Spiegare la meccanica della ventilazione
3. Descrivere la diffusione dei gas a livello dei polmoni e dei tessuti
4. Descrivere i meccanismi di trasporto dei gas
5. Spiegare la curva di dissociazione dell’emoglobina e i fattori
che ne determinano lo spostamento
6. Descrivere il controllo della ventilazione a riposo e sotto sforzo
7. Identificare e descrivere i recettori che controllano la ventilazione
8. Descrivere le richieste metaboliche della ventilazione
9. Descrivere gli adattamenti ventilatori all’allenamento fisico
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
diaframma,emoglobina,
mioglobina,pleura,
sogliaventilatoria,
respirazione,ventilazione
280 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei
P
er trasportare ai tessuti corporei
l’ossigeno che deve essere utiliz-
zato nel metabolismo aerobico e
per rimuovere l’anidride carbo-
nica (che è un prodotto del me-
tabolismo aerobico) dai tessuti e, infine,
dall’organismo, sono necessari entrambi i
sistemi, quello respiratorio e quello circo-
latorio. Il fine ultimo della respirazione è
quello di prelevare ossigeno dall’atmosfe-
ra ed eliminare dall’organismo l’anidride
carbonica prodotta. I sistemi respiratorio
e circolatorio operano insieme per adem-
piere a queste funzioni, che implicano di-
versi processi separati:
• la ventilazione polmonare, ovvero
l’aria che entra ed esce dai polmoni,
normalmente definita come atto respi-
ratorio;
• il passaggio dell’ossigeno presente
nell’aria che si trova nei polmoni al
sangue e il passaggio dell’anidride car-
bonica dal sangue all’aria all’interno
dei polmoni, o diffusione polmonare;
• il trasporto di ossigeno e anidride car-
bonica ad opera del sangue;
• lo scambio di ossigeno e anidride car-
bonica tra il sangue e i tessuti corporei,
ovvero scambio gassoso a livello ca-
pillare.
La respirazione si può in realtà suddivi-
dere in due momenti principali. La ven-
tilazione polmonare e la diffusione pol-
monare sono denominate respirazione
polmonare, poiché questi due processi
hanno luogo nei polmoni. La respira-
zione cellulare fa invece riferimento
all’utilizzo dell’ossigeno nel metabolismo
aerobico e alla produzione di anidride
carbonica. Nel presente capitolo, quan-
do si parla di respirazione, si intenderà
quella polmonare. La respirazione, o me-
tabolismo cellulare, è un argomento che
è stato già descritto nel Capitolo 3. Per
comprendere come funziona l’organismo
umano non solo a riposo, ma anche sotto
sforzo, è necessario conoscere la respira-
zione polmonare, il trasporto di ossigeno
e di anidride carbonica e lo scambio gas-
soso a livello capillare. In questo capitolo,
verranno descritte la struttura e la fun-
zione dell’apparato respiratorio a riposo e
sotto sforzo.
STRUTTURA E FUNZIONE
DELL’APPARATO
RESPIRATORIO
I polmoni svolgono la funzione di scam-
bio dei gas tra l’aria e il sangue. A tal fine,
è necessaria la presenza di strutture attra-
verso cui l’aria possa passare da e verso
i polmoni e deve esserci una sede in cui
possa avere luogo lo scambio dei gas a li-
vello capillare. Partendo dal naso, l’aria
inizialmente passa attraverso le narici ed
entra nella cavità nasale (Figura 7-1). Poi
attraversa la faringe, la laringe e la trachea,
che si divide in due bronchi (ognuno dei
quali si dirige verso un polmone), che a
loro volta presentano numerose ramifica-
zioni che formano i bronchioli e, infine, i
bronchioli terminali. Fino a questo punto,
non ha avuto luogo alcuno scambio gas-
soso. I bronchioli terminali conducono
l’aria nei bronchioli respiratori, che a loro
volta portano l’aria negli alveoli (struttu-
re sacciformi circondate da capillari, nelle
quali avviene lo scambio gassoso). Una
parte dello scambio di gas avviene anche a
livello dei bronchioli respiratori. Pertanto,
si può ben dire che alcune strutture all’in-
terno dell’apparato respiratorio fungono
principalmente da condotti per il passag-
gio dell’aria, mentre altre costituiscono le
aree dove avviene lo scambio dei gas.
8
OTTAVO
SISTEMAENDOCRINO
1. Definire e descrivere la funzione di un ormone
2. Illustrare l’organizzazione del sistema endocrino
3. Descrivere la sintesi, la struttura, il rilascio, il trasporto e la degradazione
ormonale4. Descrivere l’utilizzo e gli effetti collaterali delle sostanze anabolizzanti assunte
dagli atleti
5. Illustrare le differenze tra i diversi circuiti di retroazione o retroregolazione
(feedback loops) degli ormoni
6. Descrivere l’azione endocrina, autocrina e paracrina e la loro importanza
nelle risposte ormonali all’attività fisica
7. Illustrare i ritmi circadiani e i cambiamenti stagionali degli ormoni e la
relazione esistente con l’allenamento e la prestazione
8. Descrivere e distinguere le interazioni dei peptidi e degli steroidi con i
recettori9. Descrivere le interazioni dell’ipotalamo con l’ipofisi
10. Parlare delle diverse forme dell’ormone della crescita e delle loro risposte
all’attività fisica
11. Descrivere il ruolo, la regolazione, le risposte, le interazioni e gli
adattamenti, correlati all’attività fisica, degli ormoni presentati in questo
capitolo12. Illustrare l’impatto che la competizione sportiva ha sulla risposta endocrina
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
androgeno,autocrino,
catabolico,emivita,
fattoredicrescita,
ghiandola,ormone,
plasma,recettore
328 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei
I
sistemi endocrino e nervoso sono i
due principali sistemi di comunica-
zione del nostro corpo, che inviano
segnali o messaggi al fine di stimo-
lare risposte e adattamenti a livello
fisiologico. Il sistema endocrino invia un
segnale sotto forma di un ormone, una
sostanza chimica rilasciata nel flusso ema-
tico da una ghiandola. Una ghiandola è
composta da un gruppo di cellule organiz-
zate [e specializzate, NdC] che funge da
[vero e proprio, NdC] organo che secerne
sostanze chimiche. Ciascuno degli ormo-
ni secreti da una ghiandola è designato, in
maniera specifica, per i recettori che si tro-
vano su una determinata tipologia cellula-
re, o su un gruppo di tipologie cellulari.
Pertanto, l’espressione recettore bersaglio fa
riferimento a una serie specifica di desti-
nazioni cellulari per l’ormone che viene
inviato dalla ghiandola come segnale. Un
ormone può stimolare molte cellule diver-
se, purché queste presentino il recettore
appropriato. Il sistema endocrino rego-
la una vasta gamma di attività nel corpo
umano, dalla funzione cellulare al meta-
bolismo, dai processi sessuali e riprodutti-
vi alla crescita dei tessuti, dalla regolazione
dei fluidi alla sintesi e alla degradazione
delle proteine, fino all’umore.
La figura 8-1 mostra alcune delle princi-
pali ghiandole endocrine, assieme ad altri
organi che secernono ormoni e che pos-
sono, pertanto, essere considerati anch’essi
ghiandole endocrine.
IMPORTANZA DEL
SISTEMA ENDOCRINO
NELLA FISIOLOGIA
DELL’ATTIVITÀ FISICA
Perché, per un professionista dell’attività
fisica, è così importante comprendere il
funzionamento del sistema endocrino? È
sufficiente soffermarsi anche solo un mo-
mento su alcuni dei numerosi ambiti che
coinvolgono il sistema endocrino e che
sono regolati dagli ormoni:
• l’abuso di sostanze anabolizzanti nello
sport
• l’insulinoresistenza
• la sindrome metabolica
• la menopausa
• l’andropausa
• il diabete
• l’ipertrofia muscolare.
I professionisti dell’esercizio fisico si im-
batteranno quotidianamente in questo
genere di argomenti. Comprendere gli
aspetti fondamentali del sistema endo-
crino, comprenderne il funzionamento e
conoscere quali sono gli ormoni coinvolti
nei differenti processi sarà pertanto utile
per acquisire la necessaria visione d’in-
sieme su come funziona il corpo umano.
Le risposte acute all’attività fisica aiutano
il corpo a funzionare durante l’esercizio e
regolano il metabolismo. Anche il recupe-
ro dallo stress provocato dall’attività fisica,
così come la conseguente riparazione dei
tessuti e il loro rimodellamento, è connes-
so alla risposta ormonale. In ultima anali-
si, gli ormoni e i loro recettori mediano gli
adattamenti all’attività fisica.
9
NONO
SUPPORTONUTRIZIONALE
PER L’ATTIVITÀ
FISICA
1. Definire e distinguere i tre macronutrienti
2. Spiegare il ruolo svolto dai macronutrienti nelle funzioni corporee
e nel metabolismo dei substrati
3. Identificare e confrontare le raccomandazioni sui nutrienti per gli atleti
emesse dall’American Dietetic Association
4. Spiegare l’indice glicemico dei cibi
5. Descrivere il processo e l’obiettivo del carico di carboidrati
6. Descrivere lo scopo delle “bevande sportive”
7. Descrivere la composizione e le conseguenze metaboliche
delle diete ipoglucidiche
8. Descrivere le strategie della supplementazione di proteine e carboidrati
sia per gli atleti di resistenza che per quelli della forza
9. Differenziare i tipi di trigliceridi e specificare i loro ruoli nel rischio di
malattia10. Descrivere il ruolo delle diete iperlipidiche nella prestazione sportiva
11. Capire e spiegare il ruolo delle vitamine e dei minerali nel metabolismo
dei substrati
12. Spiegare le conseguenze di un deficit di minerali o di vitamine
13. Descrivere la composizione e lo scopo dei pasti consumati prima
e dopo una competizione
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
TERMINICHIAVE
acidograsso,bilancioazotato,
corpochetonico,maltodestrine,
osmolalità,osteoporosi,
transferrina,vitamine
392 PARTE 3 - Alimentazione e ambiente
D
a alcuni mesi, molte donne
si stanno allenando per la
corsa di 5 chilometri con-
tro i tumori al seno “Race
for the cure” della Susan
G. Komen. Tutte queste donne seguono
le linee guida tipiche dell’American Colle-
ge of Sports Medicine per la prescrizione
degli esercizi e sono fortemente motivate
a correre il più velocemente possibile e a
tentare anche di stabilire un record per-
sonale in occasione di questa corsa. Nel
tentativo di ottimizzare ogni aspetto della
preparazione, una delle donne ha detto
che dovrebbero utilizzare un carico di car-
boidrati, per aumentare veramente le pos-
sibilità di correre la loro migliore corsa.
Un’altra del gruppo, dopo avere consulta-
to il dipartimento di fisiologia dello sport
dell’università locale, non è sicura che sia
una buona idea. Ha detto al gruppo di
avere saputo che, data la breve distanza,
i carboidrati aggiuntivi immagazzinati,
sotto forma di glicogeno, non sarebbero
veramente necessari nemmeno nel caso in
cui tentassero di stabilire il proprio record
personale. Inoltre, con ogni grammo di
glicogeno vengono immagazzinati fino a
5 grammi di acqua, creando un aumento
ponderale acuto che non può essere uti-
le. Pertanto, ha raccomandato al gruppo
di concentrarsi su quello che stanno fa-
cendo insieme con un valido programma
nutrizionale. Nel fare questo, sarebbero
state sicure di ottenere calorie sufficienti
a soddisfare le richieste del programma
di condizionamento fisico in pista e nella
sala pesi e di non usare alcun tipo di ap-
proccio al sovraccarico di carboidrati per
questa corsa.
Terminato l’evento, in un’area destinata al
recupero post competizione, dopo che cia-
scuna aveva stabilito il proprio record per-
sonale sui 5 chilometri, l’hanno ringraziata
per avere impiegato del tempo a raccogliere
informazioni su ciò che molte ritenevano
fosse necessario ogni volta che si corre.
Se si apprendono i fondamenti della nu-
trizione e le modalità con cui un atleta
o un appassionato del fitness può trarre
beneficio dalla conoscenza di come i car-
boidrati, i lipidi, le proteine, le vitamine
e i minerali sono usati prima, durante e
dopo diverse sessioni di allenamento o
competizioni, sarà possibile applicare un
approccio più scientifico per determinare
le richieste alimentari e l’uso ottimale dei
nutrienti.
In questo capitolo, saranno esplorate le
strategie alimentari sul consumo di car-
boidrati, lipidi, proteine, vitamine e mi-
nerali per potenziare la prestazione fisica.
MACRONUTRIENTI
I carboidrati, le proteine e i lipidi sono
necessari al corpo umano in quantità rela-
tivamente grandi e, di conseguenza, sono
denominati macronutrienti. Tutti e tre
sono sostanze di origine organica, ovvero
sono sostanze derivate dal carbonio. Tutti
e tre i macronutrienti contengono mole-
cole di carbonio, idrogeno e ossigeno; le
proteine contengono anche molecole di
azoto. Tutti possono essere usati nel meta-
bolismo per produrre energia utilizzabile
sotto forma di adenosina trifosfato (ATP;
si vedano i Capitoli 2 e 3).
DECIMO
PROBLEMATICHE
IDROELETTROLITICHE
NELL’ATTIVITÀ
FISICA
1. Identificare le funzioni anatomiche e fisiologiche dei liquidi
e degli elettroliti presenti nell’organismo
2. Spiegare gli effetti di concentrazioni carenti ed eccessive dei
liquidi e degli elettroliti nel corpo e come prevenire tali stati
3. Descrivere pratiche ottimali di consumo dei liquidi
e degli elettroliti per migliorare la prestazione fisica
4. Spiegare che cosa sono gli elettroliti, la loro funzione e offrire
esempi di processi fisiologici in cui agiscono gli elettroliti
5. Spiegare come l’attività fisica può influire sulla funzione
e il bilancio idroelettrolitico
6. Spiegare come si verifica la disidratazione, i sistemi fisiologici
influenzati dalla disidratazione e i fattori che influiscono
sul tasso e l’estensione a cui essa si verifica
7. Identificare strategie ottimali per valutare gli equilibri
idroelettrolitici
8. Descrivere l’iponatriemia, come si verifica e gli effetti collaterali
che possono avere luogo
9. Creare un programma di idratazione, spiegare perché tale
tipo di programmi è importante e identificare le componenti
necessarie di un programma di idratazione completo.
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
0
TERMINICHIAVE
acquametabolica,aldosterone,
catione,elettrolita,ipertonico,
ipotonico,isotonico,
osmolalità,sete
454 PARTE 3 - Alimentazione e ambiente
A
lla maratona di Boston del
1982, Alberto Salazar vinse
su Dick Beardsley in uno
sprint mozzafiato. Quasi su-
bito dopo avere attraversato
il traguardo, Salazar collassò e fu traspor-
tato in un centro medico dove gli furono
iniettati 6 litri d’acqua per via endovenosa
per reintegrare l’acqua persa con l’abbon-
dante sudorazione avvenuta nel percorso
dei 42 chilometri. Per mantenere il ritmo
che riteneva necessario per vincere, Salazar
aveva evitato di bere liquidi durante le ul-
time 8 miglia della corsa. Questa manca-
ta assunzione di liquidi, associata al tasso
di sudorazione estremamente elevato, lo
aveva lasciato pericolosamente disidratato
alla fine di quello che divenne noto come
“Duel in the sun” (Duello sotto il sole).
In effetti, la sudorazione anormalmente
elevata di Salazar (circa 3 l·h−1
) gli aveva
causato già in passato una disidratazione
altrettanto grave, durante altre corse su di-
stanza tanto che egli fu sul punto di mo-
rire (in un caso ricevette anche l’estrema
unzione da un sacerdote) in più di un’oc-
casione. Questi incidenti sottolineano i
gravi problemi di salute che possono es-
sere causati dalla disidratazione durante la
prestazione sportiva.
L’acqua e gli elettroliti sono essenziali per
il mantenimento della vita. L’acqua costi-
tuisce circa il 60% della massa corporea
di un adulto ed è perciò considerata la
sostanza più abbondante dell’organismo
umano. Gli elettroliti, come il sodio e il
cloro, sono necessari per molte funzioni
corporee e sono responsabili della forza
necessaria per mantenere l’acqua all’inter-
no dei compartimenti cellulare ed extra-
cellulare e per spostarla da un lato all’altro
di una membrana cellulare tra i compar-
timenti intracellulare ed extracellulare del
corpo.
La disidratazione, o perdita di acqua
corporea, può ridurre la prestazione fisica
sia aerobica che anaerobica. Parimenti, la
riduzione del contenuto di elettroliti può
compromettere la prestazione fisica. Per-
tanto, il mantenimento dell’idratazione e
degli elettroliti nell’organismo è necessa-
rio non solo per la normale funzione cor-
porea, ma anche per una prestazione fisica
ottimale. In questo capitolo, saranno ap-
profonditi gli aspetti del mantenimento
dell’idratazione e degli elettroliti.
UNDICESIMO
SFIDE AMBIENTALI
E PRESTAZIONE
SPORTIVA
1. Spiegare gli aspetti fondamentali dello stress d’alta quota e identificare
difficoltà, risposte e fattori di affaticamento determinati dalle altitudini
elevate2. Descrivere la natura del mal di montagna e le strategie che includono
l’allenamento in altitudine ai fini della prestazione
3. Spiegare i fondamenti e gli obiettivi fisiologici della termoregolazione
4. Identificare i meccanismi di termodispersione
5. Descrivere le varie forme delle patologie correlate al calore,
identificando i meccanismi per cui si verificano, gli effetti
sull’organismo e i fattori/meccanismi che ne influenzano e ne alterano
la manifestazione
6. Spiegare i concetti relativi alla termoregolazione durante la prestazione
sportiva ad elevate temperature, sia nell’attività di resistenza che in
quella anaerobica
7. Identificare e descrivere i principali fattori di prevenzione delle patologie
correlate al calore e i cali della capacità di prestazione dovuti alla
termoregolazione
8. Descrivere il fondamento fisiologico dello stress da freddo e il modo
in cui questo fattore interferisce con la capacità di prestazione
9. Identificare i mezzi di adattamento agli ambienti freddi e
le strategie di sopravvivenza in situazioni di pericolo
DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI:
1
TERMINICHIAVE
acclimatazione,broncocostrizione,
colpodicalore,crampi,
esaurimento,gradientetermico,
ipertermia,ipossia,
pressioneatmosferica
488 PARTE 3 - Alimentazione e ambiente
L
e condizioni ambientali costi-
tuiscono uno dei fattori che
maggiormente influiscono sul-
la fisiologia dell’organismo e
condizioni ambientali estreme
rappresentano una vera e propria minac-
cia alla sopravvivenza.
Gli elementi ambientali hanno infatti un
ruolo primario per ciò che concerne le ri-
sposte del corpo e gli adattamenti all’eser-
cizio fisico. Nell’atletica leggera, possono
avere un impatto davvero notevole, sep-
pur in modi differenti, sulle prestazioni.
Ad esempio, alla quota di 2.200 metri, il
tempo impiegato per portare a termine
una corsa di 10 chilometri può aumentare
di 2 minuti; eppure, alla stessa altitudine,
i tempi delle prestazioni per una corsa di
400 metri subiscono variazioni negative
minime, o ne traggono addirittura un leg-
gero vantaggio.
Di fatto, i record mondiali sui 400 metri
sono stati stabiliti in occasione di compe-
tizioni in altura. Un allenamento e una
progressione corretti, nelle varie condizio-
ni ambientali, saranno utili a controbilan-
ciare alcuni degli stress fisiologici e delle
carenze nella prestazione. Conoscere le
difficoltà che ci si trova ad affrontare nelle
varie condizioni ambientali è fondamen-
tale per capire come preparare il fisico a
questo tipo di richieste fisiologiche nella
maniera appropriata.
L’AMBIENTE
Al fine di comprendere l’impatto fisiolo-
gico che l’ambiente ha sul corpo e sulle
sue prestazioni, è necessario avere una co-
noscenza di base del sistema ambientale,
noto anche come atmosfera. Da una pro-
spettiva “terrestre”, il tradizionale punto
di partenza o base fondamentale per la
nostra esistenza sul pianeta sono le con-
dizioni atmosferiche al livello del mare.
Le variabili climatiche rilevanti al fine di
definire le condizioni atmosferiche sono:
la pressione atmosferica (o barometri-
ca), la temperatura dell’aria e la satu-
razione dell’aria (o umidità relativa).
Tutte queste variabili descrivono la con-
dizione ambientale generale e dipendono
dal punto esatto del pianeta (ovvero lati-
tudine e longitudine) e dall’altitudine a
cui si trova il soggetto, in combinazione
con le condizioni meteorologiche presen-
ti. La condizione atmosferica standard è
stabilita come la condizione ambientale in
cui si ha una pressione barometrica (nor-
mobarica) al livello del mare di 760 mil-
limetri di mercurio (mmHg) (o 1.013,2
millibar [mb]; kg 1,033 per cm2
[kg/cm2
];
76 cmHg) e una temperatura dell’aria di
15°C. Tali condizioni ambientali standard
possono essere inoltre quantificate tramite
le normali componenti dell’aria, come de-
lineato nella tabella 11-1.
L’atmosfera della Terra può essere descrit-
ta inoltre mediante suddivisioni (ovvero le
zone fisiche e fisiologiche). Come rappre-
sentato nella Figura 11-1, le zone fisiche
www.calzetti-mariucci.it
Visita il nostro sito
Collegandoti al sito
puoi visionare nel
dettaglio e acquista-
re gli articoli (libri,
video, dvd, riviste),
grazie ad un sistema
di ricerca semplice
ed intuitivo.
CATALOGO ON LINE
Inoltre il sito è sempre
aggiornato con sezioni
specifiche di approfon-
dimento su tutti gli
argomenti più interes-
santi legati
allo sport, come eventi,
convegni e corsi di
aggiornamento.
APPROFONDIMENTI
Iscrivendoti e
dando la preferen-
za alla disciplina
sportiva che più ti
interessa potrai
ricevere tutte le
news al tuo indiriz-
zo e-mail.
NEWSLETTER
libri,videoerivisteperlosportlibri,videoerivisteperlosport

More Related Content

What's hot

ich gcp principles
ich gcp principlesich gcp principles
ich gcp principlesRohit K.
 
Audit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh parihar
Audit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh pariharAudit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh parihar
Audit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh pariharDr. Ashish singh parihar
 
Marketing authorization
Marketing authorizationMarketing authorization
Marketing authorizationsantoshnarla
 
Clinical Trials in India
Clinical Trials in IndiaClinical Trials in India
Clinical Trials in Indiavaatsalya
 
Impact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device Market
Impact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device MarketImpact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device Market
Impact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device MarketGreenlight Guru
 
Protocol development
Protocol developmentProtocol development
Protocol developmentAlisha Bansal
 
Comparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTC
Comparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTCComparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTC
Comparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTCGuru Balaji .S
 
Marketing Authorization procedures in developed and developing countries
Marketing Authorization procedures in developed and developing countriesMarketing Authorization procedures in developed and developing countries
Marketing Authorization procedures in developed and developing countriesAkshay Saxena
 
Planning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in Europe
Planning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in EuropePlanning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in Europe
Planning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in Europejbarag
 
Differences between indian gcp and ich-gcp
Differences between indian gcp and ich-gcpDifferences between indian gcp and ich-gcp
Differences between indian gcp and ich-gcpUpendra Agarwal
 
Source Documents in Clinical Trials_part1
Source Documents in Clinical Trials_part1Source Documents in Clinical Trials_part1
Source Documents in Clinical Trials_part1Valentyna Korniyenko
 
STUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICS
STUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICSSTUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICS
STUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICSMegha bhise
 
Role and responsibilities of investigators as per ich
Role and responsibilities of investigators as per ichRole and responsibilities of investigators as per ich
Role and responsibilities of investigators as per ichManiz Joshi
 
National guidelines for stem cell research-2017
National guidelines for stem cell research-2017National guidelines for stem cell research-2017
National guidelines for stem cell research-2017akshaya tomar
 

What's hot (20)

NDCT.pptx
NDCT.pptxNDCT.pptx
NDCT.pptx
 
Ich guidelines
Ich guidelinesIch guidelines
Ich guidelines
 
ich gcp principles
ich gcp principlesich gcp principles
ich gcp principles
 
Indian gcp vs ich gcp
Indian gcp vs ich gcpIndian gcp vs ich gcp
Indian gcp vs ich gcp
 
Clinical research
Clinical researchClinical research
Clinical research
 
Cfr 21 part 312
Cfr 21 part 312 Cfr 21 part 312
Cfr 21 part 312
 
Audit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh parihar
Audit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh pariharAudit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh parihar
Audit, inspection and monitoring in clinical trial by Ashish singh parihar
 
Marketing authorization
Marketing authorizationMarketing authorization
Marketing authorization
 
Clinical Trials in India
Clinical Trials in IndiaClinical Trials in India
Clinical Trials in India
 
Impact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device Market
Impact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device MarketImpact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device Market
Impact of Brexit, Swixit, Turkxit for the European Medical Device Market
 
Protocol development
Protocol developmentProtocol development
Protocol development
 
Comparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTC
Comparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTCComparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTC
Comparasion of IND,NDA,BLA,ANDA,OTC
 
Marketing Authorization procedures in developed and developing countries
Marketing Authorization procedures in developed and developing countriesMarketing Authorization procedures in developed and developing countries
Marketing Authorization procedures in developed and developing countries
 
Planning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in Europe
Planning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in EuropePlanning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in Europe
Planning your Paediatric Investigation Plan (PIP) Submission in Europe
 
Differences between indian gcp and ich-gcp
Differences between indian gcp and ich-gcpDifferences between indian gcp and ich-gcp
Differences between indian gcp and ich-gcp
 
Source Documents in Clinical Trials_part1
Source Documents in Clinical Trials_part1Source Documents in Clinical Trials_part1
Source Documents in Clinical Trials_part1
 
STUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICS
STUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICSSTUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICS
STUDIES IN SUPPORT OF SPECIAL POPULATIONS : GERIATRICS
 
Role and responsibilities of investigators as per ich
Role and responsibilities of investigators as per ichRole and responsibilities of investigators as per ich
Role and responsibilities of investigators as per ich
 
National guidelines for stem cell research-2017
National guidelines for stem cell research-2017National guidelines for stem cell research-2017
National guidelines for stem cell research-2017
 
Conducting clinical trials in japan chris merriam-leith
Conducting clinical trials in japan   chris merriam-leithConducting clinical trials in japan   chris merriam-leith
Conducting clinical trials in japan chris merriam-leith
 

Similar to Pagine da Fisiologia dell'esercizio fisico

Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...
Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...
Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...Progetto Benessere Completo
 
Kinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica Integrata
Kinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica IntegrataKinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica Integrata
Kinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica IntegrataRolando Dini
 
Neurofisiologia del movimento, la base della biomeccanica
Neurofisiologia del movimento, la base della biomeccanicaNeurofisiologia del movimento, la base della biomeccanica
Neurofisiologia del movimento, la base della biomeccanicaMauro Testa
 
Educazione_alimentare.pdf
Educazione_alimentare.pdfEducazione_alimentare.pdf
Educazione_alimentare.pdfHindSedrani
 
Linfedema torino 4 e 5 marzo cazzoli stefania [modalità compatibilità]
Linfedema torino 4 e 5  marzo   cazzoli stefania [modalità compatibilità]Linfedema torino 4 e 5  marzo   cazzoli stefania [modalità compatibilità]
Linfedema torino 4 e 5 marzo cazzoli stefania [modalità compatibilità]cmid
 

Similar to Pagine da Fisiologia dell'esercizio fisico (20)

Pagine da manuale fitness
Pagine da manuale fitnessPagine da manuale fitness
Pagine da manuale fitness
 
Pagine da scienza e movimento 14
Pagine da scienza e movimento 14Pagine da scienza e movimento 14
Pagine da scienza e movimento 14
 
Pagine da sds scuola dello sport 109
Pagine da sds scuola dello sport 109Pagine da sds scuola dello sport 109
Pagine da sds scuola dello sport 109
 
Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...
Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...
Sindrome da “cambiamento di stagione”: come prevenire e risolvere i disturbi ...
 
Kinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica Integrata
Kinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica IntegrataKinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica Integrata
Kinesiologia Applicata: modulo 1 del corso di Kinesiologia Olistica Integrata
 
Le Proteine
Le ProteineLe Proteine
Le Proteine
 
Pagine da biochimica sport
Pagine da biochimica sportPagine da biochimica sport
Pagine da biochimica sport
 
Pagine da scienza e movimento numero zero
Pagine da scienza e movimento numero zeroPagine da scienza e movimento numero zero
Pagine da scienza e movimento numero zero
 
Pagine da scienza & Movimento 16
Pagine da scienza & Movimento 16Pagine da scienza & Movimento 16
Pagine da scienza & Movimento 16
 
Neurofisiologia del movimento, la base della biomeccanica
Neurofisiologia del movimento, la base della biomeccanicaNeurofisiologia del movimento, la base della biomeccanica
Neurofisiologia del movimento, la base della biomeccanica
 
Pagine da Strength and Conditioning 27
Pagine da Strength and Conditioning 27Pagine da Strength and Conditioning 27
Pagine da Strength and Conditioning 27
 
Pagine da teoria e pratica fitness
Pagine da teoria e pratica fitnessPagine da teoria e pratica fitness
Pagine da teoria e pratica fitness
 
Educazione_alimentare.pdf
Educazione_alimentare.pdfEducazione_alimentare.pdf
Educazione_alimentare.pdf
 
Scienza e pratica dell'allenamento della forza
Scienza e pratica dell'allenamento della forzaScienza e pratica dell'allenamento della forza
Scienza e pratica dell'allenamento della forza
 
EnergiaChimica.pdf
EnergiaChimica.pdfEnergiaChimica.pdf
EnergiaChimica.pdf
 
Pagine da scienza e movimento 1
Pagine da scienza e movimento 1Pagine da scienza e movimento 1
Pagine da scienza e movimento 1
 
Tesi Magistrale
Tesi MagistraleTesi Magistrale
Tesi Magistrale
 
Pagine da Strength & Conditioning 28
Pagine da Strength & Conditioning 28Pagine da Strength & Conditioning 28
Pagine da Strength & Conditioning 28
 
Presentazione weineck allenamento ottimale
Presentazione weineck allenamento ottimalePresentazione weineck allenamento ottimale
Presentazione weineck allenamento ottimale
 
Linfedema torino 4 e 5 marzo cazzoli stefania [modalità compatibilità]
Linfedema torino 4 e 5  marzo   cazzoli stefania [modalità compatibilità]Linfedema torino 4 e 5  marzo   cazzoli stefania [modalità compatibilità]
Linfedema torino 4 e 5 marzo cazzoli stefania [modalità compatibilità]
 

More from Calzetti & Mariucci Editori

Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning 47_48
Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning  47_48Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning  47_48
Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning 47_48Calzetti & Mariucci Editori
 
Pagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdf
Pagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdfPagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdf
Pagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdfCalzetti & Mariucci Editori
 
Pagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdf
Pagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdfPagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdf
Pagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdfCalzetti & Mariucci Editori
 
Pagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdf
Pagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdfPagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdf
Pagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdfCalzetti & Mariucci Editori
 
Pagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdf
Pagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdfPagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdf
Pagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdfCalzetti & Mariucci Editori
 
Pagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e pratica
Pagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e praticaPagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e pratica
Pagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e praticaCalzetti & Mariucci Editori
 
pagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. Bellucci
pagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. Belluccipagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. Bellucci
pagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. BellucciCalzetti & Mariucci Editori
 
Pagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdf
Pagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdfPagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdf
Pagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdfCalzetti & Mariucci Editori
 
Pagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdf
Pagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdfPagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdf
Pagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdfCalzetti & Mariucci Editori
 
pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdf
pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdfpagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdf
pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdfCalzetti & Mariucci Editori
 

More from Calzetti & Mariucci Editori (20)

Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning 47_48
Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning  47_48Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning  47_48
Bibliografia_Barsotti_Strength and Conditioning 47_48
 
Pagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdf
Pagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdfPagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdf
Pagine da scienza e pratica dell'allenamento della forza.pdf
 
Pagine da allenamento per la maratona_Billat
Pagine da allenamento per la maratona_BillatPagine da allenamento per la maratona_Billat
Pagine da allenamento per la maratona_Billat
 
Pagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdf
Pagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdfPagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdf
Pagine dal secondo eserciziario pallavolo di Mauro Marchetti.pdf
 
Pagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdf
Pagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdfPagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdf
Pagine da Ottimizzare il movimento nello sport.pdf
 
Pagine da giochi volley s3.pdf
Pagine da giochi volley s3.pdfPagine da giochi volley s3.pdf
Pagine da giochi volley s3.pdf
 
Pagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdf
Pagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdfPagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdf
Pagine da Yoga_Anatomy_terza edizione italiana.pdf
 
Pagine da Come impariamo a muoverci.pdf
Pagine da Come impariamo a muoverci.pdfPagine da Come impariamo a muoverci.pdf
Pagine da Come impariamo a muoverci.pdf
 
Pagine da basi metodologiche dell'allenamento
Pagine da basi metodologiche dell'allenamentoPagine da basi metodologiche dell'allenamento
Pagine da basi metodologiche dell'allenamento
 
Pagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e pratica
Pagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e praticaPagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e pratica
Pagine da allenamento pliometrico, evidenze scientifiche, metodologia e pratica
 
pagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. Bellucci
pagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. Belluccipagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. Bellucci
pagine da joy of moving, di C. Pesce, R. Marchetti, A. Motta, M. Bellucci
 
Bibliografia Strength & Conditioning 45-46
Bibliografia Strength & Conditioning 45-46Bibliografia Strength & Conditioning 45-46
Bibliografia Strength & Conditioning 45-46
 
Pagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdf
Pagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdfPagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdf
Pagine da Allenamento Ottimale terza Edizione.pdf
 
Calcio che passione! 100 campionati di serie A
Calcio che passione! 100 campionati di serie ACalcio che passione! 100 campionati di serie A
Calcio che passione! 100 campionati di serie A
 
pagine da masterball_pittera.pdf
pagine da masterball_pittera.pdfpagine da masterball_pittera.pdf
pagine da masterball_pittera.pdf
 
Pagine da NSCA_AllenamentoInPalestra.pdf
Pagine da NSCA_AllenamentoInPalestra.pdfPagine da NSCA_AllenamentoInPalestra.pdf
Pagine da NSCA_AllenamentoInPalestra.pdf
 
pagine da ACSM fitness giovanile.pdf
pagine da ACSM fitness giovanile.pdfpagine da ACSM fitness giovanile.pdf
pagine da ACSM fitness giovanile.pdf
 
Pagine da esercizi per la schiena.pdf
Pagine da esercizi per la schiena.pdfPagine da esercizi per la schiena.pdf
Pagine da esercizi per la schiena.pdf
 
Pagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdf
Pagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdfPagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdf
Pagine da Tomporowski McCullick Pesce_giochi di movimento bambini.pdf
 
pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdf
pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdfpagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdf
pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdf
 

Pagine da Fisiologia dell'esercizio fisico

  • 1. PRIMO APPLICAZIONE DEI RISULTATI DELLE RICERCHE SCIENTIFICHE ALL’ATTIVITÀ FISICA E SPORTIVA QUOTIDIANA 1. Descrivere il processo di ricerca scientifica 2. Distinguere e classificare i vari tipi di ricerca 3. Spiegare la differenza tra i fatti che si basano sulle esperienze scientifiche e quelli che si basano sulle esperienze non scientifiche 4. Leggere e comprendere un articolo scientifico 5. Valutare l’accuratezza e l’affidabilità delle fonti di informazione 6. Spiegare il processo di peer review (revisione di pari) 7. Interpretare i risultati scientifici di uno studio considerandoli nel contesto di altri studi DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE affidabilità,insiemedelleconoscenze, ipotesi,metodoscientifico,osservazione aneddotica,praticabasatasulle evidenze,revisioneadoppiocieco, ricercacorrelazionale,ricercadescrittiva, rivistapeerreviewed,studiooriginale, teoria,variabilidipendenti,variabili indipendenti
  • 2. 4 PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica V i siete mai posti la seguen- te domanda: “quale tipo di programma cardio è più vali- do per migliorare i parametri aerobici della forma fisica?” oppure “qual è il modo migliore per alle- narsi con i pesi?” o ancora “quali sono gli effetti dell’altitudine sulla prestazione nel- la corsa campestre?” o “che cosa succede al muscolo quando si eseguono programmi di allenamento diversi?” o infine “qual è il modo migliore per perdere grasso corporeo?” A tali curiosità e domande risponde la ricerca scientifica. Il suo obiettivo è proprio quello di trovare risposte a tali domande. Se non vi fossero domande, non vi sarebbe alcuna base per la ricerca. Le risposte ad alcune domande sono già presenti in ricerche pubblicate in passato nelle riviste scientifiche. Per rispondere ad altre domande ci sarà bisogno di ulteriori in- dagini scientifiche che forniranno nuovi dati, i quali, a loro volta, daranno delle risposte, aiutando ad ampliare la nostra comprensio- ne di un certo argomento. La figura 1-1 for- nisce uno schema del processo di ricerca. A molte domande è possibile rispondere con la ricerca e con la capacità di interpretare studi su una certa materia già presenti nella lette- ratura scientifica. Esistono molte riviste nel campo delle scienze motorie e sportive e an- cora di più nei settori ad esse associate della nutrizione, della fisiologia, della medicina e dell’epidemiologia (Riquadro 1-1). Per essere in grado di rispondere a tali domande, è ne- cessario avere una comprensione di base del processo di ricerca, saper ricercare gli studi scientifici e saper leggere un articolo scienti- fico; tutti questi elementi saranno affrontati nel presente capitolo. Inoltre, questo capito- lo presenta metodi non scientifici che devo- no essere evitati, presenta la letteratura scien- tifica e descrive le componenti di uno studio scientifico originale. Infine, il capitolo spiega come ricavare dalla ricerca applicazioni pra- tiche da utilizzare nelle attività quotidiane. Contribuisce all’insieme delle conoscenze Se accettato Se non vengono trovate C t ib i ll L’insieme delle conoscenze Pratica Se non vengono trovat Ricerca delle risposte Conduzione dello studio Raccolta dei dati delle conoscenz Pubblicazione dell’articolo Preparazione dell’articolo Analisi statistica dei dati Analisi dei dati di laboratorio Sottoposto a peer review • Accettato o rigettato Se non vengono trovate Progettazione e sviluppo di uno studio • Ricerca di finanziamenti • Approvazione per svolgere ricerche sugli animali e sull’uomo • Studi pilota • Dati preliminari FIGURA 1-1 Il processo di ricerca comporta diverse fasi correlate tra loro. Uno degli obiettivi principali è quello di aggiungere un insieme di conoscenze al settore di studio.
  • 3. SECONDO ELEMENTIESSENZIALI DI BIOENERGETICA E VIE METABOLICHE ANAEROBICHE 1. Definire i tre principali substrati metabolici e comprendere come essi consentano di svolgere un’attività fisica 2. Determinare quali substrati metabolici sono predominanti durante i periodi di riposo e quelli di attività 3. Comprendere il processo di trasformazione dell’energia derivante dal sistema dell’adenosina trifosfato-fosfocreatina e dalla glicolisi 4. Capire le caratteristiche positive e negative delle vie del fosfageno e glicolitiche 5. Spiegare gli adattamenti di questi sistemi energetici che insorgono con l’allenamento DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE acidograsso,adenosinadifosfato(ADP), adenosinatrifosfato(ATP),aminoacido, energiadiattivazione,enzima, fosfocreatina,glicogeno,metabolismo, nicotinamide,reazioneanabolica, recuperopassivo,trigliceridi.
  • 4. PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica 40 C he ci si trovi nello stato di sonno o di veglia sedentaria, oppure si stia svolgendo un’attività fisica, l’energia è sempre necessaria per il mantenimento delle funzioni corporee. Inoltre, quando si esegue un’attività fisica, energia viene richiesta dai muscoli per esprimere la forza e produrre il movimento. I prodotti animali e vegetali assunti come cibo rappresentano il combustibile che forni- sce energia al corpo umano. Il processo chi- mico che converte il cibo in energia è deno- minato bioenergetica, o metabolismo. Questo processo è simile, per molti aspetti, all’uso di qualunque altra fonte di combu- stibile (ad es. carbone, benzina) per fornire energia a una macchina in funzione; ovvero, i legami chimici esistenti nel combustibile vengono scissi con conseguente rilascio di energia che alimenta il lavoro della macchi- na oppure, come descritto qui, del corpo umano. Alcune delle reazioni necessarie a produr- re adenosina trifosfato (ATP) richiedono quantità adeguate di ossigeno. Altre, invece, o non richiedono per niente ossigeno (siste- ma del fosfageno) o possono aver luogo anche in assenza di quantità di ossigeno adeguate (glicolisi). In questo capitolo, ci concentre- remo sulle fonti di energia fondamentali per il funzionamento del corpo umano (substra- ti alimentari) e su quelle vie bioenergetiche (del fosfageno, glicolitica) che sono usate per prime quando inizia uno sforzo fisico e quan- do il compito motorio è breve ma di elevata intensità. FONTI ENERGETICHE La luce del sole è la fonte fondamentale di tutta l’energia sulla terra. Le piante, sfruttan- do il processo di fotosintesi, utilizzano l’e- nergia della luce per eseguire reazioni chimi- che che producono carboidrati sotto forma di zuccheri semplici. Gli esseri umani e gli animali mangiano piante e altri animali per ottenere il cibo e l’energia necessari a man- tenere le funzioni corporee. L’energia esiste sotto diverse forme, tra cui quella chimica, elettrica, termica e meccanica, e una forma di energia può essere convertita in un’altra. Se così non fosse, non potrebbe avere luogo la conversione di cibo in energia corporea utile. Ad esempio, attraverso l’uso delle vie metaboliche, le cellule all’interno del corpo convertono l’energia chimica esistente, sotto forma di legami chimici ‒ nei grassi, nei car- boidrati e nelle proteine ‒ in energia mecca- nica, che determina la contrazione muscolare e il movimento corporeo. Prima di descrivere il metabolismo, è impor- tante disporre di alcune informazioni sulle sostanze organiche che possono essere me- tabolizzate. Occorre comprendere perché gli enzimi sono oltremodo indispensabili al me- tabolismo energetico, sia aerobica che anae- robico, dell’intero organismo. CARBOIDRATI I carboidrati immagazzinati nel corpo for- niscono una fonte di energia rapidamente disponibile. Questi carboidrati si trovano in tre forme: monosaccaridi, disaccaridi e po- lisaccaridi. I monosaccaridi sono zuccheri semplici come il glucosio, il fruttosio (zuc- chero della frutta) e il galattosio (zucchero del latte). Tutti gli zuccheri semplici contengono sei molecole di carbonio in una struttura ad anello (Figura 2-1). Ai fini metabolici, il glu- cosio è il più importante degli zuccheri sem- plici ed è l’unica forma di carboidrato che può essere metabolizzato direttamente per ottenere energia.
  • 5. TERZO METABOLISMO AEROBICO(OSSIDATIVO) 1. Capire per quale motivo devono essere disponibili quantità adeguate di ossigeno perché avvenga il metabolismo aerobico 2. Rendervi conto che il metabolismo aerobico ha la capacità di produrre una maggiore quantità di ATP 3. Spiegare il ruolo dei mitocondri nel metabolismo ossidativo 4. Definire il ruolo dell’ossigeno nel metabolismo aerobico 5. Descrivere il tipo di allenamento che potenzia la capacità del metabolismo aerobico 6. Conoscere la differenza tra tecniche indirette e dirette della calorimetria 7. Descrivere gli adattamenti fisiologici che si verificano per permettere una maggiore produzione di ATP tramite il metabolismo aerobico 8. Spiegare come il metabolismo svolga la funzione di mediare il recupero DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE assemblaggirespiratori,caloria,calorimetria diretta,ciclodiKrebs,debitodiossigeno, accumulodilattato,fosforilazione ossidativa,lipasiormonesensibile, recuperoattivo,sogliadellattato
  • 6. PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica PARTE I - Fondamenti di fisiologia applicata all’attività fisica 70 METABOLISMO AEROBICO Nel Capitolo 2, abbiamo imparato come la via del fosfageno sia il metodo più im- mediato per produrre ATP e anche la via più potente per il fatto che produce molto rapidamente nuovo ATP, in sostituzione dell’ATP utilizzato durante lo sforzo fisi- co. Tuttavia, solo quantità limitate di ATP e fosfocreatina (CP) sono immagazzinate nel tessuto muscolare. Quando un’attività persiste per oltre 30 secondi circa, per pro- durre ATP si deve fare affidamento sulla glicolisi o sul metabolismo non ossidativo. Il prodotto finale della via glicolitica è il piruvato e il destino di questa sostanza di- pende dalla quantità di ossigeno presente nella cellula. In caso di ossigeno inadegua- to, il piruvato è convertito in lattato, da qui il termine anaerobico per descrivere la scissione dei carboidrati. Ma nel caso in cui fosse presente un’adeguata quantità di ossigeno, il piruvato prodotto dalla glicoli- si penetrerà invece nei mitocondri per par- tecipare al metabolismo aerobico (ciclo di Krebs, catena di trasporto degli elettroni), evitando così la produzione di acido latti- co. Se i carboidrati possono essere meta- bolizzati aerobicamente, si hanno due ben distinti vantaggi. Il primo è quello di evi- tare l’instaurarsi di condizioni di maggiore acidità all’interno della cellula impegnata (ovvero, la fibra muscolare) e il secondo è quello per cui, con il metabolismo aero- bico, vi sarà una produzione di ATP dal- la stessa molecola di glucosio di parecchie volte superiore rispetto alla produzione di ATP tramite il metabolismo anaerobico. E mentre il metabolismo anaerobico può solo usare i carboidrati come suo substrato alimentare iniziale, il metabolismo aerobi- co può fare affidamento non solo sul glu- cosio, ma anche sui lipidi e sulle proteine. Inoltre, mentre il metabolismo aerobico genera ATP, può anche generare CO2 e acqua. L’energia può essere usata per so- stenere le funzioni corporee; la CO2 può essere trasportata nel sangue ed espulsa a livello dei polmoni, mentre le molecole di acqua possono essere usate a vantaggio del corpo come qualunque altra molecola di acqua. Pertanto, tutti i prodotti del me- tabolismo aerobico possono essere pron- tamente usati o espulsi. Grazie alla sua capacità di produrre grande quantità di energia e all’assenza di sottoprodotti che limitano la prestazione, il metabolismo aerobico è usato a riposo e durante l’at- tività fisica a più bassa intensità di lunga durata – quando vi è una grande quantità di ossigeno da destinare ai tessuti corpo- rei – per assicurare la grande quantità di energia necessaria in tali condizioni. N el capitolo precedente, abbiamo descritto i principi fondamentali della bioenergetica e i tre principali substrati alimentari (carboidrati, lipidi, proteine), prima di affrontare nello specifico le due vie metaboliche che sono più immediatamente disponibili e ad azione più rapida (fosfageno, glicolisi), utilizzate per convertire l’energia contenuta nel cibo in ATP utilizzabile. In questo capitolo, rivolgeremo la nostra attenzione alla terza via metaboli- ca, ovvero, il metabolismo aerobico. Tra le caratteristiche di questa via rientrano la sua richiesta di una quantità adeguata di ossigeno, un tasso relativamente lento di produ- zione di ATP, ma anche la capacità di produrne grandi volumi. Grazie a queste caratte- ristiche si fa affidamento sul metabolismo ossidativo non solo in condizioni di riposo, ma anche durante l’impegno di lunga durata di intensità lieve o moderata. In effetti, è la via metabolica aerobica che determina in gran parte la prestazione nelle attività di resistenza come, ad esempio, la maratona.
  • 7. 4 QUARTO APPARATOMUSCOLOSCHELETRICO 1. Spiegare come il muscolo scheletrico genera la forza necessaria ad attuare il movimento corporeo 2. Descrivere l’anatomia strutturale del muscolo scheletrico, comprese le differenti componenti del sarcomero e le fasi dell’azione muscolare 3. Elencare le tecniche istochimiche che sono usate per identificare i tipi di fibre muscolari 4. Elencare i diversi tipi di fibre muscolari usando lo schema di analisi istochimica per l’ATPasi miosinica 5. Descrivere il ruolo dei tipi di fibre muscolari in rapporto ai diversi tipi di prestazioni atletiche 6. Descrivere la capacità del muscolo di produrre forza in funzione delle diverse modalità di contrazione muscolare 7. Spiegare la propriocezione muscolare ed il senso cinestesico, con riferimento al ruolo dei fusi neuromuscolari e degli organi tendinei di Golgi 8. Elencare le modificazioni indotte a carico del muscolo dall’allenamento, compresi gli effetti specifici dell’allenamento correlati agli esercizi di resistenza e con sovraccarichi sull’ipertrofia muscolare e la transizione delle fibre muscolari da un sottotipo a un altro 9. Spiegare gli effetti dell’allenamento simultaneo della forza e della resistenza a elevata intensità sugli adattamenti specifici a ciascun tipo di allenamento DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE actina,iperplasia,miofibrilla, miosina,muscoloscheletrico, filamenti,sarcoplasma, sarcomero,troponina, tropomiosina
  • 8. 118 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei L a capacità del muscolo sche- letrico di adattarsi alle diverse forme di allenamento possibili è impressionante. Dalla capacità di sollevare oltre 453,5 kg nello squat-lift a quella di correre una maratona in meno di 2 ore e 4 minuti, la specie uma- na dimostra di poter realizzare un’enorme gamma di performance fisiche (Fig. 4-1). Ci si potrebbe chiedere come sia possibile una tale variabilità funzionale in un’unica specie. Come vedremo continuando a leg- gere questo libro, esistono molte funzioni fisiologiche che concorrono alla prestazio- ne fisica. Uno degli elementi contribuenti è l’apparato muscolo scheletrico, di cui si parla appunto in questo capitolo. La strut- tura e la funzione del muscolo scheletri- co, che è il muscolo le cui estremità sono entrambe attaccate a un osso, influisce profondamente sulla capacità di esegui- re un’attività fisica. Inoltre, a causa della stretta relazione funzionale tra i muscoli scheletrici e i nervi (trattati nel prossimo capitolo), questi due elementi insieme sono conosciuti come apparato neuro- muscolare, che influenza massicciamen- te e profondamente la capacità atletica. Pertanto, possono essere progettati diversi programmi di allenamento per favorire gli adattamenti neuromuscolari che mi- gliorano la forza o la resistenza. Può essere interessante vedere come si sia tentato di predire i limiti della prestazione umana con calcoli matematici; ma senza dubbio la capacità della prestazione umana sarà sempre influenzata da una combinazione di caratteri genetici del soggetto, attrezza- tura sportiva, motivazione e programmi di allenamento.39 Per aiutare a capire questi concetti, il pre- sente capitolo descrive la struttura del mu- scolo scheletrico, la cosiddetta teoria dei filamenti scorrevoli, l’attività muscolare e i tipi di contrazione muscolare. Si par- lerà anche dei tipi di fibre muscolari, della capacità di produrre la forza e della pro- priocezione applicata alla percezione cine- stetica. Infine, saranno presentati i classici adattamenti del muscolo all’allenamento di resistenza e a quello con sovraccarichi. STRUTTURA FONDAMENTALE DEL MUSCOLO SCHELETRICO Si deve notare che, nonostante la notevole diversità della capacità di prestazione che gli esseri umani possiedono, l’apparato neuromuscolare di ciascuna persona è si- mile a quello di tutte le altre, per quanto riguarda la struttura e la funzione. Ogni programma di allenamento influenzerà in qualche modo ognuna delle componenti della funzione muscolare (si veda il Riqua- dro 4-1). Saranno ora esaminate le strut- ture fondamentali del muscolo scheletrico e sarà spiegato come i muscoli producono la forza e il movimento. Al fine di comprendere la struttura del muscolo scheletrico, cominciamo con il muscolo intatto e continuiamo poi con la sua suddivisione in componenti sempre più piccole.
  • 9. 5 QUINTO IL SISTEMANERVOSO 1. Spiegare l’omeostasi e i sistemi di feedback 2. Descrivere l’organizzazione del sistema nervoso 3. Descrivere schematicamente la struttura di un neurone 4. Differenziare le funzioni del sistema nervoso centrale, da quelle del sistema nervoso periferico, del sistema nervoso autonomo, del sistema nervoso simpatico, del sistema nervoso parasimpatico e del sistema nervoso somatosensoriale 5. Definire un’unità motoria 6. Spiegare la conduzione degli impulsi nervosi 7. Applicare il principio della dimensione per il reclutamento delle fibre muscolari8. Descrivere il sistema nervoso in azione 9. Considerare le applicazioni pratiche del sistema nervoso 10. Spiegare gli adattamenti neurali all’attività fisica DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE acetilcolina,assone, cervelletto,dendrite,ipotalamo, motoneurone,omeostasi, sinapsi,tetano
  • 10. 176 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei I l sistema nervoso è alla base di qua- si tutta la comunicazione corporea. Lavora in intima sinergia con altri sistemi fisiologici, come si evince dai termini comunemente usati di “neuromuscolare”, “neuroendocrino”, o “neurovascolare”. Le funzioni fondamen- tali del sistema nervoso consistono nel ricevere le informazioni, elaborarle, inte- grarle e rispondere ad esse. Più specifica- tamente, il sistema nervoso riceve infor- mazioni dall’ambiente interno ed esterno e deve poi elaborarle e integrarle con un grado elevato di specificità. I risultati effet- tivi sono quindi raggiunti tramite risposte nervose acute e adattative [un po’ come dire: immediate e croniche, oppure a bre- ve e lungo termine, NdC]. Oltre ai pro- cessi fisiologici normali, il sistema nervoso svolge un ruolo essenziale nel comunicare e coordinare rapidamente le funzioni fi- siologiche prima, durante e dopo l’attività fisica. Sorprendentemente, vi sono sem- pre più evidenze che suggeriscono che il sistema nervoso è molto adattabile e che questi adattamenti sono non solo speci- fici, ma anche fondamentalmente legati agli adattamenti indotti dall’attività fisica. Pertanto, questo capitolo fornisce un’in- troduzione alle funzioni e alle strutture fondamentali del sistema nervoso, descri- ve la sua organizzazione, quella dell’unità motoria e il principio della dimensione e presenta le applicazioni pratiche di questi concetti in termini di esercizio fisico. FUNZIONI DEL SISTEMA NERVOSO Il sistema nervoso, compreso l’encefalo, rende possibile la maggior parte delle ca- ratteristiche che distinguono i vertebrati superiori dagli animali più primitivi. Il si- stema nervoso è responsabile della consa- pevolezza cosciente, della memoria, della sensazione, del pensiero, della percezione, dei riflessi subcoscienti e dei movimenti corporei. Il sistema nervoso, insomma, funge da principale rete di comunicazio- ne del corpo, individuando gli elementi di disturbo e squilibrio tra l’ambiente inter- no e quello esterno e suscitando cambia- menti acuti e a lungo termine per mediare risposte più efficaci. È il sistema nervoso, infine, il principale responsabile del man- tenimento dell’omeostasi corporea e, di conseguenza, della vita stessa. MANTENIMENTO DELL’OMEOSTASI Il sistema nervoso è implicato intimamen- te nella omeostasi fisiologica, una paro- la coniata nel 1932 dal famoso fisiologo Walter B. Cannon della Harvard Univer- sity. L’esercizio fisico costituisce una for- midabile sfida ai meccanismi omeostatici del corpo, poiché lo sforzo determina nu- merosissime perturbazioni fisiologiche, tra cui aumento della temperatura corporea, cambiamenti dell’equilibrio acido-base, ipoidratazione, cambiamenti della pres- sione arteriosa e alterazioni della glicemia. La corretta funzionalità del sistema ner- voso è essenziale perché il corpo individui e risponda a queste alterazioni correlate all’attività fisica. Vari tipi di sistemi a retroazione (feedback) sono utilizzati per la comunicazione di- retta e indiretta tra il sistema nervoso e ogni sistema organico del corpo. I siste- mi di feedback più comuni sono chiamati
  • 11. 6 SESTO APPARATOCARDIOVASCOLARE 1. Delineare la struttura di base e le funzioni dell’intero apparato cardiovascolare 2. Descrivere un ciclo cardiaco e spiegare come esso viene controllato 3. Spiegare e interpretare un elettrocardiogramma 4. Identificare i fattori che contribuiscono alla gettata cardiaca 5. Spiegare la regolazione della pressione arteriosa 6. Descrivere la composizione del sangue 7. Distinguere tra gli adattamenti all’allenamento cardiovascolare dovuti all’allenamento di resistenza e quelli dovuti all’allenamento di forza 8. Descrivere l’apporto di ossigeno ai tessuti 9. Descrivere la ridistribuzione del flusso sanguigno durante l’esercizio fisico10. Descrivere i meccanismi dell’aumento del ritorno venoso e dell’apporto di ossigeno durante l’attività fisica 11. Spiegare come l’apporto di ossigeno al muscolo venga incrementato durante l’attività fisica. DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE arterie,bradicardia,capillari, diastole,elettrocardiogramma, ematocrito,emoglobina, gettatacardiaca,miocardio, sistole,vasodilatazione
  • 12. 230 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei A prescindere che si trovi in stato di riposo o duran- te un esercizio massimale, l’apparato cardiovascolare è responsabile dell’apporto delle sostanze necessarie, quali l’ossigeno, gli ormoni e i nutrienti, a ogni cellula del corpo e della rimozione dei prodotti me- tabolici, come l’anidride carbonica, dalle cellule. Inoltre, l’apparato cardiovascolare collabora alla regolazione della tempera- tura (Capitolo 11) e all’azione tampone dell’acidità (Capitolo 2) e, trasportando globuli bianchi e piastrine, svolge an- che un ruolo nella risposta immunitaria [e nella coagulazione del sangue, NdC]. L’apparato respiratorio (si veda il Capi- tolo 7), che è responsabile dello scambio di ossigeno e anidride carbonica con l’at- mosfera, e l’apparato cardiovascolare, che è responsabile del trasporto di queste so- stanze attraverso il corpo, insieme forma- no il sistema cardiorespiratorio. L’apparato cardiovascolare è composto da una pompa – il cuore – e da due si- stemi principali di vasi che trasportano il sangue a ciascuna cellula del corpo e ai polmoni. La struttura e l’organizzazione dell’apparato cardiovascolare, insieme alla sua capacità di adattarsi allo stress acuto e cronico dell’attività fisica, consentono rilevanti incrementi della sua prestazione. Ad esempio, durante l’attività fisica massi- male, la richiesta di ossigeno da parte del tessuto muscolare attivo aumenta di 25 volte circa rispetto all’ossigeno necessario a riposo. Capire la struttura, l’organizza- zione, la funzione e l’adattamento dell’ap- parato cardiovascolare all’attività fisica consente di comprendere come sia pos- sibile aumentare l’apporto di ossigeno al tessuto in attività, così che un maratoneta di livello internazionale possa completare poco più di 26 miglia [la corsa di marato- na misura 42,195 km, NdC] in un tem- po superiore di poco alle 2 ore. Tuttavia, l’apparato cardiovascolare subisce anche un adattamento ad altri tipi di allenamen- to, che sono importanti per l’esecuzione di attività anaerobiche, quali le corse tipo sprint. Pertanto, lo scopo di questo capi- tolo è di esplorare non solo la fisiologia di base dell’apparato cardiovascolare, ma anche i suoi adattamenti all’attività fisica. STRUTTURA, FUNZIONE E ORGANIZZAZIONE DELL’APPARATO CARDIOVASCOLARE L’apparato cardiovascolare è composto dal cuore, dal sangue e dal sistema circolato- rio, che è diviso nei rami periferici e pol- monari (Fig. 6-1). CIRCOLAZIONI POLMONARE E PERIFERICA La circolazione polmonare trasporta il sangue dal cuore ai polmoni e nuovamen- te al cuore. La circolazione periferica trasporta il sangue proveniente dal cuore a tutti i distretti del corpo e di nuovo al cuore. L’azione di pompaggio del cuore, o contrazione cardiaca, crea una pressio- ne, che spinge il sangue nella circolazione polmonare o in quella periferica. Grandi vasi, denominati arterie, trasportano il sangue dal cuore verso i polmoni o la peri- feria. Le arterie si ramificano ampiamente, formando arterie di calibro più piccolo, o arteriole. Le arteriole di calibro più pic- colo si ramificano e formano numerosi ca- pillari, i vasi sanguigni più piccoli e i più numerosi. Ramificandosi in un numero più grande di vasi nel passaggio da arterie ad arteriole e poi da arteriole a capillari, si viene a creare una quantità maggiore di se- zione trasversa totale dei vasi per un dato volume di sangue.
  • 13. 7 SETTIMO APPARATORESPIRATORIO 1. Spiegare la struttura e la funzione delle componenti dell’apparato respiratorio 2. Spiegare la meccanica della ventilazione 3. Descrivere la diffusione dei gas a livello dei polmoni e dei tessuti 4. Descrivere i meccanismi di trasporto dei gas 5. Spiegare la curva di dissociazione dell’emoglobina e i fattori che ne determinano lo spostamento 6. Descrivere il controllo della ventilazione a riposo e sotto sforzo 7. Identificare e descrivere i recettori che controllano la ventilazione 8. Descrivere le richieste metaboliche della ventilazione 9. Descrivere gli adattamenti ventilatori all’allenamento fisico DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE diaframma,emoglobina, mioglobina,pleura, sogliaventilatoria, respirazione,ventilazione
  • 14. 280 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei P er trasportare ai tessuti corporei l’ossigeno che deve essere utiliz- zato nel metabolismo aerobico e per rimuovere l’anidride carbo- nica (che è un prodotto del me- tabolismo aerobico) dai tessuti e, infine, dall’organismo, sono necessari entrambi i sistemi, quello respiratorio e quello circo- latorio. Il fine ultimo della respirazione è quello di prelevare ossigeno dall’atmosfe- ra ed eliminare dall’organismo l’anidride carbonica prodotta. I sistemi respiratorio e circolatorio operano insieme per adem- piere a queste funzioni, che implicano di- versi processi separati: • la ventilazione polmonare, ovvero l’aria che entra ed esce dai polmoni, normalmente definita come atto respi- ratorio; • il passaggio dell’ossigeno presente nell’aria che si trova nei polmoni al sangue e il passaggio dell’anidride car- bonica dal sangue all’aria all’interno dei polmoni, o diffusione polmonare; • il trasporto di ossigeno e anidride car- bonica ad opera del sangue; • lo scambio di ossigeno e anidride car- bonica tra il sangue e i tessuti corporei, ovvero scambio gassoso a livello ca- pillare. La respirazione si può in realtà suddivi- dere in due momenti principali. La ven- tilazione polmonare e la diffusione pol- monare sono denominate respirazione polmonare, poiché questi due processi hanno luogo nei polmoni. La respira- zione cellulare fa invece riferimento all’utilizzo dell’ossigeno nel metabolismo aerobico e alla produzione di anidride carbonica. Nel presente capitolo, quan- do si parla di respirazione, si intenderà quella polmonare. La respirazione, o me- tabolismo cellulare, è un argomento che è stato già descritto nel Capitolo 3. Per comprendere come funziona l’organismo umano non solo a riposo, ma anche sotto sforzo, è necessario conoscere la respira- zione polmonare, il trasporto di ossigeno e di anidride carbonica e lo scambio gas- soso a livello capillare. In questo capitolo, verranno descritte la struttura e la fun- zione dell’apparato respiratorio a riposo e sotto sforzo. STRUTTURA E FUNZIONE DELL’APPARATO RESPIRATORIO I polmoni svolgono la funzione di scam- bio dei gas tra l’aria e il sangue. A tal fine, è necessaria la presenza di strutture attra- verso cui l’aria possa passare da e verso i polmoni e deve esserci una sede in cui possa avere luogo lo scambio dei gas a li- vello capillare. Partendo dal naso, l’aria inizialmente passa attraverso le narici ed entra nella cavità nasale (Figura 7-1). Poi attraversa la faringe, la laringe e la trachea, che si divide in due bronchi (ognuno dei quali si dirige verso un polmone), che a loro volta presentano numerose ramifica- zioni che formano i bronchioli e, infine, i bronchioli terminali. Fino a questo punto, non ha avuto luogo alcuno scambio gas- soso. I bronchioli terminali conducono l’aria nei bronchioli respiratori, che a loro volta portano l’aria negli alveoli (struttu- re sacciformi circondate da capillari, nelle quali avviene lo scambio gassoso). Una parte dello scambio di gas avviene anche a livello dei bronchioli respiratori. Pertanto, si può ben dire che alcune strutture all’in- terno dell’apparato respiratorio fungono principalmente da condotti per il passag- gio dell’aria, mentre altre costituiscono le aree dove avviene lo scambio dei gas.
  • 15. 8 OTTAVO SISTEMAENDOCRINO 1. Definire e descrivere la funzione di un ormone 2. Illustrare l’organizzazione del sistema endocrino 3. Descrivere la sintesi, la struttura, il rilascio, il trasporto e la degradazione ormonale4. Descrivere l’utilizzo e gli effetti collaterali delle sostanze anabolizzanti assunte dagli atleti 5. Illustrare le differenze tra i diversi circuiti di retroazione o retroregolazione (feedback loops) degli ormoni 6. Descrivere l’azione endocrina, autocrina e paracrina e la loro importanza nelle risposte ormonali all’attività fisica 7. Illustrare i ritmi circadiani e i cambiamenti stagionali degli ormoni e la relazione esistente con l’allenamento e la prestazione 8. Descrivere e distinguere le interazioni dei peptidi e degli steroidi con i recettori9. Descrivere le interazioni dell’ipotalamo con l’ipofisi 10. Parlare delle diverse forme dell’ormone della crescita e delle loro risposte all’attività fisica 11. Descrivere il ruolo, la regolazione, le risposte, le interazioni e gli adattamenti, correlati all’attività fisica, degli ormoni presentati in questo capitolo12. Illustrare l’impatto che la competizione sportiva ha sulla risposta endocrina DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE androgeno,autocrino, catabolico,emivita, fattoredicrescita, ghiandola,ormone, plasma,recettore
  • 16. 328 PARTE 2 - Fisiologia dell’esercizio fisico e sistemi corporei I sistemi endocrino e nervoso sono i due principali sistemi di comunica- zione del nostro corpo, che inviano segnali o messaggi al fine di stimo- lare risposte e adattamenti a livello fisiologico. Il sistema endocrino invia un segnale sotto forma di un ormone, una sostanza chimica rilasciata nel flusso ema- tico da una ghiandola. Una ghiandola è composta da un gruppo di cellule organiz- zate [e specializzate, NdC] che funge da [vero e proprio, NdC] organo che secerne sostanze chimiche. Ciascuno degli ormo- ni secreti da una ghiandola è designato, in maniera specifica, per i recettori che si tro- vano su una determinata tipologia cellula- re, o su un gruppo di tipologie cellulari. Pertanto, l’espressione recettore bersaglio fa riferimento a una serie specifica di desti- nazioni cellulari per l’ormone che viene inviato dalla ghiandola come segnale. Un ormone può stimolare molte cellule diver- se, purché queste presentino il recettore appropriato. Il sistema endocrino rego- la una vasta gamma di attività nel corpo umano, dalla funzione cellulare al meta- bolismo, dai processi sessuali e riprodutti- vi alla crescita dei tessuti, dalla regolazione dei fluidi alla sintesi e alla degradazione delle proteine, fino all’umore. La figura 8-1 mostra alcune delle princi- pali ghiandole endocrine, assieme ad altri organi che secernono ormoni e che pos- sono, pertanto, essere considerati anch’essi ghiandole endocrine. IMPORTANZA DEL SISTEMA ENDOCRINO NELLA FISIOLOGIA DELL’ATTIVITÀ FISICA Perché, per un professionista dell’attività fisica, è così importante comprendere il funzionamento del sistema endocrino? È sufficiente soffermarsi anche solo un mo- mento su alcuni dei numerosi ambiti che coinvolgono il sistema endocrino e che sono regolati dagli ormoni: • l’abuso di sostanze anabolizzanti nello sport • l’insulinoresistenza • la sindrome metabolica • la menopausa • l’andropausa • il diabete • l’ipertrofia muscolare. I professionisti dell’esercizio fisico si im- batteranno quotidianamente in questo genere di argomenti. Comprendere gli aspetti fondamentali del sistema endo- crino, comprenderne il funzionamento e conoscere quali sono gli ormoni coinvolti nei differenti processi sarà pertanto utile per acquisire la necessaria visione d’in- sieme su come funziona il corpo umano. Le risposte acute all’attività fisica aiutano il corpo a funzionare durante l’esercizio e regolano il metabolismo. Anche il recupe- ro dallo stress provocato dall’attività fisica, così come la conseguente riparazione dei tessuti e il loro rimodellamento, è connes- so alla risposta ormonale. In ultima anali- si, gli ormoni e i loro recettori mediano gli adattamenti all’attività fisica.
  • 17. 9 NONO SUPPORTONUTRIZIONALE PER L’ATTIVITÀ FISICA 1. Definire e distinguere i tre macronutrienti 2. Spiegare il ruolo svolto dai macronutrienti nelle funzioni corporee e nel metabolismo dei substrati 3. Identificare e confrontare le raccomandazioni sui nutrienti per gli atleti emesse dall’American Dietetic Association 4. Spiegare l’indice glicemico dei cibi 5. Descrivere il processo e l’obiettivo del carico di carboidrati 6. Descrivere lo scopo delle “bevande sportive” 7. Descrivere la composizione e le conseguenze metaboliche delle diete ipoglucidiche 8. Descrivere le strategie della supplementazione di proteine e carboidrati sia per gli atleti di resistenza che per quelli della forza 9. Differenziare i tipi di trigliceridi e specificare i loro ruoli nel rischio di malattia10. Descrivere il ruolo delle diete iperlipidiche nella prestazione sportiva 11. Capire e spiegare il ruolo delle vitamine e dei minerali nel metabolismo dei substrati 12. Spiegare le conseguenze di un deficit di minerali o di vitamine 13. Descrivere la composizione e lo scopo dei pasti consumati prima e dopo una competizione DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: TERMINICHIAVE acidograsso,bilancioazotato, corpochetonico,maltodestrine, osmolalità,osteoporosi, transferrina,vitamine
  • 18. 392 PARTE 3 - Alimentazione e ambiente D a alcuni mesi, molte donne si stanno allenando per la corsa di 5 chilometri con- tro i tumori al seno “Race for the cure” della Susan G. Komen. Tutte queste donne seguono le linee guida tipiche dell’American Colle- ge of Sports Medicine per la prescrizione degli esercizi e sono fortemente motivate a correre il più velocemente possibile e a tentare anche di stabilire un record per- sonale in occasione di questa corsa. Nel tentativo di ottimizzare ogni aspetto della preparazione, una delle donne ha detto che dovrebbero utilizzare un carico di car- boidrati, per aumentare veramente le pos- sibilità di correre la loro migliore corsa. Un’altra del gruppo, dopo avere consulta- to il dipartimento di fisiologia dello sport dell’università locale, non è sicura che sia una buona idea. Ha detto al gruppo di avere saputo che, data la breve distanza, i carboidrati aggiuntivi immagazzinati, sotto forma di glicogeno, non sarebbero veramente necessari nemmeno nel caso in cui tentassero di stabilire il proprio record personale. Inoltre, con ogni grammo di glicogeno vengono immagazzinati fino a 5 grammi di acqua, creando un aumento ponderale acuto che non può essere uti- le. Pertanto, ha raccomandato al gruppo di concentrarsi su quello che stanno fa- cendo insieme con un valido programma nutrizionale. Nel fare questo, sarebbero state sicure di ottenere calorie sufficienti a soddisfare le richieste del programma di condizionamento fisico in pista e nella sala pesi e di non usare alcun tipo di ap- proccio al sovraccarico di carboidrati per questa corsa. Terminato l’evento, in un’area destinata al recupero post competizione, dopo che cia- scuna aveva stabilito il proprio record per- sonale sui 5 chilometri, l’hanno ringraziata per avere impiegato del tempo a raccogliere informazioni su ciò che molte ritenevano fosse necessario ogni volta che si corre. Se si apprendono i fondamenti della nu- trizione e le modalità con cui un atleta o un appassionato del fitness può trarre beneficio dalla conoscenza di come i car- boidrati, i lipidi, le proteine, le vitamine e i minerali sono usati prima, durante e dopo diverse sessioni di allenamento o competizioni, sarà possibile applicare un approccio più scientifico per determinare le richieste alimentari e l’uso ottimale dei nutrienti. In questo capitolo, saranno esplorate le strategie alimentari sul consumo di car- boidrati, lipidi, proteine, vitamine e mi- nerali per potenziare la prestazione fisica. MACRONUTRIENTI I carboidrati, le proteine e i lipidi sono necessari al corpo umano in quantità rela- tivamente grandi e, di conseguenza, sono denominati macronutrienti. Tutti e tre sono sostanze di origine organica, ovvero sono sostanze derivate dal carbonio. Tutti e tre i macronutrienti contengono mole- cole di carbonio, idrogeno e ossigeno; le proteine contengono anche molecole di azoto. Tutti possono essere usati nel meta- bolismo per produrre energia utilizzabile sotto forma di adenosina trifosfato (ATP; si vedano i Capitoli 2 e 3).
  • 19. DECIMO PROBLEMATICHE IDROELETTROLITICHE NELL’ATTIVITÀ FISICA 1. Identificare le funzioni anatomiche e fisiologiche dei liquidi e degli elettroliti presenti nell’organismo 2. Spiegare gli effetti di concentrazioni carenti ed eccessive dei liquidi e degli elettroliti nel corpo e come prevenire tali stati 3. Descrivere pratiche ottimali di consumo dei liquidi e degli elettroliti per migliorare la prestazione fisica 4. Spiegare che cosa sono gli elettroliti, la loro funzione e offrire esempi di processi fisiologici in cui agiscono gli elettroliti 5. Spiegare come l’attività fisica può influire sulla funzione e il bilancio idroelettrolitico 6. Spiegare come si verifica la disidratazione, i sistemi fisiologici influenzati dalla disidratazione e i fattori che influiscono sul tasso e l’estensione a cui essa si verifica 7. Identificare strategie ottimali per valutare gli equilibri idroelettrolitici 8. Descrivere l’iponatriemia, come si verifica e gli effetti collaterali che possono avere luogo 9. Creare un programma di idratazione, spiegare perché tale tipo di programmi è importante e identificare le componenti necessarie di un programma di idratazione completo. DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: 0 TERMINICHIAVE acquametabolica,aldosterone, catione,elettrolita,ipertonico, ipotonico,isotonico, osmolalità,sete
  • 20. 454 PARTE 3 - Alimentazione e ambiente A lla maratona di Boston del 1982, Alberto Salazar vinse su Dick Beardsley in uno sprint mozzafiato. Quasi su- bito dopo avere attraversato il traguardo, Salazar collassò e fu traspor- tato in un centro medico dove gli furono iniettati 6 litri d’acqua per via endovenosa per reintegrare l’acqua persa con l’abbon- dante sudorazione avvenuta nel percorso dei 42 chilometri. Per mantenere il ritmo che riteneva necessario per vincere, Salazar aveva evitato di bere liquidi durante le ul- time 8 miglia della corsa. Questa manca- ta assunzione di liquidi, associata al tasso di sudorazione estremamente elevato, lo aveva lasciato pericolosamente disidratato alla fine di quello che divenne noto come “Duel in the sun” (Duello sotto il sole). In effetti, la sudorazione anormalmente elevata di Salazar (circa 3 l·h−1 ) gli aveva causato già in passato una disidratazione altrettanto grave, durante altre corse su di- stanza tanto che egli fu sul punto di mo- rire (in un caso ricevette anche l’estrema unzione da un sacerdote) in più di un’oc- casione. Questi incidenti sottolineano i gravi problemi di salute che possono es- sere causati dalla disidratazione durante la prestazione sportiva. L’acqua e gli elettroliti sono essenziali per il mantenimento della vita. L’acqua costi- tuisce circa il 60% della massa corporea di un adulto ed è perciò considerata la sostanza più abbondante dell’organismo umano. Gli elettroliti, come il sodio e il cloro, sono necessari per molte funzioni corporee e sono responsabili della forza necessaria per mantenere l’acqua all’inter- no dei compartimenti cellulare ed extra- cellulare e per spostarla da un lato all’altro di una membrana cellulare tra i compar- timenti intracellulare ed extracellulare del corpo. La disidratazione, o perdita di acqua corporea, può ridurre la prestazione fisica sia aerobica che anaerobica. Parimenti, la riduzione del contenuto di elettroliti può compromettere la prestazione fisica. Per- tanto, il mantenimento dell’idratazione e degli elettroliti nell’organismo è necessa- rio non solo per la normale funzione cor- porea, ma anche per una prestazione fisica ottimale. In questo capitolo, saranno ap- profonditi gli aspetti del mantenimento dell’idratazione e degli elettroliti.
  • 21. UNDICESIMO SFIDE AMBIENTALI E PRESTAZIONE SPORTIVA 1. Spiegare gli aspetti fondamentali dello stress d’alta quota e identificare difficoltà, risposte e fattori di affaticamento determinati dalle altitudini elevate2. Descrivere la natura del mal di montagna e le strategie che includono l’allenamento in altitudine ai fini della prestazione 3. Spiegare i fondamenti e gli obiettivi fisiologici della termoregolazione 4. Identificare i meccanismi di termodispersione 5. Descrivere le varie forme delle patologie correlate al calore, identificando i meccanismi per cui si verificano, gli effetti sull’organismo e i fattori/meccanismi che ne influenzano e ne alterano la manifestazione 6. Spiegare i concetti relativi alla termoregolazione durante la prestazione sportiva ad elevate temperature, sia nell’attività di resistenza che in quella anaerobica 7. Identificare e descrivere i principali fattori di prevenzione delle patologie correlate al calore e i cali della capacità di prestazione dovuti alla termoregolazione 8. Descrivere il fondamento fisiologico dello stress da freddo e il modo in cui questo fattore interferisce con la capacità di prestazione 9. Identificare i mezzi di adattamento agli ambienti freddi e le strategie di sopravvivenza in situazioni di pericolo DOPO AVER LETTO QUESTO CAPITOLO SARETE IN GRADO DI: 1 TERMINICHIAVE acclimatazione,broncocostrizione, colpodicalore,crampi, esaurimento,gradientetermico, ipertermia,ipossia, pressioneatmosferica
  • 22. 488 PARTE 3 - Alimentazione e ambiente L e condizioni ambientali costi- tuiscono uno dei fattori che maggiormente influiscono sul- la fisiologia dell’organismo e condizioni ambientali estreme rappresentano una vera e propria minac- cia alla sopravvivenza. Gli elementi ambientali hanno infatti un ruolo primario per ciò che concerne le ri- sposte del corpo e gli adattamenti all’eser- cizio fisico. Nell’atletica leggera, possono avere un impatto davvero notevole, sep- pur in modi differenti, sulle prestazioni. Ad esempio, alla quota di 2.200 metri, il tempo impiegato per portare a termine una corsa di 10 chilometri può aumentare di 2 minuti; eppure, alla stessa altitudine, i tempi delle prestazioni per una corsa di 400 metri subiscono variazioni negative minime, o ne traggono addirittura un leg- gero vantaggio. Di fatto, i record mondiali sui 400 metri sono stati stabiliti in occasione di compe- tizioni in altura. Un allenamento e una progressione corretti, nelle varie condizio- ni ambientali, saranno utili a controbilan- ciare alcuni degli stress fisiologici e delle carenze nella prestazione. Conoscere le difficoltà che ci si trova ad affrontare nelle varie condizioni ambientali è fondamen- tale per capire come preparare il fisico a questo tipo di richieste fisiologiche nella maniera appropriata. L’AMBIENTE Al fine di comprendere l’impatto fisiolo- gico che l’ambiente ha sul corpo e sulle sue prestazioni, è necessario avere una co- noscenza di base del sistema ambientale, noto anche come atmosfera. Da una pro- spettiva “terrestre”, il tradizionale punto di partenza o base fondamentale per la nostra esistenza sul pianeta sono le con- dizioni atmosferiche al livello del mare. Le variabili climatiche rilevanti al fine di definire le condizioni atmosferiche sono: la pressione atmosferica (o barometri- ca), la temperatura dell’aria e la satu- razione dell’aria (o umidità relativa). Tutte queste variabili descrivono la con- dizione ambientale generale e dipendono dal punto esatto del pianeta (ovvero lati- tudine e longitudine) e dall’altitudine a cui si trova il soggetto, in combinazione con le condizioni meteorologiche presen- ti. La condizione atmosferica standard è stabilita come la condizione ambientale in cui si ha una pressione barometrica (nor- mobarica) al livello del mare di 760 mil- limetri di mercurio (mmHg) (o 1.013,2 millibar [mb]; kg 1,033 per cm2 [kg/cm2 ]; 76 cmHg) e una temperatura dell’aria di 15°C. Tali condizioni ambientali standard possono essere inoltre quantificate tramite le normali componenti dell’aria, come de- lineato nella tabella 11-1. L’atmosfera della Terra può essere descrit- ta inoltre mediante suddivisioni (ovvero le zone fisiche e fisiologiche). Come rappre- sentato nella Figura 11-1, le zone fisiche
  • 23. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri,videoerivisteperlosportlibri,videoerivisteperlosport