Prevenzione e segnalazione della crisi d'impresa: principio di revisione 570 ...Network Advisory
Le slides evidenziano i sintomi e le cause della crisi d'impresa. Tale documento è utile per i membri del collegio sindacale e altresì consulenti e imprenditori che vogliano cogliere il nascere o l'evoluzione dell'eventuale crisi d'impresa prima che si arrivi alla fase di dissesto. Slides presentate al convegno di Brescia l'11 aprile 2014 promosso dall'ODCEC di Brescia.
Fattori critici di successo delle PMI italiane e rafforzamento del capitale p...Network Advisory
Elite ed il mercato AIM Italia come opportunità per le PMI italiane
Evento organizzato in collaborazione con Borsa Italiana
Sede di Proel S.p.A., Sant’Omero (TE)
Giovedì 14 Novembre 2013 – ore 18.00
Quotazione AIM e Minibond: quali concrete opportunità per le PMINetwork Advisory
La quotazione al mercato AIM e l'emissione di Minibond rappresentano importanti opportunità per le PMI che vogliono recuperare competitività e crescere.
Questi strumenti permettono di rafforzare il patrimonio aziendale e differenziare le fonti di finanziamento abbassando il livello di dipendenza dal credito bancario.
Mercati Obbligazionari a cura di Raiffeisen Capital ManagementValentina Sagona
Outlook Mercati Obblicazionari
a cura di Andreas Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management).
Mercati obbligazionari ad una svolta ? Quali offrono al momento profili di rischio/rendimento accettabili?
Situazione sui mercati obbligazionari con Andrea Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management)
- Le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni societarie nonché selezionati titoli di Stato della “periferia” hanno ancora profili di rischio/rendimento accettabili
- I premi di rischio delle obbligazioni societarie continuano a essere vicini ai loro minimi degli ultimi 10 anni
- Al momento non si prevede alcuna accelerazione dell’inasprimento della politica monetaria
- Intanto, posizionamento della duration piuttosto difensivo e generazione di reddito principalmente tramite prodotti “carry” e strategie attive
Prevenzione e segnalazione della crisi d'impresa: principio di revisione 570 ...Network Advisory
Le slides evidenziano i sintomi e le cause della crisi d'impresa. Tale documento è utile per i membri del collegio sindacale e altresì consulenti e imprenditori che vogliano cogliere il nascere o l'evoluzione dell'eventuale crisi d'impresa prima che si arrivi alla fase di dissesto. Slides presentate al convegno di Brescia l'11 aprile 2014 promosso dall'ODCEC di Brescia.
Fattori critici di successo delle PMI italiane e rafforzamento del capitale p...Network Advisory
Elite ed il mercato AIM Italia come opportunità per le PMI italiane
Evento organizzato in collaborazione con Borsa Italiana
Sede di Proel S.p.A., Sant’Omero (TE)
Giovedì 14 Novembre 2013 – ore 18.00
Quotazione AIM e Minibond: quali concrete opportunità per le PMINetwork Advisory
La quotazione al mercato AIM e l'emissione di Minibond rappresentano importanti opportunità per le PMI che vogliono recuperare competitività e crescere.
Questi strumenti permettono di rafforzare il patrimonio aziendale e differenziare le fonti di finanziamento abbassando il livello di dipendenza dal credito bancario.
Mercati Obbligazionari a cura di Raiffeisen Capital ManagementValentina Sagona
Outlook Mercati Obblicazionari
a cura di Andreas Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management).
Mercati obbligazionari ad una svolta ? Quali offrono al momento profili di rischio/rendimento accettabili?
Situazione sui mercati obbligazionari con Andrea Riegler (CIO Fixed Income di Raiffeisen Capital Management)
- Le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni societarie nonché selezionati titoli di Stato della “periferia” hanno ancora profili di rischio/rendimento accettabili
- I premi di rischio delle obbligazioni societarie continuano a essere vicini ai loro minimi degli ultimi 10 anni
- Al momento non si prevede alcuna accelerazione dell’inasprimento della politica monetaria
- Intanto, posizionamento della duration piuttosto difensivo e generazione di reddito principalmente tramite prodotti “carry” e strategie attive
Prosegue piano rilancio Prelios - Massimo Caputi Preliosmichelaplatini
A dicembre era stato sottoscritto un accordo quadro fra Prelios e Feidos 11, societa' costituita dalla Feidos di Massimo Caputi, che ne detiene una partecipazione di maggioranza.
Negli ultimi giorni, alcune delle banche creditrici come Mps, Carige e Bpm hanno deliberato la loro adesione al progetto.
Prosegue pertanto il piano di rilancio della Prelios di Massimo Caputi.
Bonds of companies with a high sustainability rating has best performances than bonds of companies with a low ESG rating. Francesco Castelli's interviene on Plus.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Mi ha rattristato leggere che Newsweek – magazine americano che ha accompagnato i miei viaggi di pendolare per anni – porrà fine alla sua edizione cartacea il 31 dicembre di quest'anno. Purtroppo, la chiusura del giornale riflette la realtà che viviamo oggi di molti media tradizionali che cercano di sopravvivere in un futuro sempre più incerto. In questi anni che ho lavorato in uno degli editori più grandi al mondo ho imparato una cosa che nulla può essere salvato dalla digitalizzazione e nessun brand è sacro: anche il Financial Times o Newsweek.
I media che un tempo erano visti come potenti hanno dovuto reinventarsi al fine di adattarsi al contesto attuale. Newsweek purtroppo non ha trovato un pubblico di nicchia e come lo stesso Life chiude i battenti sperando di ritrovare linfa su tablet e online.
Ironia della sorte, i brand commerciali hanno colto l’occasione e lanciato i loro contenuti per la creazione e comunicazione del loro messaggio. In ambito legale abbiamo visto come comunicare può determinare una esposizione delle proprie capacità laddove non si pensava fino a pochi anni fa.
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
Carige e banche italiane (Associazione Guido Carli)Luca Bellardini
«Carige, la punta dell'iceberg? Che cosa succede nel sistema bancario italiano».
Articolo per la sezione «Approfondimenti» del sito dell'Associazione Guido Carli, 22 febbraio 2019.
Link originale: https://associazionecarli.eu/prova-pagina-contenuti/2018/12/18/articolo-2-1-4s3j8-7glbp-45fmw-fszzl
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Prosegue piano rilancio Prelios - Massimo Caputi Preliosmichelaplatini
A dicembre era stato sottoscritto un accordo quadro fra Prelios e Feidos 11, societa' costituita dalla Feidos di Massimo Caputi, che ne detiene una partecipazione di maggioranza.
Negli ultimi giorni, alcune delle banche creditrici come Mps, Carige e Bpm hanno deliberato la loro adesione al progetto.
Prosegue pertanto il piano di rilancio della Prelios di Massimo Caputi.
Bonds of companies with a high sustainability rating has best performances than bonds of companies with a low ESG rating. Francesco Castelli's interviene on Plus.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
Mi ha rattristato leggere che Newsweek – magazine americano che ha accompagnato i miei viaggi di pendolare per anni – porrà fine alla sua edizione cartacea il 31 dicembre di quest'anno. Purtroppo, la chiusura del giornale riflette la realtà che viviamo oggi di molti media tradizionali che cercano di sopravvivere in un futuro sempre più incerto. In questi anni che ho lavorato in uno degli editori più grandi al mondo ho imparato una cosa che nulla può essere salvato dalla digitalizzazione e nessun brand è sacro: anche il Financial Times o Newsweek.
I media che un tempo erano visti come potenti hanno dovuto reinventarsi al fine di adattarsi al contesto attuale. Newsweek purtroppo non ha trovato un pubblico di nicchia e come lo stesso Life chiude i battenti sperando di ritrovare linfa su tablet e online.
Ironia della sorte, i brand commerciali hanno colto l’occasione e lanciato i loro contenuti per la creazione e comunicazione del loro messaggio. In ambito legale abbiamo visto come comunicare può determinare una esposizione delle proprie capacità laddove non si pensava fino a pochi anni fa.
Nel 2013 i titoli obbligazionari detenuti direttamente dalle famiglie ammontano al 16% delle attività finanziarie totali, un valore molto elevato se confrontato con quello di Germania (4,2%), Francia (1,4%) e Spagna (1,1%). Considerando anche le obbligazioni detenute in modo indiretto attraverso investimenti assicurativi, previdenziali e di risparmio gestito, il peso delle obbligazioni sale a circa il 39% delle attività finanziarie.
Si tratta per la quasi totalità di titoli pubblici, bancari o emessi da società di grandi dimensioni. Le Pmi si finanziano invece quasi esclusivamente attraverso il canale del credito bancario. Un canale di apertura delle Pmi alla raccolta di capitale obbligazionario è costituito dai mini bond , introdotti dal decreto Sviluppo del governo Monti, che offrono l’opportunità di ottenere finanziamenti a tasso fisso o variabile con scadenze superiori ai 36 mesi. Tra novembre 2012 e giugno 2014 sono stati emessi mini bond per un importo di 5,7 miliardi da parte di 36 imprese non finanziarie italiane.
La Volkswagen è di fatto l’emblema della produttività tedesca e del grande successo dell’export made in Germany ed insieme all’intero settore automobilistico ed al suo indotto rappresenta il principale fattore trainante dell’economia del paese. Un aspetto per di più consacrato anche dal recente sorpasso di Toyota nella classifica mondiale di vendite d’auto. Lo scandalo è già da più parti stato commentato ed analizzato dal punto di vista della frode nonché denominato “diesel gate” negli USA ma quello che meno emerge sono le possibili implicazioni che un aggravamento o un allargamento ad altre case automobilistiche potrebbe arrecare all’intero del comparto automotive. Oltre alle possibili difficoltà di questo settore vi sono POI già altri importanti comparti industriali in seria problematicità quali i petroliferi a partire da Petrobras ed i minerari con il colosso Glencore…
Carige e banche italiane (Associazione Guido Carli)Luca Bellardini
«Carige, la punta dell'iceberg? Che cosa succede nel sistema bancario italiano».
Articolo per la sezione «Approfondimenti» del sito dell'Associazione Guido Carli, 22 febbraio 2019.
Link originale: https://associazionecarli.eu/prova-pagina-contenuti/2018/12/18/articolo-2-1-4s3j8-7glbp-45fmw-fszzl
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
L\'Europa rimane al centro dei mercati, ed è giusto così. Ma il quadro non è così chiaro come si vorrebbe. Diversi analisti tendono a dire che se solo questo problema potesse essere risolto, allora tutto questo avrebbe fine. Purtroppo, non è solo un problema ma sono tre che devono essere risolti, e nessuno di loro è semplice.
Leonardo Nafissi has gained an experience of over 25 years about Confidi and works both in regional and national contexts. He’s member of the Technical Committee of Assoconfidi and since 2013 he has been head of Assoconfidi’s Secretariat. Assoconfidi is the Association of the National Federations of Confidi of all economic sectors and operates as a unanimous representative of Confidi towards national public Institutions.
At the same time Leonardo Nafissi is the Director of Fedart Fidi, the national Federation representative of Confidi operating in the craftsmanship sector, which he has been collaborating with since its constitution more than 20 years ago. He’s responsible for lobbying towards public institutions and banks, for several national projects aimed to elaborate a strategic address for associated Confidi on the main subjects of their interest. He is also responsible for the Annual Survey on handcraft Confidi, which for more than 20 years has been describing the main characteristics and trends of the system and has been identified as an important instrument of knowledge of handcraft Confidi for the different representatives.
Leonardo Nafissi has gained an experience of over 25 years about Confidi and works both in regional and national contexts. He’s member of the Technical Committee of Assoconfidi and since 2013 he has been head of Assoconfidi’s Secretariat. Assoconfidi is the Association of the National Federations of Confidi of all economic sectors and operates as a unanimous representative of Confidi towards national public Institutions.
At the same time Leonardo Nafissi is the Director of Fedart Fidi, the national Federation representative of Confidi operating in the craftsmanship sector, which he has been collaborating with since its constitution more than 20 years ago. He’s responsible for lobbying towards public institutions and banks, for several national projects aimed to elaborate a strategic address for associated Confidi on the main subjects of their interest. He is also responsible for the Annual Survey on handcraft Confidi, which for more than 20 years has been describing the main characteristics and trends of the system and has been identified as an important instrument of knowledge of handcraft Confidi for the different representatives.
Con i due Decreti Sviluppo del 2012, sono stati rimossi i principali ostacoli di natura civilistica e fiscale che di fatto precludevano alle PMI la possibilità di emettere obbligazioni per raccogliere risorse finanziarie, privandole di qualsiasi reale alternativa alla strada tradizionale dell’indebitamento bancario. In virtù di questi
interventi le PMI non quotate possono oggi emettere titoli sul mercato obbligazionario, i cosiddetti “mini-bond”, alle medesime condizioni delle società quotate in Borsa.
I confidi al bivio, spunti per una discussione (13 marzo 2018)Salvatore Vescina
Questo documento non nasce per esprimere un ragionamento organico, ma per supportare una serie di domande in una tavola rotonda. In questa versione il testo è integrato in alcuni passaggi, per renderlo più comprensibile a quanti non erano presenti all'evento del 13 marzo 2018 (X Osservatorio sui confidi di Torino Finanza, presso la CCIAA di Roma in piazza di Pietra) e colgo l'occasione per esprimere alcune mie idee che non possono essere attribuite ad altre persone o istituzioni.
Temi trattati:
- andamento del mercato dei confidi e fattori che hanno pesato sulla dinamica;
- dati attinti dal database del fondo di garanzia per le PMI: a) la relazione tra "garanzia diretta" e "controgaranzia"; b) cosa succede dove le Regioni si avvalgono della "lettera r" restringendo l'operatività del fondo alle sole "controgranzie"? c) la qualità allocativa delle banche e dei confidi a confronto;
- l'accountability dei confidi ponte tra valore e risorse pubbliche;
- spunti sui miglioramenti incrementali al business model dei confidi (in particolare nuovi prodotti e servizi per accrescere i ricavi).
Le banche al servizio del paese.
La finanza e il credito sono elementi fondamentali per
ritrovare la via della crescita e dell’occupazione. In questa
cornice definiamo le banche attività produttive private di
interesse pubblico.
FISAC e CGIL avanzano sette proposte per quattro obiettivi
che siano parte integrante di un programma di interventi
più ampio come il Piano del Lavoro già definito dalla CGIL.
Un manifesto a sostegno della crescita dell’economia reale,
dell’etica della finanza, per la legalità e per l’eguaglianza.
Un settore, quello del credito, che pur essendo specchio
reale della crisi del paese e che vive come l’industria negli
anni ’80 una profonda ristrutturazione tra crisi e
innovazione immaginiamo al servizio del paese.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
Kevin Tempestini - Il mercato dei Mini-bond (Articolo Il Sole 24 Ore)Kevin Tempestini
Articolo scritto da Paolo Bricco e pubblicato su Il Sole 24 Ore che tratta del mercato dei Mini-bond. Tra gli esempi riportati anche quello dell'emissione effettuata da Primi Sui Motori con la consulenza di KT&Partners, la società che ha per Amministratore Delegato Kevin Tempestini.
In controtendenza rispetto al calo di oltre venti punti percentuali segnato dal totale della
manifattura, la produzione italiana di birra supera oggi di tre punti percentuali i
volumi ante-crisi. Allo stesso modo, le esportazioni italiane di birra sono oggi oltre il
doppio di quelle di sette anni fa. Pur avendo un peso assai limitato sull’economia
nazionale, la performance del comparto brassicolo italiano offre spunti interessanti di
riflessione sulle leve per svilupparsi anche in tempi di crisi: innovazione, investimenti,
domanda interna.
Quale strada prenderemo? Se solo potessimo far aumentare le nostre via d\'uscita sui nostri problemi del debito sovrano. Ma la crescita del debito crea ancora più problemi se questi non vengono gestiti, rendendo ancora più difficile l\'affrontarli; ma tenendo il debito e il deficit sotto controllo di conseguenza si monitora anche il dolore che ne consegue.
A dicembre 2014, le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari rappresentano circa l’8% del Pil e il 3% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. Gli iscritti ammontano a circa 6,6 milioni e le risorse destinate alle prestazioni hanno raggiunto i 126 mld di euro. Il tasso di partecipazione ha raggiunto il 25,6% rispetto alla forza lavoro e il 29,5% rispetto agli occupati, tuttavia, solo il 15% per cento della forza di lavoro al di sotto dei 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare.
A fine 2013 lo stock di investimenti dei fondi pensione indirizzati in Italia ammontava a circa 30 mld di euro, di questi solo 2,1 mld erano indirizzati alle imprese italiane. Per convogliare una maggiore quota del risparmio previdenziale nell’economia reale italiana occorre superare alcuni limiti tecnici ed incentivare l’investimento in strumenti come i fondi chiusi attraverso i quali investire in private equity, mini-bond ed energie rinnovabili, presenti in misura marginale solo nel portafoglio di alcuni fondi pensione preesistenti.
A dicembre ha prevalso l’incertezza sui mercati finanziari globali. Un’incertezza alimentata so- prattutto dalla caduta del prezzo del petrolio. La discesa dell’oro nero, iniziata a fine estate, si è intensificata dopo la riunione di novembre dell’Opec nella quale è stato deciso di mante- nere invariati gli attuali livelli di produzione. E così il greggio ha continuato a perdere terreno, salvo qualche breve sosta, fino a toccare i mini- mi a oltre cinque anni. Uno scenario appesantito dalle tensioni in Russia con il rublo che è crolla- to ai minimi storici. Mosca paga principalmente proprio la caduta dei prezzi del petrolio che ha acuito i timori di una recessione nel 2015. Nel frattempo in Europa si attende con rinnovato in- teresse la prossima riunione della Bce (22 gen- naio). Dal 2015 la Bce terrà, infatti, i suoi meeting ogni sei settimane e non più a inizio mese. A gen- naio potrebbero arrivare indicazioni più puntuali sulle nuove possibili misure non convenzionali da attuare per contrastare il rischio deflazione.
Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti . In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità la componente pubblica, ridottasi di oltre un terzo negli ultimi quattro anni.
Sono una minoranza (il 38%) gli Italiani disposti a sacrificarsi per sostenere il rilancio del Paese. I sacrifici più duri da accettare sarebbero quelli relativi al welfare, all’aumento dell’età pensionabile e al peggioramento delle condizioni di lavoro, sia in termini di contratto, che di salario. In generale, viene preferita una riduzione di tasse su imprese e lavoro a fronte di un aumento di quelle su consumi e ricchezza patrimoniale. E anche l’ipotesi dell’Iva al 25% risulta più digeribile, sempre a patto che l’imposizione fiscale sul lavoro e sulle attività produttive venga mitigata. Quanto al grado di fiducia, il suo livello resta stabile: a ottobre si è attestato a 3,45 punti, contro i 3,54 del mese precedente. Sul tema del risparmio, negli ultimi 30 giorni si registra un calo della propensione, con il 14,2% degli Italiani che si dice pronto ad aumentare la quota di risorse messe da parte, contro il 15,5 di settembre.
In presenza di un contesto economico divenuto estremamente complesso l’Ocse già
prima dello scoppio della crisi dei mutui subprima suggeriva di introdurre
l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Solo dopo il 2007 tuttavia
l’esigenza di dotare le giovani generazioni di un bagaglio utile in campo finanziario ha
spinto molti paesi ad adottare programmi di educazione specifici. A metà 2014 erano
circa 50 i governi che avevano intrapreso programmi di educazione finanziaria o che
avevano in progetto di avviarne
Settore auto: un andamento a più velocità
Il settore automotiv e a livello globale sembra essere tornato su valori di crescita interessanti. I dati sulla produzione di nuovi veicoli evidenziano un incremento del 4% nel 2013 che potrebbe confermarsi anche per il 2014. Gli Stati Uniti nel 2013 sono tornati ai livelli produttivi pre-crisi. Il mercato europeo, pur avendo registrato nei primi nove mesi del 2014 un incremento del 5,8% delle immatricolazioni, rimane 25 punti percentuali sotto il livello del 2007 con ampie differenze tra i paesi. Ponendo pari a 100 le auto immatricolate nel 2007, la Germania nel 2013 ha raggiunto quota 92, il Regno Unito 91, la Spagna 75, la Francia 58; l’Italia si è fermata a 52.
Negli anni più recenti le imprese di maggiore dimensione hanno fortemente accentuato la propensione a detenere riserve di liquidità. Per l’intensità raggiunta questa propensione alla liquidità viene indicata tra i fattori corresponsabili (e non in misura marginale) della sterilizzazione degli stimoli monetari adottati dalle autorità dei principali paesi per favorire una più rapida uscita dalla crisi.
E’ l’immigrazione la grande preoccupazione delle famiglie Italiane. Una su due, la ritiene la criticità più rilevante: le notizie che da mesi arrivano dal Canale di Sicilia angosciano in profondità il Paese, per i loro drammatici risvolti umanitari. Sul fronte interno, il 44% degli Italiani nei prossimi 12 mesi si aspetta che vengano approvate le riforme di cui tanto si è discusso: da quella del lavoro a quella della pubblica amministrazione; da quella della giustizia a quella della scuola. Per quanto riguarda il grado di fiducia, il dato resta stabile sui valori dei mesi precedenti: 3,54 punti, contro i 3,53 di agosto e i 3,55 di luglio.
Risale la propensione al risparmio: il 15,5 degli italiani lo aumenterà nei prossimi 12 mesi. A settembre, si era impegnato in questa direzione il 13,1.
Alla ripresa autunnale lo scenario economico si presenta a due facce.
Quella rassicurante di conferma delle buone dinamiche e prospettive extra-europee.
E quella preoccupante di deterioramento del quadro già debole nell’Eurozona e in Italia.
Il contesto rimane caratterizzato dai cambiamenti su scala globale portati dalla crisi: minore ampliamento
dei commerci internazionali, investimenti frenati dalla perdurante incertezza e condizioni
più selettive del credito bancario1.
Tutti fattori che abbassano il profilo dello sviluppo mondiale.
Tempo di riforme
I nuovi dati innalzano intorno al 44 per cento il valore raggiunto in Italia dal tasso disoccupazione giovanile. Oltre al problema della disoccupazione, le difficoltà del mercato giovanile del lavor o sono riscontrabili nella consistente riduzione tra gli occupati di età inferiore ai 35 anni dei dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
I migranti e la crisi economica
Le tensioni geo-politiche ai confini dell’Europa e il protrarsi della debolezza del ciclo economico in molti paesi dell’area hanno contribuito a modificare i flussi migratori interni e internazionali sia in termini di numerosità sia nella scelta dei paesi di destinazione. L’allargamento a est dei paesi aderenti all’Unione e il perdurare di elevati tassi di disoccupazione in molte economie della zona euro hanno favorito la dinamica delle migrazioni interne, con una polarizzazione verso la Germania che nel 2013 è divenuto il primo paese di destinazione in Europa e il secondo tra le economie sviluppate dopo gli Stati Uniti.
Negli ultimi anni una serie di fenomeni economici e politici hanno portato molti a ritenere che l’ordine economico mondiale disegnato a partire da Bretton Woods sia ormai da rivedere. L’idea è che il concetto stesso di libero scambio, che del vecchio ordine rappresentava uno dei pilastri portanti, sia destinato nel prossimo futuro ad avere un ruolo progressivamente meno centrale nello stimolare la crescita mondiale.
Le famiglie italiane spenderanno in media 710 € per l’istruzione dei figli, circa 10 € in più rispetto allo scorso anno. E il 5% di queste dovrà ricorrere a un prestito per farvi fronte.
Il risparmio gestito nel corso del 2014 ha continuato ad evidenziare una dinamica di sviluppo molto positiva. Il patrimonio a luglio ha toccato un nuovo massimo pari a 1.480 mld di euro, un valore dell’11% superiore a quello di dicembre 2013. Nei primi sette mesi del 2014 la raccolta netta ha raggiunto i 75,7 miliardi, un valore superiore a quello relativo all'intero 2013 (62 mld di euro) che già costituiva il miglior risultato dal 1999. Nel 2014 sono stati i fondi comuni a trainare la raccolta del risparmio gestito.
Un Mese di Borsa è il magazine di BNP Paribas – BNL che contiene approfondimenti sui mercati, accurate analisi dei sottostanti, interviste esclusive ad economisti.
Luigi Giordano - Internazionalizzazione: strumenti a supporto e opportunità
Nota CSC - Confindustria 4 maggio
1. NOTA DAL CSC Numero 13-4
1
Nuova finanza per le imprese: più capitale, più bond
e strumenti innovativi per le PMI
Francesca Brunori, Valentina Carlini, Ciro Rapacciuolo
La scarsità di credito bancario frena gli investimenti e la crescita. Serve nuova finanza per
le imprese, insieme a interventi diretti a sbloccare il circolo vizioso credit crunch-
recessione. Il fabbisogno finanziario per maggiori investimenti delle imprese può essere
stimato in 90 miliardi in 5 anni. Questi nuovi finanziamenti vanno trovati aprendo canali
alternativi a quello bancario, da tempo individuati ma mai diventati realmente efficaci.
Bisogna superare i tradizionali limiti di accesso delle aziende italiane ai mercati.
Maggiori risorse devono venire dal capitale proprio delle imprese. Ciò richiede il rilancio di
vari strumenti. La crisi ha frenato in Italia lo sviluppo del mercato del private equity,
importante per le PMI che non accedono alla Borsa. Anche l’espansione degli strumenti
ibridi di capitale, come il mezzanine finance, va rilanciata.
Le emissioni di obbligazioni corporate sono limitate alle grandi aziende e di recente poche
sono riuscite a raccogliere fondi per importi significativi: bisogna sostenere tale mercato e
farvi accedere anche le PMI, sfruttando i nuovi mini bond. È necessario far ripartire le
cartolarizzazioni, concentrandosi su quelle relative ai prestiti alle piccole e medie imprese.
Bond di distretto e finanza delle reti di impresa sono strumenti utili e ancora poco sfruttati.
Il maggior ricorso delle aziende italiane ai canali di finanziamento alternativi trasformerà
nel medio-termine anche il rapporto banca-impresa. Attraverso rating più alti, contribuirà a
far rifluire il credito. Prezioso il ruolo che possono giocare Confidi, Fondo Centrale di
Garanzia e CDP nel sostenere l’accesso al credito con la concessione di garanzie.
Le proposte:
- Accrescere il capitale proprio delle imprese, rafforzare la misura ACE
- Rilanciare il mercato del private equity e del mezzanine finance
- Diffondere l’uso dei “mini bond” per l’accesso delle PMI al mercato obbligazionario
- Far ripartire le cartolarizzazioni di prestiti alle PMI, anche con garanzia pubblica
- Promuovere i bond di distretto e di territorio e la finanza delle reti di impresa
- Aumentare per le banche la deducibilità di accantonamenti per rischi e interessi passivi
- Rafforzare i Confidi e l’intervento di CDP e Fondo di Garanzia
- Creare istituti specializzati nella raccolta e nel credito a medio-lungo termine
NOTA DAL CSC
4 maggio 2013
Numero 2013-4
2. NOTA DAL CSC Numero 13-4
2
1. Servono più risorse dalle fonti di finanziamento alternative
Le difficoltà del credito bancario1
richiedono il potenziamento dei canali di finanziamento
alternativi per le imprese2
. Ciò è essenziale oggi che i prestiti sono in calo. Ma sarà
cruciale anche dopo l’uscita dalla crisi, quando il credito bancario avrà strutturalmente un
ruolo minore nel finanziamento delle aziende.
Per tornare a crescere, infatti, le imprese devono far ripartire gli investimenti e quindi
hanno bisogno di finanziamenti: patrimonio, generato dalla gestione o immesso, e debiti,
bancari o di altro tipo. Ipotizzando per cinque anni una crescita degli investimenti in linea
con quella del decennio pre-crisi (+5,2% all’anno a prezzi correnti nel 1998-2007),
servirebbero 90 miliardi di finanziamenti addizionali in cinque anni.
Immaginiamo due diversi scenari per il canale bancario e calcoliamo di quanto dovranno
espandersi le altre fonti per coprire il fabbisogno finanziario delle imprese. Primo scenario:
il credit crunch non si arresta, i prestiti calano del 2,5% all’anno; le altre fonti dovranno
fornire 196 miliardi in cinque anni per sostenere gli investimenti e colmare il vuoto lasciato
dalle banche. Se le fonti non bancarie si espandono in proporzione alla loro incidenza sul
passivo delle aziende, occorre che il capitale proprio salga di 108 miliardi. Il grado di
patrimonializzazione crescerebbe al 42,7% (dal 40,6% attuale), i prestiti scenderebbero al
22,6% (dal 26,3%). Secondo scenario: si riesce a fermare il credit crunch ma non a
rilanciare i prestiti, che restano fermi. Le altre fonti dovranno fornire 90 miliardi in cinque
anni. Ripartendoli in proporzione tra le fonti non bancarie, occorrono 49 miliardi di capitale
proprio. La patrimonializzazione salirebbe al 41,0%, il credito scenderebbe al 25,6%.
Quindi, se le imprese e l’economia italiana vogliono tornare a crescere, in presenza di
vincoli sul credito bancario, bisogna sviluppare con forza le fonti alternative di accesso ai
capitali. Non sarà facile, ma l’economia reale non può crescere se non è finanziata.
1
Si veda la Nota dal CSC, Credit crunch & recessione, il circolo vizioso si spezza solo con una politica
economica che rilancia la crescita, n. 2013-2.
2
Si veda Scenari Economici del CSC, n. 16, capitolo 2, Nuova finanza alle imprese per superare la scarsità
di credito, dicembre 2012. Su questo tema si veda anche l’articolo di Luigi Guiso e Guido Tabellini pubblicato
su Il Sole 24 Ore del 16 aprile 2013, che mette in luce in particolare che per creare in Italia un mercato
liquido per prestiti e obbligazioni delle PMI occorre l’interazione di molti attori e ciò richiede tempo, che può
essere abbreviato con l’intervento di un operatore pubblico di grandi dimensioni.
3. NOTA DAL CSC Numero 13-4
3
2. Aumentare il capitale proprio delle aziende
Maggiori risorse devono venire dal capitale proprio delle imprese. Deve ripartire il percorso
di rafforzamento patrimoniale che si stava realizzando nel decennio pre-crisi e che è stato
interrotto negli ultimi anni.
La struttura finanziaria delle imprese italiane
era divenuta più solida rispetto alla metà degli
anni Novanta. Il patrimonio era salito al 49,9%
del passivo nel 2006 (dal 35,9% nel 1995)3
.
Con la crisi, però, i bilanci delle aziende si sono
di nuovo indeboliti: il patrimonio è sceso al
40,6% nel 2011 (Tabella 1). La quota di
patrimonio delle aziende italiane è di oltre 10
punti inferiore a quella delle francesi e
britanniche, benchè analoga a quella delle
tedesche.
Le PMI hanno maggior bisogno di capitale: in media presentano una patrimonializzazione
minore delle medio-grandi imprese. Queste ultime, infatti, hanno maggiori possibilità di
accedere al canale borsistico, anche se in pratica un numero esiguo lo fa4
. Nel
manifatturiero, il patrimonio è pari al 44,0%
del passivo per le grandi aziende, contro il
40,8% per le PMI (dati 2011, inclusi fondi e
riserve; Tabella 2). Anche l’accesso al
canale obbligazionario è in massima parte
appannaggio delle imprese maggiori: perciò
per queste contano di più i debiti finanziari
non bancari, che includono le obbligazioni
(5,9% contro 3,0%). La dipendenza dal
credito bancario per le PMI, viceversa, è pari
3
Se si guarda un diverso indicatore, il rapporto debiti finanziari / valore aggiunto, si registra un continuo
aumento dal 1997 al 2007, sintomo comunque di un maggior fabbisogno di capitale per unità di prodotto nel
periodo pre-crisi.
4
Nell’ottobre 2012 nei diversi mercati della Borsa italiana erano quotate 276 società (di cui 55 del settore
finanziario), per una capitalizzazione di 353 miliardi di euro.
Imprese italiane con poco patrimonio
(Composizione % del passivo, imprese non finanziarie)
Titoli Prestiti
Debiti
commerci
ali e altre
passività
Patrimonio
Francia 6.2 23.9 14.7 55.2
Regno Unito 12.0 30.1 4.3 53.6
USA 13.6 14.9 18.6 52.9
Spagna 0.7 41.9 16.0 41.4
Italia 2.9 34.7 21.8 40.6
Germania 3.4 35.4 22.9 38.3
Dati ordinati per "Patrimonio".
Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d’Italia.
2011
PMI meno capitalizzate delle grandi imprese
(Italia, manifatturiero, bilanci 2011, quote % sul passivo)
Piccole e medie
imprese
1
Grandi
imprese
2
Debiti verso banche 22.3 11.2
Altri debiti finanziari 3
3.0 5.9
Debiti commerciali 23.9 23.0
Altri debiti 4
10.0 16.0
Totale debiti 59.2 56.0
Patrimonio 40.8 44.0
1
Con 1-249 dipendenti; 2
Con oltre 250 dipendenti.
3
Incluse le obbligazioni.
4
Infra-gruppo, tributari, previdenziali, altri.
Fonte: elaborazioni CSC su dati AIDA.
4. NOTA DAL CSC Numero 13-4
4
al doppio che per le grandi (22,3% contro 11,2%). Questi dati mettono in luce la maggiore
esposizione delle PMI alla crisi, che è prevalentemente una crisi bancaria. Ma le grandi
imprese non sono del tutto immuni, visto che le difficoltà coinvolgono l’intero settore
finanziario e quindi anche i canali obbligazionario e azionario.
3. Poca Borsa in Italia
Il limitato sviluppo del mercato azionario è uno
dei tradizionali fattori di ostacolo ad una
maggiore patrimonializzazione delle imprese
italiane. Il sistema finanziario è caratterizzato
da un minore ruolo della Borsa rispetto ad altri
paesi avanzati (Tabella 3). Vi sono solo 5
società quotate nel mercato azionario per ogni
milione di abitanti, contro 7 in Germania, 14 in
Francia, 33 nel Regno Unito. La
capitalizzazione della Borsa italiana è la minore
(15% del PIL), contro 41% in Germania, 75% in
Francia e 130% nel Regno Unito.
La ridotta dimensione delle imprese in Italia, con maggior presenza di PMI rispetto ad altre
economie avanzate, spiega in parte il minore accesso diretto al mercato dei capitali. Un
processo di crescita dimensionale può aiutare.
Le quotazioni basse a causa della crisi riducono l’attrattività della Borsa italiana per gli
emittenti. E quindi la possibilità delle aziende di raccogliere nuovo capitale di rischio. I
prezzi delle azioni in Italia non si sono mai riavvicinati in modo apprezzabile ai livelli pre-
crisi a differenza di quanto avvenuto in Germania e USA. Fatto 100 il livello delle
quotazioni nel gennaio 2007, l’Italia a maggio resta inchiodata a quota 41. Gli USA sono
risaliti sopra i valori pre-crisi, a quota 112, la Germania li ha ampiamente superati (141).
Ci sono altri fattori frenanti il ricorso al capitale di rischio, come il trattamento fiscale
penalizzante. Su questo è intervenuto il Decreto Salva Italia con la misura ACE, che mira
a riequilibrare il trattamento fiscale del capitale proprio rispetto a quello a debito. Il
In Italia poca Borsa
(Valori in % del PIL)
Capitalizzazione
di Borsa
Numero di
società quotate*
Italia 2006 49.0 4.8
2010 15.2 4.8
Germania 2006 49.3 8.0
2010 40.6 7.0
USA 2006 138.1 17.2
2010 111.9 13.8
Francia 2006 93.4 11.3
2010 74.6 13.8
Regno Unito 2006 140.5 48.1
2010 130.0 33.0
Spagna 2006 92.7 75.7
2010 86.0 71.8
* Per 1 milione di abitanti.
Dati ordinati per società quotate.
Fonte: elaborazioni CSC su dati World Bank.
5. NOTA DAL CSC Numero 13-4
5
Progetto Confindustria per l’Italia5
contiene l’ulteriore rafforzamento di questo importante
strumento, tramite l’aumento del rendimento figurativo degli incrementi di capitale.
4. Capitale innovativo per le PMI
Strumenti per raccogliere capitale pensati per le PMI esistono da anni, ma non hanno
avuto pieno successo in Italia e sono stati poi bloccati dalla crisi. Vanno rilanciati il private
equity e gli strumenti ibridi di capitale.
La crisi ha frenato in Italia lo sviluppo del mercato del private equity (Grafico 1). Per un
decennio si era registrata una graduale crescita dei fondi raccolti dalle società investitrici
(1,1 miliardi di euro nel 1997, 3,0 nel 2007)
e dell’ammontare investito in imprese
italiane (0,6 miliardi nel 1997, 5,5 nel 2008).
Nel 2009 si è avuta una brusca flessione
del mercato, che poi si è ristretto ancora
nella prima metà del 2012: 0,6 miliardi
raccolti e 1,8 investiti (dati annualizzati).
Insieme sono cresciuti i disinvestimenti, che
hanno toccato i 3,2 miliardi nel 20116
. Il
mercato del private equity in Italia è molto
ridotto rispetto ad altre economie avanzate:
nella prima metà del 2012 il flusso di nuovi fondi investiti in Italia è stato pari alla metà che
in Germania (3,2 miliardi) e a un terzo che in Francia (4,6 miliardi). Tuttavia, nel 2012 i
nuovi investimenti di private equity hanno riguardato per l’83% le piccole e medie imprese,
quota in crescita rispetto al 2007 (78%). Per sostenere tale mercato nel 2010 è stato
costituito il Fondo Italiano di Investimento, con una dotazione di 1,2 miliardi. Nel 2012 il
Fondo è stato responsabile di oltre metà degli investimenti di private equity realizzati in
Italia in imprese con fatturato compreso tra 10 e 250 milioni di euro.
5
Si veda Il progetto Confindustria per l’Italia: crescere si può, si deve, 23 gennaio 2013, su
www.confindustria.it.
6
Nel giugno 2012 il portafoglio totale degli investitori in Italia ammonta a 1080 imprese, per un valore
investito di 19,6 miliardi.
0.0
1.0
2.0
3.0
4.0
5.0
6.0
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012*
* Primi 6 mesi, annualizzati.
Fonte: elaborazioni CSC su dati AIFI.
La crisi ferma il private equity
(Italia, miliardi di euro, flussi)
Raccolta di fondi
Investimenti
Disinvestimenti
6. NOTA DAL CSC Numero 13-4
6
Il mezzanine finance è una forma di capitale ibrido per la crescita dimensionale. Il suo
vantaggio è che non prevede il deposito di asset in garanzia. Il rovescio della medaglia è
che è più costoso per l’impresa. Prima della crisi aveva registrato una significativa crescita
anche in Italia, pur restando su dimensioni contenute rispetto ad altri paesi (solo il 5% del
valore del mercato europeo) e ad altre fonti di finanziamento. Tra 2003 e 2007 il valore
annuo delle nuove operazioni in Italia era cresciuto da 0,2 a 0,7 miliardi di euro. Con la
crisi, il flusso si è azzerato nel 2009. Il numero di operazioni era cresciuto da 4 nel 2003 a
20 nel 2008, per poi annullarsi nel 2009. Il rilancio di questo strumento di capitale può
contribuire a soddisfare il bisogno di fondi di molte piccole imprese italiane.
Private equity e mezzanine finance possono crescere rapidamente e divenire canali di
finanziamento molto importanti per tante PMI, anche se il loro contributo alla
ricapitalizzazione del sistema delle imprese nel suo complesso resterà minore rispetto a
quello dell’aumento del capitale ordinario.
5. Far crescere il mercato delle obbligazioni e aprirlo alle PMI
Bisogna accrescere le emissioni di obbligazioni di impresa. Obiettivo il cui raggiungimento
è reso più difficile dalla crisi. Tuttavia, alcune delle maggiori imprese negli ultimi mesi sono
tornate a realizzare emissioni di ammontare importante.
Lo stock di corporate bond italiani è pari a solo 104 miliardi di euro, emessi da grandi
imprese e alcune aziende medie con attività globali; lo stock di bond bancari è quasi dieci
volte maggiore (973 miliardi). Ciò dimostra che esiste una domanda potenziale per titoli di
emittenti privati, che in parte viene inibita dall’effetto sfiducia dei piccoli risparmiatori
causato da pochi ma significativi casi di default nei primi anni 2000. Per rilanciare questo
strumento serve l’ingresso di investitori istituzionali (fondi pensione, etc.), anche esteri.
La normativa complicata e penalizzante è storicamente uno dei motivi della ristrettezza del
mercato dei corporate bond italiani dal lato dell’offerta. Bisogna aprire il mercato alle
imprese di medie e piccole dimensioni. Una maggiore solidità patrimoniale, quindi rating
più alti, può favorire gradualmente l’accesso delle PMI. Per facilitare questo risultato, il
Governo ha riformato di recente (con il Decreto Crescita) la normativa per cambiali
finanziarie e obbligazioni emesse da piccole e medie imprese, i cosiddetti mini-bond. Tra
le varie misure, il decreto amplia la deducibilità degli interessi passivi, allenta i limiti
7. NOTA DAL CSC Numero 13-4
7
quantitativi per le emissioni di imprese non quotate, amplia la durata dei titoli. Qualche
risultato già si vede. Di recente alcune medie imprese hanno annunciato emissioni di bond
per un ammontare complessivo di circa 1,2 miliardi di euro. È importante che nei prossimi
mesi altre PMI riescano a seguire questi primi esempi di successo, sulla scia dei quali
occorre impegnarsi per diffondere questo strumento. Per le aziende di minori dimensioni
bisogna, tuttavia, anche promuovere la nascita di fondi specializzati che possano
acquistare portafogli di bond.
Le emissioni di obbligazioni delle imprese
hanno subito una evidente battuta d’arresto
nel 2010 e nel 2011, a causa della crisi del
debito nell’Eurozona. In tale biennio le
nuove emissioni, al netto dei rimborsi di titoli
in scadenza, sono risultate negative (-2,0
miliardi di euro al mese nel 2010, -0,4 nel
2011). Lo stock ha ricominciato a salire solo
nella seconda metà dello scorso anno: le
emissioni nette sono state di +1,1 miliardi al
mese nel 2012. Le emissioni lorde medie mensili hanno toccato un minimo a 2,9 miliardi
nel 2010 (da 9,3 nel 2008) e sono risalite a 7,0 miliardi nel 2012 (Grafico 2).
Il costo di questa forma di finanziamento è però penalizzante. I rendimenti che le imprese
italiane devono offrire per collocare obbligazioni sono ben più alti di quelli delle aziende
tedesche. A inizio 2013, 5,9% in Italia contro 3,2% in Germania, per emissioni con rating e
scadenze simili. Ciò riflette i persistenti divari nei rendimenti sovrani. Perciò è importante
che tale spread si riduca.
6. Rilanciare le cartolarizzazioni, specie per le PMI
È utile far ripartire il mercato delle cartolarizzazioni, concentrandosi su quelle relative ai
prestiti alle piccole e medie imprese. La BCE sta studiando, insieme alla BEI (Banca
Europea per gli Investimenti), interventi per riattivare le emissioni di ABS (Asset Backed
Securities) basate su prestiti alle imprese. Prima della crisi si era registrata una notevole
espansione della cartolarizzazione di prestiti anche in Italia. Il 2008 è stato l’anno di picco,
-4
-2
0
2
4
6
8
10
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Fonte: elaborazioni CSC su dati Banca d'Italia.
Obbligazioni: emissioni in recupero
(Italia, imprese, miliardi di euro, dati medi mensili)
Emissioni nette
Emissioni lorde
8. NOTA DAL CSC Numero 13-4
8
in seguito le nuove operazioni si sono molto ridotte. Il minimo è stato toccato nel 2010 (16
miliardi, da 82 nel 2008), mentre nel 2011 si è vista una parziale risalita. Sullo stock di
attivi cartolarizzati la quota dei prestiti alle PMI è rimasta molto ridotta.
Il fatto che le cartolarizzazioni si fossero sviluppate in alcuni dei settori (mutui immobiliari)
e paesi (Spagna, Grecia) al centro della crisi non getta su di esse una buona luce.
Tuttavia, sono strumenti molto utili e talvolta indispensabili. La trasformazione del prestito
in un titolo negoziabile prima della scadenza naturale consente alle banche di espandere
la concessione dei prestiti: il trasferimento sul mercato secondario del rischio di credito
permette di ottenere liquidità e liberare capitale da destinare a nuovi prestiti. Si tratta di
applicare lo strumento con trasparenza circa il rischio sottostante e con condivisione del
rischio, per esempio mantenendo una quota dei prestiti cartolarizzati in carico alla banca.
La cartolarizzazione può essere molto utile per i prestiti alle PMI italiane, che mancano di
un mercato secondario liquido: renderebbe tali attivi bancari accessibili agli investitori.
L’intervento pubblico può aiutare la diffusione di tale strumento. Già nel 2009 l’allora
Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, propose la garanzia pubblica sulle
cartolarizzazioni di prestiti a PMI. Un contributo importante potrà venire dal Fondo di
Garanzia: una disposizione del DL Salva Italia, in corso di attuazione, introduce la
possibilità per il Fondo di garantire portafogli crediti alle PMI.
7. Insieme ci si finanzia meglio: distretti e reti di imprese
Bond di distretto e finanza delle reti di impresa sono strumenti con i quali si possono
sfruttare peculiarità vincenti del tessuto produttivo italiano.
I bond di distretto sono nati prima della crisi ma non hanno ottenuto grande successo.
Sono basati sull’idea che se una singola PMI non è in grado di collocare obbligazioni sul
mercato, l’insieme delle aziende del distretto o del territorio può riuscirsi. L’operazione è
complessa e include una cartolarizzazione. Ci sono tre fasi: una banca eroga prestiti alle
PMI di un distretto; il portafoglio prestiti viene trasferito a una società veicolo della banca;
vengono emessi bond che hanno quel portafoglio come asset sottostante7
. La battuta
7
Di recente sono state realizzate alcune significative emissioni di bond di territorio (Brianza, Cremona,
Mantova). II bond a tre anni ideato da Confindustria Monza-Brianza e gestito con Banca Popolare di
Bergamo ha raccolto, nel luglio 2011, 10 milioni di euro da sottoscrittori privati locali, risorse prestate a tassi
agevolati alle PMI del territorio, con importo massimo per impresa pari a 500mila euro.
9. NOTA DAL CSC Numero 13-4
9
d’arresto delle cartolarizzazioni a seguito della crisi ha coinvolto i bond di distretto. Per
agevolarne l’utilizzo si può dotare ogni distretto di un rating, che tenga conto non solo delle
caratteristiche delle singole imprese ma anche del tessuto economico in cui operano.
L’annunciata stretta della vigilanza sulle banche del territorio, specie sulla misura degli
accantonamenti da fare in relazione alle perdite attese sui crediti, rischia di frenare il flusso
di nuove operazioni anche nel campo dei bond di distretto e territorio.
Per inciso, tornando alla dinamica dei crediti bancari di cui si è occupata la Nota CSC
2013-2, il trattamento fiscale è penalizzante per la creazione di utili al netto di imposte nei
bilanci bancari e addirittura è pro-ciclico. Infatti, riguardo agli accantonamenti, vi sono forti
limiti alla deducibilità fiscale e lo stesso vale per gli interessi passivi sui depositi8
. Tutto ciò
acuisce le difficoltà delle banche nel concedere prestiti. Perciò, accrescere la possibilità
per le banche di portare in deduzione i costi rappresentati da accantonamenti per prestiti
deteriorati e da interessi passivi può mitigare la caduta del credito all’economia.
Si può puntare anche sulle reti di imprese, sfruttando gli spontanei legami di filiera tra
aziende. Esistono già esempi molto positivi di ciò che si può ottenere sul piano dei
finanziamenti sfruttando bene la rete. Un’impresa leader può, creando una rete con i suoi
fornitori, ottenere per questi ultimi costi di finanziamento bancari più bassi, allineati a quelli
che essa stessa paga. I benefici potenziali sono notevoli per le piccole imprese fornitrici:
alla rete di imprese può essere riconosciuto dalle banche un merito creditizio migliore,
legato alla presenza di relazioni strategiche di fornitura con una impresa leader e a
prospettive di crescita che vanno oltre le potenzialità delle singole aziende9
.
8. Un ruolo maggiore per i Confidi, insieme a CDP e Fondo di Garanzia
I Confidi possono svolgere un ruolo significativo per l’accesso al credito, sostenendo le
PMI in difficoltà. Si tratta di un’esperienza consolidata di collaborazione tra imprese:
consorzi costituiti da PMI che, con risorse private e il contributo di enti pubblici, prestano
8
Gli accantonamenti per crediti deteriorati possono essere portati in deduzione fiscale solo nel limite dello
0,3% del totale dei crediti in bilancio; l’eccedenza va recuperata in 18 anni. Inoltre, gli interessi pagati sul 4%
dei depositi non sono deducibili. Si veda l’intervista a Mario Sarcinelli pubblicata in La Repubblica, Affari &
Finanza, 4 marzo 2013.
9
Alcune imprese di grandi dimensioni hanno creato al loro interno società finanziarie, vigilate da Banca
d’Italia, che svolgono la loro attività in prevalenza (o esclusivamente) verso il gruppo di appartenenza, senza
l’intermediazione delle banche. Un’attività di tali società è quella di finanziare piccole imprese fornitrici,
attraverso operazioni di factoring, cioè di sconto di crediti commerciali.
10. NOTA DAL CSC Numero 13-4
10
garanzie per sostenere l’accesso al credito delle aziende socie. I confidi hanno
storicamente contenuto le insolvenze grazie alla capacità di valutare il merito di credito: le
imprese sono analizzate da aziende operanti nello stesso mercato. Negli ultimi anni il
sistema dei confidi ha vissuto un cambiamento radicale. Le regole di Basilea10
e la riforma
del 2003, che ha previsto la trasformazione di confidi di certe dimensioni in intermediari
vigilati da Banca d’Italia, hanno indotto un forte processo di concentrazione e
rafforzamento patrimoniale. Secondo i dati Assoconfidi, il sistema nel 2011 era costituito
da 281 operatori (690 nel 2000), di cui 61 vigilati. Le PMI socie di confidi sono oltre un
milione, le garanzie in essere circa 700mila, a copertura di finanziamenti per 47,9 miliardi.
Nel 2011-2012 l’attività dei confidi si è ridotta, invertendo il trend crescente decennale. Ciò
è imputabile a due fattori: l’aumento delle insolvenze che ha eroso il patrimonio; l’esigenza
per i confidi vigilati di rispettare i ratio di capitale di Basilea. Questo ha prodotto un
deleveraging simile a quello bancario. Nel contesto straordinario di crisi come l’attuale,
questi operatori incontrano difficoltà notevoli a svolgere l’attività di erogazione di garanzie
e a tenere alti i ratio. Essi sono un ottimo strumento per assicurare il rischio di una singola
impresa in tempi normali, ma sono vulnerabili a fronte di rischi di credito sistemici come
nella recessione in corso. Si riduce quindi la loro capacità di sostenere le imprese.
È da valutare la semplificazione degli oneri di vigilanza, rispettando il carattere
mutualistico dei confidi. Le difficoltà spingono i confidi ad avviare ulteriori processi di
rafforzamento patrimoniale. Anche con nuove aggregazioni, settoriali o regionali, che
possono aumentare l’efficienza operativa e portare risparmi sui costi. È importante la
disposizione del Decreto Crescita che consente ai confidi vigilati e a quelli coinvolti in
aggregazioni di imputare a capitale i contributi pubblici ricevuti negli anni. Risorse
pubbliche aggiuntive si potranno trovare anche nell’ambito della nuova programmazione
dei Fondi strutturali.
Il compito di fornire garanzie è tipico dell’intervento delle istituzioni pubbliche, come
accade in altri paesi europei. Perciò l’attività dei confidi può essere potenziata migliorando
le sinergie con il Fondo Centrale di Garanzia e con altri soggetti pubblici che, a livello
locale, prestano garanzie per facilitare l’erogazione di prestiti. Le contro-garanzie del
Fondo, in quanto statali, assicurano il cosiddetto effetto di “ponderazione zero” ai fini di
10
I meccanismi di Basilea 3 hanno consentito il riconoscimento delle garanzie dei confidi vigilati ai fini della
riduzione della ponderazione per il rischio, prima dei recenti downgrading dell’Italia.
11. NOTA DAL CSC Numero 13-4
11
Basilea. Associate alle garanzie dei confidi, possono ridurre maggiormente l’assorbimento
di capitale bancario a fronte di prestiti alle PMI, liberando risorse per altro credito.
La Cassa Depositi e Prestiti può diventare un attore importante in questo campo11
. Oggi il
problema non è più la provvista delle banche, per la quale CDP ha messo a disposizione
18 miliardi di euro tra 2009 e 2012. La CDP potrebbe lavorare in tandem con il Fondo di
Garanzia, mirando a fornire risorse per prestiti alle PMI con garanzia sul rischio impresa.
Una prima misura è favorire un collegamento il più possibile automatico tra l’utilizzo del
plafond PMI di CDP e la garanzia del Fondo; ciò potrebbe consentire anche una riduzione
dei tassi, sia per le banche sia per le imprese.
Un altro intervento essenziale è la creazione di strumenti adatti al finanziamento dei
progetti di investimento delle piccole e medie imprese. CDP può intervenire nella
creazione di istituti, sul modello dell’originale Mediocredito e delle banche di credito
fondiario, che facciano attività di raccolta e prestito a medio-lungo termine per le imprese
con minore accesso ai mercati finanziari. Bisogna superare l’attuale modello di banca
universale, tornando a una specializzazione tra banche per scadenze.
11
Istituti paragonabili alla CDP in Francia e in Germania (BPI e KFW rispettivamente) erogano già garanzie
per favorire il credito alle imprese.