Carige e banche italiane (Associazione Guido Carli)Luca Bellardini
«Carige, la punta dell'iceberg? Che cosa succede nel sistema bancario italiano».
Articolo per la sezione «Approfondimenti» del sito dell'Associazione Guido Carli, 22 febbraio 2019.
Link originale: https://associazionecarli.eu/prova-pagina-contenuti/2018/12/18/articolo-2-1-4s3j8-7glbp-45fmw-fszzl
Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
Carige e banche italiane (Associazione Guido Carli)Luca Bellardini
«Carige, la punta dell'iceberg? Che cosa succede nel sistema bancario italiano».
Articolo per la sezione «Approfondimenti» del sito dell'Associazione Guido Carli, 22 febbraio 2019.
Link originale: https://associazionecarli.eu/prova-pagina-contenuti/2018/12/18/articolo-2-1-4s3j8-7glbp-45fmw-fszzl
Dall’estate 2012 con il “whatever it takes” di Draghi e con l’annuncio inatteso di un terzo nuovo ciclo di QE americano, successivamente allungato con il cosiddetto tapering e sostenuto al suo termine da nuovi cicli di monetizzazione della banca del Giappone e dall’arrivo del famigerato “bazooka” della BCE ad inizio 2015, si è comprato tempo per impostare le nuove tendenze a cui i principali banchieri centrali sembrano ora orientati ed intenzionati a far percorrere a molteplici governi, ossia NIRP (Negative Interest Policy Rate), bail-in e forse un prossimo “cashless”, ossia riduzione-eliminazione del contante.
La necessità di fare un grosso cambiamentoHoro Capital
Il 5 marzo 2013 il Dow Jones Industrial Average ha stabilito un nuovo massimo storico, superando il precedente massimo pari a 14,165.50 che era stato raggiunto nell'ottobre del 2007. Solo il mercato azionario non sembra prendere atto che il mondo si trova oggi in una situazione ben diversa rispetto a 5 anni e mezzo fa. Molti investitori parlano di un mercato ribassista, ma intanto percorrono la strada rialzista. Questa apparente contraddizione è funzione della convinzione diffusa che la politica della banca centrale sia questa proveniente da Tokyo, Francoforte, Londra o Washington fornisce un efficace copertura alla volatilità consentendo così agli investitori di ignorare i problemi economici e finanziari sottostanti, che continuano intanto a cuocere a fuoco lento.
A settembre scorso l’ammontare dei prestiti nell’area euro è risultato inferiore di 200 miliardi rispetto a un anno prima (-1,2%) tornando ai valori di maggio 2008. Rispetto al picco massimo di settembre 2011, lo stock dei finanziamenti è diminuito di 718 miliardi attestandosi a 10.581 miliardi.
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
Nel rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia si analizza anche la situazione attuale e le prospettive future del mercato immobiliare in Italia
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Responsabile dell’Area “Sviluppo delle imprese” alla Camera di Commercio di Milano, dove si occupa di accesso al credito, innovazione e internazionalizzazione delle aziende. Per Promos, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano per le attività internazionali, ha seguito lo sviluppo di innovativi strumenti finanziari per l’internazionalizzazione di impresa e la promozione delle aziende milanesi nei Paesi Arabi. Responsabile per la Camera di Commercio di importanti eventi internazionali, ha curato la realizzazione delle prime sette edizioni della Conferenza Euromediterranea. Ha tenuto corsi presso le Università Bocconi, Cattolica del Sacro Cuore e Politecnico di Milano.
Nel recente e primo rapporto sulla stabilità finanziaria del 2016 di Banca d’Italia è stato stimato che il complesso degli investimenti delle famiglie in strumenti (diversi dalle azioni) che potrebbero essere interessati da misure di bail-in in caso di risoluzione rappresenti oltre il 10 per cento delle attività finanziarie delle famiglie italiane.
Una fotografia che a ben osservare appare indubbiamente appropriata a quel ruolo mitologico che fu di Atlante e che ambiziosamente è stato attribuito al fondo-privatistico messo in piedi dal sistema finanziario italiano. Fondo che in ultima analisi, nel tentare di sorreggere il peso degli aumenti di capitale e la gestione degli NPL di banche problematiche, vuol evitare un meccanismo generalizzato di bail-in conseguente ad un eventuale panico su larga scala che potrebbe condurre a una crisi sistemica nazionale.
Nel rapporto sulla stabilità finanziaria di Bankitalia si analizza anche la situazione attuale e le prospettive future del mercato immobiliare in Italia
"Forse più di ogni altra cosa, l\'incapacità di riconoscere la precarietà e la mutevolezza della fiducia (in particolare nei casi in cui i debiti a breve termine sono elevati e devono essere continuamente rinnovati) è il fattore chiave che dà origine alla sindrome del this-time-is-different. Ai governi, alle banche o alle società fortemente indebitate può sembrare di poter rinnovare allegramente le scadenze dei loro debiti per un periodo di tempo molto lungo, ma poi arriva il bang! - la fiducia crolla, i finanziatori spariscono e a quel punto la crisi arriva.
Draghi si dichiara pronto a comprare i titoli di Stato, sostenendo così la speculazione e l'aspettativa di un imminente QE. Una speranza alimentata anche dall'inusuale silenzio dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.
Responsabile dell’Area “Sviluppo delle imprese” alla Camera di Commercio di Milano, dove si occupa di accesso al credito, innovazione e internazionalizzazione delle aziende. Per Promos, l’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano per le attività internazionali, ha seguito lo sviluppo di innovativi strumenti finanziari per l’internazionalizzazione di impresa e la promozione delle aziende milanesi nei Paesi Arabi. Responsabile per la Camera di Commercio di importanti eventi internazionali, ha curato la realizzazione delle prime sette edizioni della Conferenza Euromediterranea. Ha tenuto corsi presso le Università Bocconi, Cattolica del Sacro Cuore e Politecnico di Milano.
Decima edizione dell'indagine sul mercato del credito e sul rapporto banca-impresa in provincia di Vicenza - a cura di Confindustria Vicenza - marzo 2017
I confidi al bivio, spunti per una discussione (13 marzo 2018)Salvatore Vescina
Questo documento non nasce per esprimere un ragionamento organico, ma per supportare una serie di domande in una tavola rotonda. In questa versione il testo è integrato in alcuni passaggi, per renderlo più comprensibile a quanti non erano presenti all'evento del 13 marzo 2018 (X Osservatorio sui confidi di Torino Finanza, presso la CCIAA di Roma in piazza di Pietra) e colgo l'occasione per esprimere alcune mie idee che non possono essere attribuite ad altre persone o istituzioni.
Temi trattati:
- andamento del mercato dei confidi e fattori che hanno pesato sulla dinamica;
- dati attinti dal database del fondo di garanzia per le PMI: a) la relazione tra "garanzia diretta" e "controgaranzia"; b) cosa succede dove le Regioni si avvalgono della "lettera r" restringendo l'operatività del fondo alle sole "controgranzie"? c) la qualità allocativa delle banche e dei confidi a confronto;
- l'accountability dei confidi ponte tra valore e risorse pubbliche;
- spunti sui miglioramenti incrementali al business model dei confidi (in particolare nuovi prodotti e servizi per accrescere i ricavi).
Intervento di Francesca Bernè, Servizio Controlli Gestionali di Banca Popolare di Cividale, al seminario "Banca vs impresa, banca vs banca, impresa vs impresa" del RiskCenter (www.riskcenter.it)
Quale strada prenderemo? Se solo potessimo far aumentare le nostre via d\'uscita sui nostri problemi del debito sovrano. Ma la crescita del debito crea ancora più problemi se questi non vengono gestiti, rendendo ancora più difficile l\'affrontarli; ma tenendo il debito e il deficit sotto controllo di conseguenza si monitora anche il dolore che ne consegue.
Mi ha rattristato leggere che Newsweek – magazine americano che ha accompagnato i miei viaggi di pendolare per anni – porrà fine alla sua edizione cartacea il 31 dicembre di quest'anno. Purtroppo, la chiusura del giornale riflette la realtà che viviamo oggi di molti media tradizionali che cercano di sopravvivere in un futuro sempre più incerto. In questi anni che ho lavorato in uno degli editori più grandi al mondo ho imparato una cosa che nulla può essere salvato dalla digitalizzazione e nessun brand è sacro: anche il Financial Times o Newsweek.
I media che un tempo erano visti come potenti hanno dovuto reinventarsi al fine di adattarsi al contesto attuale. Newsweek purtroppo non ha trovato un pubblico di nicchia e come lo stesso Life chiude i battenti sperando di ritrovare linfa su tablet e online.
Ironia della sorte, i brand commerciali hanno colto l’occasione e lanciato i loro contenuti per la creazione e comunicazione del loro messaggio. In ambito legale abbiamo visto come comunicare può determinare una esposizione delle proprie capacità laddove non si pensava fino a pochi anni fa.
1. 12MESI
APRILE 2012
13
OPINIONI
di ANTONIO PANIGALLI
CREDIT CRUNCH ALL’ITALIANA
C
on il termine inglese Credit
Crunch viene indicato un
calo significativo o un re-
pentino inasprimento delle
condizioni dell’offerta di credito; questo
fatto è sintomatico di un trend indirizza-
to verso la fine della crescita o peggio l’i-
nizio della decrescita e può determinare
una pericolosa accelerazione delle fasi
economiche depressive.
Il dubbio era strisciante e l’ufficializza-
zione del dato non è tardata troppo; in-
fatti, nell’ultimo Supplemento statistico
al Bollettino economico della Banca d’I-
talia (www.bancaditalia.it/statistiche/
stat_mon_cred_fin) emerge in modo
netto che, nonostante gli oltre 1.000
miliardi di euro (al tasso “preferenzia-
le” dell’1 per cento a tre anni) immessi
recentissimamente sul sistema dalla
Banca Centrale EU, il sistema crediti-
zio manifesta la sua elefantiaca miopia e
probabilmente poco adeguata capacità
di lettura dinamica della realtà. Negli ul-
timi tre mesi del 2011, i prestiti erogati
dal sistema bancario alle imprese sono
diminuiti dell’1,5 per cento e, nell’ulti-
mo mese dell’anno, la contrazione è sta-
ta addirittura del 2,2 per cento. Questi
dati confermano che ci troviamo di fron-
te ad una vera e propria stretta crediti-
zia: gli istituti di Credito hanno chiuso
i rubinetti e in una fase senza dubbio
recessiva dell’economia reale e di revi-
sione dei modelli di impresa, come quel-
la attualmente in atto, si corre il rischio
che il sistema produttivo del Belpaese –
costituito prevalentemente da piccole e
piccolissime imprese – collassi.
Oltre alla stretta creditizia, nel 2011,
sugli oltre 900 miliardi di euro erogati,
le imprese hanno dovuto subire anche
un forte aumento dei tassi di interesse
che si è di fatto tramutato in un onere
aggiuntivo per l’intero sistema produtti-
vo, con un onere stimato da Cgia (Asso-
ciazione tra artigiani e piccole imprese
di Mestre) in oltre 3,5 miliardi di euro.
Parallelamente, nel 2011 le insolvenze
in capo alle imprese italiane hanno toc-
cato gli 80 miliardi di euro complessivi,
con un incremento rispetto all’anno
precedente di alcune decine di punti
percentuali (le stime parlano di circa il
40% di aumento delle insolvenze).
Questa situazione ha indotto molti isti-
tuti di credito a ridurre la mole di eroga-
zione dei prestiti, ma la sensazione è che
la stretta sia avvenuta prioritariamente
verso soggetti che, non essendo ancora
in crisi, hanno rischiato di finirci a causa
delle stringenti richieste di rientro dagli
affidamenti.Anchequestapotrebbeesse-
re una mossa di sopravvivenza del siste-
ma bancario (chiedere il rientro dei soldi
a chi li ha per non chiedere nulla a chi sta
in agonia), ma in compenso nella secon-
da metà del 2011 le imprese pubbliche,
e solo quelle, hanno registrato un signi-
ficativo aumento degli impieghi, stimato
in +4,5% con un incremento in termini
assoluti di quasi un miliardo di euro.
Il parallelo più calzante con il credit
crunch italiano è probabilmente rappre-
sentato dalla crisi che investì i paesi del
Nord Europa durante primi anni ’90.
Ancheinquelcasositrattavadisistemifi-
nanziari fortemente “nazional-bancariz-
zati”, con limitate alternative per le pic-
cole e medie imprese svedesi, finlandesi
e norvegesi rispetto ai prestiti veicolati e
spesso negati solo dalle banche locali o
comunque nazionali. Ebbene, gli effetti
del credit crunch furono impressionan-
ti; alcuni studi empirici della Banca di
Finlandia tenderebbero a dimostrare ad
esempio che in Finlandia il credit crunch
causò una contrazione del volume di in-
vestimento delle imprese tra il 10 e il 15
per cento tra il 1990 e il 1993.
Paradossalmente, quello che è stato
presentato all’inizio della crisi nel 2008
come un vantaggio del sistema finanzia-
rio italiano – diceva Tremonti il suo es-
sere un sistema tradizionale, imperniato
su banche focalizzate su attività standard
e quindi assai diverso dal sistema finan-
ziario americano caratterizzato da una
miriade di istituzioni finanziarie non
tradizionali – può rappresentare il suo
svantaggio in questa fase di contrazio-
ne ed inasprimento delle condizioni di
credito.
Scrive Il Sole 24 Ore sulla sua prima
pagina di domenica 19 febbraio: “Le
imprese dovranno cercare nuovi mer-
cati, modificare i paradigmi tecnologi-
ci, capitalizzarsi con mezzi propri, ma
l’importante è che nel frattempo non
continuino a trovarsi di fronte il muro
del “rifiuto”. Questo auspicio è ampia-
mente condivisibile, ma il ragionamento
potrebbe essere ribaltato: se si trovano
di fronte il muro del rifiuto le imprese
non potranno cercare nuovi mercati,
modificare i paradigmi tecnologici, ca-
pitalizzarsi con mezzi propri. In effetti,
credit crunch significa ridotta capacità
dell’economia di riallocare le sue risorse
verso le imprese più efficienti, e a que-
sto punto la parola dovrebbe passare
alla politica e non solo al governo della
finanza.
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