1. Storia
Giulia Franzoni
10 febbraio 2014
La peste del seicento a Milano
Nel 1630, soprattutto nel Nord Italia si diffuse la peste, portata dai lanzichenecchi, cioè
l'esercito del Sacro Romano Impero Germanico. Questo fenomeno veniva definito dagli
scrittori dell'epoca come una fiera avversaria, un enorme incendio, un cane rabbioso, una
tigre furiosa, insomma, una tragedia, un terribile e pericoloso nemico dal quale non si sfugge.
In questo periodo morirono migliaia di persone e la popolazione diminuì di molto.
A quel tempo esistevano dei "medici" che non erano proprio dei dottori, ma piuttosto
degli stregoni. Infatti non si conoscevano le cure per curare la peste. Questi medici si
vestivano in un modo molto particolare; con una tunica lunga fino ai piedi e con una
maschera con il becco da uccello. Inoltre indossavano dei guanti e un largo cappello. In
questo modo cercavano di non essere contaminati dalla peste. Portavano un lungo bastone
che serviva ad esaminare il paziente da lontano, senza toccarlo, per evitare il contatto e di
conseguenza il contagio. Secondo me, però, questo equipaggiamento era del tutto inutile.
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2. Dato che la popolazione non riusciva a capire da dove potesse provenire la peste, si era
creato un mito popolare che era portata dagli "untori", delle persone che si credeva ungessero
porte e case per diffondere il contagio. Così, se qualcuno veniva visto mentre compieva degli
atti "sospetti", veniva accusato di essere un untore, veniva processato e infine torturato e
ucciso. Manzoni, nei "Promessi Sposi", racconta di un episodio, nel capitolo XXXII, di un
vecchio di più di ottant'anni che voleva sedersi su una panca, ma prima la spolverò e perciò
venne creduto un untore e venne picchiato e trascinato fuori dalla chiesa. Questo ci fa capire
a che punto la popolazione temeva la peste.
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3. Esistevano degli ospedali per gli appestati, chiamati lazzaretti. In realtà non erano dei
veri e propri ospedali, dato che non esistevano cure, ma bensì dei luoghi dove venivano
portati, persino di forza, i contagiati per isolarli e cercare di diminuire il contagio.
C'erano delle persone che proprio di mestiere portavano i malati al lazzaretto e si
chiamavano monatti. Giravano su dei carri sui quali caricavano, sia vivi che morti, gli
appestati ed erano sempre sentiti arrivare da distante perché avevano dei campanacci che
suonavano. Alcuni di loro erano incappucciati per evitare il contagio su di loro, altri invece
erano persone che avevano già avuto la peste ed erano sopravvissuti, di conseguenza erano
immuni.
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