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GRAZIELLA DRAGONI
VINCERE CON LA MENTE
Ecco il libro
- Parla di sport?
- Scherma. Lotta. Tortura.
Vero amore. Odio. Vendetta.
Giganti. Cacciatori.
Dolore. Morte.
Uomini coraggiosi.
Uomini codardi.
Gli uomini più forti.
Inseguimenti. Fughe.
Menzogne. Verità.
Passione. Miracoli.
- Sembra ok!
( W. Goldman, La storia fantastica)
INTRODUZIONE
PER UNA PSICOPEDAGOGIA DELLO SPORT
“Noi non viviamo in molti (ma nemmeno in due) mondi diversi: un mondo mentale e un mondo fisico, un
mondo scientifico e un mondo del senso comune.
Non c’è che un unico mondo: è il mondo in cui tutti viviamo, e dobbiamo spiegare come esistiamo in
quanto parte di esso.
(John R. Searle, La mente)
Il mondo dello sport
Nel mondo dello sport sono sempre più numerosi i casi di interesse da parte di atleti e di società verso la
conoscenza degli aspetti psicologici della prestazione sportiva.
E’ ormai da più parti conclamato che esiste una stretta correlazione tra i fattori emozionali e la
funzionalità somatica e che possono ottenersi vantaggi da terapie di tipo psicologico in numerosi aspetti
dell’attività sportiva.
L’approccio psicosomatico degli interventi supera il dualismo psico-fisico e la separazione tra mente e
corpo: l’uomo, e l’atleta quindi, è considerato come un’unità, in cui corpo e mente sono integrati nelle
loro funzioni.
Risulta pertanto evidente come per gli atleti si debba parlare, accanto all’allenamento fisico, anche di
preparazione mentale che aiuti ad affrontare nelle migliori condizioni lo svolgimento dell’attività
amatoriale e agonistica.
L’obiettivo della Psicologia e della Pedagogia applicate allo Sport è di incentivare a perseguire il proprio
benessere psicofisico, di aiutare a conquistare gli strumenti per attivare l’incontro e il colloquio con il
proprio corpo, di imparare a riconoscere gli stimoli che provengono dai vari organi e le sensazioni
connesse.
Tutto ciò può essere analizzato e insegnato in modo da fornire a ciascun individuo le basi per apprendere
e sperimentare autonomamente la propria corporeità.
E’ auspicabile, quindi, organizzare e diffondere una sinergia di intenti fra varie scienze che abbia come
finalità primaria l’educazione all’attività motoria attraverso itinerari adatti ai giovani in età evolutiva e
agli adulti, nell’ambito dell’orientamento e dell’educazione permanente.
Il concetto di sport
Quando parliamo di sport, comprendiamo in senso allargato tutta l’attività motoria, agonistica e
amatoriale, intesa come:
- strumento educativo e di crescita per il ragazzo;
- occasione di auto-percezione e autonomia;
- mantenimento e svago per l’adulto;
- mezzo rieducativo per persone con disagi fisici e mentali;
- soddisfazione delle proprie motivazioni e del proprio talento;
- affermazione personale e occasione di successo (Galimberti).
Ci riferiamo quindi al concetto di sport come agonismo, ma, allo stesso modo, anche all’attività
amatoriale e motoria in generale. Sono gli argomenti oggetto della Preparazione Mentale.
L’obiettivo primario della Preparazione Mentale è quindi rappresentato dal raggiungimento del benessere
generale: star bene con se stessi, con il proprio corpo, con la propria mente. Gli effetti positivi della
pratica sportiva sono di fatto ampiamente riconosciuti e accettati dalla società; lo sport è ritenuto un
valido mezzo per raggiungere e mantenere uno stato ottimale di “buona salute”; inoltre, il controllo del
benessere fisico è raccomandato da tutte le istituzioni moderne in quanto alleggerisce il carico della spesa
sanitaria nazionale.
Le radici storiche di tali convinzioni affondano nell’antichità: basti pensare alla diffusione di luoghi di
ritrovo come le terme, le palestre, i ginnasi; testimonianze della loro importanza provengono dai resoconti
di gare e giochi ginnici nell’antica Grecia e in Roma, nei quali eccellevano atleti dalle straordinarie doti
fisiche e dalla provata lealtà.
I livelli di prestazione sono diversi e per ciascun individuo vale una motivazione specifica.
Considerando la spinta verso l’autoaffermazione e la valorizzazione dei propri talenti, dobbiamo
approfondire gli aspetti dell’agonismo. Agonismo è gara e coinvolge lo spirito di competizione, in quanto
fattore di promozione e di accrescimento dei propri livelli di rendimento.
La pratica dello Sport, effettuata seguendo i principi della competizione e secondo l’osservanza delle
regole, del rispetto verso gli altri e verso se stessi, comporta la consapevolezza che vittoria e sconfitta
possono essere momenti di crescita, di coesione senza distinzione di ceto, di status o di altro.
Siamo convinti che lo Sport possa essere un’esperienza che ha come valore centrale il rispetto della
dignità di ogni persona, che consente di perseguire ideali e gioire per le prestazioni personali; anche
nell’agonismo di altissimo livello, si mantiene comunque il confronto leale con gli altri, escludendo
spunti di intolleranza, discriminazione, esasperazione.
Ciascun individuo, in rapporto all’età, alle motivazioni che lo sorreggono, alle proprie capacità e
possibilità, trae vantaggi dall’attività sportiva.
La cultura sportiva
Nella società attuale si assiste a una diffusa assenza di valori-guida che dovrebbero, invece, diventare i
punti di riferimento e di orientamento per lo sviluppo armonioso dei soggetti in età evolutiva.
E’ compito delle istituzioni, come la famiglia, la scuola, la società, favorire l’evoluzione ottimale psico-
fisica dei ragazzi attraverso una cultura dei valori.
Anche il mondo dello Sport è investito nel progetto di formazione dei giovani.
Occorre creare le basi per una cultura sportiva che prevede reciproco rispetto, adesione ai principi
umanistici e tecnici dello sport, nella sua accezione di puro, educativo, pacifico, civile.
Il valore dominante nello sport, dal quale discendono tutti gli altri, è l’autorealizzazione, che porta a
perseguire compiutamente le proprie potenzialità. Questo valore rappresenta l’obiettivo individuale
dell’atleta, ma anche una meta finale qualificante per le istituzioni sportive a tutti i livelli, nessuno escluso
(squadre, dirigenti, sponsor, allenatori, preparatori, scuole di sport, medici sportivi, mezzi di
comunicazione, tifosi e supporter, psicopedagogisti dello sport…).
L’autorealizzazione si attua tramite nobili valori, come la lealtà verso i compagni e verso l’avversario,
l’onestà degli intenti, il rispetto delle regole stabilite, il senso di responsabilità, l’adesione ai propri
compiti, la sincerità e la trasparenza, in allenamento, in gara, nella vita comunitaria.
Se il fine ultimo, e importantissimo, è offrire le basi per una cultura sportiva degli atleti, occorre però
agire anche, e soprattutto, sulla mentalità degli operatori dello sport.
Sono da analizzare e formare i convincimenti e i principi che servono da guida all’azione di coloro che
interagiscono quotidianamente con i ragazzi. Questa chiarezza è assolutamente indispensabile per poter
divenire i loro educatori, per aiutare il loro sviluppo fisico, sociale e psicologico, con un’azione centrata
sull’atleta, prima che sulla vittoria a tutti i costi.
Dice Martens nel suo Manuale per gli allenatori: ”Un bravo allenatore deve possedere abilità e
conoscenza straordinaria per produrre bravi atleti e tuttavia ci si aspetta che facciano di più… che
producano esseri umani dignitosi. Devono coniugare abilità di leadership e di comunicazione”.
Il programma di interventi
La Psicologia dello Sport è un settore della Psicologia Applicata che studia il comportamento dell’atleta
prima, durante e dopo l’attività sportiva.
Considerato che durante l’attività sportiva l’individuo viene a trovarsi in situazioni particolari che
implicano reazioni ed emozioni come ansia, aggressività, esaltazione, delusione, gli argomenti da trattare
in campo psicologico sono inerenti la personalità, la motivazione, l’interesse, l’attivazione, le dinamiche
interpersonali.
A sua volta, la Pedagogia applicata allo Sport, in quanto scienza dell’educazione, attua un programma di
insegnamento/apprendimento che privilegia il raggiungimento degli obiettivi di formazione psicomotoria,
di avvio all’attività sportiva e di allenamento specifico.
Accanto al potenziamento fisiologico e al consolidamento e coordinamento degli schemi motori di base,
consideriamo l’attività motoria e l’avviamento alla pratica sportiva nel contesto dell’azione educativa e
della formazione della personalità.
Pertanto la Psico-pedagogia richiama le reciproche competenze nel rispetto dei ruoli dello psicologo e
del pedagogista.
“Nell’atleta il movimento deve essere programmato in sequenze dal cervello prima dell’inizio di ogni
azione”, così si esprime lo psicologo Howard Gardner nel considerare il ruolo del cervello nel
movimento del corpo. Fra le “intelligenze multiple”, egli considera non solo l’intelligenza linguistica,
l’intelligenza musicale, le intelligenze personali, l’intelligenza spaziale, ma anche l’intelligenza corporea-
cinestetica. “Il controllo dei propri movimenti corporei e la capacità di manipolare abilmente oggetti sono
i nuclei centrali dell’intelligenza corporea”.
Si può dunque predisporre un programma di interventi per il livello mentale, partendo dalla cura della
respirazione e dal rilassamento, fino alla conquista della fiducia nelle proprie potenzialità, alla soluzione
di situazioni conflittuali, alla scoperta del proprio talento, al mantenimento delle motivazioni, al
perseguimento degli obiettivi prefissati.
Come anticipato, in quest’impresa sono interessate diverse istituzioni che ruotano attorno agli aspetti
educativi e formativi: la famiglia, la scuola, i team sportivi, le associazioni, gli enti locali, la società nel
suo complesso.
Il presente lavoro è frutto di una ricerca sul campo, cogliendo spunti da diversi studi e tecniche, da
interviste e da esperienze dirette, in una visione olistica dell’attività sportiva, agonistica e amatoriale.
Oltre agli aspetti teorici, che sono integrati da approfondimenti (ZOOM), sono state raccolte
TESTIMONIANZE dagli atleti che forniscono un’immagine concreta del mondo dello sport. Sono anche
proposte diverse ATTIVITA’ , esercizi da svolgere per autoanalisi.
ZOOM – Problemi psicosomatici degli atleti
Dalla somministrazione di un questionario a diversi atleti sui loro principali problemi, emergono queste
risposte, sempre collegate agli aspetti psicologici, oltre che fisici.
Alla domanda: Quali sono i principali problemi? Queste sono le risposte con maggiore frequenza.
Ansia pre-gara, in gara, post-gara.
Paure, insicurezza, timore dei pericoli.
Incapacità di gestire l’insuccesso (frustrazione).
Isolamento dai compagni di squadra, senso di inferiorità.
Stato di apatia e di disinteresse.
Stato costante di agitazione.
Dipendenza dal giudizio di altri.
Incapacità di farsi valere.
Forti pressioni ambientali, familiari, da sponsor.
Problemi personali e affettivi.
Insicurezza contrattuale.
Situazioni stressanti: spostamenti faticosi, intemperie, contrattempi tecnici, alimentazione affrettata o
non adeguata, sonno e riposo insufficienti…
Reazioni personali di fronte ai malanni tipici: crampi, dolori muscolari, tracheo-bronchiti, disfunzioni
epatiche, gastriti, infiammazioni…
Insorgenza di sensazioni di burn out: sentirsi senza via d’uscita, scoppiati, fuori gioco, avvertire un calo
di motivazione, stati depressivi, immotivati sensi di colpa…
Disturbi psicosomatici di vario genere, esaurimento psico-fisico…
(a cura dell’autrice)
TESTIMONIANZA – Gli argomenti che vorrei trattare
Dopo la prima parte della stagione, ho fatto un po’ di autoverifica e mi sono reso conto delle lacune che
ho … Vorrei saperne di più in certi argomenti:
Capacità di riprendersi dalla percezione della sconfitta.
Controllo della rabbia.
Gestione degli attacchi di panico e controllo dell’ansia.
Allenamento al controllo dell’attivazione.
Passaggi di categoria.
Allenamento alla concentrazione e alla costanza.
Controllo dei momenti di depressione.
Effetti del super allenamento.
Problemi di discordia familiare sul mio sport.
Riduzione della paura in generale.
Focalizzazione dell’attenzione, sono distratto.
Divertirmi nel mio sport.
Definire bene i miei obiettivi, saper scegliere.
Star bene in gruppo, rapporti con la stampa.
Sviluppare anche altri interessi.
Frasi positive per darmi coraggio.
Capacità di sentire i muscoli.
Allenamento al rilassamento.
Controllo del sonno.
Controllo dei pensieri.
Saper fare la visualizzazione.
Trovare il mio funzionamento ottimale…
(un atleta convinto)
ATTIVITA’- Il risveglio
Questo è un semplice esercizio da eseguire quando ti svegli, prima di saltare giù dal letto.
Distendi le braccia e sbadiglia parecchie volte.
Unisci le gambe con i piedi uniti e gli alluci che si toccano.
Distendi le gambe e tutto il corpo, allungandoti.
Orienta la tua mente sulla tua gamba destra.
Da sdraiato, comincia a stendere solo la gamba destra, senza alzarla, ma solo per allungarla. La spinta
si trasmette dal fianco destro in giù.
La gamba destra sarà più lunga della sinistra: resta in questa posizione contando fino a 40.
Rilassati e unisci ancora i due piedi.
Ora orienta la tua mente sulla tua gamba sinistra.
Inizia ad allungarla come hai fatto con la destra, spingendo in basso dal fianco sinistro in giù.
La gamba sinistra sarà più lunga della destra: resta in questa posizione contando fino a 40.
Rilassati e unisci ancora i due piedi come nella posizione iniziale.
Concediti ancora qualche secondo prima di scendere dal letto.
Questo esercizio ha effetto su tutto il corpo: distende la spina dorsale, ritempra i nervi, ristabilisce il
contatto fra corpo e mente.
I PARTE IL MOVIMENTO. IL CORPO. LA MENTE
“Il camminare placa. In esso c’è un potere salutare. La regolarità del mettere- un- piede-davanti
all’altro, muovendo nel contempo ritmicamente le braccia, l’aumento della frequenza respiratoria, la
lieve stimolazione del polso, le attività degli occhi e delle orecchie, necessarie per determinare la
direzione e per mantenere l’equilibrio, la sensazione dell’aria che sfiora la pelle…
…tutti questi fenomeni non possono che portare all’unione del corpo e della mente… “
(Patrick Süskind, Il piccione)
CAP.1 L’ATTIVITA’ MOTORIA E LO SPORT
“ … e la mente ordina: In piedi!
E così il bambino ha fatto proprio l’impegno umano a camminare diritto”.
(Jacob Bronowski, L’ascesa dell’uomo)
1.1 L’uomo e lo sport: un legame antico e profondo
Lo sport è universale. Oltre al contesto storico-geografico, lo testimonia anche la diffusione del vocabolo
in tutte le lingue.
Come tante parole, anche “sport” ha una sua storia. Dal latino “deportare”, cioè uscire fuori porta,
derivano i rispettivi termini in provenzale, spagnolo, francese che significano: divertimento, svago; in
seguito, il termine fu adottato dalla lingua inglese nel 1300 come disport, abbreviato poi nell’attuale
“sport”.
Questi termini si riferiscono all’aspetto ludico dell’attività sportiva, che si praticava fuori dalle mura
cittadine e, per analogia, fuori dal tempo del lavoro e degli impegni sociali.
Dalla concezione di sport come gioco allo sport agonistico si percorrono le tappe dello sviluppo umano,
in particolare dello spirito sportivo come valore.
Testimonianze di attività motoria si ritrovano addirittura nella preistoria attraverso le immagini fornite da
graffiti e mosaici, soprattutto legate alle scene di caccia, ma anche di movimento puro: tiro con l’arco,
nuoto, corsa…e ancora scene di pugilato, di lotta, di sollevamento pesi, di lanci di attrezzi, di giochi con
la palla.
(INSERIRE IMMAGINE Ragazze in bikini che giocano a palla – Mosaico di Piazza Armerina (Enna)
Inoltre sappiamo che, tra le tribù primitive, le esercitazioni sportive erano collegate alle cerimonie rituali
e religiose.
Il movimento ha rappresentato una delle facoltà più importanti verso la spinta dell’emancipazione
dell’uomo. Pensiamo all’attività del bambino che scalcia quando è ancora nella pancia della mamma, poi
al suo istinto di strisciare, di gattonare e, infine, alla conquista dell’equilibrio e della posizione eretta; in
pochi mesi ripercorre secoli e secoli di adattamento della specie umana. Potersi muovere lo riscatta dal
forzato periodo di solitudine e di dipendenza dagli altri e lo proietta verso infinite applicazioni; il
movimento è frutto del riflesso autonomo che lo accomuna al mondo animale e alla storia dell’umanità,
secondo la prospettiva antropologica.
A questo riguardo, possiamo considerare la situazione di un atleta pronto per la gara di corsa. Allo sparo
del via, il corridore scatta; le sue funzioni fisiologiche si modificano, il battito cardiaco accelera, il respiro
aumenta, l’ossigeno arricchisce il sangue per inviare energia ai muscoli : si ripete, nell’atto atletico, il
meccanismo proprio dell’uomo primitivo che correva per sfuggire a un pericolo, perché inseguito da una
belva, con la differenza che l’atleta scatta non più per paura, bensì in virtù dell’antico riflesso divenuto
automatico.
Ragazze in bikini che giocano alla palla - Mosaico di Piazza Armerina – Enna
TESTIMONIANZA - L'istinto e le false partenze
Per l’uomo primitivo, correre per sfuggire ai predatori, ai pericoli o, al contrario, per cacciare, quindi
essere predatori, faceva parte di una sfera (quasi) del tutto istintiva. Le strategie di caccia e di ricerca di
luoghi sicuri dove vivere fanno parte del quadro evolutivo dell’umanità, per cui gli individui più
ingegnosi hanno saputo organizzare meglio le proprie società in agglomerati di abitazioni inattaccabili,
mentre la strategia di caccia ha portato a costruire strumenti (come trappole, lance, frecce, fiocine e
cerbottane) che hanno consentito un risparmio energetico/muscolare, per poi passare all'allevamento e
allo scambio di bestiame.
Comunque sia, la corsa ha sempre rappresentato per l'uomo un gesto istintivo. Primordiale.
Basti pensare a come il corpo umano sia in grado di tenere una corsa folle anche se fuori allenamento o
appesantito. L'istinto è capace di far superare il limite che il corpo può sopportare. Gli stati
d'indolenzimento o di infiammazione ai tendini ne sono la dimostrazione: siamo in grado di sostenere
sforzi, oltre al limite.
Eppure la preparazione fisica esasperata, il desiderio di vincere/prevalere, hanno portato il "gesto" della
corsa ad avere una forte connotazione mentale.
Se prendiamo in considerazione gli atleti prima di una gara, assistiamo a una vera e propria
rappresentazione di rituali per entrare in trance agonistica; tra l'altro, questi rituali sono simili e
perfettamente riconoscibili in tutte le gare di salto o di tiro.
Possiamo analizzare la corsa per eccellenza, la più veloce e spettacolare: i 100 metri piani.
Tutto si svolge in poco più o poco meno di 10 secondi, ma tutti i movimenti devono essere perfetti. La
partenza viene programmata e allenata per anni; le nuove regole impongono che non si possa partire
anticipatamente, pena la squalifica.
L’allenamento mentale deve gestire l’ansia del momento e frenare l’istinto di scattare prima del tempo.
In un’importante gara di atletica, il super-favorito fu squalificato per essere partito dai blocchi con
palese anticipo. Il caso fece scalpore: il favorito squalificato, quando era chiaramente il più forte! Cosa
era successo? Il richiamo istintuale alla fuga era forse stato più forte della razionale costrizione di
attesa?
E' bene notare come il fatto di perdere una gara può essere un vantaggio mentale più per il campione che
per l'atleta medio, perché, se è in grado di metabolizzare un contrattempo e una sconfitta, potrà affinare
il sistema di concertazione e di cura del dettaglio per le gare a venire.
ZOOM – Sport e costume
Indagini di settore rivelano che lo sport nelle sue varie forme è praticato dall’80% degli italiani e che più
della metà viene praticato con assiduità e regolarità.
Le strade di ogni paese si riempiono di ciclisti e di podisti che praticano attività motoria a livello
amatoriale.
Si fa anche una top15 delle discipline più popolari; vi rientrano il nuoto, la ginnastica, il calcetto, e in
certe stagioni lo sci, il calcio, le arti marziali.
Lo sport è anche un fatto di costume per tutte le opportunità che attiva: quella di poter seguire le gare in
diretta o sul campo o grazie ai mass-media (tv, computer). In questo modo si conoscono e si considerano
anche le discipline meno popolari come il Tiro con l’arco, il canottaggio, la canoa.
Foto Tiro con l’arco – v. Vincere con la mente, copertina
1.2 Collegamento corpo-mente
Queste considerazioni confermano ancora una volta il collegamento fra il corpo e la mente e, inoltre, che
l’uomo di oggi affonda le sue radici nella storia dell’umanità che l’ha preceduto, nelle facoltà e scoperte
effettuate nel corso dei secoli, quali l’uso dell’immaginazione, la capacità di elaborare progetti,
l’utilizzazione del proprio talento.
Da sempre, quindi, l’uomo ha sviluppato doti di abilità, di forza fisica, di resistenza alla fatica, di
confronto e di agonismo, sia pure sotto forma di gioco e spettacolo, con arbitraggi, premi, abbigliamento
specifico.
Molte delle manifestazioni che oggi formano lo sport trovano precursori antichi.
La scoperta della ruota, una delle prime grandi invenzioni dell’umanità, ha aperto un’esplosiva fase di
espansione e di velocità per gli innumerevoli sport moderni che la utilizzano.
Il tronco scavato con strumenti rudimentali è antesignano della canoa, del canotto e degli sport acquatici.
Il primo arco con la prima freccia scoccata per la caccia, testimoniata dalle numerose incisioni rupestri,
corrisponde al moderno tiro con l’arco, con la balestra…
Non erano attività praticate solo per sopravvivenza, ma anche per il bisogno di giocare, di gareggiare, di
misurarsi: nello sport avviene quell’indissolubile rapporto fra corpo-mente, in cui tutti gli organi e le
facoltà mentali e fisiche vengono interessati e sollecitati.
Pensando alle origini dello sport, si fa riferimento alla civiltà greca, facendo risalire addirittura a Eracle la
nascita dei giochi sacri di Olimpia da cui derivarono i Giochi Olimpici nel 776 a.C. sospesi e ripristinati
fino alle moderne Olimpiadi che si tengono ogni 4 anni.
Anche in altre antiche civiltà, come la cinese e la giapponese, si praticavano attività atletiche (ci riferiamo
alle arti marziali).
La nascita delle varie discipline non venne mai a cessare, fino a giungere alle attuali inserite nelle
Olimpiadi e alle innumerevoli altre varianti che via via acquistano popolarità e frequenza. Da pura
esercitazione fisica, il concetto di sport si è allargato, acquistando l’obiettivo di educare il corpo e
l’anima. Nel 1828 fu il britannico Thomas Arnold a definire lo sport come divertimento educativo, da cui
si fa derivare la moderna Pedagogia dello Sport.
Cogliamo il significato di valore e di benessere riferito all’attività motoria nell’antico detto degli Indiani
delle pianure: ”Occorre camminare cinque lune nei mocassini degli altri prima di poter capire se stessi”.
ZOOM Discipline olimpiche INSERIRE IMMAGINI v.web sotto
ATLETICA
BADMINTON
CANOA
CANOTTAGGIO
CICLISMO
SPORT DI SQUADRA
GINNASTICA
LOTTA GRECO ROMANA
PATTINAGGIO ARTISTICO
GOLF
JUDO
EQUITAZIONE
LOTTA LIBERA
TAEKWONDO
PENTATHLON MODERNO
TRIATHLON
SOLLEVAMENTO PESI
NUOTO (TUFFI – PALLANUOTO)
TENNIS
PUGILATO
TIRO (ARCO, ECC.)
SCHERMA
VELA
Immagini sport olimpici . v.web
1.3 Passione sportiva
“A me piace lo sport!”. E’ la frase che sentiamo dire spesso da appassionati che seguono gli eventi
sportivi e le gesta dei campioni. Nella passione sportiva, lo spettatore partecipa alla gioia dell’azione, si
esalta, scarica il bisogno di risolvere le proprie tensioni energetiche attraverso i vissuti degli atleti.
Consideriamo lo “spettatore sportivo”
Secondo Peter Brook, il celebre regista, lo spettatore è una delle tre 'corde' che l'attore deve sempre
mantenere equilibrate. Sbilanciarsi a favore dello spettatore rende infatti preponderante l'aspetto di
'esibizione' della rappresentazione teatrale, mentre una scarsa attenzione al destinatario del racconto può
far diventare il racconto stesso debole e privo di senso, se non nella elaborazione privata di chi lo esegue.
Lo sport moderno corrisponde in toto alle modalità descritte dal drammaturgo Brook. Basti pensare alla
pura esibizione del motociclista dopo una vittoria, oppure delle scenette di un saltatore con l’asta prima e
dopo la gara... E come rinunciare ai balletti studiati dai calciatori dopo aver segnato un goal!.
La differenza (se proprio ce ne fosse una) tra lo spettatore "classico" e quello sportivo è la partecipazione.
Per la maggior parte, guardare un evento sportivo significa viverlo, significa fare sport! Il coinvolgimento
è a livelli talmente alti che anche fisicamente si manifestano tutte le caratteristiche dell' attività fisica
completa.
Il processo psicologico che interviene è l'identificazione e aumenta in maniera esagerata negli ex-atleti,
specie se l'evento è direttamente legato alla passata esperienza. Attraverso l'identificazione si attua il
processo col quale un soggetto introietta dei tratti della personalità di un altro e modella le proprie azioni
su di esso.
L'identificarsi permette di aumentare la propria autostima e avvertire un senso di benessere fisico
effettivo.
TESTIMONIANZA – Lo spettatore sportivo
Ogni volta che guardo una gara di ciclismo in TV, questo mi succede spesso: momenti cruciali come uno
sprint mi fanno letteralmente saltare dalla poltrona! Del resto, ancora oggi sento persone che mi hanno
visto vincere la tappa al Tour de France nel 1999 e mi dicono:" Mi ricordo ancora! Spingevo anch'io con
te!".
Lo stesso vale per la maggior parte degli sportivi "attivi". Il grado di partecipazione e identificazione
permette alla maggior parte di essere più obiettivi e meno critici nei confronti degli "attori".
Invece il tifoso classico o "da bar" è colui che ama criticare, deridere e sminuire le imprese degli atleti
professionisti. Riesce a essere anche molto duro e caustico nelle sue analisi, addirittura contraddicendo
quello che lui stesso aveva sostenuto qualche giorno prima. In questo caso, prevale l'aspetto sociale su
quello sportivo. Sentirsi parte di una bandiera o di un fan club permette di soddisfare il bisogno di
aggregazione e di condivisione di ideali.
La causa di questo comportamento può essere il rimpianto per non essere riusciti ad emergere nello
sport (o nella vita); infatti si verificano molti casi di persone che evitano qualsiasi tipo di esercizio fisico
per non riaprire una ferita mai del tutto guarita.
Poi ci sono i dubbiosi. Quelli che mettono in dubbio tutto e pensano alle più strane alchimie: nel caso di
tempi record nell'atletica danno il merito al vento, al materiale della pista, ma mai all'atleta!
Essere” spettatore sportivo" è gratificante, a condizione di mettere da parte le critiche e di dubbi sulle
prestazioni degli atleti per godere e vivere le imprese e le fatiche, come l'esaltazione dei vincenti o la
disperazione degli sconfitti, ricordando che il processo di preparazione che ogni atleta ha fatto per
arrivare alla competizione è parte di un percorso difficile e doloroso.
TESTIMONIANZA – Maratona di New York: al Central Park
Un evento sportivo attira gli spettatori, appassionati di sport.
Correre la Maratona di New York è un mito per i podisti. Anche vivere la Maratona di New York da
spettatori sul traguardo è un’esperienza esaltante ed emozionante.
Lo scenario è fascinoso: addobbi semplici e sobri, l’arco dei palloncini colorati sotto cui sfilano gli atleti
sono l’unica nota di colore nel grigiore autunnale.
Ci si muove di prima mattina per raggiungere il vialone del Central Park che si riempie di persone di
tutte le età, razze e lingue, di famiglie al completo con figli piccoli, cani, musica, provviste.
Si entra in clima. Le voci squillanti degli speakers annunciano la partenza dei maratoneti, avviata con
colpi di cannone; è un susseguirsi, in crescendo, di notizie sull’andamento della gara.
Il Parco offre uno spettacolo coinvolgente: personaggi con strane fogge divertono i bambini, gruppi di
ragazzi spargono volantini e coccarde sulle imminenti elezionipresidenziali, scoiattoli dalla lunga coda
argentea si rincorrono da un ramo all’altro, ci sono pure predicatori che inneggiano alla corsa verso il
regno di Dio per assicurarsi un posto nella vita eterna.
Intanto la gara continua, le telecamere trasmettono sugli schermi giganti le varie fasi… e viene da
pensare che per il podista i valori terreni sono già sublimati dalla fatica.
Finalmente lo speaker richiama l’attenzione sul primo maratoneta, THE FIRST; quando spunta dal
fondo del viale, l’entusiasmo del pubblico va alle stelle. La tensione si fa palpabile e la commozione
prende: lo spettacolo nello spettacolo è il pubblico, trascinato dai cronisti che accolgono ciascun
corridore con un caloroso “RUN, RUN, RUN”, come si accoglie un ospite lungamente atteso.
Ci si aspetta che la folla continui ad applaudire con lo stesso calore solo i primi cento, poi cento ancora,
la prima donna, la seconda… invece tutti i concorrenti ricevono la stessa accoglienza, per ore e ore.
Se poi qualcuno, arrivando, fa un cenno di saluto, avrà un applauso particolare tutto per sé.
I momenti esaltanti si succedono: tenerezza per il piccolo atleta con lo sguardo smarrito e per la ragazza
con la testa bagnata come un pulcino, ammirazione per la giovane in carrozzina che guadagna
faticosamente il traguardo e per l’atleta non vedente accompagnato dall’amico, curiosità per atleta con
la macchina fotografica a tracolla, orgoglio per le sventolanti bandiere.
La folla segue attentamente le vicende personali e le situazioni dei vari maratoneti; quando qualcuno si
presenta di passo, in visibile difficoltà, con la sofferenza dipinta sul volto, viene incitato in coro da un
crescente e insistente “GO, GO, GO” fino a ottenere che l’atleta, per non deludere se stesso e gli altri,
ricominci lentamente a correre. Allora il coro si trasforma in boato, quasi che si trattasse di una vittoria
personale di ciascun spettatore, per un profondo processo di identificazione collettiva.
E’ sera. Con gli ultimi arrivati il rito annuale si conclude; si è vissuto un portentoso scambio di
emozionante condivisione: atleti e tifosi hanno dato e ricevuto momenti di calore e di empatia che
ricorderanno a lungo.
TESTIMONIANZA – Euforia e disattenzione
La notizia del ragazzo precipitato nello stadio, esultando per il goal segnato dalla squadra del cuore,
rattrista e induce ad alcune considerazioni.
Un momento di disattenzione che porta a simili tragedie può essere dovuto alla riduzione temporanea
dell’attenzione, in genere riconducibile a stanchezza fisica e mentale, a stress, a forti emozioni,
prefigurando stati di confusione, di stordimento, di euforia, tali da far dimenticare la normale prudenza e
la percezione del pericolo.
L’euforia è uno stato emotivo caratterizzato da allegria, felicità, manifestazioni di esuberanza per un
evento positivo, gratificante, rispondente alle proprie aspettative; è di solito accompagnata da
eccitamento psicomotorio, spesso collegata a un senso di estrema libertà dalle norme codificate, troppo
spesso trasformata in aggressività e violenza immotivata, deviando dai comportamenti di base di un
individuo: una persona pacifica, prudente, timida, in certe condizioni, può trasformarsi nell’esatto
opposto, dare sfogo all’esuberanza, compiere azioni di esultanza spericolata, non avvertire i pericoli
incombenti.
Possiamo quindi prefigurare uno stato di tensione, di eccitazione, di forte spinta motivazionale derivati,
oltre che da fattori interni, anche da una somma di stimoli esterni, quale un rumore assordante, le
condizioni ambientali estreme, il coinvolgimento corale. Si sta insieme ad altri per condividere le
emozioni, per gioire ed esultare insieme, per vivere con coinvolgimento mentale e corporeo i momenti
esaltanti.
In certi casi, però, la risonanza emotiva è sproporzionata alla realtà, all’evento in se stesso.
Ed è proprio questo il principio a cui ancorarsi: occorre, in ogni occasione, essere consapevoli di se
stessi e dei propri valori prioritari, saper ricondurre nei limiti reali il significato da attribuire a qualsiasi
evento, evitare di emulare i comportamenti di altri, se non rispondenti al proprio modo di essere e di
pensare.
Nel caso in questione, anche la sfortuna è intervenuta per trasformare un momento di grande gioia e
spensieratezza in un’ enorme disgrazia.
1.4 Le discipline sportive e le loro caratteristiche
Parlare di sport in senso generico non rende l’idea della varietà delle applicazioni che l’uomo, col passare
del tempo, ha saputo realizzare. Se vogliamo trovare una unicità, dobbiamo appellarci ad alcuni elementi
costanti di carattere fisico e psichico. Chi fa sport risponde al proprio bisogno di auto realizzarsi: vuole
misurarsi con i propri limiti e con gli altri, vuole divertirsi, vuole ricavarne benessere.
Tutte le discipline sportive hanno una consolidata identità costituita da regole comuni e questo ne
determina il carattere di universalità, sotto tutte le longitudini, le latitudini e i tempi.
In effetti, tutto questo si può ritrovare in diverse tipologie di competizioni e in diversi livelli di pratica,
ciascuna con proprie caratteristiche rispetto allo svolgimento delle gare. Alle numerose varianti
corrispondono atteggiamenti mentali appropriati.
Una prima suddivisione si riferisce al numero degli atleti in prestazione:
a) sport individuali, con o senza contatto, che prevedono prestazioni svolte da soli; fra questi ricordiamo il
podismo, la bicicletta, la motocicletta e l’automobilismo, il biliardo, lo sci, il nuoto, il tiro con l’arco,
certe discipline dell’atletica leggera, ma anche la scherma e le arti marziali che esigono una forte capacità
di concentrazione; c’è da dire che, anche se la prestazione e il risultato sono individuali, c’è quasi sempre
la vicinanza con altri atleti e questa situazione prossemica condiziona la concentrazione, rende
determinante il livello di sicurezza, di autostima e fiducia nelle proprie possibilità;
b) sport praticati in coppia, sia come prestazione da svolgere in due, sia soprattutto uno di fronte all’altro,
in opposizione: ad esempio il tennis, il ping pong, per i quali occorre un’attrezzatura molto tecnica,
sempre in ordine e in piena efficienza.
c) sport cosiddetti di squadra, il cui risultato in gara si avvale dell’apporto di ciascun componente: fra
questi, il calcio, l’hockey, il basket, il rugby. Alcuni di questi sport possono dirsi di squadra ma senza
contatto fra giocatori, come il volley.
Consideriamo un’altra classica tipologia di discipline sportive:
- sport da combattimento, come il pugilato, la lotta;
- sport con attrezzi: racchetta, hockey, bicicletta, pagaia per canoa;
- sport con l’ausilio di animali, gli sport equestri.
Non dimentichiamo la categoria degli sport mentali, come gli scacchi, il bridge, che impegnano in gare
prolungate.
Molto significativa è la classificazione dei livelli:
- livello professionistico, che pone l’atleta in esposizione perché attorno alle sue prestazioni ruotano
interessi molto allargati e impegnativi, come sponsorizzazioni, scommesse;
- livello dilettantistico, dove l’atleta non percepisce compenso e agisce con ideali più nobili, anche se
realisticamente difficilmente può sussistere un dilettantismo puro;
- livello amatoriale, proprio delle categorie che svolgono sport ufficialmente per il proprio benessere, con
poco o nullo agonismo.
Un’altra importante classificazione nasce dal contesto in cui si svolge l’attività sportiva.
Quindi abbiamo discipline:
a) che si svolgono con condizioni e ambienti uniformi e prevedibili, come una palestra, un palazzetto
dello sport volley, atletica, nuoto, ecc ;
b) sport all’aria aperta, con condizioni esterne e climatiche imprevedibili alle quali l’atleta deve adeguarsi
per adattare gli strumenti (ad esempio, nel tiro con l’arco, soprattutto nelle gare di tiro di campagna che si
svolgono su terreni non omogenei, alla destrezza vanno unite capacità di orientamento, di calcolo delle
distanze, flessibilità e decisionalità in tempi rapidissimi).
Dal punto di vista motorio, possiamo ancora considerare gli aspetti relativi allo sviluppo del movimento e
alle qualità corrispondenti ad ogni tipo di disciplina: forza, velocità, resistenza, coordinazione, potenza
muscolare, controllo dell’equilibrio si differenziano a seconda dello sport praticato.
Pensiamo anche solo agli sport di esplosività, nei quali si passa da una fase di ferma al massimo della
potenza da sviluppare nel minor tempo possibile (ad esempio nei salti); oppure alla rapidità ciclica, come
avviene nella velocità dell’atletica e del ciclismo per gli atleti coinvolti in azioni muscolari ripetitive, o
alla rapidità aciclica, che si attiva nell’azione di dribbling del calcio.
Verifichiamo ancora la differenza di alcuni sport in base al controllo dell’equilibrio. Consideriamo
almeno quattro tipologie di equilibrio:
- l’equilibrio statico, che utilizza i recettori visivi e del piede, fondamentali negli sport come la ginnastica
artistica, la lotta;
- l’equilibrio in movimento, per il quale si aggiungono i recettori dell’orecchio, come nel nuoto, nel
pattinaggio, nella canoa, nello sci, nell’equitazione e in altri sport di movimento;
- l’equilibrio nelle rotazioni attorno ai tre assi del corpo, come ruotare su se stessi a terra, fare capovolte
in avanti e indietro, fare salti mortali: per ogni forma di ginnastica, nel pattinaggio, nei tuffi, in atletica:
lancio del disco, del martello;
- l’equilibrio in volo, che consiste nel mantenere l’equilibrio in fase aerea, da pochi decimi di secondo a
diversi minuti; è molto complesso perché c’è assenza di appoggio stabile e sono i recettori cinestetici che
forniscono continue informazioni; gli sport interessati sono il salto con gli sci, il paracadutismo, il salto
con gli attrezzi in ginnastica.
Abbiamo presente i volteggi del pattinaggio artistico? Le innumerevoli figure degli atleti sono per la
maggior parte eseguite in equilibrio su un piede solo. In questo sport è proprio il controllo dell’equilibrio
il principale fattore che ne determina la riuscita. Le esecuzioni di scivolate, cerchi, cambi di passo,
piroette, salti sono possibili con il coordinamento visivo e cinestetico allenati attraverso la preparazione
fisica e mentale.
Questo avviene in tutti gli sport sul ghiaccio, dove il terreno si presenta insidioso e pertanto l’equilibrio è
spesso precario (da spettatori siamo dispiaciuti quando assistiamo a una caduta che interrompe una
prestazione eccellente!).
Pensiamo a quante posture si assumono nel salto con gli sci. Nella rincorsa, l’atleta deve mantenere il
baricentro nella posizione ottimale, mentre al momento del salto la postura deve cambiare rapidamente:
dalla posizione raccolta l’atleta deve rialzarsi in posizione bilanciata e passare al volo. Durante questa
fase, possono presentarsi elementi di disturbo, tipo correnti laterali di vento da controllare per non
giungere all’atterraggio in postura anche solo leggermente alterata.
Anche in altri sport l’equilibrio è determinante. Nel judo, ad esempio, si instaura una contesa psicologica
corpo a corpo con l’avversario proprio sulla tenuta di posizione: a volte conviene cedere apparentemente
per sbilanciare l’altro.
TESTIMONIANZA – Il gruppo
Il ciclismo agonistico è uno sport individuale o di squadra?
La risposta non è così semplice. In realtà le dinamiche di gruppo coinvolte sono molto complesse. Il
ciclismo agonistico risulta essere uno sport di squadra, ma dove viene premiato solo il risultato
individuale. Come se nel campionato di calcio vincesse lo scudetto il giocatore che segna più goal!
Ma allora la squadra a cosa serve?
L’attività sportiva risponde a molti aspetti sociali, come: il bisogno di appartenenza a un gruppo, di
accettazione sociale, l’amicizia. Purtroppo può succedere di essere testimoni di comportamenti poco
sportivi: reazioni spropositate a contatti fortuiti; condotte aggressive (sia verbali sia fisiche); perfino
ostilità verso concorrenti di una squadra avversaria …!
Il concetto di competizione (o concorrenza) è ripartito su tre livelli:
- Verso il risultato finale (per superare tutti i partecipanti alla gara).
-Verso i compagni di squadra (per essere il più forte della squadra).
-Verso se stessi (per superare i propri limiti).
La concorrenza positiva favorisce la possibilità che uno dei membri del team possa raggiungere un buon
risultato. Infatti la cooperazione verso uno scopo comune produce in tutti i membri della squadra una
serie di effetti: una maggiore motivazione (alla base di ogni prestazione), rispetto, cura, considerazione e
simpatia verso tutti i membri del team, dando vita così a una mentalità di gruppo.
La concorrenza negativa si presenta nelle esperienze di gruppo dove si verificano incapacità di crescere,
non raggiungere risultati rilevanti, ostilità, rabbia, aumento dello stress, disturbi fisici e rinuncia a
partecipare a nuove competizioni. Inoltre, la mancanza di cooperazione favorisce la sfiducia tra i
membri, l’aumento di rivalità interne, la diminuzione di energia produttiva e la possibilità di violazioni
delle norme etico/sportive.
Per incoraggiare la concorrenza positiva, possono essere utilizzati questi atteggiamenti:
- Riconoscere il risultati individuali e dimostrare come anche altri componenti del team possono
raggiungere gli stessi risultati applicando le stesse strategie.
- Favorire o incrementare le amicizie all’interno del team, per permettere ai membri di cooperare in
modo positivo e costruttivo.
- Cercare di favorire la divisione dei premi per tutti i componenti della squadra, limitando l’assegnazione
di premi individuali.
- Evidenziare e pubblicare i risultati del team, cercando di considerare i successi individuali come valore
aggiunto della squadra.
- Cercare di impegnarsi per migliorare i risultati e le prestazioni precedenti sia individuali, sia di
gruppo.
Compito di un buon direttore sportivo è tenere in considerazione tutti questi aspetti per supportare al
meglio ciascun componente del team e di conseguenza anche i risultati di squadra.
TESTIMONIANZA - Quanto condiziona la vicinanza degli altri?
Nella vita quotidiana la vicinanza fisica degli altri può alterare il nostro comportamento anche se non ce
ne accorgiamo.
Nello sport in particolare, questa condizione è piuttosto comune, anche nelle discipline che non
richiedono un contatto diretto.
Gli sport di tiro (con l'arco, tiro a segno o a volo) non richiedono un contatto, ma anche solo
l'affiancamento degli avversari può far saltare i nervi o portare all'errore.
L'altro estremo è la lotta libera, dove i contatti sono totali e spesso anche troppo intimi. Infatti il tatto è
considerato il senso dell'intimità.
Anche negli sport che utilizzano mezzi di locomozione, come nel motociclismo o nel ciclismo, sono
presenti entrambe le condizioni rispetto al contatto. La moto e la bicicletta sono vissute dai nostri sensi
come protesi del corpo; prendiamo in considerazione un gruppo compatto di ciclisti che lottano per
vincere una volata: i contatti e i colpi bassi sono molto frequenti. Ci si può toccare coi gomiti, con la
testa e a volte anche con le mani, anche se è vietato dal regolamento. Un contatto, oppure il solo sentire
la presenza di qualcuno che "succhia" la ruota, può provocare reazioni molto pericolose.
La prossemica è la disciplina che studia il significato di queste distanze personali e sociali, e come
vengono percepite.
Si parla di distanza intima, come nell'abbraccio; di distanza personale, in cui non c’è contatto; di
distanza sociale, ad esempi nell’ambiente di lavoro; infine di distanza pubblica in una delle tante
situazioni affollate.
Capire che esiste una "dimensione nascosta" ci può aiutare a comprendere, accettare e tollerare la
presenza degli altri.
1.5 I principi dell’attività motoria nelle varie età
Un importante prerequisito nella pratica sportiva, sia per quanto attiene il punto di vista fisico, sia
mentale, è l’età del soggetto che, giustamente, condiziona la metodologia.
Si sente spesso chiedere da parte dei genitori: “A che età iniziare? Quale sport è adatto ai sei, otto, dieci
anni?”
Possiamo affermare che con l’educazione motoria si inizia dalla … nascita. Infatti il neonato dispone di
attività motorie riflesse ben coordinate e ben presto il suo sviluppo motorio si attiva attraverso le fasi che
si susseguono: posizione seduta, locomozione strisciante e a carponi e, a seguire, la capacità di
camminare che procede in parallelo con la maturazione del sistema nervoso e muscolare attraverso
graduali conquiste, grazie anche alle esperienze ambientali che lo incitano. Quando, attorno ai due anni, il
bambino acquista sicurezza e autonomia, è quasi impossibile impedirgli di soddisfare il suo desiderio di
esplorazione.
Cammina, corre, va con il triciclo, nuota, fa lo slalom fra le sedie di casa, salta, si arrampica, fa “attività
motoria”!
ZOOM - Le tappe dello sviluppo motorio.
Il neonato viene sottoposto a una serie di stimoli per verificare la presenza di riflessi presenti fin dalla
nascita.
Fra questi, ve ne sono alcuni che interessano direttamente la motricità. Uno di questi è il “riflesso di
marcia automatica” o stepping. Sostenendo il bambino per le spalle, quando viene appoggiato su un
piano, vediamo che inizia a muovere le gambe come se volesse camminare; ciò è molto importante
perché indica la funzione preparatoria alla deambulazione volontaria che si svilupperà più avanti.
Il percorso che un bambino deve compiere prima di giungere alla conquista totale dello spazio attorno a
sé passa attraverso alcune fasi graduali:
- La posizione seduta: dalla posizione seduta con sostegno dei 3 o 4 mesi, si passa alla posizione seduta
senza sostegno per un periodo di tempo via via sempre più allargato.
- La locomozione: i bambini imparano a strisciare tenendo l’addome a contatto con il pavimento, poi si
muovono a carponi appoggiandosi sulle mani e sulle ginocchia con un maggior coordinamento motorio
e una maggiore sicurezza nell’equilibrio; si appoggiano poi sulle mani e sui piedi. I tempi sono variabili
da un bambino all’altro. Finalmente si sollevano dalla posizione prona.
- La posizione eretta e la deambulazione: prima i bambini riescono ad alzarsi e restare eretti
appoggiandosi a un sostegno, poi ad alzarsi senza aiuto, a camminare sorretti da una mano e infine a
fare i primi passi da soli, pur traballando, oscillando, anche cadendo. La deambulazione è conquistata;
maggiori sono state le sollecitazioni e le occasioni di muoversi liberamente, migliori e più precoci
saranno le risposte motorie dei bambini.
1.6 Inserimento nella pratica sportiva
Per quanto riguarda l’eventuale inserimento nella pratica sportiva o, addirittura, agonistica, un valido
indirizzo metodologico è quello di considerare lo sport come gioco e creatività, o meglio di utilizzare
modalità ludiche e fantastiche, avendo cura di individuare e far superare momenti di noia, di evitare
tecnicità precoce del gesto atletico, ripetitività, pressione psicologica e agonismo esasperato.
In linea di massima, gli esperti dicono che non c’è un momento giusto per iniziare a fare pratica sportiva
che valga per tutti, perché dipende da una serie di fattori, quali le caratteristiche fisiche e fisiologiche che
si verificano all’età di 5 anni. Successivamente, fino agli 11 anni, si potenziano altre capacità di
coordinazione, quali l’equilibrio, l’orientamento, l’agilità, anche se occorre tener presente che il fisico
non è pronto per sostenere allenamenti da “atleta”. In merito, poi, alla scelta della disciplina, è importante
conoscerne le varie caratteristiche e sfruttarne gli aspetti ludici, oltre naturalmente a considerare le
caratteristiche fisiche e psichiche del bambino; si propone un gioco di palla divertente per il bambino
pigro, un’attività con un moderato dispendio energetico per chi ha tendenza al sovrappeso, uno sport di
potenza per il bambino iperattivo, uno sport con regole da rispettare per il bambino impulsivo.
Quando, ad esempio, il bambino si avvicina al nuoto, si rende conto egli stesso delle tecniche di
respirazione attraverso semplici accorgimenti per evitare la paura. Sul campo da sci, il bambino
sperimenta le regole dell’equilibrio, sviluppando un’abilità che gli servirà in seguito per ogni evenienza.
Possiamo aiutare i genitori nella scelta raggruppando alcuni sport in base alle caratteristiche tecniche, agli
aspetti psicologici, alla personalità in modo da orientarsi.
Gli sport di squadra (volley, basket, calcio…) sono indicati per la socializzazione , gli sport individuali
(ciclismo, nuoto, corsa…) per l’incentivo all’autorealizzazione personale, anche se, come vedremo,
qualsiasi attività corrisponde a entrambi gli obiettivi.
Tenendo conto del principio generale della giocosità indispensabile per attrarre il bambino, è bene
proporre attività alternate che coinvolgono una grande varietà di movimenti; ad esempio, uno sport di
resistenza di media e lunga durata, intervallato da pause, è da preferire a sforzi intensi e brevi.
Anche per gli sport di destrezza occorre tener conto delle caratteristiche fisiche individuali del soggetto;
poiché presuppongono la conquista della coordinazione motoria e di tecniche specifiche, è consigliabile
l’avvio calibrato in età scolare.
Abbiamo parlato di caratteristiche fisiche che possono condizionare la scelta della disciplina sportiva.
Non sceglieremo uno sport di potenza se lo sviluppo della muscolatura non è ancora completato, se non
per proporre giochi per confrontarsi, nello spirito di chi va più forte, chi salta più in alto, chi lancia una
boccia più lontano.
Quando si parla di sport individuali o di squadra, c’è un’altra variabile di cui abbiamo parlato: se sono
sport di contatto o senza contatto.
Uno sport individuale senza contatto, quale può essere la ginnastica, è ripetitivo, impone una disciplina e
una costanza che aiutano l’adesione e la devozione al compito.
Se invece c’è contatto, nel karate, nella lotta, il bambino che lo esercita impara a controllare la propria
esuberanza, poiché ci sono regole molto precise da rispettare. Questi sport sono indicati per i caratteri
impulsivi da un lato, ma anche per bambini che hanno difficoltà ad agire con prontezza e decisione.
Abbiamo già detto del valore degli sport di squadra per creare lo spirito di collaborazione al fine di
raggiungere obiettivi comuni. Il contatto con gli altri avviene sui campi di gioco, nel calcio, nel volley; si
ottiene la duplice conseguenza di abituarsi a subire la pressione corporea e psicologica dell’altro e anche
di esercitarla sugli altri, con tutti gli accorgimenti necessari per non far male e per non incorrere in
sanzioni.
Fra gli sport di squadra senza contatto ricordiamo il basket, in cui prevale la capacità di avere sempre il
quadro della situazione di gioco e di proporre il proprio aiuto ai compagni.
1.7 Le competenze motorie
Fin da piccoli impariamo a muoverci, a camminare, saltare, correre, afferrare oggetti, lanciarli con
un’infinità di gesti, compresa tutta la gamma della motilità fine, cucire, far girare la palla con i piedi in un
certo modo, tendere un arco, schioccare le dita… Tutto questo ci riesce naturalmente e spesso
inconsapevolmente; eppure il movimento è molto complesso; senza che ce ne rendiamo conto, entrano in
azione diversi meccanismi all’interno del nostro corpo.
Tutto avviene con una precisione di sequenze perfette: il nostro corpo è una macchina che va sempre
tenuta sotto controllo. Se qualcosa non funziona perfettamente, possono formarsi carenze e disturbi vari,
fino alle malattie gravi come la miastenia, caratterizzata da debolezza muscolare, dovuta a una serie di
concomitanze che portano a reazione eccessiva del sistema immunitario e quindi a disfunzioni.
ZOOM –Il controllo del movimento
I muscoli sono formati da numerose cellule disposte per il lungo (l’immagine richiama un pacco di
spaghetti) e sono costituiti dai sarcomeri, piccole unità che compongono il muscolo.
E’ utile conoscere a grandi linee questi dati per tenere presente come avviene il movimento una volta che
sia partito l’input dalla corteccia cerebrale e sia giunto al muscolo attraverso un’ articolata strada nei
settori del sistema nervoso. Avviene che i sarcomeri si accorciano in modo da permettere al muscolo di
contrarsi ed effettuare il movimento, per poi rilasciarsi.
Per riepilogare, il sistema di controllo del movimento parte dalla corteccia cerebrale, nella quale è
situata l’area motoria, fino a giungere ai muscoli.
L’insieme dei neuroni del movimento (motoneuroni) che formano il fascio piramidale contattano i
neuroni del midollo spinale e quindi le corna anteriori del metamero spinale per poi raggiungere i
muscoli. Perché avvenga il movimento, si realizza un contatto (una sinapsi chimica chiamata placca
motrice) tramite il neurotrasmettitore eccitatorio, cioè l’acetilcolina. L’input raggiunge il bulbo, nel
quale avviene l’inversione, poi scende fino al metamero spinale destinato e, attraverso il nervo spinale
corrispondente, entra nel muscolo, dove si sfilaccia e dà origine al movimento.
Anche i motoneuroni possono essere colpiti da malattie, quali la paralisi flaccida, oppure da infezioni
che portano a debolezza muscolare, atrofia, perdita dei riflessi, contrazioni e fibrillazioni.
Abbiamo visto quale sia la genesi e l’ideazione del pur minimo movimento attraverso il sistema
piramidale; occorre ancora considerare un’altra importantissima funzione demandata al sistema
extrapiramidale: il controllo dell’esecuzione del movimento, in gran parte automatica; ad esempio,
muovere ritmicamente le braccia quando corriamo, il tipo di postura che si modifica nell’incedere,
oppure nella posizione seduta o sdraiata, guidare un’auto, andare in bicicletta.
ZOOM – Il cervelletto
Il cervelletto si trova nella parte caudale del Sistema Nervoso Centrale, cioè nel cranio , posteriormente.
Il cervelletto ha una funzione molto importante, poiché controlla il movimento volontario, l’equilibrio e
la propriocezione.
La sua crescita procede fino ai due anni, durante i quali memorizza gli schemi motori e costituisce una
sorta di “banca dati” che potrà essere consultata in seguito, ogni volta che servirà nella vita, quando si
deve eseguire un movimento.
Supponiamo di dover scavalcare un ostacolo e di dover alzare una gamba.
La corteccia motoria primaria (area 4 di Brodman) trasforma l’impulso ricevuto in un segnale che farà
muovere i muscoli della gamba.
Prima ancora che il movimento venga eseguito, il cervelletto, che ha ricevuto l’impulso in
contemporanea, confronta l’informazione ricevuta dalla corteccia con quella memorizzata nella banca
dati e verifica la sua correttezza; se riscontra qualche problema di forza, velocità, ampiezza, provvede a
correggere il gesto e, solo dopo, dà il via libera.
E’ quindi importante che nell’infanzia vengano attivate tutte le variabili motorie, non solo il camminare,
ma anche, ad esempio, l’afferrare, lo strisciare, ecc.
ATTIVITA’ – Verifica le tue capacità coordinative.
Per la coordinazione oculo-manuale
1- Fai una serie di lanci (5) di una pallina di gommapiuma cercando di farla entrare in un cestino col
diametro di 40 cm collocato a 55 cm da terra. Ti devi posizionare a un metro e mezzo dal cesto. Quanti
successi?..............
2 -Trova un cestino più stretto (diametro 30 cm) e lancia la stessa pallina alle condizioni di prima.
Quanti successi?........
3 - Ora il cestino ha un diametro di soli 20 cm, le altre condizioni restano invariate. Lancia la stessa
pallina per 5 volte. Quanti successi?............
4 -Ora modifica la tua distanza dal cestino (a un metro) e lancia due palline nel cesto del diametro di 40
cm collocato a 55 cm da terra. Quanti successi?.............
Per ogni successo (pallina dentro) conta 1 punto. Il totale massimo è 20 punti. Segna quanti punti hai
realizzato……… Puoi allenarti e ripetere la stessa sequenza a tre mesi di distanza. Se vuoi verificare il
miglioramento nella tua capacità coordinativa oculo-manuale, ricorda di creare le stesse condizioni:
pallina, diametro del cesto, distanza dal cestino.
1.8 Lo schema corporeo
Le abitudini motorie derivano da una serie di movimenti in sequenza che perseguono un obiettivo, sia
esso di semplice spostamento nello spazio circostante o di attività tesa a ottenere una prestazione sportiva.
In fase di apprendimento dei gesti motori, vengono attivate competenze neurologiche e psicologiche e
vengono favorite da prerequisiti che ne permettono la riuscita.
Un importante prerequisito dell’apprendimento motorio è senza dubbio la strutturazione dello schema
corporeo che si conquista fin dalla primissima infanzia attraverso fasi, partendo dall’indifferenziata
percezione di sé rispetto all’ambiente. Lo schema corporeo si perfeziona in concomitanza con lo sviluppo
del sistema nervoso; si completa la percezione del proprio schema corporeo usufruendo delle sensazioni
cenestesiche e propriocettive, del controllo cerebrale di determinate funzioni, della lateralizzazione, in un
crescendo di formazione di schemi e di posture.
La cenestesia è data dalla consapevolezza immediata del proprio corpo; la propriocezione è data dalla
sensibilità profonda che deriva non solo dalla situazione corporea attuale, ma anche da tutte le
informazioni inconsce che coordinano la motricità. L’immagine del nostro corpo è il quadro mentale di
come appare a noi stessi, derivato da varie sensazioni tattili, termiche, dolorose; ma non solo.
Lo schema corporeo è anche costituito da una continua elaborazione delle sensazioni che provengono
dall’interno e dall’esterno e diviene una vera e propria costruzione della mappa mentale del proprio
corpo, che supera quindi il dualismo soma/psiche.
L’immagine di sé viene continuamente modificata e integrata con nuovi elementi, man mano che si
susseguono le esperienze personali di carattere motorio. Mentre nel bambino si forma lo schema
corporeo, egli percepisce lo spazio vissuto e si orienta adattando meglio i movimenti.
All’inizio avviene la rappresentazione del proprio corpo indifferenziato con esperienze relative alle
categorie di posizione rispetto a se stesso, come sopra/sotto, davanti/dietro, alto/basso e via di seguito.
Segue la conquista della rappresentazione del proprio corpo rispetto alla centralità dell’asse mediano e
della profondità del corpo nella terza dimensione: egli diviene consapevole che il proprio corpo occupa
uno spazio, che c’è una parte destra e una sinistra.
E’ capace di orientarsi nello spazio, cioè sa collocare gli oggetti, raggiungerli, misurarne la distanza,
spostarli secondo coordinate precise, trovare i propri punti di riferimento.
In collegamento, si sviluppa anche la capacità di orientamento temporale, poiché comprende il senso del
veloce/lento, del prima/dopo, del simultaneo, del successivo, del trascorrere del tempo.
Come già detto, non si tratta solo di aspetti tecnici; in tutte le fasi descritte, si attivano anche fattori
emotivi che intervengono nella percezione dello spazio/tempo e nella costruzione del proprio schema
corporeo; essi derivano da precedenti esperienze collegate alla sensazione di dolore e di piacere, al
successo o al fallimento, a emozioni forti. Basti pensare a tutte le occasioni in cui sembra che il tempo
non passi mai o viceversa, o quando una distanza ci sembri eccessiva o come invece si superi
piacevolmente in condizioni di rilassamento.
Ricordiamo che per Jean Piaget, psicologo e psicopedagogista svizzero, movimento e pensiero sono
interdipendenti; egli delinea lo sviluppo intellettivo del bambino in sequenze che iniziano dal periodo di
intelligenza senso-motoria (0-3 anni), poi del pensiero intuitivo e rappresentativo (3-6,7 anni), del
pensiero operatorio concreto (fino ai 10,11 anni) e infine del pensiero formale astratto. Non
approfondiamo in questa sede la validità e l’attualità della teoria; tuttavia i concetti ci riportano al tema
dei principi della motricità, del movimento generale e discriminatorio. I movimenti generali utilizzano
“grandi gruppi di muscoli”, come quelli del tronco, delle braccia, delle gambe, del collo, che servono per
l’equilibrio, il camminare, il saltare, ecc. I movimenti discriminativi sono fini e contenuti, influenzano
occhi, dita, lingua, e servono per attività come maneggiare, attrezzi, scrivere, compreso tanti gesti
sportivi.
Alcuni semplici esercizi, validi per grandi e piccoli, aiutano a verificare la propria coordinazione di
movimento..
La versione per adulti propone gli esercizi adattati per ogni età. Per ciascuna proposta sono indicati anche
gli obiettivi psicologici e gli esercizi con la mente, indicati con P.M. (Preparazione Mentale)
Importante! In alcuni casi si prevede un successivo momento di visualizzazione a occhi chiusi e la
ripetizione degli esercizi.
ATTIVITA’ - Il disegno della figura umana
Ai bambini si chiede spesso di disegnare se stesso, il babbo o la mamma, un compagno o altre figure
umane.
Si osserva la completezza della figura, la posizione in cui sono collocate le varie figure, altri particolari
notevoli.
Il prodotto va considerato come una rappresentazione artistica e non un test di personalità, a meno che
non sia somministrato da esperti.
Con questo spirito anche da adulti può essere proposto, al di là delle interpretazioni psicologiche. La
procedura è la stessa.
Prova anche tu, seguendo queste semplici regole.
Occorrente. Un foglio da disegno o in A4, come quelli che servono per stampare.
Una matita (non un pennarello o pastello).
Un po’ di tempo per giocare.
Elimina qualsiasi preoccupazione: non è una prova per verificare se sei bravo in disegno!
Consegna: Disegna la figura di una persona meglio che puoi. Disegna l’intera figura e non soltanto la
testa o il busto.
Esegui con calma e con cura. Non avere fretta.
Puoi disegnare un maschio o una femmina.
Fai poi un secondo disegno su un altro foglio e disegna il sesso opposto con lo stesso metodo.
Metti la data e il nome. Potrai rivedere in seguito e rifare gli stessi disegni, notando le differenze.
P.M. Conoscere meglio se stessi.
ATTIVITA’ – Esercizi mimati
Ascoltiamo una musica ritmata e corriamo liberamente nello spazio a disposizione.
La musica si arresta: fermi tutti, immobili!
Al posto della musica , usiamo un fischietto; si possono fare gli esercizi a coppie, tenendosi per mano.
Camminiamo lungo una linea tracciata sul pavimento! Inventiamo diversi tipi di camminate.
Un gigante cammina a passi lunghi.
In punta di piedi come le ballerine.
Siamo piccoli nani: a gambe piegate.
Ora facciamo i canguri e saltelliamo sempre sulla linea!
Costruiamo una stradina stretta stretta con i birilli e passiamo dentro senza farli cadere.
C’è un ponte sospeso (la trave), dobbiamo attraversarlo.
Un salto dalla spalliera sul materassone. cadiamo a piedi pari!
P.M. Vincere la paura del vuoto.
ATTIVITA’ - Test equilibrio
Se vuoi verificare l’abilità di equilibrio bastano due semplici test.
Per l’equilibrio statico.
Solleva la gamba destra e resta in equilibrio con le mani sui fianchi. Se hai un collaboratore, fai scrivere
ogni volta che metti il piede a terra; se sei da solo, munisciti di cronometro e arrestalo ogni volta che
metti il piede a terra.
Riposati con i due piedi a terra e, quando te la senti, ripeti l’esercizio sollevando la gamba sinistra
procedendo come per la destra per l’auto-misurazione.
Per l’equilibrio dinamico.
Sali su una panca o uno scalino all’altezza di circa 40 cm. Se non ti senti sicuro, puoi abbassare
l’altezza della panca. Esegui 5 salti verso un punto situato a 50 cm dalla panca (puoi usare un cerchio e
saltare dentro).
La verifica consiste nel conteggiare ogni volta che perdi l’equilibrio all’arrivo a terra. Puoi ripetere a
occhi chiusi, con un oggetto in mano, tipo pallina.
P.M. Trovare il proprio baricentro.
ATTIVITA’ – Verifica il tuo equilibrio
La posizione di partenza è la postura verticale corretta in equilibrio sui due piedi, senza parti in tensione.
Sistema i piedi paralleli, distanti fra loro circa 5 cm.
Appoggia bene tutta la pianta del piede, meglio senza scarpe, distendi le dita, con il peso leggermente sui
talloni e sull’esterno dei piedi. La nuca in linea con la spina dorsale.
Verifica se qualche parte del tuo corpo oscilla o se è tutto stabile!
Sempre con i due piedi a terra, sollevati in punta di piedi tenendoli paralleli.
Fai diversi movimenti con le braccia: portale in alto, aperte, in avanti, dietro la nuca Ogni volta, ritorna
a terra lentamente sui talloni.
Verifica il tuo stato di equilibrio durante gli esercizi.
Innumerevoli sono gli esercizi di equilibrio su un piede solo, alternandoli spostando l’equilibrio da una
parte poi dall’altra.
Esegui a occhi chiusi alcuni di questi esercizi.
P.M. Per la visualizzazione.
ATTIVITA’ - Proponiamo di seguito una serie di giochi che possono essere propedeutici ai vari sport.
NUOTO - Gioca con l’acqua
Ogni atleta nuotatore ricorderà i primi esercizi-gioco per avvicinarsi all’ acqua che poi diventerà il suo
elemento abituale.
Ne riportiamo qualcuno per l’approccio dei bambini al nuoto (e degli adulti che hanno paura dell’acqua)
e per tracciare un iter psico-pedagogico basato sulla gradualità e sull’attività ludica.
- Sbattere le gambe in acqua seduti sul bordo della piscina.
- Camminare nell’acqua bassa attaccati al bordo della piscina.
- Giocare agli spruzzi.
- Cercare di affondare una palla per vincere la resistenza dell’acqua.
- Imitare gli animali: muoversi come l’anatra, saltare come la rana, mettersi disteso come il
coccodrillo…
P.M. Vincere la paura dell’acqua.
NUOTO - Come un pesce
In piedi nella piscina dove l’acqua arriva fino alla vita.
Davanti c’è una pallina di gomma che si deve sospingere in avanti con il naso.
Si piega il tronco in avanti, la faccia tocca la superficie dell’acqua, la bocca resta chiusa, la
respirazione avviene con il naso, impegnato a sospingere la pallina.
In un secondo momento il viso viene totalmente immerso, avendo avuto cura di fare una profonda
respirazione prima. In questa posizione, si inizia a espellere l’acqua, prima con il naso, poi con la bocca
.
E’ il gioco delle bollicine.
P.M. Per la respirazione.
NUOTO - Galleggiamento
Gli esercizi di galleggiamento diventano giochi acquatici se effettuati con gradualità per dare fiducia a
se stessi.
Si parte dalla posizione prona, poi si passa alla posizione supina, con il viso rivolto all’alto.
In posizione verticale immersi nell’acqua fino alla vita, inspirare profondamente e immergere il viso in
acqua, flettere il busto in avanti, flettere le gambe e abbracciarle… espellere l’aria dal naso…
Fare il morto: in posizione supina, le braccia sopra la testa e le gambe a rana…occorre confidenza per
l’acqua, una volta raggiunta è molto rilassante.
P.M. Avere fiducia e abbandonarsi.
GIOCHI CON LA PALLA.
Esiste un’infinità di giochi con la palla se si dà libero sfogo alla creatività!
Un gioco da grandi e piccoli per migliorare la coordinazione oculo-manuale è il Tiro alle sagome.
Occorrono almeno tre bersagli, che possono essere birilli, scatoloni, o altro.
Per iniziare, lanciare la palla con una sola mano e cercare di colpire un bersaglio predefinito.
Ad esempio, dichiarare quale bersaglio si intende colpire, se al centro, a sinistra, a destra.
Non trattenere a lungo la palla in mano, ma lanciare appena presa la mira.
Lo stesso esercizio ha molte varianti.
Si può calciare la palla con i piedi, sempre cercando di colpire un bersaglio predefinito.
Si possono alzare le sagome e mirare all’altezza giusta.
Si possono utilizzare contenitori entro i quali far giungere la palla (vanno bene i cestini).
Si possono collocare contenitori a una certa altezza o sostituirli con canestri.
P.M. Sviluppare il pensiero divergente.
BASKET - Palla al canestro
Lo scopo del gioco è lanciare un pallone con le mani dentro il canestro.
Palleggiare facendo rimbalzare la palla sul terreno per un massimo di tre volte perché non si può tenere
in mano oltre un limite di tempo.
Una simpatica variante per i ragazzi: un bambino si colloca al posto dei canestri entro un cerchio
disegnato sul terreno. Può muoversi nel cerchio, abbassarsi, spostarsi per riuscire a prendere la palla
che un compagno lancia, ma non uscire.
P.M. Vincere l’istinto di uscire dalla postazione.
VOLLEY - Palla al volo
Il volley viene usato anche come propedeutico ad altre discipline sportive per la complessità dei
movimenti che attiva, che riguardano contemporaneamente gli arti inferiori con spostamenti laterali e
indietro e gli arti superiori per i palleggi che devono essere puliti per le ricezioni (il bagher), le alzate, le
battute, le schiacciate, il muro.
Un gioco è la palla al pozzo. Sul terreno si traccia un cerchio e una squadra si mette seduta dentro.
Dall’esterno i ragazzi dell’altra squadra lanciano palle di gomma che devono essere respinte con le
mani, palleggiando.
P.M. Alternarsi nei ruoli.
RUGBY
Il Rugby può dare l’impressione di eccessiva durezza, ma gli esercizi propedeutici possono essere
educativi per i ragazzi in quanto mettono in azione diversi settori corporei.
A differenza di altri sport con il pallone che hanno divieti, nel rugby il pallone ovale può essere spinto,
calciato, lanciato, trattenuto, tranne che essere lanciato con le mani in avanti.
L’esecuzione della meta è spettacolare e avviene con il calcio al pallone.
Si possono proporre diversi giochi. Collocare due asticelle con bandierine sul terreno a 2 metri di
distanza fra loro. Per fare meta, si calcia il pallone ovale cercando di farlo passare fra le due bandiere.
Si possono provare le rimesse laterali, lanciando il pallone con le mani, oppure con i piedi.
Si corre lungo il campo con il pallone in mano e si deposita in un punto prestabilito.
La mischia chiusa si prepara quando il pallone è a terra tra i giocatori.
P.M. Gestire l’aggressività con intelligenza negli scontri e nella mischia.
GIOCHI CON ATTREZZI
Nell’hockey e nel baseball (palla base) occorre un attrezzo per colpire la palla.
Al posto di bastoni ricurvi a gancio nell’hockey su prato, si possono usare manici di scopa per lanciare
una palla di gomma di piccole dimensioni.
Le porte possono essere semplicemente delimitate da birilli, oppure essere costituite da scatoloni aperti
sul terreno.
Si cerca di centrare le porte battendo il portiere, il solo giocatore che può afferrare la palla con le mani.
Nel baseball si utilizzano mazze di legno o di metallo e palle di piccole dimensioni, tipo tennis, ma dure e
pesanti.
Le regole del baseball sono molte; per iniziare ci si concentra sul “batti e scappa”.
Al posto delle mazze regolamentari si può usare una racchetta, con la quale respingere la palla lanciata
da un compagno il più lontano possibile.
Poi si lascia la racchetta e si inizia a correre lungo in campo cercando di non farsi toccare o bloccare
dall’avversario.
Nel tennis, la racchetta e la palla sono all’inizio giocattoli da utilizzare con flessibilità ai fini della
coordinazione occhi-attrezzi-corpo.
I primi approcci prevedono, come per tutti gli sport, giochi liberi per prendere confidenza con la
racchetta e la palla, quindi si inizia a palleggiare da fermi, poi a palleggiare procedendo, a lanciare in
alto la pallina e riprenderla dopo un palleggio, a cambiare mano, a palleggiare in alto.
Una variabile divertente è quella di usare dei palloncini gonfiati al posto delle palle.
P.M. Visualizzare l’uso dell’attrezzo come una protesi del proprio corpo.
ATTIVITA’ – Questionari sugli sport
Rispondi a questi divertenti questionari per saggiare il tuo approccio allo sport e trovare i tuoi preferiti.
1) Qual è uno sport che…
Richiede due ruote e una catena?
………………………………….
Ha un aiuto da un animale?
…………………………………
Insegna a superare la paura dell’acqua?
………………………………..
Fa combattere corpo a corpo?
…………………………………
Si pratica a suon di musica?
……………………………….
Si pratica solo c’è gelo e freddo?
2) Qual è lo sport in cui…
C’è una porta e un difensore?
………………………………….
La palla non deve rimbalzare più di tre volte?
…………………………........
La palla non è rotonda?
………………………………
Occorre che ci sia vento?
…………………………….
Si può scivolare e cadere?
…………………………….
Si contano le risposte esatte (da 0 a 12 punti).
…………………………….
Sapresti descrivere le regole di questi giochi?
(Indicazioni risposte da rovesciare… non in ordine: Equitazione, judo ciclismo, nuoto, ginnastica
artistica, sci.
Vela, Tennis, sci, rugby, calcio, volley).
1.9 Gli obiettivi psicomotori
L’apprendimento dei principi delle discipline sportive va ricondotto a specifiche procedure e relativi
allenamenti e rientra nel campo dell’educazione.
Educare vuol dire condurre verso scopi positivi e perseguire obiettivi di valori positivi.
Ogni azione tendente a un apprendimento presenta tre livelli:
1 – definire fini e scopi;
2 – definire il metodo più efficace per ottenerli;
3 – stabilire obiettivi operativi.
I comportamenti psicomotori sono essenziali innanzi tutto per la sopravvivenza, l’indipendenza, la salute
e il benessere. Oltre a questo, conosciamo lo stretto rapporto fra lo sviluppo dell’intelligenza e le attività
senso-motorie; sappiamo che le capacità percettive derivano dalla maturazione neurologica e parimenti
dalle esperienze di apprendimento in tutti i campi. Una volta che gli obiettivi siano definiti teoricamente,
e prima di renderli operativi, devono essere tradotti in comportamenti.
Si crea così una tassonomia, cioè una disposizione di obiettivi e di comportamenti secondo un ordine.
CONCETTUALIZZAZIONE
LINGUAGGIO
(METTERE IL MIO SCHEMA DI INTERSEZIONE)aggiungere LINGUAGGIO – MOTRICITA’ -
CONCETTUALIZZAZIONE
ZOOM – Che cos’è una tassonomia.
La tassonomia (da taksis=disposizione, ordinamento, classe e nomos=regola) è la scienza delle
classificazioni, cioè del processo di ordinamento sistematico in classi o gruppi, ordinati
gerarchicamente.
Per quanto astratta e incompleta, va ricordata tassonomia degli obiettivi cognitivi di BLOOM e dei suoi
collaboratori che delineano le categorie comportamentali e pedagogiche secondo livelli.
Un primo livello è la conoscenza, che presuppone la capacità di richiamare dati, termini, metodi, eventi,
teorie, rappresentazioni astratte.
Segue il livello della comprensione, che comprende la capacità di interpretare l’oggetto della
conoscenza, di coglierne gli aspetti simbolici.
Il successivo livello è l’applicazione, cioè la capacità di utilizzare le idee, le regole e i principi in modo
autonomo e personale.
L’analisi consiste nella ricerca e nello studio degli elementi di una comunicazione, mentre la sintesi è la
riunione degli elementi per ricostituire un tutto, elaborando un’opera personale.
Infine, c’è la valutazione con la formulazione dei giudizi secondo criteri interni e criteri esterni. .
SOLUZIONE DI PROBLEMI
PERCEZIONE e ATTENZIONE
MEMORIA
1.10 Gli sviluppi delle tassonomie
L’idea di tassonomia di Bloom è stata in seguito applicata in diversi ambiti; in campo psicomotorio si
riscontrano diverse tassonomie comportamentali.
Nota è la tassonomia di Gagné-Merril che cerca di integrare fra loro il campo affettivo, psicomotorio e
cognitivo, poiché ai comportamenti emozionali si agganciano i comportamenti psicomotori, caratterizzati
dalle risposte muscolari.
Infatti, constatiamo che, in presenza di particolari emozioni, si producono comportamenti psicomotori
immediati; così avviene per i comportamenti topografici, in risposta a uno stimolo, ad esempio muoversi
lentamente o in fretta, per i comportamenti in serie, come colpire una palla da golf (chaining behavior) o
per l’esecuzione rapida di movimenti in sequenza, fino a raggiungere la padronanza di comportamenti
abili, come giocare a tennis (skilled behavior).
Altri contributi alla creazione di tassonomie in campo psicomotorio provengono da Guilford, del quale è
nota la teoria della creatività e del pensiero divergente; l’autore individua una serie graduata di capacità
motorie, a partire dalla potenza ( tendere un estensore), per poi vedere la spinta ( il salto con la pertica), la
velocità ( eseguire una serie di atti motori in velocità), la precisione statica ( tenere fermo un attrezzo), la
precisione dinamica (camminare in punta di piedi sulla trave), la coordinazione (palleggiare da una mano
all’altra), la fluidità di movimento ( muoversi senza urtare o sbandare).
Un altro interessante contributo viene da Kibler e collaboratori che si avvalgono dei modelli precedenti e
propongono le categorie per una classificazione particolareggiata degli obiettivi psicomotori,
distinguendo tra abilità motoria generale e abilità motorie fini. In particolare, analizzano gli aspetti dei
movimenti dito-mano caratterizzati dal senso del tatto, come negli sport di tiro, della coordinazione non
solo oculo-manuale, ma anche audio-manuale (per le prove di percezione), della combinazione occhio-
orecchio-mano-piede (per gli sport di guida).
Un altro studio teso alla definizione della terminologia è svolto da Anita Harrow : con il termine
“movimento” si indica qualsiasi spostamento esterno osservabile, con il termine “motorio” si intende
indicare gli impulsi efferenti esterni. L’autrice ha prodotto la piramide della tassonomia psicomotoria nel
suo testo A taxonomy of the psycomotor domain.
La Tassonomia di Anita Harrow in campo psicomotorio è organizzata attraverso il giusto grado di
coordinamento tra gli impulsi involontari esterni e le capacità apprese.
ZOOM – La tassonomia di Anita Harrow.
I Reflex movements (movimenti riflessi) sono azioni suscitate inconsciamente in risposta ad alcuni
stimoli. Gli esempi includono: flessione, estensione, allungamento, aggiustamenti posturali.
Il Basic fundamental movement (movimento fondamentale di base) è insito nei pattern di movimento
propri, che si formano combinando i vari movimenti di riflesso e che sono la base per complessi
movimenti specifici. Esempi sono: camminare, correre, spingere, torcere, stringere, afferrare,
manipolare.
Il termine Perceptual (percettività) si riferisce all'interpretazione di vari stimoli che permettono di
percepire gli input inviati dall’ambiente: stimolo visivo, uditivo, olfattivo, discriminazione tattile,
percezione cinestetica; si riferiscono sia al livello cognitivo sia al livello di comportamento
psicomotorio. Gli esempi includono: movimenti coordinati, come saltare la corda, andare in barca,
andare in bicicletta.
Le Physical activities (attività fisiche) richiedono resistenza, forza, vigore e l'agilità che produce un
efficiente funzionamento corporeo. Esempi sono tutte le attività che richiedono:
a) lo sforzo strenuo per lunghi periodi di tempo;
b) lo sforzo muscolare intenso ;
c) un rapido e vario movimento delle articolazioni dell'anca;
d) i vari movimenti veloci e precisi.
Gli Skilled movements (movimenti qualificati) sono il risultato dell’acquisizione di un certo grado di
efficienza quando si esegue un compito complesso. Esempi sono: tutte le attività che si avvalgono di
tecniche avanzate, come avviene in molte discipline sportive.
La Non discursive communication (comunicazione non discorsiva) è la comunicazione attraverso i
movimenti del corpo che vanno dalle espressioni facciali alle coreografie più sofisticate. Gli esempi
includono tutti gli aspetti della comunicazione gestuale: posture del corpo, gesti ed espressioni facciali,
danza e coreografie.
Tassonomia di Anita Harrow in campo
psicomotorio
ATTIVITA’ – Una tassonomia dei movimenti di base
Il concetto di Tassonomia risulta chiaro nell’applicazione delle sequenze dei movimenti di base.
Ciascuna voce indica un obiettivo da raggiungere seguendo l’ordine degli esercizi da svolgere in
sequenza , ordinati dal più semplice al più complesso. (Meinel, K. (1984), Teoria del movimento, SSS,
Roma 1984.)
CAMMINARE
1-liberamente
individualmente,
2-evitando ostacoli,
3- seguendo tracciati
rettilinei o curvilinei
1-fuori dai cerchi
sparsi, poi fermarsi
dentro i cerchi
1- adeguandosi a una
cadenza di guida
(ritmo)
2-alternare passi
lunghi o corti, lenti o
veloci
1-fermarsi con
cambiamenti di fronte
2- effettuare
cambiamenti di fronte
continuando a
camminare.
1-liberamente per
coppie, per tre o quattro
2- cambiare ad una
segnale il compagno.
1-su una base di
appoggio ridotta
2- su una linea
tracciata, con
l’appoggio completo del
piede o sugli avampiedi
3- mantenendo in
equilibrio sul capo un
oggetto, poi seguendo
un tracciato.
1-sui ceppi allineati,
poi con lo spostamento
successivo dei ceppi
2-su panche, travi, assi
1-cambiamenti di
posizione sulla trave o
sull’asse
2- con le braccia in
avanti, poi con le
braccia di fianco, poi
con le braccia in alto.
CORRERE
1-liberamente
individualmente,
evitando ostacoli
2-seguendo tracciati
rettilinei o curvilinei
3- fuori dai cerchi
sparsi e fermarsi dentro
i cerchi.
1-adeguandosi ad una
cadenza di guida (ritmo)
2- a passi lunghi o corti.
1-fermarsi con
cambiamenti di fronte,
2- effettuare
cambiamenti di fronte
continuando a correre
1- per coppie, per tre o
quattro
2- cambiare ad una
segnale il compagno.
3-fermarsi in varie
posizioni , nel più breve
tempo possibile.
1- ponendo i piedi
all’interno di una fila di
cerchi (passi regolari)
2-lungo una linea
saltando ostacoli
1- ravvicinati ad altri
2-a ginocchia alte
3-con le braccia in
avanti, poi con le
braccia di fianco, poi
con le braccia in alto
1-combinando varie
posizioni di braccia e
ginocchia
2-portando le
ginocchia indietro
1-galoppo laterale
ritmico individuale, poi
a coppie
2-andatura a passo
incrociato (una volta
avanti e una indietro)
3-a passo saltellato,
4-combinando
movimenti delle
braccia.
.
SALTARE
1-a piedi uniti, poi su un
solo piede, con
variazioni di ritmo
2-a piedi uniti
spostandosi in avanti,
indietro, lateralmente
3- a gambe divaricate e
incrociate.
1-in basso da ostacoli,
preceduti da qualche
passo di rincorsa
2-in basso con
cambiamenti di fronte
3- in basso eseguendo
movimenti del corpo
nella fase di volo
4-in basso coordinando
il lancio della palla.
1-con appoggio delle
mani sull’asse, sulla
trave o sulla cavallina
2-con passaggio
divaricato degli arti
3-con passaggio
laterale degli arti.
1- Salti verticali senza
rincorsa con stacco a
uno o due piedi
2-con rincorsa con
stacco a uno o due
piedi.
1-Superamento senza
rincorsa e stacco a piedi
uniti, di un ostacolo
basso
2- con un piede di un
ostacolo basso.
1- in alto lanciando la
palla nella fase di volo
2- con rincorsa e arrivo
a piedi uniti
3-salti seguiti da
capovolta
4-alternare corsa e salti
allungati
1-in lungo da fermo
con stacco a piedi pari
2-salto alto-lungo,
3- salto basso-lungo…
1-in lungo con rincorsa
e stacco a un piede
LANCIARE
1-una palla a due mani
all’interno di un settore
delimitato
2-con una mano
all’interno di un settore
delimitato
3- in sequenza palle di
peso e dimensione
differenti
1-una palla attraverso
un bersaglio verticale
2- in uno scatolone a
distanze varie, lanciare
all’interno,
3-davanti, poi dietro,
poi a sinistra di un
bersaglio, a destra di un
bersaglio,
4- al di sopra di un
ostacolo.
1-una palla in
movimento, 2- a un
compagno da fermo,
poi a un compagno in
movimento
3 - da fermo o in
movimento ad un
compagno fermo o in
movimento
1- Lanciare e
riprendere la palla da
fermi per coppie con
una sola palla, poi con
una palla per
compagno.
2- Lanciare la palla in
una direzione e
riceverla dall’altra.
AFFERRARE
1-afferrare la palla al
volo con due mani,
…con una mano
2- la palla dopo uno o
più rimbalzi
3- mentre si cammina,
poi mentre si corre.
1- Afferrare la palla
mentre si è in
movimento.
STRISCIARE
1- sotto un ostacolo
basso in posizione prona
1-sotto un ostacolo
basso in posizione
supina
1-sotto funi poste ad
altezze diverse
ROTOLARE
1- intorno al proprio
asse longitudinale
2-rimanendo negli spazi
delimitati
1-rotolare lungo il
proprio asse con cambio
di direzione
2- tenendo le braccia in
alto
1-Rullare sulla schiena
favorendo la posizione
raccolta.
CAPOVOLTA
1-fare la capovolta in
avanti, poi indietro, poi
con partenza a gambe
piegate
1- con partenza a
gambe divaricate
2-con partenza a gambe
unite
3-con partenza da seduti
1- con arrivo seduti
2- con arrivo in piedi
3- con arrivo in
ginocchio
1- fare capovolta e
salto con stacco a piedi
avanti con breve
rincorsa
2- fare capovolta e
salto con stacco con
rincorsa e piedi pari.
ARRAMPICARSI
1- salire e scendere
dalla spalliera
2-spostarsi
orizzontalmente sulla
spalliera
3-salire sulla spalliera
ad altezze diverse e
“tuffarsi” sul
materasso sottostante.
ATTIVITA’ - Esercizi per la coordinazione del movimento
Tracciare dei cerchi bimanuali
Procura due fogli e mettili davanti a te in modo da potervi scrivere.
Impugna due matite, o due gessetti se sei davanti a una lavagna o parete.
Inizia a disegnare dei cerchi con simultanei movimenti circolari di ambedue le braccia, destra e sinistra,
in senso orario.
Continua a scrivere solo con la mano destra, mentre con la sinistra continua nel movimento circolare,
mantenendo lo stesso ritmo.
Riprendi a tracciare con entrambe le mani, poi stacca la mano sinistra e continua con lo stesso ritmo a
tracciare i cerchi a vuoto.
Riprendi infine il movimento bimanuale
Finita la prova, pensa alle percezioni, alle sensazioni, alle eventuali tensioni avvertite.
Provando più volte, si migliora la prestazione.
Una variante consiste nel fare la prova in piedi in equilibrio su una pedana oscillante
Rifai l’esercizio tracciando i cerchi in senso antiorario.
P.M. Questo è un esercizio che “impedisce un pensiero a basso livello e promuove un pensiero ad alto
livello relativo al movimento della spalla, del braccio, del polso, della mano”.
Abituati a tenere il diario delle tue sensazioni!
ATTIVITA’- Per il movimento generale : cammina a gambe incrociate
In palestra, in casa o all’aperto.
Individua una linea retta ben visibile e lunga almeno tre metri.
Poniti all’inizio per percorrerla tutta.
Prima di partire, sistemati in questo modo:
a gambe incrociate, il piede destro va sul lato sinistro della retta,
il piede sinistro va collocato nel lato destro della retta
Cammina fino in fondo alternando i piedi allo stesso modo.
Arrivato in fondo alla retta, ha due possibilità da provare:
1) fai dietro front e procedi come prima, attento a verificare se il tuo cervello ha acquisito il meccanismo;
2) torna semplicemente indietro, sempre a gambe incrociate, senza girarti.
Devi far ruotare il piede intorno e dietro. E’ più difficile controllare i movimenti dei piedi e lo spazio
dietro di sé.
Pensa alle sensazioni provate. Ripeti l’esercizio alcune volte e verifica i miglioramenti nella sicurezza di
esecuzione.
Autovalutazione. Come ti sembra di andare, da 1 a 10? …….
P.M. Per consolidare la mappa mentale del corpo
ATTIVITA’- Sulla pedana
In palestra ci sono tavolette poste su un’asse che possono oscillare avanti e indietro, sul lato destro e sul
sinistro. Servono per verificare e rafforzare l’equilibrio del corpo e la coordinazione degli assi corporei.
I fase del bilanciamento antero-posteriore.
Sali sulla pedana trovando un punto di equilibrio.
Fissa un punto davanti a te. Porta in avanti l’asse, spingendo con la punta delle dita dei piedi e
mantenendo l’equilibrio.
Ritorna in posizione, poi spingi con i talloni e porta indietro l’asse. Mantieni l’equilibrio.
Ripeti l’esercizio cinque volte e verifica i miglioramenti.
II fase del bilanciamento laterale.
Sistema la pedana in modo che possa oscillare di lato. Parti da posizione ferma in equilibrio sulla
pedana.
Sposta il tuo peso spingendo con il lato sinistro del tuo corpo.
Ritorna in posizione di equilibrio e sposta il peso dalla parte opposta, a destra.
Ripeti l’esercizio cinque volte e verifica i miglioramenti.
III fase del bilanciamento bilaterale.
Parti sempre dalla posizione di equilibrio e guarda un punto fisso davanti a te.
Puoi dondolarti da un lato all’altro, poi stabilizzati su una posizione livellata in equilibrio.
Resta in posizione di equilibrio, controllando le spinte e conta mentalmente quanto resisti prima di
mettere un piede a terra.
Allunga via via il tempo, 1,2,3… A quanto riesci ad arrivare? …
P.M. Per l’autocontrollo dei movimenti.
1.11 Il concetto di benessere
Buona qualità della vita è benessere. Ben-essere vuol significare “stare bene con se stessi”, facendo
un’attività armoniosa che coinvolge sia il fisico, sia lo spirito. Passeggiare, correre, nuotare, andare in
palestra, ballare e altre attività forniscono la percezione del proprio corpo, traendone un senso di
benessere e di positività anche morale.
Parlando di benessere, evochiamo quindi il concetto di qualità della vita, la cui definizione non è univoca,
poiché diverse e numerose sono le dimensioni a cui attingere.
Un primo orientamento proviene dalla definizione di salute data dall’Organizzazione Sanitaria Mondiale
(OMS, 1946): “ Salute è stato completo di benessere psicofisico, mentale e sociale e non semplicemente
di assenza di malattia”. L’individuo è considerato come un’entità di corpo e mente collegati e integrati fra
loro. Le linee guida dell’OMS indirizzano verso occasioni centrate sulla promozione dell’attività fisica e
su uno stile di vita attivo.
Le ricerche degli ultimi anni del secolo scorso hanno sviluppato diversi studi sull’argomento, con
obiettivi e ambiti specifici. Viene ricordato il modello multidimensionale di Schalock, che individua come
parametri per garantire una buona qualità della vita le caratteristiche personali, le condizioni di vita, la
percezione che gli altri hanno in riferimento a problemi, con particolare riferimento alle situazioni del
ritardo mentale .
Altri studi, ad esempio di Murrel-Norris, sono di ispirazione ecologica e sociale; essi considerano la
tipologia di ambiente da cui ricavare benessere e la possibilità di intrattenere relazioni personali che
consentano la partecipazione alla vita sociale da cui deriva il senso individuale di autoefficacia.
Studi successivi di Egerton hanno allargato il quadro dei fattori, soprattutto sul versante della personalità.
Infatti la qualità della vita è costituita anche dalla realizzazione di valori, di obiettivi prefissati e raggiunti,
oltre che dalla soddisfazione dei bisogni personali dell’individuo attraverso lo sviluppo delle proprie
capacità e l’attuazione delle proprie abilità.
Il benessere è dunque raggiungibile seguendo un consapevole e deliberato approccio teso a ottenere
sistematicamente il massimo della propria salute fisica e psichica.
Ciò presuppone che ognuno deve impegnarsi per mantenere la propria forma fisica e mentale, per
migliorare le prestazioni e il divertimento nel tempo libero e nello sport.
Il proprio benessere si persegue continuamente nella vita, cercando di prevenire i mali e di ridurre i fattori
di rischio via via che si presentano.
L’attività fisica aiuta a trovare e mantenere il benessere attraverso lo sviluppo della capacità aerobica, con
la forma muscolare, con l’alimentazione, con lo stile di vita, con l’attenzione all’ambiente e la sicurezza.
Ma, anche se negli ultimi anni si assiste al boom delle palestre, dei centri di benessere, degli sport
amatoriali, non succede automaticamente che l’attuale contesto sociale porti a benessere fisico e psichico.
A volte, l’enfasi eccessiva, la ripetizione automatica dei movimenti, la quantità piuttosto che la qualità
portano a effetti contrastanti.
1.12 Benessere e attività fisica
L’atleta attento ha familiarità con la propria capacità aerobica, con i sistemi di misurazione, con i fattori
che influenzano la prestazione; è in grado di scoprire il proprio potenziale.
L’atleta attento comprende la relazione tra forma fisica, forma mentale, stato di salute e benessere.
La forma psico-fisica è costituita da aspetti fisiologici e aspetti psicologici legati alle sensazioni e alle
emozioni. Essere in forma significa quindi possedere uno stato di salute buono, che permette ottime
prestazioni lavorative e sportive. L’atleta “in forma” non ha malattie, percepisce un senso di benessere
fisico e psicologico profondo durante le attività svolte nella giornata.
L’attività fisica può essere assunta come un indicatore dello stato di salute; questo è fondamentale man
mano che si avanza con l’età. L’invecchiamento è condizionato da diversi fattori fisiologici, psicologici e
sociali. Per questo fare esercizio fisico con regolarità contribuisce sia al rallentamento
dell’invecchiamento, sia al mantenimento di efficienza e autonomia.
Gli studi avanzati sul benessere suggeriscono in primo luogo il monitoraggio delle funzioni
cardiovascolari durante l’esercizio fisico adeguato all’età. Di fronte alla perdita della massa muscolare
con l’età si determina la riduzione delle forze che limitano le possibilità di attività. Anche la
stabilizzazione posturale viene ad essere modificata; esercizi specifici al riguardo sono utili per
controllare il rischio di cadute, come lo sono tutte le attività che richiedono flessibilità nei movimenti.
Anche sul versante psicologico, con l’invecchiamento si rilevano diverse problematiche. Innanzi tutto,
può verificarsi un declino della funzione cognitiva, una propensione alla depressione, una crescente
insicurezza e una diminuzione della capacità di autocontrollo. L’attività fisica, adeguata all’età e alle
caratteristiche personali, condiziona positivamente gli effetti dell’invecchiamento.
Come per tutti i processi cognitivi, anche la motricità va incentivata e sperimentata per tutto il corso della
vita; per questo crediamo nel valore dell’educazione permanente. Gli esercizi proposti precedentemente
sono una linea guida per la quotidiana attività.
ZOOM – Le capacità nello sport
Tipologia sport Capacità specifiche
Sport di situazione Adattarsi a nuove situazioni in tempi brevi
(es. tennis) Flessibilità percettiva e cognitiva
Capacità attentiva a 360 gradi
Sport ciclici, di resistenza Capacità di soffrire, tenacia
(es.ciclismo) Dosare le proprie energie
Costante contatto con se stessi
Controllo di sensazioni sgradevoli (fatica, monotonia)
Alta soglia di tolleranza al dolore, alle frustrazioni
Reggere agli allenamenti e alla gare prolungati
Sport di destrezza Alto livello di concentrazione
(es.tiro con l’arco) Consapevolezza di sé, autocontrollo
Gestire ansia e aggressività
Saper vivere nel presente, qui e ora
ZOOM – Che sport pratichi?
Esempio di questionario per una prima conoscenza su stato e interessi di atleti.
Data e Luogo di nascita ……………………………………………………..
Residenza …………………………………………… Tel. ………………………
Societa’ Sportiva ……………………………………… Cat. ………………
Frequenza Allenamenti ….…………………………………………………………………
Frequenza Gare ……………………………………………………………………………….
Tipo di Alimentazione …………………………………………………………………
Presenza di Ansia (sì/no) Pre-Gara… Durante… Post-Gara…
Studio ……………………………………………………………………………….
Altri Sport Praticati …………………………………………………………
Altri Sport Che Interessano ………………………………………………
Interessi Tempo Libero(sì/no)
Play Station
Computer
Tv
Musica
Film
Letture
Altri:…………………………………………………..
………………………………………………….
…………………………………………………..
ATTIVITA’ – Il Cicloturismo: andare in bicicletta
Un esempio di sport che non ha scadenze di età è il ciclismo.
Il ciclismo è considerato uno sport di resistenza, con aspetti comuni agli sport di situazione e di
destrezza.
Il ciclismo è “andare in bicicletta”, non è solo corsa; è “sport agonistico”, ma anche passatempo
salutare.
E’ una disciplina con queste caratteristiche:
- è individuale;
- è all’aperto;
- è di resistenza.
In quasi tutti i paesi del mondo si pratica da piccoli fino alla vecchiaia avanzata.
Il primo triciclo viene regalato alla più tenera età, a 2 o 3 anni possiamo vedere i fanciulli che
apprendono le regole dell’equilibrio e della velocità che sperimenteranno con una bicicletta.
Qualcuno giunge a praticare lo sport agonistico, che può partire dai 12 anni e giungere fino a quasi 40
anni.
Anche al termine dell’attività agonistica, molti non lasciano la bicicletta, sia a livello amatoriale, sia per
il piacere personale.
In ciascuna di queste fasi si attivano apprendimenti sia fisici sia mentali; oltre all’abilità specifica
consolidata in vari gradi, occorrono capacità di programmazione, dosaggio delle proprie forze, sempre
nuovi adattamenti posturali, rinnovate motivazioni che si modificano e si incrementano con il passar
degli anni.
Fare cicloturismo è facile:
* si può fare in qualsiasi luogo;
* si può fare da soli, senza accordi con altri;
* si può fare in qualsiasi momento;
* è bilaterale, non crea dismorfismi, va bene per qualsiasi età.
Per fare cicloturismo occorrono:
* una bicicletta su misura;
* l’abbigliamento adatto, personalizzato.
E’ indispensabile però:
* effettuare il controllo medico periodico;
* essere sinceri e aperti col medico;
* non correre in condizioni fisiche non perfette;
* avvertire il campanello d’allarme della stanchezza:
* non indulgere in allenamenti oltre la propria portata;
* non essere distratti e spericolati;
* rispettare il codice della strada, specie in gruppo.
P.M. Se si esagera, non si ha self control, non si avvertono i pericoli, aumentano i rischi di cadute e di
infortuni.
ATTIVITA’ - Campo di intervento: tutela del proprio benessere
Leggi le affermazioni. Sei d’accordo o no? Puoi integrare con pareri ed esempi.
1) La tutela del mio benessere psico-fisico non è demandabile ad altri al di fuori di me stesso
Sì perché …………………………………………..
No perché ……………………………………..…...
2) Nel controllo salute è importante “sapere di saper fare” le cose giuste nelle varie evenienze
Sì perché ……………………………………………..
No perché ……………………………………………..
3) Per consolidare il mio benessere devo agire in due direzioni:
a) incrementando tutte le situazioni che “mi fanno stare bene”,
ad esempio:……………………………..
b) evitare le situazioni dannose al mio benessere,
ad esempio ………………………………………….
CAP 2 – LE BASI DELLA MOTIVAZIONE UMANA
“Arriva un momento nella vita
in cui non rimane altro da fare
che percorrere la propria strada fino in fondo.
Quello è il momento d’inseguire i propri sogni,
quello è il momento di prendere il largo,
forti delle proprie convinzioni.”
(Sergio Bambarén, Il delfino)
Graziella Dragoni - Vincere con la mente
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  • 1. GRAZIELLA DRAGONI VINCERE CON LA MENTE Ecco il libro - Parla di sport? - Scherma. Lotta. Tortura. Vero amore. Odio. Vendetta. Giganti. Cacciatori. Dolore. Morte. Uomini coraggiosi. Uomini codardi. Gli uomini più forti. Inseguimenti. Fughe. Menzogne. Verità. Passione. Miracoli. - Sembra ok! ( W. Goldman, La storia fantastica)
  • 2. INTRODUZIONE PER UNA PSICOPEDAGOGIA DELLO SPORT “Noi non viviamo in molti (ma nemmeno in due) mondi diversi: un mondo mentale e un mondo fisico, un mondo scientifico e un mondo del senso comune. Non c’è che un unico mondo: è il mondo in cui tutti viviamo, e dobbiamo spiegare come esistiamo in quanto parte di esso. (John R. Searle, La mente)
  • 3. Il mondo dello sport Nel mondo dello sport sono sempre più numerosi i casi di interesse da parte di atleti e di società verso la conoscenza degli aspetti psicologici della prestazione sportiva. E’ ormai da più parti conclamato che esiste una stretta correlazione tra i fattori emozionali e la funzionalità somatica e che possono ottenersi vantaggi da terapie di tipo psicologico in numerosi aspetti dell’attività sportiva. L’approccio psicosomatico degli interventi supera il dualismo psico-fisico e la separazione tra mente e corpo: l’uomo, e l’atleta quindi, è considerato come un’unità, in cui corpo e mente sono integrati nelle loro funzioni. Risulta pertanto evidente come per gli atleti si debba parlare, accanto all’allenamento fisico, anche di preparazione mentale che aiuti ad affrontare nelle migliori condizioni lo svolgimento dell’attività amatoriale e agonistica. L’obiettivo della Psicologia e della Pedagogia applicate allo Sport è di incentivare a perseguire il proprio benessere psicofisico, di aiutare a conquistare gli strumenti per attivare l’incontro e il colloquio con il proprio corpo, di imparare a riconoscere gli stimoli che provengono dai vari organi e le sensazioni connesse. Tutto ciò può essere analizzato e insegnato in modo da fornire a ciascun individuo le basi per apprendere e sperimentare autonomamente la propria corporeità. E’ auspicabile, quindi, organizzare e diffondere una sinergia di intenti fra varie scienze che abbia come finalità primaria l’educazione all’attività motoria attraverso itinerari adatti ai giovani in età evolutiva e agli adulti, nell’ambito dell’orientamento e dell’educazione permanente. Il concetto di sport Quando parliamo di sport, comprendiamo in senso allargato tutta l’attività motoria, agonistica e amatoriale, intesa come: - strumento educativo e di crescita per il ragazzo; - occasione di auto-percezione e autonomia; - mantenimento e svago per l’adulto; - mezzo rieducativo per persone con disagi fisici e mentali; - soddisfazione delle proprie motivazioni e del proprio talento; - affermazione personale e occasione di successo (Galimberti). Ci riferiamo quindi al concetto di sport come agonismo, ma, allo stesso modo, anche all’attività amatoriale e motoria in generale. Sono gli argomenti oggetto della Preparazione Mentale. L’obiettivo primario della Preparazione Mentale è quindi rappresentato dal raggiungimento del benessere generale: star bene con se stessi, con il proprio corpo, con la propria mente. Gli effetti positivi della pratica sportiva sono di fatto ampiamente riconosciuti e accettati dalla società; lo sport è ritenuto un valido mezzo per raggiungere e mantenere uno stato ottimale di “buona salute”; inoltre, il controllo del benessere fisico è raccomandato da tutte le istituzioni moderne in quanto alleggerisce il carico della spesa sanitaria nazionale. Le radici storiche di tali convinzioni affondano nell’antichità: basti pensare alla diffusione di luoghi di ritrovo come le terme, le palestre, i ginnasi; testimonianze della loro importanza provengono dai resoconti di gare e giochi ginnici nell’antica Grecia e in Roma, nei quali eccellevano atleti dalle straordinarie doti fisiche e dalla provata lealtà. I livelli di prestazione sono diversi e per ciascun individuo vale una motivazione specifica. Considerando la spinta verso l’autoaffermazione e la valorizzazione dei propri talenti, dobbiamo approfondire gli aspetti dell’agonismo. Agonismo è gara e coinvolge lo spirito di competizione, in quanto fattore di promozione e di accrescimento dei propri livelli di rendimento. La pratica dello Sport, effettuata seguendo i principi della competizione e secondo l’osservanza delle regole, del rispetto verso gli altri e verso se stessi, comporta la consapevolezza che vittoria e sconfitta possono essere momenti di crescita, di coesione senza distinzione di ceto, di status o di altro. Siamo convinti che lo Sport possa essere un’esperienza che ha come valore centrale il rispetto della dignità di ogni persona, che consente di perseguire ideali e gioire per le prestazioni personali; anche nell’agonismo di altissimo livello, si mantiene comunque il confronto leale con gli altri, escludendo spunti di intolleranza, discriminazione, esasperazione. Ciascun individuo, in rapporto all’età, alle motivazioni che lo sorreggono, alle proprie capacità e possibilità, trae vantaggi dall’attività sportiva.
  • 4. La cultura sportiva Nella società attuale si assiste a una diffusa assenza di valori-guida che dovrebbero, invece, diventare i punti di riferimento e di orientamento per lo sviluppo armonioso dei soggetti in età evolutiva. E’ compito delle istituzioni, come la famiglia, la scuola, la società, favorire l’evoluzione ottimale psico- fisica dei ragazzi attraverso una cultura dei valori. Anche il mondo dello Sport è investito nel progetto di formazione dei giovani. Occorre creare le basi per una cultura sportiva che prevede reciproco rispetto, adesione ai principi umanistici e tecnici dello sport, nella sua accezione di puro, educativo, pacifico, civile. Il valore dominante nello sport, dal quale discendono tutti gli altri, è l’autorealizzazione, che porta a perseguire compiutamente le proprie potenzialità. Questo valore rappresenta l’obiettivo individuale dell’atleta, ma anche una meta finale qualificante per le istituzioni sportive a tutti i livelli, nessuno escluso (squadre, dirigenti, sponsor, allenatori, preparatori, scuole di sport, medici sportivi, mezzi di comunicazione, tifosi e supporter, psicopedagogisti dello sport…). L’autorealizzazione si attua tramite nobili valori, come la lealtà verso i compagni e verso l’avversario, l’onestà degli intenti, il rispetto delle regole stabilite, il senso di responsabilità, l’adesione ai propri compiti, la sincerità e la trasparenza, in allenamento, in gara, nella vita comunitaria. Se il fine ultimo, e importantissimo, è offrire le basi per una cultura sportiva degli atleti, occorre però agire anche, e soprattutto, sulla mentalità degli operatori dello sport. Sono da analizzare e formare i convincimenti e i principi che servono da guida all’azione di coloro che interagiscono quotidianamente con i ragazzi. Questa chiarezza è assolutamente indispensabile per poter divenire i loro educatori, per aiutare il loro sviluppo fisico, sociale e psicologico, con un’azione centrata sull’atleta, prima che sulla vittoria a tutti i costi. Dice Martens nel suo Manuale per gli allenatori: ”Un bravo allenatore deve possedere abilità e conoscenza straordinaria per produrre bravi atleti e tuttavia ci si aspetta che facciano di più… che producano esseri umani dignitosi. Devono coniugare abilità di leadership e di comunicazione”. Il programma di interventi La Psicologia dello Sport è un settore della Psicologia Applicata che studia il comportamento dell’atleta prima, durante e dopo l’attività sportiva. Considerato che durante l’attività sportiva l’individuo viene a trovarsi in situazioni particolari che implicano reazioni ed emozioni come ansia, aggressività, esaltazione, delusione, gli argomenti da trattare in campo psicologico sono inerenti la personalità, la motivazione, l’interesse, l’attivazione, le dinamiche interpersonali. A sua volta, la Pedagogia applicata allo Sport, in quanto scienza dell’educazione, attua un programma di insegnamento/apprendimento che privilegia il raggiungimento degli obiettivi di formazione psicomotoria, di avvio all’attività sportiva e di allenamento specifico. Accanto al potenziamento fisiologico e al consolidamento e coordinamento degli schemi motori di base, consideriamo l’attività motoria e l’avviamento alla pratica sportiva nel contesto dell’azione educativa e della formazione della personalità. Pertanto la Psico-pedagogia richiama le reciproche competenze nel rispetto dei ruoli dello psicologo e del pedagogista. “Nell’atleta il movimento deve essere programmato in sequenze dal cervello prima dell’inizio di ogni azione”, così si esprime lo psicologo Howard Gardner nel considerare il ruolo del cervello nel movimento del corpo. Fra le “intelligenze multiple”, egli considera non solo l’intelligenza linguistica, l’intelligenza musicale, le intelligenze personali, l’intelligenza spaziale, ma anche l’intelligenza corporea- cinestetica. “Il controllo dei propri movimenti corporei e la capacità di manipolare abilmente oggetti sono i nuclei centrali dell’intelligenza corporea”. Si può dunque predisporre un programma di interventi per il livello mentale, partendo dalla cura della respirazione e dal rilassamento, fino alla conquista della fiducia nelle proprie potenzialità, alla soluzione di situazioni conflittuali, alla scoperta del proprio talento, al mantenimento delle motivazioni, al perseguimento degli obiettivi prefissati.
  • 5. Come anticipato, in quest’impresa sono interessate diverse istituzioni che ruotano attorno agli aspetti educativi e formativi: la famiglia, la scuola, i team sportivi, le associazioni, gli enti locali, la società nel suo complesso. Il presente lavoro è frutto di una ricerca sul campo, cogliendo spunti da diversi studi e tecniche, da interviste e da esperienze dirette, in una visione olistica dell’attività sportiva, agonistica e amatoriale. Oltre agli aspetti teorici, che sono integrati da approfondimenti (ZOOM), sono state raccolte TESTIMONIANZE dagli atleti che forniscono un’immagine concreta del mondo dello sport. Sono anche proposte diverse ATTIVITA’ , esercizi da svolgere per autoanalisi. ZOOM – Problemi psicosomatici degli atleti Dalla somministrazione di un questionario a diversi atleti sui loro principali problemi, emergono queste risposte, sempre collegate agli aspetti psicologici, oltre che fisici. Alla domanda: Quali sono i principali problemi? Queste sono le risposte con maggiore frequenza. Ansia pre-gara, in gara, post-gara. Paure, insicurezza, timore dei pericoli. Incapacità di gestire l’insuccesso (frustrazione). Isolamento dai compagni di squadra, senso di inferiorità. Stato di apatia e di disinteresse. Stato costante di agitazione. Dipendenza dal giudizio di altri. Incapacità di farsi valere. Forti pressioni ambientali, familiari, da sponsor. Problemi personali e affettivi. Insicurezza contrattuale. Situazioni stressanti: spostamenti faticosi, intemperie, contrattempi tecnici, alimentazione affrettata o non adeguata, sonno e riposo insufficienti… Reazioni personali di fronte ai malanni tipici: crampi, dolori muscolari, tracheo-bronchiti, disfunzioni epatiche, gastriti, infiammazioni… Insorgenza di sensazioni di burn out: sentirsi senza via d’uscita, scoppiati, fuori gioco, avvertire un calo di motivazione, stati depressivi, immotivati sensi di colpa… Disturbi psicosomatici di vario genere, esaurimento psico-fisico… (a cura dell’autrice) TESTIMONIANZA – Gli argomenti che vorrei trattare Dopo la prima parte della stagione, ho fatto un po’ di autoverifica e mi sono reso conto delle lacune che ho … Vorrei saperne di più in certi argomenti: Capacità di riprendersi dalla percezione della sconfitta. Controllo della rabbia. Gestione degli attacchi di panico e controllo dell’ansia. Allenamento al controllo dell’attivazione. Passaggi di categoria. Allenamento alla concentrazione e alla costanza. Controllo dei momenti di depressione. Effetti del super allenamento. Problemi di discordia familiare sul mio sport. Riduzione della paura in generale. Focalizzazione dell’attenzione, sono distratto. Divertirmi nel mio sport. Definire bene i miei obiettivi, saper scegliere. Star bene in gruppo, rapporti con la stampa. Sviluppare anche altri interessi. Frasi positive per darmi coraggio. Capacità di sentire i muscoli. Allenamento al rilassamento. Controllo del sonno.
  • 6. Controllo dei pensieri. Saper fare la visualizzazione. Trovare il mio funzionamento ottimale… (un atleta convinto) ATTIVITA’- Il risveglio Questo è un semplice esercizio da eseguire quando ti svegli, prima di saltare giù dal letto. Distendi le braccia e sbadiglia parecchie volte. Unisci le gambe con i piedi uniti e gli alluci che si toccano. Distendi le gambe e tutto il corpo, allungandoti. Orienta la tua mente sulla tua gamba destra. Da sdraiato, comincia a stendere solo la gamba destra, senza alzarla, ma solo per allungarla. La spinta si trasmette dal fianco destro in giù. La gamba destra sarà più lunga della sinistra: resta in questa posizione contando fino a 40. Rilassati e unisci ancora i due piedi. Ora orienta la tua mente sulla tua gamba sinistra. Inizia ad allungarla come hai fatto con la destra, spingendo in basso dal fianco sinistro in giù. La gamba sinistra sarà più lunga della destra: resta in questa posizione contando fino a 40. Rilassati e unisci ancora i due piedi come nella posizione iniziale. Concediti ancora qualche secondo prima di scendere dal letto. Questo esercizio ha effetto su tutto il corpo: distende la spina dorsale, ritempra i nervi, ristabilisce il contatto fra corpo e mente.
  • 7. I PARTE IL MOVIMENTO. IL CORPO. LA MENTE “Il camminare placa. In esso c’è un potere salutare. La regolarità del mettere- un- piede-davanti all’altro, muovendo nel contempo ritmicamente le braccia, l’aumento della frequenza respiratoria, la lieve stimolazione del polso, le attività degli occhi e delle orecchie, necessarie per determinare la direzione e per mantenere l’equilibrio, la sensazione dell’aria che sfiora la pelle… …tutti questi fenomeni non possono che portare all’unione del corpo e della mente… “ (Patrick Süskind, Il piccione)
  • 8. CAP.1 L’ATTIVITA’ MOTORIA E LO SPORT “ … e la mente ordina: In piedi! E così il bambino ha fatto proprio l’impegno umano a camminare diritto”. (Jacob Bronowski, L’ascesa dell’uomo)
  • 9. 1.1 L’uomo e lo sport: un legame antico e profondo Lo sport è universale. Oltre al contesto storico-geografico, lo testimonia anche la diffusione del vocabolo in tutte le lingue. Come tante parole, anche “sport” ha una sua storia. Dal latino “deportare”, cioè uscire fuori porta, derivano i rispettivi termini in provenzale, spagnolo, francese che significano: divertimento, svago; in seguito, il termine fu adottato dalla lingua inglese nel 1300 come disport, abbreviato poi nell’attuale “sport”. Questi termini si riferiscono all’aspetto ludico dell’attività sportiva, che si praticava fuori dalle mura cittadine e, per analogia, fuori dal tempo del lavoro e degli impegni sociali. Dalla concezione di sport come gioco allo sport agonistico si percorrono le tappe dello sviluppo umano, in particolare dello spirito sportivo come valore. Testimonianze di attività motoria si ritrovano addirittura nella preistoria attraverso le immagini fornite da graffiti e mosaici, soprattutto legate alle scene di caccia, ma anche di movimento puro: tiro con l’arco, nuoto, corsa…e ancora scene di pugilato, di lotta, di sollevamento pesi, di lanci di attrezzi, di giochi con la palla. (INSERIRE IMMAGINE Ragazze in bikini che giocano a palla – Mosaico di Piazza Armerina (Enna) Inoltre sappiamo che, tra le tribù primitive, le esercitazioni sportive erano collegate alle cerimonie rituali e religiose. Il movimento ha rappresentato una delle facoltà più importanti verso la spinta dell’emancipazione dell’uomo. Pensiamo all’attività del bambino che scalcia quando è ancora nella pancia della mamma, poi al suo istinto di strisciare, di gattonare e, infine, alla conquista dell’equilibrio e della posizione eretta; in pochi mesi ripercorre secoli e secoli di adattamento della specie umana. Potersi muovere lo riscatta dal forzato periodo di solitudine e di dipendenza dagli altri e lo proietta verso infinite applicazioni; il movimento è frutto del riflesso autonomo che lo accomuna al mondo animale e alla storia dell’umanità, secondo la prospettiva antropologica. A questo riguardo, possiamo considerare la situazione di un atleta pronto per la gara di corsa. Allo sparo del via, il corridore scatta; le sue funzioni fisiologiche si modificano, il battito cardiaco accelera, il respiro aumenta, l’ossigeno arricchisce il sangue per inviare energia ai muscoli : si ripete, nell’atto atletico, il meccanismo proprio dell’uomo primitivo che correva per sfuggire a un pericolo, perché inseguito da una belva, con la differenza che l’atleta scatta non più per paura, bensì in virtù dell’antico riflesso divenuto automatico. Ragazze in bikini che giocano alla palla - Mosaico di Piazza Armerina – Enna TESTIMONIANZA - L'istinto e le false partenze Per l’uomo primitivo, correre per sfuggire ai predatori, ai pericoli o, al contrario, per cacciare, quindi essere predatori, faceva parte di una sfera (quasi) del tutto istintiva. Le strategie di caccia e di ricerca di luoghi sicuri dove vivere fanno parte del quadro evolutivo dell’umanità, per cui gli individui più ingegnosi hanno saputo organizzare meglio le proprie società in agglomerati di abitazioni inattaccabili,
  • 10. mentre la strategia di caccia ha portato a costruire strumenti (come trappole, lance, frecce, fiocine e cerbottane) che hanno consentito un risparmio energetico/muscolare, per poi passare all'allevamento e allo scambio di bestiame. Comunque sia, la corsa ha sempre rappresentato per l'uomo un gesto istintivo. Primordiale. Basti pensare a come il corpo umano sia in grado di tenere una corsa folle anche se fuori allenamento o appesantito. L'istinto è capace di far superare il limite che il corpo può sopportare. Gli stati d'indolenzimento o di infiammazione ai tendini ne sono la dimostrazione: siamo in grado di sostenere sforzi, oltre al limite. Eppure la preparazione fisica esasperata, il desiderio di vincere/prevalere, hanno portato il "gesto" della corsa ad avere una forte connotazione mentale. Se prendiamo in considerazione gli atleti prima di una gara, assistiamo a una vera e propria rappresentazione di rituali per entrare in trance agonistica; tra l'altro, questi rituali sono simili e perfettamente riconoscibili in tutte le gare di salto o di tiro. Possiamo analizzare la corsa per eccellenza, la più veloce e spettacolare: i 100 metri piani. Tutto si svolge in poco più o poco meno di 10 secondi, ma tutti i movimenti devono essere perfetti. La partenza viene programmata e allenata per anni; le nuove regole impongono che non si possa partire anticipatamente, pena la squalifica. L’allenamento mentale deve gestire l’ansia del momento e frenare l’istinto di scattare prima del tempo. In un’importante gara di atletica, il super-favorito fu squalificato per essere partito dai blocchi con palese anticipo. Il caso fece scalpore: il favorito squalificato, quando era chiaramente il più forte! Cosa era successo? Il richiamo istintuale alla fuga era forse stato più forte della razionale costrizione di attesa? E' bene notare come il fatto di perdere una gara può essere un vantaggio mentale più per il campione che per l'atleta medio, perché, se è in grado di metabolizzare un contrattempo e una sconfitta, potrà affinare il sistema di concertazione e di cura del dettaglio per le gare a venire. ZOOM – Sport e costume Indagini di settore rivelano che lo sport nelle sue varie forme è praticato dall’80% degli italiani e che più della metà viene praticato con assiduità e regolarità. Le strade di ogni paese si riempiono di ciclisti e di podisti che praticano attività motoria a livello amatoriale. Si fa anche una top15 delle discipline più popolari; vi rientrano il nuoto, la ginnastica, il calcetto, e in certe stagioni lo sci, il calcio, le arti marziali. Lo sport è anche un fatto di costume per tutte le opportunità che attiva: quella di poter seguire le gare in diretta o sul campo o grazie ai mass-media (tv, computer). In questo modo si conoscono e si considerano anche le discipline meno popolari come il Tiro con l’arco, il canottaggio, la canoa. Foto Tiro con l’arco – v. Vincere con la mente, copertina 1.2 Collegamento corpo-mente Queste considerazioni confermano ancora una volta il collegamento fra il corpo e la mente e, inoltre, che l’uomo di oggi affonda le sue radici nella storia dell’umanità che l’ha preceduto, nelle facoltà e scoperte effettuate nel corso dei secoli, quali l’uso dell’immaginazione, la capacità di elaborare progetti, l’utilizzazione del proprio talento. Da sempre, quindi, l’uomo ha sviluppato doti di abilità, di forza fisica, di resistenza alla fatica, di confronto e di agonismo, sia pure sotto forma di gioco e spettacolo, con arbitraggi, premi, abbigliamento specifico. Molte delle manifestazioni che oggi formano lo sport trovano precursori antichi. La scoperta della ruota, una delle prime grandi invenzioni dell’umanità, ha aperto un’esplosiva fase di espansione e di velocità per gli innumerevoli sport moderni che la utilizzano. Il tronco scavato con strumenti rudimentali è antesignano della canoa, del canotto e degli sport acquatici. Il primo arco con la prima freccia scoccata per la caccia, testimoniata dalle numerose incisioni rupestri, corrisponde al moderno tiro con l’arco, con la balestra… Non erano attività praticate solo per sopravvivenza, ma anche per il bisogno di giocare, di gareggiare, di misurarsi: nello sport avviene quell’indissolubile rapporto fra corpo-mente, in cui tutti gli organi e le facoltà mentali e fisiche vengono interessati e sollecitati.
  • 11. Pensando alle origini dello sport, si fa riferimento alla civiltà greca, facendo risalire addirittura a Eracle la nascita dei giochi sacri di Olimpia da cui derivarono i Giochi Olimpici nel 776 a.C. sospesi e ripristinati fino alle moderne Olimpiadi che si tengono ogni 4 anni. Anche in altre antiche civiltà, come la cinese e la giapponese, si praticavano attività atletiche (ci riferiamo alle arti marziali). La nascita delle varie discipline non venne mai a cessare, fino a giungere alle attuali inserite nelle Olimpiadi e alle innumerevoli altre varianti che via via acquistano popolarità e frequenza. Da pura esercitazione fisica, il concetto di sport si è allargato, acquistando l’obiettivo di educare il corpo e l’anima. Nel 1828 fu il britannico Thomas Arnold a definire lo sport come divertimento educativo, da cui si fa derivare la moderna Pedagogia dello Sport. Cogliamo il significato di valore e di benessere riferito all’attività motoria nell’antico detto degli Indiani delle pianure: ”Occorre camminare cinque lune nei mocassini degli altri prima di poter capire se stessi”. ZOOM Discipline olimpiche INSERIRE IMMAGINI v.web sotto ATLETICA BADMINTON CANOA CANOTTAGGIO CICLISMO SPORT DI SQUADRA GINNASTICA LOTTA GRECO ROMANA PATTINAGGIO ARTISTICO GOLF JUDO EQUITAZIONE LOTTA LIBERA TAEKWONDO PENTATHLON MODERNO TRIATHLON SOLLEVAMENTO PESI NUOTO (TUFFI – PALLANUOTO) TENNIS PUGILATO TIRO (ARCO, ECC.) SCHERMA VELA Immagini sport olimpici . v.web 1.3 Passione sportiva “A me piace lo sport!”. E’ la frase che sentiamo dire spesso da appassionati che seguono gli eventi sportivi e le gesta dei campioni. Nella passione sportiva, lo spettatore partecipa alla gioia dell’azione, si esalta, scarica il bisogno di risolvere le proprie tensioni energetiche attraverso i vissuti degli atleti. Consideriamo lo “spettatore sportivo” Secondo Peter Brook, il celebre regista, lo spettatore è una delle tre 'corde' che l'attore deve sempre mantenere equilibrate. Sbilanciarsi a favore dello spettatore rende infatti preponderante l'aspetto di
  • 12. 'esibizione' della rappresentazione teatrale, mentre una scarsa attenzione al destinatario del racconto può far diventare il racconto stesso debole e privo di senso, se non nella elaborazione privata di chi lo esegue. Lo sport moderno corrisponde in toto alle modalità descritte dal drammaturgo Brook. Basti pensare alla pura esibizione del motociclista dopo una vittoria, oppure delle scenette di un saltatore con l’asta prima e dopo la gara... E come rinunciare ai balletti studiati dai calciatori dopo aver segnato un goal!. La differenza (se proprio ce ne fosse una) tra lo spettatore "classico" e quello sportivo è la partecipazione. Per la maggior parte, guardare un evento sportivo significa viverlo, significa fare sport! Il coinvolgimento è a livelli talmente alti che anche fisicamente si manifestano tutte le caratteristiche dell' attività fisica completa. Il processo psicologico che interviene è l'identificazione e aumenta in maniera esagerata negli ex-atleti, specie se l'evento è direttamente legato alla passata esperienza. Attraverso l'identificazione si attua il processo col quale un soggetto introietta dei tratti della personalità di un altro e modella le proprie azioni su di esso. L'identificarsi permette di aumentare la propria autostima e avvertire un senso di benessere fisico effettivo. TESTIMONIANZA – Lo spettatore sportivo Ogni volta che guardo una gara di ciclismo in TV, questo mi succede spesso: momenti cruciali come uno sprint mi fanno letteralmente saltare dalla poltrona! Del resto, ancora oggi sento persone che mi hanno visto vincere la tappa al Tour de France nel 1999 e mi dicono:" Mi ricordo ancora! Spingevo anch'io con te!". Lo stesso vale per la maggior parte degli sportivi "attivi". Il grado di partecipazione e identificazione permette alla maggior parte di essere più obiettivi e meno critici nei confronti degli "attori". Invece il tifoso classico o "da bar" è colui che ama criticare, deridere e sminuire le imprese degli atleti professionisti. Riesce a essere anche molto duro e caustico nelle sue analisi, addirittura contraddicendo quello che lui stesso aveva sostenuto qualche giorno prima. In questo caso, prevale l'aspetto sociale su quello sportivo. Sentirsi parte di una bandiera o di un fan club permette di soddisfare il bisogno di aggregazione e di condivisione di ideali. La causa di questo comportamento può essere il rimpianto per non essere riusciti ad emergere nello sport (o nella vita); infatti si verificano molti casi di persone che evitano qualsiasi tipo di esercizio fisico per non riaprire una ferita mai del tutto guarita. Poi ci sono i dubbiosi. Quelli che mettono in dubbio tutto e pensano alle più strane alchimie: nel caso di tempi record nell'atletica danno il merito al vento, al materiale della pista, ma mai all'atleta! Essere” spettatore sportivo" è gratificante, a condizione di mettere da parte le critiche e di dubbi sulle prestazioni degli atleti per godere e vivere le imprese e le fatiche, come l'esaltazione dei vincenti o la disperazione degli sconfitti, ricordando che il processo di preparazione che ogni atleta ha fatto per arrivare alla competizione è parte di un percorso difficile e doloroso. TESTIMONIANZA – Maratona di New York: al Central Park Un evento sportivo attira gli spettatori, appassionati di sport. Correre la Maratona di New York è un mito per i podisti. Anche vivere la Maratona di New York da spettatori sul traguardo è un’esperienza esaltante ed emozionante. Lo scenario è fascinoso: addobbi semplici e sobri, l’arco dei palloncini colorati sotto cui sfilano gli atleti sono l’unica nota di colore nel grigiore autunnale. Ci si muove di prima mattina per raggiungere il vialone del Central Park che si riempie di persone di tutte le età, razze e lingue, di famiglie al completo con figli piccoli, cani, musica, provviste. Si entra in clima. Le voci squillanti degli speakers annunciano la partenza dei maratoneti, avviata con colpi di cannone; è un susseguirsi, in crescendo, di notizie sull’andamento della gara. Il Parco offre uno spettacolo coinvolgente: personaggi con strane fogge divertono i bambini, gruppi di ragazzi spargono volantini e coccarde sulle imminenti elezionipresidenziali, scoiattoli dalla lunga coda argentea si rincorrono da un ramo all’altro, ci sono pure predicatori che inneggiano alla corsa verso il regno di Dio per assicurarsi un posto nella vita eterna. Intanto la gara continua, le telecamere trasmettono sugli schermi giganti le varie fasi… e viene da pensare che per il podista i valori terreni sono già sublimati dalla fatica. Finalmente lo speaker richiama l’attenzione sul primo maratoneta, THE FIRST; quando spunta dal fondo del viale, l’entusiasmo del pubblico va alle stelle. La tensione si fa palpabile e la commozione
  • 13. prende: lo spettacolo nello spettacolo è il pubblico, trascinato dai cronisti che accolgono ciascun corridore con un caloroso “RUN, RUN, RUN”, come si accoglie un ospite lungamente atteso. Ci si aspetta che la folla continui ad applaudire con lo stesso calore solo i primi cento, poi cento ancora, la prima donna, la seconda… invece tutti i concorrenti ricevono la stessa accoglienza, per ore e ore. Se poi qualcuno, arrivando, fa un cenno di saluto, avrà un applauso particolare tutto per sé. I momenti esaltanti si succedono: tenerezza per il piccolo atleta con lo sguardo smarrito e per la ragazza con la testa bagnata come un pulcino, ammirazione per la giovane in carrozzina che guadagna faticosamente il traguardo e per l’atleta non vedente accompagnato dall’amico, curiosità per atleta con la macchina fotografica a tracolla, orgoglio per le sventolanti bandiere. La folla segue attentamente le vicende personali e le situazioni dei vari maratoneti; quando qualcuno si presenta di passo, in visibile difficoltà, con la sofferenza dipinta sul volto, viene incitato in coro da un crescente e insistente “GO, GO, GO” fino a ottenere che l’atleta, per non deludere se stesso e gli altri, ricominci lentamente a correre. Allora il coro si trasforma in boato, quasi che si trattasse di una vittoria personale di ciascun spettatore, per un profondo processo di identificazione collettiva. E’ sera. Con gli ultimi arrivati il rito annuale si conclude; si è vissuto un portentoso scambio di emozionante condivisione: atleti e tifosi hanno dato e ricevuto momenti di calore e di empatia che ricorderanno a lungo. TESTIMONIANZA – Euforia e disattenzione La notizia del ragazzo precipitato nello stadio, esultando per il goal segnato dalla squadra del cuore, rattrista e induce ad alcune considerazioni. Un momento di disattenzione che porta a simili tragedie può essere dovuto alla riduzione temporanea dell’attenzione, in genere riconducibile a stanchezza fisica e mentale, a stress, a forti emozioni, prefigurando stati di confusione, di stordimento, di euforia, tali da far dimenticare la normale prudenza e la percezione del pericolo. L’euforia è uno stato emotivo caratterizzato da allegria, felicità, manifestazioni di esuberanza per un evento positivo, gratificante, rispondente alle proprie aspettative; è di solito accompagnata da eccitamento psicomotorio, spesso collegata a un senso di estrema libertà dalle norme codificate, troppo spesso trasformata in aggressività e violenza immotivata, deviando dai comportamenti di base di un individuo: una persona pacifica, prudente, timida, in certe condizioni, può trasformarsi nell’esatto opposto, dare sfogo all’esuberanza, compiere azioni di esultanza spericolata, non avvertire i pericoli incombenti. Possiamo quindi prefigurare uno stato di tensione, di eccitazione, di forte spinta motivazionale derivati, oltre che da fattori interni, anche da una somma di stimoli esterni, quale un rumore assordante, le condizioni ambientali estreme, il coinvolgimento corale. Si sta insieme ad altri per condividere le emozioni, per gioire ed esultare insieme, per vivere con coinvolgimento mentale e corporeo i momenti esaltanti. In certi casi, però, la risonanza emotiva è sproporzionata alla realtà, all’evento in se stesso. Ed è proprio questo il principio a cui ancorarsi: occorre, in ogni occasione, essere consapevoli di se stessi e dei propri valori prioritari, saper ricondurre nei limiti reali il significato da attribuire a qualsiasi evento, evitare di emulare i comportamenti di altri, se non rispondenti al proprio modo di essere e di pensare. Nel caso in questione, anche la sfortuna è intervenuta per trasformare un momento di grande gioia e spensieratezza in un’ enorme disgrazia. 1.4 Le discipline sportive e le loro caratteristiche Parlare di sport in senso generico non rende l’idea della varietà delle applicazioni che l’uomo, col passare del tempo, ha saputo realizzare. Se vogliamo trovare una unicità, dobbiamo appellarci ad alcuni elementi costanti di carattere fisico e psichico. Chi fa sport risponde al proprio bisogno di auto realizzarsi: vuole misurarsi con i propri limiti e con gli altri, vuole divertirsi, vuole ricavarne benessere. Tutte le discipline sportive hanno una consolidata identità costituita da regole comuni e questo ne determina il carattere di universalità, sotto tutte le longitudini, le latitudini e i tempi. In effetti, tutto questo si può ritrovare in diverse tipologie di competizioni e in diversi livelli di pratica, ciascuna con proprie caratteristiche rispetto allo svolgimento delle gare. Alle numerose varianti corrispondono atteggiamenti mentali appropriati.
  • 14. Una prima suddivisione si riferisce al numero degli atleti in prestazione: a) sport individuali, con o senza contatto, che prevedono prestazioni svolte da soli; fra questi ricordiamo il podismo, la bicicletta, la motocicletta e l’automobilismo, il biliardo, lo sci, il nuoto, il tiro con l’arco, certe discipline dell’atletica leggera, ma anche la scherma e le arti marziali che esigono una forte capacità di concentrazione; c’è da dire che, anche se la prestazione e il risultato sono individuali, c’è quasi sempre la vicinanza con altri atleti e questa situazione prossemica condiziona la concentrazione, rende determinante il livello di sicurezza, di autostima e fiducia nelle proprie possibilità; b) sport praticati in coppia, sia come prestazione da svolgere in due, sia soprattutto uno di fronte all’altro, in opposizione: ad esempio il tennis, il ping pong, per i quali occorre un’attrezzatura molto tecnica, sempre in ordine e in piena efficienza. c) sport cosiddetti di squadra, il cui risultato in gara si avvale dell’apporto di ciascun componente: fra questi, il calcio, l’hockey, il basket, il rugby. Alcuni di questi sport possono dirsi di squadra ma senza contatto fra giocatori, come il volley. Consideriamo un’altra classica tipologia di discipline sportive: - sport da combattimento, come il pugilato, la lotta; - sport con attrezzi: racchetta, hockey, bicicletta, pagaia per canoa; - sport con l’ausilio di animali, gli sport equestri. Non dimentichiamo la categoria degli sport mentali, come gli scacchi, il bridge, che impegnano in gare prolungate. Molto significativa è la classificazione dei livelli: - livello professionistico, che pone l’atleta in esposizione perché attorno alle sue prestazioni ruotano interessi molto allargati e impegnativi, come sponsorizzazioni, scommesse; - livello dilettantistico, dove l’atleta non percepisce compenso e agisce con ideali più nobili, anche se realisticamente difficilmente può sussistere un dilettantismo puro; - livello amatoriale, proprio delle categorie che svolgono sport ufficialmente per il proprio benessere, con poco o nullo agonismo. Un’altra importante classificazione nasce dal contesto in cui si svolge l’attività sportiva. Quindi abbiamo discipline: a) che si svolgono con condizioni e ambienti uniformi e prevedibili, come una palestra, un palazzetto dello sport volley, atletica, nuoto, ecc ; b) sport all’aria aperta, con condizioni esterne e climatiche imprevedibili alle quali l’atleta deve adeguarsi per adattare gli strumenti (ad esempio, nel tiro con l’arco, soprattutto nelle gare di tiro di campagna che si svolgono su terreni non omogenei, alla destrezza vanno unite capacità di orientamento, di calcolo delle distanze, flessibilità e decisionalità in tempi rapidissimi). Dal punto di vista motorio, possiamo ancora considerare gli aspetti relativi allo sviluppo del movimento e alle qualità corrispondenti ad ogni tipo di disciplina: forza, velocità, resistenza, coordinazione, potenza muscolare, controllo dell’equilibrio si differenziano a seconda dello sport praticato. Pensiamo anche solo agli sport di esplosività, nei quali si passa da una fase di ferma al massimo della potenza da sviluppare nel minor tempo possibile (ad esempio nei salti); oppure alla rapidità ciclica, come avviene nella velocità dell’atletica e del ciclismo per gli atleti coinvolti in azioni muscolari ripetitive, o alla rapidità aciclica, che si attiva nell’azione di dribbling del calcio. Verifichiamo ancora la differenza di alcuni sport in base al controllo dell’equilibrio. Consideriamo almeno quattro tipologie di equilibrio: - l’equilibrio statico, che utilizza i recettori visivi e del piede, fondamentali negli sport come la ginnastica artistica, la lotta; - l’equilibrio in movimento, per il quale si aggiungono i recettori dell’orecchio, come nel nuoto, nel pattinaggio, nella canoa, nello sci, nell’equitazione e in altri sport di movimento; - l’equilibrio nelle rotazioni attorno ai tre assi del corpo, come ruotare su se stessi a terra, fare capovolte in avanti e indietro, fare salti mortali: per ogni forma di ginnastica, nel pattinaggio, nei tuffi, in atletica: lancio del disco, del martello; - l’equilibrio in volo, che consiste nel mantenere l’equilibrio in fase aerea, da pochi decimi di secondo a diversi minuti; è molto complesso perché c’è assenza di appoggio stabile e sono i recettori cinestetici che
  • 15. forniscono continue informazioni; gli sport interessati sono il salto con gli sci, il paracadutismo, il salto con gli attrezzi in ginnastica. Abbiamo presente i volteggi del pattinaggio artistico? Le innumerevoli figure degli atleti sono per la maggior parte eseguite in equilibrio su un piede solo. In questo sport è proprio il controllo dell’equilibrio il principale fattore che ne determina la riuscita. Le esecuzioni di scivolate, cerchi, cambi di passo, piroette, salti sono possibili con il coordinamento visivo e cinestetico allenati attraverso la preparazione fisica e mentale. Questo avviene in tutti gli sport sul ghiaccio, dove il terreno si presenta insidioso e pertanto l’equilibrio è spesso precario (da spettatori siamo dispiaciuti quando assistiamo a una caduta che interrompe una prestazione eccellente!). Pensiamo a quante posture si assumono nel salto con gli sci. Nella rincorsa, l’atleta deve mantenere il baricentro nella posizione ottimale, mentre al momento del salto la postura deve cambiare rapidamente: dalla posizione raccolta l’atleta deve rialzarsi in posizione bilanciata e passare al volo. Durante questa fase, possono presentarsi elementi di disturbo, tipo correnti laterali di vento da controllare per non giungere all’atterraggio in postura anche solo leggermente alterata. Anche in altri sport l’equilibrio è determinante. Nel judo, ad esempio, si instaura una contesa psicologica corpo a corpo con l’avversario proprio sulla tenuta di posizione: a volte conviene cedere apparentemente per sbilanciare l’altro. TESTIMONIANZA – Il gruppo Il ciclismo agonistico è uno sport individuale o di squadra? La risposta non è così semplice. In realtà le dinamiche di gruppo coinvolte sono molto complesse. Il ciclismo agonistico risulta essere uno sport di squadra, ma dove viene premiato solo il risultato individuale. Come se nel campionato di calcio vincesse lo scudetto il giocatore che segna più goal! Ma allora la squadra a cosa serve? L’attività sportiva risponde a molti aspetti sociali, come: il bisogno di appartenenza a un gruppo, di accettazione sociale, l’amicizia. Purtroppo può succedere di essere testimoni di comportamenti poco sportivi: reazioni spropositate a contatti fortuiti; condotte aggressive (sia verbali sia fisiche); perfino ostilità verso concorrenti di una squadra avversaria …! Il concetto di competizione (o concorrenza) è ripartito su tre livelli: - Verso il risultato finale (per superare tutti i partecipanti alla gara). -Verso i compagni di squadra (per essere il più forte della squadra). -Verso se stessi (per superare i propri limiti). La concorrenza positiva favorisce la possibilità che uno dei membri del team possa raggiungere un buon risultato. Infatti la cooperazione verso uno scopo comune produce in tutti i membri della squadra una serie di effetti: una maggiore motivazione (alla base di ogni prestazione), rispetto, cura, considerazione e simpatia verso tutti i membri del team, dando vita così a una mentalità di gruppo. La concorrenza negativa si presenta nelle esperienze di gruppo dove si verificano incapacità di crescere, non raggiungere risultati rilevanti, ostilità, rabbia, aumento dello stress, disturbi fisici e rinuncia a partecipare a nuove competizioni. Inoltre, la mancanza di cooperazione favorisce la sfiducia tra i membri, l’aumento di rivalità interne, la diminuzione di energia produttiva e la possibilità di violazioni delle norme etico/sportive. Per incoraggiare la concorrenza positiva, possono essere utilizzati questi atteggiamenti: - Riconoscere il risultati individuali e dimostrare come anche altri componenti del team possono raggiungere gli stessi risultati applicando le stesse strategie. - Favorire o incrementare le amicizie all’interno del team, per permettere ai membri di cooperare in modo positivo e costruttivo. - Cercare di favorire la divisione dei premi per tutti i componenti della squadra, limitando l’assegnazione di premi individuali. - Evidenziare e pubblicare i risultati del team, cercando di considerare i successi individuali come valore aggiunto della squadra. - Cercare di impegnarsi per migliorare i risultati e le prestazioni precedenti sia individuali, sia di gruppo. Compito di un buon direttore sportivo è tenere in considerazione tutti questi aspetti per supportare al meglio ciascun componente del team e di conseguenza anche i risultati di squadra.
  • 16. TESTIMONIANZA - Quanto condiziona la vicinanza degli altri? Nella vita quotidiana la vicinanza fisica degli altri può alterare il nostro comportamento anche se non ce ne accorgiamo. Nello sport in particolare, questa condizione è piuttosto comune, anche nelle discipline che non richiedono un contatto diretto. Gli sport di tiro (con l'arco, tiro a segno o a volo) non richiedono un contatto, ma anche solo l'affiancamento degli avversari può far saltare i nervi o portare all'errore. L'altro estremo è la lotta libera, dove i contatti sono totali e spesso anche troppo intimi. Infatti il tatto è considerato il senso dell'intimità. Anche negli sport che utilizzano mezzi di locomozione, come nel motociclismo o nel ciclismo, sono presenti entrambe le condizioni rispetto al contatto. La moto e la bicicletta sono vissute dai nostri sensi come protesi del corpo; prendiamo in considerazione un gruppo compatto di ciclisti che lottano per vincere una volata: i contatti e i colpi bassi sono molto frequenti. Ci si può toccare coi gomiti, con la testa e a volte anche con le mani, anche se è vietato dal regolamento. Un contatto, oppure il solo sentire la presenza di qualcuno che "succhia" la ruota, può provocare reazioni molto pericolose. La prossemica è la disciplina che studia il significato di queste distanze personali e sociali, e come vengono percepite. Si parla di distanza intima, come nell'abbraccio; di distanza personale, in cui non c’è contatto; di distanza sociale, ad esempi nell’ambiente di lavoro; infine di distanza pubblica in una delle tante situazioni affollate. Capire che esiste una "dimensione nascosta" ci può aiutare a comprendere, accettare e tollerare la presenza degli altri. 1.5 I principi dell’attività motoria nelle varie età Un importante prerequisito nella pratica sportiva, sia per quanto attiene il punto di vista fisico, sia mentale, è l’età del soggetto che, giustamente, condiziona la metodologia. Si sente spesso chiedere da parte dei genitori: “A che età iniziare? Quale sport è adatto ai sei, otto, dieci anni?” Possiamo affermare che con l’educazione motoria si inizia dalla … nascita. Infatti il neonato dispone di attività motorie riflesse ben coordinate e ben presto il suo sviluppo motorio si attiva attraverso le fasi che si susseguono: posizione seduta, locomozione strisciante e a carponi e, a seguire, la capacità di camminare che procede in parallelo con la maturazione del sistema nervoso e muscolare attraverso graduali conquiste, grazie anche alle esperienze ambientali che lo incitano. Quando, attorno ai due anni, il bambino acquista sicurezza e autonomia, è quasi impossibile impedirgli di soddisfare il suo desiderio di esplorazione. Cammina, corre, va con il triciclo, nuota, fa lo slalom fra le sedie di casa, salta, si arrampica, fa “attività motoria”! ZOOM - Le tappe dello sviluppo motorio. Il neonato viene sottoposto a una serie di stimoli per verificare la presenza di riflessi presenti fin dalla nascita. Fra questi, ve ne sono alcuni che interessano direttamente la motricità. Uno di questi è il “riflesso di marcia automatica” o stepping. Sostenendo il bambino per le spalle, quando viene appoggiato su un piano, vediamo che inizia a muovere le gambe come se volesse camminare; ciò è molto importante perché indica la funzione preparatoria alla deambulazione volontaria che si svilupperà più avanti. Il percorso che un bambino deve compiere prima di giungere alla conquista totale dello spazio attorno a sé passa attraverso alcune fasi graduali: - La posizione seduta: dalla posizione seduta con sostegno dei 3 o 4 mesi, si passa alla posizione seduta senza sostegno per un periodo di tempo via via sempre più allargato. - La locomozione: i bambini imparano a strisciare tenendo l’addome a contatto con il pavimento, poi si muovono a carponi appoggiandosi sulle mani e sulle ginocchia con un maggior coordinamento motorio e una maggiore sicurezza nell’equilibrio; si appoggiano poi sulle mani e sui piedi. I tempi sono variabili da un bambino all’altro. Finalmente si sollevano dalla posizione prona.
  • 17. - La posizione eretta e la deambulazione: prima i bambini riescono ad alzarsi e restare eretti appoggiandosi a un sostegno, poi ad alzarsi senza aiuto, a camminare sorretti da una mano e infine a fare i primi passi da soli, pur traballando, oscillando, anche cadendo. La deambulazione è conquistata; maggiori sono state le sollecitazioni e le occasioni di muoversi liberamente, migliori e più precoci saranno le risposte motorie dei bambini. 1.6 Inserimento nella pratica sportiva Per quanto riguarda l’eventuale inserimento nella pratica sportiva o, addirittura, agonistica, un valido indirizzo metodologico è quello di considerare lo sport come gioco e creatività, o meglio di utilizzare modalità ludiche e fantastiche, avendo cura di individuare e far superare momenti di noia, di evitare tecnicità precoce del gesto atletico, ripetitività, pressione psicologica e agonismo esasperato. In linea di massima, gli esperti dicono che non c’è un momento giusto per iniziare a fare pratica sportiva che valga per tutti, perché dipende da una serie di fattori, quali le caratteristiche fisiche e fisiologiche che si verificano all’età di 5 anni. Successivamente, fino agli 11 anni, si potenziano altre capacità di coordinazione, quali l’equilibrio, l’orientamento, l’agilità, anche se occorre tener presente che il fisico non è pronto per sostenere allenamenti da “atleta”. In merito, poi, alla scelta della disciplina, è importante conoscerne le varie caratteristiche e sfruttarne gli aspetti ludici, oltre naturalmente a considerare le caratteristiche fisiche e psichiche del bambino; si propone un gioco di palla divertente per il bambino pigro, un’attività con un moderato dispendio energetico per chi ha tendenza al sovrappeso, uno sport di potenza per il bambino iperattivo, uno sport con regole da rispettare per il bambino impulsivo. Quando, ad esempio, il bambino si avvicina al nuoto, si rende conto egli stesso delle tecniche di respirazione attraverso semplici accorgimenti per evitare la paura. Sul campo da sci, il bambino sperimenta le regole dell’equilibrio, sviluppando un’abilità che gli servirà in seguito per ogni evenienza. Possiamo aiutare i genitori nella scelta raggruppando alcuni sport in base alle caratteristiche tecniche, agli aspetti psicologici, alla personalità in modo da orientarsi. Gli sport di squadra (volley, basket, calcio…) sono indicati per la socializzazione , gli sport individuali (ciclismo, nuoto, corsa…) per l’incentivo all’autorealizzazione personale, anche se, come vedremo, qualsiasi attività corrisponde a entrambi gli obiettivi. Tenendo conto del principio generale della giocosità indispensabile per attrarre il bambino, è bene proporre attività alternate che coinvolgono una grande varietà di movimenti; ad esempio, uno sport di resistenza di media e lunga durata, intervallato da pause, è da preferire a sforzi intensi e brevi. Anche per gli sport di destrezza occorre tener conto delle caratteristiche fisiche individuali del soggetto; poiché presuppongono la conquista della coordinazione motoria e di tecniche specifiche, è consigliabile l’avvio calibrato in età scolare. Abbiamo parlato di caratteristiche fisiche che possono condizionare la scelta della disciplina sportiva. Non sceglieremo uno sport di potenza se lo sviluppo della muscolatura non è ancora completato, se non per proporre giochi per confrontarsi, nello spirito di chi va più forte, chi salta più in alto, chi lancia una boccia più lontano. Quando si parla di sport individuali o di squadra, c’è un’altra variabile di cui abbiamo parlato: se sono sport di contatto o senza contatto. Uno sport individuale senza contatto, quale può essere la ginnastica, è ripetitivo, impone una disciplina e una costanza che aiutano l’adesione e la devozione al compito. Se invece c’è contatto, nel karate, nella lotta, il bambino che lo esercita impara a controllare la propria esuberanza, poiché ci sono regole molto precise da rispettare. Questi sport sono indicati per i caratteri impulsivi da un lato, ma anche per bambini che hanno difficoltà ad agire con prontezza e decisione. Abbiamo già detto del valore degli sport di squadra per creare lo spirito di collaborazione al fine di raggiungere obiettivi comuni. Il contatto con gli altri avviene sui campi di gioco, nel calcio, nel volley; si ottiene la duplice conseguenza di abituarsi a subire la pressione corporea e psicologica dell’altro e anche di esercitarla sugli altri, con tutti gli accorgimenti necessari per non far male e per non incorrere in sanzioni. Fra gli sport di squadra senza contatto ricordiamo il basket, in cui prevale la capacità di avere sempre il quadro della situazione di gioco e di proporre il proprio aiuto ai compagni. 1.7 Le competenze motorie Fin da piccoli impariamo a muoverci, a camminare, saltare, correre, afferrare oggetti, lanciarli con un’infinità di gesti, compresa tutta la gamma della motilità fine, cucire, far girare la palla con i piedi in un
  • 18. certo modo, tendere un arco, schioccare le dita… Tutto questo ci riesce naturalmente e spesso inconsapevolmente; eppure il movimento è molto complesso; senza che ce ne rendiamo conto, entrano in azione diversi meccanismi all’interno del nostro corpo. Tutto avviene con una precisione di sequenze perfette: il nostro corpo è una macchina che va sempre tenuta sotto controllo. Se qualcosa non funziona perfettamente, possono formarsi carenze e disturbi vari, fino alle malattie gravi come la miastenia, caratterizzata da debolezza muscolare, dovuta a una serie di concomitanze che portano a reazione eccessiva del sistema immunitario e quindi a disfunzioni. ZOOM –Il controllo del movimento I muscoli sono formati da numerose cellule disposte per il lungo (l’immagine richiama un pacco di spaghetti) e sono costituiti dai sarcomeri, piccole unità che compongono il muscolo. E’ utile conoscere a grandi linee questi dati per tenere presente come avviene il movimento una volta che sia partito l’input dalla corteccia cerebrale e sia giunto al muscolo attraverso un’ articolata strada nei settori del sistema nervoso. Avviene che i sarcomeri si accorciano in modo da permettere al muscolo di contrarsi ed effettuare il movimento, per poi rilasciarsi. Per riepilogare, il sistema di controllo del movimento parte dalla corteccia cerebrale, nella quale è situata l’area motoria, fino a giungere ai muscoli. L’insieme dei neuroni del movimento (motoneuroni) che formano il fascio piramidale contattano i neuroni del midollo spinale e quindi le corna anteriori del metamero spinale per poi raggiungere i muscoli. Perché avvenga il movimento, si realizza un contatto (una sinapsi chimica chiamata placca motrice) tramite il neurotrasmettitore eccitatorio, cioè l’acetilcolina. L’input raggiunge il bulbo, nel quale avviene l’inversione, poi scende fino al metamero spinale destinato e, attraverso il nervo spinale corrispondente, entra nel muscolo, dove si sfilaccia e dà origine al movimento. Anche i motoneuroni possono essere colpiti da malattie, quali la paralisi flaccida, oppure da infezioni che portano a debolezza muscolare, atrofia, perdita dei riflessi, contrazioni e fibrillazioni. Abbiamo visto quale sia la genesi e l’ideazione del pur minimo movimento attraverso il sistema piramidale; occorre ancora considerare un’altra importantissima funzione demandata al sistema extrapiramidale: il controllo dell’esecuzione del movimento, in gran parte automatica; ad esempio, muovere ritmicamente le braccia quando corriamo, il tipo di postura che si modifica nell’incedere, oppure nella posizione seduta o sdraiata, guidare un’auto, andare in bicicletta. ZOOM – Il cervelletto Il cervelletto si trova nella parte caudale del Sistema Nervoso Centrale, cioè nel cranio , posteriormente. Il cervelletto ha una funzione molto importante, poiché controlla il movimento volontario, l’equilibrio e la propriocezione. La sua crescita procede fino ai due anni, durante i quali memorizza gli schemi motori e costituisce una sorta di “banca dati” che potrà essere consultata in seguito, ogni volta che servirà nella vita, quando si deve eseguire un movimento. Supponiamo di dover scavalcare un ostacolo e di dover alzare una gamba. La corteccia motoria primaria (area 4 di Brodman) trasforma l’impulso ricevuto in un segnale che farà muovere i muscoli della gamba. Prima ancora che il movimento venga eseguito, il cervelletto, che ha ricevuto l’impulso in contemporanea, confronta l’informazione ricevuta dalla corteccia con quella memorizzata nella banca dati e verifica la sua correttezza; se riscontra qualche problema di forza, velocità, ampiezza, provvede a correggere il gesto e, solo dopo, dà il via libera. E’ quindi importante che nell’infanzia vengano attivate tutte le variabili motorie, non solo il camminare, ma anche, ad esempio, l’afferrare, lo strisciare, ecc. ATTIVITA’ – Verifica le tue capacità coordinative. Per la coordinazione oculo-manuale 1- Fai una serie di lanci (5) di una pallina di gommapiuma cercando di farla entrare in un cestino col diametro di 40 cm collocato a 55 cm da terra. Ti devi posizionare a un metro e mezzo dal cesto. Quanti successi?.............. 2 -Trova un cestino più stretto (diametro 30 cm) e lancia la stessa pallina alle condizioni di prima. Quanti successi?........
  • 19. 3 - Ora il cestino ha un diametro di soli 20 cm, le altre condizioni restano invariate. Lancia la stessa pallina per 5 volte. Quanti successi?............ 4 -Ora modifica la tua distanza dal cestino (a un metro) e lancia due palline nel cesto del diametro di 40 cm collocato a 55 cm da terra. Quanti successi?............. Per ogni successo (pallina dentro) conta 1 punto. Il totale massimo è 20 punti. Segna quanti punti hai realizzato……… Puoi allenarti e ripetere la stessa sequenza a tre mesi di distanza. Se vuoi verificare il miglioramento nella tua capacità coordinativa oculo-manuale, ricorda di creare le stesse condizioni: pallina, diametro del cesto, distanza dal cestino. 1.8 Lo schema corporeo Le abitudini motorie derivano da una serie di movimenti in sequenza che perseguono un obiettivo, sia esso di semplice spostamento nello spazio circostante o di attività tesa a ottenere una prestazione sportiva. In fase di apprendimento dei gesti motori, vengono attivate competenze neurologiche e psicologiche e vengono favorite da prerequisiti che ne permettono la riuscita. Un importante prerequisito dell’apprendimento motorio è senza dubbio la strutturazione dello schema corporeo che si conquista fin dalla primissima infanzia attraverso fasi, partendo dall’indifferenziata percezione di sé rispetto all’ambiente. Lo schema corporeo si perfeziona in concomitanza con lo sviluppo del sistema nervoso; si completa la percezione del proprio schema corporeo usufruendo delle sensazioni cenestesiche e propriocettive, del controllo cerebrale di determinate funzioni, della lateralizzazione, in un crescendo di formazione di schemi e di posture. La cenestesia è data dalla consapevolezza immediata del proprio corpo; la propriocezione è data dalla sensibilità profonda che deriva non solo dalla situazione corporea attuale, ma anche da tutte le informazioni inconsce che coordinano la motricità. L’immagine del nostro corpo è il quadro mentale di come appare a noi stessi, derivato da varie sensazioni tattili, termiche, dolorose; ma non solo. Lo schema corporeo è anche costituito da una continua elaborazione delle sensazioni che provengono dall’interno e dall’esterno e diviene una vera e propria costruzione della mappa mentale del proprio corpo, che supera quindi il dualismo soma/psiche. L’immagine di sé viene continuamente modificata e integrata con nuovi elementi, man mano che si susseguono le esperienze personali di carattere motorio. Mentre nel bambino si forma lo schema corporeo, egli percepisce lo spazio vissuto e si orienta adattando meglio i movimenti. All’inizio avviene la rappresentazione del proprio corpo indifferenziato con esperienze relative alle categorie di posizione rispetto a se stesso, come sopra/sotto, davanti/dietro, alto/basso e via di seguito. Segue la conquista della rappresentazione del proprio corpo rispetto alla centralità dell’asse mediano e della profondità del corpo nella terza dimensione: egli diviene consapevole che il proprio corpo occupa uno spazio, che c’è una parte destra e una sinistra. E’ capace di orientarsi nello spazio, cioè sa collocare gli oggetti, raggiungerli, misurarne la distanza, spostarli secondo coordinate precise, trovare i propri punti di riferimento. In collegamento, si sviluppa anche la capacità di orientamento temporale, poiché comprende il senso del veloce/lento, del prima/dopo, del simultaneo, del successivo, del trascorrere del tempo. Come già detto, non si tratta solo di aspetti tecnici; in tutte le fasi descritte, si attivano anche fattori emotivi che intervengono nella percezione dello spazio/tempo e nella costruzione del proprio schema corporeo; essi derivano da precedenti esperienze collegate alla sensazione di dolore e di piacere, al successo o al fallimento, a emozioni forti. Basti pensare a tutte le occasioni in cui sembra che il tempo non passi mai o viceversa, o quando una distanza ci sembri eccessiva o come invece si superi piacevolmente in condizioni di rilassamento. Ricordiamo che per Jean Piaget, psicologo e psicopedagogista svizzero, movimento e pensiero sono interdipendenti; egli delinea lo sviluppo intellettivo del bambino in sequenze che iniziano dal periodo di intelligenza senso-motoria (0-3 anni), poi del pensiero intuitivo e rappresentativo (3-6,7 anni), del pensiero operatorio concreto (fino ai 10,11 anni) e infine del pensiero formale astratto. Non approfondiamo in questa sede la validità e l’attualità della teoria; tuttavia i concetti ci riportano al tema dei principi della motricità, del movimento generale e discriminatorio. I movimenti generali utilizzano “grandi gruppi di muscoli”, come quelli del tronco, delle braccia, delle gambe, del collo, che servono per l’equilibrio, il camminare, il saltare, ecc. I movimenti discriminativi sono fini e contenuti, influenzano
  • 20. occhi, dita, lingua, e servono per attività come maneggiare, attrezzi, scrivere, compreso tanti gesti sportivi. Alcuni semplici esercizi, validi per grandi e piccoli, aiutano a verificare la propria coordinazione di movimento.. La versione per adulti propone gli esercizi adattati per ogni età. Per ciascuna proposta sono indicati anche gli obiettivi psicologici e gli esercizi con la mente, indicati con P.M. (Preparazione Mentale) Importante! In alcuni casi si prevede un successivo momento di visualizzazione a occhi chiusi e la ripetizione degli esercizi. ATTIVITA’ - Il disegno della figura umana Ai bambini si chiede spesso di disegnare se stesso, il babbo o la mamma, un compagno o altre figure umane. Si osserva la completezza della figura, la posizione in cui sono collocate le varie figure, altri particolari notevoli. Il prodotto va considerato come una rappresentazione artistica e non un test di personalità, a meno che non sia somministrato da esperti. Con questo spirito anche da adulti può essere proposto, al di là delle interpretazioni psicologiche. La procedura è la stessa. Prova anche tu, seguendo queste semplici regole. Occorrente. Un foglio da disegno o in A4, come quelli che servono per stampare. Una matita (non un pennarello o pastello). Un po’ di tempo per giocare. Elimina qualsiasi preoccupazione: non è una prova per verificare se sei bravo in disegno! Consegna: Disegna la figura di una persona meglio che puoi. Disegna l’intera figura e non soltanto la testa o il busto. Esegui con calma e con cura. Non avere fretta. Puoi disegnare un maschio o una femmina. Fai poi un secondo disegno su un altro foglio e disegna il sesso opposto con lo stesso metodo. Metti la data e il nome. Potrai rivedere in seguito e rifare gli stessi disegni, notando le differenze. P.M. Conoscere meglio se stessi. ATTIVITA’ – Esercizi mimati Ascoltiamo una musica ritmata e corriamo liberamente nello spazio a disposizione. La musica si arresta: fermi tutti, immobili! Al posto della musica , usiamo un fischietto; si possono fare gli esercizi a coppie, tenendosi per mano. Camminiamo lungo una linea tracciata sul pavimento! Inventiamo diversi tipi di camminate. Un gigante cammina a passi lunghi. In punta di piedi come le ballerine. Siamo piccoli nani: a gambe piegate. Ora facciamo i canguri e saltelliamo sempre sulla linea! Costruiamo una stradina stretta stretta con i birilli e passiamo dentro senza farli cadere. C’è un ponte sospeso (la trave), dobbiamo attraversarlo. Un salto dalla spalliera sul materassone. cadiamo a piedi pari! P.M. Vincere la paura del vuoto. ATTIVITA’ - Test equilibrio Se vuoi verificare l’abilità di equilibrio bastano due semplici test. Per l’equilibrio statico.
  • 21. Solleva la gamba destra e resta in equilibrio con le mani sui fianchi. Se hai un collaboratore, fai scrivere ogni volta che metti il piede a terra; se sei da solo, munisciti di cronometro e arrestalo ogni volta che metti il piede a terra. Riposati con i due piedi a terra e, quando te la senti, ripeti l’esercizio sollevando la gamba sinistra procedendo come per la destra per l’auto-misurazione. Per l’equilibrio dinamico. Sali su una panca o uno scalino all’altezza di circa 40 cm. Se non ti senti sicuro, puoi abbassare l’altezza della panca. Esegui 5 salti verso un punto situato a 50 cm dalla panca (puoi usare un cerchio e saltare dentro). La verifica consiste nel conteggiare ogni volta che perdi l’equilibrio all’arrivo a terra. Puoi ripetere a occhi chiusi, con un oggetto in mano, tipo pallina. P.M. Trovare il proprio baricentro. ATTIVITA’ – Verifica il tuo equilibrio La posizione di partenza è la postura verticale corretta in equilibrio sui due piedi, senza parti in tensione. Sistema i piedi paralleli, distanti fra loro circa 5 cm. Appoggia bene tutta la pianta del piede, meglio senza scarpe, distendi le dita, con il peso leggermente sui talloni e sull’esterno dei piedi. La nuca in linea con la spina dorsale. Verifica se qualche parte del tuo corpo oscilla o se è tutto stabile! Sempre con i due piedi a terra, sollevati in punta di piedi tenendoli paralleli. Fai diversi movimenti con le braccia: portale in alto, aperte, in avanti, dietro la nuca Ogni volta, ritorna a terra lentamente sui talloni. Verifica il tuo stato di equilibrio durante gli esercizi. Innumerevoli sono gli esercizi di equilibrio su un piede solo, alternandoli spostando l’equilibrio da una parte poi dall’altra. Esegui a occhi chiusi alcuni di questi esercizi. P.M. Per la visualizzazione. ATTIVITA’ - Proponiamo di seguito una serie di giochi che possono essere propedeutici ai vari sport. NUOTO - Gioca con l’acqua Ogni atleta nuotatore ricorderà i primi esercizi-gioco per avvicinarsi all’ acqua che poi diventerà il suo elemento abituale. Ne riportiamo qualcuno per l’approccio dei bambini al nuoto (e degli adulti che hanno paura dell’acqua) e per tracciare un iter psico-pedagogico basato sulla gradualità e sull’attività ludica. - Sbattere le gambe in acqua seduti sul bordo della piscina. - Camminare nell’acqua bassa attaccati al bordo della piscina. - Giocare agli spruzzi. - Cercare di affondare una palla per vincere la resistenza dell’acqua. - Imitare gli animali: muoversi come l’anatra, saltare come la rana, mettersi disteso come il coccodrillo… P.M. Vincere la paura dell’acqua. NUOTO - Come un pesce In piedi nella piscina dove l’acqua arriva fino alla vita. Davanti c’è una pallina di gomma che si deve sospingere in avanti con il naso. Si piega il tronco in avanti, la faccia tocca la superficie dell’acqua, la bocca resta chiusa, la respirazione avviene con il naso, impegnato a sospingere la pallina.
  • 22. In un secondo momento il viso viene totalmente immerso, avendo avuto cura di fare una profonda respirazione prima. In questa posizione, si inizia a espellere l’acqua, prima con il naso, poi con la bocca . E’ il gioco delle bollicine. P.M. Per la respirazione. NUOTO - Galleggiamento Gli esercizi di galleggiamento diventano giochi acquatici se effettuati con gradualità per dare fiducia a se stessi. Si parte dalla posizione prona, poi si passa alla posizione supina, con il viso rivolto all’alto. In posizione verticale immersi nell’acqua fino alla vita, inspirare profondamente e immergere il viso in acqua, flettere il busto in avanti, flettere le gambe e abbracciarle… espellere l’aria dal naso… Fare il morto: in posizione supina, le braccia sopra la testa e le gambe a rana…occorre confidenza per l’acqua, una volta raggiunta è molto rilassante. P.M. Avere fiducia e abbandonarsi. GIOCHI CON LA PALLA. Esiste un’infinità di giochi con la palla se si dà libero sfogo alla creatività! Un gioco da grandi e piccoli per migliorare la coordinazione oculo-manuale è il Tiro alle sagome. Occorrono almeno tre bersagli, che possono essere birilli, scatoloni, o altro. Per iniziare, lanciare la palla con una sola mano e cercare di colpire un bersaglio predefinito. Ad esempio, dichiarare quale bersaglio si intende colpire, se al centro, a sinistra, a destra. Non trattenere a lungo la palla in mano, ma lanciare appena presa la mira. Lo stesso esercizio ha molte varianti. Si può calciare la palla con i piedi, sempre cercando di colpire un bersaglio predefinito. Si possono alzare le sagome e mirare all’altezza giusta. Si possono utilizzare contenitori entro i quali far giungere la palla (vanno bene i cestini). Si possono collocare contenitori a una certa altezza o sostituirli con canestri. P.M. Sviluppare il pensiero divergente. BASKET - Palla al canestro Lo scopo del gioco è lanciare un pallone con le mani dentro il canestro. Palleggiare facendo rimbalzare la palla sul terreno per un massimo di tre volte perché non si può tenere in mano oltre un limite di tempo. Una simpatica variante per i ragazzi: un bambino si colloca al posto dei canestri entro un cerchio disegnato sul terreno. Può muoversi nel cerchio, abbassarsi, spostarsi per riuscire a prendere la palla che un compagno lancia, ma non uscire. P.M. Vincere l’istinto di uscire dalla postazione. VOLLEY - Palla al volo Il volley viene usato anche come propedeutico ad altre discipline sportive per la complessità dei movimenti che attiva, che riguardano contemporaneamente gli arti inferiori con spostamenti laterali e indietro e gli arti superiori per i palleggi che devono essere puliti per le ricezioni (il bagher), le alzate, le battute, le schiacciate, il muro. Un gioco è la palla al pozzo. Sul terreno si traccia un cerchio e una squadra si mette seduta dentro. Dall’esterno i ragazzi dell’altra squadra lanciano palle di gomma che devono essere respinte con le mani, palleggiando. P.M. Alternarsi nei ruoli.
  • 23. RUGBY Il Rugby può dare l’impressione di eccessiva durezza, ma gli esercizi propedeutici possono essere educativi per i ragazzi in quanto mettono in azione diversi settori corporei. A differenza di altri sport con il pallone che hanno divieti, nel rugby il pallone ovale può essere spinto, calciato, lanciato, trattenuto, tranne che essere lanciato con le mani in avanti. L’esecuzione della meta è spettacolare e avviene con il calcio al pallone. Si possono proporre diversi giochi. Collocare due asticelle con bandierine sul terreno a 2 metri di distanza fra loro. Per fare meta, si calcia il pallone ovale cercando di farlo passare fra le due bandiere. Si possono provare le rimesse laterali, lanciando il pallone con le mani, oppure con i piedi. Si corre lungo il campo con il pallone in mano e si deposita in un punto prestabilito. La mischia chiusa si prepara quando il pallone è a terra tra i giocatori. P.M. Gestire l’aggressività con intelligenza negli scontri e nella mischia. GIOCHI CON ATTREZZI Nell’hockey e nel baseball (palla base) occorre un attrezzo per colpire la palla. Al posto di bastoni ricurvi a gancio nell’hockey su prato, si possono usare manici di scopa per lanciare una palla di gomma di piccole dimensioni. Le porte possono essere semplicemente delimitate da birilli, oppure essere costituite da scatoloni aperti sul terreno. Si cerca di centrare le porte battendo il portiere, il solo giocatore che può afferrare la palla con le mani. Nel baseball si utilizzano mazze di legno o di metallo e palle di piccole dimensioni, tipo tennis, ma dure e pesanti. Le regole del baseball sono molte; per iniziare ci si concentra sul “batti e scappa”. Al posto delle mazze regolamentari si può usare una racchetta, con la quale respingere la palla lanciata da un compagno il più lontano possibile. Poi si lascia la racchetta e si inizia a correre lungo in campo cercando di non farsi toccare o bloccare dall’avversario. Nel tennis, la racchetta e la palla sono all’inizio giocattoli da utilizzare con flessibilità ai fini della coordinazione occhi-attrezzi-corpo. I primi approcci prevedono, come per tutti gli sport, giochi liberi per prendere confidenza con la racchetta e la palla, quindi si inizia a palleggiare da fermi, poi a palleggiare procedendo, a lanciare in alto la pallina e riprenderla dopo un palleggio, a cambiare mano, a palleggiare in alto. Una variabile divertente è quella di usare dei palloncini gonfiati al posto delle palle. P.M. Visualizzare l’uso dell’attrezzo come una protesi del proprio corpo. ATTIVITA’ – Questionari sugli sport Rispondi a questi divertenti questionari per saggiare il tuo approccio allo sport e trovare i tuoi preferiti. 1) Qual è uno sport che… Richiede due ruote e una catena? …………………………………. Ha un aiuto da un animale? ………………………………… Insegna a superare la paura dell’acqua? ……………………………….. Fa combattere corpo a corpo? ………………………………… Si pratica a suon di musica?
  • 24. ………………………………. Si pratica solo c’è gelo e freddo? 2) Qual è lo sport in cui… C’è una porta e un difensore? …………………………………. La palla non deve rimbalzare più di tre volte? …………………………........ La palla non è rotonda? ……………………………… Occorre che ci sia vento? ……………………………. Si può scivolare e cadere? ……………………………. Si contano le risposte esatte (da 0 a 12 punti). ……………………………. Sapresti descrivere le regole di questi giochi? (Indicazioni risposte da rovesciare… non in ordine: Equitazione, judo ciclismo, nuoto, ginnastica artistica, sci. Vela, Tennis, sci, rugby, calcio, volley). 1.9 Gli obiettivi psicomotori L’apprendimento dei principi delle discipline sportive va ricondotto a specifiche procedure e relativi allenamenti e rientra nel campo dell’educazione. Educare vuol dire condurre verso scopi positivi e perseguire obiettivi di valori positivi. Ogni azione tendente a un apprendimento presenta tre livelli: 1 – definire fini e scopi; 2 – definire il metodo più efficace per ottenerli; 3 – stabilire obiettivi operativi. I comportamenti psicomotori sono essenziali innanzi tutto per la sopravvivenza, l’indipendenza, la salute e il benessere. Oltre a questo, conosciamo lo stretto rapporto fra lo sviluppo dell’intelligenza e le attività senso-motorie; sappiamo che le capacità percettive derivano dalla maturazione neurologica e parimenti dalle esperienze di apprendimento in tutti i campi. Una volta che gli obiettivi siano definiti teoricamente, e prima di renderli operativi, devono essere tradotti in comportamenti. Si crea così una tassonomia, cioè una disposizione di obiettivi e di comportamenti secondo un ordine. CONCETTUALIZZAZIONE LINGUAGGIO
  • 25. (METTERE IL MIO SCHEMA DI INTERSEZIONE)aggiungere LINGUAGGIO – MOTRICITA’ - CONCETTUALIZZAZIONE ZOOM – Che cos’è una tassonomia. La tassonomia (da taksis=disposizione, ordinamento, classe e nomos=regola) è la scienza delle classificazioni, cioè del processo di ordinamento sistematico in classi o gruppi, ordinati gerarchicamente. Per quanto astratta e incompleta, va ricordata tassonomia degli obiettivi cognitivi di BLOOM e dei suoi collaboratori che delineano le categorie comportamentali e pedagogiche secondo livelli. Un primo livello è la conoscenza, che presuppone la capacità di richiamare dati, termini, metodi, eventi, teorie, rappresentazioni astratte. Segue il livello della comprensione, che comprende la capacità di interpretare l’oggetto della conoscenza, di coglierne gli aspetti simbolici. Il successivo livello è l’applicazione, cioè la capacità di utilizzare le idee, le regole e i principi in modo autonomo e personale. L’analisi consiste nella ricerca e nello studio degli elementi di una comunicazione, mentre la sintesi è la riunione degli elementi per ricostituire un tutto, elaborando un’opera personale. Infine, c’è la valutazione con la formulazione dei giudizi secondo criteri interni e criteri esterni. . SOLUZIONE DI PROBLEMI PERCEZIONE e ATTENZIONE MEMORIA
  • 26. 1.10 Gli sviluppi delle tassonomie L’idea di tassonomia di Bloom è stata in seguito applicata in diversi ambiti; in campo psicomotorio si riscontrano diverse tassonomie comportamentali. Nota è la tassonomia di Gagné-Merril che cerca di integrare fra loro il campo affettivo, psicomotorio e cognitivo, poiché ai comportamenti emozionali si agganciano i comportamenti psicomotori, caratterizzati dalle risposte muscolari. Infatti, constatiamo che, in presenza di particolari emozioni, si producono comportamenti psicomotori immediati; così avviene per i comportamenti topografici, in risposta a uno stimolo, ad esempio muoversi lentamente o in fretta, per i comportamenti in serie, come colpire una palla da golf (chaining behavior) o per l’esecuzione rapida di movimenti in sequenza, fino a raggiungere la padronanza di comportamenti abili, come giocare a tennis (skilled behavior). Altri contributi alla creazione di tassonomie in campo psicomotorio provengono da Guilford, del quale è nota la teoria della creatività e del pensiero divergente; l’autore individua una serie graduata di capacità motorie, a partire dalla potenza ( tendere un estensore), per poi vedere la spinta ( il salto con la pertica), la velocità ( eseguire una serie di atti motori in velocità), la precisione statica ( tenere fermo un attrezzo), la precisione dinamica (camminare in punta di piedi sulla trave), la coordinazione (palleggiare da una mano all’altra), la fluidità di movimento ( muoversi senza urtare o sbandare). Un altro interessante contributo viene da Kibler e collaboratori che si avvalgono dei modelli precedenti e propongono le categorie per una classificazione particolareggiata degli obiettivi psicomotori, distinguendo tra abilità motoria generale e abilità motorie fini. In particolare, analizzano gli aspetti dei movimenti dito-mano caratterizzati dal senso del tatto, come negli sport di tiro, della coordinazione non solo oculo-manuale, ma anche audio-manuale (per le prove di percezione), della combinazione occhio- orecchio-mano-piede (per gli sport di guida). Un altro studio teso alla definizione della terminologia è svolto da Anita Harrow : con il termine “movimento” si indica qualsiasi spostamento esterno osservabile, con il termine “motorio” si intende indicare gli impulsi efferenti esterni. L’autrice ha prodotto la piramide della tassonomia psicomotoria nel suo testo A taxonomy of the psycomotor domain. La Tassonomia di Anita Harrow in campo psicomotorio è organizzata attraverso il giusto grado di coordinamento tra gli impulsi involontari esterni e le capacità apprese. ZOOM – La tassonomia di Anita Harrow. I Reflex movements (movimenti riflessi) sono azioni suscitate inconsciamente in risposta ad alcuni stimoli. Gli esempi includono: flessione, estensione, allungamento, aggiustamenti posturali. Il Basic fundamental movement (movimento fondamentale di base) è insito nei pattern di movimento propri, che si formano combinando i vari movimenti di riflesso e che sono la base per complessi movimenti specifici. Esempi sono: camminare, correre, spingere, torcere, stringere, afferrare, manipolare. Il termine Perceptual (percettività) si riferisce all'interpretazione di vari stimoli che permettono di percepire gli input inviati dall’ambiente: stimolo visivo, uditivo, olfattivo, discriminazione tattile, percezione cinestetica; si riferiscono sia al livello cognitivo sia al livello di comportamento psicomotorio. Gli esempi includono: movimenti coordinati, come saltare la corda, andare in barca, andare in bicicletta. Le Physical activities (attività fisiche) richiedono resistenza, forza, vigore e l'agilità che produce un efficiente funzionamento corporeo. Esempi sono tutte le attività che richiedono: a) lo sforzo strenuo per lunghi periodi di tempo; b) lo sforzo muscolare intenso ; c) un rapido e vario movimento delle articolazioni dell'anca; d) i vari movimenti veloci e precisi. Gli Skilled movements (movimenti qualificati) sono il risultato dell’acquisizione di un certo grado di efficienza quando si esegue un compito complesso. Esempi sono: tutte le attività che si avvalgono di tecniche avanzate, come avviene in molte discipline sportive. La Non discursive communication (comunicazione non discorsiva) è la comunicazione attraverso i movimenti del corpo che vanno dalle espressioni facciali alle coreografie più sofisticate. Gli esempi includono tutti gli aspetti della comunicazione gestuale: posture del corpo, gesti ed espressioni facciali, danza e coreografie.
  • 27. Tassonomia di Anita Harrow in campo psicomotorio ATTIVITA’ – Una tassonomia dei movimenti di base Il concetto di Tassonomia risulta chiaro nell’applicazione delle sequenze dei movimenti di base. Ciascuna voce indica un obiettivo da raggiungere seguendo l’ordine degli esercizi da svolgere in sequenza , ordinati dal più semplice al più complesso. (Meinel, K. (1984), Teoria del movimento, SSS, Roma 1984.) CAMMINARE 1-liberamente individualmente, 2-evitando ostacoli, 3- seguendo tracciati rettilinei o curvilinei 1-fuori dai cerchi sparsi, poi fermarsi dentro i cerchi 1- adeguandosi a una cadenza di guida (ritmo) 2-alternare passi lunghi o corti, lenti o veloci 1-fermarsi con cambiamenti di fronte 2- effettuare cambiamenti di fronte continuando a camminare. 1-liberamente per coppie, per tre o quattro 2- cambiare ad una segnale il compagno. 1-su una base di appoggio ridotta 2- su una linea tracciata, con l’appoggio completo del piede o sugli avampiedi 3- mantenendo in equilibrio sul capo un oggetto, poi seguendo un tracciato. 1-sui ceppi allineati, poi con lo spostamento successivo dei ceppi 2-su panche, travi, assi 1-cambiamenti di posizione sulla trave o sull’asse 2- con le braccia in avanti, poi con le braccia di fianco, poi con le braccia in alto. CORRERE 1-liberamente individualmente, evitando ostacoli 2-seguendo tracciati rettilinei o curvilinei 3- fuori dai cerchi sparsi e fermarsi dentro i cerchi. 1-adeguandosi ad una cadenza di guida (ritmo) 2- a passi lunghi o corti. 1-fermarsi con cambiamenti di fronte, 2- effettuare cambiamenti di fronte continuando a correre 1- per coppie, per tre o quattro 2- cambiare ad una segnale il compagno. 3-fermarsi in varie posizioni , nel più breve tempo possibile. 1- ponendo i piedi all’interno di una fila di cerchi (passi regolari) 2-lungo una linea saltando ostacoli 1- ravvicinati ad altri 2-a ginocchia alte 3-con le braccia in avanti, poi con le braccia di fianco, poi con le braccia in alto 1-combinando varie posizioni di braccia e ginocchia 2-portando le ginocchia indietro 1-galoppo laterale ritmico individuale, poi a coppie 2-andatura a passo incrociato (una volta avanti e una indietro)
  • 28. 3-a passo saltellato, 4-combinando movimenti delle braccia. . SALTARE 1-a piedi uniti, poi su un solo piede, con variazioni di ritmo 2-a piedi uniti spostandosi in avanti, indietro, lateralmente 3- a gambe divaricate e incrociate. 1-in basso da ostacoli, preceduti da qualche passo di rincorsa 2-in basso con cambiamenti di fronte 3- in basso eseguendo movimenti del corpo nella fase di volo 4-in basso coordinando il lancio della palla. 1-con appoggio delle mani sull’asse, sulla trave o sulla cavallina 2-con passaggio divaricato degli arti 3-con passaggio laterale degli arti. 1- Salti verticali senza rincorsa con stacco a uno o due piedi 2-con rincorsa con stacco a uno o due piedi. 1-Superamento senza rincorsa e stacco a piedi uniti, di un ostacolo basso 2- con un piede di un ostacolo basso. 1- in alto lanciando la palla nella fase di volo 2- con rincorsa e arrivo a piedi uniti 3-salti seguiti da capovolta 4-alternare corsa e salti allungati 1-in lungo da fermo con stacco a piedi pari 2-salto alto-lungo, 3- salto basso-lungo… 1-in lungo con rincorsa e stacco a un piede LANCIARE 1-una palla a due mani all’interno di un settore delimitato 2-con una mano all’interno di un settore delimitato 3- in sequenza palle di peso e dimensione differenti 1-una palla attraverso un bersaglio verticale 2- in uno scatolone a distanze varie, lanciare all’interno, 3-davanti, poi dietro, poi a sinistra di un bersaglio, a destra di un bersaglio, 4- al di sopra di un ostacolo. 1-una palla in movimento, 2- a un compagno da fermo, poi a un compagno in movimento 3 - da fermo o in movimento ad un compagno fermo o in movimento 1- Lanciare e riprendere la palla da fermi per coppie con una sola palla, poi con una palla per compagno. 2- Lanciare la palla in una direzione e riceverla dall’altra. AFFERRARE 1-afferrare la palla al volo con due mani, …con una mano 2- la palla dopo uno o più rimbalzi 3- mentre si cammina, poi mentre si corre. 1- Afferrare la palla mentre si è in movimento. STRISCIARE 1- sotto un ostacolo basso in posizione prona 1-sotto un ostacolo basso in posizione supina 1-sotto funi poste ad altezze diverse ROTOLARE 1- intorno al proprio asse longitudinale 2-rimanendo negli spazi delimitati 1-rotolare lungo il proprio asse con cambio di direzione 2- tenendo le braccia in alto 1-Rullare sulla schiena favorendo la posizione raccolta. CAPOVOLTA
  • 29. 1-fare la capovolta in avanti, poi indietro, poi con partenza a gambe piegate 1- con partenza a gambe divaricate 2-con partenza a gambe unite 3-con partenza da seduti 1- con arrivo seduti 2- con arrivo in piedi 3- con arrivo in ginocchio 1- fare capovolta e salto con stacco a piedi avanti con breve rincorsa 2- fare capovolta e salto con stacco con rincorsa e piedi pari. ARRAMPICARSI 1- salire e scendere dalla spalliera 2-spostarsi orizzontalmente sulla spalliera 3-salire sulla spalliera ad altezze diverse e “tuffarsi” sul materasso sottostante. ATTIVITA’ - Esercizi per la coordinazione del movimento Tracciare dei cerchi bimanuali Procura due fogli e mettili davanti a te in modo da potervi scrivere. Impugna due matite, o due gessetti se sei davanti a una lavagna o parete. Inizia a disegnare dei cerchi con simultanei movimenti circolari di ambedue le braccia, destra e sinistra, in senso orario. Continua a scrivere solo con la mano destra, mentre con la sinistra continua nel movimento circolare, mantenendo lo stesso ritmo. Riprendi a tracciare con entrambe le mani, poi stacca la mano sinistra e continua con lo stesso ritmo a tracciare i cerchi a vuoto. Riprendi infine il movimento bimanuale Finita la prova, pensa alle percezioni, alle sensazioni, alle eventuali tensioni avvertite. Provando più volte, si migliora la prestazione. Una variante consiste nel fare la prova in piedi in equilibrio su una pedana oscillante Rifai l’esercizio tracciando i cerchi in senso antiorario. P.M. Questo è un esercizio che “impedisce un pensiero a basso livello e promuove un pensiero ad alto livello relativo al movimento della spalla, del braccio, del polso, della mano”. Abituati a tenere il diario delle tue sensazioni! ATTIVITA’- Per il movimento generale : cammina a gambe incrociate In palestra, in casa o all’aperto. Individua una linea retta ben visibile e lunga almeno tre metri. Poniti all’inizio per percorrerla tutta. Prima di partire, sistemati in questo modo: a gambe incrociate, il piede destro va sul lato sinistro della retta, il piede sinistro va collocato nel lato destro della retta Cammina fino in fondo alternando i piedi allo stesso modo. Arrivato in fondo alla retta, ha due possibilità da provare:
  • 30. 1) fai dietro front e procedi come prima, attento a verificare se il tuo cervello ha acquisito il meccanismo; 2) torna semplicemente indietro, sempre a gambe incrociate, senza girarti. Devi far ruotare il piede intorno e dietro. E’ più difficile controllare i movimenti dei piedi e lo spazio dietro di sé. Pensa alle sensazioni provate. Ripeti l’esercizio alcune volte e verifica i miglioramenti nella sicurezza di esecuzione. Autovalutazione. Come ti sembra di andare, da 1 a 10? ……. P.M. Per consolidare la mappa mentale del corpo ATTIVITA’- Sulla pedana In palestra ci sono tavolette poste su un’asse che possono oscillare avanti e indietro, sul lato destro e sul sinistro. Servono per verificare e rafforzare l’equilibrio del corpo e la coordinazione degli assi corporei. I fase del bilanciamento antero-posteriore. Sali sulla pedana trovando un punto di equilibrio. Fissa un punto davanti a te. Porta in avanti l’asse, spingendo con la punta delle dita dei piedi e mantenendo l’equilibrio. Ritorna in posizione, poi spingi con i talloni e porta indietro l’asse. Mantieni l’equilibrio. Ripeti l’esercizio cinque volte e verifica i miglioramenti. II fase del bilanciamento laterale. Sistema la pedana in modo che possa oscillare di lato. Parti da posizione ferma in equilibrio sulla pedana. Sposta il tuo peso spingendo con il lato sinistro del tuo corpo. Ritorna in posizione di equilibrio e sposta il peso dalla parte opposta, a destra. Ripeti l’esercizio cinque volte e verifica i miglioramenti. III fase del bilanciamento bilaterale. Parti sempre dalla posizione di equilibrio e guarda un punto fisso davanti a te. Puoi dondolarti da un lato all’altro, poi stabilizzati su una posizione livellata in equilibrio. Resta in posizione di equilibrio, controllando le spinte e conta mentalmente quanto resisti prima di mettere un piede a terra. Allunga via via il tempo, 1,2,3… A quanto riesci ad arrivare? … P.M. Per l’autocontrollo dei movimenti. 1.11 Il concetto di benessere Buona qualità della vita è benessere. Ben-essere vuol significare “stare bene con se stessi”, facendo un’attività armoniosa che coinvolge sia il fisico, sia lo spirito. Passeggiare, correre, nuotare, andare in palestra, ballare e altre attività forniscono la percezione del proprio corpo, traendone un senso di benessere e di positività anche morale. Parlando di benessere, evochiamo quindi il concetto di qualità della vita, la cui definizione non è univoca, poiché diverse e numerose sono le dimensioni a cui attingere. Un primo orientamento proviene dalla definizione di salute data dall’Organizzazione Sanitaria Mondiale (OMS, 1946): “ Salute è stato completo di benessere psicofisico, mentale e sociale e non semplicemente di assenza di malattia”. L’individuo è considerato come un’entità di corpo e mente collegati e integrati fra loro. Le linee guida dell’OMS indirizzano verso occasioni centrate sulla promozione dell’attività fisica e su uno stile di vita attivo. Le ricerche degli ultimi anni del secolo scorso hanno sviluppato diversi studi sull’argomento, con obiettivi e ambiti specifici. Viene ricordato il modello multidimensionale di Schalock, che individua come parametri per garantire una buona qualità della vita le caratteristiche personali, le condizioni di vita, la percezione che gli altri hanno in riferimento a problemi, con particolare riferimento alle situazioni del ritardo mentale .
  • 31. Altri studi, ad esempio di Murrel-Norris, sono di ispirazione ecologica e sociale; essi considerano la tipologia di ambiente da cui ricavare benessere e la possibilità di intrattenere relazioni personali che consentano la partecipazione alla vita sociale da cui deriva il senso individuale di autoefficacia. Studi successivi di Egerton hanno allargato il quadro dei fattori, soprattutto sul versante della personalità. Infatti la qualità della vita è costituita anche dalla realizzazione di valori, di obiettivi prefissati e raggiunti, oltre che dalla soddisfazione dei bisogni personali dell’individuo attraverso lo sviluppo delle proprie capacità e l’attuazione delle proprie abilità. Il benessere è dunque raggiungibile seguendo un consapevole e deliberato approccio teso a ottenere sistematicamente il massimo della propria salute fisica e psichica. Ciò presuppone che ognuno deve impegnarsi per mantenere la propria forma fisica e mentale, per migliorare le prestazioni e il divertimento nel tempo libero e nello sport. Il proprio benessere si persegue continuamente nella vita, cercando di prevenire i mali e di ridurre i fattori di rischio via via che si presentano. L’attività fisica aiuta a trovare e mantenere il benessere attraverso lo sviluppo della capacità aerobica, con la forma muscolare, con l’alimentazione, con lo stile di vita, con l’attenzione all’ambiente e la sicurezza. Ma, anche se negli ultimi anni si assiste al boom delle palestre, dei centri di benessere, degli sport amatoriali, non succede automaticamente che l’attuale contesto sociale porti a benessere fisico e psichico. A volte, l’enfasi eccessiva, la ripetizione automatica dei movimenti, la quantità piuttosto che la qualità portano a effetti contrastanti. 1.12 Benessere e attività fisica L’atleta attento ha familiarità con la propria capacità aerobica, con i sistemi di misurazione, con i fattori che influenzano la prestazione; è in grado di scoprire il proprio potenziale. L’atleta attento comprende la relazione tra forma fisica, forma mentale, stato di salute e benessere. La forma psico-fisica è costituita da aspetti fisiologici e aspetti psicologici legati alle sensazioni e alle emozioni. Essere in forma significa quindi possedere uno stato di salute buono, che permette ottime prestazioni lavorative e sportive. L’atleta “in forma” non ha malattie, percepisce un senso di benessere fisico e psicologico profondo durante le attività svolte nella giornata. L’attività fisica può essere assunta come un indicatore dello stato di salute; questo è fondamentale man mano che si avanza con l’età. L’invecchiamento è condizionato da diversi fattori fisiologici, psicologici e sociali. Per questo fare esercizio fisico con regolarità contribuisce sia al rallentamento dell’invecchiamento, sia al mantenimento di efficienza e autonomia. Gli studi avanzati sul benessere suggeriscono in primo luogo il monitoraggio delle funzioni cardiovascolari durante l’esercizio fisico adeguato all’età. Di fronte alla perdita della massa muscolare con l’età si determina la riduzione delle forze che limitano le possibilità di attività. Anche la stabilizzazione posturale viene ad essere modificata; esercizi specifici al riguardo sono utili per controllare il rischio di cadute, come lo sono tutte le attività che richiedono flessibilità nei movimenti. Anche sul versante psicologico, con l’invecchiamento si rilevano diverse problematiche. Innanzi tutto, può verificarsi un declino della funzione cognitiva, una propensione alla depressione, una crescente insicurezza e una diminuzione della capacità di autocontrollo. L’attività fisica, adeguata all’età e alle caratteristiche personali, condiziona positivamente gli effetti dell’invecchiamento. Come per tutti i processi cognitivi, anche la motricità va incentivata e sperimentata per tutto il corso della vita; per questo crediamo nel valore dell’educazione permanente. Gli esercizi proposti precedentemente sono una linea guida per la quotidiana attività. ZOOM – Le capacità nello sport Tipologia sport Capacità specifiche Sport di situazione Adattarsi a nuove situazioni in tempi brevi (es. tennis) Flessibilità percettiva e cognitiva Capacità attentiva a 360 gradi Sport ciclici, di resistenza Capacità di soffrire, tenacia (es.ciclismo) Dosare le proprie energie Costante contatto con se stessi
  • 32. Controllo di sensazioni sgradevoli (fatica, monotonia) Alta soglia di tolleranza al dolore, alle frustrazioni Reggere agli allenamenti e alla gare prolungati Sport di destrezza Alto livello di concentrazione (es.tiro con l’arco) Consapevolezza di sé, autocontrollo Gestire ansia e aggressività Saper vivere nel presente, qui e ora ZOOM – Che sport pratichi? Esempio di questionario per una prima conoscenza su stato e interessi di atleti. Data e Luogo di nascita …………………………………………………….. Residenza …………………………………………… Tel. ……………………… Societa’ Sportiva ……………………………………… Cat. ……………… Frequenza Allenamenti ….………………………………………………………………… Frequenza Gare ………………………………………………………………………………. Tipo di Alimentazione ………………………………………………………………… Presenza di Ansia (sì/no) Pre-Gara… Durante… Post-Gara… Studio ………………………………………………………………………………. Altri Sport Praticati ………………………………………………………… Altri Sport Che Interessano ……………………………………………… Interessi Tempo Libero(sì/no) Play Station Computer Tv Musica Film Letture Altri:………………………………………………….. …………………………………………………. ………………………………………………….. ATTIVITA’ – Il Cicloturismo: andare in bicicletta Un esempio di sport che non ha scadenze di età è il ciclismo. Il ciclismo è considerato uno sport di resistenza, con aspetti comuni agli sport di situazione e di destrezza. Il ciclismo è “andare in bicicletta”, non è solo corsa; è “sport agonistico”, ma anche passatempo salutare. E’ una disciplina con queste caratteristiche: - è individuale; - è all’aperto; - è di resistenza. In quasi tutti i paesi del mondo si pratica da piccoli fino alla vecchiaia avanzata. Il primo triciclo viene regalato alla più tenera età, a 2 o 3 anni possiamo vedere i fanciulli che apprendono le regole dell’equilibrio e della velocità che sperimenteranno con una bicicletta. Qualcuno giunge a praticare lo sport agonistico, che può partire dai 12 anni e giungere fino a quasi 40 anni. Anche al termine dell’attività agonistica, molti non lasciano la bicicletta, sia a livello amatoriale, sia per il piacere personale. In ciascuna di queste fasi si attivano apprendimenti sia fisici sia mentali; oltre all’abilità specifica consolidata in vari gradi, occorrono capacità di programmazione, dosaggio delle proprie forze, sempre nuovi adattamenti posturali, rinnovate motivazioni che si modificano e si incrementano con il passar degli anni.
  • 33. Fare cicloturismo è facile: * si può fare in qualsiasi luogo; * si può fare da soli, senza accordi con altri; * si può fare in qualsiasi momento; * è bilaterale, non crea dismorfismi, va bene per qualsiasi età. Per fare cicloturismo occorrono: * una bicicletta su misura; * l’abbigliamento adatto, personalizzato. E’ indispensabile però: * effettuare il controllo medico periodico; * essere sinceri e aperti col medico; * non correre in condizioni fisiche non perfette; * avvertire il campanello d’allarme della stanchezza: * non indulgere in allenamenti oltre la propria portata; * non essere distratti e spericolati; * rispettare il codice della strada, specie in gruppo. P.M. Se si esagera, non si ha self control, non si avvertono i pericoli, aumentano i rischi di cadute e di infortuni. ATTIVITA’ - Campo di intervento: tutela del proprio benessere Leggi le affermazioni. Sei d’accordo o no? Puoi integrare con pareri ed esempi. 1) La tutela del mio benessere psico-fisico non è demandabile ad altri al di fuori di me stesso Sì perché ………………………………………….. No perché ……………………………………..…... 2) Nel controllo salute è importante “sapere di saper fare” le cose giuste nelle varie evenienze Sì perché …………………………………………….. No perché …………………………………………….. 3) Per consolidare il mio benessere devo agire in due direzioni: a) incrementando tutte le situazioni che “mi fanno stare bene”, ad esempio:…………………………….. b) evitare le situazioni dannose al mio benessere, ad esempio ………………………………………….
  • 34. CAP 2 – LE BASI DELLA MOTIVAZIONE UMANA “Arriva un momento nella vita in cui non rimane altro da fare che percorrere la propria strada fino in fondo. Quello è il momento d’inseguire i propri sogni, quello è il momento di prendere il largo, forti delle proprie convinzioni.” (Sergio Bambarén, Il delfino)