1. News 27/SA/2015
Lunedì,13 Luglio 2015
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi
Allergene (arachidi) non dichiarato in aglio in polvere da Italia
Nella settimana n°27 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 54 (11 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i prodotti distribuiti in Italia questa settimana non risultano esserci allerta né
informative particolari.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un
intervento urgente troviamo: migrazione di cromo e di manganese da coltelli in
acciaio inossidabile provenienti dalla Cina; conteggio troppo alto di Escherichia coli
in vongole di mare (Venus gallina o Chamelea gallina) italiana; insetti morti in datteri
dalla Tunisia; polifosfati (E 452 ) non autorizzati in tonno pinna gialla (Thunnus
albacares) confezionato sottovuoto e refrigerato dalla Spagna; mercurio in lombi di
pesce spada refrigerati (Xiphias gladius) dalla Spagna; polifosfati (E 452 ) non
autorizzati in filetti di platessa (Pleuronectes platessa) dai Paesi Bassi.
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: tracce di
arachidi in aglio in polvere da Italia e distribuito anche in Kosovo, Albania e Italia ;
aflatossine in pistacchi con guscio dagli Stati Uniti; residui di pesticida (fenitrotion) in
olive in salamoia dall’Egitto; aflatossine in arachidi cinesi; conteggio troppo alto di
Escherichia coli in vongole vive (Tapes semidecussatus) italiane.
2. Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal
mercato, la Croazia segnala la presenza di Salmonella Thompson in tagli di petto di
pollo refrigerati. (Articolo di Valeria Nardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
La presenza di istamina ad alti livelli non è individuabile, perché non è collegata al
brutto aspetto o al cattivo odore del pesce.
La presenza di istamina ad alti livelli non è individuabile, perché non è collegata al
brutto aspetto o al cattivo odore del pesce
L’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha pubblicato una valutazione
scientifica sui fattori che favoriscono la formazione dell’istamina nel pesce, in
particolare quello refrigerato confezionato in vendita nei supermercati. L’istamina è
una sostanza che si forma quando alcune specie non vengono adeguatamente
refrigerate prima della cottura o della trasformazione a livello industriale. Stiamo
parlando soprattutto di tonno, sardine, sgombri e acciughe perché la presenza ad
alti livelli di istamina non è individuabile, perché non è collegata al brutto aspetto o
al cattivo odore del pesce. Una volta che questa tossina si è formata, non può
essere distrutta né con la cottura, né con il congelamento o l’inscatolamento.
Nell’Unione europea, l’intossicazione da istamina è una delle malattie più comuni
causate dai prodotti della pesca; nel 2013 si sono verificati 42 focolai
d’intossicazione, che hanno coinvolto 231 persone. Ma il numero effettivo, afferma
la stessa Efsa, è probabilmente superiore a quello segnalato. I sintomi
dell’intossicazione di solito compaiono un’ora dopo il pasto e sono caratterizzati da
formicolio o bruciore della bocca o della gola, eruzioni cutanee, mal di testa e
diarrea.
L’intossicazione da istamina è una delle malattie più comuni causate dai prodotti
della pesca
La temperatura di conservazioneinsieme alla durata è il principale fattore che
favorisce la formazione dell’istamina, ma le norme europee in vigore non indicano
la temperatura da rispettare durante il trasporto e la conservazione nei luoghi di
vendita. Il Regolamento europeo 853/2004, dice che il pesce fresco deve essere
tenuto a contatto del ghiaccio e, nel caso di pesce fresco confezionato, a una
“temperatura vicina a quella del ghiaccio fondente”, quindi con una certa
tolleranza, non specificata, rispetto agli 0°C. L’Efsa raccomandache le future normative
indichino chiaramente la temperatura a cui conservare il pesce fresco, che deve
3. essere 0°C, evitando formule generiche e indicazioni empiriche. (Articolo di
Beniamino Bonardi)
Fonte: ilfattoalimentare.it
Certificazione Halal
Halal in arabo significa "lecito" e la certificazione Halal attesta che i prodotti, nei
settori agroalimentare, cosmetico, sanitario, farmaceutico, finanziario e assicurativo,
siano conformi alla dottrina islamica. Si tratta dunque di una certificazione di qualità,
di filiera e di prodotto. Nel settore alimentare, la certificazione Halal garantisce che i
cibi, oltre a essere conformi alle normative italiane ed europee in tema di igiene e
sicurezza, siano preparati secondo le regole della sharia. Per esempio la carne,
esclusa quella di maiale che è proibita, va macellata secondo un preciso rituale e le
bevande non devono contenere alcol.
In Italia la certificazione viene eseguita dall’Halal Italy Authority ed è riconosciuta a
livello internazionale. Rappresenta dunque un marchio di garanzia importante per le
aziende che vogliono posizionarsi nel mercato islamico e soddisfare le esigenze dei
consumatori di fede musulmana.
Fonte:focus.it