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1
METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
Scuola Regionale dello Sport
Pre corso Allenatori
9-10-11 marzo 2018
Scuola dello Sport del CONI Piemonte, Via Giordano Bruno 191, palazzina 4,
Torino
Paolo Moisè
paolo.moise@gmail.com
https://www.slideshare.net/MoisPaolo
2
Prestazione sportiva
Weineck, 2001
Obiettivo dell’allenamento, viene
determinata da una molteplicità di fattori
specifici
3
Prestazione sportiva
Cap. psichiche
Fattori di
predisposizione,
costituzionali.,
salute
TECNICA
(cap. coordinative e
abilità motorie)
Cap. tecnico-
cognitive
Cap. sociali
CONDIZIONE
(Forza-Resistenza-
Rapidità-Mobilità articolare)
4
ALLENAMENTO ? (VITTORI, 1980)
PROCESSO PEDAGOGICO-EDUCATIVO CHE SI
CONCRETIZZA CON L’ORGANIZZAZIONE DELL’ESERCIZIO
FISICO RIPETUTO IN QUANTITA’ E INTENSITA’ TALI DA
PRODURRE CARICHI PROGRESSIVAMENTE CRESCENTI CHE
STIMOLINO I PROCESSI FISIOLOGICI DI
SUPERCOMPENSAZIONE E MIGLIORINO LE CAPACITA’
FISICHE, PSICHICHE, TECNICHE E TATTICHE DELL’ATLETA
AL FINE DI ESALTARNE E CONSOLIDARNE IL
RENDIMENTO IN GARA
5
“Taurum tollet quae vitulum
sustulerit” Petronio
Milone da Crotone
Per allenare la forza portava ogni
giorno sulle spalle un vitellino,
ogni giorno il vitellino cresceva e
pesava sempre di più, e ogni
giorno Milone cresceva adattando
la sua forza all’incremento di peso
del vitello
6
DISCIPLINE SPORTIVE
• SPORT CICLICI DI RESISTENZA (NUOTO, CICLISMO,
CANOTTAGGIO, ECC.)
• SPORT DI VELOCITA' E FORZA (SALTI, LANCI, SOLLEVAMENTO
PESI, ECC.)
• SPORT TECNICO-COMBINATORI (TUFFI, GINNASTICA
ARTISTICA, PATTINAGGIO ARTISTICO)
• GIOCHI SPORTIVI INDIVIDUALI E COLLETTIVI
(PALLACANESTRO, PALLAVOLO, TENNIS, ECC.)
• SPORT DI COMBATTIMENTO (PUGILATO, LOTTA, JUDO, ECC.)
• SPORT DI PRECISIONE (TIRO A VOLO, TIRO A SEGNO, TIRO CON
L'ARCO)
• SPORT MOTORISTICI (AUTOMOBILISMO, MOTOCICLISMO, ECC.)
• SPORT AD IMPEGNO MULTIPLO(PENTATHLON MODERNO, ECC.)
DISCIPLINE SPORTIVE
Perissinotto,2001
Gli sport determinano sempre un conflitto:
•uno contro forze esterne (alpinismo moderno,
sport estremi, ecc.)
•uno contro uno (lotta, scherma, tennis, ecc.)
•uno contro tutti (atletica, sci, nuoto, ciclismo su
pista, ecc.)
•un gruppo contro un altro gruppo (calcio, basket,
volley, ecc.)
8
FINALITA’
 PREPARAZIONE FISICA
 PREPARAZIONE TECNICA
 PREPARAZIONE TATTICA
 PREPARAZIONE PSICOLOGICA
• preparazione fisica: consiste nel gruppo di esercitazioni atte a
migliorare le capacita' motorie di base e le qualità' fisiche (forza, velocità,
resistenza).
• preparazione tecnica: mira allo sviluppo e al consolidamento dei
gesti specifici di gara consentendo all'atleta di utilizzare in modo ottimale le
sue qualita' di base.
• preparazione tattica: tende a rendere ottimale la coesione
delle capacita' individuali esaltando il rendimento collettivo.
• preparazione psicologica: lavoro mirato alla condizione
mentale con l'obiettivo di aiutare l'atleta a rendere al meglio in tutte le più
differenti situazioni emotive.
10
PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO
 CONTINUITA’
 GRADUALITA’ E PROGRESSIVITA’
 MULTILATERALITA’
 PROGRAMMAZIONE
 SPECIFICITA’
 CONSAPEVOLEZZA
 STABILIZZAZIONE
11
CONTINUITA’:
Nell' allenamento, a qualsiasi livello, e' fondamentale
che le singole sedute abbiano una logica
consequenzialità temporale, sedute troppo distanti
tra loro o periodi di interruzione creerebbero un
calo nell' efficacia dell' allenamento stesso.
Attualmente in Italia un atleta di 14-15 anni si allena
3-4 volte la settimana, un atleta di 17-18 anni 5-6
volte, un atleta evoluto anche 10-12 (questo per
poter svolgere gli elevatissimi volumi di lavoro cui
vengono sottoposti gli atleti attualmente,
maggiormente diluiti nelle singole sedute).
12
GRADUALITA' E PROGRESSIVITA' :
Per facilitare i processi di apprendimento e di adattamento e
fondamentale rendere le prime esercitazioni le più semplici
possibile aumentandone la difficoltà con gradualità, un
allenatore esperto e capace utilizza tutti i mezzi a sua
disposizione e tutti gli accorgimenti possibili per rendere più
semplice l'apprendimento (nel caso di gesti complessi anche
scomponendone analiticamente le varie parti) seguendo la
massima "dal facile al difficile".
13
GRADUALITA' E PROGRESSIVITA' :
Per progressività dell'allenamento ci si riferisce
all'intensità e al volume del carico di lavoro.
Si parte con un volume di lavoro ed un intensità ridotti
con recuperi sufficientemente ampi per poi aumentare
progressivamente volume ed intensità e diminuire i tempi
di recupero.
Stimoli allenanti troppo elevati, tra cui non intercorre una
pausa di recupero sufficiente, creano situazioni di stress
negative per i nostri atleti.
14
MULTILATERALITA'
Con questo termine si intende lo sviluppo delle
capacità di un individuo in tutte le direzioni
utilizzando la più ampia gamma di esercitazioni a
nostra disposizione.
Personalmente ritengo questo aspetto
dell'allenamento di fondamentale importanza, a mio
avviso il primo approccio allo sport di un giovane
deve essere mirato al raggiungimento da parte
dell'atleta in erba del maggior numero di abilità
motorie (costruzione di un ampio bagaglio) e deve
stimolare le qualità fisiche nel modo più vario
possibile.
15
PROGRAMMAZIONE
Con questo termine si intende l'assemblaggio a tavolino di tutti
i mezzi utilizzati per l'allenamento e la distribuzione di essi
nell'arco della carriera, dell'anno e via via fino alla singola
seduta di allenamento.
Nell'arco della programmazione pluriennale distinguiamo tre fasi:
• allenamento di base: fase in cui si tende al miglioramento
delle capacità motorie di base e delle qualità fisiche generali
(fase multilaterale)
• allenamento di formazione: si comincia a specializzare il
giovane lavorando in modo specifico
• allenamento di alto livello: si tende alla perfezione tecnica
e al top della condizione fisica
16
PROGRAMMAZIONE
Nell'arco della programmazione annuale
distinguiamo tre periodi:
• preparatorio (lavoro generale, grande
volume, intensità non elevata)
• agonistico (lavoro specifico, si riduce il
volume aumenta l'intensità)
• di transizione (rigenerazione psico-fisica)
17
ALLENAMENTO ?
 PIANIFICARE  SCEGLIERE GLI OBIETTIVI
 PROGRAMMARE  SCELTA DEI MEZZI
 PERIODIZZARE  DISTRIBUZIONE CRONOLOGICA
DEI MEZZI IN FUNZIONE DEGLI
OBIETTIVI.
18
SPECIFICITA'
In apparente contrasto con la multilateralità
in realtà ha come significato la costante
che comunque la preparazione pur essendo
varia deve essere mirata al gesto specifico
che l'atleta compie nello sport che pratica.
Ogni gesto è particolare.
19
CONSAPEVOLEZZA
Principio molto importante che consiste nel
mettere a conoscenza l'atleta di ciò che fa
durante l'allenamento, delle finalità degli
esercizi eseguiti al fine di far crescere
culturalmente atleta (comprensione
dell'utilità dei mezzi utilizzati)
20
STABILIZZAZIONE
L'automatizzazione e la stabilizzazione dei
gesti specifici sono l'obiettivo dell'allenamento,
la stabilità tecnica è fondamentale per il
perfezionamento della stessa, la ripetizione
continua del gesto tecnico durante
l'allenamento è alla base della stabilizzazione
21
PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO (Manno, 1989)
 CONTINUITA’
 PROGRESSIVITA’ DEL CARICO
 MULTILATERALITA’ E POLIVALENZA
 ALTERNANZA CICLICA O CICLIZZAZIONE
 INDIVIDUALIZZAZIONE
 UNITA’ ORGANICA TRA CARICO GENERALE E
SPECIFICO
22
CARICO DI LAVORO
INSIEME DI
ESERCITAZIONI
PROPOSTE
 CARICO ESTERNO
 CARICO INTERNO
RILEVATO ATTRAVERSO
LA QUANTITA’ DI
LAVORO PROPOSTA
EFFETTO FUNZIONALE
DELLE ESERCITAZIONI
SULL’ORGANISMO
23
CARATTERISTICHECARATTERISTICHE
DEL CARICODEL CARICO
CARATTERE
FINALITA’
GRADI DI
DIFFICOLTA’
COORDINATIVAGRANDEZZA
ELEVATO
MEDIO
SCARSO
MASSIMA
SPECIFICO
ASPECIFICO
MISTA
ANAEROBICO-
LATTACIDA
ANAEROBICO-
ALATTACIDA
ANABOLICA
AEROBICA
GRANDE
MEDIA
SCARSA
24
VARIABILI DEL CARICO
• VOLUME
• INTENSITA’
• DENSITA’
DURATA TEMPORALE E NUMERO
DEGLI STIMOLI IN UNA SEDUTA DI
ALLENAMENTO
FORZA DEL SINGOLO STIMOLO
MOTORIO
RAPPORTO TRA STIMOLI
MOTORI E TEMPI DI RECUPERO
25
I PROCESSI DI ADATTAMENTO
STIMOLO ALLENANTE
AGISCE SULL'ORGANISMO
MIGLIORAMENTO DELLE PRESTAZIONI
 
PROCESSO DI ADATTAMENTO
CAMBIAMENTI DELL'ORGANISMO DI TIPO ANATOMICO, ULTRASTRUTTURALE,
ENZIMATICO O FUNZIONALE
 
26
I PROCESSI DI ADATTAMENTO
IL CARICO DI LAVORO SVILUPPA E MIGLIORA
LE FUNZIONI DELL’ORGANISMO,
SE SUPERA LA SOGLIA DI STIMOLO DEI SISTEMI
DI ORGANI IMPEGNATI IN ESSO
SE IL CARICO RESTA AL DI SOTTO DELLA SOGLIA,
NON PRODUCE ALCUN EFFETTO
QUANDO IL CARICO SUPERA DI TROPPO LA SOGLIA
DI STIMOLO, PRODUCE UN EFFETTO NEGATIVO,
IMPEDISCE LO SVILUPPO E PEGGIORA LE FUNZIONI
DELL’ORGANISMO
27
La supercompensazione
28
29
30
31
Carico anaerobico alattacido
da 12 a 24 ore
32
Carico aerobico
da 24 a 48 ore
33
Carico anaerobico lattacido
da 48 a 72 ore
34
T. Lucherini, C. Cervini 1960
FUNZIONE.BIOLOGICA INDIRIZZO
ALLENANTE
(t")
SUPERCOMPENSAZ.
AUMENTI
SIGNIFIC.
fosfocreatina
forza-
velocità
circa 30 min
glicogeno resistenza 2 - 3 ore 7 - 10 gg
metabol. proteine
trofia
muscolare
36 - 48 ore 20 - 30 gg
enzimi ciclo krebs endurance 20 - 40 gg
35
E’ UNA RISPOSTA MUSCOLARE
STEREOTIPATA A UNO STIMOLO
ADEGUATO
IL MOVIMENTO
RIFLESSO
VIENE ESEGUITO SENZA UNA SCELTA
PRECISA TRA LE VARIE POSSIBILITA’ DI
MOVIMENTO E NON AVVIE-NE
NECESSARIAMENTE IN MANIERA
COSCIENTE
IL MOVIMENTO
AUTOMATICO
VIENE ESEGUITO DAL SOGGETTO
COSCIENTEMENTE PER REALIZZARE UN
FINE PRECISO
IL MOVIMENTO
VOLONTARIO
IL MOVIMENTOIL MOVIMENTO
36
CONSERVAZIONE E SVILUPPO DELL’ORGANISMO
ACCRESCIMENTO DELLA QUANTITA’ DI
INFORMAZIONI PER IL S.N.C.
AUMENTO DEL POTENZIALE ESPRESSIVO
DELL’INDIVIDUO
LE FUNZIONI
PERCEZIONE DI STIMOLI ESTEROCETTIVI E
PROPRIOCETTIVI
INTEGRAZIONE, ELABORAZIONE E
INTERPRETAZIONE DEGLI STIMOLI
INSORGENZA DELLA MOTIVAZIONE (TIPO E
INTENSITA’ DELLA RISPOSTA)
PROGRAMMAZIONE DELLA SEQUENZA
CINETICA
ESECUZIONE DELLA RISPOSTA
LE MODALITA’ DI
REALIZZAZIONE
IL MOVIMENTO VOLONTARIOIL MOVIMENTO VOLONTARIO
37
LA STRUTTURA
GLI SCHEMI MOTORI MATURANO SECONDO UN
PROCESSO BEN DEFINITO DI STADI
PROGRESSIVI: CIASCUNO STADIO INCLUDE
QUELLO PRECEDENTE
LO SVILUPPO
NEUROLOGICHE, FISIOLOGICHE E
PSICOLOGICHE
ASPETTI ORGANICI, SOMATICI E
FISIOGENETICI
LE CONDIZIONI
IL MOVIMENTO VOLONTARIOIL MOVIMENTO VOLONTARIO
FORME FONDAMENTALI DEL MOVIMENTO,
APPAIONO PER PRIMI NELLO SVILUPPO
DELL’INDIVIDUO E DIVENTANO PATRIMONIO
ORIGINARIO DELL’ADULTO
38
SCHEMI MOTORI DI BASE
DINAMICI POSTURALI
CAMMINARE
CORRERE
SALTARE
LANCIARE
AFFERRARE
STRISCIARE
ROTOLARE
CALCIARE
FLETTERE
ESTENDERE
ADDURRE
RUOTARE
39
CAPACITA’ MOTORIE
CAPACITA’ CONDIZIONALII
CAPACITA’
COORDINATIVE
GENERALI
SPECIALI
RESISTENZA
VELOCITA’ (RAPIDITA’)
FORZA
MOBILITA’
ARTICOLARE
40
Evoluzione dell’allenabilità
delle
capacità motorie
in relazione
alle fasce di età
FASI SENSIBILI(Hirz 1979, Martin 1982, Di Molfetta 1999)
41
ALLENABILITA’ DELLE
CAPACITA’ MOTORIE (TSCHIENE,1995)
CAPACITA’ ALLENABILE
DAI
ALLENABILE
PER
RAPIDITA’ 6-7 ANNI 5 ANNI
FORZA RAPIDA 13-14 ANNI 10-12 ANNI
FORZA MASSIMA 15-16 ANNI 15-20 ANNI
RESISTENZA AEROBICA 11-12 ANNI 20 ANNI
RESISTENZA
ANAEROBICA-LATTACIDA
13-15 ANNI 10 ANNI
COORDINAZIONE 5-6 ANNI 10 ANNI
42
CAPACITA’ COORDINATIVE GENERALI
CAPACITA’ DI APPRENDIMENTO
MOTORIO
CAPACITA’ DI CONTROLLO
MOTORIO
CAPACITA’ DI ADATTAMENTO E
TRASFORMAZIONE DEI MOVIMENTI
43
CAPACITA’ COORDINATIVE GENERALICAPACITA’ COORDINATIVE GENERALI
CAPACITA’ DI
APPRENDIMENTO
MOTORIO
CONSISTE NELL’ASSIMILAZIONE
E NELL’ACQUISIZIONE DI
MOVIMENTI PRECEDENTEMENTE
NON POSSEDUTI
CAPACITA’ DI
CONTROLLO MOTORIO
CAPACITA’ DI CONTROLLARE IL
MOVIMENTO SECONDO LO
SCOPO PREVISTO
CAPACITA’ DI
ADATTAMENTO E
TRASFORMAZIONE DEI
MOVIMENTI
CAPACITA’ DI CAMBIARE,
TRASFORMARE E ADATTARE IL
PROGRAMMA MOTORIO ALLA
MODIFICAZIONE IMPROVVISA
DELLA SITUAZIONE O DELLE
CONDIZIONI ESTERNE
44
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALICAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
CAPACITA’ DI EQUILIBRIO SOLUZIONE DI UN COMPITO MOTORIO SVOLTO IN
UNA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO PRECARIO
CAPACITA’ DI COLLEGARE IN UNA STRUTTURA
MOTORIA UNITARIA E COERENTE PIU’ FORME
AUTONOME E PARZIALI DI MOVIMENTO
CAPACITA’ DI ORIENTAMENTO
CAPACITA’ DI DETERMINARE LA POSIZIONE DEI
SEGMENTI E DELLA TOTALITA’ DEL CORPO NELLO
SPAZIO
CAPACITA’ DI COMBINAZIONE
MOTORIA
CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE
SPAZIO-TEMPORALE
CAP. DI DARE UN ORDINE SEQUENZIALE DI TIPO
CRONOLOGICO-SPAZIALE AI PROCESSI MOTORI
PARZIALI, COLLEGANDOLI TRA LORO
CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE
DINAMICA
CAPACITA’ INDIVIDUALE DI DIFFERENZIARE, DISCRIMINARE E
PRECISARE ULTERIORMENTE LE SENSAZIONI CHE RICA-VIAMO
DA OGGETTI E DAGLI EVENTI PER RISPONDERE ALLE
ESIGENZE DELLE ATTIVITA’ SPECIFICHE
CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE CAPACITA’ DI PREVEDERE CORRETTAMENTE
L’ANDAMENTO E IL RISULTATO DI UN AZIONE
FANTASIA MOTORIA
POSSIBILITA’ DI RISOLVERE IN FORMA ORIGINALE E
CREATIVA UN PROBLEMA E RIPRODURRE NUOVE
FORME DI MOVIMENTO
45
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
CAPACITA’ DI
EQUILIBRIO
46
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
CAPACITA’ DI
COMBINAZIONE
MOTORIA
47
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
CAPACITA’ DI ORIENTAMENTO
48
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE
SPAZIO TEMPORALE
49
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
CAPACITA’ DI
DIFFERENZIAZIONE DINAMICA
50
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
CAPACITA’ DI ANTIPAZIONE
51
CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI
FANTASIA MOTORIA
52
Esempi di esercitazioni
• Preacrobatica
• Fondamentali ind. dei giochi sportivi
sportivi
• Percorsi
• Esercitazioni propedeutiche per l’atletica
leggera
53
Preacrobatica
54
Percorsi a tempo con inseriti elementi di corsa,
salto e lancio (balzi a piedi pari, a zig zag, slalom
tra i coni, lanci di precisione, rotolamenti, passo
del leopardo sul dorso e sull'adddome, ecc.)
55
Esempi di esercizi
per le cap. coordinative
56
RESISTENZA
CAPACITA’ DI RESISTERE ALLA FATICA
IN LAVORI DI LUNGA DURATA
E’ CONDIZIONATA DAI
SEGUENTI FATTORI
57
FATTORE CENTRALE (APPORTO DI OSSIGENO AI MUSCOLI)
•RESPIRAZIONE
•FREQUENZA E GITTATA SISTOLICA
•CIRCOLAZIONE CENTRALE E PERIFERICA
ASPETTI COORDINATIVI
•COORDINAZIONE INTERMUSCOLARE
•COORDINAZIONE INTRAMUSCOLARE
•TECNICA
FATTORE PERIFERICO
(UTILIZZO DELL’OSSIGENO DA PARTE DEI MUSCOLI)
•PASSAGGIO DELL’OSSIGENO DALSANGUE ALLA FIBRE MUSCOLARI
•UTILIZZO DELL’OSSIGENO NELLA CELLULA MUSCOLARE
ASPETTI PSICHICI
58
CLASSIFICAZIONE DELLE TIPOLOGIE
DELLA RESISTENZA
GENERALE O SPECIFICA (in funzione della specificità dell’attività svolta)
AEROBICA ED ANAEROBICA (in funzione del metabolismo energetico interessato)
GLOBALE (> 2/3) E LOCALE (<1/3) (in funzione della massa muscolare attiva)
FISICA E PSICHICA (in funzione delle qualità richieste)
STATICA E DINAMICA (in funzione del tipo di contrazione muscolare)
DI CORTA, MEDIA E LUNGA DURATA (in funzione della durata dello sforzo)
RESISTENZA ALLA VELOCITA' E RESISTENZA ALLA FORZA
(in funzione delle qualità fisiche interessate)
59
CLASSIFICAZIONE DELLA RESISTENZA IN BASE
ALLA DURATA (HARRE,1972)
RESISTENZA DI MEDIA DURATA (DA 2 A 10 MINUTI )
AEROBICO-ANAEROBICA
RESISTENZA ALLA FORZA E ALLA VELOCITA’ (< DI 45”)
DI TIPO STRETTAMENTE ANAEROBICO
RESISTENZA DI BREVE DURATA (DA 45” A 2 MINUTI )
ELEVATA PERCENTUALE DEI MECCANISMI ANAEROBICI
RESISTENZA DI LUNGA DURATA (> 10’ )
PREVALENTEMENTE AEROBICA
DA 10 A 35 MINUTI
DA 35 A 90 MINUTI
DA 90 A 360 MINUTI
>360 MINUTI
60
EFFETTI DEGLI ALLENAMENTI SPECIFICI
SULLE COMPONENTI FISIOLOGICHE (DA
HARRE MOD. “Professione Fitness”)
Effetto
dell’allenamento
Lattato
(mmol/l)
Frequenza
cardiaca
Metabolismo
prevalente
Substrato
utilizzato
% VO2
max
Resistenza di
lunga durata
2 140-160 Aerobico Acidi grassi 40-60 %
Resistenza di
media durata
4-6 170-190 Aerobico-
anaerobico
Carboidrati 65-90 %
Resistenza di
breve durata
6-10 circa 180-
200
Anaerobico Carboidrati 80-90 %
Resistenza
specifica di
gara
12-18 circa 200 anaerobico Carboidrati 100 %
Sistema
funzionale
coinvolto
Unità di
misura del
carico
Resistenza
breve
dai 10' ai 40'
Resistenza
media
dai 40' ai 80'
Resistenza
lunga
dai 90' ai
360'
Resistenza
lunghissima
+ 360'
Consumo di
O2
% VO2 max 90-95 80-95 60-90 50-60
Produzione
di energia
% aerobica
70
80 95 98
%
anaerobica
30 20 6 2
Consumo di
energia
Kj/min 120 105 80 75
Demolizione
glicogeno
% glicogeno
muscolare
40 60 80 95
In questa tabella ecco di alcuni parametri metabolici ricavati da
test sul campo nel ciclismo in un ambito di alto livello.
62
RAPPORTO TRA FREQUENZA CARDIACA
E MASSIMO CONSUMO DI OSSIGENO
% FC max % VO2 max
50 28
60 42
70 56
80 70
90 83
100 100
63
ALLENAMENTO CARDIOVASCOLARE
(AEROBICO)
ESEMPIO CON PERSONA DI 22 ANNI
  SECONDO IL METODO CLASSICO
FC MAX = 220 – ETA’ = 198
LAVORO AEROBICO SVOLTO AL 70% DELLA F.C. MAX = 138
SECONDO Kervonen
FREQUENZA CARDIACA A RIPOSO DI 60  b.m.
FREQUENZA CARDIACA ALLENANTE=
((F.C. MAX – F.C. RIPOSO X) % INTENSITA’ ESERCIZIO) + F.C. A RIPOSO
((198 – 60) X 70%) + 60 = 156
64
Frequenza Cardiaca allenante
F.C.
obiettivo
Metodo F.C.
Max
Metodo F.C.
riserva
(Karvonen)
F.C. 50% 100 133
F.C. 60% 120 146
F.C. 70% 140 160
F.C. 80% 160 173
F.C. 90% 180 187
Soggetto con F.C. max 200 F.C. rip. 65
65
Frequenza cardiaca massima teorica
(Cardella, 2003)
Donne e uomini sedentari: 220 - età
Donne e uomini obesi: 210 - età
Donne e uomini attivi: 210 – 50% età
66
SCALA RPE
DI BORG
(RPE - Rating of Perceived Exertion)
6 Nessuna sensazione di esaurimento
7 Estremamente lieve
8
9 Molto lieve
10
11 Lieve
12
13 Alquanto lieve
14
15 Forte (pesante)
16
17 Molto pesante
18
19 Estremamente pesante
67
Fcmax FCmax riserva RPE Classificaz.
Intensità
< 35% < 30% < 10 Lieve
35% - 59% 30% - 49% 10 – 11 Leggero
60% - 79% 50% - 74% 12 – 13 Moderato
80% - 89% 75% - 84% 14 – 16 Pesante
> 90% > 85% > 16 Molto pesante
68
69
70
ZONA AEROBICA
Sino a quando l’impegno corrisponde a circa il 50-60% del massimo consumo
di ossigeno la concentrazione di acido lattico con si discosta molto dai valori
basali (1-1.5 nM/1)
ZONA AEROBICA E ANAEROBICA
A circa il 65-70% del massimo consumo di ossigeno la concentrazione media di acido
lattico è pari a 2 mM/I. A tale valore viene fissata convenzionalmente la“soglia aerobica”
(il lattato si accumula ma riesce a venire smaltito dai vari sistemi “tampone”
dell’organismo)
ZONA ANAEROBICA E AEROBICA
A circa il 75-80% del massimo consumo di ossigeno la concentrazione del
lattato è mediamente pari a 4 mM/1. Si raggiunge quello che è il livello medio
della “soglia anaerobica” (la velocità con cui si accumula il lattato è superiore a quella
con cui può essere smaltito dall’organismo). Attività svolte a queste intensità di lavoro,
possono essere protratte solo per breve tempo, in quanto l’accumulo di acido lattico
porta velocemente l’organismo all’esaurimento.
71
Allenamento della resistenza
(Arcelli, Dotti, 2000)
Corsa continua
ad andatura uniforme
Corsa a ritmo lento
(> 75’ 150 b.m.)
Corsa a ritmo medio
(30-75’ 85-90% S.A.)
Corsa a ritmo veloce
(20-40’ 97-100% S.A.)
72
Allenamento della resistenza
(Arcelli, Dotti, 2000)
Corsa continua
ad andatura variata
Corsa in progressione
(tratto iniziale a ritmo lento,
uno intermedio a ritmo medio, uno
finale a ritmo
Veloce)
Fartlek
corsa in ambiente naturale con
continue variazioni
(una volta libere ora
programmate)
A velocità costante
Si caratterizza per la lunga durata delle
esercitazioni (senza interruzioni) e per l’assenza di
cambiamenti significativi di intensità
favorisce l’aumento della capacita’ aerobica
esercitazioni con durata superiore ai 30’ con
frequenza cardiaca intorno alle 150 pulsazioni
Con VARIAZIONI DI RITMO
ESERCITAZIONI CONTINUE DI LUNGA DURATA,
CON VARIAZIONI DI INTENSITA’, PROGRAMMATE
O SPONTANEE (FARTLEK)
AUMENTA LA RESISTENZA AL VOLUME E QUELLA
ALLA VELOCITA’ ATTRAVERSO UNA ALTERNANZA
TRA METABOLISMO AEROBICO ED ANAEROBICO
METODO DELLA DURATA (ALLENAMENTO
COSTANTE)
74
I metodi continui non sono molto indicati
nell’attività infantile, pur presentando grande
efficacia da un punto di vista aerobico
presentano l’inconveniente della monotonia
e di un affaticamento psichico maggiore.
determinano adattamenti efficaci e duraturi
METODO DELLA DURATA (ALLENAMENTO
COSTANTE)
75
Allenamento della resistenza
(Arcelli, Dotti, 2000)
Corse ripetute con
recupero
incompleto
(Intervall Training)
Ripetute lattacide
200-800 metri percorsi ad andatura
tale da stimolare il meccanismo
lattacido
(es. 3 x 4 x 400 metri rec. 1’30”-
10’)
Ripetute per la potenza
aerobica
>1000 metri al 97-103 % S.A.
(es. 3000+2000+2x1000 metri)
Lavoro intermittente
Fino a 50” di lavoro 10-30” di rec.
con f.c. molto elevata
(es. 4 x 10 x 150 metri rec. 30”-10’)
76
METODO INTERVALLATO
(INTERVALL TRAINING)
La distanza totale viene frazionata in molte parti, si
caratterizza per un recupero tra le ripetizioni
insufficiente al totale ripristino delle capacità
lavorative dell’atleta; si ha così la sommatoria della
fatica ed un intenso effetto allenante. Fornisce
adattamenti più rapidi rispetto al metodo continuo,
ma di durata inferiore
77
METODO INTERVALLATO
(INTERVALL TRAINING)
Metodo estensivo ad intervalli
Distanze sufficientemente lunghe, intensità media,
recuperi brevi
Metodica che consente di sollecitare i sistemi
metabolici che utilizzano l’ossigeno sia con andature
aerobiche che aerobico-anaerobiche
Metodo intensivo ad intervalli
Distanze più brevi, intensità elevata, recuperi più lunghi
È indicato per lo sviluppo di:
Massima potenza aerobica (vo2max)
Resistenza alla forza
Resistenza alla velocità
78
METODO INTERVALLATO
(INTERVALL TRAINING)
I metodi intensivi sono sconsigliati per i
giovanissimi
I metodi estensivi si rivelano i più idonei
per lo sviluppo della resistenza aerobica
nei giovani e nei giovanissimi
79
Lavoro intermittente
• 3 x 8 x 150 metri (rec. 25”-5’)
• 3 x 10 x 80 metri (rec. 20”-5’)
• 90% VMA – 30” + 30”90% VMA – 30” + 30”
• 100% VMA – 10” + 10” - 15” + 15” – 20”+20”100% VMA – 10” + 10” - 15” + 15” – 20”+20”
• 120% VMA – 10” + 30”120% VMA – 10” + 30”
• 150% VMA – 5”/7” + 25”/30”150% VMA – 5”/7” + 25”/30”
COURSE
distances
en m
% de
VAM
AEROBIE
Anaérobie
lactique
Anaérobie
alactique
Acide
gras
Glycogène
+ glucose
Glycolyse
lactique
ATP - CP
100 m 160 à 200 2 % 98 %
200 m 150 à 200 4 % 96 %
400 m 125 à 140 5 % 40 % 55 %
800 m 120 à 125 5 à 8 62 à 65 % 30 %
1000 m 105 à 115 15 à 20 % 60 à 65 % 25 %
1500 m 101 à 111 20 à 25 % 50 à 55 % 25 %
2000 m 98 à 102 30 à 35 % 45 à 50 % 20 %
3000 m 95 à 100 5 % 40 à 45 % 35 à 40 % 15 %
5000 m 86 à 95 15 % 50 à 60 % 15 à 25 % 10 %
10 000 m 85 à 90 30 à 40 % 45 à 55 % 5 à 10 % 5 %
20 000 m 78 à 85 48 à 58 % 35 à 45 % 5 % 2 %
42 195 m 72 à 80 56 à 66 % 30 à 40 % 2 % 2 %
81
Esempio di lavoro intermittente
(Cometti, 2003)
82
Andamento della frequenza cardiaca
durante il lavoro intermittente (Cometti,2003)
83
Velocità aerobica massimale
(V.A.M.)
• Velocità aerobica
massimale e
specialità
dell’atletica leggera
Competizione
(metri)
% VAM
400 130-140
2000 97-100
5000 86-93
42195 67-84
84
Parametri per il raggiungimento della
velocità aerobica massimale (V.A.M.)
(Bisciotti, 2004)
 RAGGIUNGIMENTO DELLA F.C. MAX TEORICA
 ARRIVO AD UN VALORE STABILE DI MASSIMO
CONSUMO DI OSSIGENO (VO2MAX)
 PRODUZIONE DI LATTATO SUPERIORE A 8 mM/l
 QUOZIENTE RESPIRATORIO MAGGIORE DI 1,1
(RAPPORTO TRA CO2 EMESSA E O2 INTRODOTTO)
85
Circuit
training
Nilsen, 2001
86
METODO A CIRCUITO (CIRCUIT
TRAINING)
Si utilizza prevalentemente nelle preparazione a secco a
carattere generale o semi specifico. Vengono eseguiti in
successione esercizi che impegnano gruppi muscolari
diversi. Se il recupero tra le serie di esercizi è breve,
questo metodo ha effetti simili a quello intervallato. È
particolarmente idoneo per lo sviluppo della resistenza
alla forza
 3-5 SERIE (REC. 3-4’)
 8-12 ESERCIZI (REC. 15-40”)
 DURATA ESERCIZI 15-60”
87
METODO DELLE RIPETIZIONI
Distanze di gara o simili, intensità massima
consentita, recuperi molto lunghi
Viene utilizzato per lo sviluppo della massima
velocità e della resistenza speciale alla forza
Esempi:
Distanze brevi e medio-brevi
Velocità da sub-massimali e massimali
Elevata frequenza di bracciate (senza
diminuire l’ampiezza)
Pause relativamente lunghe
Da evitare con i più piccoli
88
METODO DI GARA
Consente l’unificazione e l’integrazione di
tutti i fattori che determinano la prestazione
Nell’allenamento dei giovani è più indicato
organizzare gare amichevoli a carattere
giocoso e informale
89
La corsa in rapporto all’età
Età
(anni)
Con quanti
minuti di
corsa è bene
cominciare
Quanti minuti
di corsa vanno
aggiunti ad
ogni seduta
20
25
30
35
40
45
50
55
18
15
12
9
6
5
4
3
6
5
4
3
2,5
2
1,5
1,5
(*) E. Arcelli “Il nuovo correre è bello” - Sperling
& Kupfer 1998
90
ALLENAMENTI DI P. TERGAT
(26’27”85 nei 10000)
Endurance training
230 km settimanali (massimo giornaliero 38
km di cui 23 il mattino + 15 il pomeriggio)
Interval training
25 volte i 400 metri in 55-56” con 1’ di recupero
10 volte i 1000 metri in 2’33” con 1’30”
di recupero
91
FORZA
1)
:
CAPACITA' MOTORIA DELL'UOMO CHE PERMETTE
DI VINCERE UNA RESISTENZA O DI
OPPORVISI CON UN IMPEGNO
TENSIVO DELLA MUSCOLATURA
DIAMETRO
TRASVERSO
DEI
MUSCOLI
FREQUENZA DEGLI
IMPULSI CHE I
NEURONI
MOTORI
TRASMETTONO
AI MUSCOLI
LIVELLO DI
SINCRONIZZA
ZIONE DELLE
UNITA'
MOTORIE
DIPENDE DA
92
FORZA MASSIMA
TENSIONE PIU' ELEVATA CHE L'ATLETA E'
IN GRADO DI EROGARE CON UNA
CONTRAZIONE MUSCOLARE VOLONTARIA
93
FORZA RESISTENTE CAPACITA'DELL'ORGANISMO
DI OPPORSI ALLA FATICA DURANTE PRESTAZIONI DI
FORZA E DI DURATA
94
FORZA VELOCE (ESPLOSIVA)
CAPACITA' DELL'ATLETA DI SUPERARE
RESISTENZE CON ELEVATA VELOCITA‘
DI CONTRAZIONE
FORZA MUSCOLARE DELL’UOMO
TIPI DI LAVORO MUSCOLARE
POSITIVO NEGATIVO PERSISTENTE COMBINATO
TIPI DI TENSIONE MUSC.
DINAMICA STATICA (ISOMETRICA) ISOCINETICA AUXOTONICA
CARATTERE DELLA
TENSIONE MUSCOLARE
VELOCE
CICLICA
ESPLOSIVA
REATTIVO
BALISTICA
ESPLOSIVA
TONICA FASICA
TONICAFASICA TONICAESPLOSIVA
BALISTICA
VELOCE
ACICLICA
97
IL LAVORO PER LA FORZA
98
LE ESPRESSIONI DI FORZA (BOSCO)
99
INFLUENZA DEL NUMERO DI RIPETIZIONI
SUI FATTORI CARATTERIZZANTI LA
FORZA (COMETTI)
1-3
FATTORI
NERVOSI
3-12 IPERTROFIA
> 15
FATTORI
METABOLICI
100
Serie di Ripetizioni eseguite, nella
Fase Superante, con Rapidità di
Movimento Ridotta, fino a
esaurimento
(Forza Massima e Resistente)
Serie di Ripetizioni eseguite, nella
Fase Superante, con Rapidità di
Movimento Più elevata possibile
(Forza Esplosiva e Rapida)
Numero di Ripetizioni Possibile Intensità
Relativa
Numero di Ripetizioni Possibile
1 100 % ---
01 - 02 95 % ---
02 - 03 90 % ---
04 - 05 85 % ---
06 - 07 80 % 1
10 - 11 70 % 4 - 5
15 - 16 60 % 8 - 9
21 - 25 50 %
+ di 25 45 %
35 % 10
+ di 30 25 %
101
102
Ergo Power
Ergo Power
103
Esempio di lavoro con Ergo Power
104
105
106
Lavoro piramidale
107
TEMPI DI RECUPERO
COMPLETO 10-15 volte la durata dello
sforzo (es 20” di lavoro = 3-5’ di
recupero)
INCOMPLETO 2-4 volte la durata dello
sforzo (es 20” di lavoro = 40”-
1’20” di recupero)
INTERMEDIO 6-9 volte la durata dello
sforzo (es 20” di lavoro = 2-3’ di
recupero)
108
109
Vantaggi macchine Vantaggi pesi liberi
Permettono un lavoro di isolamento
muscolare ottimale.
Se ben costruite, danno modo di
assumere una postura corretta utile
a non sovraccaricare eccessivamente
la colonna vertebrale.
Sono di facile utilizzo anche per i
principianti.
 Consentono una applicazione
pressoché costante dell'intensità di
carico programmata
oMigliorano la coordinazione motoria
generale e consentono un impegno
ottimale dei muscoli sinergici
(coordinazione intermuscolare).
o Permettono la applicazione di ritmi
esecutivi diversi.
o Allenano (staticamente) anche le
masse muscolari stabilizzatrici del
movimento.
o Consentono una vastissima gamma di
esercizi.
o Con posizioni di lavoro particolari
permettono la localizzazione del lavoro
110
Svantaggi macchine Svantaggi pesi liberi
La predeterminazione della
traiettoria (macchine a guida
fissa) limita l'intervento dei
muscoli sinergici (coordinazione
intermuscolare) nonché un
apprezzabile trasporto della forza
ottenuta in analogo esercizio
effettuato con pesi liberi.
Non migliorano la coordinazione
motoria generale
Possono creare carichi
pericolosamente localizzati sulle
strutture articolari.
Non consentono un ritmo
oAlcuni esercizi, specialmente con
carico elevato, possono richiedere la
presenza di un partner.
o Nei principianti è necessaria una
fase di apprendimento della corretta
tecnica esecutiva degli esercizi.
o Non consentono esercizi di
notevole isolamento muscolare
(bilanciere).
o Non consentono la applicazione
costante della percentuale di carico
desiderata durante tutta
l'escursione articolare. Si può
ovviare a questo lavorando su diversi
111
VELOCITA’ (RAPIDITA’)
Tempo della reazione motoria
Capacità di compiere azioni motorie
in un tempo minimo
Frequenza dei movimenti
Rapidità del singolo movimento
112
CRITERI PER L’ALLENAMENTO
DELLA VELOCITA’
FASE SENSIBILE DAI 6 AI 12 ANNI
ESECUZIONE DEGLI ESERCIZI A VELOCITA’ MASSIMA
ESERCIZI DOVE L’IMPEGNO SIA RIVOLTO ESCLUSIVAMENTE
ALLA RAPIDITA’ DEL MOVIMENTO E NON ALLA TECNICA DELLO
STESSO, PERCO’ DI FACILE ESECUZIONE (PADRONANZA DEL
GESTO)
ESERCIZI CHE NON FACCIANO INSORGERE ECCESSIVA
STANCHEZZA CHE FAREBBE DIMINUIRE LA VELOCITA’
ESECUTIVA (6-7”)
   
ESERCIZI SVARIATI PER NON CREARE STEREOTIPI
113
CRITERI PER L’ALLENAMENTO
DELLA VELOCITA’
FASE SENSIBILE DAI 6 AI 12 ANNI
ESECUZIONE DEGLI ESERCIZI A VELOCITA’ MASSIMA
ESERCIZI DOVE L’IMPEGNO SIA RIVOLTO ESCLUSIVAMENTE
ALLA RAPIDITA’ DEL MOVIMENTO E NON ALLA TECNICA DELLO
STESSO, PERCO’ DI FACILE ESECUZIONE (PADRONANZA DEL
GESTO)
ESERCIZI CHE NON FACCIANO INSORGERE ECCESSIVA
STANCHEZZA CHE FAREBBE DIMINUIRE LA VELOCITA’
ESECUTIVA (6-7”)
   
ESERCIZI SVARIATI PER NON CREARE STEREOTIPI
114
FATTORI STABILI
che sembrano essere determinati geneticamente, e
che possono non essere influenzati dall’allenamento
• Velocità di trasmissione degli impulsi nervosi.
• Elevata percentuale di fibre bianche.
• Elevato contenuto di substrati energetici
immediatamente disponibili, ATP e CP.
• Velocità di demolizione di ATP e CP.
• Mobilità speciale dei processi nervosi muscolari
115
FATTORI VARIABILI
che possono essere influenzati
dall’allenamento
 Capacità di attivare contemporaneamente il
numero più elevato di fibre muscolari.
 Elevata capacità di tensione e rilassamento (dei
muscoli agonisti e antagonisti).
 Adeguato deposito di glicogeno muscolare come
substrato energetico.
 Allenamento selettivo dei gruppi muscolari.
116
Allenabilità
• L’opinione più diffusa è che l’allenamento
della rapidità sia limitato da fattori genetici, e
perciò tutti concordano nell’affermare che
essa è la capacità più difficile da allenare.
• Secondo Filin, ad esempio, gli incrementi non
superano il 18-20%, e le possibilità concrete
di intervento si possono realizzare solo nelle
età precoci.
117
Allenabilità
• Martin (1982), in accordo con la maggior
parte degli autori, colloca la fase sensibile
per lo sviluppo della rapidità più o meno tra i
7 e i 13 anni.
• E. Hahn e R. Manno hanno evidenziato
differenze tra le diverse espressioni della di
questa capacità (rapidità di reazione,
rapidità di azione, frequenza dei movimenti,
velocità di corsa, la resistenza alla velocità).
mezzi per incrementare la
rapidità:
•vari tipi di corsa su brevissime distanze;
•giochi di squadra in campi ridotti;
•preatletismo (carico naturale) con esercizi eseguiti per 6-8
secondi al massimo dell’intensità e sfruttando la reazione
elastica di andata e ritorno del movimento (4-6 serie per
ogni esercizio con 2,5-3 minuti di recupero tra le serie);
•circuiti specifici;
•sport di combattimento in alcune fasi;
•serie di lanci di attrezzi leggeri.
119
Gare di corsa a numeri
in fila
Gare di corsa a numeri in riga
Acchiapparsi a staffetta Prendere la preda davanti ad un
segnale
Giochi
120
Esercizi con riferimenti
(quick foot ladder)
121
MOBILITA’ ARTICOLARE
(flessibilità, estensibilità)
•Età
•Sesso
•Temperatura interna
•Temperatura esterna
•Ora
Capacità di compiere gesti con l’impiego
della escursione articolare più ampia
possibile sia in forma attiva che passiva
•Fusi neuromuscolari
(riflesso miotatico)
•Organi tendinei del
Golgi (riflesso inverso
da stiramento)
122
MOBILITA’ ARTICOLARE
(flessibilità, estensibilità)
Allungamento attivo (Stretching)
Allungamento passivo
Allungamento balistico
Facilitazione Neuromuscolare
Propriocettiva (P.N.F.)
123
FATTORI
ENDOGENI:
CAPACITÀ DI DECONTRAZIONE
LUNGHEZZA ED ELASTICITÀ DEI LEGAMENTI, MUSCOLI E
TENDINI
DIPENDONO DA:
STATO DI ECCITAZIONE EMOTIVA
COORDINAZIONE TRA MUSCOLI AGONISTI ED ANTAGONISTI
GRADO DI AFFATICAMENTO
LATTATO
TEMPERATURA CORPOREA
FORZA DEGLI ANTAGONISTI
STRUTTURA E TIPO DI ARTICOLAZIONE
POSSIBILITÀ MECCANICHE DI MOVIMENTO
DIPENDONO DA:
STRUTTURA E TIPO DI ARTICOLAZIONE
VOLUME MASSE MUSCOLARI
ETÀ’
SESSO
MOBILITÀMOBILITÀ ARTICOLARE:ARTICOLARE:
124
FATTORI ESOGENI:
PERIODO DELLA GIORNATA
TEMPERATURA ESTERNA
FORZE ESTERNE (COMPAGNO, GRAVITÀ, ECC.)
MOBILITÀ ARTICOLARE:MOBILITÀ ARTICOLARE:
125
MOBILITA’ ARTICOLARE (Tarullo,
mod. 2004)
• Eseguire movimenti fluidi e armonici di elevato valore
tecnico ed espressivo
• Ristabilire il corretto equilibrio articolare e muscolare
• Ridurre il rischio di infortuni derivanti dal carico di
allenamento
• Prendere coscienza delle proprie possibilità cinetiche
e facilitare l’apprendimento motorio
• Migliorare le possibilità percettive e le sensibilità dei
recettori motori (migliorare le risposte motorie)
126
1 il soggetto solleva la valigia
2 la percezione del carico allunga i muscoli (valigia più
pesante del previsto)
3 la reazione dei fusi N.M. consente l’attivazione dei
muscoli che si contraggono
Azione dei fusi neuromuscolari
Pirola, 1998
127
Massima escursione articolare
raggiungibile con le varie
metodologie
128
Esempio di applicazione
dello stretching
129
Esempio di applicazione del
metodo P.N.F.
130
Stretching dinamico
Questo sistema è consigliato in programmi sportivi in cui
sono previsti movimenti ad elevata velocità, poiché agisce
sull'elasticità di muscoli e tendini.
131
Leggi dello stretching dinamico:
-procedere ad un riscaldamento generale (cardiovascolare)
e settoriale;
- iniziare con slanci lenti e sciolti e gradatamente aumentare
l’ampiezza oppure la velocità di esecuzione.
-non slanciare in modo incontrollato .
- controllare il movimento.
- terminare gli slanci quando si manifestano i primi segni di
fatica in una diminuzione di ampiezza e velocità.
- non allenarsi quando i muscoli sono affaticati, i muscoli
stanchi sono meno flessibili, meno veloci e più soggetti a
traumi.
- per sport altamente tecnici (come ad es. il Taekwon-Do) è
necessario prestare particolare attenzione all’allineamento
dei segmenti corporei.
Leggi dello stretching statico:
• Trazione costante senza molleggi da 10 a 30 secondi.
• Mai oltre la soglia del dolore.
• Riscaldamento generale prima dello stretching.
• Abbigliamento comodo.
• Ambiente non rumoroso.
• Suolo non freddo.
• Concentrazione.
• Non confrontarsi con altri.
• Controllo del respiro.
• Alternare l’estensione dei muscoli agonisti con quelli antagonisti.
• Programma razionale, meglio se sviluppato da personale qualificato.
133
Stretching globale attivo
Rieducazione posturale globale

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Metodologia dell'allenamento moise paolo pre corso allenatore fidal 2018

  • 1. 1 METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO Scuola Regionale dello Sport Pre corso Allenatori 9-10-11 marzo 2018 Scuola dello Sport del CONI Piemonte, Via Giordano Bruno 191, palazzina 4, Torino Paolo Moisè paolo.moise@gmail.com https://www.slideshare.net/MoisPaolo
  • 2. 2 Prestazione sportiva Weineck, 2001 Obiettivo dell’allenamento, viene determinata da una molteplicità di fattori specifici
  • 3. 3 Prestazione sportiva Cap. psichiche Fattori di predisposizione, costituzionali., salute TECNICA (cap. coordinative e abilità motorie) Cap. tecnico- cognitive Cap. sociali CONDIZIONE (Forza-Resistenza- Rapidità-Mobilità articolare)
  • 4. 4 ALLENAMENTO ? (VITTORI, 1980) PROCESSO PEDAGOGICO-EDUCATIVO CHE SI CONCRETIZZA CON L’ORGANIZZAZIONE DELL’ESERCIZIO FISICO RIPETUTO IN QUANTITA’ E INTENSITA’ TALI DA PRODURRE CARICHI PROGRESSIVAMENTE CRESCENTI CHE STIMOLINO I PROCESSI FISIOLOGICI DI SUPERCOMPENSAZIONE E MIGLIORINO LE CAPACITA’ FISICHE, PSICHICHE, TECNICHE E TATTICHE DELL’ATLETA AL FINE DI ESALTARNE E CONSOLIDARNE IL RENDIMENTO IN GARA
  • 5. 5 “Taurum tollet quae vitulum sustulerit” Petronio Milone da Crotone Per allenare la forza portava ogni giorno sulle spalle un vitellino, ogni giorno il vitellino cresceva e pesava sempre di più, e ogni giorno Milone cresceva adattando la sua forza all’incremento di peso del vitello
  • 6. 6 DISCIPLINE SPORTIVE • SPORT CICLICI DI RESISTENZA (NUOTO, CICLISMO, CANOTTAGGIO, ECC.) • SPORT DI VELOCITA' E FORZA (SALTI, LANCI, SOLLEVAMENTO PESI, ECC.) • SPORT TECNICO-COMBINATORI (TUFFI, GINNASTICA ARTISTICA, PATTINAGGIO ARTISTICO) • GIOCHI SPORTIVI INDIVIDUALI E COLLETTIVI (PALLACANESTRO, PALLAVOLO, TENNIS, ECC.) • SPORT DI COMBATTIMENTO (PUGILATO, LOTTA, JUDO, ECC.) • SPORT DI PRECISIONE (TIRO A VOLO, TIRO A SEGNO, TIRO CON L'ARCO) • SPORT MOTORISTICI (AUTOMOBILISMO, MOTOCICLISMO, ECC.) • SPORT AD IMPEGNO MULTIPLO(PENTATHLON MODERNO, ECC.)
  • 7. DISCIPLINE SPORTIVE Perissinotto,2001 Gli sport determinano sempre un conflitto: •uno contro forze esterne (alpinismo moderno, sport estremi, ecc.) •uno contro uno (lotta, scherma, tennis, ecc.) •uno contro tutti (atletica, sci, nuoto, ciclismo su pista, ecc.) •un gruppo contro un altro gruppo (calcio, basket, volley, ecc.)
  • 8. 8 FINALITA’  PREPARAZIONE FISICA  PREPARAZIONE TECNICA  PREPARAZIONE TATTICA  PREPARAZIONE PSICOLOGICA
  • 9. • preparazione fisica: consiste nel gruppo di esercitazioni atte a migliorare le capacita' motorie di base e le qualità' fisiche (forza, velocità, resistenza). • preparazione tecnica: mira allo sviluppo e al consolidamento dei gesti specifici di gara consentendo all'atleta di utilizzare in modo ottimale le sue qualita' di base. • preparazione tattica: tende a rendere ottimale la coesione delle capacita' individuali esaltando il rendimento collettivo. • preparazione psicologica: lavoro mirato alla condizione mentale con l'obiettivo di aiutare l'atleta a rendere al meglio in tutte le più differenti situazioni emotive.
  • 10. 10 PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO  CONTINUITA’  GRADUALITA’ E PROGRESSIVITA’  MULTILATERALITA’  PROGRAMMAZIONE  SPECIFICITA’  CONSAPEVOLEZZA  STABILIZZAZIONE
  • 11. 11 CONTINUITA’: Nell' allenamento, a qualsiasi livello, e' fondamentale che le singole sedute abbiano una logica consequenzialità temporale, sedute troppo distanti tra loro o periodi di interruzione creerebbero un calo nell' efficacia dell' allenamento stesso. Attualmente in Italia un atleta di 14-15 anni si allena 3-4 volte la settimana, un atleta di 17-18 anni 5-6 volte, un atleta evoluto anche 10-12 (questo per poter svolgere gli elevatissimi volumi di lavoro cui vengono sottoposti gli atleti attualmente, maggiormente diluiti nelle singole sedute).
  • 12. 12 GRADUALITA' E PROGRESSIVITA' : Per facilitare i processi di apprendimento e di adattamento e fondamentale rendere le prime esercitazioni le più semplici possibile aumentandone la difficoltà con gradualità, un allenatore esperto e capace utilizza tutti i mezzi a sua disposizione e tutti gli accorgimenti possibili per rendere più semplice l'apprendimento (nel caso di gesti complessi anche scomponendone analiticamente le varie parti) seguendo la massima "dal facile al difficile".
  • 13. 13 GRADUALITA' E PROGRESSIVITA' : Per progressività dell'allenamento ci si riferisce all'intensità e al volume del carico di lavoro. Si parte con un volume di lavoro ed un intensità ridotti con recuperi sufficientemente ampi per poi aumentare progressivamente volume ed intensità e diminuire i tempi di recupero. Stimoli allenanti troppo elevati, tra cui non intercorre una pausa di recupero sufficiente, creano situazioni di stress negative per i nostri atleti.
  • 14. 14 MULTILATERALITA' Con questo termine si intende lo sviluppo delle capacità di un individuo in tutte le direzioni utilizzando la più ampia gamma di esercitazioni a nostra disposizione. Personalmente ritengo questo aspetto dell'allenamento di fondamentale importanza, a mio avviso il primo approccio allo sport di un giovane deve essere mirato al raggiungimento da parte dell'atleta in erba del maggior numero di abilità motorie (costruzione di un ampio bagaglio) e deve stimolare le qualità fisiche nel modo più vario possibile.
  • 15. 15 PROGRAMMAZIONE Con questo termine si intende l'assemblaggio a tavolino di tutti i mezzi utilizzati per l'allenamento e la distribuzione di essi nell'arco della carriera, dell'anno e via via fino alla singola seduta di allenamento. Nell'arco della programmazione pluriennale distinguiamo tre fasi: • allenamento di base: fase in cui si tende al miglioramento delle capacità motorie di base e delle qualità fisiche generali (fase multilaterale) • allenamento di formazione: si comincia a specializzare il giovane lavorando in modo specifico • allenamento di alto livello: si tende alla perfezione tecnica e al top della condizione fisica
  • 16. 16 PROGRAMMAZIONE Nell'arco della programmazione annuale distinguiamo tre periodi: • preparatorio (lavoro generale, grande volume, intensità non elevata) • agonistico (lavoro specifico, si riduce il volume aumenta l'intensità) • di transizione (rigenerazione psico-fisica)
  • 17. 17 ALLENAMENTO ?  PIANIFICARE  SCEGLIERE GLI OBIETTIVI  PROGRAMMARE  SCELTA DEI MEZZI  PERIODIZZARE  DISTRIBUZIONE CRONOLOGICA DEI MEZZI IN FUNZIONE DEGLI OBIETTIVI.
  • 18. 18 SPECIFICITA' In apparente contrasto con la multilateralità in realtà ha come significato la costante che comunque la preparazione pur essendo varia deve essere mirata al gesto specifico che l'atleta compie nello sport che pratica. Ogni gesto è particolare.
  • 19. 19 CONSAPEVOLEZZA Principio molto importante che consiste nel mettere a conoscenza l'atleta di ciò che fa durante l'allenamento, delle finalità degli esercizi eseguiti al fine di far crescere culturalmente atleta (comprensione dell'utilità dei mezzi utilizzati)
  • 20. 20 STABILIZZAZIONE L'automatizzazione e la stabilizzazione dei gesti specifici sono l'obiettivo dell'allenamento, la stabilità tecnica è fondamentale per il perfezionamento della stessa, la ripetizione continua del gesto tecnico durante l'allenamento è alla base della stabilizzazione
  • 21. 21 PRINCIPI DELL’ALLENAMENTO (Manno, 1989)  CONTINUITA’  PROGRESSIVITA’ DEL CARICO  MULTILATERALITA’ E POLIVALENZA  ALTERNANZA CICLICA O CICLIZZAZIONE  INDIVIDUALIZZAZIONE  UNITA’ ORGANICA TRA CARICO GENERALE E SPECIFICO
  • 22. 22 CARICO DI LAVORO INSIEME DI ESERCITAZIONI PROPOSTE  CARICO ESTERNO  CARICO INTERNO RILEVATO ATTRAVERSO LA QUANTITA’ DI LAVORO PROPOSTA EFFETTO FUNZIONALE DELLE ESERCITAZIONI SULL’ORGANISMO
  • 23. 23 CARATTERISTICHECARATTERISTICHE DEL CARICODEL CARICO CARATTERE FINALITA’ GRADI DI DIFFICOLTA’ COORDINATIVAGRANDEZZA ELEVATO MEDIO SCARSO MASSIMA SPECIFICO ASPECIFICO MISTA ANAEROBICO- LATTACIDA ANAEROBICO- ALATTACIDA ANABOLICA AEROBICA GRANDE MEDIA SCARSA
  • 24. 24 VARIABILI DEL CARICO • VOLUME • INTENSITA’ • DENSITA’ DURATA TEMPORALE E NUMERO DEGLI STIMOLI IN UNA SEDUTA DI ALLENAMENTO FORZA DEL SINGOLO STIMOLO MOTORIO RAPPORTO TRA STIMOLI MOTORI E TEMPI DI RECUPERO
  • 25. 25 I PROCESSI DI ADATTAMENTO STIMOLO ALLENANTE AGISCE SULL'ORGANISMO MIGLIORAMENTO DELLE PRESTAZIONI   PROCESSO DI ADATTAMENTO CAMBIAMENTI DELL'ORGANISMO DI TIPO ANATOMICO, ULTRASTRUTTURALE, ENZIMATICO O FUNZIONALE  
  • 26. 26 I PROCESSI DI ADATTAMENTO IL CARICO DI LAVORO SVILUPPA E MIGLIORA LE FUNZIONI DELL’ORGANISMO, SE SUPERA LA SOGLIA DI STIMOLO DEI SISTEMI DI ORGANI IMPEGNATI IN ESSO SE IL CARICO RESTA AL DI SOTTO DELLA SOGLIA, NON PRODUCE ALCUN EFFETTO QUANDO IL CARICO SUPERA DI TROPPO LA SOGLIA DI STIMOLO, PRODUCE UN EFFETTO NEGATIVO, IMPEDISCE LO SVILUPPO E PEGGIORA LE FUNZIONI DELL’ORGANISMO
  • 28. 28
  • 29. 29
  • 30. 30
  • 34. 34 T. Lucherini, C. Cervini 1960 FUNZIONE.BIOLOGICA INDIRIZZO ALLENANTE (t") SUPERCOMPENSAZ. AUMENTI SIGNIFIC. fosfocreatina forza- velocità circa 30 min glicogeno resistenza 2 - 3 ore 7 - 10 gg metabol. proteine trofia muscolare 36 - 48 ore 20 - 30 gg enzimi ciclo krebs endurance 20 - 40 gg
  • 35. 35 E’ UNA RISPOSTA MUSCOLARE STEREOTIPATA A UNO STIMOLO ADEGUATO IL MOVIMENTO RIFLESSO VIENE ESEGUITO SENZA UNA SCELTA PRECISA TRA LE VARIE POSSIBILITA’ DI MOVIMENTO E NON AVVIE-NE NECESSARIAMENTE IN MANIERA COSCIENTE IL MOVIMENTO AUTOMATICO VIENE ESEGUITO DAL SOGGETTO COSCIENTEMENTE PER REALIZZARE UN FINE PRECISO IL MOVIMENTO VOLONTARIO IL MOVIMENTOIL MOVIMENTO
  • 36. 36 CONSERVAZIONE E SVILUPPO DELL’ORGANISMO ACCRESCIMENTO DELLA QUANTITA’ DI INFORMAZIONI PER IL S.N.C. AUMENTO DEL POTENZIALE ESPRESSIVO DELL’INDIVIDUO LE FUNZIONI PERCEZIONE DI STIMOLI ESTEROCETTIVI E PROPRIOCETTIVI INTEGRAZIONE, ELABORAZIONE E INTERPRETAZIONE DEGLI STIMOLI INSORGENZA DELLA MOTIVAZIONE (TIPO E INTENSITA’ DELLA RISPOSTA) PROGRAMMAZIONE DELLA SEQUENZA CINETICA ESECUZIONE DELLA RISPOSTA LE MODALITA’ DI REALIZZAZIONE IL MOVIMENTO VOLONTARIOIL MOVIMENTO VOLONTARIO
  • 37. 37 LA STRUTTURA GLI SCHEMI MOTORI MATURANO SECONDO UN PROCESSO BEN DEFINITO DI STADI PROGRESSIVI: CIASCUNO STADIO INCLUDE QUELLO PRECEDENTE LO SVILUPPO NEUROLOGICHE, FISIOLOGICHE E PSICOLOGICHE ASPETTI ORGANICI, SOMATICI E FISIOGENETICI LE CONDIZIONI IL MOVIMENTO VOLONTARIOIL MOVIMENTO VOLONTARIO FORME FONDAMENTALI DEL MOVIMENTO, APPAIONO PER PRIMI NELLO SVILUPPO DELL’INDIVIDUO E DIVENTANO PATRIMONIO ORIGINARIO DELL’ADULTO
  • 38. 38 SCHEMI MOTORI DI BASE DINAMICI POSTURALI CAMMINARE CORRERE SALTARE LANCIARE AFFERRARE STRISCIARE ROTOLARE CALCIARE FLETTERE ESTENDERE ADDURRE RUOTARE
  • 40. 40 Evoluzione dell’allenabilità delle capacità motorie in relazione alle fasce di età FASI SENSIBILI(Hirz 1979, Martin 1982, Di Molfetta 1999)
  • 41. 41 ALLENABILITA’ DELLE CAPACITA’ MOTORIE (TSCHIENE,1995) CAPACITA’ ALLENABILE DAI ALLENABILE PER RAPIDITA’ 6-7 ANNI 5 ANNI FORZA RAPIDA 13-14 ANNI 10-12 ANNI FORZA MASSIMA 15-16 ANNI 15-20 ANNI RESISTENZA AEROBICA 11-12 ANNI 20 ANNI RESISTENZA ANAEROBICA-LATTACIDA 13-15 ANNI 10 ANNI COORDINAZIONE 5-6 ANNI 10 ANNI
  • 42. 42 CAPACITA’ COORDINATIVE GENERALI CAPACITA’ DI APPRENDIMENTO MOTORIO CAPACITA’ DI CONTROLLO MOTORIO CAPACITA’ DI ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE DEI MOVIMENTI
  • 43. 43 CAPACITA’ COORDINATIVE GENERALICAPACITA’ COORDINATIVE GENERALI CAPACITA’ DI APPRENDIMENTO MOTORIO CONSISTE NELL’ASSIMILAZIONE E NELL’ACQUISIZIONE DI MOVIMENTI PRECEDENTEMENTE NON POSSEDUTI CAPACITA’ DI CONTROLLO MOTORIO CAPACITA’ DI CONTROLLARE IL MOVIMENTO SECONDO LO SCOPO PREVISTO CAPACITA’ DI ADATTAMENTO E TRASFORMAZIONE DEI MOVIMENTI CAPACITA’ DI CAMBIARE, TRASFORMARE E ADATTARE IL PROGRAMMA MOTORIO ALLA MODIFICAZIONE IMPROVVISA DELLA SITUAZIONE O DELLE CONDIZIONI ESTERNE
  • 44. 44 CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALICAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI CAPACITA’ DI EQUILIBRIO SOLUZIONE DI UN COMPITO MOTORIO SVOLTO IN UNA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO PRECARIO CAPACITA’ DI COLLEGARE IN UNA STRUTTURA MOTORIA UNITARIA E COERENTE PIU’ FORME AUTONOME E PARZIALI DI MOVIMENTO CAPACITA’ DI ORIENTAMENTO CAPACITA’ DI DETERMINARE LA POSIZIONE DEI SEGMENTI E DELLA TOTALITA’ DEL CORPO NELLO SPAZIO CAPACITA’ DI COMBINAZIONE MOTORIA CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE SPAZIO-TEMPORALE CAP. DI DARE UN ORDINE SEQUENZIALE DI TIPO CRONOLOGICO-SPAZIALE AI PROCESSI MOTORI PARZIALI, COLLEGANDOLI TRA LORO CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE DINAMICA CAPACITA’ INDIVIDUALE DI DIFFERENZIARE, DISCRIMINARE E PRECISARE ULTERIORMENTE LE SENSAZIONI CHE RICA-VIAMO DA OGGETTI E DAGLI EVENTI PER RISPONDERE ALLE ESIGENZE DELLE ATTIVITA’ SPECIFICHE CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE CAPACITA’ DI PREVEDERE CORRETTAMENTE L’ANDAMENTO E IL RISULTATO DI UN AZIONE FANTASIA MOTORIA POSSIBILITA’ DI RISOLVERE IN FORMA ORIGINALE E CREATIVA UN PROBLEMA E RIPRODURRE NUOVE FORME DI MOVIMENTO
  • 48. 48 CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE SPAZIO TEMPORALE
  • 49. 49 CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE DINAMICA
  • 52. 52 Esempi di esercitazioni • Preacrobatica • Fondamentali ind. dei giochi sportivi sportivi • Percorsi • Esercitazioni propedeutiche per l’atletica leggera
  • 54. 54 Percorsi a tempo con inseriti elementi di corsa, salto e lancio (balzi a piedi pari, a zig zag, slalom tra i coni, lanci di precisione, rotolamenti, passo del leopardo sul dorso e sull'adddome, ecc.)
  • 55. 55 Esempi di esercizi per le cap. coordinative
  • 56. 56 RESISTENZA CAPACITA’ DI RESISTERE ALLA FATICA IN LAVORI DI LUNGA DURATA E’ CONDIZIONATA DAI SEGUENTI FATTORI
  • 57. 57 FATTORE CENTRALE (APPORTO DI OSSIGENO AI MUSCOLI) •RESPIRAZIONE •FREQUENZA E GITTATA SISTOLICA •CIRCOLAZIONE CENTRALE E PERIFERICA ASPETTI COORDINATIVI •COORDINAZIONE INTERMUSCOLARE •COORDINAZIONE INTRAMUSCOLARE •TECNICA FATTORE PERIFERICO (UTILIZZO DELL’OSSIGENO DA PARTE DEI MUSCOLI) •PASSAGGIO DELL’OSSIGENO DALSANGUE ALLA FIBRE MUSCOLARI •UTILIZZO DELL’OSSIGENO NELLA CELLULA MUSCOLARE ASPETTI PSICHICI
  • 58. 58 CLASSIFICAZIONE DELLE TIPOLOGIE DELLA RESISTENZA GENERALE O SPECIFICA (in funzione della specificità dell’attività svolta) AEROBICA ED ANAEROBICA (in funzione del metabolismo energetico interessato) GLOBALE (> 2/3) E LOCALE (<1/3) (in funzione della massa muscolare attiva) FISICA E PSICHICA (in funzione delle qualità richieste) STATICA E DINAMICA (in funzione del tipo di contrazione muscolare) DI CORTA, MEDIA E LUNGA DURATA (in funzione della durata dello sforzo) RESISTENZA ALLA VELOCITA' E RESISTENZA ALLA FORZA (in funzione delle qualità fisiche interessate)
  • 59. 59 CLASSIFICAZIONE DELLA RESISTENZA IN BASE ALLA DURATA (HARRE,1972) RESISTENZA DI MEDIA DURATA (DA 2 A 10 MINUTI ) AEROBICO-ANAEROBICA RESISTENZA ALLA FORZA E ALLA VELOCITA’ (< DI 45”) DI TIPO STRETTAMENTE ANAEROBICO RESISTENZA DI BREVE DURATA (DA 45” A 2 MINUTI ) ELEVATA PERCENTUALE DEI MECCANISMI ANAEROBICI RESISTENZA DI LUNGA DURATA (> 10’ ) PREVALENTEMENTE AEROBICA DA 10 A 35 MINUTI DA 35 A 90 MINUTI DA 90 A 360 MINUTI >360 MINUTI
  • 60. 60 EFFETTI DEGLI ALLENAMENTI SPECIFICI SULLE COMPONENTI FISIOLOGICHE (DA HARRE MOD. “Professione Fitness”) Effetto dell’allenamento Lattato (mmol/l) Frequenza cardiaca Metabolismo prevalente Substrato utilizzato % VO2 max Resistenza di lunga durata 2 140-160 Aerobico Acidi grassi 40-60 % Resistenza di media durata 4-6 170-190 Aerobico- anaerobico Carboidrati 65-90 % Resistenza di breve durata 6-10 circa 180- 200 Anaerobico Carboidrati 80-90 % Resistenza specifica di gara 12-18 circa 200 anaerobico Carboidrati 100 %
  • 61. Sistema funzionale coinvolto Unità di misura del carico Resistenza breve dai 10' ai 40' Resistenza media dai 40' ai 80' Resistenza lunga dai 90' ai 360' Resistenza lunghissima + 360' Consumo di O2 % VO2 max 90-95 80-95 60-90 50-60 Produzione di energia % aerobica 70 80 95 98 % anaerobica 30 20 6 2 Consumo di energia Kj/min 120 105 80 75 Demolizione glicogeno % glicogeno muscolare 40 60 80 95 In questa tabella ecco di alcuni parametri metabolici ricavati da test sul campo nel ciclismo in un ambito di alto livello.
  • 62. 62 RAPPORTO TRA FREQUENZA CARDIACA E MASSIMO CONSUMO DI OSSIGENO % FC max % VO2 max 50 28 60 42 70 56 80 70 90 83 100 100
  • 63. 63 ALLENAMENTO CARDIOVASCOLARE (AEROBICO) ESEMPIO CON PERSONA DI 22 ANNI   SECONDO IL METODO CLASSICO FC MAX = 220 – ETA’ = 198 LAVORO AEROBICO SVOLTO AL 70% DELLA F.C. MAX = 138 SECONDO Kervonen FREQUENZA CARDIACA A RIPOSO DI 60  b.m. FREQUENZA CARDIACA ALLENANTE= ((F.C. MAX – F.C. RIPOSO X) % INTENSITA’ ESERCIZIO) + F.C. A RIPOSO ((198 – 60) X 70%) + 60 = 156
  • 64. 64 Frequenza Cardiaca allenante F.C. obiettivo Metodo F.C. Max Metodo F.C. riserva (Karvonen) F.C. 50% 100 133 F.C. 60% 120 146 F.C. 70% 140 160 F.C. 80% 160 173 F.C. 90% 180 187 Soggetto con F.C. max 200 F.C. rip. 65
  • 65. 65 Frequenza cardiaca massima teorica (Cardella, 2003) Donne e uomini sedentari: 220 - età Donne e uomini obesi: 210 - età Donne e uomini attivi: 210 – 50% età
  • 66. 66 SCALA RPE DI BORG (RPE - Rating of Perceived Exertion) 6 Nessuna sensazione di esaurimento 7 Estremamente lieve 8 9 Molto lieve 10 11 Lieve 12 13 Alquanto lieve 14 15 Forte (pesante) 16 17 Molto pesante 18 19 Estremamente pesante
  • 67. 67 Fcmax FCmax riserva RPE Classificaz. Intensità < 35% < 30% < 10 Lieve 35% - 59% 30% - 49% 10 – 11 Leggero 60% - 79% 50% - 74% 12 – 13 Moderato 80% - 89% 75% - 84% 14 – 16 Pesante > 90% > 85% > 16 Molto pesante
  • 68. 68
  • 69. 69
  • 70. 70 ZONA AEROBICA Sino a quando l’impegno corrisponde a circa il 50-60% del massimo consumo di ossigeno la concentrazione di acido lattico con si discosta molto dai valori basali (1-1.5 nM/1) ZONA AEROBICA E ANAEROBICA A circa il 65-70% del massimo consumo di ossigeno la concentrazione media di acido lattico è pari a 2 mM/I. A tale valore viene fissata convenzionalmente la“soglia aerobica” (il lattato si accumula ma riesce a venire smaltito dai vari sistemi “tampone” dell’organismo) ZONA ANAEROBICA E AEROBICA A circa il 75-80% del massimo consumo di ossigeno la concentrazione del lattato è mediamente pari a 4 mM/1. Si raggiunge quello che è il livello medio della “soglia anaerobica” (la velocità con cui si accumula il lattato è superiore a quella con cui può essere smaltito dall’organismo). Attività svolte a queste intensità di lavoro, possono essere protratte solo per breve tempo, in quanto l’accumulo di acido lattico porta velocemente l’organismo all’esaurimento.
  • 71. 71 Allenamento della resistenza (Arcelli, Dotti, 2000) Corsa continua ad andatura uniforme Corsa a ritmo lento (> 75’ 150 b.m.) Corsa a ritmo medio (30-75’ 85-90% S.A.) Corsa a ritmo veloce (20-40’ 97-100% S.A.)
  • 72. 72 Allenamento della resistenza (Arcelli, Dotti, 2000) Corsa continua ad andatura variata Corsa in progressione (tratto iniziale a ritmo lento, uno intermedio a ritmo medio, uno finale a ritmo Veloce) Fartlek corsa in ambiente naturale con continue variazioni (una volta libere ora programmate)
  • 73. A velocità costante Si caratterizza per la lunga durata delle esercitazioni (senza interruzioni) e per l’assenza di cambiamenti significativi di intensità favorisce l’aumento della capacita’ aerobica esercitazioni con durata superiore ai 30’ con frequenza cardiaca intorno alle 150 pulsazioni Con VARIAZIONI DI RITMO ESERCITAZIONI CONTINUE DI LUNGA DURATA, CON VARIAZIONI DI INTENSITA’, PROGRAMMATE O SPONTANEE (FARTLEK) AUMENTA LA RESISTENZA AL VOLUME E QUELLA ALLA VELOCITA’ ATTRAVERSO UNA ALTERNANZA TRA METABOLISMO AEROBICO ED ANAEROBICO METODO DELLA DURATA (ALLENAMENTO COSTANTE)
  • 74. 74 I metodi continui non sono molto indicati nell’attività infantile, pur presentando grande efficacia da un punto di vista aerobico presentano l’inconveniente della monotonia e di un affaticamento psichico maggiore. determinano adattamenti efficaci e duraturi METODO DELLA DURATA (ALLENAMENTO COSTANTE)
  • 75. 75 Allenamento della resistenza (Arcelli, Dotti, 2000) Corse ripetute con recupero incompleto (Intervall Training) Ripetute lattacide 200-800 metri percorsi ad andatura tale da stimolare il meccanismo lattacido (es. 3 x 4 x 400 metri rec. 1’30”- 10’) Ripetute per la potenza aerobica >1000 metri al 97-103 % S.A. (es. 3000+2000+2x1000 metri) Lavoro intermittente Fino a 50” di lavoro 10-30” di rec. con f.c. molto elevata (es. 4 x 10 x 150 metri rec. 30”-10’)
  • 76. 76 METODO INTERVALLATO (INTERVALL TRAINING) La distanza totale viene frazionata in molte parti, si caratterizza per un recupero tra le ripetizioni insufficiente al totale ripristino delle capacità lavorative dell’atleta; si ha così la sommatoria della fatica ed un intenso effetto allenante. Fornisce adattamenti più rapidi rispetto al metodo continuo, ma di durata inferiore
  • 77. 77 METODO INTERVALLATO (INTERVALL TRAINING) Metodo estensivo ad intervalli Distanze sufficientemente lunghe, intensità media, recuperi brevi Metodica che consente di sollecitare i sistemi metabolici che utilizzano l’ossigeno sia con andature aerobiche che aerobico-anaerobiche Metodo intensivo ad intervalli Distanze più brevi, intensità elevata, recuperi più lunghi È indicato per lo sviluppo di: Massima potenza aerobica (vo2max) Resistenza alla forza Resistenza alla velocità
  • 78. 78 METODO INTERVALLATO (INTERVALL TRAINING) I metodi intensivi sono sconsigliati per i giovanissimi I metodi estensivi si rivelano i più idonei per lo sviluppo della resistenza aerobica nei giovani e nei giovanissimi
  • 79. 79 Lavoro intermittente • 3 x 8 x 150 metri (rec. 25”-5’) • 3 x 10 x 80 metri (rec. 20”-5’) • 90% VMA – 30” + 30”90% VMA – 30” + 30” • 100% VMA – 10” + 10” - 15” + 15” – 20”+20”100% VMA – 10” + 10” - 15” + 15” – 20”+20” • 120% VMA – 10” + 30”120% VMA – 10” + 30” • 150% VMA – 5”/7” + 25”/30”150% VMA – 5”/7” + 25”/30”
  • 80. COURSE distances en m % de VAM AEROBIE Anaérobie lactique Anaérobie alactique Acide gras Glycogène + glucose Glycolyse lactique ATP - CP 100 m 160 à 200 2 % 98 % 200 m 150 à 200 4 % 96 % 400 m 125 à 140 5 % 40 % 55 % 800 m 120 à 125 5 à 8 62 à 65 % 30 % 1000 m 105 à 115 15 à 20 % 60 à 65 % 25 % 1500 m 101 à 111 20 à 25 % 50 à 55 % 25 % 2000 m 98 à 102 30 à 35 % 45 à 50 % 20 % 3000 m 95 à 100 5 % 40 à 45 % 35 à 40 % 15 % 5000 m 86 à 95 15 % 50 à 60 % 15 à 25 % 10 % 10 000 m 85 à 90 30 à 40 % 45 à 55 % 5 à 10 % 5 % 20 000 m 78 à 85 48 à 58 % 35 à 45 % 5 % 2 % 42 195 m 72 à 80 56 à 66 % 30 à 40 % 2 % 2 %
  • 81. 81 Esempio di lavoro intermittente (Cometti, 2003)
  • 82. 82 Andamento della frequenza cardiaca durante il lavoro intermittente (Cometti,2003)
  • 83. 83 Velocità aerobica massimale (V.A.M.) • Velocità aerobica massimale e specialità dell’atletica leggera Competizione (metri) % VAM 400 130-140 2000 97-100 5000 86-93 42195 67-84
  • 84. 84 Parametri per il raggiungimento della velocità aerobica massimale (V.A.M.) (Bisciotti, 2004)  RAGGIUNGIMENTO DELLA F.C. MAX TEORICA  ARRIVO AD UN VALORE STABILE DI MASSIMO CONSUMO DI OSSIGENO (VO2MAX)  PRODUZIONE DI LATTATO SUPERIORE A 8 mM/l  QUOZIENTE RESPIRATORIO MAGGIORE DI 1,1 (RAPPORTO TRA CO2 EMESSA E O2 INTRODOTTO)
  • 86. 86 METODO A CIRCUITO (CIRCUIT TRAINING) Si utilizza prevalentemente nelle preparazione a secco a carattere generale o semi specifico. Vengono eseguiti in successione esercizi che impegnano gruppi muscolari diversi. Se il recupero tra le serie di esercizi è breve, questo metodo ha effetti simili a quello intervallato. È particolarmente idoneo per lo sviluppo della resistenza alla forza  3-5 SERIE (REC. 3-4’)  8-12 ESERCIZI (REC. 15-40”)  DURATA ESERCIZI 15-60”
  • 87. 87 METODO DELLE RIPETIZIONI Distanze di gara o simili, intensità massima consentita, recuperi molto lunghi Viene utilizzato per lo sviluppo della massima velocità e della resistenza speciale alla forza Esempi: Distanze brevi e medio-brevi Velocità da sub-massimali e massimali Elevata frequenza di bracciate (senza diminuire l’ampiezza) Pause relativamente lunghe Da evitare con i più piccoli
  • 88. 88 METODO DI GARA Consente l’unificazione e l’integrazione di tutti i fattori che determinano la prestazione Nell’allenamento dei giovani è più indicato organizzare gare amichevoli a carattere giocoso e informale
  • 89. 89 La corsa in rapporto all’età Età (anni) Con quanti minuti di corsa è bene cominciare Quanti minuti di corsa vanno aggiunti ad ogni seduta 20 25 30 35 40 45 50 55 18 15 12 9 6 5 4 3 6 5 4 3 2,5 2 1,5 1,5 (*) E. Arcelli “Il nuovo correre è bello” - Sperling & Kupfer 1998
  • 90. 90 ALLENAMENTI DI P. TERGAT (26’27”85 nei 10000) Endurance training 230 km settimanali (massimo giornaliero 38 km di cui 23 il mattino + 15 il pomeriggio) Interval training 25 volte i 400 metri in 55-56” con 1’ di recupero 10 volte i 1000 metri in 2’33” con 1’30” di recupero
  • 91. 91 FORZA 1) : CAPACITA' MOTORIA DELL'UOMO CHE PERMETTE DI VINCERE UNA RESISTENZA O DI OPPORVISI CON UN IMPEGNO TENSIVO DELLA MUSCOLATURA DIAMETRO TRASVERSO DEI MUSCOLI FREQUENZA DEGLI IMPULSI CHE I NEURONI MOTORI TRASMETTONO AI MUSCOLI LIVELLO DI SINCRONIZZA ZIONE DELLE UNITA' MOTORIE DIPENDE DA
  • 92. 92 FORZA MASSIMA TENSIONE PIU' ELEVATA CHE L'ATLETA E' IN GRADO DI EROGARE CON UNA CONTRAZIONE MUSCOLARE VOLONTARIA
  • 93. 93 FORZA RESISTENTE CAPACITA'DELL'ORGANISMO DI OPPORSI ALLA FATICA DURANTE PRESTAZIONI DI FORZA E DI DURATA
  • 94. 94 FORZA VELOCE (ESPLOSIVA) CAPACITA' DELL'ATLETA DI SUPERARE RESISTENZE CON ELEVATA VELOCITA‘ DI CONTRAZIONE
  • 95. FORZA MUSCOLARE DELL’UOMO TIPI DI LAVORO MUSCOLARE POSITIVO NEGATIVO PERSISTENTE COMBINATO TIPI DI TENSIONE MUSC. DINAMICA STATICA (ISOMETRICA) ISOCINETICA AUXOTONICA
  • 96. CARATTERE DELLA TENSIONE MUSCOLARE VELOCE CICLICA ESPLOSIVA REATTIVO BALISTICA ESPLOSIVA TONICA FASICA TONICAFASICA TONICAESPLOSIVA BALISTICA VELOCE ACICLICA
  • 97. 97 IL LAVORO PER LA FORZA
  • 98. 98 LE ESPRESSIONI DI FORZA (BOSCO)
  • 99. 99 INFLUENZA DEL NUMERO DI RIPETIZIONI SUI FATTORI CARATTERIZZANTI LA FORZA (COMETTI) 1-3 FATTORI NERVOSI 3-12 IPERTROFIA > 15 FATTORI METABOLICI
  • 100. 100 Serie di Ripetizioni eseguite, nella Fase Superante, con Rapidità di Movimento Ridotta, fino a esaurimento (Forza Massima e Resistente) Serie di Ripetizioni eseguite, nella Fase Superante, con Rapidità di Movimento Più elevata possibile (Forza Esplosiva e Rapida) Numero di Ripetizioni Possibile Intensità Relativa Numero di Ripetizioni Possibile 1 100 % --- 01 - 02 95 % --- 02 - 03 90 % --- 04 - 05 85 % --- 06 - 07 80 % 1 10 - 11 70 % 4 - 5 15 - 16 60 % 8 - 9 21 - 25 50 % + di 25 45 % 35 % 10 + di 30 25 %
  • 101. 101
  • 103. 103 Esempio di lavoro con Ergo Power
  • 104. 104
  • 105. 105
  • 107. 107 TEMPI DI RECUPERO COMPLETO 10-15 volte la durata dello sforzo (es 20” di lavoro = 3-5’ di recupero) INCOMPLETO 2-4 volte la durata dello sforzo (es 20” di lavoro = 40”- 1’20” di recupero) INTERMEDIO 6-9 volte la durata dello sforzo (es 20” di lavoro = 2-3’ di recupero)
  • 108. 108
  • 109. 109 Vantaggi macchine Vantaggi pesi liberi Permettono un lavoro di isolamento muscolare ottimale. Se ben costruite, danno modo di assumere una postura corretta utile a non sovraccaricare eccessivamente la colonna vertebrale. Sono di facile utilizzo anche per i principianti.  Consentono una applicazione pressoché costante dell'intensità di carico programmata oMigliorano la coordinazione motoria generale e consentono un impegno ottimale dei muscoli sinergici (coordinazione intermuscolare). o Permettono la applicazione di ritmi esecutivi diversi. o Allenano (staticamente) anche le masse muscolari stabilizzatrici del movimento. o Consentono una vastissima gamma di esercizi. o Con posizioni di lavoro particolari permettono la localizzazione del lavoro
  • 110. 110 Svantaggi macchine Svantaggi pesi liberi La predeterminazione della traiettoria (macchine a guida fissa) limita l'intervento dei muscoli sinergici (coordinazione intermuscolare) nonché un apprezzabile trasporto della forza ottenuta in analogo esercizio effettuato con pesi liberi. Non migliorano la coordinazione motoria generale Possono creare carichi pericolosamente localizzati sulle strutture articolari. Non consentono un ritmo oAlcuni esercizi, specialmente con carico elevato, possono richiedere la presenza di un partner. o Nei principianti è necessaria una fase di apprendimento della corretta tecnica esecutiva degli esercizi. o Non consentono esercizi di notevole isolamento muscolare (bilanciere). o Non consentono la applicazione costante della percentuale di carico desiderata durante tutta l'escursione articolare. Si può ovviare a questo lavorando su diversi
  • 111. 111 VELOCITA’ (RAPIDITA’) Tempo della reazione motoria Capacità di compiere azioni motorie in un tempo minimo Frequenza dei movimenti Rapidità del singolo movimento
  • 112. 112 CRITERI PER L’ALLENAMENTO DELLA VELOCITA’ FASE SENSIBILE DAI 6 AI 12 ANNI ESECUZIONE DEGLI ESERCIZI A VELOCITA’ MASSIMA ESERCIZI DOVE L’IMPEGNO SIA RIVOLTO ESCLUSIVAMENTE ALLA RAPIDITA’ DEL MOVIMENTO E NON ALLA TECNICA DELLO STESSO, PERCO’ DI FACILE ESECUZIONE (PADRONANZA DEL GESTO) ESERCIZI CHE NON FACCIANO INSORGERE ECCESSIVA STANCHEZZA CHE FAREBBE DIMINUIRE LA VELOCITA’ ESECUTIVA (6-7”)     ESERCIZI SVARIATI PER NON CREARE STEREOTIPI
  • 113. 113 CRITERI PER L’ALLENAMENTO DELLA VELOCITA’ FASE SENSIBILE DAI 6 AI 12 ANNI ESECUZIONE DEGLI ESERCIZI A VELOCITA’ MASSIMA ESERCIZI DOVE L’IMPEGNO SIA RIVOLTO ESCLUSIVAMENTE ALLA RAPIDITA’ DEL MOVIMENTO E NON ALLA TECNICA DELLO STESSO, PERCO’ DI FACILE ESECUZIONE (PADRONANZA DEL GESTO) ESERCIZI CHE NON FACCIANO INSORGERE ECCESSIVA STANCHEZZA CHE FAREBBE DIMINUIRE LA VELOCITA’ ESECUTIVA (6-7”)     ESERCIZI SVARIATI PER NON CREARE STEREOTIPI
  • 114. 114 FATTORI STABILI che sembrano essere determinati geneticamente, e che possono non essere influenzati dall’allenamento • Velocità di trasmissione degli impulsi nervosi. • Elevata percentuale di fibre bianche. • Elevato contenuto di substrati energetici immediatamente disponibili, ATP e CP. • Velocità di demolizione di ATP e CP. • Mobilità speciale dei processi nervosi muscolari
  • 115. 115 FATTORI VARIABILI che possono essere influenzati dall’allenamento  Capacità di attivare contemporaneamente il numero più elevato di fibre muscolari.  Elevata capacità di tensione e rilassamento (dei muscoli agonisti e antagonisti).  Adeguato deposito di glicogeno muscolare come substrato energetico.  Allenamento selettivo dei gruppi muscolari.
  • 116. 116 Allenabilità • L’opinione più diffusa è che l’allenamento della rapidità sia limitato da fattori genetici, e perciò tutti concordano nell’affermare che essa è la capacità più difficile da allenare. • Secondo Filin, ad esempio, gli incrementi non superano il 18-20%, e le possibilità concrete di intervento si possono realizzare solo nelle età precoci.
  • 117. 117 Allenabilità • Martin (1982), in accordo con la maggior parte degli autori, colloca la fase sensibile per lo sviluppo della rapidità più o meno tra i 7 e i 13 anni. • E. Hahn e R. Manno hanno evidenziato differenze tra le diverse espressioni della di questa capacità (rapidità di reazione, rapidità di azione, frequenza dei movimenti, velocità di corsa, la resistenza alla velocità).
  • 118. mezzi per incrementare la rapidità: •vari tipi di corsa su brevissime distanze; •giochi di squadra in campi ridotti; •preatletismo (carico naturale) con esercizi eseguiti per 6-8 secondi al massimo dell’intensità e sfruttando la reazione elastica di andata e ritorno del movimento (4-6 serie per ogni esercizio con 2,5-3 minuti di recupero tra le serie); •circuiti specifici; •sport di combattimento in alcune fasi; •serie di lanci di attrezzi leggeri.
  • 119. 119 Gare di corsa a numeri in fila Gare di corsa a numeri in riga Acchiapparsi a staffetta Prendere la preda davanti ad un segnale Giochi
  • 121. 121 MOBILITA’ ARTICOLARE (flessibilità, estensibilità) •Età •Sesso •Temperatura interna •Temperatura esterna •Ora Capacità di compiere gesti con l’impiego della escursione articolare più ampia possibile sia in forma attiva che passiva •Fusi neuromuscolari (riflesso miotatico) •Organi tendinei del Golgi (riflesso inverso da stiramento)
  • 122. 122 MOBILITA’ ARTICOLARE (flessibilità, estensibilità) Allungamento attivo (Stretching) Allungamento passivo Allungamento balistico Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva (P.N.F.)
  • 123. 123 FATTORI ENDOGENI: CAPACITÀ DI DECONTRAZIONE LUNGHEZZA ED ELASTICITÀ DEI LEGAMENTI, MUSCOLI E TENDINI DIPENDONO DA: STATO DI ECCITAZIONE EMOTIVA COORDINAZIONE TRA MUSCOLI AGONISTI ED ANTAGONISTI GRADO DI AFFATICAMENTO LATTATO TEMPERATURA CORPOREA FORZA DEGLI ANTAGONISTI STRUTTURA E TIPO DI ARTICOLAZIONE POSSIBILITÀ MECCANICHE DI MOVIMENTO DIPENDONO DA: STRUTTURA E TIPO DI ARTICOLAZIONE VOLUME MASSE MUSCOLARI ETÀ’ SESSO MOBILITÀMOBILITÀ ARTICOLARE:ARTICOLARE:
  • 124. 124 FATTORI ESOGENI: PERIODO DELLA GIORNATA TEMPERATURA ESTERNA FORZE ESTERNE (COMPAGNO, GRAVITÀ, ECC.) MOBILITÀ ARTICOLARE:MOBILITÀ ARTICOLARE:
  • 125. 125 MOBILITA’ ARTICOLARE (Tarullo, mod. 2004) • Eseguire movimenti fluidi e armonici di elevato valore tecnico ed espressivo • Ristabilire il corretto equilibrio articolare e muscolare • Ridurre il rischio di infortuni derivanti dal carico di allenamento • Prendere coscienza delle proprie possibilità cinetiche e facilitare l’apprendimento motorio • Migliorare le possibilità percettive e le sensibilità dei recettori motori (migliorare le risposte motorie)
  • 126. 126 1 il soggetto solleva la valigia 2 la percezione del carico allunga i muscoli (valigia più pesante del previsto) 3 la reazione dei fusi N.M. consente l’attivazione dei muscoli che si contraggono Azione dei fusi neuromuscolari Pirola, 1998
  • 129. 129 Esempio di applicazione del metodo P.N.F.
  • 130. 130 Stretching dinamico Questo sistema è consigliato in programmi sportivi in cui sono previsti movimenti ad elevata velocità, poiché agisce sull'elasticità di muscoli e tendini.
  • 131. 131 Leggi dello stretching dinamico: -procedere ad un riscaldamento generale (cardiovascolare) e settoriale; - iniziare con slanci lenti e sciolti e gradatamente aumentare l’ampiezza oppure la velocità di esecuzione. -non slanciare in modo incontrollato . - controllare il movimento. - terminare gli slanci quando si manifestano i primi segni di fatica in una diminuzione di ampiezza e velocità. - non allenarsi quando i muscoli sono affaticati, i muscoli stanchi sono meno flessibili, meno veloci e più soggetti a traumi. - per sport altamente tecnici (come ad es. il Taekwon-Do) è necessario prestare particolare attenzione all’allineamento dei segmenti corporei.
  • 132. Leggi dello stretching statico: • Trazione costante senza molleggi da 10 a 30 secondi. • Mai oltre la soglia del dolore. • Riscaldamento generale prima dello stretching. • Abbigliamento comodo. • Ambiente non rumoroso. • Suolo non freddo. • Concentrazione. • Non confrontarsi con altri. • Controllo del respiro. • Alternare l’estensione dei muscoli agonisti con quelli antagonisti. • Programma razionale, meglio se sviluppato da personale qualificato.