Orchestra della Civica diretta da Carlo De Martini
Milano, Auditorium Lattuada, c.so di Porta Vigentina 15/a
ingresso libero fino a esaurimento posti
24 gennaio 2014 ore 20.30
Bach, Hindemith, Čajkovskij
Orchestra di Milano Civica Scuola di Musica
Carlo De Martini, direttore
Info sul sito della Scuola > http://www.fondazionemilano.eu/musica
Orchestra della Civica diretta da Carlo De Martini
Milano, Auditorium Lattuada, c.so di Porta Vigentina 15/a
ingresso libero fino a esaurimento posti
24 gennaio 2014 ore 20.30
Bach, Hindemith, Čajkovskij
Orchestra di Milano Civica Scuola di Musica
Carlo De Martini, direttore
Info sul sito della Scuola > http://www.fondazionemilano.eu/musica
Da dove proviene la lingua italiana, quali sono stati i primi usi nella lingua comune e nella letteratura. Dall'indovinello veronese al placito capuano, fino al Cantico delle Creature di San Francesco.
Visual Identity project designed for SMU (Museal System of Ugento city). The concept is focused on ancient Messapian writing system, the output is a generative font system.
Live demo on:
http://www.ff3300.com/thisismessapia
1. Vocalismo tonico napoletano e vocalismo “siciliano”
ă,ā > /a/; ĕ > /ɛ/; ē, ĭ, ī > /i/; ŏ > /ɔ/; ō,ŭ,ū > /u/, quindi: /a/, /ɛ/, /i/, /ɔ/, /u/.
Vocalismo napoletano (= italo-romanzo) e vocalismo siciliano:
Ă Ā Ĕ Ē Ĭ Ī Ŏ Ō Ŭ Ū
a ɛ e i ɔ o u vocalismo tonico napoletano (eptavocalico, 4 gradi, “fusione di apertura”)
a ɛ i ɔ u vocalismo siciliano (pentavocalico, 3 gradi, “fusione di chiusura”)
«All’interpretazione “arcaizzante” del vocalismo detto “siciliano" infatti, soggiace una visione della
Sicilia, della Calabria e della Puglia romane sostanzialmente non dissimile da quella che è la
situazione medievale e moderna delle tre regioni: le più periferiche, eccettuata la Sardegna, della
penisola, tanto che, per fare un solo esempio, il santuario di S. Maria a Leuca è chiamato,
apoditticamente, de Finibus Terrae […]» (Fanciullo 1984: 140). È probabile che il siciliano antico
avesse un sistema tonico a 7 vocali, come l’it., e che poi lo abbia ridotto a cinque attraverso
l’imitazione del modello greco: it. kandkla ~ gr. /kan'dila/ e sic. /canníla/ < lat. CANDĒLA; it.
bottkga ~ gr. /apo'iki/ e sic. putíka < gr.ant. apothḗkē. «[…] I segmenti che, nel bizantino, erano
occupati esclusivamente da /i/ e, rispettivamente, /u/, nel romanzo italiano meridionale erano
ripartiti fra /i/ ed /e/ e, rispettivamente, fra /o/ ed /u/» (Fanciullo 1996: 141), per cui /i/ bizantina
rende rom. /i/ ed /e/, /u/ bizantina rende rom. /u/ ed /o/ «In effetti, era diacronicamente successo che,
in certi casi di prestito dal greco al latino e quindi al romanzo, a vocale alta del greco tardo e
bizantino era venuta a corrispondere una vocale media tesa del romanzo […]; ma, soprattutto, che
nei prestiti dal latino al greco tardo (donde al bizantino), Ē, equiparata ad , fosse divenuta
foneticamente [i]» (Fanciullo 1996: 19). La chiusura delle /e/ e delle /o/ romanze rispettivamente in
/i/ e in /u/ è iniziata presso i lessemi e i suffissi che il romanzo aveva in comune col bizantino: cf.
per es. rom. [krésta] ~ bizant. [krísta], rom. [fóndu] ~ bizant. [fúndo], rom. [móstu] ~ bizant.
[mústu]. Il processo di chiusura delle medioalte non si diffonde subito e totalmente, cf. alternanze
tipo timugna ~ timogna ‘bica di grano’, anguni ~ angonia ‘angolo’ (Vàrvaro 1981: 215) e cf. nel
Liber Visitationis esempi di Ē > /e/ (DĒBĬTUM > debito, POENĬTĒRE > pentere) e di Ō > /u/
(HŌRAE > hore).