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Maurizio Gusso, Il valore aggiunto della storia. Per un insegnamento integrato di letteratura e storia e un approccio storico-interdisciplinare alle letterature delle migrazioni (marzo 2012)
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Said, Edward W. - Orientalismo. L'immagine europea dell'Oriente [2013].pdffrank0071
Edward Said. Qualunque parte di questa pubblicazione può essere
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1. Il modello di rappresentazione ad albero, normalmente noto col nome tedesco di Stammbaum, adottato in biologia fin da
Haeckel, è stato subito (e, con vari ammodernamenti, resta tuttora) il sistema rappresentazionale preferenziale. Si noti
comunque come già il primo e più famoso degli Stammbaum linguistici, quello disegnato da August Schleicher per
l'indoeuropeo nel 1861 non solo fosse ancora più tempestivo di quello biologico di Haeckel del 1866 (l'Origine della specie
era uscita solo nel 1859!) ma era anche meno "ingenuamente" iconico (niente tronchi, fronde e foglie ...) di quello di
Haeckel, e pertanto, almeno graficamente, più simile alla nostra idea moderna di mero "grafo arborescente orientato“.
2. Wellentheorie: il modello ad onde delle lingue indoeuropee secondo Johannes Schmidt, Die Verwantschaftverhältnisse der
indogermanischen Sprachen, Weimar, Böhlau, 1872: i mutamenti linguistici si propagano ad onde, seguendo ognuno una
propria isoglossa. Questo approccio è conseguente alla raggiunta consapevolezza che le lingue sono sistemi fortemente
composti, difficilmente semplificabili in un rapporto genetico lineare; consapevolezza che è nata soprattutto in base agli studi
sulla costruzione delle lingue creole da parte del grande linguista Hugo Schuchardt (1842-1927) ed alle esperienze della
geografia linguistica di Jules Gilliéron (1854-1926) nata intorno all'atlante linguistico francese.
3. La scoperta di questa parentela segnò l’inizio della disciplina della glottologia indoeuropea, il
cui atto di nascita si suole far coincidere con il celebre discorso sulla cultura indiana di Sir
William Jones nel 1786, quando egli additò all’attenzione degli studiosi le affinità esistenti tra
il sanscrito, da un lato, e il greco e il latino, dall’altro, avanzando l’ipotesi di una fonte comune
da cui sarebbero forse scaturiti anche il gotico, il celtico e il persiano. Merita di esser ricordato
l’elogio del sanscrito che egli fece in quella occasione: “The Sanskrit language, whatever
may be its antiquity, is of wonderful structure, more perfect than the Greek, more
copious than the Latin, and more exquisitely refined that either”.