10 incontri a partire da mercoledì 2 ottobre 2013 a Jesi.
L’Italia si trova ad affrontare una tremenda crisi economica. Nata dal mondo della finanza, essa si è estesa sempre di più fino a contagiare l’economia reale; prova ne sono il numero massiccio di attività commerciali e piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti e, di conseguenza, la percentuale crescente - a giugno 2013 il 12,1% - di popolazione che si trova senza lavoro.
Una serie di articoli sulle politiche di gestione e controllo dei bilanci nazionali nell'ambito dell'Unione Europea, partendo dal Trattato di Maastricht fino ad arrivare al Meccanismo europeo di Stabilità (MES), approfondendo di volta in volta i temi più rilevanti.
In questo primo numero si affronta il Trattato di Maastricht e la sua implementazione attraverso il Patto di Stabilità e Crescita, con approfondimenti sui limiti del 3% di deficit e del 60% debito/PIL
10 incontri a partire da mercoledì 2 ottobre 2013 a Jesi.
L’Italia si trova ad affrontare una tremenda crisi economica. Nata dal mondo della finanza, essa si è estesa sempre di più fino a contagiare l’economia reale; prova ne sono il numero massiccio di attività commerciali e piccole e medie imprese che negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti e, di conseguenza, la percentuale crescente - a giugno 2013 il 12,1% - di popolazione che si trova senza lavoro.
Una serie di articoli sulle politiche di gestione e controllo dei bilanci nazionali nell'ambito dell'Unione Europea, partendo dal Trattato di Maastricht fino ad arrivare al Meccanismo europeo di Stabilità (MES), approfondendo di volta in volta i temi più rilevanti.
In questo primo numero si affronta il Trattato di Maastricht e la sua implementazione attraverso il Patto di Stabilità e Crescita, con approfondimenti sui limiti del 3% di deficit e del 60% debito/PIL
Libertà e giustizia - Scuola di formazione politica Summer School di Reggio Calabria
"Il Mezzogiorno oltre il vincolo della criminalità organizzata - Sviluppo economico politiche pubbliche governance locale"
12-14 settembre 2008
Libertà e giustizia - Scuola di formazione politica Summer School di Reggio Calabria
"Il Mezzogiorno oltre il vincolo della criminalità organizzata - Sviluppo economico politiche pubbliche governance locale"
12-14 settembre 2008
Mia traduzione dell'articolo "Wait and hope" - Un addio britannico all'Unione Europea sarebbe costoso per le banche mondiali. Meglio non preoccuparsi in anticipo - pubblicato nella sezione "Finance and economics" di "The Economist" del 28 maggio 2016.
Una volta tanto siamo d’accordo con il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, quando per l’Europa dice: “No a chi propone vecchie politiche”. Quando promuove, cioè, un totale cambio di linea rispetto all’appiattimento colpevole, negli anni della crisi, delle istituzioni europee in generale, e della Commissione di Barroso in particolare, rispetto a un’Unione a trazione tedesca, che tanti guai ha portato non solo alla moneta unica e all’idea di Europa in sé, ma anche e soprattutto a quei paesi che via via sono stati al centro delle ondate di speculazione finanziaria.
09 verso gli stati uniti d'europa 10 gennaio loredana orlandoSeminari Europalab
Osservatorio Europalab presenta Seminari Verso Europa 2020
Napoli, gennaio 2013
Loredana Orlando - Verso gli Stati Uniti d'Europa? (presentazione)
II CICLO
Speciale Panorama su politica di coesione 2014-2020 (in ITALIANO)Parma Couture
Nr 48. - Inverno 2013 - Politica di coesione 2014-2020 - Cresce lo slancio
EDIZIONE IN LINGUA ITALIANA!
Il tema principale dell’edizione invernale della rivista Panorama è la riforma della politica di coesione 2014-2020 e l’analisi in dettaglio dei cambiamenti che ne derivano per tutte le parti coinvolte. In un’intervista esclusiva, il presidente della Commissione europea Barroso sottolinea in che modo la politica di coesione agevolerà la crescita e l’aumento di posti di lavoro e contribuirà a raggiungere gli obiettivi della strategia Europa 2020.
Anche i nostri lettori hanno dato il proprio contributo al dibattito nella rubrica «Con parole proprie» in cui i rappresentanti degli Stati membri, delle regioni e delle associazioni di tutta Europa hanno condiviso le proprie idee sulla riforma e le speranze per il nuovo periodo di finanziamento.
In altri articoli di questo numero vengono delineati i punti chiave della riforma e le tematiche prioritarie; viene descritto il processo di approvazione del budget dal punto di vista del Parlamento europeo; vengono fornite informazioni su come richiedere gli aiuti e viene presentata un’analisi delle strategie di comunicazione e degli obblighi. La rivista contiene, inoltre, la consueta selezione di notizie e approfondimenti su progetti specifici da tutta l’UE.
1. a cura di Renato Brunetta
i dossierwww.freefoundation.com
LE CONSEGUENZE DI UN’EVENTUALE USCITA
DEL REGNO UNITO DALLA UE
17 maggio 2013
400www.freenewsonline.it
2. 2
INDICE
Il referendum del 2017;
La posizione di Cameron;
Le reazioni degli elettori britannici
Il difficile rapporto con l’Europa:
L’Economia inglese
Una posizione fiscale poco sostenibile
I Legami commerciali con l’Europa
Il ruolo della finanza
Le conseguenze per il Regno Unito
Le conseguenze per l’Unione Europea
Conclusioni
2
3. 3
IL REFERENDUM DEL 2017
In un recente discorso sui rapporti tra Regno Unito e Unione
Europea, il premier britannico David Cameron ha proposto ai
cittadini britannici un referendum, da tenersi entro la fine del 2017,
sulla permanenza all’interno della Ue, nel caso in cui il partito
conservatore dovesse vincere le elezioni nel 2015.
3
4. LA POSIZIONE DI CAMERON
La visione di Cameron sul futuro europeo è precisa: il mercato unico,
e non la moneta unica, deve essere posto al centro del processo
d’integrazione.
L’Europa, secondo Cameron, dovrebbe seguire 5 principi:
Competitività;
Flessibilità;
Maggiori poteri ai parlamenti nazionali;
Responsabilità democratica;
Correttezza.
5. LE REAZIONI DEGLI ELETTORI BRITANNICI
Il sentimento della popolazione britannica è cambiato drasticamente
nelle ultime settimane a favore di una posizione più europeista.
Se il referendum si tenesse oggi, il 40% degli inglesi voterebbe per
la permanenza in Europa e il 34% per uscire. Lo scorso novembre,
invece, la maggioranza (51%) era favorevole all’uscita e solo il
30% alla permanenza.
Le ragioni di questo repentino cambiamento possono essere
individuate nel chiaro supporto alla posizione europeista espressa
dal partito laburista, che in questo momento è in vantaggio nei
sondaggi, e dall’endorsement politico alla permanenza espresso da
Barack Obama.
6. IL DIFFICILE RAPPORTO CON L’EUROPA
Il Regno Unito è il secondo più grande contribuente netto al bilancio
dell’Unione Europea (circa 14 mld di Sterline all’anno).
E’ sempre stato un paese leader nella definizione delle politiche
europee, soprattutto in tema di mercato unico, libero scambio,
cambiamento climatico e aiuti allo sviluppo. Parallelamente a
questo, però, si è sempre contraddistinto per il forte scetticismo
mostrato verso il processo di integrazione.
Senza la sua leadership la UE potrebbe perdere l’opportunità di
rafforzare ulteriormente le politiche di libero scambio di beni e
servizi:
Assieme alla Germania è sempre stato un accanito avversario
delle politiche protezionistiche
7. L’ECONOMIA INGLESE
La performance economica del Regno Unito negli ultimi dieci anni è
stata molto vicina a quella degli altri paesi dell’Unione;
Il tasso di crescita del PIL annuale (1,4% medio) ha superato solo di
poco quello medio dei 27 paesi europei (1,2%);
La crescita della produttività è rimasta quasi invariata per entrambi
(0,3% annuale);
Il tasso d’inflazione è stato in media pari al 2,7% sia nel Regno
Unito che nell’UE27;
Tuttavia, il Regno Unito fa un affidamento maggiore sulla
componente dei consumi rispetto agli altri paesi UE e la frazione di
esportazioni rispetto al PIL è molto più bassa. Anche il tasso di
risparmio nazionale è molto più basso.
8. UNA POSIZIONE FISCALE POCO SOSTENIBILE
Tab.1: Rapporto tra disavanzo primario e debito pubblico (% PIL) negli Stati Uniti, Giappone, Regno
Unito ed euro area
Fonte: Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook
9. L’aggiustamento fiscale compiuto dal Regno Unito nel 2009-2012 è
stato più marcato che negli altri paesi;
Tuttavia, la sua posizione fiscale è una delle più insostenibili
all’interno della UE, il che rende necessarie delle politiche fiscali
restrittive nel prossimo futuro;
Inoltre, l’economia britannica è meno resistente della media europea
agli shocks finanziari, sia a causa dell’elevata dipendenza dal
settore finanziario, sia per l’elevato indebitamento privato. Il grado
di sensitività a variazioni del tasso d’interesse è quindi molto
elevato, esponendo così il paese, ad esempio, a fenomeni di credit
crunch e bolle immobiliari.
UNA POSIZIONE FISCALE POCO SOSTENIBILE
10. I LEGAMI COMMERCIALI CON L’EUROPA
Il Regno Unito è un parter chiave per tutta l’Europa, è un
contribuente negativo netto al commercio UE con il resto del mondo
ed è un importatore netto di beni dalla UE;
L’Unione Europea è la principale destinazione degli investimenti
britannici in attività
Tab.2: Investimenti britannici in attività
Fonte: ONS Pink Book 2012, Crédit Agricole CIB
11. IL RUOLO DELLA FINANZA
La City londinese rappresenta un punto d’entrata al mercato unico
europeo dei servizi finanziari; Il London Stock Exchange è di gran
lunga il mercato finanziario più sviluppato d’Europa;
Il Regno Unito domina inoltre il mercato IPO europeo, con più della
metà di IPO europee effettuate dal 2002 al 2007;
Il mercato britannico del private equity è quello più sviluppato al di
fuori degli Stati Uniti
Circa la metà dei fondi raccolti dalle società inglesi di private
equity sono investite in paesi Europei
12. LE CONSEGUENZE PER IL REGNO UNITO
Per il Regno Unito il mercato europeo vale
Circa la metà del commercio complessivo e degli investimenti
stranieri;
Genera tra le 1.100 e 3.300 sterline annue per cittadino
britannico
Gli otto decimi dei dieci principali mercati d’export sono
nell’Unione Europea
Circa 3,5 milioni di posti di lavoro nel Regno Unito sono legati ai
beni d’esportazione di beni e servizi al mercato europeo
13. LE CONSEGUENZE PER IL REGNO UNITO
Consenso generale: sarebbero disastrose, politicamente ed
economicamente perché
Il Regno Unito perderebbe il suo potere politico d’influenza nel
processo decisionale;
se gli accordi contrattuali con i clienti non fossero assicurati,
vedrebbe aumentare le tariffe sull’export;
l’accesso al mercato dei servizi sarebbe limitato.
14. LE CONSEGUENZE PER L’UNIONE EUROPEA
Sono rappresentate principalmente dal rischio di allentamento dei
legami tra mercati finanziari del Regno Unito ed Unione Europea
attualmente molto significativi
Il Regno Unito conta per il 36% dell’industria finanziaria
all’ingrosso dell’Unione Europea e per il 61% delle esportazioni
nette delle transazioni internazionali in servizi finanziari.
15. LE IMPLICAZIONI PER L’UNIONE BANCARIA
Cameron si è espresso negativamente circa il progetto di unione
bancaria europea posta sotto la supervisione della BCE, che
creerebbe certamente problemi per la Gran Bretagna, siccome tutti
e 17 i paesi membri voteranno in blocco sulle future regole
bancarie. Il rischio è quello di vedersi imposte delle regole
finanziarie dai paesi aderenti all’Euro, che potrebbero creare un
incentivo per le società finanziarie a lasciare la City per insediarsi
nei paesi dell’area Euro.
16. CONCLUSIONI
L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrebbe degli effetti
negativi per entrambe le parti;
Il Regno Unito è un partner economico indispensabile in termini di
commercio, investimenti, difesa militare e servizi finanziari;
Dall’uscita il blocco Settentrionale soffrirebbe una perdita nella
capacità di influenzare le decisioni europee in tema di libero
scambio;
Nonostante l’offensiva del partito conservatore, i sondaggi mostrano
come, anche in caso di vittoria del partito conservatore alle
prossime elezioni, attualmente gli elettori voterebbero per la
permanenza nell’Unione Europea.