La presentazione è stata realizzata da Claudia Ceccarelli, Isabella Garofolo, Giulia Gori, Giorgia Paolucci nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof. Pietro Volpones.
Insieme alle presentazioni, gli studenti hanno realizzato l’ebook “Razionalismo ed empirismo”, reperibile al seguente indirizzo web: http://www.liceovailati.it/doceboKms/index.php?modname=documents&op=documents
Abbiamo avuto il piacere di presentare una delle più brillanti menti del novecento. Dall'analisi della sua esistenza e dei suoi scritti abbiamo potuto ragionare su come certi regimi totalitaristi siano potuti nascere e svilupparsi in europa e nel mondo. L'annientamento della persona in quanto essere pensante è una delle conseguenze dell'insediamento di queste forme di governo e la Arendt non ha avuto mezzi termini per descrivere i periodi del nazi-fascismo come fra i più bui della storia moderna.
La presentazione è stata realizzata da Claudia Ceccarelli, Isabella Garofolo, Giulia Gori, Giorgia Paolucci nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof. Pietro Volpones.
Insieme alle presentazioni, gli studenti hanno realizzato l’ebook “Razionalismo ed empirismo”, reperibile al seguente indirizzo web: http://www.liceovailati.it/doceboKms/index.php?modname=documents&op=documents
Abbiamo avuto il piacere di presentare una delle più brillanti menti del novecento. Dall'analisi della sua esistenza e dei suoi scritti abbiamo potuto ragionare su come certi regimi totalitaristi siano potuti nascere e svilupparsi in europa e nel mondo. L'annientamento della persona in quanto essere pensante è una delle conseguenze dell'insediamento di queste forme di governo e la Arendt non ha avuto mezzi termini per descrivere i periodi del nazi-fascismo come fra i più bui della storia moderna.
presentazione della filosofia di Feuerbach, concetti, biografia, mappe concettuali. Argomenti: L’inversione soggetto/predicato L’essenza di dio e della religione La creazione di dio ad opera dell’uomo struttura dell’alienazione religiosa L’ateismo Critica alla filosofia di Hegel La filosofia dell’avvenire Importanza di Feuerbach
La presentazione è stata realizzata da Emanuele Degli
Esposti, Marco Bernoni, Pierluigi Sensoli, Chiara Viti
nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof.
Pietro Volpones
Liceo Scientifico “ Giovanni Vailati”
A.S. 2010 – 2011
Le slide sono state realizzate da F. De Fenzo, L. Forti, E. Massaroni nell'ambito di un'attività di
webquest coordinata dal Prof. P. Volpones
La presentazione è una libera rielaborazione dei capitoli su Hegel dei testi di Brandolini,
Debernardi, Leggero, Simposio vol 2, Laterza e di Sacchetto, Desideri, Petterlini,
L'esperienza del pensiero vol 4, Loescher.
presentazione della filosofia di Feuerbach, concetti, biografia, mappe concettuali. Argomenti: L’inversione soggetto/predicato L’essenza di dio e della religione La creazione di dio ad opera dell’uomo struttura dell’alienazione religiosa L’ateismo Critica alla filosofia di Hegel La filosofia dell’avvenire Importanza di Feuerbach
La presentazione è stata realizzata da Emanuele Degli
Esposti, Marco Bernoni, Pierluigi Sensoli, Chiara Viti
nell’ambito di un’attività di webquest coordinata dal Prof.
Pietro Volpones
Liceo Scientifico “ Giovanni Vailati”
A.S. 2010 – 2011
Le slide sono state realizzate da F. De Fenzo, L. Forti, E. Massaroni nell'ambito di un'attività di
webquest coordinata dal Prof. P. Volpones
La presentazione è una libera rielaborazione dei capitoli su Hegel dei testi di Brandolini,
Debernardi, Leggero, Simposio vol 2, Laterza e di Sacchetto, Desideri, Petterlini,
L'esperienza del pensiero vol 4, Loescher.
Leibniz e Newton: la disputa sul calcolo infinitesimale, di Pasquale BorrielloPasquale Borriello
http://fb.me/borriello - Pasquale Borriello - Leibniz e Newton: la disputa sul calcolo infinitesimale. Tesi di Laurea Specialistica in Teorie e Tecniche della Conoscenza, Facoltà di Filosofia. Sapienza Università di Roma, febbraio 2009.
Breve explicação das doutrinas metafísicas e física de Leibniz (em outra apresentação foi tratada a doutrina lógica), para a disciplina de Moderna I, em Filosofia, da UFPB, em 2016.
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Paolo Parrini
La scienza come ragione pensante1
Dice Heidegger alla fine del saggio del 1943 dedicato a “La parola di Nietzsche „Dio è
morto‟”: “Il folle [ossia chi proclama la morte di Dio] … è colui che cerca Dio gridando „Dio‟ a
gran voce. Forse un pensante ha realmente gridato qui de profundis? E l‟orecchio del nostro
pensiero? Il grido continuerà a non essere udito finché non si inizierà a pensare. Ma il pensiero
inizierà solo quando avremo esperito che la ragione, glorificata da secoli, è la più accanita
avversaria del pensiero” ([2: vol. 5, p. 267 = p. 246 sg.] = [6, p. 315 sg.]; cfr. [5, p. 245 sg.]).
Compare in queste parole, in maniera particolarmente nitida, una contrapposizione fra
pensiero e ragione che, in vario modo, caratterizza l‟itinerario intellettuale di Heidegger ed acquista
maggiore forza dopo la svolta avvenuta negli anni immediatamente successivi al quinquennio 1927-
1932 - un quinquennio di importanza cruciale in cui si collocano, in rapida successione, la
pubblicazione di Essere e tempo e di Kant e il problema della metafisica (rispettivamente 1927 e
1929), l‟ormai famoso incontro di Davos con Cassirer e Carnap (1929) e l'attacco mosso dallo
stesso Carnap alla filosofia heideggeriana nel saggio Il superamento della metafisica attraverso
l’analisi logica del linguaggio (1932). La contrapposizione vede, da un lato, un pensiero pensante,
che sembra essere appannaggio della filosofia speculativa e, dall‟altro, una ragione che sembra
esaurire l‟attività intellettuale della scienza e della razionalità scientifica, confinate entrambe
nell‟ambito algoritmico o calcolistico delle procedure formali e astratte della logica, della
matematica e delle discipline esatte in generale. È da tale antitesi che maturano le considerazioni
heideggeriane sulla scienza e sulla tecnica esposte nelle lezioni dei primi anni Cinquanta su Che
cosa significa pensare, lezioni nelle quali compare la famosa (e per alcuni famigerata) frase che “la
scienza non pensa” ([2: vol. 8, p. 9] = [7, p. 41]).
È stato osservato che, esprimendo questo giudizio, Heidegger intendeva non tanto criticare la
scienza, quanto piuttosto indicare e circoscrivere l‟ambito in cui essa consapevolmente e
metodicamente si muove. Per il filosofo tedesco, cioè, sarebbe la scienza stessa a porsi il compito di
indagare qualcosa che essa assume come oggetto senza metterlo in questione come tale. La fisica,
per esempio, si occuperebbe a livello ontico della natura di certi enti (o essenti), ma non si porrebbe
la questione ontologica del modo d‟essere che compete a quegli enti e che va loro riconosciuto. La
1 Lectio magistralis tenuta a Firenze il 15 Novembre 2008, nella Sala Gonfalone del Consiglio Regionale della
Toscana, in occasione della consegna del Premio Giulio Preti 2008. Il testo è apparso nel volume Pianeta Galileo
2008, a cura di Alberto Peruzzi, Centro Stampa del Consiglio Regionale della Toscana, Firenze, 2009, pp. 235-242.
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scienza dunque non pensa, perché il compito peculiare del pensiero sarebbe proprio quello di
andare al di là del procedere metodico sia della scienza in generale sia di qualunque disciplina
particolare per portare alla luce e mettere in questione i presupposti, accettati per lo più come ovvi e
scontati, che ne stanno alla base.
Può essere superfluo precisare che chi vi parla, e che ha avuto l‟onore di ricevere il premio
intitolato al suo maestro Giulio Preti, non può che muoversi in un orizzonte di idee assai diverso da
quello heideggeriano. Ma proprio la lezione di Preti invita ad assumere nei confronti del filosofo
Heidegger (e sottolineo la parola “filosofo” per indicare che non intendo parlare dell‟uomo
Heidegger e, tanto meno, del rettore Heidegger!) una posizione più cauta e in qualche modo più
articolata di quella che in genere è stata presa, soprattutto da noi, tanto dai suoi detrattori quanto dai
suoi estimatori. Io credo certamente - come risulterà ch
Con la mente la realtà può essere rappresentata attraverso l’immaginazione, il pensiero stabilisce la possibilità di ergersi al di sopra della materia, di comprenderne la struttura, di modificarla, di assumerne in una certa misura il controllo. Il potere della mente rivela d’altronde un terribile paradosso: quello di usare la realtà per creare e sostituirle un’altra realtà.
Qui comincia il dominio dell’illusione e della polarità, ossia dell’idea che la realtà sia separata in poli opposti e contrastanti.
La realtà non è quella che crediamo di osservare, perché siamo pieni di condizionamenti che derivano dall’uso di sensi estremamente limitati e inoltre la realtà è spesso la proiezione del nostro mondo interiore (Il velo di Maya).
“L’uomo vive simultaneamente in due mondi : quello della materia e il mondo dei simboli. Nel pensare utilizziamo una vasta gamma di sistemi simbolici : linguistici, matematici, figurativi, musicali, rituali. Senza tali sistemi non avremmo né arte né scienza, né legge, né filosofia,e neppure i rudimenti stessi della civiltà : saremmo, in altri termini, animali.
Pertanto i simboli sono indispensabili ma possono essere anche fatali.[…] Anche il miglior libro di cucina non sostituirà mai un pranzo, sia pure l peggiore : la cosa sembra abbastanza ovvia. Eppure in tutte le età gli uomini sono caduti nell’errore di considerare i simboli più reali di ciò che rappresentano.
Presentazione di tesina di maturità.
Titolo: Relativo o Assoluto?
Descrizione: Analisi di varie teorie, delle più disparate discipline, incentrate sul concetto che la realtà è relativa all'osservatore, usate per discutere se questa possa essere la verità o se invece quelle stesse teorie portino ad avere una visione più assolutistica della realtà.
Sono analizzate: la teoria della relatività ristretta e generale, la "critica della ragion pura" di Kant e il relativismo Pirandelliano.
1. Leibniz e la scienza moderna Presentazione di: Ceroni Elisabetta D’Innocenzio Scilla Ferrero Filippo Napodano Marta Perasso Sara Sandri Nicolas Terzago Arianna
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6. “ Ora, questa forza è qualcosa di diverso dalla grandezza, dalla figura e dal movimento; e da ciò si può giudicare che tutto quanto si sa dei corpi non consiste solo nell’estensione, come sostengono i moderni. Questo ci costringe a reintrodurre quelle forme che essi hanno bandito.” Leibniz, “Discorso di Metafisica”, XVIII)
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8. "Ma il concetto di un corpo non divisibile è per Leibniz contraddittorio. La divisione, allora, è infinita; ma il suo risultato non è lo zero, il niente, solo si abbandona il presupposto materialistico e si ammette che i "veri" atomi della realtà non sono realtà materiali, ma quella realtà immateriale che è costituita dalle "forze rappresentative", cioè dalle monadi. La monade è quindi il "limite"della divisione infinita dell'esteso“ (E. Severino, La filosofia moderna)
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26. Cartesio aveva escluso l’esistenza, nell’universo, di fini regolatori, spiegando i fenomeni in un’ottica unicamente meccanicista di causa-effetto e ricercandone, quindi, non la causa finale ma la causa efficiente. Anche Leibniz sostiene che i fenomeni corporei possano essere dedotti meccanicisticamente, secondo le leggi della fisica; tuttavia si rende necessaria, a suo avviso, l’introduzione di una causa finale nel momento in cui ci si interroga sul perché esista questo mondo con queste leggi e non un altro con leggi diverse. Secondo Leibniz, infatti, fin dall’eternità, sono presenti nella mente divina infiniti mondi possibili, ognuno esente da contraddizioni, coerente e, pertanto, potenzialmente realizzabile. Soltanto uno fra questi mondi, però, poteva essere creato, poiché l’esistenza di un universo esclude quella di tutti gli altri (il mondo in cui Alessandro Magno sconfigge Dario esclude il mondo in cui non lo sconfigge). Essendo Dio perfetto e dotato di volontà buona, egli era moralmente "necessitato" a scegliere, tra l’infinità dei mondi possibili, quello migliore, che avesse cioè la maggior ricchezza e varietà di fenomeni e fosse governato dalle leggi più semplici. Dio ha, quindi, scelto il mondo più perfetto possibile. Le leggi fisiche dipendono da cause finali (ottenere gli effetti più vari e più ricchi con i mezzi più semplici) dovute, a loro volta, alla volontà di Dio. " Come se Dio non si proponesse alcuno scopo né alcun bene quando agisce, o come se il bene non fosse l’oggetto della sua volontà", mentre "Dio si propone sempre il meglio e ciò che è più perfetto " (G. W. Leibniz, Discorso di metafisica , cap. XIX).