2. Serie di cambiamenti in funzione del tempo
La vecchiaia o l’invecchiamento si inserisce in un concetto globale di
CICLO DI VITA
dalla maturità alla morte riduzione, indebolimento strutture
organiche e relative funzioni
3. Invecchiamento
INVECCHIAMENTO PRIMARIO
(maturazione o accrescimento)
Cambiamenti legati all’età inevitabili
e generalmente irreversibili che
garantiscono comunque una
sostanziale stabilità del quadro di
personalità
INVECCHIAMENTO
SECONDARIO (senescenza)
Diminuzione quantitativa delle
strutture e progressiva perdita delle
funzioni.
A differenza dell’invecchiamento
primario le modificazioni prodotte
possono essere curate o rallentate
5. La differenza sostanziale tra invecchiamento normale e patologico
è strettamente connessa alla compromissione globale della vita del
soggetto, che può essere dovuta ad una malattia organica e/o
psicologica
“Senectus ipsa morbus” : la vecchiaia è di per sé patolo
Sbagliato!!!
6. Italia: 148 anziani ogni 100 giovani
In Italia i processi demografici, che influenzano l’indice di vecchiaia, sono riconducibili
all’incremento della popolazione in età anziana, alla riduzione di quella in età giovanile,
all’aumento della sopravvivenza e al contenimento della fecondità ben al di sotto del livello
di sostituzione delle generazioni (2,1 figli per donna). In ragione di tali fattori, il rapporto tra
gli anziani e i giovani ha assunto proporzioni notevoli nel nostro paese, raggiungendo, al 1°
gennaio 2015, quota
157,7 %
INDICE DI VECCHIAIA
7. Indice di vecchiaia nei paesi Ue Anno 2014 (valori
percentuali)
Italia: 154,1 %
10. Ecco perché la storia è importante. Quando sarò sola e smarrita, tu me la leggerai - così
come l’ hai raccontata ai ragazzi l’altro giorno, e convinciti che in qualche modo io capirò
che si tratta di noi. E forse, solo forse, riusciremo ad essere ancora uniti. Per favore, non
arrabbiarti con me nei giorni in cui non ti riconoscerò.
SPARKS N. Le pagine della nostra vita. Milano: Sperling & Kupfer, 1996.
11. I numeri della Demenza
•24,3milioni di soggetti colpiti da demenza nel mondo
•4,6milioni di nuovi casi anno, ovvero
1 ogni 7 secondi
•Si calcola che nel 2040 i soggetti colpiti saranno
81.1milioni
Delphi consensus study, Lancet, 2005
In Italia i disturbi cognitivi interessano il 5,3%degli uomini e il 7,2%delle donne dopo
i 65 anni.
ILSA Study, J. Am Geriatr. Soc. 2002
12. Italia, Rocca 1990
Canada, Canadian Study 1994
Spagna, Lobo 1995
USA, Bachman 1992
Olanda, Ott 1995
Giappone, Ogura 1995
0
10
20
30
40
65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 >90
Età (anni)
Prevalenza(%)
Prevalenza di demenza, per classi di età
13. Cos’è la Demenza
Con il termine di Demenza si definisce una sindrome clinica
caratterizzata da perdita dele funzioni cognitive, di entità tale, da
interferire con le usuali attività sociali e lavorative della persona e
da rappresentare un deciso peggioramento rispetto ad un livello
funzionale della persona stessa
Trabucchi M., 2000
14. DEMENZA
Il termine indica:
Un difetto acquisito delle capacità mentali
Il sospetto diagnostico si fonda :
a. Sul confronto con l’efficienza mentale precedente l’esordia della malattia;
b. Sull’osservazione attuale del malato
16. Deficit cognitivi multipli, tra cui necessariamente la compromissione mnesica (di apprendimento o di richiamo),
associata ad almeno uno tra:
a) Afasia (disturbi del linguaggio),
b) Aprassia (incapacità ad eseguire attività motorie, nonostante l’integrità della comprensione e
della motricità),
c) Agnosia (incapacità a riconoscere o identificare oggetti in assenza di deficit sensoriali),
d) Deficit del pensiero astratto e delle capacità di critica (pianificare, organizzare, fare
ragionamenti astratti).
La sintomatologia deve essere tale da interferire significativamente nel lavoro, nelle attività sociali o nelle relazioni con
gli altri, con un peggioramento significativo rispetto al precedente
livello funzionale e non si deve manifestare
esclusivamente in corso di delirium.
Criteri diagnostici secondo il DSM-IV
17. Criteri diagnostici secondo il DSM-V (2013)
Cambiamenti rispetto la versione precedente:
1. Eliminazione del termine demenza;
2. Categorizzazione dei disturbi neurocognitivi in lievi e o maggiori,
3. Uso di modificatori «possibile» o «probabile», il che significa che un
paziente soddisfa tutti i criteri di un disturbo o solo alcuni
18. DISTURBI NEUROCOGNITIVI
(DSM-V)
• DELIRIUM
• DISTURBI NEUROCOGNITIVI MAGGIORI O
LIEVI: Alzheimer, Frontotemporale, Corpi di Lewy, Vascolare, dovuto a un
trauma, a farmaci/sostanze, dovuto ad HIV, a malattie da prioni, a Parkinson, a
un’altra condizione medica o a eziologie multiple
20. PRIMARIE o DEGENERATIVE SECONDARIE
Corticali
Alzheimer (AD)
Demenze fronto-temporali (FTD)
• Demenza vascolare (VAD)
• A disturbi endocrini e metabolici
• A malattie infiammatorie e infettive del SNC
(AIDS, encefaliti e meningiti)
• A stati carenziali (carenza di B 12 e folati)
• A uso di sostanze tossiche
• A processi espansivi intracranici.
Sottocorticali
Parkinson demenza (PD)
Demenza a corpi di Lewy (LBD)
Paralisi sopranucleare progressiva
Degenerazione cortico-basale
Idrocefalo normoteso
Corea di Huntington
Classificazione delle Demenze
21. • compromissione più graduale della memoria e delle altre funzioni
cognitive
• tardiva comparsa di disturbi comportamentali e segni neurologici.
FORME CORTICALI
22. • compromissione della memoria e delle altre
funzioni cognitive
• disturbi del comportamento
• labilità emotiva
• bradipsichismo (rallentamento dei processi
mentali) e lentezza nell’iniziare ed eseguire
movimenti
FORME SOTTOCORTICALI
25. La Malattia di Alzheimer
E’ un processo degenerativo che distrugge le cellule cerebrali in modo lento e progressivo.
La causa non e’ nota.
L’esordio della malattia e’ insidioso e il decorso tipicamente lento e progressivo.
Generalmente il primo sintomo è il disturbo di memoria.
Esistono forme ad esordio precoce (40-65 anni) e tardivo.
La diagnosi in vita è sempre di “probabilità” ed esiste, nelle fasi iniziali, un certo margine di
errore.
La diagnosi di certezza si fa solo esaminando il cervello al microscopio dopo l’autopsia.
26. Fattori di rischio
• Età avanzata.
• Storia familiare:
forme genetiche a trasmissione autosomica dominante in età presenile (legate alla mutazione di un
singolo gene);
forme sporadiche in età senile: una storia di malattia di Alzheimer in un parente di primo grado
aumenta di tre o quattro volte il rischio di sviluppare la malattia (inutile l’analisi genetica, troppo
poco predittiva nella pratica clinica!).
• Sesso femminile.
• Bassa scolarità.
• Traumi cranici nell’anamnesi.
• Fattori di rischio cardiovascolari (ipertensione arteriosa, diabete mellito, ipercolesterolemia)
27. Demenza nella malattia di Alzheimer: Lesioni degenerative
caratteristiche
Dal punto di vista anatomopatologico, si caratterizza come un processo di
progressiva atrofia degenerativa.
Le lesioni caratteristiche sono denominate placche senili e degenerazione
neurofibrillare.
Le placche senili hanno sede extracellulare, coinvolgono i processi neuronali e
sono costituite da un nucleo di -amiloide circondato da detriti cellulari e
processi neuronali degenerati e da reazione microgliale. Si riscontra spesso al
centro di tali formazioni alluminio precipitato, ma non è chiaro se ciò sia il
risultato di artefatti della colorazione dei preparati anatomici.
Le placche sono localizzate prevalentemente nelle zone ricche di terminazioni
colinergiche dell’ippocampo e della corteccia, nonchè nell’amigdala.
28. Storia naturale
Fase iniziale
•Difficoltà nel ricordare eventi
recenti
•Lieve disorientamento temporale
•Difficoltà nel trovare le parole
•Iniziale difficoltà in attività
complesse della vita quotidiana,
nelle relazioni sociali e sul lavoro
•Riduzione di iniziativa, difficoltà
ad affrontare situazioni nuove
•Ansia, depressione
•Assenza di alterazioni motorie
Fase intermedia
•Deficit di memoria moderato-
grave
•Disorientamento spazio-temporale
•Evidente disturbo del linguaggio
(espressione e comprensione)
•Aprassia
•Agnosia
•Sintomi comportamentali
•Necessità di controllo e stimolo
per la cura della propria persona,
dipendenza nelle IADL
Fase avanzata
•Completa perdita delle capacità
cognitive con difficoltà nel
riconoscere volti e luoghi familiari
•Perdita del linguaggio (fino al
mutismo)
•Completa perdita dell’autonomia
nelle ADL
•Incontinenza sfinterica
•Rigidità, disturbi della
deambulazione, crisi epilettiche,
disfagia
•Allettamento in fase terminale
Durata media della malattia: 10 anni
30. Ritmo Circadiano
Turbe sessuali
Turbe alimentari
Aggressività
Verbale e fisica
Opposizione
Dromomania
Disturbi della condotta
sociale e personale
Attività motoria aberrante
Ansia
Allucinazioni
Deliri
Disturbi dispercettivi
Disforia
Tristezza
Irritabilità
Labilità Emotiva
Bassa Autostima
Depressione
Psicosi
Aggressività
Disturbi Neurovegetativi
Comportamenti
specifici
BPSD (Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia)
31. 31
FREQUENZA DELLE ALTERAZIONI
COMPORTAMENTALI NELLE DEMENZE
Irrequietezza 64%
Aggressività fisica e verbale 50%
Manierismi e movimenti ripetitivi 43%
Alterazioni ciclo sonno veglia 39%
Pedinare, spiare 32%
Vagabondaggio 24%
Comportamenti inappropriati 21%
Disturbi dell’appetito 16%
Folstein & Bylsma, 1994
32. Possibili cause dei BPSD
Interpretazione erronea dell’ambiente circostante
Paura riguardo la malattia
Paura legata alla consapevolezza dell’avanzamento della malattia
Modo alternativo di esprimere un disagio o un bisogno fisiologico
33. La malattia di Alzheimer, nel suo procedere, toglie
gradualmente alla persona che ne è colpita, la
capacità di comprendere il mondo circostante e di
comunicare con ciò che la circonda. Permane
invece integra e forte, anche nelle fasi più
avanzate della malattia, quella spinta emotiva e
affettiva che parla attraverso il corpo, il gesto e