2. “Un deficit dell’intelligenza dipendente da un
insufficiente sviluppo o da un rallentamento delle
capacità intellettive per cause prenatali, perinatali e
postnatali di diversissima natura”
DEFINIZIONE
3. Una definizione…
Secondo alcune tra le tante definizioni, l’intelligenza
è un insieme di processi cognitivi, tipici dell’essere
umano, come il ragionamento logico, la capacità di
formulare valutazioni ed autocorrezioni, la capacità
di perseguire uno scopo utilizzando gli strumenti
giusti.
INTELLIGENZA
4. La definizione di Wechsler
Secondo l’autore delle scale di intelligenza più
utilizzate in ambito psicodiagnostico, sia una
competenza generale, multidimensionale e
multideterminata, una capacità globale che in qualche
modo consente all’individuo di predisporsi alla
comprensione del mondo e ad affrontarne le sfide.
Egli ritiene che l’intelligenza sia funzione anche di
fattori diversi da quelli cognitivi e che, quindi, un test di
intelligenza misuri inevitabilmente anche tali fattori
(motivazione, personalità, emotività, ecc.).
INTELLIGENZA
5. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità, nel concetto di ritardo mentale va
considerata, accanto al deficit intellettivo,
l’inadeguatezza del funzionamento adattivo, ovvero
un’incapacità del soggetto a corrispondere agli
standard propri della sua età o della sua cultura in
aree come l’autonomia e la responsabilità sociale, la
comunicazione, le attività della vita quotidiana,
l’indipendenza personale e l’autosufficienza.
W.H.O., 2001
6. Funzionamento intellettivo significativamente
inferiore alla media: un QI di 70 o inferiore ottenuto
ad un test standardizzato di intelligenza *
Concomitanti compromissioni nel funzionamento
adattivo attuale (la capacità del sogg. di adeguarsi
agli standard propri della sua cultura e del suo
ambiente culturale) in almeno 2 delle seguenti aree:
comunicazione, cura della propria persona, vita
familiare, capacità sociali, uso delle risorse della
comunità, autodeterminazione, funzionamento
scolastico, lavoro, tempo libero, sicurezza e salute.
Esordio prima dei 18 anni
DSM IV
7. L’incidenza di questo disturbo non è facilmente
determinabile data la natura molteplice dei quadri clinici
con cui si presenta, tuttavia le statistiche più recenti
mettono in luce che, nel nostro paese, i soggetti con
ritardo mentale rappresentano circa il 2-3% della
popolazione totale
Incidenza
8. Genetici: modificazioni numeriche o strutturali del
corredo genetico
Prenatali: malattie infettive, assunzione di farmaci e
droghe durante la gravidanza
Perinatali: prematurità, postmaturità, insufficienza
placentare e traumi da parto
Postatali: encefaliti, traumi o incidenti vascolari, nel
primo anno di vita
Psicosociali: condizioni ambientali affettivamente e
culturalmente poco stimolanti
I fattori causali
9. Classificazione I
•Ritardo mentale gravissimo (Q.I. inferiore a 20-25).
È presente nel 1-2% dei ritardati mentali. Questi
pazienti hanno una profonda riduzione delle capacità
sensomotorie e un’assenza praticamente totale di
linguaggio. L’autonomia personale non viene
raggiunta e l’adattabilità alla vita relazionale è
pressoché nulla.
•Ritardo mentale grave (Q.I. da 20-25 a 35-40).
Rappresenta il 3-4%. Questi soggetti presentano
funzioni verbali e capacità motorie rudimentali,
manifestazioni comportamentali incontrollate ed
assenza di autonomia personale e sociale.
10. Classificazione II
•Ritardo mentale medio (Q.I. da 35-40 a 50-55).
Interessa il 12% dei soggetti con ritardo. I soggetti
sono in grado di sviluppare un linguaggio
elementare, utilizzato per esprimere bisogni semplici
o realizzare scambi concreti. Lo sviluppo motorio è
soddisfacente. Pur giungendo ad una relativa
autonomia personale, questi soggetti necessitano di
un ambiente protetto sia nel lavoro che nella vita
quotidiana.
11. Classificazione III
•Ritardo mentale lieve (Q.I. da 50-55 a 70). È
presente nell’80% della popolazione di ritardati.
Questi soggetti hanno alterazioni sensoriali e
motorie minime, un linguaggio sufficientemente
sviluppato e una discreta autonomia personale e
sociale, presentano un pensiero aderente alla realtà
ma non sempre raggiungono la capacità di
astrazione.
12. funzionamento intellettivo ai limiti della
norma
Quando il Q.I. si colloca tra 71 e 80 si parla di
funzionamento intellettivo ai limiti della norma o di
pseudo-insufficienza mentale.
Questa condizione patologica è considerata
“relazionale” ed è contraddistinta da un’eziologia
esclusivamente ambientale.
13. Alcuni sintomi
Egocentrismo
Difetti di astrazione e di simbolizzazione
Pensiero concreto, piuttosto che ipotetico-
deduttivo
Modulazione ridotta dell’affettività
Scarso controllo dell’aggressività
Dipendenza o eccessiva opposizione nei rapporti
interpersonali
14. La diagnosi nei bambini
Il DSM IV specifica che in età infantile un giudizio
clinico di funzionamento intellettivo inferiore alla
norma sostituisce la valutazione tramite test di Q.I.
Tale giudizio è generalmente fondato
sull’osservazione di alcune funzioni. A tale riguardo il
gioco costituisce un importante indicatore dello
sviluppo cognitivo.
15. Il gioco
Il gioco può essere considerato un indice di “maturità
cognitiva”.
Esiste una progressione evolutiva universale
dell’attività ludica che normalmente passa dal livello
più semplice dell’attività esplorativa a quello più
complesso rappresentato dall’attività simbolica. Tale
evoluzione riflette lo sviluppo delle abilità cognitive
sottostanti, quali l’attenzione e l’abilità
rappresentazionale.
16. Il gioco
1. Attività unitaria funzionale;
2. Attività combinatoria inappropriata;
3. Attività combinatoria appropriata;
4. Gioco transizionale;
5. Simbolizzazione auto-diretta;
6. Simbolizzazione diretta ad altri;
7. Simbolizzazione sequenziale;
8. Simbolizzazione sostitutiva.
17. ?
1. Come gioca un bambino con ritardo mentale?
2. Che differenze notiamo tra un bambino con s. di
Down, autismo o con sviluppo tipico
3. Come parla un bambino con sindrome di Down
4. Come sembra la relazione adulto-bambino con s.
di Down
19. Quella di Down è una sindrome genetica da
anomalia numerica dei cromosomi autosomici, che
risultano in soprannumero (47) rispetto al normale
cariotipo umano per la presenza di tre cromosomi
21.
DEFINIZIONE
20. La trisomia 21 libera interessa la grande
maggioranza dei casi di sindrome di Down (90-94%) ed
è la conseguenza di un errore nella meiosi
La trisomia 21 da traslocazione in cui il cromosoma
21 in più si presenta attaccato ad un altro cromosoma
La trisomia 21 libera in mosaicismo differisce dalle
precedenti poiché la mutazione cromosomica avviene
quando la fecondazione è già avvenuta. I soggetti hanno
sia cellule normali che cellule con 47 cromosomi e per
questo possano sviluppare quadri clinici di minore
gravità.
3 possibili forme di alterazioni
cromosomiche
21. In Italia la sindrome di Down colpisce circa un
bambino ogni 600 con prevalenza nei maschi e tale
incidenza sembra essere la stessa anche negli altri
paesi, indipendentemente dall’etnia o dal livello
socioeconomico.
Incidenza
22. L’età materna rappresenta il fattore più
ampiamente accertato. A partire dai 30 anni di età
l’incidenza aumenta vertiginosamente passando da
1:909 a 1:28 nelle donne con più di 40 anni.ù
L’età paterna rappresenta un fattore di rischio di
minore rilevanza
Non c’è accordo sul ruolo di fattori ambientali
Nel mosaicismo i genitori possano “trasmettere”
ai figli questa mutazione che è già presente nel loro
corredo genetico ma risulta bilanciata e per questo
non si manifesta.
Fattori di rischio
23. Questo materiale genetico addizionale altera il corso
dello sviluppo somatico dell’individuo determinando
diversi deficit di tipo somatico/medico
Inoltre determina anche conseguenze sul sistema
nervoso che condizionano la soglia di reattività agli
stimoli, i processi di elaborazione dell’informazione e
la regolazione delle emozioni.
Caratteristiche
24. -ipertelorismo, ovvero l’eccessiva distanza tra gli
occhi le rime palpebrali oblique (“occhi a mandorla”)
-facies rotondeggiante, collo basso e largo
macroglossia
-le mani strette e corte;
-cassa toracica corta con addome prominente;
-tono muscolare generale ridotto che non impedisce
di raggiungere il controllo del capo e delle varie
posture, ma può avere conseguenze su respirazione,
deglutizione e fonazione
Sintomi somatici
25. - il ritardo mentale inteso come deficit delle funzioni
cognitive associato a difficoltà di adattamento
all’ambiente
- Il grado di ritardo risulta variabile, secondo alcune
stime è prevalentemente lieve
- essi rimangono fermi alle soglie del pensiero
formale.
-non raggiungono la padronanza del
ragionamento ipotetico-deduttivo, mostrando
difficoltà di astrazione ed un pensiero
fondamentalmente concreto.
Sintomi psichici
26. la natura genetica di tale patologia determina un
quadro di deficit cognitivo che è omogeneo e già
definito alla nascita, favorendo così la possibilità di
efficaci strategie di “compenso” .
le alterazioni a carico dei circuiti neurali non hanno
carattere distruttivo ma comportano semplicemente
un rallentamento dei processi di trasmissione.
Specificità del quadro clinico
27. Il particolare tipo di danno insieme con alcuni aspetti
tipici della relazione interpersonale adulto-bambino
garantiscono a questi soggetti un migliore
funzionamento sul piano cognitivo ed un migliore
adattamento alla realtà rispetto ad altri ritardati mentali.
Specificità del quadro clinico
28. Alcune caratteristiche somatiche del bambino Down
favoriscono l’istaurarsi di un soddisfacente rapporto
con la madre.
A esempio l’ipotonia fa sì che si lasci tenere in
braccio con un atteggiamento fiducioso e tranquillo
che gratifica la madre.
Relazione adulto-bambino
29. Il fatto di essere bambini calmi, passivi e propensi al
contatto fisico genera un’esperienza piacevole per le
madri che si traduce nella abituale richiesta affettiva
del Down, il quale continua a manifestare piacere
nella relazione duale anche in fasi successive dello
sviluppo.
È dunque possibile l’instaurarsi di quella reciprocità
relazionale con la figura materna che normalmente
assolve l’irrinunciabile funzione di supporto emotivo
per lo sviluppo cognitivo del bambino.
Relazione adulto-bambino
30. Mostrano una buona capacità comunicativa
Tuttavia presentano un ritardo significativo nello
sviluppo delle abilità linguistiche.
Il vocabolario si forma più lentamente rispetto agli altri
bambini ma cresce progressivamente fino
all’adolescenza.
il deficit linguistico principale è relativo alla abilità
morfosintattiche (conoscenza e utilizzo delle strutture
grammaticali).
Linguaggio
31. La produzione verbale è più compromessa rispetto
alla comprensione, che invece rientra spesso nella
norma.
Il ritardo linguistico dei soggetti con sindrome di
Down non dipende esclusivamente dal più generale
ritardo mentale ma possiede caratteristiche specifiche.
Le loro competenze linguistiche risultano inferiori, a
parità di livello intellettivo, sia rispetto a quelle di
bambini con sviluppo normale sia rispetto a quelle di
bambini con ritardo mentale di altra natura.
Linguaggio
32. Grado variabile di ritardo motorio riconducibile a:
-condizioni fisiche quali ipotonia, lassismo dei
legamenti e problemi medici di diversa natura
-ritardo mentale che comporta una difficoltà
nella pianificazione delle sequenze motorie.
Manifestano difficoltà prassiche, dell’equilibrio
dinamico e della coordinazione, nonché disturbi dello
schema corporeo.
Ritardo motorio
33. •Iperprotezione: vuol dire impedire che il bambino
faccia le sue esperienze in modo originale per paura
che lui non sia dotato per reggere l’urto con la realtà.
L’iperprotezione si traduce concretamente in
scarse esigenze, scarse richieste e scarsa
fiducia
•Scarsa innovazione nella stimolazione: i soggetti
Down hanno bisogno di continue innovazioni e
stimolazioni altrimenti si demotivano
I comportamenti erronei di tipo
educativo