1. LA SCUOLA POETICA
SICILIANA (1230-1266)
Lezione di Lingua e Letteratura italiana – Dott. Zenoni
Modulo: La letteratura delle origini
2. A L L ’ I N I Z I O D E L X I I I , I N S I C I L I A , L A C O R T E D I F E D E R I C O I I D I
S V E V I A , N I P O T E D I F E D E R I C O B A R B A R O S S A , È U N C E N T R O
C U L T U R A L E D I E C C E Z I O N A L E A P E R T U R A .
1 . Il matrimonio, avvenuto tra l’imperatore Enrico
VI e Costanza d’Altavilla, erede del regno
normanno, aveva di fatto posto la Sicilia sotto
il controllo dell’impero. Federico II, figlio di
Enrico e Costanza poteva dedicarsi alla
riorganizzazione amministrativa del regno.
2. È in questo ambito che fiorì il primo movimento
unitario della nostra storia letteraria: la
cosiddetta Scuola poetica siciliana.
IL SUD D’ITALIA
3. FEDERICO II
Unisce in sé il titolo di Imperatore del Sacro Romano
Impero e la Corona di Re di Italia, ereditati dal padre
Enrico, figlio di Federico I il Barbarossa, e la corona del
Regno Normanno di Sicilia, di cui era erede la madre,
Costanza d’Altavilla.
Fonda uno stato moderno fortemente accentrato
amministrato da giuristi in cui il Parlamento non ha
facoltà deliberativa
Conduce una vera e propria battaglia per l’egemonia
ghibellina e laica, che si chiuderà con la battaglia di
Benevento, quando il figlio Manfredi verrà sconfitto da
Carlo d’Angiò
Promuove una cultura che abbia una funzione politica
4. LE LINGUE NELLA MAGNA CURIA
1. Latino: le Epistole del segretario del re, Pier delle Vigne, il
poema sui bagni di Pozzuoli di Pietro da Eboli (De balneis
puteolanis), il trattato sulla falconeria dello stesso Federico II (De
arte venandi cum avibus);
2. Arabo: mantiene un suo ruolo come lingua settoriale, tecnico-
scientifica, a corte inoltre erano presenti Michele Scoto,
astrologo che traduce i commenti ad Aristotele di Avicenna e
Averroè, e Teodoro di Antiochia, che tradusse per l’imperatore
un trattato arabo di falconeria, fonte per il suo trattato;
3. Greco: mantenimento della lingua greca soprattutto come
strumento del culto e della liturgia;
4. Tedesco: per la presenza dei Minnesänger, trovatori tedeschi,
legati al padre di Federico II, Enrico VI, anch’egli rimatore.
5. FEDERICO II e LA CULTURA
Dà impulso alla Scuola Retorica di Capua e a quella Medica di
Salerno (Gli studi di medicina di Galeno, medico e filosofo greco del
II sec. d.C., studiati dagli arabi, furono da loro trasmessi alla cultura
europea che li tradusse in latino e giunsero così anche in Italia, dove
la tradizione degli studi medici si era consolidata soprattutto a
Salerno, sede di una famosa scuola di Medicina).
Fonda l’Università di Napoli (1224), l’Università Federico II, che
contrasta fortemente l’Università di Bologna per quanto riguarda il
Diritto.
Si interessa allo studio delle discipline filosofiche e promuove lo
studio del Latino
Scrive un trattato di falconeria in Latino (De arte venandi cum
avibus) e alcune rime
Apre la Magna Curia agli influssi di civiltà diverse: franco
normanna, germanica, ebraica, greco-bizantina, araba
cosmopolitismo
6. Si sviluppa tra il 1230-1250: secondo Dante, “tutto quanto gli Italiani
compongono in poesia è detto Siciliano”
In Sicilia sorgono
imitatori della poesia
trobadorica, che, però,
non utilizzano la lingua
d’ oc, bensì il loro
volgare.
La SCUOLA POETICA SICILIANA
7. RIMATORI (funzionari della magna curia)
Il sovrano stesso e giovani
appartenenti a famiglie
nobili
Giuristi notai funzionari e
giullari che erano a corte
attratti dalla fama e dalla
liberalità di Federico II
Quasi tutti hanno compiuto
studi di diritto e ars
dictandi presso le
Università
APPARTENGONO
all’ARISTOCRAZIA
NON GODONO di
AUTONOMIA
PROFESSIONALE
È LORO INTERESSE
MOSTRARSI DEGNI
di PARTECIPARE alla
VITA di CORTE
8. I POETI: alcuni nomi
Iacopo da Lentini: è il caposcuola, inventore del sonetto
Pier delle Vigne: cancelliere di Federico II, morto suicida (Dante,
Inferno XIII) > poeta maestro nell’uso delle figure retoriche e modello
dell’ars dictaminis, cioè della scrittura di lettere ufficiali.
Guido delle Colonne: le cinque canzoni di Guido rappresentano una
meditazione sulle conseguenze dell’esperienza amorosa per
l’innamorato. Il suo stile è chiuso, difficile ed egli rappresenta
la linea aulica, secondo Dante, della Scuola poetica Siciliana.
È anche autore di un opera in latino sulle vicende di Troia (Storia della
distruzione di Troia).
Giacomino Pugliese
Stefano Protonotaro
Rinaldo D’Aquino
Giacomino Pugliese Fanno parte della linea “popolareggiante” e
scrivono per lo più canzonette
Cielo d’Alcamo
9. LO STATUTO DEI POETI
I poeti della scuola siciliana erano strettamente legati ai
reggitori dello Stato, all’imperatore, ai figli, ai ministri.
È in questo ambiente che nasce la figura del poeta-
giurista, che tanta importanza avrà nella letteratura dei
primi secoli. Il poeta dunque si dedica alla poesia solo
per diletto (è un dilettante).
Inoltre il poeta siciliano, a differenza di quello
provenzale, non è anche musicista: egli non compone
melodie e le sue poesie non sono accompagnate né dalla
musica né destinate alla recitazione o al canto, solo alla
lettura. Avviene il cosiddetto “divorzio” tra
musica e poesia.
10. SCUOLA POETICA
Il termine Scuola rimanda ad una comunanza di temi e di
stile
Siciliana : la definizione di “scuola siciliana” è impropria e
indica non tanto la provenienza geografica o la lingua usata,
quanto l’appartenenza alla Magna Curia che aveva come base
Palermo, la capitale del regno, ma si caratterizzava per la sua
estrema mobilità: la corte di Federico II era itinerante,
mobile, plurilingue!
Caposcuola: Iacopo da Lentini, il Notaio (verrà così chiamato
“il Notaro” da Dante nel Purgatorio).
I siciliani operano una originale rielaborazione del modello
provenzale
Tale originalità si riconosce nella tendenza a recidere qualsiasi
legame con le occasioni contingenti, soprattutto nella
trattazione del tema amoroso.
11. Caratteri della lirica siciliana
Attività aristocratica, passatempo elegante
Consapevole convenzionalismo (temi e modelli
ricalcano quelli francesi, ma in una realtà non
feudale)
Poesia è ragionare d’amore, espressione di raffinato
sentire
Il discorso lirico è aulico, sottilmente intellettuale
Pur avendo un carattere fortemente convenzionale, è
capace di mostrare uno spessore psicologico nuovo
nell’indagine della fenomenologia amorosa
12. LA LINGUA e LE STRUTTURE
Si tratta di un volgare siciliano depurato, estremamente raffinato ed
influenzato dal periodare latino (anche se i testi dei Siciliani sono
giunti a noi COPIATI DAI TOSCANI e con una veste linguistica
toscanizzata).
Nel Medioevo infatti copiare un testo non significava riprodurlo
fedelmente, ma riscriverlo o modificarlo. Infatti, tutti i copisti
antichi, in misura maggiore o minore, intervenivano sostituendo
tratti tipici del proprio dialetto alla lingua del testo. In questo modo,
per esempio, in un testo proveniente dalla Sicilia copiato in
Toscana, il copista cancellava o attenuava i tratti più tipicamente
siciliani (amuri diventava amore).
Dante lo definisce un “volgare illustre”, adoperato con intenzione
non dialettale, ma letterariamente nobilitato; nel De vulgari
eloquentia elogia Federico II e il figlio Manfredi di Puglia, indicati
come grandi promotori di cultura.
13. La lingua e le Strutture
Il lessico è elevato, generalmente depurato da connotazioni
dialettali e ricco di latinismi e provenzalismi
La rima, che nell’originale era presente, viene persa nella
trascrizione toscana (rima imperfetta)
Le strutture compositive sono:
La CANZONE – genere alto per eccellenza, alternanza di
endecasillabi e settenari, uso della coblas capfinidas
La CANZONETTA realtà più quotidiana – spesso contiene parti
dialogiche
Il SONETTO – creato dai siciliani – discussione dottrinale
(natura dell’amore) descrizione della fenomenologia d’amore
14. I TEMI
Mentre la Lirica provenzale
sviluppa il tema amoroso e quello
politico-militare, la Scuola poetica
siciliana accoglie come unico
argomento l’ AMORE
16. LA DONNA DEI PROVENZALI
È un essere terreno nonostante la superiorità nei
confronti dell’amante
La sua posizione sociale la rende irraggiungibile
È designata attraverso il senhal
L’amore nei suoi confronti assume la valenza di un
“servizio dovuto”, un amore che ingentilisce, anche se
non scevro da aspetti materiali
Spesso infligge prove dure e crudeli al proprio amante
Tali caratteristiche rivelano una concezione aristocratica
dell’amore, fondata sui valori di dedizione, fedeltà,
abnegazione, disinteresse, gli stessi principi su cui si
fonda il legame di vassallaggio.
17. LA DONNA DEI SICILIANI
Ha perso buona parte della sua “fisicità”
Subisce un processo di rarefazione e stilizzazione (cui contribuisce
anche l’ estraneità di questo modello rispetto al contesto in cui
viene inserito)
Attenuazione della simbologia vassallatica
È un essere superiore a tutti gli altri
Lontana e crudele, spesso è indifferente alla sofferenza del poeta
innamorato
Le sue qualità sono spesso definite in modo generico:
Bella (bionda testa, claro viso, bionda più ch ’auro fino)
Dotata di saviezza e intendimento cioè di finezza di educazione e di costume
Cortese – capace di nobile amore, paragonata alla rosa profumata o a una stella
luminosa
18. FUNZIONE della POESIA
Per i poeti siciliani la poesia è ricerca di
bellezza, evasione dalla realtà e segno di
appartenenza ad una ristretta cerchia
l’amore è un puro gioco aristocratico e
raffinato
19. LA POESIA SICILIANA e LA POLITICA
Nella produzione dell’Italia del Nord in lingua d’Oc,
l’argomento politico è in primo piano (vedi Sordello da Goito).
Nelle città del Nord improntate alle libertà comunali, gli
scontri fra i partiti sono una realtà quotidiana.
Diversa è la realtà delle corti: il potere del sovrano
impone una diversa dinamica.
Mancano i riferimenti alla vita politica che aveva
caratterizzato una parte della produzione provenzale (vedi il
sirventese, genere poetico legato alla cronaca e agli
avvenimenti storico-militari): la poesia siciliana è insomma
più astratta e rarefatta di quella provenzale, più lontana dalla
concretezza delle situazioni reali e della cronaca. L’accento
cade più che sulla donna, sull’amore in quanto tale, sulla
fenomenologia dell’amore, l’amore come malattia.
20. PROVENZALI E SICILIANI
Poesia provenzale Poesia siciliana
Nasce nelle corti dei grandi aristocratici feudali.
Il tema centrale è l’amore per la donna, ma non
sono escluse implicazioni sociali e politiche.
La poesia è eseguita (spesso anche composta) da
cantori professionisti, realizzata per
l’intrattenimento della corte.
La donna è idealizzata e presentata, secondo lo
schema feudale, come la “signora” del poeta.
Composta in lingua d’oc.
Nasce alla corte imperiale di Federico II.
Il tema centrale è soltanto l’amore, senza
riferimenti sociali e politici.
L’attività poetica è concepita come svago da
parte di autori non professionisti.
La donna è idealizzata, ma sono meno pronunciati
i riferimenti alla realtà feudale.
Utilizza come lingua il siciliano “illustre”,
arrivato a noi attraverso la “toscanizzazione”
dei copisti toscani.