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L’espansione dell’italiano in
direzione europea
Novità e influenze lessicali e sintattiche
nell’epoca delle rivoluzioni
Già nel Seicento c’erano stati i segnali di una crisi della tradizione
linguistico-letteraria fondata sulla norma tosco-fiorentina
trecentesca, ma dall’età dell’Arcadia (l’accademia letteraria romana
fondata nel 1690), e poi più decisamente in epoca illuminista, si
fanno strada atteggiamenti innovatori che contrastano l’idea di
lingua come fatto prevalentemente artistico e letterario.
Idee linguistiche
Furono i letterati del Caffè (il periodico italiano, pubblicato dal giugno 1764 al
maggio 1766) ad esprimere le posizioni più radicali contro la norma tradizionale.
Essi erano ispirati al razionalismo che esaltava gli aspetti logici e comunicativi
del linguaggio (lo «scrivere per essere intesi»), e ne svalutava gli aspetti
retorico-letterari, richiedendo alla lingua di essere «piegata» alle nuove idee e
«resa versatile e maneggevole a ben dipingere e rappresentare tutti i diversi
oggetti» (Pietro Verri).
I nuovi modelli culturali e linguistici sono i pensatori inglesi e francesi, e gli
autori contemporanei in cui si identificava l’ideale illuministico del filosofo
rispetto al letterato, «un Addison, un Hume, un Swift, un Montequieu» in
opposizione «ai Boccacci, ai Fiorenzuola, ai Casa, ai Bembi».
Il Caffè
L’esperienza del Caffè rappresenta il momento di più aperta frattura teorica con
la tradizione linguistica rappresentata dall’Accademia della Crusca.
Contro quest’ultima Alessandro Verri esprime sul Caffè la polemica Rinunzia
(Rinunzia avanti notaio degli autori del presente foglio periodico ai Vocabolario
della Crusca, del 1764), reclamando assoluta libertà grammaticale e lessicale in
nome della ragione contro il pedantismo, delle cose contro le parole.
Tuttavia, con la diffusione anche in Italia delle teorie filosofiche sensiste, che
esaltavano i valori artistici, affettivi, immaginativi del linguaggio, si recupera il
Il Caffè
genio retorico della lingua, cioè i suoi
aspetti espressivi, inseparabili dal genio
grammaticale, cioè i caratteri linguistici
del sistema.
A questi principi è ispirato il fondamentale Saggio sopra la
lingua italiana (1785) del padovano Melchiorre Cesarotti (poi
ripubblicato come Saggio sulla filosofia delle Lingue applicato
alla Lingua italiana nel 18oo): un’opera complessa e articolata,
dominata da una forte sensibilità per l’evoluzione linguistica e
dalla richiesta di rinnovamento lessicale e lessicografico.
Melchiorre Cesarotti
Cesarotti ammette la libertà espressiva degli scrittori e legittima l'innovazione
del lessico, legato al “genio retorico” della lingua, indicandone le “fonti” e
stabilendone però con precisione le regole: “l’analogia”, cioè la formazione di
parole nuove; i dialetti; le lingue straniere; le discipline tecniche e scientifiche,
attraverso traslati o metafore, come elettrizzare, che era passato dall’ambito
scientifico all’uso comune («si elettrizzano gli spiriti»).
Veniva quindi legittimato, in modo regolato, l’ingresso di stranierismi, e
in particolare dei francesismi, avvertiti non come un imbarbarimento
della lingua e neppure come semplice “gallomania” (nel senso di
“ammirazione esagerata per tutto ciò che è francese”), ma come
necessari al processo di modernizzazione culturale e linguistico
dell’italiano, e di apertura alla lingua che «al presente sembra aver
fissato il gusto dell’Europa».
Cesarotti sintetizza i caratteri del francesismo di età illuminista,
considerando inseparabili in Italia «le scienze, lo spirito filosofico e il
francesismo».
Melchiorre Cesarotti
La penetrazione dei francesismi che caratterizzò il rinnovamento settecentesco
dell’italiano, avvenne in tre fasi:
• Prima fase: dalla seconda metà del Seicento e ai primi del Settecento vi fu
l’affermazione di tutto ciò che veniva dalla Francia e il processo europeo di
“egemonia” del francese come lingua di cultura universale.
• Seconda fase: il rinnovamento culturale dell’epoca illuminista, in cui i libri e
la cultura francese caratterizzano il rinnovamento ideologico e linguistico, nei
suoi aspetti di ampia divulgazione. Il francesismo filosofico, politico,
economico fonda le novità di portata europea dell’italiano settecentesco.
• Terza fase: le radicali trasformazioni politiche, sociali e culturali dell’età
rivoluzionaria e poi napoleonica, quando l’influsso francese trova nuovi
supporti.
Diffusione e usi del francese
La penetrazione del francese avveniva in settori attinenti alla vita pratica, come
l’abbigliamento (dalla toilette/toletta, al fisciù, al mantò...), la cucina (dal ragù,
all’antremé, alla pasticceria...), l’arredamento di case e giardini (ammobiliare,
rondò, gazzone).
L’impiego del francese era favorito dalla generale scarsa competenza
dell’italiano parlato, e dalla scarsa flessibilità dell’italiano agli usi scritti.
L’espansione del francese, oltre che in Piemonte, dove è più forte anche per
ragioni geografiche, è particolarmente vistosa in alcuni centri, tra cui Venezia, da
sempre all'avanguardia dell'editoria e ora centro di traduzione e di smercio di
libri francesi; Milano, in cui ha grande sviluppo la cultura illuministica e nelle
classi colte domina il bilinguismo dialetto-francese, che si prolungherà ancora
nell’Ottocento; Parma, per la presenza di una corte francese; Roma e la Toscana,
interessate da rapporti d’arte, di cultura e di commerci con la Francia.
La “gallomania”
La prima ondata francesizzante, la “gallomania” che riguardava i costumi, lo stile
di vita e il modo stesso di esprimersi, è notata in una significativa lettera (1722)
dallo scienziato padovano Antonio Vallisneri:
Si è così attaccata la scabbia Francese all’Italiana semplicità, che vogliono molti
non solamente vestire, mangiare, addobbar le camere, ornar le Case, formar i
giardini e le Ville alla francese, ma usar tutti i loro costumi, e con la loro lingua
parlare, e scrivere, non sapendo, che balbettare, e scarabocchiar nella nostra.
Nel corso del Settecento il francese è frequentemente usato nella
comunicazione letteraria e scientifica, negli scritti privati (lettere e diari) e nel
parlato anche familiare delle classi nobili e borghesi. Per esempio Teresina Verri,
figlia di Pietro, in una lettera del 1779 al fratello Alessandro, spiega…
Ella con me correntemente parla il francese, né mai altra lingua. Colla sua
tedesca [la governante] parla il tedesco e cogli altri parla il milanese.
La “gallomania”
Il francese riveste, a differenza dell’italiano, anzitutto il ruolo di lingua viva,
dell’oralità e della conversazione, di “linguaggio” - secondo la terminologia di
Goldoni - come il dialetto; e spesso la scrittura rivela, attraverso errori e grafie
fonetiche (cioè influenzate dalla pronuncia), una competenza soprattutto orale.
Negli epistolari, nelle annotazioni private, nelle traduzioni, nei giornali e nelle
gazzette, il diffuso bilinguismo promuove interferenze lessicali e sintattiche
vistose. I «romanzi e storie galanti bestialmente tradotte dal francese», come si
lamentava il Baretti nella Frusta Letteraria, sono un genere fortunatissimo e di
larga diffusione; le traduzioni immettono in circolazione traslati francesizzanti
come una creatura... che ti adora, una festa così brillante; calchi strutturali come
a misura che cresceva, hanno motivo di spaventarsi, avrei occasione di
arricordarmi, essere sul punto di comparire, non vi date pena di questo:
espressioni che entreranno a far parte integrante dell’italiano.
Usi del francese
Anche la lingua dei giornali e delle gazzette è veicolo di interferenze tra le due
lingue. Nelle gazzette la corrispondenza dall’estero è spesso adattata
sommariamente all’italiano, si possono trovare francesismi come articolo di
lusso, caratterizzare, mettere a giorno; e sintattici come avanti di permettere,
vengo di scrivere, è gran tempo che, era per arrendersi, le nazioni le più potenti,
ecc.
Usi del francese
Ma accanto a queste interferenze, indotte quasi automaticamente e
passivamente dalla fretta del redattore, sostanziose novità lessicali di stampo
europeo entrano nelle gazzette coi resoconti di nuove scoperte scientifiche e di
invenzioni rivolte alla pubblica utilità; e ancora di più nei “fogli periodici”, nei
giornali come il milanese Il Caffè, con le «novelle [cioè le nuove notizie] che ci
rendono quasi concittadini di tutta l'Europa», come osservava Beccaria.
Nelle gazzette milanesi si parla per esempio del ventilatore («il miglior mezzo per
cambiar l'aria ne' siri chiusi», 1769), o dello scafandro, un composto di origine
francese ma formato con elementi greci (un franco-grecismo) il cui significato è
spiegato ai lettori con una glossa: «Ossia barca dell’uomo», e ricorrono
nomenclature ancora in formazione come quella dell’economia politica e del
commercio: per esempio, si parla di importazione del caffè, ma anche di
introduzione, di esportazione della seta cruda, ma anche del portar fuori ecc.
Influssi lessicali
In generale si può osservare nella stampa settecentesca l’avvio dell’europeismo
linguistico di base francese e inglese (ma mediato spesso da francese) che si
riscontra anche nell’aspetto morfo-lessicale dell’italiano settecentesco.
Nel Caffè, ad esempio, sono rari i prestiti “di lusso” come flaccone (i puristi
ottocenteschi suggeriranno boccetta, boccettina, bottiglina), e invece è fitta la
rete di voci importanti nella storia spirituale del secolo, come sensibilità,
entusiasmo, fanatismo, analizzare, pregiudizi, progresso ecc.
Il francesismo ha connotati analoghi nel capolavoro dell’illuminismo italiano, il
Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, dove ricorrono voci che testimoniano
un’epoca e una scuola di pensiero, come contratto sociale, spirito della legge,
stato di natura… e ancor di più nelle Osservazioni sulla tortura (1770-77) di
Pietro Verri, che pure affronta il problema dell’amministrazione della giustizia:
fanatismo, legame sociale, uomo ragionevole, amore della umanità ecc.
Influssi lessicali
In età rivoluzionaria il nuovo linguaggio politico europeo è di stampo francese.
Molti termini vengono rinnovati anche dal punto di vista semantico e spesso resi
tecnici:
• parole-testimone come cittadino, democrazia, uguaglianza, libertà, tirannia,
massa, patriota;
• altre che si tecnicizzano in senso burocratico-amministrativo, come
aggiornare (le sessioni), appoggiare (la mozione), organizzare;
• aumentano i calchi come mozione, latinismo politico, attivare, rivoluzionare,
corporazione, costituente ecc.
Il Giornale delle nuove mode di Francia e d'Inghilterra, stampato a Milano tra il
1788 e il 1794, sancisce la fortuna della terminologia settoriale della moda
rivoluzionaria: abiti alla ghigliottina, pouf di linon per cappello, ecc.
Influssi lessicali
Un aspetto rilevante è dato dall’impatto di una larga fetta di francesismi, almeno
a livello di competenza passiva, sulle masse destinatarie dell’intensa opera di
propaganda (propagande è attestato in Francia nel 1792 e in Italia nel 1797) e di
divulgazione attraverso il teatro, i catechismi repubblicani, i giornali, gli opuscoli
“istruttivi” destinati alla lettura in comune.
ln età napoleonica si consolidano molti francesismi della vita pratica e
intellettuale, e soprattutto attraverso i giornali si diffondono voci che si
stabilizzeranno nel lessico amministrativo e politico, come atto di nascita, stato
civile, scuola secondaria, sistema decimale, sessione parlamentare, scissione,
prefetto ecc.
Influssi lessicali
I successivi repertori puristici (elenchi di neologismi e forestierismi con le
loro sostituzioni italiane), che proliferano numerosi per tutto l’Ottocento,
ci danno un’idea dell’ampiezza e della durata del fenomeno. Proprio i
lessici puristici, che hanno come bersaglio preferito il francesismo (anzi lo
“sconcio” francesismo), spesso sanzionano un uso ormai saldamente
radicato.
I repertori puristici
Così, per esempio, il siciliano Vincenzo Nicotra, che nel suo Il gallicismo in Italia
lo condannava come «il più dannoso degli abusi» che:
«non la risparmia né a sesso, né ad età, né a condizione, né a luogo [...]. Esso
contamina fin da’ primi balbettamenti l’innocente labbro del bambino con Papà
e Mamà, vizia la spensierata fanciullezza nel far mandare in aria il Cervo volante;
va nelle Scuole primarie; sale in quelle Secondarie; entra nelle scuole di
Contabilità, saluta il Corpo insegnante, e così grado a grado tocca tutte le
Branche delle scienze [...]. Si acconcia lascivo sul seno della vergine in mezzo a’
fiori del Buché; la visita impronto nel Budoir; le pende dal collo nel Brelòcco; e le
fa scintillare le dita di Bigiù. Di ciò non pago, le avvinghia voluttuosamente la vita
col Corsè, accompagna questa leziosa tutta in negligé, o in disabiglié alla Toletta,
e a’ soli estivi va con essa financo a farle Prendere i Bagni».
I repertori puristici
Il confronto e il contatto col francese non promuove solo l’ampliamento e
il rinnovamento del lessico, ma anche l’avanzata di certi costrutti.
Alcuni dei più evidenti sono i tipi di frase scissa come è lui che, è ora che;
la ripresa di una proposizione con cosa, fatto; il tipo lo è anaforico
rispetto alla frase che precede.
Sull’organizzazione testuale e sintattica influisce soprattutto una
costruzione dall’architettura meno complessa e ipotattica di quella
tradizionale, di stampo boccacciano-bembiano; il clima razionalistico
promuove l’ordine diretto soggetto-verbo-complemento oggetto (SVO),
secondo il modello francese, che viene ritenuto sinonimo di naturalezza e
chiarezza.
Innovazioni sintattiche
Si rivendica una sintassi sciolta dai legami connettivali, in nome di uno stile
coupé, spezzato, «sconnesso in apparenza, liberissimo, con sovente arbitrarie
divisioni di capi, in massa però le idee tutte si aggirano, e cospirano in vari centri
e punti di vista, che formano un sistema» (A. Verri).
La coesione non risiede più, come osservava acutamente Alessandro Verri sul
Caffè, nelle parole, nei legami espressi dai connettivi, ma nelle idee, nei
contenuti: anzi “snerva” lo stile non lasciar nulla alla sensibilità intuitiva del
lettore, che, eliminati i nessi grammaticali, deve supplire i rapporti logici (causali,
finali, consecutivi ecc.).
Innovazioni sintattiche
Il nuovo stile spezzato, analitico, si diffonde soprattutto in usi non
istituzionali, come le scritture private ed epistolari o nella scrittura
giornalistica. Un esempio, ancora di Pietro Verri dal Caffè:
È male che il superfluo di una nazione esca per pagare gli artigiani
forestieri del lusso; sarebbe bene che altrettanti artigiani si stabilissero
nella nazione, così accrescerebbe la popolazione e non uscirebbe il
denaro; ma è un male ancora più grande il diminuire il superfluo della
nazione.
Innovazioni sintattiche
Nel corso del Settecento comincia a manifestarsi negli ambiti
intellettuali un certo interesse per il mondo inglese. La conoscenza
e la pratica dell’inglese sono ancora molto scarse, ma inizia a
diffondersi la competenza passiva. Sono ancora pochi gli anglicismi
che compaiono negli scritti di autori italiani, per lo più nelle loro
corrispondenze dall’Inghilterra (frac, punc in Alessandro Verri).
Si diffondono però, tramite i giornali, parecchi anglicismi del
linguaggio politico, soprattutto calchi, per lo più mediati dal
francese (aggiornare, club, coalizione, commissione, potere
esecutivo e legislativo, mozione, opposizione).
Anglicismi
Arrivano a fine Settecento anche immagini e voci del continente americano:
l’interesse per le vicende americane fu accresciuto dagli avvenimenti che
avevano portato le tredici colonie inglesi a dichiarare l'indipendenza nel 1776,
tanto che l’opera History of America (1777) dello scozzese William Robenson
ebbe subito una traduzione dall’originale inglese pubblicata a Firenze, seguita da
altre edizioni veneziane e napoletane.
Angloamericanismi
La Storia d’America tradotta dall’abate fiorentino Antonio Pillori documenta
parecchi anglicismi, prevalentemente calchi, riferiti soprattutto a…
• istituzioni (Consiglio della Nazione, Corte di Cancelleria, Dipartimento delle
Finanze) e politica (bilancia politica, capo di partito, opere pubbliche, pubblica
sicurezza)
• processo di colonizzazione (stabilirsi, colonia, regione madre), economia e
commercio (commerciale corrispondenza, banca di traffico, il di più, traffico
estero)
• flora e alla fauna locale (alligatore, bison, penguin) e vita dei nativi americani
(ballo da guerra, spirito grande, grande capo)
Alcune voci del lessico generale entreranno anche stabilmente nell’italiano: il
caratteristico (da characteristic), portare avanti (da to carry on), rispettabile
‘notevole’ (da respectable), valutabile ‘di valore’ (valuable).
Angloamericanismi
Già a fine Seicento l’Arcadia richiamò la poesia “al buon gusto”
che era stato abbandonato della poesia barocca.
Questo significò, insieme al recupero di una certa moralità nei temi,
il ritorno del linguaggio poetico tradizionale, petrarchesco,
disciplinato dalle nuove esigenze di chiarezza e semplicità proprie
La lingua della poesia
del classicismo razionalista. La
fortuna della poesia per musica
sollecitava a sperimentare anche
nuovi metri (canzonette, odi
pindariche…) oltra a quelli
tradizionali.
La lingua della poesia, accoglie anche tematiche nuove e
proiettate verso l’attualità (come le nuove branche della scienza),
continua a mantenere la sua specificità, anzi approfondisce la sua
distanza dalla lingua della prosa, caratterizzandosi negli usi
grammaticali, negli artifici retorici e nelle scelte lessicali come «un
distinto, e speciale linguaggio» come osservava Eustachio Manfredi
agli inizi del Settecento, intervenendo in una polemica contro i
letterati francesi, rivendicando i pregi della lingua italiana proprio
perché essa consentiva l’uso di “ornamenti” come la costruzione
inversa in poesia.
La lingua della poesia
Il “gusto dello scarto”, rispetto agli usi più correnti della prosa media, attraversa i
vari generi di poesia settecentesca, ma sempre mantenendo un gusto classico e
nobilitante, anche quando si affrontano tematiche quotidiane o scientifiche,
come nella poesia didascalica e divulgativa.
Elementi caratterizzanti sono, per esempio, il latinismo e il termine raro (pugna
‘battaglia’, brando ‘spada’, si commetta ‘si affidi’, talamo ‘letto’); la perifrasi
dotta (cristato augello ‘gallo’, legume d’Aleppo ‘caffè’, limpido cristal convesso
‘lente del microscopio’), preferita al termine specifico; l’epiteto classicheggiante
che attenua e sublima il tecnicismo o l’esotismo (il ricinto armadillo ‘cinto di
corazza’, il simo urango ‘dal naso schiacciato’).
Lingua della poesia didascalica
Molto ampio l’inventario a livello di grammatica e sintassi: frequenza di
troncamenti (romor, ognun, fuggir, parlar) e dell’enclisi pronominale (donisi ‘si
doni’, opprimela ‘la opprime’); proclisi pronominale nell’imperativo (m’ascolta
‘ascoltami’, t’arresta ‘arrestati’); ricerca esibita dell’iperbato, che altera l’ordine
normale, prosastico, delle parole: Van di tai fregi adorne / in Elide le ninfe ‘le
Lingua della poesia didascalica
ninfe in Elide vanno adorne di tali fregi’; il linguaggio
del Ver Fisica parla ‘Fisica parla il linguaggio del
Vero’.
Una delle opere più rappresentative di poesia
didascalica è l’Invito di Dafni Orobiano a Lesbia
Cidonia, poemetto di Lorenzo Mascheroni del 1793.
Ecco la descrizione di un esperimento (con l’uso di un condensatore elettrico) di
elettrologia, la nuova scienza che tanto stupiva il pubblico, in alcuni versi di un
poemetto di Lorenzo Mascheroni:
Soffri per poco, se dal torno desta
Con innocente strepito su gli occhi
La simulata folgore ti guizza.
Quindi osò l’uom condurre il fulmin vero
In ferrei ceppi, e disarmò le nubi.
Ve’ che ogni corpo liquido, ogni duro
Nasconde il pascol del balen: lo tragge
Da le cieche latebre accorra mano,
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Lingua della poesia didascalica

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028 Espansione dell'italiano in direzione europea

  • 1. L’espansione dell’italiano in direzione europea Novità e influenze lessicali e sintattiche nell’epoca delle rivoluzioni
  • 2. Già nel Seicento c’erano stati i segnali di una crisi della tradizione linguistico-letteraria fondata sulla norma tosco-fiorentina trecentesca, ma dall’età dell’Arcadia (l’accademia letteraria romana fondata nel 1690), e poi più decisamente in epoca illuminista, si fanno strada atteggiamenti innovatori che contrastano l’idea di lingua come fatto prevalentemente artistico e letterario. Idee linguistiche
  • 3. Furono i letterati del Caffè (il periodico italiano, pubblicato dal giugno 1764 al maggio 1766) ad esprimere le posizioni più radicali contro la norma tradizionale. Essi erano ispirati al razionalismo che esaltava gli aspetti logici e comunicativi del linguaggio (lo «scrivere per essere intesi»), e ne svalutava gli aspetti retorico-letterari, richiedendo alla lingua di essere «piegata» alle nuove idee e «resa versatile e maneggevole a ben dipingere e rappresentare tutti i diversi oggetti» (Pietro Verri). I nuovi modelli culturali e linguistici sono i pensatori inglesi e francesi, e gli autori contemporanei in cui si identificava l’ideale illuministico del filosofo rispetto al letterato, «un Addison, un Hume, un Swift, un Montequieu» in opposizione «ai Boccacci, ai Fiorenzuola, ai Casa, ai Bembi». Il Caffè
  • 4. L’esperienza del Caffè rappresenta il momento di più aperta frattura teorica con la tradizione linguistica rappresentata dall’Accademia della Crusca. Contro quest’ultima Alessandro Verri esprime sul Caffè la polemica Rinunzia (Rinunzia avanti notaio degli autori del presente foglio periodico ai Vocabolario della Crusca, del 1764), reclamando assoluta libertà grammaticale e lessicale in nome della ragione contro il pedantismo, delle cose contro le parole. Tuttavia, con la diffusione anche in Italia delle teorie filosofiche sensiste, che esaltavano i valori artistici, affettivi, immaginativi del linguaggio, si recupera il Il Caffè genio retorico della lingua, cioè i suoi aspetti espressivi, inseparabili dal genio grammaticale, cioè i caratteri linguistici del sistema.
  • 5. A questi principi è ispirato il fondamentale Saggio sopra la lingua italiana (1785) del padovano Melchiorre Cesarotti (poi ripubblicato come Saggio sulla filosofia delle Lingue applicato alla Lingua italiana nel 18oo): un’opera complessa e articolata, dominata da una forte sensibilità per l’evoluzione linguistica e dalla richiesta di rinnovamento lessicale e lessicografico. Melchiorre Cesarotti Cesarotti ammette la libertà espressiva degli scrittori e legittima l'innovazione del lessico, legato al “genio retorico” della lingua, indicandone le “fonti” e stabilendone però con precisione le regole: “l’analogia”, cioè la formazione di parole nuove; i dialetti; le lingue straniere; le discipline tecniche e scientifiche, attraverso traslati o metafore, come elettrizzare, che era passato dall’ambito scientifico all’uso comune («si elettrizzano gli spiriti»).
  • 6. Veniva quindi legittimato, in modo regolato, l’ingresso di stranierismi, e in particolare dei francesismi, avvertiti non come un imbarbarimento della lingua e neppure come semplice “gallomania” (nel senso di “ammirazione esagerata per tutto ciò che è francese”), ma come necessari al processo di modernizzazione culturale e linguistico dell’italiano, e di apertura alla lingua che «al presente sembra aver fissato il gusto dell’Europa». Cesarotti sintetizza i caratteri del francesismo di età illuminista, considerando inseparabili in Italia «le scienze, lo spirito filosofico e il francesismo». Melchiorre Cesarotti
  • 7. La penetrazione dei francesismi che caratterizzò il rinnovamento settecentesco dell’italiano, avvenne in tre fasi: • Prima fase: dalla seconda metà del Seicento e ai primi del Settecento vi fu l’affermazione di tutto ciò che veniva dalla Francia e il processo europeo di “egemonia” del francese come lingua di cultura universale. • Seconda fase: il rinnovamento culturale dell’epoca illuminista, in cui i libri e la cultura francese caratterizzano il rinnovamento ideologico e linguistico, nei suoi aspetti di ampia divulgazione. Il francesismo filosofico, politico, economico fonda le novità di portata europea dell’italiano settecentesco. • Terza fase: le radicali trasformazioni politiche, sociali e culturali dell’età rivoluzionaria e poi napoleonica, quando l’influsso francese trova nuovi supporti. Diffusione e usi del francese
  • 8. La penetrazione del francese avveniva in settori attinenti alla vita pratica, come l’abbigliamento (dalla toilette/toletta, al fisciù, al mantò...), la cucina (dal ragù, all’antremé, alla pasticceria...), l’arredamento di case e giardini (ammobiliare, rondò, gazzone). L’impiego del francese era favorito dalla generale scarsa competenza dell’italiano parlato, e dalla scarsa flessibilità dell’italiano agli usi scritti. L’espansione del francese, oltre che in Piemonte, dove è più forte anche per ragioni geografiche, è particolarmente vistosa in alcuni centri, tra cui Venezia, da sempre all'avanguardia dell'editoria e ora centro di traduzione e di smercio di libri francesi; Milano, in cui ha grande sviluppo la cultura illuministica e nelle classi colte domina il bilinguismo dialetto-francese, che si prolungherà ancora nell’Ottocento; Parma, per la presenza di una corte francese; Roma e la Toscana, interessate da rapporti d’arte, di cultura e di commerci con la Francia. La “gallomania”
  • 9. La prima ondata francesizzante, la “gallomania” che riguardava i costumi, lo stile di vita e il modo stesso di esprimersi, è notata in una significativa lettera (1722) dallo scienziato padovano Antonio Vallisneri: Si è così attaccata la scabbia Francese all’Italiana semplicità, che vogliono molti non solamente vestire, mangiare, addobbar le camere, ornar le Case, formar i giardini e le Ville alla francese, ma usar tutti i loro costumi, e con la loro lingua parlare, e scrivere, non sapendo, che balbettare, e scarabocchiar nella nostra. Nel corso del Settecento il francese è frequentemente usato nella comunicazione letteraria e scientifica, negli scritti privati (lettere e diari) e nel parlato anche familiare delle classi nobili e borghesi. Per esempio Teresina Verri, figlia di Pietro, in una lettera del 1779 al fratello Alessandro, spiega… Ella con me correntemente parla il francese, né mai altra lingua. Colla sua tedesca [la governante] parla il tedesco e cogli altri parla il milanese. La “gallomania”
  • 10. Il francese riveste, a differenza dell’italiano, anzitutto il ruolo di lingua viva, dell’oralità e della conversazione, di “linguaggio” - secondo la terminologia di Goldoni - come il dialetto; e spesso la scrittura rivela, attraverso errori e grafie fonetiche (cioè influenzate dalla pronuncia), una competenza soprattutto orale. Negli epistolari, nelle annotazioni private, nelle traduzioni, nei giornali e nelle gazzette, il diffuso bilinguismo promuove interferenze lessicali e sintattiche vistose. I «romanzi e storie galanti bestialmente tradotte dal francese», come si lamentava il Baretti nella Frusta Letteraria, sono un genere fortunatissimo e di larga diffusione; le traduzioni immettono in circolazione traslati francesizzanti come una creatura... che ti adora, una festa così brillante; calchi strutturali come a misura che cresceva, hanno motivo di spaventarsi, avrei occasione di arricordarmi, essere sul punto di comparire, non vi date pena di questo: espressioni che entreranno a far parte integrante dell’italiano. Usi del francese
  • 11. Anche la lingua dei giornali e delle gazzette è veicolo di interferenze tra le due lingue. Nelle gazzette la corrispondenza dall’estero è spesso adattata sommariamente all’italiano, si possono trovare francesismi come articolo di lusso, caratterizzare, mettere a giorno; e sintattici come avanti di permettere, vengo di scrivere, è gran tempo che, era per arrendersi, le nazioni le più potenti, ecc. Usi del francese
  • 12. Ma accanto a queste interferenze, indotte quasi automaticamente e passivamente dalla fretta del redattore, sostanziose novità lessicali di stampo europeo entrano nelle gazzette coi resoconti di nuove scoperte scientifiche e di invenzioni rivolte alla pubblica utilità; e ancora di più nei “fogli periodici”, nei giornali come il milanese Il Caffè, con le «novelle [cioè le nuove notizie] che ci rendono quasi concittadini di tutta l'Europa», come osservava Beccaria. Nelle gazzette milanesi si parla per esempio del ventilatore («il miglior mezzo per cambiar l'aria ne' siri chiusi», 1769), o dello scafandro, un composto di origine francese ma formato con elementi greci (un franco-grecismo) il cui significato è spiegato ai lettori con una glossa: «Ossia barca dell’uomo», e ricorrono nomenclature ancora in formazione come quella dell’economia politica e del commercio: per esempio, si parla di importazione del caffè, ma anche di introduzione, di esportazione della seta cruda, ma anche del portar fuori ecc. Influssi lessicali
  • 13. In generale si può osservare nella stampa settecentesca l’avvio dell’europeismo linguistico di base francese e inglese (ma mediato spesso da francese) che si riscontra anche nell’aspetto morfo-lessicale dell’italiano settecentesco. Nel Caffè, ad esempio, sono rari i prestiti “di lusso” come flaccone (i puristi ottocenteschi suggeriranno boccetta, boccettina, bottiglina), e invece è fitta la rete di voci importanti nella storia spirituale del secolo, come sensibilità, entusiasmo, fanatismo, analizzare, pregiudizi, progresso ecc. Il francesismo ha connotati analoghi nel capolavoro dell’illuminismo italiano, il Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria, dove ricorrono voci che testimoniano un’epoca e una scuola di pensiero, come contratto sociale, spirito della legge, stato di natura… e ancor di più nelle Osservazioni sulla tortura (1770-77) di Pietro Verri, che pure affronta il problema dell’amministrazione della giustizia: fanatismo, legame sociale, uomo ragionevole, amore della umanità ecc. Influssi lessicali
  • 14. In età rivoluzionaria il nuovo linguaggio politico europeo è di stampo francese. Molti termini vengono rinnovati anche dal punto di vista semantico e spesso resi tecnici: • parole-testimone come cittadino, democrazia, uguaglianza, libertà, tirannia, massa, patriota; • altre che si tecnicizzano in senso burocratico-amministrativo, come aggiornare (le sessioni), appoggiare (la mozione), organizzare; • aumentano i calchi come mozione, latinismo politico, attivare, rivoluzionare, corporazione, costituente ecc. Il Giornale delle nuove mode di Francia e d'Inghilterra, stampato a Milano tra il 1788 e il 1794, sancisce la fortuna della terminologia settoriale della moda rivoluzionaria: abiti alla ghigliottina, pouf di linon per cappello, ecc. Influssi lessicali
  • 15. Un aspetto rilevante è dato dall’impatto di una larga fetta di francesismi, almeno a livello di competenza passiva, sulle masse destinatarie dell’intensa opera di propaganda (propagande è attestato in Francia nel 1792 e in Italia nel 1797) e di divulgazione attraverso il teatro, i catechismi repubblicani, i giornali, gli opuscoli “istruttivi” destinati alla lettura in comune. ln età napoleonica si consolidano molti francesismi della vita pratica e intellettuale, e soprattutto attraverso i giornali si diffondono voci che si stabilizzeranno nel lessico amministrativo e politico, come atto di nascita, stato civile, scuola secondaria, sistema decimale, sessione parlamentare, scissione, prefetto ecc. Influssi lessicali
  • 16. I successivi repertori puristici (elenchi di neologismi e forestierismi con le loro sostituzioni italiane), che proliferano numerosi per tutto l’Ottocento, ci danno un’idea dell’ampiezza e della durata del fenomeno. Proprio i lessici puristici, che hanno come bersaglio preferito il francesismo (anzi lo “sconcio” francesismo), spesso sanzionano un uso ormai saldamente radicato. I repertori puristici
  • 17. Così, per esempio, il siciliano Vincenzo Nicotra, che nel suo Il gallicismo in Italia lo condannava come «il più dannoso degli abusi» che: «non la risparmia né a sesso, né ad età, né a condizione, né a luogo [...]. Esso contamina fin da’ primi balbettamenti l’innocente labbro del bambino con Papà e Mamà, vizia la spensierata fanciullezza nel far mandare in aria il Cervo volante; va nelle Scuole primarie; sale in quelle Secondarie; entra nelle scuole di Contabilità, saluta il Corpo insegnante, e così grado a grado tocca tutte le Branche delle scienze [...]. Si acconcia lascivo sul seno della vergine in mezzo a’ fiori del Buché; la visita impronto nel Budoir; le pende dal collo nel Brelòcco; e le fa scintillare le dita di Bigiù. Di ciò non pago, le avvinghia voluttuosamente la vita col Corsè, accompagna questa leziosa tutta in negligé, o in disabiglié alla Toletta, e a’ soli estivi va con essa financo a farle Prendere i Bagni». I repertori puristici
  • 18. Il confronto e il contatto col francese non promuove solo l’ampliamento e il rinnovamento del lessico, ma anche l’avanzata di certi costrutti. Alcuni dei più evidenti sono i tipi di frase scissa come è lui che, è ora che; la ripresa di una proposizione con cosa, fatto; il tipo lo è anaforico rispetto alla frase che precede. Sull’organizzazione testuale e sintattica influisce soprattutto una costruzione dall’architettura meno complessa e ipotattica di quella tradizionale, di stampo boccacciano-bembiano; il clima razionalistico promuove l’ordine diretto soggetto-verbo-complemento oggetto (SVO), secondo il modello francese, che viene ritenuto sinonimo di naturalezza e chiarezza. Innovazioni sintattiche
  • 19. Si rivendica una sintassi sciolta dai legami connettivali, in nome di uno stile coupé, spezzato, «sconnesso in apparenza, liberissimo, con sovente arbitrarie divisioni di capi, in massa però le idee tutte si aggirano, e cospirano in vari centri e punti di vista, che formano un sistema» (A. Verri). La coesione non risiede più, come osservava acutamente Alessandro Verri sul Caffè, nelle parole, nei legami espressi dai connettivi, ma nelle idee, nei contenuti: anzi “snerva” lo stile non lasciar nulla alla sensibilità intuitiva del lettore, che, eliminati i nessi grammaticali, deve supplire i rapporti logici (causali, finali, consecutivi ecc.). Innovazioni sintattiche
  • 20. Il nuovo stile spezzato, analitico, si diffonde soprattutto in usi non istituzionali, come le scritture private ed epistolari o nella scrittura giornalistica. Un esempio, ancora di Pietro Verri dal Caffè: È male che il superfluo di una nazione esca per pagare gli artigiani forestieri del lusso; sarebbe bene che altrettanti artigiani si stabilissero nella nazione, così accrescerebbe la popolazione e non uscirebbe il denaro; ma è un male ancora più grande il diminuire il superfluo della nazione. Innovazioni sintattiche
  • 21. Nel corso del Settecento comincia a manifestarsi negli ambiti intellettuali un certo interesse per il mondo inglese. La conoscenza e la pratica dell’inglese sono ancora molto scarse, ma inizia a diffondersi la competenza passiva. Sono ancora pochi gli anglicismi che compaiono negli scritti di autori italiani, per lo più nelle loro corrispondenze dall’Inghilterra (frac, punc in Alessandro Verri). Si diffondono però, tramite i giornali, parecchi anglicismi del linguaggio politico, soprattutto calchi, per lo più mediati dal francese (aggiornare, club, coalizione, commissione, potere esecutivo e legislativo, mozione, opposizione). Anglicismi
  • 22. Arrivano a fine Settecento anche immagini e voci del continente americano: l’interesse per le vicende americane fu accresciuto dagli avvenimenti che avevano portato le tredici colonie inglesi a dichiarare l'indipendenza nel 1776, tanto che l’opera History of America (1777) dello scozzese William Robenson ebbe subito una traduzione dall’originale inglese pubblicata a Firenze, seguita da altre edizioni veneziane e napoletane. Angloamericanismi
  • 23. La Storia d’America tradotta dall’abate fiorentino Antonio Pillori documenta parecchi anglicismi, prevalentemente calchi, riferiti soprattutto a… • istituzioni (Consiglio della Nazione, Corte di Cancelleria, Dipartimento delle Finanze) e politica (bilancia politica, capo di partito, opere pubbliche, pubblica sicurezza) • processo di colonizzazione (stabilirsi, colonia, regione madre), economia e commercio (commerciale corrispondenza, banca di traffico, il di più, traffico estero) • flora e alla fauna locale (alligatore, bison, penguin) e vita dei nativi americani (ballo da guerra, spirito grande, grande capo) Alcune voci del lessico generale entreranno anche stabilmente nell’italiano: il caratteristico (da characteristic), portare avanti (da to carry on), rispettabile ‘notevole’ (da respectable), valutabile ‘di valore’ (valuable). Angloamericanismi
  • 24. Già a fine Seicento l’Arcadia richiamò la poesia “al buon gusto” che era stato abbandonato della poesia barocca. Questo significò, insieme al recupero di una certa moralità nei temi, il ritorno del linguaggio poetico tradizionale, petrarchesco, disciplinato dalle nuove esigenze di chiarezza e semplicità proprie La lingua della poesia del classicismo razionalista. La fortuna della poesia per musica sollecitava a sperimentare anche nuovi metri (canzonette, odi pindariche…) oltra a quelli tradizionali.
  • 25. La lingua della poesia, accoglie anche tematiche nuove e proiettate verso l’attualità (come le nuove branche della scienza), continua a mantenere la sua specificità, anzi approfondisce la sua distanza dalla lingua della prosa, caratterizzandosi negli usi grammaticali, negli artifici retorici e nelle scelte lessicali come «un distinto, e speciale linguaggio» come osservava Eustachio Manfredi agli inizi del Settecento, intervenendo in una polemica contro i letterati francesi, rivendicando i pregi della lingua italiana proprio perché essa consentiva l’uso di “ornamenti” come la costruzione inversa in poesia. La lingua della poesia
  • 26. Il “gusto dello scarto”, rispetto agli usi più correnti della prosa media, attraversa i vari generi di poesia settecentesca, ma sempre mantenendo un gusto classico e nobilitante, anche quando si affrontano tematiche quotidiane o scientifiche, come nella poesia didascalica e divulgativa. Elementi caratterizzanti sono, per esempio, il latinismo e il termine raro (pugna ‘battaglia’, brando ‘spada’, si commetta ‘si affidi’, talamo ‘letto’); la perifrasi dotta (cristato augello ‘gallo’, legume d’Aleppo ‘caffè’, limpido cristal convesso ‘lente del microscopio’), preferita al termine specifico; l’epiteto classicheggiante che attenua e sublima il tecnicismo o l’esotismo (il ricinto armadillo ‘cinto di corazza’, il simo urango ‘dal naso schiacciato’). Lingua della poesia didascalica
  • 27. Molto ampio l’inventario a livello di grammatica e sintassi: frequenza di troncamenti (romor, ognun, fuggir, parlar) e dell’enclisi pronominale (donisi ‘si doni’, opprimela ‘la opprime’); proclisi pronominale nell’imperativo (m’ascolta ‘ascoltami’, t’arresta ‘arrestati’); ricerca esibita dell’iperbato, che altera l’ordine normale, prosastico, delle parole: Van di tai fregi adorne / in Elide le ninfe ‘le Lingua della poesia didascalica ninfe in Elide vanno adorne di tali fregi’; il linguaggio del Ver Fisica parla ‘Fisica parla il linguaggio del Vero’. Una delle opere più rappresentative di poesia didascalica è l’Invito di Dafni Orobiano a Lesbia Cidonia, poemetto di Lorenzo Mascheroni del 1793.
  • 28. Ecco la descrizione di un esperimento (con l’uso di un condensatore elettrico) di elettrologia, la nuova scienza che tanto stupiva il pubblico, in alcuni versi di un poemetto di Lorenzo Mascheroni: Soffri per poco, se dal torno desta Con innocente strepito su gli occhi La simulata folgore ti guizza. Quindi osò l’uom condurre il fulmin vero In ferrei ceppi, e disarmò le nubi. Ve’ che ogni corpo liquido, ogni duro Nasconde il pascol del balen: lo tragge Da le cieche latebre accorra mano, e l’addensa premendo e lo tragitta, l’arcana fiamma a suo voler trattando. Lingua della poesia didascalica

Editor's Notes

  1. Nel 1690 a Roma fu fondata l'Accademia dell'Arcadia, un circolo letterario che sosteneva il classicismo a discapito del barocco. Anton Raphael Mengs, nato in Boemia nel 1728 e morto a Roma nel 1779. Il suo dipinto-manifesto più famoso fu il Parnaso, risalente al 1761, che si ispira all'omonima opera di Raffaello.
  2. La citazione di P. Verri è da Pensieri sullo spirito della Letteratura d’Italia. Joseph Addison è stato un politico, scrittore e drammaturgo britannico ed è considerato il padre del giornalismo inglese, David Hume è stato un filosofo e storico scozzese. È considerato il più radicale dei British Empiricists ("empiristi britannici"), dopo Locke e Berkeley. Fiorenzuola è noto per la sua opera contro la riforma ortografica del Trissino e soprattutto per il volgarizzamento/rifacimento delle Metamorfosi di Apuleio, più note come L'asino d'oro.
  3. L’immagine ritrae l’Accademia dei Pugni, iniziale nucleo redazionale del foglio il Caffè.
  4. Il linguista e filologo che propose questa periodizzazione è Gianfranco Folena. In quest’ultima fase si può riconoscere l’inizio di quella più recente della nostra storia linguistica, in cui il ruolo dei letterati appare sempre meno determinante nell’evoluzione linguistica, e sempre più evidente il processo di osmosi dell’italiano con le altre lingue europee.
  5. Nella lettera di Teresina l’italiano come lingua parlata è “assente”, non viene nemmeno citato. Piuttosto ci cita il dialetto milanese.
  6. Mentre le teorie sensiste rivaluteranno l’ordine inverso nella costruzione come più propria ad esprimere le idee principali del discorso secondo la loro importanza, e a rispondere a un “intento d’arte”.
  7. La prima fase della produzione lirica dell'Arcadia (che influenzò la poesia italiana del 700) si pone all'insegna dell'imitazione petrarchesca, prediligendo come strumento espressivo il sonetto: Petrarca torna ad essere modello di buon gusto e di limpidezza razionale, in opposizione alla letteratura barocca considerata di cattivo gusto per i troppi influssi stranieri e le troppe stavaganze.
  8. Eustachio Manfredi (Bologna, 20 settembre 1674 – Bologna, 15 febbraio 1739) è stato un matematico, astronomo e poeta italiano.
  9. La poesia didascalica è un genere letterario che - in forma di poema o di più brevi componimenti metrici (capitoli, epistole) - si propone di impartire un ammaestramento scientifico, religioso, morale, dottrinale, ecc.
  10. Lorenzo Mascheroni è stato un matematico e letterato italiano ammiratissimo da personaggi del calibro di Napoleone, Stendhal, Vincenzo Monti... Lesbia Cidonia era lo pseudonimo della poetessa arcadica Paolina Grismondi. Nell’Invito viene appunto invitata a visitare le collezioni di storia naturale dell'Università di Pavia.
  11. Si notino anche qui le perifrasi la simulata folgore ‘la scintilla elettrica, prodotta artificialmente’, i ferrei ceppi ‘il parafulmine’, il pascol del balen, l’arcana fiamma ‘l’elettricità’, oltre agli iperbati e inarcature del verso, e il lessico nobilitante per descrivere i fenomeni fisici (strepito ‘rumore’, cieche latebre ‘oscurità’, tragitta ‘trasporta’).