1. INVESTMENT MANAGEMENT
GLOBAL MULTI-ASSET GROUP | OTTOBRE 2014
Prospettive di mercato
Globale
“No Pain No Gain”
Dal giugno 2012, gli investitori azionari hanno benefi ciato di un periodo positivo,
con i mercati azionari globali che al 30 settembre hanno registrato un aumento del
57% senza essere interrotti dal “dolore” di un’importante correzione del mercato
pari o superiore al 10%. Il massimo tasso di perdita dal picco in questo periodo per
l’indice MSCI World è stato del 7,7% in dollari statunitensi.
Il dolore degli investitori è tuttavia aumentato da quanto l’indice MSCI World
ha registrato un picco in data 3 luglio. Da allora, l’indice MSCI World è calato
del 9,2% e l’indice S&P500 è sceso del 7,3% dal picco del 18 settembre. Anche se
non rappresentano ancora correzioni pari o superiori al 10%, altri mercati azionari
importanti, come quello dei titoli europei, sulla base dell’indice STOXX 600, e quello
USA dei titoli a minor capitalizzazione, sulla base dell’indice Russell 2000, sono già
diminuiti di oltre il 10% rispetto ai loro valori di picco.
La debolezza economica può spiegare il declino in alcuni mercati azionari. Ad
esempio, i mercati europei devono tenere in considerazione il rallentamento
imprevisto della crescita in paesi chiave quali la Germania. Il Financial Times riporta
che il governo tedesco ha ‘tagliato’ le sue previsioni di crescita per quest’anno e per il
2015 dall’1,8% e 2% all’1,2% e 1,3%, rispettivamente.1
La debolezza economica, tuttavia, non sembra spiegare il recente forte calo dei corsi
azionari negli Stati Uniti. Al contrario la recente divulgazione di dati economici
continua a sostenere una solida crescita economica. Bloomberg riferisce che Janet
Yellen, Presidente dell’US Federal Reserve, ha detto al Gruppo dei Trenta, in una
riunione “a ridosso del raduno annuale del FMI e della Banca mondiale”, che
considerava l’economia statunitense sulla buona strada per raggiungere un tasso
di crescita del 3 % con infl azione in aumento graduale fi no al 2%, in linea con le
previsioni di crescita pubblicate dalla Federal Reserve Board (Fed).2
È molto signifi cativo che la Presidente della Fed continui a credere in una solida
crescita economica degli Stati Uniti e che i dati fi nora sembrino sostenere questo
punto di vista. Signifi ca che la politica dei tassi di interesse della Fed sarà molto
probabilmente normalizzata nei tempi previsti e non subirà ritardi signifi cativi.
La normalizzazione della politica sta ad indicare, in tal caso, la fi ne delle misure
straordinarie, volte ad aggiungere liquidità all’economia, e l’inasprimento dei tassi di
interesse, in modo che ritornino a livelli più normali in relazione all’infl azione.
La nostra analisi proprietaria degli ultimi cicli di inasprimento della Fed suggerisce
che, in generale, i mercati azionari calano marcatamente dai loro picchi a seguito
di tale inasprimento. Inoltre, tale eff etto sembra verifi carsi anche in presenza di una
AUTORE
ANDREW HARMSTONE
Managing Director
Portfolio Manager
Global Balanced Risk
Controlled (GBaR) Strategy
Morgan Stanley Investment Management
1 Stefan Wagstyl, Financial Times, “Germany lowers growth predictions” 15 ottobre 2014, pag. 2
2 Rich Miller, Bloomberg News 2014-10-15, “Yellen said to voice confi dence in US Economic
Expansion”: http://www.bloomberg.com/news/2014-10-15/yellen-said-to-voice-confi dence-in-u-s-economic-
expansion.html
A D USO E S C LUS I VO DEG L I I N V E S T I TOR I P ROF E S S ION A L I E DE L L E CON T ROPA R T I QUA L I F I C AT E
2. PROSPETTIVE DI MERCATO
forte crescita degli utili. Alla luce di quanto indicato sopra, è
ragionevole interpretare il recente forte calo dei mercati azionari
a livello mondiale come un ‘adeguamento del prezzo’ da parte
dei mercati alla normalizzazione della politica dei tassi di
interesse della Fed.
Non tutte le prove, tuttavia, sembrano indicare che
l’anticipazione della normalizzazione della politica dei tassi di
interesse Fed sia alla base della recente volatilità del mercato.
Il forte calo dei rendimenti dei Buoni del Tesoro decennali,
dal 2,5% alla fi ne di settembre a un minimo di 2,14% al 15
ottobre, suggerisce esattamente il contrario. A prima vista, ciò
suggerisce che l’economia statunitense possa correre il rischio di
rallentare e ridurre drasticamente l’infl azione.
Il motivo per cui tale analisi più pessimista sia meno
convincente è semplicemente dettato dal fatto che i dati
economici disponibili fi no ad ora non propendono verso
un forte calo dell’economia statunitense. Il forte rimbalzo
dell’economia degli Stati Uniti è stato uno dei fattori chiave del
2014. Secondo la terza stima del Bureau of Economic Analysis
(BEA), pubblicata il 26 settembre, l’economia è cresciuta ad
un tasso annuo del 4,6% nel secondo trimestre del 2014,
allontanandosi defi nitivamente da debolezze potenzialmente
legate alle condizioni atmosferiche nei primi tre mesi dell’anno.
Inoltre, è possibile che il forte calo recente dei rendimenti sia
dovuto alla pressione tecnica, dato che molti investitori in
tassi di interesse si attendevano un aumento dei rendimenti
obbligazionari e in assenza di tale aumento potrebbero esserci
state delle vendite agli eff etti stop-loss.
Se la recente correzione del mercato è dovuta solo ad
un’adeguamento dei prezzi in vista dell’anticipato inasprimento
della politica monetaria della Fed, allora gli investitori possono
ritenere che i prezzi correnti di mercato off rano opportunità di
rendimento interessanti sia negli Stati Uniti sia nel mondo. In
primo luogo, la Fed non normalizzerebbe i tassi se l’economia
statunitense non sembrasse loro abbastanza forte da assorbire
l’impatto dei tassi crescenti. Un’economia forte, tuttavia,
signifi ca altresì una forte crescita potenziale degli utili, fattore di
solito positivo per le azioni.
Il potenziale aspetto positivo per i mercati globali proviene
dall’impatto che la forte crescita degli Stati Uniti può avere
nel sostenere la crescita globale. È probabile che tale impatto
sia particolarmente forte per le regioni quali l’Europa e il
Giappone, dove le ragioni di scambio verso gli Stati Uniti sono
migliorate fortemente poiché quest’anno le loro valute si sono
deprezzate in modo signifi cativo rispetto al dollaro statunitense.
Il potenziale aspetto positivo per l’economia globale può anche
provenire dai costi ridotti dell’energia. Il prezzo del petrolio,
sulla base dell’indice Brent Crude, è sceso dal suo massimo di
115, nel mese di giugno, a 84 il 15 ottobre, rappresentando un
calo superiore al 27%. Questo calo dei prezzi è probabilmente
dovuto ad un aumento signifi cativo delle forniture di petrolio,
proveniente dalle scoperte di petrolio scisto statunitense,
nonché alla ripresa della produzione da parte di paesi come
la Libia. È inoltre probabile che sia dovuto al rallentamento
della crescita economica al di fuori degli Stati Uniti, il calo dei
costi energetici nonché la positiva crescita degli Stati Uniti e
2
i rapporti di scambio migliorati verso gli Stati Uniti, possono
essere abbastanza considerevole per ripristinare questa crescita
globale non statunitense ai livelli più alti.
Gli investitori ricorderrano quella volta in cui, andando in
palestra hanno visto l’istruttore che svolgeva dei movimenti
estremamente estenuanti con facilità e sorridendo,
condiscendente, ha detto: “no pain, no gain”. Gli investitori
hanno attraversato un periodo di soff erenza nel corso delle
ultime settimane. A questo punto si potrebbe temere che
l’economia globale sia davvero esausta e così fuori forma che
non può sostenere prezzi azionari più elevati, come suggerisce
il calo dei rendimenti obbligazionari statunitensi. In realtà,
l’evidenza sembra suggerire che quantomeno l’economia degli
Stati Uniti e forse anche l’economia globale sia abbastanza
robusta da sopportare il dolore e avere una ripresa per sostenere
un guadagno nei portafogli degli investitori.
Stati Uniti
ECONOMIA
A fi ne settembre, il Bureau of Economic Analysis (BEA)
ha rivisto a rilazo la sua stima del tasso di crescita annuale
dell’economia statunitense per il 2T14 da 4,2% a 4,6%.
L’incremento è dovuto principalmente a una revisione
in rialzo delle esportazioni e degli investimenti fi ssi non
residenziali. Nel 1T14, il PIL degli Stati Uniti si era
contratto, ad un tasso annuo del 2,1%. Altri indicatori hanno
confermato la forza generale dell’economia degli Stati Uniti.
Ad ottobre, ad esempio, l’Institute for Supply Management
(ISM) ha osservato che l’indice PMI dei responsabili degli
acquisti per il settore manifatturiero degli Stati Uniti era
scivolato marginalmente dal 57,9 di agosto al 57,5, un
livello ancora coerente con una crescita robusta, nel mese
di settembre. Il Census Bureau ha riferito che, in termini
destagionalizzati, le vendite al dettaglio nel mese di agosto
sono state pari a 444,4 miliardi di dollari statunitensi. Si
è trattato di un aumento dello 0,6% rispetto a luglio e di
un aumento del 5,0% rispetto allo stesso mese del 2013. Il
Bureau of Labor Statistics (BLS) ha aff ermato che il totale
di dipendenti non agricoli è aumentato di 248.000 unità nel
mese di settembre e che il tasso di disoccupazione è sceso al
5,9%. ‘L’occupazione è aumentata nei servizi professionali,
aziendali, di commercio al dettaglio e di assistenza sanitaria.’
La BLS ha inoltre osservato che, in termini di indice dei prezzi
al consumo (CPI), l’infl azione nei 12 mesi fi no ad agosto
scorso era pari all’1,7% (non destagionalizzata).
Nella riunione tenutasi a metà settembre, il Federal Open
Market Committed (FOMC) ha ulteriormente ridotto i suoi
acquisti di titoli garantiti da ipoteca passando da 10 miliardi
di dollari statunitensi a 5 miliardi e di titoli del Tesoro a lunga
scadenza passando da 15 miliardi di dollari statunitensi a 10
miliardi. L’annuncio fatto a seguito della riunione ha indicato
che l’attuale obiettivo per il tasso sui Federal Funds resterà
all’attuale basso livello di 0.00-0.25% ‘per un considerevole
periodo di tempo’ dopo la fi ne del programma di acquisto
di asset, soprattutto se l’infl azione rimane al di sotto del
3. OTTOBRE 2014
3
previsto obiettivo di lunga durata del 2%. Come era successo
a metà luglio, la dichiarazione della Fed non è stata unanime.
Charles Plosser, il Presidente della Federal Reserve Bank di
Filadelfi a, ha contestato l’indicazione che l’obiettivo attuale
per i fondi federali sarebbe mantenuto al livello attuale ‘per un
considerevole periodo di tempo’ dopo la fi ne del programma
di acquisto di asset. Plosser ha dichiarato che ‘tale linguaggio
dipende da fattori temporali e non rifl ette i notevoli progressi
economici compiuti verso gli obiettivi [della Fed].’ Richard
Fisher, Presidente della Federal Reserve Bank di Dallas, ha a
sua volta sollevato un’obiezione, sostenendo che le condizioni
economiche richiederanno probabilmente una ‘riduzione della
politica monetaria espansiva prima di quanto non suggerisca
la dichiarazione.
AZIONI
Nonostante la presenza di ulteriori segnali di rallentamento
nell’economia globale, e l’imminente fi ne del programma di
acquisto di asset della Fed, i titoli statunitensi hanno realizzato
buone performance nel mese di settembre, mentre l’indice
MSCI USA, ad esempio, è sceso dell’1,71%. In generale, gli utili
societari sono stati sostanzialmente in linea con le aspettative
degli analisti.
OBBLIGAZIONI
Come si è verifi cato nei mercati valutari nel mese di settembre,
gli investitori in Titoli di Stato si sono incentrati sulla forza
comparativa dell’economia statunitense e sull’avvicinarsi della
fi ne del quantitative easing (QE). I rendimenti sui Treasury
a 5, 10 e 30 anni sono aumentati di 12-15 punti base. I
rendimenti sui Treasury a due anni hanno guadagnato 8
punti base. Il credito statunitense ha sottoperformato, con
un ampliamento dello spread per la maggior parte dei tipi di
obbligazioni.
Europa
ECONOMIA
Nel mese di settembre, gli indicatori economici nell’area
dell’euro sono stati misti. Secondo Eurostat, il PIL dell’area
dell’euro è rimasto invariato nel 2T14 ed è aumentato
dello 0,7% rispetto al 2T13. L’indice PMI di Markit per
il settore manifatturiero è sceso da 50,7 in agosto al valore
minimo, nell’arco degli ultimi 14 mesi, pari a 50,3 nel mese
di settembre. Eurostat ha riferito che, nell’area dell’euro,
la produzione industriale nel mese di luglio è aumentata
dell’1,0%. La produzione industriale è aumentata del 2,2%
rispetto allo stesso mese del 2013. Secondo una stima
preliminare pubblicata alla fi ne del mese, Eurostat ha
dichiarato di prevedere che l’infl azione annuale nell’area
dell’euro sarebbe scesa dallo 0,4% di agosto allo 0,3% del
mese di settembre.
Ad inizio settembre, la Banca centrale europea (BCE) ha
tagliato il suo tasso di rifi nanziamento di 10 punti base,
portandolo allo 0,05%. Ad inizio ottobre, la BCE ha
annunciato i dettagli del programma di titoli garantiti da
attività (asset-backed securities program o ABSPP) e il nuovo
programma per l’acquisto di obbligazioni garantite (CBPP3).
Entrambi i programmi dureranno oltre due anni: l’ultimo avrà
inizio nella seconda metà di ottobre. Mario Draghi, Presidente
della BCE, ha osservato che ‘insieme alla serie di operazioni
di rifi nanziamento mirate a più lungo termine (TLTRO)
da eff ettuare fi no al 2016, tali acquisti avranno un impatto
considerevole sul bilancio [della BCE].’
Nel complesso, nel Regno Unito, le condizioni economiche
e commerciali continuano a migliorare. Ad inizio ottobre,
Markit e CIPS hanno aff ermato che i loro indici PMI per il
settore manifatturiero sono scesi dal 52,2 di agosto al 51,6
di settembre. Si tratta del livello più basso dal giugno 2013,
ma ancora in linea con la crescita dell’attività. L’Uffi cio per
le statistiche nazionali (ONS) ha riferito che, dal luglio 2013
al luglio 2014, il suo indice di produzione è salito dell’1,7%.
L’ONS ha rilevato che le vendite al dettaglio nel mese di
agosto sono aumentate del 3,9% rispetto allo stesso mese
del 2013. A fi ne settembre, l’ONS ha pubblicato la sua terza
stima del PIL per il 2T14: l’economia del Regno Unito ha
mostrato una crescita dello 0,9%, rispetto allo 0,8% stimato
in precedenza. Rispetto al 2013, il PIL è aumentato del 3,2%.
A metà settembre, l’indagine sul mercato sul lavoro dell’ONS
ha rivelato che il tasso di disoccupazione ha continuato a
diminuire, scendendo, nel trimestre chiuso alla fi ne di luglio,
al 6,2%, il più basso dal 4T08. L’ONS ha inoltre osservato
che l’infl azione CPI, su base annua, è scesa dall’1,6% di luglio
all’1,5% di agosto.
Nella riunione di inizio settembre, la Bank of England (BoE)
ha mantenuto invariato il tasso bancario e la dimensione del
programma di acquisto di asset, rispettivamente 0,50% e
375 miliardi di sterline. Tuttavia, la decisione in relazione al
tasso bancario non è stata unanime. Ancora una volta, due
membri del Comitato di politica monetaria, Ian McCaff erty
e Martin Weale, hanno votato per un aumento di 25 punti
base del tasso bancario. Erano in favore di un aumento del
tasso bancario al fi ne di anticipare le pressioni del mercato
del lavoro. Questi membri hanno fatto notare che, anche a
seguito di un aumento, la politica monetaria nel Regno Unito
rimarrebbe molto accomodante.
AZIONI
Nel corso del mese di settembre l’Indice MSCI per l’Europa
è calato del 3,83%. Questo risultato, però, rifl ette il calo
dell’euro (e, in misura minore, della sterlina) rispetto al
dollaro statunitense. In termini di valuta locale, i prezzi
delle azioni sono rimasti sostanzialmente allo stesso livello
in un momento in cui gli ultimi dati hanno evidenziato
una debolezza persistente dell’attività economica nell’area
dell’euro.
OBBLIGAZIONI
Nell’area dell’euro, i rendimenti dei titoli di Stato in generale
sono scesi marginalmente per maggior parte delle scadenze.
La principale eccezione era rappresentata dai titoli pubblici
greci, i cui rendimenti sono aumentati vertiginosamente.
4. PROSPETTIVE DI MERCATO
I rendimenti dei Gilt del Regno Unito sono rimasti
sostanzialmente invariati. La mossa della BCE verso il
suo programma di acquisto di titoli garantiti da attività
(ABSPP) e il nuovo programma di acquisto di obbligazioni
garantite (CBPP3) ha contribuito alla sovraperformance del
credito euro.
Giappone
ECONOMIA
In occasione della riunione di politica monetaria tenuta
ai primi di settembre, la Banca del Giappone (BoJ) ha
mantenuto invariate le sue impostazioni politiche. L’obiettivo
generale è quello di aumentare la base monetaria ad un
importo annuo di 60-70.000 miliardi di yen. La BoJ
‘acquisterà titoli di stato giapponesi (JGB) al fi ne di aumentare
il loro importo residuo a un ritmo annuo di circa 50.000
miliardi di yen e la durata residua media degli acquisti della
BoJ sarà di circa sette anni.’ La BoJ inoltre acquisterà fondi
negoziati in borsa (exchange-traded funds o ETF) e trust di
investimento immobiliare giapponesi (J-REIT) ‘in modo che
le loro consistenze aumenteranno rispettivamente a un ritmo
annuo di circa 1.000 miliardi e 30 miliardi di yen.’ La BoJ
ha fatto notare che l’economia sembra registrare un recupero
generale, seppur graduale.
AZIONI
La Borsa del Giappone ha registrato una sovraperformance nel
mese di settembre. L’indice MSCI del Giappone è sceso solo
dell’1,32% in dollari statunitensi. In yen, però, i titoli hanno
riportato buoni guadagni. Gli investitori hanno ritenuto che
la recente debolezza dello yen possa fornire una spinta alle
fortune degli esportatori giapponesi.
OBBLIGAZIONI
Ancora una volta, i rendimenti dei titoli di stato giapponesi
(JGB) non hanno subito variazioni nel corso del mese di
settembre.
Asia-Pacifico escluso Giappone
ECONOMIA
L’indice PMI di HSBC per il settore manifatturiero della Cina
è sceso dal 50,5 di agosto al 50,2 di settembre, indicando
che le condizioni operative stanno migliorando, seppur solo
marginalmente. La debolezza generale dell’attività nel settore
manifatturiero della Cina ha oscurato la regione Asia-Pacifi co
nel suo complesso. Ad esempio, la discesa dei prezzi del ferro
e di altri minerali importati dalla Cina ha contribuito al forte
calo del dollaro australiano. L’indice PMI di HSBC per il
settore manifatturiero indiano ha inoltre indicato un graduale
miglioramento delle condizioni nel mese di settembre. A fi ne
mese, la Reserve Bank of India (RBI) ha fatto notare che negli
ultimi mesi la domanda interna era stata limitata da piogge
monsoniche irregolari. Alcune regioni dedite alla produzione
alimentare sono state soggette a siccità; altre a inondazioni.
4
L’infl azione in India è stata raff orzata dai prezzi degli
alimenti.Nel corso del mese, la banca centrale delle Filippine
ha aumentato il suo tasso di interesse di riferimento di 25
punti base portandolo al 4,00%, al fi ne di frenare l’aumento
delle aspettative di infl azione.
AZIONI
Nel mese di settembre, l’indice MSCI dei mercati emergenti
in Asia è diminuito del 5,96% in dollari statunitensi. Tale
risultato è stato infl uenzato da movimenti valutari. Le azioni
cinesi quotate a Hong Kong hanno registrato una cattiva
performance, in quanto gli investitori sono stati turbati dalle
manifestazioni pro-democrazia nella regione amministrativa
speciale. Le preoccupazioni per l’impatto di un rallentamento
dell’economia cinese hanno inoltre contribuito al calo dei
corsi azionari in Taiwan e Sud Corea. Gli indici MSCI per la
Th ailandia e le Filippine sono in realtà aumentati.
America Latina
ECONOMIA
L’economia brasiliana rimane debole. L’incertezza relativa
alle future politiche di governo ha limitato gli investimenti.
La debolezza dell’economia cinese ha avuto un impatto sugli
esportatori brasiliani di materie prime. L’indice PMI di HSBC
per il settore manifatturiero del Brasile è sceso dal 50,2 di
agosto al 49,3 di settembre: questo ultimo livello indica una
contrazione dell’attività. I commenti delle banche centrali
di altri paesi dell’America Latina erano estremamente cauti
in merito alle attuali condizioni economiche. Gli esportatori
messicani, tuttavia, stanno traendo benefi ci dalla forza
dell’economia USA.
AZIONI
Alcuni sviluppi avvenuti in Brasile hanno contribuito ad
un calo pari al 13,46%, in dollari statunitensi, dell’Indice
MSCI Emerging Markets Latin America. La Borsa del Brasile
ha registrato un forte aumento nel mese di agosto, poiché i
sondaggi elettorali indicavano una vittoria di Marina Silva,
candidata presidenziale del Partito socialista brasiliano,
considerata pro-business. A settembre, tuttavia, i sondaggi
indicavano un risultato delle elezioni in dubbio, e sia la valuta
sia i corsi azionari hanno registrato una notevole perdita. Si è
trattato di un periodo in cui l’attività economica in Brasile è
rimasta fi acca. Nel mese di settembre, anche gli altri mercati
dell’America Latina hanno perso terreno.
5. OTTOBRE 2014
5
Europa orientale, Medio
Oriente e Africa
ECONOMIA
Per i governi e le aziende di gran parte dell’Europa Centrale e
Orientale, la debolezza generale dell’attività economica resta
una sfi da, anche se l’attività dei produttori cechi è in ripresa.
Le economie del Consiglio di cooperazione del Golfo Persico
(GCC) come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti (EAU)
e il Qatar continuano a crescere vigorosamente: traggono
benefi ci dai prezzi del greggio che sono sempre elevati e da
iniziative statali volte a diversifi care le economie dalla mera
produzione di energia.
AZIONI
Come al solito, i mercati dell’Europa Centrale e Orientale
(CEE), e del Medio Oriente e dell’Africa registrano
performance varie nel mese di settembre. In dollari statunitensi,
i mercati di Turchia e Grecia hanno subito cali in doppia cifra.
Al contrario, i mercati di Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, le
cui economie sono in piena espansione, sono stati tra i pochi in
tutto il mondo nei quali gli indici MSCI hanno eff ettivamente
guadagnato terreno. Anche l’indice MSCI per l’Egitto ha
registrato una crescita.
Informazioni sull’autore
ANDREW HARMSTONE
Managing Director
Andrew Harmstone è Lead Portfolio Manager per la strategia
Global Balanced Risk Control (GBaR) e fa parte del Global
Multi Asset Group, guidato da Cyril Moullé-Berteaux.
È approdato a Morgan Stanley nel 2008 e vanta 30 anni
di esperienza nel settore. Prima di entrare nella società ha
lavorato presso Bear Stearns nel ruolo di Head of European
Equity Quantitative Research. In precedenza ha diretto le
aree European Equity Derivatives e Quantitative Research di
Lehman Brothers. Nel 2004, quando lavorava presso Lehman,
si è aggiudicato il primo posto nella categoria Derivatives
Research in Europa nell’ambito dell’indagine relativa agli
investitori istituzionali. È stato inoltre Head of Product
Development presso Credit Suisse e ha occupato diverse
posizioni, tra cui European Head of Structured Derivatives
e US Head of the Futures and Options Group presso J.P.
Morgan Investment Management, ed è stato consulente della
Presidential Task Force on Market Mechanisms incaricata
di studiare la crisi dei mercati del 1987. Harmstone ha
conseguito un Master of Arts in Business Economics presso la
University of Pennsylvania e un Bachelor of Arts (Honors) in
Economics presso la University of Wisconsin.
Morgan Stanley
Investment Management3
Morgan Stanley Investment Management, assieme
alle consociate specializzate in servizi di consulenza
d’investimento, vanta un organico formato da 570
professionisti d’investimento dislocati in tutto il mondo e al
30 giugno 2014 gestiva o vigilava attività per 396 miliardi di
dollari. Morgan Stanley Investment Management punta ad
off rire performance d’investimento di lungo termine superiori,
un servizio d’eccellenza e una gamma esaustiva di soluzioni
di gestione degli investimenti pensate per una base di clienti
diversifi cata, comprendente governi, istituzioni, grandi
aziende e privati di tutto il mondo. Per maggiori informazioni,
inviare una e-mail a inforetail@morganstanley.com o
consultare il sito www.morganstanley.com/im.
3 Fonte: patrimonio gestito al 30 giugno 2014. Morgan Stanley
Investment Management è la divisione di asset management di
Morgan Stanley. Gli attivi sono gestiti dai team rappresentanti le
diverse entità giuridiche di Morgan Stanley Investment Management;
i team di gestione di portafoglio lavorano principalmente dagli uffici
di New York, Filadelfia, Londra, Amsterdam, Singapore e Mumbai.
Le cifre si riferiscono al patrimonio totale gestito/amministrato da
Morgan Stanley Investment Management.