Alla luce del lungo trend rialzista osservato sul mercato statunitense dal 2009, Ambrosetti Asset Management SIM propone un interessante documento di analisi relativo all’indice S&P500.
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STANDARD&POOR’S 500:
L’APPARENZA INGANNA!
Como, 21 Giugno 2016
Signore e Signori,
il venire meno di aspettative di medio termine molto positive su obbligazioni porta a concentrare l’attenzione sul mercato azionario come unica fonte
di possibili significativi guadagni futuri. Tuttavia, molti investitori sono preoccupati sulle attese dei mercati azionari.
In particolare spaventa la grande salita realizzata dal mercato statunitense (rappresentato nella nostra analisi dall’indice S&P500) negli ultimi 7 anni.
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La domanda è in pratica la seguente: la salita attuale (E-F) ha le caratteristiche per anticipare crolli come dopo le salite A-B e C-D,
apparentemente molto simili?
Come spesso accade, l’apparenza inganna.
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Desideriamo analizzare a fondo il trend S&P500 corrente per verificare se davvero vi siano segnali oggettivi di rischio ribasso di ampio respiro,
un po’ come accaduto dopo i picchi del 2000 e del 2007:
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Nella tabella indichiamo:
periodo e durata del ciclo rialzista;
performance cumulata tra l’inizio e la fine del picco;
performance annualizzata realizzata nell’intero ciclo rialzista;
performance media annua dei 5 anni precedenti il picco (allo scopo di allineare le diverse durate dei cicli).
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Emerge chiaramente che, allo stato attuale, solo la performance cumulata, 185%, può allarmare in quanto simile a quella che ha determinato
il picco del Marzo 2000. Né la performance annualizzata né, tantomeno, la performance dei 5 anni precedenti il picco, risultano
particolarmente allarmanti.
Consideriamo inoltre che, dal 1950 ad oggi, la performance media annua è stata pari al 9%, non molto distante dal 10% medio degli ultimi 5
anni.
Un altro metro oggettivo di misurazione di rischio può essere rappresentato dalla performance cumulata. Approfondiamo dunque i risultati
cumulati a 2, 5, 10, 20 anni dall’investimento, allo scopo di verificare eventuali condizioni di “ipercomprato storico“ che riguardi uno o più di
questi intervalli temporali di medio lungo termine che rappresentano i diversi attori operanti sul mercato.
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Calcoliamo dunque questi dati per il periodo E-F, li
paragoniamo con quanto cumulato nei periodi A-B e C-D
ed aggiungiamo la soglia oltre la quale solo nel 20% dei
casi le performance cumulate di questi intervalli
temporali si sono riuscite a spingere (TRIGGER).
Ciclo Periodo
Performance
cumulata 2Y
Performance
cumulata 5Y
Performance
cumulata 10Y
Performance
cumulata 20Y
E-F 27/02/2009-31/05/2016 9% 56% 65% 213%
A-B 31/03/1995-31/03/2000 36% 199% 341% 1368%
C-D 30/09/2002-31/10/2007 28% 75% 69% 515%
36% 87% 192% 536%Trigger
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Ne emerge che
la performance a 2Y è lontana sia dai precedenti cicli che dal livello trigger;
la performance a 5Y è lontana sia dai precedenti cicli che dal livello trigger;
la performance cumulata a 10Y è straordinariamente ridotta rispetto al ciclo A-B e vicina al ciclo C-D, comunque lontanissima dal livello
trigger;
la performance cumulata a 20Y è straordinariamente ridotta rispetto ai cicli precedenti e meno della metà del corrispondente trigger.
Sono così pochi gli elementi di rischio evidenziati da questa analisi che possiamo confermare come: l’apparenza (grafica)… inganna!
Il team Ricerca & Analisi di AAM è a disposizione per approfondimenti al numero +39 031 338391 o al seguente indirizzo email
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