OBBIETTIVI DELL’ANALISI DI BILANCIO PER INDICI
Serve per accertare se l’azienda:
E’ SOLIDA: equilibrato rapporto fonti / impieghi
HA PRODOTTO LIQUIDITÀ’: capacità di far fronte economicamente agli impegni assunti
E’ IN GRADO DI RINNOVARSI: recupero degli investimenti durevoli ed ha la capacità di adeguarsi al mercato
HA UNA REDDITIVITÀ SODDISFACENTE: differenziale positivo fra ricavi e costi
E’ EFFICIENTE: utilizza in modo ottimale le risorse
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Principali
Indici di Bilancio
con chiave di lettura
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INDICI DI BILANCIO
RICLASSIFICARE I BILANCI
Significa rielaborare i valori dello stato patrimoniale e del conto economico al fine di ottenere una
struttura funzionale alle analisi.
LO STATO PATRIMONIALE
Evidenzia chiaramente la struttura degli investimenti e la composizione delle fonti di
finanziamento.
Il raggruppamento deve essere effettuato secondo grado di liquidità (attivo); esigibilità (passivo).
IL CONTO ECONOMICO
Raggruppa, per comprendere il progressivo formarsi del reddito netto dell’esercizio, i costi ed i
ricavi in base alle aree della gestione:
Tipica
Finanziaria
Extra caratteristica
Straordinaria
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4. OBBIETTIVI DELL’ANALISI DI BILANCIO
Serve per accertare se l’azienda:
E’ SOLIDA: equilibrato rapporto fonti / impieghi
HA PRODOTTO LIQUIDITA’: capacità di far fronte
economicamente agli impegni assunti
E’ IN GRADO DI RINNOVARSI: recupero degli investimenti
durevoli ed ha la capacità di adeguarsi al mercato
HA UNA REDDITIVITA’ SODDISFACENTE: differenziale positivo
fra ricavi e costi
E’ EFFICIENTE: utilizza in modo ottimale le risorse
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5. ANALISI DELLA SOLIDITÀ
La “solidità” viene comunemente intesa:
– sia quale condizione di equilibrio (nel lungo termine) tra impieghi
(investimenti) e fonti (finanziamenti);
– sia quale indipendenza finanziaria da terze economie, ovvero l’equilibrio tra
fonti proprie e di terzi.
La dipendenza tra le due definizioni è facilmente osservabile: un’azienda che non
dipendente da terzi economie presenta presumibilmente un equilibrio nel lungo
termine e una capacità di superare eventi rilevanti e non programmabili.
Sulla base delle definizioni di cui sopra è possibile scindere l’analisi della solidità in:
– analisi della struttura patrimoniale;
– analisi della struttura finanziaria.
Gli indicatori di solidità patrimoniale hanno lo scopo di evidenziare se gli investimenti
fissi sono stati correttamente finanziati da risorse attinte durevolmente.
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6. INDICE DI DIPENDENZA FINANZIARIA
PATRIMONIO NETTO
X 100
TOTALE ATTIVITA’
Segnala in che misura una società si finanzia
con mezzi propri. Tale indice esprime quindi il
grado di patrimonializzazione, molto
importante alla luce dei dettami di “Basilea 2”.
CHIAVE DI LETTURA:
• Valori inferiori al 33% indicano una
struttura finanziaria pesante o critica
• Valori compresi tra il 33% ed il 66%
indicano una struttura finanziaria normale
• Valori superiori al 66% indicano una
struttura finanziaria buona
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7. 1° INDICE DI COPERTURA FINANZIARIA
DELLE IMMOBILIZZAZIONI
PATRIMONIO NETTO
TOTALE ATTIVITA’
IMMOBILIZZATE
Questo indice segnala se le modalità attraverso le quali l’azienda finanzia gli impieghi
per investimenti durevoli, risultano coerenti ed equilibrate.
Tenuto conto che l’attivo fisso (o immobilizzato) è caratterizzato da una durata di non
breve termine e dall’impossibilità di un tempestivo ed economico smobilizzo, è
necessario che tali investimenti vengano finanziate da strumenti con caratteristiche di
durata similari.
La situazione ottimale si verifica quando sono i mezzi propri a finanziare le attività fisse.
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8. CHIAVE DI LETTURA:
Per valori del quoziente maggiori o uguali a 1, le attività fisse sono coperte da
risorse permanenti. In tal caso una parte del capitale proprio ha finanziato
le attività correnti con particolare riferimento alla scorta fissa di
magazzino
Al contrario, situazioni con un indice di copertura delle immobilizzazioni
inferiori a 1 richiamano elementi di sottocapitalizzazione: significherebbe
che una parte delle immobilizzazioni dovrebbe essere finanziata con debiti
a medio e lungo termine al fine di fornire un giusto equilibrio tra
investimenti e relative fonti di finanziamento. Tuttavia non è possibile
sostenere l’assenza di equilibrio, si rende infatti necessario verificare
l’equilibrio nelle scadenze controllando che il differenziale tra attivo
immobilizzato e mezzi propri sia, almeno, coperto da passività consolidate
1° INDICE DI COPERTURA FINANZIARIA
DELLE IMMOBILIZZAZIONI
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9. 2° INDICE DI COPERTURA FINANZIARIA
DELLE IMMOBILIZZAZIONI
PATRIMONIO NETTO + PASSIVITA’ CONSOLIDATE
TOTALE ATTIVITA’ IMMOBILIZZATE
Questo indice esprime la capacità
dei capitali apportati dai soci o dai
terzi creditori di coprire le
necessità di investimenti in
immobilizzazioni.
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10. 2° INDICE DI COPERTURA FINANZIARIA
DELLE IMMOBILIZZAZIONI
Tale rapporto risulta essere significativo se si accetta la regola che per finanziare un
investimento di una certa durata occorra un finanziamento di durata almeno pari, se non
maggiore.
Per finanziare le attività fisse si utilizza, perciò, il PN e, se non è sufficiente, si integra con le
passività a lungo termine.
CHIAVE DI LETTURA: tale indice per essere accettabile deve fornire un valore superiore ad 1;
nel caso in cui fornisse un valore maggiore di 1,5 la copertura (lorda) delle immobilizzazioni è
buona.
Se questo indicatore presentasse un valore inferiore all’unità, la struttura aziendale
manifesterebbe un segnale preoccupante in quanto l’attivo fisso netto sarebbe in parte
finanziato con risorse di terzi a breve termine; risorse la cui permanenza o rinnovabilità nel
medio-lungo termine, per definizione, non è certa. In ipotesi di questo tipo, l’azienda si
troverebbe nella posizione “insostenibile” di dover liquidare parte degli investimenti al fine di
soddisfare gli impegni a breve o, eventualmente, rinegoziare finanziamenti.
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11. ANALISI DELLA LIQUIDITA’
L’obiettivo è valutare, se in ipotesi di normalità operativa, l’impresa può far
fronte ai propri debiti con le attività a disposizione.
Quest’analisi si concentra sui valori a breve scadenza dello stato
patrimoniale con lo scopo di individuare rischi o squilibri di struttura.
In generale, possiamo affermare che un’azienda ha adeguata liquidità se,
attraverso i flussi finanziari e monetari generati, mantiene un
bilanciamento tra attivo e passivo a breve, ovvero è in grado di far fronte
tempestivamente, e senza dover sopportare oneri eccessivi, ai propri
impegni verso i creditori.
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12. 1° INDICE DI LIQUIDITA’
ATTIVITA’ CIRCOLANTI – RIMANENZE
PASSIVITA’ CIRCOLANTI
Tale indice segnale la capacità a
soddisfare/coprire l’indebitamento a
breve con disponibilità finanziarie
liquide o facilmente liquidabili.
CHIAVE DI LETTURA: dovrebbe fornire
un valore che tende a 1; Con valori
inferiori all’unità l’azienda è
potenzialmente a rischio, perché si
avrebbe una tensione tra debiti a
breve e risorse per il loro
pagamento.
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13. 2° INDICE DI LIQUIDITA’
PASSIVITA’ CIRCOLANTI
ATTIVITA’ CIRCOLANTI
PASSIVITA’ CIRCOLANTI
Segnala la capacità di
coprire l’indebitamento a
breve con disponibilità
liquide differire, compreso il
magazzino.
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14. Tale indice è meno prudenziale del precedente dato che il magazzino per
sua natura è difficilmente tramutabile in liquidità di breve.
In particolare l’incertezza è legata alla composizione del magazzino stesso:
• se prevalgono le materie prime è possibile attendere un realizzo
prossimo alla valutazione di bilancio;
• se prevalgono i prodotti finiti o i semilavorati il valore inserito a
bilancio potrebbe essere considerevolmente superiore a quanto si
può realizzare in sede de vendita forzata.
CHIAVE DI LETTURA: deve fornire un valore tra 1 e 2 in funzione del peso
delle rimanenze di magazzino e della velocità di rotazione dei crediti e
delle stesse rimanenze; quanto più le rimanenze sono elevate e la velocità
di rotazione è bassa tanto più il valore deve tendere a 2 e viceversa.
2° INDICE DI LIQUIDITA’
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15. ANALISI DI DURATA
Una soddisfacente situazione di liquidità dipende dalla gestione caratteristica.
Un primo indicatore che ci consente di apprezzare l’impatto della gestione caratteristica sulla
liquidità dell’impresa è il Capitale Circolante Netto Operativo (CCNO) così determinato:
CCNO = Clienti + Magazzino – Fornitori
È un aggregato indicativo dell’efficienza finanziaria della gestione tipica in quanto se positivo,
rappresenta l’impiego delle risorse da essa indotto.
Le voci che lo compongono dipendono direttamente dal ciclo economico acquisto-
trasformazione-vendita.
Nel caso ideale dove il capitale circolante netto operativo fosse pari a zero l’azienda
finanzierebbe gli impieghi in crediti verso clienti e in magazzino attraverso i debiti contratti
con i fornitori.
Il ciclo operativo si autofinanzierebbe senza bisogno di ricorrere all’indebitamento bancario.
Al fine di analizzare la gestione caratteristica sotto il profilo della liquidità sono
particolarmente utili i seguenti indicatori, denominati di rotazione e di durata media, costruiti
utilizzando le voci che compongono il capitale circolante netto.
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16. INDICE DI ROTAZIONE DEI CREDITI
VERSO CLIENTI
CREDITI VERSO CLIENTI
VENDITE DELL’ESERCIZIO
Sotto il profilo finanziario l’indice segnala in quanto tempo (numero di giorni)
i crediti diventano liquidi; mentre dal punto di vista competitivo evidenzia i
rapporti dell’azienda rispetto al mercato di riferimento.
E’ evidente inoltre che al cresce della dilazione media aumenta l’impegno
finanziario dell’impresa.
CHIAVE DI LETTURA: tanto più il valore dell’indice è basso, tanto più esso è
positivo in quanto indica una elevata velocità di incasso.
X 360
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17. INDICE DI ROTAZIONE
DELLE RIMANENZE DI MAGAZZINO
RIMANENZE DI MAGAZZINO
FATTURE DI ACQUISTO
Con questo indice viene calcolata la durata media del magazzino, o tempo di
permanenza media delle giacenze in azienda. In altri termini segnala la velocità di
rinnovo del magazzino espressa in numero di giorni.
CHIAVE DI LETTURA: in linea teorica tanto più il valore dell’indice è basso tanto più esso è
positivo, in quanto indica una elevata velocità di rotazione e quindi assorbimento di
risorse finanziarie generate dalla gestione caratteristica.
Un valore elevato può essere sintomo di scorte eccessive, di inefficienza nella gestione
del magazzino e delle vendite e di obsolescenza del magazzino.
In caso contrario, se il valore fosse eccessivamente basso, bisognerebbe chiedersi se
l’azienda sarebbe in grado di affrontare una futura crescita della domanda o avrebbe
difficoltà di approvvigionamento.
X 360
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18. ANALISI DELLA REDDITIVITÀ
La redditività può essere intessa, in linea generale, il rendimento ottenuto da, o
pagato su, un certo capitale.
Gli indici che la testano attuano il confronto tra una prescelta configurazione di
“risultato” e la corrispondente “quantità di capitale” necessaria e strumentale per la
produzione dello stesso.
Altre misurazioni della redditività vengono effettuate mediante il confronto tra la
configurazione di reddito prescelta e alcune variabili caratterizzanti l’attività svolta
(fatturato, costi della produzione, e altre), ottenendo indicatori già in precedenza
esaminati.
Il calcolo finalizzato alla quantificazione del grado di redditività aziendale può
focalizzarsi su particolari aspetti della realtà aziendale (quale prodotto, processo,
business, divisione, etc) oppure sull’attività complessiva aziendale. Nel primo caso si
parlerà di redditività particolare (o analitica); nel secondo, di redditività aziendale
complessiva (o sintetica).
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19. ROE: INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE PROPRIO
Segnala la redditività netta del capitale «proprio» investito in azienda. E’ un indice molto
importante per i soggetti che hanno finanziato l’azienda con capitale di rischio.
CHIAVE DI LETTURA: tale indice deve essere confrontato con i tassi di rendimento medi
di mercato dei titoli a basso rischio (BTP, CCT…). Pertanto Il ROE risulta soddisfacente se
è maggiore di alcuni punti percentuali dei suddetti tassi medi di mercato.
Esempio
Un imprenditore che possiede 10.000 € ha due possibilità: investire il capitale in azienda
o acquistare titoli il cui rendimento è del 5%.
Se il profitto è di 1.000€ il ROE è del 10% significa che il capitale investito in azienda ha
fruttato un guadagno del 10%, superiore al tesso di rendimento dei titoli. L’imprenditore
ha fatto la scelta giusta.
X 100REDDITO NETTO (UTILE)
PATRIMONIO NETTO
X 100
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20. REDDITO NETTO (UTILE)
PATRIMONIO NETTO
ROI: INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO
Misura la redditività operativa del capitale investito e finanziato sia da mezzi
propri sia di terzi.
Il ROI è un indice fondamentale nell’analisi della redditività aziendale perché
mette a confronto:
– il reddito operativo, che esprime la dimensione del risultato
economico d’esercizio e che a sua volta è legato alla gestione
caratteristica;
– con il capitale investito dell’azienda che quantifica meglio la reale
dimensione del totale degli impieghi.
X 100
REDDITO OPERATIVO
CAPITALE INVESTITO
X 100
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21. ROI: INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO
È ovvio desumere che avere un elevato e stabile ritorno sugli investimenti è
condizione necessaria (ma non sufficiente):
– per garantire una costante remunerazione dei finanziamenti
ricevuti (debito o equity);
– autofinanziare l’impresa.
Se un’azienda ha un ROI del 10%, significa che per ogni 100€ investiti
nell’attività operativa, l’azienda genera un rendimento annuo del 10%.
CHIAVE DI LETTURA: la misura soddisfacente è una percentuale equivalente al
tasso rappresentativo del costo medio del danaro.
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22. ROI può essere scomposto come il prodotto di due ulteriori indici: il
ROS (redditività delle vendite) e il turnover del capitale investito.
IL ROS (return on sales) è il rapporto tra reddito operativo e i ricavi
di vendita o fatturato.
Ad esempio, se il ROS pari a 15%, significa che ogni €100 di ricavi si
ottengono €15 di reddito operativo.
Quali tipologie di aziende, sono particolarmente forti relativamente
a questo indice? Tipicamente quelle in grado di offrire i propri
prodotti ad un prezzo molto alto con costi operativi relativamente
limitati: da un’importante azienda di moda o una società di servizi
dovremmo aspettarci ROS elevati.
ROI: INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO
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23. Il turnover del capitale investito è il rapporto tra i ricavi di vendita e il C.I.
Esprime in sintesi il numero di volte che il capitale investito in azienda viene
fatto “girare” nel periodo analizzato per trasformarsi in ricavi di vendita.
Ovviamente tanto più alto è questo quoziente, tanto più efficiente è
l’azienda nella sua attività di turnover.
Ad esempio se il turnover è pari a 0.67, significa che €100 di capitale
investito in questa azienda, €67 “si trasformano” in ricavi nel periodo.
Quali tipologie di aziende dovrebbero manifestare turnover molto elevati?
Tipicamente quelle in grado di offrire prodotti a prezzi contenuti, ma in
grado di ‘svuotare gli scaffali’ molto spesso e velocemente: un ipermercato
o in generale un’azienda della grande distribuzione
ROI: INDICE DI REDDITIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO
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